Nazionalismo







La Libertà che guida il popolo (Eugène Delacroix, 1830), tipico esempio di arte nazionalista


Si definisce nazionalismo quell'insieme di idee, dottrine e movimenti che sostengono l'importanza del concetto di identità nazionale e di Nazione, intesa come collettività ritenuta depositaria di valori tipici e consolidati del patrimonio culturale e spirituale di un popolo/etnìa, essendo tale patrimonio la risultante di uno specifico percorso storico.




Indice






  • 1 Alcune classificazioni


  • 2 Il nazionalismo dalle radici alla prima guerra mondiale


  • 3 Il Nazionalismo italiano


  • 4 Il nazionalismo nel secondo dopoguerra


  • 5 Etnonazionalismo


    • 5.1 Movimenti etnonazionalisti europei




  • 6 L'econazionalismo


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Alcune classificazioni |


Il termine fu usato per la prima volta dal filosofo tedesco Johann Gottfried Herder (Nationalismus) intorno al 1770[1], ma divenne di uso comune solo negli ultimi decenni dell'Ottocento. Le prime manifestazioni del nazionalismo si hanno durante la Rivoluzione Francese ed in seguito nei paesi occupati dalle truppe napoleoniche; è accettato da quasi tutti gli storici il nesso tra diffusione del nazionalismo e sviluppo industriale di un paese, come pure quello tra nazionalismo ed alfabetizzazione delle masse popolari; in tal senso l'età napoleonica costituisce un chiaro spartiacque tra una Europa pre-nazionale, dove l'identità dei vari Stati è costituita dalla continuità dinastica, ed una Europa dove il soggetto primo ed ultimo della politica interna ed estera è costituito dallo Stato-Nazione. Affinché questo passaggio si completasse era necessaria la eliminazione dell'Impero (inteso come Stato plurinazionale) come modello politico; in questo senso tutte le principali guerre del XIX secolo per terminare con la Grande Guerra contribuiscono alla creazione di Stati nazionali dalle ceneri di Stati plurinazionali come l'Impero Asburgico, l'Impero Ottomano e l'Impero russo. Non è possibile qui ricostruire tutta questa vicenda, ma si possono convenzionalmente individuare tre fasi del processo di 'nazionalizzazione' dell'Europa:



  1. la Restaurazione (1815/48), quando il Nazionalismo costituisce un'ideologia progressista e liberale sostenuta da una borghesia ancora in lotta con i vecchi ceti aristocratici per il dominio dello Stato;

  2. l'età del libero scambio (1848/71) che vede il consolidamento dell'egemonia borghese basata sul binomio liberismo-Stato nazionale; in questo periodo nascono l'Italia e la Germania come nuovi Stati-Nazione, con l'influenza di Francia ed Inghilterra;

  3. l'età dell'Imperialismo (1871-1914) quando, anche a causa della lunga e grave crisi economica nota come 'Grande depressione', le borghesie nazionali utilizzano il nuovo binomio protezionismo-imperialismo in una competizione crescente e sfociante nella prima guerra mondiale.


Intanto il nazionalismo si è fatto sempre più aggressivo legandosi in vari modi all'irrazionalismo filosofico ed artistico: si producono la nazionalizzazione delle masse (G. Mosse) in politica interna e la spartizione coloniale del mondo in politica estera. Questo processo è accompagnato da guerre ma anche da periodi di pace; si segnalano il primo Congresso di Berlino (1878) in cui vengono ridefinite le sfere di influenza nei Balcani, ed il secondo Congresso di Berlino (1885), dove vengono ridefinite le aree di espansione coloniale di Francia, Inghilterra, Russia, Belgio e Germania. Il regista di queste operazioni diplomatiche è il cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1862-1890). Infine la prima Guerra Mondiale (e soprattutto l'epilogo costituito dalla pace di Versailles) non risolve del tutto i problemi suscitati dal nazionalismo imperialistico, ma anzi ne crea di nuovi e più gravi, con la nascita di nuovi nazionalismi ancora più aggressivi ed incontrollabili (Fascismo, Nazismo).


Sul piano teorico ed ideologico il nazionalismo, inizialmente unitario, ben presto si differenzia in varie tipologie tra cui ricordiamo:



  • il Nazionalismo umanitario (Rousseau, Herder) ancora legato al cosmopolitismo settecentesco,

  • il Nazionalismo giacobino intollerante nei confronti dei dissensi interni e animato da zelo missionario,

  • il Nazionalismo liberale (Burke, Guizot, Von Stein, Cavour) che privilegia la sovranità nazionale in un contesto di garantita libertà individuale, politica, economica;

  • il Nazionalismo economico (List e la scuola protezionistica tedesca), che studia le modalità di autosufficienza economica nazionale.


Louis Snyder, nel suo The meaning of nationalism (1954) ha proposto un approccio storico-cronologico individuando quattro forme di nazionalismo succedutesi nel tempo:




  • Nazionalismo integrativo (1815-1871) che coinvolse ad esempio i processi unificativi di stati come Italia e Germania;


  • Nazionalismo smembrante (1871-1890) che vide protagoniste le minoranze di imperi in dissolvimento come quello Austroungarico e Ottomano;


  • Nazionalismo aggressivo (1900-1945) causa scatenante delle due guerre mondiali e quindi profondamente intrecciato con l'Imperialismo;


  • Nazionalismo contemporaneo (dal 1945 in poi) che si caratterizza per uno sforzo per l'espansione economica e neoimperiale dei due principali attori della guerra fredda (USA e URSS), e per la spinta alla decolonizzazione in Asia, Africa e Medio Oriente.


E. J. Hobsbawm (Nation and nationalism, 1990) accoglie la tesi di proposta da Miroslav Hroch sulla divisione dei movimenti nazionalistici in tre fasi:



  1. la riscoperta letteraria e folklorica della cultura popolare;

  2. l'agitazione politica del nazionalismo militante di piccoli gruppi;

  3. l'adesione a movimenti di massa.


Il politologo contemporaneo Walker Connor si sofferma sullo studio dei moderni nazionalismi classificandoli non solo sotto un profilo storiografico ma anche sociologico, secondo il quale la promozione e la tutela della Nazione è un sentimento legato alle esperienze che connettono l'individuo con gli elementi materiali ed immateriali del suo territorio.



Il nazionalismo dalle radici alla prima guerra mondiale |


In generale si distingue tra il nazionalismo democratico o liberale, che si affermò in Europa e America Latina durante la prima metà dell'Ottocento, ed il nazionalismo della seconda metà del XIX secolo. Il primo pensava alla nazione come comunità che coesiste pacificamente e pariteticamente con altre nazioni (tipica ad esempio di Giuseppe Mazzini), mentre il secondo è legato alla reazione contro la democrazia parlamentare ed all'espansionismo delle nazioni d'Europa impegnate nella gara di supremazia extraeuropea, il colonialismo. Nella prima metà dell'Ottocento il nazionalismo, nell'accezione più alta del termine, cioè come espressione suprema dell'idea di nazione, si sviluppò con maggior vigore in quei paesi che non si erano ancora dotati di uno stato unitario, e cioè la Germania e l'Italia[2]. Quando ciò avverrà, negli anni sessanta di quello stesso secolo, gli equilibri europei verranno sconvolti e con essi si accelererà lo sfascio dei vecchi imperi multinazionali (soprattutto dell'Impero austro-ungarico e di quello euroasiatico Ottomano), mentre il nazionalismo assumerà caratteri diversi negli Stati-nazione: nel Regno Unito si identificò con la missione imperiale britannica, in Germania si sforzò di creare uno stato autoritario a forte vocazione protezionista e con suggestioni pangermaniste (von Treitschke e von Sybel anticipate già da Fichte), in Francia si strinse attorno al tradizionalismo monarchico e cattolico della destra di Barrès, manifestatosi in occasione dell'affare Dreyfus.



Il Nazionalismo italiano |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionalismo italiano e Associazione Nazionalista Italiana.

Il nazionalismo italiano affonda le proprie radici nell'esperienza del Risorgimento. Nella seconda metà degli anni sessanta dell'Ottocento assumerà connotazioni e forme politiche e culturali legate all'esperienza risorgimentale, dando vita al fenomeno dell'irredentismo. Tale fenomeno raggiungerà il suo massimo sviluppo agli inizi del secolo successivo. In questa fase il nazionalismo italiano si presentò come movimento delle classi borghesi in ascesa, appoggiato anche da intellettuali, artisti e letterati, fra cui spiccano le figure di Niccolò Tommaseo, Giosuè Carducci, e Gabriele D'Annunzio. Sotto il profilo organizzativo e politico fu importante la fondazione, nel 1910, ad opera di Enrico Corradini e Luigi Federzoni dell'Associazione Nazionalista Italiana. Il giornale Il Regno fu il primo organo ufficiale del movimento nazionalista italiano, cui seguì il settimanale L'Idea Nazionale, nel 1914 trasformato in quotidiano. Il nazionalismo svolse un ruolo importante in molti momenti della storia d'Italia postrisorgimentale.


Per i nazionalisti l'Italia deve avere una sua politica di ricongiungimento e deve recuperare le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, con un programma che guardava al rafforzamento dell'autorità statale come rimedio contro il particolarismo politico, e la guerra per l'affermazione del prestigio italiano. Furono in prima linea come fautori dell'interventismo nella prima guerra mondiale. L'associazione si candidò come partito politico alle elezioni del 1913 e conquistò alcuni deputati. Dopo la fine della guerra, i nazionalisti alimentarono la campagna sulla "vittoria mutilata".
Nel febbraio 1923 l'Associazione Nazionalista Italiana (ANI) si fuse con il Partito Nazionale Fascista (PNF), e da allora un'unità di destini la legò al fascismo italiano. Nel 2009, in Italia vede la luce una formazione estremista guidata da Gaetano Saya, denominata Partito Nazionalista del Popolo Italiano, che adotta come simbolo il Sole Nero, con una sorta di milizia di partito chiamata Guardia Nazionale.


In Italia, Spagna e Germania, il nazionalismo estremo giocò un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle ideologie dei fascismi al potere. Il rapporto tra nazionalità, nazionalismo estremo e imperialismo dei regimi totalitari è stato al centro del dibattito storiografico post-seconda guerra mondiale.



Il nazionalismo nel secondo dopoguerra |


Tramontato, a seguito della tragedia delle due guerre mondiali, il nazionalismo classico nato nell'Europa dell'Ottocento, è andato crescendo un nazionalismo in forme nuove, che, sotto la copertura delle più varie spinte ideologiche, è stato la culla della "via cinese" all'autonomia, del non allineamento e delle lotte al colonialismo nel terzo mondo. Con la conclusione della stagione di decolonizzazione, che coinvolse direttamente o indirettamente centinaia di milioni di individui, il nazionalismo politico parve entrare in una fase di declino.


Ad esso si sostituì, nel mondo arabo ed in generale islamico, il nazionalismo religioso: antiamericano nella rivoluzione iraniana del 1979, antisovietico nell'invasione sovietica dell'Afghanistan sempre nel 1979, antisraeliano nei territori palestinesi occupati. Terminata la decolonizzazione, dissolta l'URSS e tramontata la minaccia della guerra fredda, il nazionalismo politico nei paesi islamici è stato in parte rimpiazzato dal fondamentalismo religioso in una forma variabile, a seconda dell'area interessata, di resistenza collettiva alla modernità, così come intesa dall'Occidente, in nome di valori tradizionali,; mentre in altre parti del pianeta, come in Africa, in medio Oriente e nella ex Jugoslavia, le rivendicazioni nazionalistiche si sono tradotte in vere e proprie guerre di sterminio su base etnica.


Inoltre l'avanzare, spesso invasivo, della globalizzazione in special modo economica ha prodotto una reazione, che ha ridotto il nazionalismo ad etnicismo.



Etnonazionalismo |




Il nazionalismo uccide in Bosniaco, Serbo e Croato è un motto di UDIK contro il nazionalismo in Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia[3]


Negli ultimi anni si è tornato a parlare di nazionalismo a seguito della caduta del comunismo ed in particolar modo della caduta dell'Unione Sovietica, quale unico impero sopravvissuto alla prima guerra mondiale. L'impero esterno (paesi dell'Europa orientale) si è separato con modalità relativamente pacifiche, se si esclude la Romania, e l'impero interno, ovvero gli stati che formavano la federazione sovietica, lo ha seguito di lì a breve. Tale disgregazione ha dato modo ad un nuovo tipo di nazionalismo, configuratosi come etnonazionalismo, di affermarsi nella fascia del continente eurasiatico che va dalla costa balcanica dell'Adriatico sino all'Asia centrale. Tale affermazione ha avuto esiti devastanti; basti ricordare il conflitto nella ex Jugoslavia, nella Cecenia russa e più recentemente in Ucraina. Il nazionalismo così, alla fine del XX secolo, ha assunto il volto dell'etnicismo, talvolta esasperato e mescolato a fondamentalismi religiosi, tribalismo, localismo o comunitarismo, come nel caso dell'Africa subsahariana ed in particolar modo in Ruanda e Burundi nel 1994.


Definire l'etnia, le guerre etniche e lo stesso etnicismo in quanto surrogato del nazionalismo, è molto difficile anche per gli scienziati sociali e gli antropologi, lasciando così aperte complesse questioni.



Movimenti etnonazionalisti europei |




Un murale a favore dell'indipendenza basca nella città di Belfast


Alcuni partiti politici, in Europa e nel mondo, fanno riferimento ad un nuovo concetto di nazionalismo delle minoranze senza stato, aperto alla modernizzazione ed al pluralismo democratico a volte, altre volte come nel caso dell'ETA o del movimento corso chiaramente terroristici.
Nel Parlamento Europeo è presente il partito dell'Alleanza Libera Europea (nato nel 1981) che racchiude alcuni tra i più importanti movimenti nazionalisti del continente, che si dichiarano apertamente euroscettici almeno rispetto all'attuale configurazione dell'Unione Europea.


Tra i grandi movimenti etnonazionalisti in Europa sono il moderato Partito Nazionalista Basco e EH Bildu, coalizione indipendentista e di sinistra, nei paesi Baschi; Nuova Alleanza Fiamminga, Interesse Fiammingo nelle Fiandre, il Partito Sardo d'Azione di origini socialdemocratiche, ma anche la Lega Nord, in Italia, che è stata considerata un partito di questo tipo[4][5][6][7][8], anche dal suo stesso fondatore Umberto Bossi[9].


Alcuni tratti, che possono accomunare i movimenti etnonazionalisti, ma non necessariamente, sono:



  • la lotta contro lo Stato-Nazione non pura dal punto di vista etnico, da essi considerato di matrice massonica e giacobina, mentre lo stato nazione etnico è il loro obiettivo;

  • la difesa delle identità etnonazionali e delle tradizioni spirituali, culturali, linguistiche e storiche delle comunità, rare volte millenarie più spesso recenti, intese altresì come elementi in grado di evolversi;

  • la battaglia per una maggiore giustizia sociale rispetto ad una globalizzazione omologante;

  • la lotta contro il Megacapitale apolide e l'Alta Finanza internazionale;


L'etnonazionalismo è, dunque, quella corrente di pensiero politico secondo la quale ogni organismo statale dovrebbe avere come soggetto una popolazione il più possibile omogenea dal punto di vista etnico, culturale, linguistico, religioso e, quindi, necessariamente escludente perché l'etnicità costituisce il criterio fondante della Nazione.
Lo Stato Etnico è l'unico a cui vengono attribuite, a lunga scadenza, reali prospettive di stabilità proprio per la sua natura omogenea.
Precursore del Pensiero Etnonazionalista è l'Idea di Volk, che si sviluppò in Germania un secolo addietro. Nella visione etnonazionalista la mappa geopolitica dell'Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una confederazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato, etnicamente omogenee.


Esiste da tempo l'evoluzione di certi partiti nazionalisti verso un'apertura multiculturale e l'integrazione di altre minoranze etniche. Tra questi si segnalano in Europa il Partito Nazionalista Scozzese, la Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) e, al di fuori dell'Europa, il Parti Québécois canadese e il Democratic Progressive Party di Taiwan. Nel caso del Partito Nazionale Scozzese, partito di ispirazione socialdemocratica e filoeuropeista, il concetto di nazionalismo etnico è stato sostituito da un nazionalismo civico, aperto all'integrazione degli stranieri, in cui l'appartenenza nazionale è dovuta non alla discendenza da stirpe celtica quanto all'adesione dei valori culturali e sociali del popolo scozzese; dopo l'esito del referendum sulla permanenza nell'Ue del Regno Unito, tale partito ha mostrato interesse per convocare un nuovo referendum sull'indipendenza scozzese per riaderire all'Unione Europea.


Tuttavia altri partiti nazionalisti, considerati più vicini a ideologie della destra radicale (Partito Nazionale Britannico, Interesse Fiammingo, Lega Nord in Italia, etc) continuano ad opporsi ad una trasformazione dello Stato-nazione in senso etnicamente eterogeneo ossia in un tipo di società multirazziale, multietnica, multiculturale, multireligiosa e fondata sullo ius soli, al fine di ridare vita a comunità etnicamente omogenee e fondate sullo ius sanguinis.
Il nazionalismo marxista di Batasuna nei Paesi Baschi è stato invece recentemente accusato dalle autorità iberiche di collusioni con il terrorismo dell'ETA.



L'econazionalismo |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Econazionalismo.

L'econazionalismo è quella via che rifiuta implicazioni di ordine strettamente biologico nella definizione della nazione, ma la allarga all'intero ecosistema, includendovi gli esseri viventi, il paesaggio, la cultura umana e ogni altro elemento legato al territorio nativo, parola dalla quale deriva etimologicamente il termine stesso di nazione. Tesi econazionaliste, per esempio, prendono corpo e consistenza tra i nazionalisti sardi del partito politico Sardigna Natzione Indipendentzia e gli econazionalisti insubri del movimento Domà Nunch, così come, per alcuni aspetti, nei movimenti venetisti.



Note |




  1. ^ T. C. W. Blanning, The Culture of Power and the Power of Culture: Old Regime Europe 1660-1789, Oxford University Press, 2003, pp. 259, 260, ISBN 978-0-19-926561-9.


  2. ^ «Com'è ovvio, l'idea di nazione sarà particolarmente cara ai popoli non ancora politicamente uniti...quindi sarà soprattutto in Italia e Germania che l'idea nazionale troverà assertori entusiasti e continui...» Federico Chabod, L'idea di nazione, Roma-Bari, Laterza Ed., 1961 (citato in: Stuart Woolf, Il nazionalismo in Europa, Milano, Edizioni Unicopli, 1994, p. 114)


  3. ^ Nacionalizam ubija, poručili aktivisti iz Sarajeva -Klix, www.klix.ba, 9 novembre 2013. URL consultato il 29 giugno 2017.


  4. ^ Pierre-André Taguieff, L'illusione populista, Bruno Mondadori, Milano 2003.


  5. ^ Bruno Luverà, I confini dell'odio, Editori Riuniti, 1999


  6. ^ Giuseppe Scaliati, Dove va la Lega Nord. Radici ed evoluzione politica di un movimento populista, Edizioni zero in condotta, Milano 2006


  7. ^ Roberto Biorcio, La Padania promessa. La storia, le idee e la logica d'azione della Lega Nord, Il Saggiatore, Milano 1997


  8. ^ Luciano Costantini, Dentro la Lega. Come nasce, come cresce, come comunica, Koinè, Roma 1994


  9. ^ Discorso di apertura del I Congresso della Lega Lombarda (1989) Archiviato il 13 giugno 2010 in Internet Archive.



Bibliografia |




  • (EU) Joxe Azurmendi, Historia, arraza, nazioa, Donostia, Elkar, 2014, ISBN 978-84-9027-297-8.


  • Anthony D. Smith, Nazioni e nazionalismi nell'era globale, Asterios, 2000.


  • R.V. Manekin: L'identità nazionale e nazionalismo. «Eurasian Gazzetta», № 12. Rif. - Cm: il nazionalismo ucraino come una forma di «falsa consapevolezza». «Gazzetta russa», 06.04.2001 - Certificato Goskompechat RF n° 016788

  • Walker Connor, Etnonazionalismo, Edizioni Dedalo, 1995.

  • Daniel J. Elazar, Idee e forme del Federalismo - Il nazionalismo, Saggi Mondadori, 1998.

  • Lagonegro Giovanni, Storia politica di Euskadi ta Askatasuna e dei Paesi Baschi, Di Tranchida Edizioni, 2005.

  • Bomboi Adriano, L'indipendentismo sardo. Le ragioni, la storia, i protagonisti, Edizioni Condaghes, 2014.

  • Marlène Laruelle, In the Name of the Nation: Nationalism and Politics in Contemporary Russia, 978-1-349-38117-3, 978-0-230-10123-4 Palgrave Macmillan US 2009



Voci correlate |



  • Econazionalismo

  • Fondamentalismo

  • Patriottismo

  • Volksgeist

  • Comunità immaginate

  • Mito-motore

  • Revanscismo



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |






  • Nazionalismo, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata


  • (EN) Nazionalismo, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata


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