Veleno di serpente




Il serpente è velenoso




Indice






  • 1 Produzione


  • 2 Come viene usato e come agisce


  • 3 Composizione chimica


  • 4 Influenze sull'uomo


  • 5 Note


  • 6 Altri progetti





Produzione |


Il veleno è prodotto da una ghiandola che corrisponde a quella che negli altri vertebrati è la ghiandola parotide. Queste ghiandole velenifere sono presenti su ciascun lato della testa nella regione sottostante o retrostante all'occhio o comprese nella regione tra l'occhio, le narici e il palato.



Come viene usato e come agisce |


Il veleno di serpente è essenzialmente un mezzo di sopravvivenza per l'animale, con cui questo può paralizzare la preda e neutralizzare la sua resistenza. Molte specie di serpenti si cibano infatti di vertebrati più attivi e più forti di loro, che essi non potrebbero trattenere o uccidere con azione puramente meccanica.


Il veleno di serpente non è una sostanza semplice bensì una associazione complessa di molte tossine diverse, con funzioni e quantità variabili. Sono note circa 20 neurotossine presenti nei veleni delle varie specie di serpente nel mondo. Non si trovano tutte insieme nel veleno di nessuna singola specie, ma in media le specie di serpenti utilizzano da 6 a 12 di queste sostanze nel proprio veleno.[1][2]


Si tratta di enzimi che possono essere grandi molecole composte di molte decine di peptidi.[3] In alcuni casi l'azione tossica sul metabolismo è la conseguenza dell'unione sinergica di più sostanze. L'effetto immediato del veleno, uccidere o neutralizzare la resistenze della preda, è sempre affidato a meccanismi neurotossici; tuttavia il veleno di alcune famiglie di serpenti contiene anche sostanze che producono altri tipi di tossicità, con effetto meno immediato, sostanze che per il serpente hanno funzione pre-digestiva, e che possono però essere ancora più pericolose delle neurotossine. I serpenti velenosi sono anche dotati di un apparato apposito per l'iniezione e la diffusione della sostanza nel corpo della vittima, in particolare i denti del veleno che possono essere cavi e dotati di canali interni o incisi esternamente. I viperidi sono, tra tutte le famiglie di serpenti, quelli dotati del sistema velenifero più evoluto.


Vi sono due principali gruppi di serpenti velenosi – o meglio considerati velenosi in modo significativo per l'uomo – ovvero: i proteroglifi (includono gli Elapidi come i cobra, il serpente corallo) e le vipere (solenoglifi, includono vipere e crotali).


Questi due gruppi producono due tipologie di veleno ad azione generalmente diversa. Il veleno degli elapidi come il cobra ha effetto prevalentemente neurotossico, ad azione rapida, blocca le trasmissioni nervose e soprattutto le funzioni respiratorie della vittima. Il veleno dei viperidi invece, pur contenendo meno neurotossine, a causa delle sostanze pre-digestive ha effetti maggiormente emotossici (in particolare può indurre o impedire la coagulazione) e citotossici, ed ha azione più lenta e prolungata.


C'è anche un'altra categoria di serpenti velenosi: i colubridi opistoglifi. gli opistoglifi hanno tutti denti veleniferi collocati in posizione non frontale, bensì arretrata nella mascella, hanno piccole dimensioni e di solito non sono tra quelli considerati particolarmente pericolosi per l'uomo, con le dovute eccezioni. Anche alcuni serpenti aglifi possiedono una saliva tossica, usata per stordire la preda. Il loro morso nella maggior parte dei casi è innocuo per l'uomo. Tuttavia, è stato dimostrato che un morso prolungato di biacco (da un minuto) può causare effetti neurotossici. È da considerare che i veleni dei serpenti sono tossici localmente e sistemicamente quando assorbiti oppure iniettati direttamente nel sistema circolatorio. Se ingeriti, sono rapidamente digeriti essendo delle proteine e pertanto senza effetto sull'organismo.



Composizione chimica |


Il veleno dei serpenti si presenta come una miscela di differenti zootossine e di enzimi ad azione specifica. Alcuni di questi enzimi non sono sempre tossici in sé, ma agiscono sulla permeabilità cellulare nei confronti di altre sostanze rendendo i tessuti della vittima più vulnerabili alle altre sostanze iniettate. Le tossine contenute sono di diverse famiglie chimiche:




  • Fosfodiesterasi: intervengono sul sistema circolatorio della vittima abbassando drammaticamente la pressione sanguigna, favoriscono così il collasso cardiocircolatorio.

  • Agenti di blocco della colinesterasi: queste sostanze chimiche sono quelle propriamente neurotossiche. Sono enzimi contenuti in gran quantità soprattutto nel veleno degli elapidi, come i cobra e mamba, inibiscono l'enzima colinesterasi provocando paralisi dei movimenti ed eventualmente blocco respiratorio. Vi sono due tipi di azione neurochimica, dall'effetto analogo: le tossine prodotte dai cobra sono enzimi che si legano direttamente alla molecola di colinesterasi, i cosiddetti recettori nicotinici. Il veleno dei mamba invece contiene una tossina che produce la sua azione colinergica occupando i canali presenti nelle molecole di alcune membrane di motoneuroni specifici, canali microscopici che permettono il passaggio di ioni, producendo così una depolarizzazione delle cellule neuronali (questa azione è maggiormente cardiotossica). L'effetto è sempre quello di rendere inefficace la colinesterasi, con la neutralizzazione diretta della molecola o con il blocco delle sue destinazioni. L'effetto di tutte queste sostanze sull'uomo può essere simile a quello di alte dosi di nicotina o curaro, o anche gas nervini come il VX e il Sarin. Il veleno dei viperidi contiene invece agenti neurotossici più mirati alle specie predate, che sull'uomo hanno effetti molto minori. I viperidi compensano la minore tossicità con un migliore apparato velenifero ed un bilancio maggiore di sostanze che inducono shock sistemico e collasso sui piccoli vertebrati.


  • Ialuronidasi: enzima che modifica la permeabilità tissutale ad altri enzimi.


  • Ammino ossidasi e Proteasi: sono una famiglia di enzimi polipeptidici ad azione più lenta la cui funzione sembra essere prevalentemente digestiva, e agiscono anche per la loro associazione con le sostanze neurotissiche. Tra questi vi sono le fosfolipasi. Reagiscono con altri enzimi e sono citotossici ed emotossici. Nella maggior parte dei casi possono costituire il pericolo maggiore perché danneggiano irreversibilmente i tessuti e il sistema di capillari.

  • Enzima ATP-bloccante: neutralizza le molecole di ATP (Adenosintrifosfato) presenti nel corpo della vittima facendo mancare l'apporto energetico vitale.


Il veleno in genere contiene neurotossine che danneggiano il sistema nervoso, oppure tossine che bloccano la coagulazione del sangue e quindi provocano un'emorragia.


Quello della vipera, per esempio, contiene tossine che inattivano i fattori della coagulazione presenti nel sangue: si tratta di un complesso di enzimi in grado di distruggere le proteine. A questi si aggiungono poi la bradichinina, che provoca la dilatazione dei vasi sanguigni e quindi il calo della pressione, oltre a sostanze che danneggiano il sistema nervoso e i muscoli.


Gli effetti sono quindi insufficienza cardiaca ed emorragia. I veleni degli elapidi (cobra, bungaro, serpenti australiani) contengono invece potenti neurotossine che danneggiano il sistema nervoso centrale e sostanze che distruggono i globuli rossi.


Non esistono antidoti preventivi che annullino gli effetti di un eventuale morso. Ci sono invece i sieri specifici per i diversi veleni.



Influenze sull'uomo |


Le morti a causa del veleno dei serpenti oscillano ogni anno tra le 30 e 40 mila, il maggior numero delle quali nel sud-est asiatico.
Nella penisola italiana, sono pochi i serpenti velenosi e generalmente appartengono alla famiglia dei Viperidi (i Colubridi velenosi presenti in Italia non sono pericolosi per l'uomo), il cui veleno solitamente non è letale, ma provoca inizialmente dolore nel punto colpito. Successivamente si presentano sintomi generali di shock, con dolori gastrici-intestinali quali vomito e diarrea.



Note |




  1. ^ Bauchot, Roland (Edited by), Snakes: A Natural History., New York City, NY, USA, Sterling Publishing Co., Inc., 1994, pp. 194–209, ISBN 1-4027-3181-7..


  2. ^ AA.VV., Snake Venom, University of Bristol - Web Projects.


  3. ^ Viljoen, Cornelis C.; Botes, Dawle, Snake Venom Toxics (PDF), The Journal of Biological Chemistry, Vol. 248, N.14, 25 July 1973.



Altri progetti |



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