Cagliari Calcio
Cagliari Calcio Calcio | ||||
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Casteddu, Rossoblù | ||||
Segni distintivi | ||||
Uniformi di gara
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Colori sociali | Rosso e blu | |||
Simboli | Quattro mori | |||
Inno | Cagliari nel nostro cuore Sikitikis | |||
Dati societari | ||||
Città | Cagliari | |||
Nazione | Italia | |||
Confederazione | UEFA | |||
Federazione | FIGC | |||
Campionato | Serie A | |||
Fondazione | 1920 | |||
Rifondazione | 1935 | |||
Proprietario | Fluorsid Group S.r.l. | |||
Presidente | Tommaso Giulini | |||
Allenatore | Rolando Maran | |||
Stadio | Sardegna Arena (16 416 posti) | |||
Sito web | www.cagliaricalcio.com | |||
Palmarès | ||||
Scudetti | 1 | |||
Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B 1 Campionato di Serie C | |||
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro | |||
Stagione in corso | ||||
Si invita a seguire il modello di voce |
Il Cagliari Calcio è una società calcistica italiana con sede nella città di Cagliari, in Sardegna. Fu fondato nel 1920 ed è la più importante squadra dell'isola, l'unica ad aver militato in Serie A, di cui tuttora fa parte.
Ha vinto, prima squadra del Mezzogiorno, il campionato italiano di Serie A nel 1969-1970[1] dopo aver raggiunto la seconda posizione nel 1968-1969.[2] Ha vinto il campionato italiano di Serie B nel 2015-2016 e il campionato italiano di Serie C nel 1951-1952 .[3] Ha raggiunto il 2º posto nelle finali con "torneo all'italiana" della Coppa Italia 1968-1969,[4] e ha vinto la Coppa Italia Serie C nel 1988-1989.[5] In campo europeo ha raggiunto gli ottavi di finale di Coppa Campioni nel 1970-1971[1] ed è stato semifinalista della Coppa UEFA 1993-1994.[1]
Il Cagliari è al 17º posto su 65 squadre nella classifica della tradizione sportiva dei club che hanno giocato in A, e al 14º posto nella classifica perpetua,[6] e risulta la 9ª squadra d'Italia per numero di tifosi.[7] Il giocatore simbolo del club, Gigi Riva, è il miglior marcatore della nazionale italiana con 35 reti in 42 partite,[8] ed è stato per tre volte capocannoniere della Serie A.[9] La formazione sarda è inoltre, insieme a Genoa, Bologna, Napoli e Verona, tra le sole squadre italiane ad aver vinto i campionati nazionali di prima, seconda e terza serie.[10]
Indice
1 Storia
1.1 Origini (1902 - 1939)
1.2 Il dopoguerra e la prima promozione in A (1945 - 1963)
1.3 La Serie A e la conquista dello scudetto (1964 - 1976)
1.4 Declino e rinascita (1976 - 2000)
1.5 Terzo millennio (2000 - oggi)
2 Cronistoria
3 Colori e simboli
3.1 Colori
3.2 Simboli ufficiali
3.2.1 Stemma
3.2.2 Inno
4 Strutture
4.1 Stadio
4.2 Centro di allenamento
5 Società
5.1 Organigramma societario
5.2 Sponsor
5.3 Settore giovanile
6 Diffusione nella cultura di massa
7 Allenatori e presidenti
8 Calciatori
8.1 Hall of fame
8.2 Capitani
8.3 Vincitori di titoli
8.4 Contributo alle Nazionali[86]
9 Palmarès
9.1 Competizioni nazionali
9.2 Competizioni interregionali
9.3 Altri piazzamenti
9.4 Onorificenze
10 Statistiche e record
10.1 Partecipazione ai campionati
10.1.1 Campionati dilettantistici
10.2 Partecipazione alle coppe nazionali
10.3 Partecipazione alle competizioni UEFA
10.4 Statistiche di squadra
10.5 Statistiche individuali
11 Tifoseria
11.1 Storia
11.2 Gemellaggi e rivalità
12 Organico
12.1 Rosa 2018-2019
12.2 Staff tecnico
13 Note
14 Bibliografia
15 Altri progetti
16 Collegamenti esterni
Storia |
Origini (1902 - 1939) |
La prima partita riportata dalle cronache viene disputata nel 1902 tra un gruppo di studenti cagliaritani e una squadra di marinai genovesi, andata in scena a Piazza d'Armi e vinta dai liguri perché più forti e più abili.[1] Quasi otto anni dopo una compagine isolana, la Società Ginnastica Amsicora, si reca a Torino per giocare un torneo contro le più esperte squadre del continente, riuscendo a rimediare solo pesanti sconfitte, tuttavia quella esperienza getta le basi per la creazione di un club calcistico cagliaritano. Il 30 maggio 1920 il chirurgo Gaetano Fichera fonda il "Cagliari Football Club": la prima gara della storia del sodalizio cagliaritano è datata 8 settembre del 1920, quando sul campo dello stadio Stallaggio Meloni i cagliaritani affrontano e sconfiggono la Torres. Il neonato club successivamente prende parte al "Torneo Sardo" disputato contro la Torres, l'Ilva Maddalena e l'Eleonora d'Arborea. Il Cagliari, sotto la guida dell'allenatore-giocatore Giorgio Mereu, si impone vittoriosamente sulle altre compagini. Mereu, di professione avvocato, diventa successivamente il nuovo presidente del Cagliari succedendo a Fichera. Nel 1926 il Cagliari indossa per la prima volta la divisa con i colori rosso e blu.[1] Nella seconda metà degli anni 1920, dopo una lunga crisi finanziaria, la società viene riorganizzata dall'allora podestà della città Vittorio Tredici e dall'avvocato Carlo Costa Marras: viene deciso di utilizzare calciatori non isolani (militari e non), provenienti dal resto d'Italia. Nel 1928 la guida della squadra viene affidata all'allenatore ungherese Róbert Winkler, il quale si disimpegna anche come portiere o centrocampista.[1]
Il primo torneo ufficiale a cui il Cagliari si iscrive è la Divisione Meridionale, nel girone laziale-umbro. La squadra raggiunge le finali, ma perde contro Lecce, Palermo e Foggia.[1] Dopo il 5º posto del 1930, arriva Ernest Erbstein, altro allenatore ungherese ma di stanza nella penisola già da diversi anni, e con lui in panchina il Cagliari vince il girone F di Prima Divisione e può così accedere per la prima volta al campionato di Serie B.[1]
A causa, però, della mancanza di risorse finanziarie, la società è obbligata a cedere i suoi pezzi migliori, tra cui proprio Erbstein. L'anno successivo è eletto presidente Aldo Pacca, ma la società fallisce: nel 1935, nonostante il nono posto ottenuto sul campo, il Cagliari si scioglie a causa di molti debiti. Dalle sue ceneri nasce l'"Unione Sportiva Cagliari", che raccoglie l'eredità sportiva della vecchia società, ripartendo dal campionato sardo di Seconda Divisione.[1] Nel 1937 il club si iscrive al campionato di Serie C, sfiorando per poco la retrocessione. Nel 1938, l'allora presidente Mario Benditelli richiama alla guida della squadra Winkler, portando i rossoblù al quinto posto. Nel 1939, dopo il secondo addio di Winkler, la squadra si piazza al sesto posto grazie al centrocampista Mariolino Congiu, che svolge il ruolo di giocatore-allenatore, prima che la seconda guerra mondiale fermi i campionati di calcio. L'attività prosegue con tornei a carattere regionale, nel frattempo Banditelli abbandona la società.[1]
Il dopoguerra e la prima promozione in A (1945 - 1963) |
I rossoblù ripresero a giocare nel 1945 in Prima Divisione regionale, e 1947 partecipano alla Serie B, terminando il campionato all'ultimo posto. La squadra si iscrive alla Serie C e viene acquistata da Domenico Loi, che avvia un progetto di rinascita. Nella stagione 1951-1952, grazie ai gol di Livio Gennari, Roberto Serone e Erminio Bercarich, il Cagliari vince il Campionato di Serie C e riesce a ottenere la promozione in Serie B; in quello stesso anno i sardi abbandonano il vecchio campo di via Pola, ritenuto inadeguato, e si trasfericono nel nuovo stadio Amsicora.[1]
Nel primo anno in Serie B la squadra si qualifica sesta, non rendendo pienamente giustizia alle proprie possibilità. L'anno successivo i rossoblù, finendo secondi in campionato, disputano gli spareggi per la promozione in A perdendo per 2-0 contro la Pro Patria. La metà degli anni 1950 sono caratterizzati da una girandola di presidenti e allenatori, tra questi spicca Silvio Piola. In quel periodo il Cagliari si piazza spesso a ridosso della zona promozione. Nel 1960 il Cagliari retrocede in Serie C,[1] l'anno successivo la squadra sotto la guida dell'allenatore Rigotti sfiora con il secondo posto la riconquista della Serie B, che arriva nella stagione successiva, che, grazie all'arrivo in panchina di Arturo Silvestri, si classifica primo davanti all'Anconitana.
Nella prima stagione di nuovo tra i cadetti , i sardi terminano il campionato all'undicesimo posto. L'anno successivo la società sarda aggiunge alcuni importanti tasselli, tra i quali il futuro campione Gigi Riva.[1]
Grazie a una squadra rafforzata, il Cagliari riesce a conquistare per la prima volta la promozione in Serie A, classificandosi secondo, dietro il Varese.[1]
La Serie A e la conquista dello scudetto (1964 - 1976) |
Nel 1964-1965 il Cagliari disputa il suo primo campionato di Serie A rimontando nel girone di ritorno e arrivando alla fine sesto in classifica con 34 punti.[1] Nel 1965-1966, l'ultima dell'allenatore Silvestri, il Cagliari arriva undicesimo mentre nel campionato seguente i rossoblù, sotto la guida di Manlio Scopigno, finiscono sesti a quota 40 punti. I costi della Serie A diventano sempre più insostenibili per la squadra e così, necessitato a dover far quadrare i bilanci, il presidente Enrico Rocca, mette in vendita Riva, tuttavia la contrarietà della tifoseria porta Rocca a trasformare il Cagliari in una S.p.a.[1]
Le imprese Sir di Porto Torres, Cartiera di Arbatax, Tessili Beretta di Villacidro, Petrolchimica Macchiareddu di Assemini e Saras di Moratti si impegnano a versare un contributo annuale per la gestione economica della società.[11] Nel 1967-1968, con Ettore Puricelli la squadra si piazza nona, ma è con il ritorno di Scopigno che il Cagliari nella stagione 1968-1969 lotta per lo Scudetto insieme a Fiorentina e Milan[11] piazzandosi al secondo posto proprio dietro la squadra viola guidata da Bruno Pesaola. Il Cagliari in quello stesso anno arrivò fino in fondo anche in Coppa Italia, sfiorandone la vittoria, piazzandosi seconda alle spalle della Roma vincitrice del torneo.
Nella stagione 1969-1970 il Cagliari, sotto la guida di Scopigno, vince il suo primo e tuttora unico titolo nazionale.
I sardi balzano al primo posto nella sesta giornata di campionato grazie alla vittoria sui campioni d'Italia a Firenze per 1-0, rimanendo in testa fino alla fine del torneo benché incalzati dalla Juventus. Il 12 aprile 1970, mentre la Juventus è sconfitta in casa della Lazio, il Cagliari batte il Bari per 2-0 all'Amsicora, acquisendo la certezza matematica del tricolore con due giornate di anticipo. Mentre in Coppa Italia non riuscì l'impresa ai neo campioni d'Italia, che si posizionarono terzi alle spalle del Bologna vincitrice del torneo e del Torino secondo. Nella Coppa delle Fiere, il cammino del Cagliari è meno fortunato, infatti i rossoblù vengono eliminati nei sedicesimi di finale dai tedesco-orientali del Carl Zeiss Jena.
Il campionato 1970-1971 inizia nello stesso modo del precedente. Il Cagliari grazie alle vittorie all'Olimpico sulla Lazio per 4-2 e a San Siro sull'Inter per 3-1 dopo quattro giornate è già in testa alla classifica, ma l'infortunio riportato da Riva durante Austria-Italia 1-2 del 31 ottobre 1970 condiziona negativamente la stagione dei campioni d'Italia. I rossoblù terminano il torneo al 7º posto e anche l'avventura in Coppa dei Campioni è compromessa dall'assenza di "rombo di tuono": il club sardo viene eliminato agli ottavi di finale dall'Atletico Madrid perdendo 3-0 la gara di ritorno al Vicente Calderón, dopo la vittoria per 2-1 dell'andata, con Riva ancora in campo e a segno, insieme con Gori.[12]
Nel 1971-1972 il Cagliari, trascinato dalle 21 reti di Riva, chiude il campionato al quarto posto, a quattro lunghezze dalla Juventus campione d'Italia; il piazzamento consente l'accesso alla Coppa UEFA 1972-1973, dalla quale i rossoblù vengono eliminati al primo turno dall'Olympiakos.[1] A fine stagione Scopigno non è confermato e al suo posto viene chiamato Edmondo Fabbri, ex commissario tecnico della Nazionale ai mondiali di Inghilterra del 1966 dove Riva era stato portato da "turista".[13] La squadra non riesce più a ripetere le prestazioni degli anni precedenti, rimanendo lontana dalla zona scudetto, e terminando il campionato all'ottavo posto. Negli anni successivi, sulla panchina del Cagliari si alternano con esiti non sempre positivi molti allenatori, fra i quali Beppe Chiappella, Luigi Radice e Luis Suárez. L'irreversibile decadenza dei sardi culmina con la retrocessione in Serie B nel campionato 1975-1976,[1] nel corso del quale si aggiunge a metà stagione un grave infortunio a Riva, il che si traduce nel suo definitivo ritiro dal calcio giocato.
Declino e rinascita (1976 - 2000) |
Nel 1976-1977, sotto la guida di Toneatto, il Cagliari si piazza al secondo posto dietro il Vicenza di Paolo Rossi a pari merito con Atalanta e Pescara ma perde gli spareggi promozione disputati a Genova (Atalanta-Cagliari 2-1) e Terni (Pescara-Cagliari 0-0). Fu decisivo per le sorti dei quattromori un episodio che accadde durante un Cagliari-Lecce del marzo 1977 allorquando il calciatore salentino Cannito venne colpito al volto da un'arancia lanciata dagli spalti, la conseguente sconfitta a tavolino dei sardi[14] impedì di fatto di raggiungere la promozione diretta in A, infatti la partita poi si concluse con un 1-0 per il Cagliari e quei due punti "sottratti" risultarono decisivi, costringendo la compagine del presidente Mariano Delogu agli spareggi. In quel Cagliari si mise in luce un giovane Pietro Paolo Virdis, appena diciannovenne che mise a segno ben 18 reti. I sardi, guidati in panchina da Mario Tiddia, tornano nel massimo campionato due anni dopo nel 1979, insieme a Udinese e Pescara.
Il Cagliari resta altri quattro anni in A giocando un calcio piacevole e sbarazzino con un attacco formato dal trio Virdis, Piras e Selvaggi, sempre con Tiddia in panchina, ottenendo un nono posto nel 1979-1980 e un sesto posto nel 1980-1981 e due tornei coincidenti con la gestione societaria di Alvaro Amarugi, culminati con la sfortunata retrocessione del 1983 dove totalizzò ben 26 punti e si vide superare dall'Ascoli nello scontro diretto dell'ultima giornata, fu la prima volta che nei campionati a 16 squadre non furono sufficienti 26 punti per evitare la Serie B.
Dopo un'anonima stagione fra i cadetti, nel 1984 la società è rilevata dall'ambizioso imprenditore edile Fausto Moi, ma i risultati sportivi sono comunque deludenti: nel 1984-1985 la compagine, dopo un inizio disastroso, retrocede in Serie C1 (ancora all'ultima giornata, stavolta nella gara spareggio al Sant'Elia, pareggiata per 0-0 col Catania), venendo tuttavia ripescata in luogo del Padova (declassato d'ufficio per illecito sportivo); nel 1985-1986 il parco giocatori è profondamente rinnovato allo scopo di tentare il ritorno in Serie A, tuttavia la stagione è ancora deludente, con la squadra che riesce a salvarsi solo all'ultima giornata; nel 1986-1987, infine, dopo essere riuscita a iscriversi in extremis, la società viene penalizzata di 5 punti per il suo coinvolgimento nel Totonero-bis, un pesante handicap che i sardi non riescono a colmare, finendo col retrocedere in C1.[1] Clamorosamente in quell'anno, mentre in campionato le cose andavano male, la squadra riuscì a raggiungere le semifinali di Coppa Italia, venendo sconfitta dal Napoli di Maradona.
Il club sardo, appena acquistato dai fratelli Orrù (commercianti di materiale edile), trascorse in Serie C1 due stagioni, la prima delle quali lo vede, ricostruito precipitosamente per via del rischio incombente di fallimento, evitare per un punto la retrocessione in Serie C2 sotto la conduzione del rientrante Mario Tiddia (subentrato a campionato in corso a Enzo Robotti).
Nel 1988-1989, con l'arrivo del tecnico Claudio Ranieri e del general manager Carmine Longo, la squadra viene ringiovanita, riuscendo a conquistare il ritorno nella serie cadetta vincendo il proprio girone e classificandosi prima con 45 punti; in quello stesso anno i sardi completano la stagione in bellezza vincendo la Coppa Italia di Serie C, battendo nella doppia finale la SPAL 3-0 all'andata e 2-1 al ritorno.
Nel campionato 1989-1990 il Cagliari, ancora imperniato su svariati giovani emergenti, con 47 punti riesce a ripetersi, ottenendo la doppia promozione e approdando di nuovo in Serie A[1] dalla quale era assente da 7 anni (massimo periodo di assenza dei rossoblù dalla Serie A dal loro primo approdo nel 1964).
Al ritorno nella massima serie seguono due campionati conclusi con altrettante salvezze, potendo contare tra le sue file su calciatori di talento come l'uruguaiano Enzo Francescoli (appena qualche anno prima considerato il miglior giocatore sudamericano dell'anno[15]) e il sardo Gianfranco Matteoli, oltreché di un giovane e promettente attaccante uruguaiano, Daniel Fonseca.
Nel 1992-1993 il Cagliari, acquistato da Massimo Cellino e allenato da Carlo Mazzone e con Luis Oliveira in attacco si piazza sesto in campionato con 37 punti e riesce a qualificarsi alla Coppa UEFA,[16] l'anno successivo i sardi arrivano fino alla semifinale della competizione europea affrontando l'Inter, con la quale i rossoblù vincono in casa per 3-2 e perdono nella gara di ritorno a Milano per 3-0, venendo eliminati. In campionato i sardi si piazzano dodicesimi, precedendo di un punto in classifica proprio l'Inter.
[1][17]
Nel 1994-1995 i rossoblù, sotto la guida di Óscar Tabárez, giungono noni, sfiorando per tre punti una nuova qualificazione alle coppe europee. Nel 1996-1997 il Cagliari retrocede di nuovo in B dopo aver perso lo spareggio con il Piacenza (1-3). L'anno successivo, i sardi con Gian Piero Ventura allenatore ritornano immediatamente in Serie A ottenendo nel 1998-1999 una tranquilla salvezza esprimendo un calcio piacevole e divertente, l'anno successivo al termine del campionato 1999-2000 la squadra retrocede ancora una volta in Serie B sotto la guida di Renzo Ulivieri.[1]
Terzo millennio (2000 - oggi) |
Il Cagliari trascorre le successive tre stagioni nel campionato cadetto, senza riuscire a ottenere la promozione nella massima serie. Solo al quarto anno, nel 2003-2004, sotto la guida tecnica di Edoardo Reja, con Gianfranco Zola in campo e con in squadra giocatori del calibro di David Suazo, Mauro Esposito, l'esuberante Antonio Langella e con il ritorno del sardo Gianluca Festa, i rossoblù vengono promossi in Serie A, disputando un campionato con 24 squadre, il più lungo della storia della Serie B, e arrivando secondi in classifica, a pari punti con il Palermo che si classificherà primo per miglior differenza reti. Nella stagione successiva il Cagliari, con in panchina il debuttante Daniele Arrigoni e trascinata dal fantasista di Oliena, gioca un campionato dai due volti, fortissimo in casa e fragile in trasferta, rimanendo a lunghi tratti nella parte alta della classifica salvo poi crollare alla fine; la squadra rossoblù chiuderà al 12º posto e raggiungerà per la terza volta nella sua storia la semifinale di Coppa Italia. Nelle stagioni successive la società sarda riesce a mantenersi nella prima divisione nazionale raggiungendo salvezze tranquille, a parte qualche eccezione come nella stagione 2008-2009 con in panchina Massimiliano Allegri e in rosa giocatori come Daniele Conti, Andrea Cossu e Jeda, la squadra sfiora la qualificazione in Europa League classificandosi al nono posto.
Il 10 giugno 2014, dopo ventidue anni di presidenza, Cellino cede la totalità delle azioni del club alla Fluorsid Group dell'imprenditore milanese Tommaso Giulini, il quale diventa il nuovo proprietario della squadra.[18] Il presidente Giulini affida la panchina del Cagliari all'allenatore boemo Zdeněk Zeman, nella speranza di vedere un calcio offensivo e divertente; la rosa viene stravolta e ringiovanita in base alle scelte del neo allenatore. Purtroppo la stagione si rivela fallimentare, il tecnico boemo viene esonerato a metà campionato e al suo posto viene chiamato Zola, per poi essere richiamato dopo solo sei giornate. Il 17 maggio 2015, dopo la sconfitta casalinga 0-1 contro il Palermo, il Cagliari retrocede matematicamente in Serie B dopo aver disputato undici campionati consecutivi in Serie A. Al termine della stagione lasceranno i colori rossoblù il capitano Daniele Conti che lascerà il calcio giocato e il fantasista cagliaritano Andrea Cossu che passa all'Olbia.
L'obiettivo della stagione 2015-2016 è la pronta risalita in Serie A, la fascia da capitano viene ereditata da Daniele Dessena; il Cagliari, sotto la guida dell'allenatore Massimo Rastelli, vince il suo primo campionato di Serie B ritornando dopo solo un anno di assenza in massima categoria. A partire dalla nuova militanza in Serie A, nell'estate 2016 la rosa si arricchisce di nuovi nomi, tra i quali figurano il campione d'Europa Bruno Alves, Marco Borriello e Artur Ioniță. Dopo un buon girone di andata, con ottime prestazioni soprattutto in casa, nonostante un calo nella tornata conclusiva i sardi ottengono anticipatamente e senza patemi la matematica salvezza piazzandosi all'undicesimo posto finale.
La società per la stagione 2017-2018 si prefigge di migliorare il piazzamento della passata stagione ma con grande sorpresa negli ultimi giorni di calcio mercato si assiste all'addio al Cagliari di Marco Borriello, rimpiazzato subito dall'attaccante Pavoletti, prelevato dal Napoli e rientra in squadra Andrea Cossu dopo un esperienza di due anni all'Olbia. L'inizio della stagione non è dei migliori; già all'ottava giornata, dopo una serie di uscite negative, l'allenatore Massimo Rastelli viene esonerato e al suo posto subentra l'uruguaiano Diego Luis López. Le prestazioni però non cambiano; la squadra viene eliminata dalla Coppa Italia dal Pordenone, mentre in campionato i risultati sono altalenanti. Il Cagliari riesce a ottenere la salvezza solo all'ultima giornata, grazie alla vittoria contro l'Atalanta e, nella precedente partita, contro la Fiorentina.
Cronistoria |
Cronistoria del Cagliari Calcio |
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Colori e simboli |
Colori |
I colori sociali del Cagliari sono sin dalla fondazione il rosso e il blu,[20] i colori della città, riportati anche nel gonfalone e nella bandiera comunale[1], mentre i colori della maglia da gioco videro una storia più trevagliata. Il primo completo indossato dai sardi era di colore bianco. Il fondatore Gaetano Fichera, infatti, essendo un medico chirurgo riadattò dei camici bianchi, che vennero utilizzati come maglia da gioco[1][21][22]. Tali divise furono utilizzate per disputare la prima sfida nella storia del Cagliari, contro la Torres.[23]
Dai quotidiani regionali dell'epoca si apprende che per i primi cinque anni di vita si utilizzarono maglie rossoblù sotto varie forme (partita, palata con strisce ciclicamente di diverse larghezze, o rossa con bordini blu) alternate ad altre maglie bianche[20][24].
Il 25 gennaio 1925, in una partita contro una selezione della 46º Fanteria, comparve per la prima volta una maglia a strisce nere e azzurre, con la quale poi il Cagliari FBC disputerà il campionato regionale sardo. Tale colorazione venne adottata fino al 1928. Nella primavera di quell'anno tornò il rossoblù, che rimase poi in pianta stabile dal Campionato Meridionale 1928-1929.[25].
Dagli anni 1930 in poi il completo di casa del Cagliari è quindi tradizionalmente rossoblù, con una maglia comunemente definita «a quarti»[22] — seppur impropriamente, essendo in realtà una divisa «partita»[26] —, ovvero rossa a destra e blu a sinistra, e generalmente con maniche a contrasto; sul dorso i colori sono invertiti. Sul lato sinistro, in corrispondenza del cuore, è inoltre presente lo stemma della squadra che per lungo tempo è rappresentato semplicemente da uno scudo bianco con i quattro mori, simbolo della Sardegna. Con l'ammodernamento dell'abbigliamento tecnico e con il variare degli sponsor tecnici, la maglia cagliaritana ha subito dagli anni 1980 delle leggere variazioni che comunque non hanno stravolto la sua struttura classica, come la divisa realizzata dalla Ennerre per il campionato1985-1986, che presentava le maniche completamente bianche e una grande "C" nel petto sotto lo sponsor principale (utilizzata però solo nel girone di andata).[27] Negli anni 2000 gli sponsor tecnici che si sono succeduti realizzano divise che si discostano dalla tradizione per la presenza nella maglia di vari inserti bianchi o dorati. Negli ultimi anni la Kappa ha realizzato divise più classiche e tradizionali interamente rossoblù.[28]
I pantaloncini sono generalmente blu con inserti rossi e bianchi (raramente bianchi per non generare confusione con squadre avversarie). I calzettoni sono blu con risvolto rosso (solo nel biennio 1996/1998 a strisce orizzontali rossi e blu).[28]
La maglia del secondo completo del Cagliari è bianca con i risvolti rossi e blu. Anche questa maglia risente molto nel tempo degli sponsor tecnici, specialmente nel corso degli ultimi anni, con vari inserti sempre di colore rossoblù. Tuttavia, proprio una storica divisa di cortesia cagliaritana divenne, a suo tempo, più famosa di quella casalinga. La più celebre casacca nella storia del club è infatti, sicuramente, quella sfoggiata per la prima volta sul finire degli anni 1960: bianca, con un profondo scollo rossoblù chiuso da laccetti; al tempo, questa uniforme risultò più utilizzata del primo completo, fu la maglia per antonomasia di Gigi Riva, quella che portò in Sardegna lo storico scudetto del 1969-1970 –,[29] e per tutto il corso degli anni 1970 rimane sempre tale.[22] Nei primi anni 1980 la seconda divisa rimane bianca, con degli inserti rossoblù nelle spalle e nelle maniche, presentando la peculiarità di avere lo stemma con i quattro mori nella spalla sinistra.
Precedentemente, negli anni 1950,vennero utilizzate divise con fascia orizzontale rossoblù;[22] in particolare, la maglia della stagione 1959-1960 reca al centro della banda il simbolo dei quattro mori. Pantaloncini e calzettoni sono sempre a bordi rossoblù oppure completamente bianchi.
Negli anni 1960, periodo della prima promozione in Serie A, e nel biennio 2000/2002, la seconda maglia del Cagliari è bianca con sbarra rossoblù, soluzione ripresa dallo sponsor tecnico Kappa nella stagione 2013-2014.[30]
Nella stagione 2015-2016 per la prima volta la maglia bianca non ha le maniche bianche. I colori rossoblù infatti non si limitano ai risvolti ma occupano l'intero braccio, rossa la destra, blu la sinistra.[31]
Il terzo completo del Cagliari, da quando questo viene introdotto, subisce numerose variazioni a seconda dello sponsor tecnico. In questo senso, il primo a uscire dai canoni del rosso e blu si ritrova nel periodo della gestione di Claudio Ranieri, a cavallo tra il 1988 e il 1990, con una maglia rossa contraddistinta da una banda orizzontale bianca e blu. La divisa rossa (biennio 2003/2005 e dal 2008 a oggi) – ritenuta anch'essa, come la bianca dell'epoca di Riva, molto fortunata[22] – è la più utilizzata dalla società sarda dopo l'introduzione in pianta stabile di una terza uniforme negli anni 1990; a questa segue il completo azzurro (biennio 1996/1998 e stagione 2002-2003), il completo arancione (1998/2000), il giallo (2000/2002), la maglia grigia con pantaloncini rossi e calzettoni grigi (2005/2006), la maglia acquamarina con pantaloncini e calzettoni rossi (2006-2007), e il completo oro (2007-2008).[32][33]
Nel 2011-2012 con l'arrivo della Kappa, oltre il consueto completo rosso, la squadra avrà a disposizione anche un quarto completo di colore blu. Nella stagione 2015-2016 ritorna dopo 15 anni la maglia di colore arancione, che verrà comunque utilizzata anche dai portieri.[31]
Simboli ufficiali |
Stemma |
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Lo stemma coi quattro mori è il simbolo del Cagliari sin dalle origini nonché simbolo della Sardegna perlomeno dai tempi del dominio aragonese e, dal 1952, è anche la bandiera ufficiale della regione Autonoma della Sardegna. Dalla fondazione della società nel 1920 fino al campionato 1992-1993, con poche interruzioni all'inizio di questo arco di tempo ma poi con costanza dagli anni 1950 in poi, nelle maglie da gioco figurava solamente lo scudetto con i quattro mori pur esistendo già degli stemmi ufficiali della società, rarità per il calcio italiano. Tuttavia, nel 2012, i quattro mori hanno fatto ritorno parzialmente nelle divise: dapprima nel secondo completo , in una versione stilizzata e con le teste rivolte a sinistra, appena sotto il main sponsor[1], e in seguito , nelle due stagioni successive, vengono reintrodotti nella seconda maglia bianca, al posto dello stemma societario.
All'epoca dell'Unione Sportiva Cagliari (dalla metà degli anni 1930 fino agli anni dello Scudetto), lo stemma ufficiale era uno scudo sannitico partito rossoblù con una bandiera dei quattro mori quadrata posta sulla parte blu e una fascia bianca in cima recante la denominazione "U.S. CAGLIARI". Con il cambio di denominazione in Cagliari Calcio lo stemma venne modificato leggermente ingrandendo la bandiera sarda quadrata e centrandola nella partitura, vennero aggiunti dei dettagli in oro come le bordature. i mori e la fascia che recava la scritta "CAGLIARI CALCIO" o a volte semplicemente "CAGLIARI".
Nella stagione 1993-1994 ci fu il primo restyling dello stemma societario, che per la prima volta venne riprodotto anche nelle divise da gioco. Si passa a uno scudo gotico sempre partito rosso e blu ma arrotondato in punta e bombato ai fianchi, i mori ritornano neri e il quadrato si rimpicciolisce, in cima un rettangolo bianco recante la denominazione societaria e alla base una fascia tricolore ondulata in onore dello Scudetto e corredato della scritta "1969/70".
Tale stemma viene ulteriormente ammodernato soltanto tre stagioni dopo. Esso infatti viene notevolmente semplificato ma soprattutto, per via dell'allora sponsor tecnico Reebok, viene inserito all'interno di un ovale anch'esso partito ma con rossoblù invertiti rispetto allo scudo. Per la prima volta inoltre, alla base dello scudo, compare l'anno di fondazione della società (1920). Questo logo rimarrà immutato fino alla stagione 2014-2015, seppur con qualche piccola modifica nel corso degli anni.
Nell'estate 2015 viene presentato l'attuale stemma, creato dalla nuova dirigenza guidata dal presidente Tommaso Giulini. La principale novità è il ritorno allo scudo triangolare, con un vistoso ingrandimento dei quattro mori, che per la prima volta sono l'elemento portante dello stemma, mentre la partizione rossoblù è limitata al contorno dello scudo in cui appare la dicitura semplice della città "CAGLIARI", senza anno di fondazione e senza nome esteso della società. La seconda novità è che per la prima volta nella storia i quattro mori si adeguano alla Legge Regionale del 1999 che riformò la bandiera sarda: anch'essi infatti ora guardano verso destra e hanno la benda in fronte e non sugli occhi per simboleggiare il futuro nel senso di lettura latino.[34]
Inno |
Il 4 agosto 2014, in occasione della presentazione ufficiale della stagione 2014-2015, evento in sostegno della candidatura della città di Cagliari a capitale europea della cultura 2019, viene presentato all'"Arena Grandi Eventi" il nuovo inno ufficiale cantato dai Sikitikis e intitolato Cagliari nel cuor, il quale è cantato sulla musica di Voglio dormire con te, uno dei loro più grandi successi.[35]
Questo sostituisce il vecchio inno intitolato Voleremo, nato da un progetto di Elena Ledda, ispirata dalle sonorità di Andrea Parodi (alla realizzazione parteciparono diversi artisti sardi: le Balentes, i Menhir, Silvano Lobina, Mariangela Ledda e i Blacksoul). Questo viene presentato il 2 settembre 2007 in occasione della partita Cagliari-Juventus ma viene poi scarsamente utilizzato sia prima delle partite dei rossoblù sia negli eventi collaterali. Precedentemente all'inno di Elena Ledda il vecchio inno era Cagliari Grande di Mario Fabiani.
Ancor prima di questi, nel periodo della stagione 1993-1994 l'inno del Cagliari è Sardi nel Mondo, scritta da Piero Marras e cantata in collaborazione con altri artisti sardi come i Tazenda. Negli anni 1970 l'inno è considerato invece Lo scudetto in Sardegna, un canto sardo a chitarra in italiano cantato da Serafino Murru, nato inizialmente per festeggiare appunto lo scudetto 1969-1970.
Strutture |
Stadio |
Il primo campo interno del Cagliari fu lo Stallaggio Meloni, uno spiazzo posto tra viale Trento e viale Trieste, dove erano state montate delle porte da calcio: il Cagliari vi esordì l'8 settembre 1920, battendo la Torres per 5-2.[1]. Nell'ottobre 1924 iniziò la costruzione del nuovo stadio Comunale Via Pola[1],utilizzato dalla società a partire dal 1928 fino al 1951, anno in cui la squadra si spostò allo stadio Amsicora. Fu in questa struttura che il Cagliari, nella stagione 1969-1970, vinse lo storico scudetto.
Erano stati frattanto avviati i lavori di costruzione di un'arena ancora più grande e moderna, lo stadio Sant'Elia, che sotto la supervisione dell'ingegnere Giorgio Lombardi venne completato nell'estate del 1970 e inaugurato già nel mese di settembre. Capace di circa 70 000 persone (compresi gli spettatori in piedi, all'epoca ammessi), l'impianto costò 1,9 miliardi di lire, dei quali un quarto venne coperto dal CONI attraverso un credito sportivo di circa 550 milioni erogato in due tranche. Lo stadio ospitò nel 1990 alcune partite del Campionato del Mondo. La nuova struttura soffrì tuttavia fin da subito di deficienze infrastrutturali: le vie d'accesso erano infatti insufficienti a reggere adeguatamente il volume di pubblico della struttura e il parcheggio, in un primo momento, era capace di soli 200 stalli per autovetture. A tali problemi venne tuttavia progressivamente posto rimedio, ampliando le arterie viarie e gli spiazzi di sosta.
Dal settembre al dicembre 2003 il Cagliari dovette momentaneamente trasferirsi allo stadio Nino Manconi di Tempio Pausania, onde consentire l'esecuzione di alcuni lavori di adeguamento al Sant'Elia: in questo periodo diverse tribune vennero chiuse e sostituite da altre in acciaio a carattere posticcio, erette all'interno del "catino" degli spalti sopra la pista di atletica leggera (ormai caduta in disuso). Con l'addentrarsi nel terzo millennio lo stadio vide crescere la sua obsolescenza: dall'aprile all'agosto 2012 esso venne dichiarato inagibile, obbligando il Cagliari a giocare le sue gare casalinghe allo stadio Nereo Rocco di Trieste.[36][37][38]
Dinnanzi a quest'ultimo rovescio, il Cagliari si risolse ad abbandonare il Sant'Elia, decidendo di trasferirsi allo stadio Is Arenas, nel comune limitrofo di Quartu Sant'Elena,[39]. Tale piccolo impianto, fino a quel momento utilizzato dalle squadre locali del Sant'Elena e del Quartu 2000 (a carattere dilettantistico), venne strutturalmente rivoluzionato: in poco più di cinque mesi vi vennero erette tribune supplementari in ferrotubi prefabbricati (alcune delle quali già in uso al Sant'Elia), elevandone la capienza a 16 500 spettatori[40]. L'accordo col comune quartese prevedeva la concessione esclusiva di Is Arenas per tre anni al club rossoblù, previo versamento di un canone annuale di 30 000 euro.[41] Tuttavia lo stadio così allestito non riesce a ottenere la piena agibilità: diverse partite si disputano infatti a capienza ridotta o a porte chiuse. Nella stagione seguente, dopo un ennesimo diniego del certificato di agibilità per l'impianto di Quartu Sant'Elena, il Cagliari opta per ritornare al Sant'Elia, che viene ristrutturato parzialmente e messo in sicurezza per consentirne l'agibilità.[42] Le tribune provvisorie vennero poi rimosse dall'Is Arenas, che venne riportato allo stato d'origine.
A seguito della formalizzazione del progetto definitivo per la costruzione di un nuovo stadio nella città di Cagliari, il Sant'Elia è stato infine definitivamente dismesso e avviato alla demolizione al termine della stagione sportiva 2016-2017. In sua sostituzione, la società ha optato per costruire uno stadio provvisorio in ferrotubi rivestiti (del tutto simile al già citato Is Arenas) nell'area dei parcheggi del vecchio impianto: nasce così la Sardegna Arena, capace di 16 233 posti a sedere, che dal biennio 2017-2018 serve da campo interno dei rossoblù. Non appena il nuovo stadio di proprietà (destinato a sorgere sul sito del vecchio Sant'Elia) sarà stato ultimato e omologato, la Sardegna Arena sarà demolita e riadibita a parcheggio[43].
Centro di allenamento |
Il centro di allenamento, eretto nel 1995[44], si trova nella località Sa Ruina, nel comune di Assemini, e fino all'estate 2014 era intitolato a Ercole Cellino, padre dell'ex presidente rossoblù Massimo[45]; dopo l'acquisto della società da parte di Tommaso Giulini, il centro sportivo ha preso il nome di Asseminello[46]. Qui, oltre a essere sede degli allenamenti della prima squadra, si allenano e disputano le partite dei rispettivi campionati la Primavera e alcune formazioni giovanili quali gli Allievi Nazionali, la Juniores e i Giovanissimi Nazionali. Il centro ha 3 campi in erba di dimensioni regolari, un campo sintetico di dimensioni regolari, uno in erba di dimensioni quasi regolari, una palestra e una gabbia in sintetico[45]. Nel centro sono presenti una sala stampa, un centro benessere e un hotel con 15 stanze di cui dieci doppie e cinque singole, una President Suite e una Junior Suite[45]. È presente inoltre una sala conferenze che può ospitare da un minimo di 20 persone a un massimo di 150, e un ristorante che offre anche cucina internazionale[45].
Società |
Il Cagliari Calcio è una società per azioni controllata da un consiglio di amministrazione presieduto attualmente da Tommaso Giulini, il 100% delle quote azionarie appartiene a Fluorsid Group.[47] Il bilancio al 30 giugno 2018 è stato chiuso per il quarto anno consecutivo in positivo, con un utile di 2 182 739 euro rispetto alla stagione precedente. Il fatturato è di 74 148 455 euro, con una crescita del 10% rispetto al 2017, mentre il costo del personale è pari al 40% del valore della produzione. [48]
Organigramma societario |
Organigramma aggiornato al 29 ottobre 2018.[49]
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Sponsor |
I marchi pubblicitari sulla maglia del Cagliari comparvero dal 1980, con l'acquisto della società da parte di Alvaro Amarugi e la contemporanea rimozione del divieto di sponsorizzazione sulle divise da parte della FIGC. Di seguito la cronologia di fornitori tecnici e sponsor.[50][51]
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Settore giovanile |
Il settore giovanile del Cagliari Calcio è composto da selezioni che militano nei campionati Primavera[74], Under 17 A-B[75], Under 17 Lega Pro[76], Under 15 daiNazionali[77] e Giovanissimi Regionali[78]. La scuola calcio è composta dai Giovanissimi Provinciali, Esordienti 2004, Esordienti 2005 rossi, Esordienti 2005 blu, Pulcini 2006, Pulcini 2007 e Piccoli amici[79]. La principale peculiarità del settore giovanile cagliaritano è l'essere formato quasi esclusivamente da giocatori nati e cresciuti in Sardegna: questo modello organizzativo fu creato e studiato dall'ex responsabile del settore giovanile Gianfranco Matteoli, ex giocatore di Como, Inter e Cagliari.[80] Il vivaio conta centinaia di ragazzi, facenti parte di dieci squadre suddivise tra le succursali di Cagliari e Oristano, in cui è presente anche una scuola calcio.Il responsabile del settore giovanile è Mario Beretta[81]. mentre l'allenatore della Primavera è Max Canzi[74].
La gestione del centro giovanile del Cagliari costa almeno 600 000 euro all'anno, tra spese per le trasferte, affitto alberghi e pasti.[80]
Diffusione nella cultura di massa |
Per quanto riguarda la televisione celebre è la parodia dei tifosi del club sardo di Aldo, Giovanni & Giacomo durante Mai dire Gol.[82]
La rivista ufficiale del club è Cuore Rossoblù, fondata nel settembre del 2006, diretta da Roberto Montesi. Ha cadenza mensile, vanta una tiratura di 2 000 copie e la diffusione è concentrata nella provincia di Cagliari, dove può essere acquistata in 480 edicole.[83]
Allenatori e presidenti |
Di seguito l'elenco di allenatori e presidenti del Cagliari dall'anno di fondazione a oggi.
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Calciatori |
Hall of fame |
Di seguito l'elenco dei membri della hall of fame del Cagliari.
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Di seguito è riportata la Top 11 rossoblù - I più forti di sempre, la formazione votata dai tifosi comprendente i migliori rossoblù di sempre.[84]
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Capitani |
Di seguito l'elenco dei capitani del Cagliari dall'anno di fondazione a oggi.[85]
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Vincitori di titoli |
- Campioni del mondo
Franco Selvaggi (1982)
Contributo alle Nazionali[86] |
Il primo giocatore della società cagliaritana a giocare in Nazionale azzurra è Gigi Riva, che esordisce il 27 giugno 1965 in Italia-Ungheria (1-2): l'attaccante veste la maglia dell'Italia sino al 1974, segnando 35 reti in 42 presenze (primo cannoniere azzurro di tutti i tempi), vincendo il campionato d'Europa 1968 e arrivando secondo al campionato del mondo 1970. Nel periodo successivo all'approdo del club in massima serie, vestono l'azzurro anche Francesco Rizzo, Pierluigi Cera, Roberto Boninsegna, Sergio Gori, Comunardo Niccolai, Enrico Albertosi e Angelo Domenghini: nella lista dei convocati per il Mondiale messicano del 1970 ci sono ben sei elementi rossoblù, freschi campioni d'Italia. Il 19 aprile 1981, nell'amichevole Italia-Germania Est, anche Franco Selvaggi esordisce in Nazionale.[87] Tra i convocati degli anni 2000 vi sono Mauro Esposito, Antonio Langella, Pasquale Foggia, Davide Biondini, Andrea Lazzari e Federico Marchetti: quest'ultimo sostituisce tra i pali Gianluigi Buffon in occasione del campionato del mondo 2010.[88] In anni più recenti si sono avute le convocazioni di Andrea Cossu[89], Davide Astori, Marco Sau, Luca Rossettini, Michael Agazzi, Nicolò Barella e Alessio Cragno. In tutto sono 21 i giocatori rossoblù convocati nella nazionale italiana dal 1965 al 2017.[90]
Negli anni 1990 la collaborazione tra la società e il procuratore sportivo Paco Casal porta numerosi calciatori dell'Uruguay a giocare in Sardegna: tra i più famosi, Enzo Francescoli (tre volte campione sudamericano, dal 1983 al 1995), Fabián O'Neill, Darío Silva, Josè Herrera, Luis Alberto Romero, Diego Luis López, Nelson Abeijón, Joe Bizera e Fabián Carini.
Tra i giocatori africani, si ricordano: David Nyathi, Eric Tinkler (Sudafrica), Jason Mayélé (RD del Congo), Mohamed Kallon (Sierra Leone), Patrick Mboma (Camerun). Tra i più importanti giocatori americani, ricordiamo invece: Julio César Dely Valdés (Panama), David Suazo, Edgar Álvarez (Honduras), Víctor Ibarbo (Colombia), Mauricio Pinilla (Cile).
Per quanto riguarda i giocatori europei, Radja Nainggolan e Luís Oliveira hanno difeso i colori del Belgio, Agim Ibraimi quelli della Macedonia, mentre Albin Ekdal ha vestito la maglia della Svezia.[91][92]
Agli Europei 2016 il neo acquisto rossoblú Bruno Alves vince il titolo con il Portogallo, mentre il difensore Bartosz Salamon, dopo le prestazioni con la maglia rossoblù è tornato a vestire la maglia della Polonia[93].
Anche l'attaccante nordcoreano Han Kwang-Song ha vestito la maglia della nazionale, facendo il suo esordio il 13 marzo 2017 durante la gara di qualificazione alla Coppa delle nazioni asiatiche 2019 contro Hong Kong.[94]
Palmarès |
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Statistiche e record |
Partecipazione ai campionati |
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Serie A | 39 | 1964-1965 | 2018-2019 | 39 |
2º | Serie B | 29 | 1931-1932 | 2015-2016 | 29 |
3º | Campionato Meridionale | 3 | 1928-1929 | 1930-1931 | 14 |
Serie C | 9 | 1936-1937 | 1961-1962 | ||
Serie C1 | 2 | 1987-1988 | 1988-1989 |
Campionati dilettantistici |
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
R | Campionato Sardo | 9 | 1926-1927 | 1946-1947 | 9 |
Partecipazione alle coppe nazionali |
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa Italia | 59 | 1935-1936 | 2017-2018 | 60 |
Coppa Italia Serie C | 1 | 1988-1989 |
Partecipazione alle competizioni UEFA |
Competizione UEFA | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa dei Campioni d'Europa / Champions League | 1 | 1970-1971 | 3 | |
Coppa UEFA / Europa League | 2 | 1972-1973 | 1993-1994 |
Statistiche di squadra |
In 88 stagioni sportive a partire dall'esordio ufficiale di lega, risalente al 1928, il Cagliari Calcio ha disputato 38 campionati di massima serie, tutti in Serie A, vincendo il titolo nel 1969-1970, arrivando secondo nel 1968-1969, quarto nel 1971-1972 e piazzandosi tra i primi sei posti in sette occasioni (1965, 1967, 1969, 1970, 1972, 1981, 1993). È al secondo posto tra le squadre del mezzogiorno d'Italia per numero di partecipazioni in Serie A dopo il Napoli, e al 14º posto su un totale di 60 squadre nella classifica perpetua della Serie A.[6]
In base alle partite ufficiali finora disputate, la miglior vittoria del Cagliari è il 7-0 del 3 ottobre 1948 contro la Pistoiese, mentre la peggiore sconfitta è il 6-0 subito contro la Gallaratese il 22 aprile 1948.[96]
Il Cagliari detiene il record di minor numero di gol subiti in un campionato a 16 squadre (11), registrato nella stagione dello Scudetto. Altri primati che riguardano la squadra sarda sono i 49 gol segnati nel campionato 1998-1999, maggior numero di gol segnati dal Cagliari in un campionato a 18 squadre, le 17 vittorie del la stagione 1969-1970, maggior numero di vittorie in un campionato, due sconfitte subìte nella stessa stagione (contro Inter e Palermo), minor numero di sconfitte in un singolo campionato e i 76 gol subiti nel 2016-2017, record negativo di gol subiti dal Cagliari in un campionato di Serie A.[97]
L'acquisto più dispendioso nella storia del Cagliari è quello di Leonardo Pavoletti[98] nel 2017 dal Napoli, per 9 milioni di euro più 2 milioni di bonus alla squadra partenopea, mentre la cessione più remunerativa è quella di Alessandro Matri alla Juventus per 18 milioni di euro più la metà del cartellino del difensore Lorenzo Ariaudo nel 2011.[99]
Statistiche individuali |
Il giocatore che detiene il record di presenze nei campionati con la maglia rossoblù è Daniele Conti, con 434 presenze (333 in Serie A, e 101 in B), cui seguono Mario Brugnera con 328 presenze (227 in A, 101 in B) e Gigi Piras con 320 presenze (132 in A, 188 in B); il primato per quanto concerne la sola Serie A spetta ancora a Conti con 333 presenze, seguito poi da Nené con 311 presenze, e da Gigi Riva con 289.[100]
Il giocatore che ha segnato più reti con la maglia della squadra isolana è Riva con 164 gol (156 in Serie A, 8 in B) dal 1963 al 1976. Seguono l'honduregno David Suazo con 94 centri (44 in A, 50 in B) e Piras con 87 reti (31 in A, 56 in B).[9] Riva detiene anche il record di gol nella sola Serie A, mentre Suazo il record di maggior numero di gol in un singolo campionato, con 22 reti nel 2005-2006.[101]
Il portiere con più presenze con la maglia e del Cagliari è Mario Ielpo con 205 presenze tra A, B e C1, mentre il record d'imbattibilità appartiene ad Adriano Reginato con 712 minuti di porta inviolata stabilito nella stagione 1966-1967.[102]Alessandro Matri in coabitazione con Riva detiene il record di maggior numero di gol consecutivi con la maglia del Cagliari con 7 centri.[103] Infine i giocatori che sono riusciti a realizzare una tripletta in Serie A sono Riva (per due volte) Mancin, Piras, Dely Valdés, Oliveira, Mboma, Ânderson Miguel da Silva "Nenê", Larrivey, Pinilla, Ibarbo[104] ed Ekdal.[105]
Di seguito i record presenze e marcature in campionato dei giocatori del Cagliari dall'anno di fondazione a oggi.[106][107]
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Tifoseria |
Nell'ultima rilevazione ufficiale della Lega Serie A, risalente al 2013, il Cagliari Calcio è risultata l'8ª squadra d'Italia per numero di tifosi, con 446.376 sostenitori.[7] Un sondaggio indipendente effettuato dallo "Studio Grizzaffi", azienda specializzata in ricerche di mercato, e pubblicato dalla stessa il 3 ottobre 2015, colloca invece il Cagliari all'11º posto, a pari merito col Torino, e in riferimento alla stagione 2014-2015.[108]
Storia |
Il tifo organizzato cagliaritano nasce negli anni 1970, in seguito alla vittoria dello scudetto nel campionato 1969-1970: si formano quindi i gruppi "Fossa Ultrà" e "Commando Ultrà Young Supporters" (CUYS). Nel 1985 si fondono formando gli "Ultrà Cagliari Curva Nord" (UCCN), affiancati dagli "Eagles". Si formano in seguito i "Crazy Boys", la "Brigata S. Elia", i "Panthers", i "Rebels", i "Miserabili", i "Welt Schmerz", i "Bunker Skin", i "Furiosi", questi ultimi nel 1989 dalla fusione di piccoli gruppi radicali, e le "Vecchie Facce", estrema destra (sciolto in seguito a Cagliari-Ascoli nella Coppa Italia 2000-2001).[109]
Nel febbraio del 1987 nascono poi gli "Sconvolts": prendono il sopravvento alla fine degli anni 1980, in seguito alla retrocessione in Serie C1. Insieme ai Furiosi gli Sconvolts guidano per diversi anni la tifoseria: i primi si trovano nella parte superiore, i secondi in quella inferiore; la divisione è causata da una spaccatura dovuta alle diverse mentalità. La guerra intestina porta l'eliminazione forzata negli anni 2000 dei Furiosi dalla curva Nord. Tra le motivazioni vi è anche la perdita per due volte, dello striscione: ad opera dei milanisti, nel 1991-1992, e ad opera degli anconetani, nei primi anni 2000.[109] Il punto di ritrovo della tifoseria per festeggiare i successi della squadra è Piazza Yenne, dove la statua di Carlo Felice viene vestita di rossoblù nei festeggiamenti per la salvezza o la promozione in A.
Gemellaggi e rivalità |
Dopo la fine del gemellaggio coi foggiani e coi sampdoriani, i tifosi cagliaritani hanno solamente rapporti di amicizia. La più importante è quella con i corregionali dell'Olbia, con gli "Sconvolts" amici degli "Sbandati" e i "Furiosi" in buoni rapporti con le "Brigate Bianche".[109] Altri rapporti d'amicizia o di rispetto reciproco si hanno con altre tifoserie sarde, come Carbonia, Nuorese e Calangianus (a formare una fazione prevalentemente contro-Torres)[110]. In passato, oltre a quella con il Foggia, ci sono stati rapporti di gemellaggio o amicizia, diventati rivalità, con le tifoserie di Torres, Hellas Verona, Inter, Genoa, Bari, Napoli, Ancona e Lazio.[111][112]
La rivalità più sentita è con la Torres, con pesanti scontri avvenuti in alcune occasioni, durante un'amichevole tra le due squadre ad Alghero nel 1999[109][113] e con i più recenti fatti di Sassari nel 2017, con i tifosi del Cagliari diretti ad assistere un amichevole della loro squadra con il Sorso.[114] Inimicizie e ostilità maggiori vigono anche con il Palermo, con il Napoli, dopo gli scontri tra tifoserie e forze dell'ordine avvenuti nel 1997 in occasione dello spareggio salvezza Cagliari-Piacenza allo Stadio San Paolo,[115][116] e con il Milan, a causa del gemellaggio che c'era con la curva dell'Inter.[112][117]
Organico |
Rosa 2018-2019 |
Rosa e numerazione sono aggiornate al 21 agosto 2018[118].
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Staff tecnico |
Staff aggiornato al 7 giugno 2018.[119]
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Note |
^ abcdefghijklmnopqrstuvwxyzaa La Storia, cagliaricalcio.com. URL consultato l'8 agosto 2016.
^ Riva di nuovo capocannoniere, in Corriere della Sera. URL consultato il 15 novembre 2012.
^ Primi della classe!, cagliaricalcio.com, 20 maggio 2016. URL consultato l'8 agosto 2016.
^ Storia della Coppa Italia, in Corriere della Sera. URL consultato l'8 agosto 2016.
^ Albo d'oro Coppa Italia Lega Pro, lega-pro.com. URL consultato l'8 agosto 2016.
^ ab Almanacco Panini 2014, p. 116.
^ ab Diego Tarì, I dati della Lega Calcio sulla tifoseria italiana di Serie A, su tifosobilanciato.it. URL consultato il 13 febbraio 2016.
^ Classifica Marcatori, figc.it. URL consultato il 15 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013).
^ abc I cannonieri, cagliaricalcio.net. URL consultato il 15 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2014).
^ "A","B" e "C", tris di primati: solo quattro squadre come il Cagliari, su sardegnasport.com, 20 maggio 2016.
^ ab L'Unione Sarda, p. 240.
^ Quando l'Atletico Madrid fu fatale anche al Cagliari in Coppa Campioni, su cagliarinews24.com, 12 marzo 2014. URL consultato il 17 maggio 2018.
^ Intervista a Edmondo Fabbri, dicembre 1974, su www.storiedicalcio.altervista.org. URL consultato il 21 ottobre 2015.
^ Parla Cannito, l'uomo dell'arancia che "condannò" il Cagliari alla B - Sport - L'Unione Sarda.it, su L'Unione Sarda.it. URL consultato il 22 ottobre 2015.
^ South American Player of the Year 1984, su www.rsssf.com. URL consultato il 21 ottobre 2015.
^ Vargiu, pp. 122-148.
^ Vargiu, pp. 150-172.
^ Giulini: "Ora innovazione e internazionalizzazione". Cellino: "Fluorsid è garanzia" IL COMUNICATO UFFICIALE, sardegnasport.com, 11 giugno 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
^ Dai libri Torres di amo 1903-2003, 100 anni di Calcio Sassari e KentAnnos - Storia dell'Olbia Calcio dalle origini al terzo millennio Autori Vari, Geo Edizioni S.r.l., Empoli (FI).
^ ab Mario Fadda, La vera storia della maglia del Cagliari, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2016, p. 29, ISBN 978-1-5239-0311-5.
^ La Storia del Cagliari 1920-1929, su miniblogcagliaricalcio.blogspot.it.
^ abcdef Welter, p. 34
^ 8 settembre 1920: e se Cagliari-Torres 5-2 non fosse la prima partita della storia?, su sardegnasport.com, 7 settembre 2015. URL consultato il 20 ottobre 2017.
^ Mario Fadda, QUAL È STATA LA PRIMA MAGLIA DEL CAGLIARI? SFATIAMO UN FALSO MITO, su soccerstyle24.it, 26 giugno 2016. URL consultato il 20 ottobre 2017.
^ Cagliari, riscrivi la tua storia! Nerazzurro o rossoblù? Ecco come andò veramente, su sardegnasport.com, 9 settembre 2015. URL consultato il 20 ottobre 2017.
^ Welter, Partiture, p. 211
^ Daniele Costantini, Back to the Football – Un salto indietro a quel 26 ottobre 1985..., su soccerstyle24.it, 30 ottobre 2015.
^ ab colours-of-football.com Cagliari Calcio Controllare il valore del parametrourl
(aiuto), su colours-of-football.com. URL consultato il 3 settembre 2014.
^ Guerin Sportivo n.3 - Marzo 2016, p. 8.
^ Le nuove maglie del Cagliari 2013-2014 di Kappa, torna la banda diagonale in trasferta, su passionemaglie.it, 7 agosto 2013. URL consultato il 6 febbraio 2014.
^ ab Il Cagliari e le nuove maglie: poche novità, tanto amarcord, su sardegnasport.com, 27 luglio 2015. URL consultato il 28 luglio 2015.
^ Maglia Asics Acquamarina, su sardegnasport.com. URL consultato il 25 marzo 2018.
^ Completo oro Umbro, su colours-of-football.com. URL consultato il 14 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
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Sito ufficiale, su cagliaricalcio.com.
Cagliari Calcio, su LegaSerieA.it, Lega Nazionale Professionisti Serie A.
- (DE, EN, IT) Cagliari Calcio, su Transfermarkt.it, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
- Cagliari Campione, su cagliaricampione.it.
- Archiviorossoblu.it Statistiche Cagliari Calcio, su archiviorossoblu.it.
- Museo del Cagliari Calcio, su museocagliaricalcio.com.
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