Partito Socialdemocratico di Germania




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – "SPD" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi SPD (disambigua).


















































































Partito Socialdemocratico di Germania
(DE) Sozialdemokratische Partei Deutschlands
SPD logo.svg
Presidente Andrea Nahles
Segretario Katarina Barley
Vicepresidente
Hannelore Kraft,
Thorsten Schäfer-Gümbel,
Manuela Schwesig,
Olaf Scholz,
Aydan Özoğuz
Ralf Stegner
Stato
Germania Germania
Sede Willy Brandt-Haus D-10911, Berlino
Fondazione 1863
Ideologia
Socialdemocrazia
Socialismo democratico
Ecosocialismo
Europeismo
In precedenza:
Marxismo
Socialismo rivoluzionario
Collocazione
Centro-sinistra
In precedenza:
Sinistra/Estrema sinistra
Partito europeo Partito del Socialismo Europeo

Gruppo parl. europeo
Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici
Affiliazione internazionale Alleanza Progressista
Seggi Bundestag



153 / 709

Seggi Parlamento europeo



27 / 96

Seggi Parlamenti dei Länder



516 / 1859

Seggi /Numero di Governatori



7 / 16

Organizzazione giovanile Jusos
Iscritti 438.829 (2017)
(Stand: 28. Februar 2017)[1]
Sito web
www.spd.de/

Il Partito Socialdemocratico di Germania (in tedesco: Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) è uno dei due maggiori partiti politici tedeschi.


L'SPD è il più antico partito politico dell'Europa continentale ancora esistente[2] e anche uno tra i più vecchi e più grandi del mondo, che ha celebrato il suo 150º anniversario nel 2013. Con più di 550.000 membri, l'SPD è il partito più grande (per numero di iscritti) in Germania. Radicato nel mondo sindacale e dei lavoratori, è considerato il partito che meglio ha incarnato nella storia l'identità socialista democratica. A livello sovranazionale aderisce all'Alleanza Progressista, dopo aver abbandonato, nel 2013, l'Internazionale Socialista, accusata di ricomprendere al suo interno anche partiti non democratici.


Sotto la leadership di Gerhard Schröder (personaggio della "destra" del partito) tuttavia, l'SPD ha adottato anche alcuni principi della tradizione liberal-democratica. Con il leader Kurt Beck si è registrato un ritorno verso una più definita identità socialdemocratica. Il movimento giovanile dell'SPD è lo Jusos.




Indice






  • 1 Profilo


    • 1.1 Fazioni interne




  • 2 Storia


    • 2.1 Sotto l'impero guglielmino


    • 2.2 La Prima Guerra Mondiale e la scissione della USPD


    • 2.3 Dopo la scissione dei comunisti




  • 3 Personalità importanti


    • 3.1 Presidenti del partito dal dopoguerra


    • 3.2 Presidenti tedeschi


    • 3.3 Cancellieri




  • 4 Risultati elettorali dalla fondazione al 1933


    • 4.1 Impero tedesco


    • 4.2 Repubblica di Weimar




  • 5 Risultati elettorali dal dopoguerra


    • 5.1 Elezioni legislative


    • 5.2 Elezioni europee




  • 6 Note


  • 7 Altri progetti


  • 8 Collegamenti esterni





Profilo |


L'SPD fu istituito come partito marxista nel 1875. Tuttavia, l'SPD subì un importante cambiamento nelle politiche riflesse nelle differenze tra il Programma di Heidelberg del 1925, che "richiedeva la trasformazione del sistema capitalista di proprietà privata dei mezzi di produzione alla proprietà sociale", e al programma Godesberg del 1959, che mirava ad ampliare la sua base elettorale e spostare la sua posizione politica verso il centro. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto la guida di Kurt Schumacher, l'SPD si ristabilì come partito socialista, rappresentando gli interessi della classe operaia e dei sindacati. Con il programma Godesberg del 1959, tuttavia, il partito si è evoluto da partito socialista della classe operaia a partito moderno socialdemocratico che operava all'interno del capitalismo.


L'attuale piattaforma di partito dell'SPD abbraccia l'obiettivo della socialdemocrazia, che è vista come una visione di un accordo sociale in cui la libertà e la giustizia sociale sono fondamentali. Secondo la piattaforma del partito, la libertà, la giustizia e la solidarietà sociale costituiscono la base della socialdemocrazia. L'economia sociale di mercato coordinata dovrebbe essere rafforzata e il suo output dovrebbe essere distribuito equamente. Il partito vede quel sistema economico come necessario per assicurare l'affluenza di tutta la popolazione. L'SPD cerca anche di proteggere i poveri della società con uno stato sociale. Allo stesso tempo, sostiene una politica fiscale sostenibile che non ponga un peso alle generazioni future mentre sradica i deficit di bilancio. Nella politica sociale, l'SPD rappresenta diritti civili e politici in una società aperta. In politica estera, il DOCUP mira a garantire la pace globale bilanciando gli interessi globali con mezzi democratici. Pertanto, l'integrazione europea è una delle principali priorità del DOCUP. SPD supporta le normative economiche per limitare le potenziali perdite per banche e persone. Sostengono una comune politica economica e finanziaria europea e impediscono le bolle speculative. Sostengono la crescita sostenibile dal punto di vista ambientale.



Fazioni interne |


L'SPD è composto principalmente da membri appartenenti a una delle due ali principali: i socialdemocratici keynesiani e i socialdemocratici della terza via socialmente appartenenti al Seeheimer Kreis. Mentre il più moderato Seeheimer Kreis supporta in generale i programmi di Agenda 2010 introdotti dal cancelliere Gerhard Schröder, i socialdemocratici keynesiani continuano a difendere le politiche della sinistra classica e lo stato sociale. La sinistra classica della SPD afferma che negli ultimi anni lo stato sociale è stato ridotto attraverso programmi di riforma come l'Agenda 2010, Hartz IV e la più liberale posizione liberale del DOCUP, che sono stati sostenuti dai socialdemocratici centristi. Come reazione all'Agenda 2010, nel 2005 c'è stata l'ascesa di un movimento dissidente del partito interno, che ha portato alla fondazione del nuovo partito Lavoro e Giustizia Sociale - L'Alternativa Elettorale (Arbeit & soziale Gerechtigkeit - Die Wahlalternative, WASG). Il WASG è stato successivamente fuso nel partito Die Linke ("La sinistra") nel 2007.



Storia |



Sotto l'impero guglielmino |


Nella iconografia della SPD vengono rappresentati i 5 padri della Socialdemocrazia Tedesca: August Bebel, Carl Wilhelm Tölcke, Karl Marx, Ferdinand Lassalle e Wilhelm Liebknecht.


Ferdinand Lassalle nel 1863 aveva fondato la Associazione Generale degli Operai Tedeschi (ADAV, in tedesco: Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein) per chiedere il suffragio universale diretto come premessa per ottenere le altre riforme sociali: la legislazione del lavoro e, soprattutto, la costituzione di cooperative di produzione sostenute dallo Stato. Bismarck appoggiò questo programma moderato e concesse il suffragio universale nel 1866, mentre Marx accusò questa politica di costituire un "socialismo di stato"[3][4].


August Bebel e Wilhelm Liebknecht avevano fondato nel 1869 il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Germania (SAD, in tedesco: Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands), di ispirazione marxista[3].


In occasione dal Congresso di Gotha (22 - 27 maggio 1875), l'Associazione Generale degli Operai Tedeschi e il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori si unirono per costituire il Partito Socialista dei Lavoratori (SAPD, in tedesco: Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands)[3]. Il nuovo partito si diede un programma "minimalista", il Programma di Gotha, giudicato da Marx troppo "lassalliano" nella Critica del programma di Gotha.


L'anno successivo Liebknecht fondò il settimanale di informazione Vorwärts. Alle elezioni federali del 1877 il partito, presentatosi la prima volta, raccolse il 9% dei voti.


Per reazione, nel 1879 il governo di Bismarck emanò le leggi antisocialiste, che misero fuori legge il Partito. La clandestinità, lungi dal distruggere la SPD, la abituò a quella disciplina che la contraddistinguerà successivamente[3].


Nel 1890, cadute le leggi antisocialiste, il partito venne rifondato al Congresso di Erfurt: in tale occasione assunse l'attuale denominazione di SPD, e si diede un programma spiccatamente marxista, il Programma di Erfurt, redatto dal teorico del partito Karl Kautsky[3]. Promotori della nascita di questo partito, che si può considerare una delle più antiche organizzazioni politiche europee d'impostazione socialista agenti nell'ambito della legalità, furono anche il segretario August Bebel e il direttore del giornale di partito Wilhelm Liebknecht.


Nello stesso 1890 vennero ricostituiti i sindacati, i "Liberi sindacati socialisti"[3]. La vicinanza del partito ai sindacati fece crescere il movimento fino a raggiungere la maggioranza relativa al Reichstag divenendo un modello per i socialisti europei fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.


Negli ultimi anni dell'Ottocento si definirono le correnti interne al partito.
Da un lato si delineò l'ala revisionista, il cui esponente più celebre fu Eduard Bernstein. Costui constatava un miglioramento delle condizioni dei lavoratori e un aumento del numero di operai specializzati, fenomeni contrari a quanto pronosticato da Marx. Riteneva perciò che il capitalismo non sarebbe crollato, ma che le condizioni dei lavoratori sarebbero migliorate all'interno di tale sistema, per effetto di un'attività politica e sindacale riformista[3].


A sinistra si delineò invece l'ala radicale e rivoluzionaria di Rosa Luxemburg, Georg Ledebour[3], Leo Jogiches, Julian Marchlewski, i quali ritenevano inevitabile la rivoluzione per abbattere il capitalismo.
L'ideologo del centro, infine, era Kautsky, il quale sosteneva che il capitalismo era in crisi e pertanto sarebbe crollato da solo senza bisogno di una rivoluzione.



La Prima Guerra Mondiale e la scissione della USPD |


Le divergenze tra le diverse correnti del Partito scoppiarono in occasione della Prima Guerra mondiale.
Il 4 agosto 1914 il parlamento avrebbe votato la concessione dei "crediti di guerra" cioè l'emissione di titoli di debito pubblico per finanziare le spese militari.
Alla riunione del giorno precedente, in cui si doveva decidere la posizione che avrebbero dovuto assumere i deputati del Partito, Kautsky, che non era deputato ma era la voce più autorevole del partito, propose che i socialdemocratici si astenessero. La sua proposta fu però respinta da tutti, essendo il gruppo parlamentare diviso fra chi voleva votare i crediti di guerra, in omaggio alla politica della Burgfrieden, e chi opporvisi. Allora Kautsky consigliò di subordinare il voto favorevole in parlamento a delle assicurazioni circa il tipo di guerra che si sarebbe fatta: difensiva e non offensiva[5].


Tuttavia il giorno successivo il cancelliere Bethmann Hollweg fece cancellare dalla dichiarazione che sarebbe stata letta in aula il riferimento alla guerra difensiva e perciò il voto socialdemocratico divenne una supina accettazione dell'imperialismo guglielmino[5].


Il 2 dicembre 1914 Karl Liebknecht scelse di votare da solo in tutto il Reichstag contro una nuova tranche di crediti di guerra: questo fatto incrinò l'unità della SPD. Il 19 giugno 1915 anche Kautsky, Bernstein e Hugo Haase pubblicarono un manifesto in cui denunciavano le intenzioni imperialistiche dei capitalisti tedeschi (annessioni territoriali in Belgio, Francia e colonie, riparazioni di guerra)[6]. E nel settembre dello stesso anno l'ala sinistra della SPD partecipò alla Conferenza di Zimmerwald con gli altri partiti socialisti pacifisti.


Intanto, le condizioni di vita della gente peggioravano a causa dello stato di guerra, di conseguenza scoppiavano scioperi e manifestazioni. I socialdemocratici "collaborazionisti" condannavano queste proteste, mentre gli spartachisti vi partecipavano e venivano anche arrestati[6].


Nel 1917 gli eventi precipitarono quando la SPD arrivò ad espellere alcuni gruppi di sinistra. Alla conferenza di Gotha dell'opposizione del partito, vinsero gli scissionisti e fu costituita la USPD, il Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania. Ne facevano parte Bernstein,
Kurt Eisner, Kautsky, Haase, Ledebour, Rudolf Hilferding, Franz Mehring, Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, Clara Zetkin[6].


Nel 1922 l'USPD riconfluì nella SPD[7].



Dopo la scissione dei comunisti |


Dopo la fine della guerra e in seguito alla rivoluzione russa si ebbe la scissione definitiva e l'ala sinistra si separò, dando vita al Partito Comunista Tedesco.


Negli anni di Weimar la SPD mantenne posizioni moderate e fu spesso al governo nella Coalizione di Weimar. Tuttavia, il Programma di Heidelberg del 1925 rimaneva improntato al marxismo.


Sciolto nel 1933 dal regime nazista, il partito si ricostituì nel 1946. Nel Congresso di Bad Godesberg (1959), con il decisivo apporto di Herbert Wehner, abbandonò il marxismo, adottando il Programma di Godesberg, di tipo socialdemocratico, che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dal Programma di Berlino.


Tra 1966 e 1969 partecipò al governo della "grande coalizione" (Große Koalition) con l'Unione Cristiano Democratica e l'Unione Cristiano Sociale. Nel 1969 la SPD assunse la guida del governo (con Willy Brandt e nel 1974 con Helmut Schmidt), conservata poi, in alleanza con i liberali, fino al 1982, accentuando i propri tratti riformistici. Rimasta all'opposizione per sedici anni, solo nel 1998 riuscì a riprendere la guida del governo, alla testa di una coalizione con i Verdi e presentando come candidato alla cancelleria il moderato Gerhard Schröder, fautore di una politica di "nuovo centro" (Neue Mitte).


Nel 2005, dopo le cocenti sconfitte del partito nelle elezioni regionali, Schröder decide di rompere l'alleanza con i Verdi e chiede al presidente federale di scogliere il Bundestag per indire nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale. Le elezioni del 18 settembre dello stesso anno vedono un sostanziale pareggio tra i socialdemocratici e i democristiani e l'impossibilità di formare una coalizione, tra partiti omogenei. L'alleanza rosso/verde (SPD-Verdi) e la coalizione cristiano democratici/liberali, non hanno numeri sufficienti. A ciò si aggiunge che una possibile alleanza tra l'SPD ed il nuovo Partito della Sinistra.PDS - formato principalmente dai neo-comunisti dell'est, molti ex membri del SED - è rifiutata categoricamente da Schröder.


Si arriva infine per la seconda volta nella storia tedesca, ad un governo di "grande coalizione", presieduto dalla candidata cristiano-democratica Angela Merkel, con un numero di ministri pari tra socialdemocratici e democristiani. Le conseguenze però non sono positive per il partito, che alle elezioni politiche del 2009 ottiene solo il 23.5% dei voti, peggior risultato nel secondo dopoguerra.


Il 19 marzo 2017 Martin Schulz viene eletto presidente federale del Partito Socialdemocratico di Germania e candidato Cancelliere.[8]


Il 13 febbraio 2018 Martin Schulz si dimette a favore di Olaf Scholz.[9]



Personalità importanti |



Presidenti del partito dal dopoguerra |





Willy Brandt, primo cancelliere SPD del dopoguerra





Martin Schulz, uno dei presidenti dell'SPD




  • Kurt Schumacher (1946-1952)


  • Erich Ollenhauer (1952-1963)


  • Willy Brandt (1964-1987)


  • Hans-Jochen Vogel (1987-1991)


  • Björn Engholm (1991-1993)

    • Johannes Rau, ad interim (1993)



  • Rudolf Scharping (1993-1995)


  • Oskar Lafontaine (1995-1999)


  • Gerhard Schröder (1999-2004)


  • Franz Müntefering (2004-2005)


  • Matthias Platzeck (2005-2006)


  • Kurt Beck (2006-2008)

    • Frank-Walter Steinmeier (settembre 2008 - ottobre 2008) (commissario)



  • Franz Müntefering (ottobre 2008 - novembre 2009)


  • Sigmar Gabriel (13 novembre 2009 - 19 marzo 2017)


  • Martin Schulz (19 marzo 2017 - 13 febbraio 2018)

    • Olaf Scholz, ad interim (13 febbraio 2018 - 22 aprile 2018)



  • Andrea Nahles (dal 22 aprile 2018)



Presidenti tedeschi |




  • Friedrich Ebert 1919-1925


  • Gustav Heinemann 1969-1974


  • Johannes Rau 1999-2004


  • Frank-Walter Steinmeier 2017-



Cancellieri |




  • Friedrich Ebert 1918


  • Philipp Scheidemann 1919


  • Gustav Bauer 1919-1920


  • Hermann Müller 1920 e 1928-1930


  • Willy Brandt 1969-1974


  • Helmut Schmidt 1974-1982


  • Gerhard Schröder 1998-2005



Risultati elettorali dalla fondazione al 1933 |



Impero tedesco |

































































































































Anno
Voti
%
+/-
Seggi
+/-
Status

1871[10]
124.000
3,2 (8.º)





2 / 382



Opposizione

1874[10]
352.000
6,8 (6.º)

Green Arrow Up.svg 3,4




9 / 397



Green Arrow Up.svg 7
Opposizione

1877[11]
493.300
9,1 (4.º)

Green Arrow Up.svg 2,3




12 / 397



Green Arrow Up.svg 3
Opposizione

1878[11]
437.100
7,6 (5.º)

Red Arrow Down.svg 1,5




9 / 397



Red Arrow Down.svg 3
Opposizione

1881[11]
312.000
6,1 (7.º)

Red Arrow Down.svg 1,5




12 / 397



Green Arrow Up.svg 3
Opposizione

1884[11]
550.000
9,7 (7.º)

Green Arrow Up.svg 3,6




24 / 397



Green Arrow Up.svg 12
Opposizione

1887[11]
763.100
10,1 (5.º)

Green Arrow Up.svg 0,4




11 / 397



Red Arrow Down.svg 13
Opposizione

1890
1.427.300
19,7 (1.º)

Green Arrow Up.svg 9,6




35 / 397



Green Arrow Up.svg 24
Opposizione

1893
1.786.700
23,3 (1.º)

Green Arrow Up.svg 3,6




44 / 397



Green Arrow Up.svg 9
Opposizione

1898
2.107.100
27,2 (1.º)

Green Arrow Up.svg 3,9




56 / 397



Green Arrow Up.svg 12
Opposizione

1903
3.010.800
31,7 (1.º)

Green Arrow Up.svg 4,5




81 / 397



Green Arrow Up.svg 25
Opposizione

1907
3.259.000
28,9 (1.º)

Red Arrow Down.svg 2,8




43 / 397



Red Arrow Down.svg 38
Opposizione

1912
4.250.400
34,8 (1.º)

Green Arrow Up.svg 5,9




110 / 397



Green Arrow Up.svg 67
Opposizione


Repubblica di Weimar |





























































































Anno
Voti
%
+/-
Seggi
+/-
Status

1919
11.509.048
37,9 (1.º)

Green Arrow Up.svg 3,1




165 / 423



Green Arrow Up.svg 55

Governo

1920
6.104.398
21,7 (1.º)

Red Arrow Down.svg 16,2




102 / 459



Red Arrow Down.svg 61

Governo

Maggio 1924
6.008.905
20,5 (1.º)

Red Arrow Down.svg 1,2




100 / 472



Red Arrow Down.svg 2
Opposizione

Dicembre 1924
7.881.041
26,0 (1.º)

Green Arrow Up.svg 5,5




131 / 493



Green Arrow Up.svg 31
Opposizione

1928
9.152.979
29,8 (1.º)

Green Arrow Up.svg 3,8




153 / 491



Green Arrow Up.svg 22

Governo

1930
8.575.244
24,5 (1.º)

Red Arrow Down.svg 5,3




143 / 577



Red Arrow Down.svg 10
Opposizione

Luglio 1932
7.959.712
21,9 (2.º)

Red Arrow Down.svg 2,9




133 / 608



Red Arrow Down.svg 10
Opposizione

Novembre 1932
7.251.690
20,4 (2.º)

Red Arrow Down.svg 1,2




121 / 584



Red Arrow Down.svg 12
Opposizione

1933
7.516.243
18,3 (2.º)

Red Arrow Down.svg 2,1




120 / 647



Red Arrow Down.svg 1
Opposizione


Risultati elettorali dal dopoguerra |



Elezioni legislative |





















































































































































































































































Anno
Circoscrizione
Proporzionale
Seggi
+/-
Status
Voti
%
+/-
Voti
%
+/-

1949

6 934 975
29,2 (1.º)





131 / 402



Opposizione

1953
8 131 257
29,5 (2.º)

7 944 943
28,8 (2.º)

Red Arrow Down.svg0,4




162 / 509



Green Arrow Up.svg31
Opposizione

1957
9 651 669
32,0 (2.º)

Green Arrow Up.svg2,5
9 495 571
31,8 (2.º)

Green Arrow Up.svg3,0




181 / 519



Green Arrow Up.svg19
Opposizione

1961
11 672 057
36,5 (1.º)

Green Arrow Up.svg4,5
11 427 355
36,2 (1.º)

Green Arrow Up.svg4,4




203 / 521



Green Arrow Up.svg21
Opposizione

1965
12 998 474
40,1 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,6
12 813 186
39,3 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,1




217 / 518



Green Arrow Up.svg14

Governo

1969
14 402 374
44,0 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,9
14 065 716
42,7 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,4




237 / 518



Green Arrow Up.svg20

Governo

1972
18 228 239
48,9 (1.º)

Green Arrow Up.svg4,9
17 175 169
45,8 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,1




242 / 518



Green Arrow Up.svg5

Governo

1976
16 471 321
43,7 (1.º)

Red Arrow Down.svg5,2
16 099 019
42,6 (1.º)

Red Arrow Down.svg3,2




224 / 518



Red Arrow Down.svg18

Governo

1980
16 808 861
44,5 (1.º)

Green Arrow Up.svg0,8
16 260 677
42,9 (1.º)

Green Arrow Up.svg0,3




228 / 519



Green Arrow Up.svg4

Governo

1983
15 686 033
40,4 (2.º)

Red Arrow Down.svg4,1
14 865 807
38,2 (1.º)

Red Arrow Down.svg4,7




202 / 520



Red Arrow Down.svg26
Opposizione

1987
14 787 953
39,2 (1.º)

Red Arrow Down.svg1,2
14 025 763
37,0 (1.º)

Red Arrow Down.svg1,2




193 / 519



Red Arrow Down.svg9
Opposizione

1990
16 279 980
35,2 (2.º)

Red Arrow Down.svg4,0
15 545 366
33,5 (2.º)

Red Arrow Down.svg3,5




239 / 662



Green Arrow Up.svg46
Opposizione

1994
17 966 813
38,3 (1.º)

Green Arrow Up.svg3,1
17 140 354
36,4 (1.º)

Green Arrow Up.svg2,9




252 / 672



Green Arrow Up.svg13
Opposizione

1998
21 535 893
43,8 (1.º)

Green Arrow Up.svg5,5
20 181 269
40,9 (1.º)

Green Arrow Up.svg4,5




298 / 669



Green Arrow Up.svg46

Governo

2002
20 059 967
41,9 (1.º)

Red Arrow Down.svg1,9
18 488 668
38,5 (1.º)

Red Arrow Down.svg2,4




251 / 603



Red Arrow Down.svg47

Governo

2005
18 129 100
38,4 (1.º)

Red Arrow Down.svg3,5
16 194 665
34,2 (1.º)

Red Arrow Down.svg4,3




222 / 614



Red Arrow Down.svg29

Governo

2009
12 079 758
27,9 (2.º)

Red Arrow Down.svg10,5
9 990 488
23,0 (2.º)

Red Arrow Down.svg11,2




146 / 622



Red Arrow Down.svg76
Opposizione

2013
12 843 458
29,4 (2.º)

Green Arrow Up.svg1,5
11 252 215
25,7 (2.º)

Green Arrow Up.svg2,7




193 / 631



Green Arrow Up.svg47

Governo

2017
11 426 613
24,6 (2.º)

Red Arrow Down.svg4,8
9 538 367
20,5 (2.º)

Red Arrow Down.svg5,2




153 / 709



Red Arrow Down.svg40

Governo


Elezioni europee |











































































Anno
Voti
%
+/-
Seggi
+/-
1979
11 370 035
40,8 (1.º)





35 / 81



1984
9 296 417
37,4 (2.º)

Red Arrow Down.svg3,4




33 / 81



Red Arrow Down.svg2
1989
10 525 728
37,3 (1.º)

Red Arrow Down.svg0,1




31 / 81



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1994
11 389 697
32,2 (1.º)

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40 / 99



Green Arrow Up.svg9
1999
8 307 085
30,7 (2.º)

Red Arrow Down.svg1,5




33 / 99



Red Arrow Down.svg7
2004
5 549 243
21,5 (2.º)

Red Arrow Down.svg9,2




23 / 99



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2009
5 472 566
20,8 (2.º)

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23 / 99



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2014
8 003 628
27,3 (2.º)

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Note |




  1. ^ http://www.waz.de/politik/spd-zaehlt-ueber-10-000-neu-mitglieder-seit-schulz-nominierung-id209802495.html


  2. ^ Carlo Bastasin, Perché la crisi Spd non è una questione solo tedesca si Il Sole 24 Ore del 25 febbraio 2018, pag. 7


  3. ^ abcdefgh Atlante storico, Milano, Garzanti, 1966, pag. 396


  4. ^ Francesco Traniello, Corso di Storia, Torino, S.E.I., 1984. Vol 3°, pag. 226


  5. ^ ab Massimo L. Salvadori, Kautsky e la rivoluzione socialista. 1880/1938, Milano, Feltrinelli, 1976. pagg. 167-187


  6. ^ abc Massimo L. Salvadori, Kautsky e la rivoluzione socialista. 1880/1938, Milano, Feltrinelli, 1976. pagg. 188-198


  7. ^ Massimo L. Salvadori, Kautsky e la rivoluzione socialista. 1880/1938, Milano, Feltrinelli, 1976. pagg. 226-231


  8. ^ Schulz presidente Spd col 100% dei voti: "Per l'Europa serve una Germania forte e più equa", in Repubblica.it, 19 marzo 2017. URL consultato il 25 settembre 2017.


  9. ^ Germania, Schulz lascia la guida della SPD. Il 'traghettatore' sarà Scholz, in rainews. URL consultato il 15 febbraio 2018.


  10. ^ ab Partecipa come Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands, SAD)


  11. ^ abcde Partecipa come Partito Socialista dei Lavoratori (Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands, SDAP)



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