Monte Carzen
Monte Carzen | |
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La cima del monte Carzen | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Brescia |
Altezza | 1 508 m s.l.m. e 958 m s.l.m. |
Catena | Alpi |
Coordinate | 45°48′14″N 10°37′43″E / 45.803889°N 10.628611°E45.803889; 10.628611 |
Altri nomi e significati | monte Garda, cima di Carsine o Carpen |
Mappa di localizzazione | |
Monte Carzen | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Orientali |
Grande Settore | Alpi Sud-orientali |
Sezione | Prealpi Bresciane e Gardesane |
Sottosezione | Prealpi Gardesane |
Supergruppo | Prealpi Gardesane Sud-occidentali |
Gruppo | Gruppo Tombea-Manos |
Sottogruppo | Gruppo della Cima Tombea |
Codice | II/C-30.II-B.5.a |
Il monte Carzen (pronunciato Carsen nel dialetto locale), è una montagna delle Prealpi Bresciane e Gardesane. Fa da spartiacque tra il territorio comunale di Valvestino e quello di Capovalle e sovrasta la parte sud occidentale della val Vestino rappresentata dall'abitato di Bollone. Fa parte del gruppo del Tombea-Manos ed è raggiungibile sia dall'abitato di Bollone tramite un ripido sentiero di circa 4 km. o da Capovalle.
Indice
1 Toponimo
2 Cenni storici
3 Natura
4 Panorama
5 Note
6 Bibliografia
Toponimo |
Nell'"Atlas Tyrolensis" del cartografo tirolese Peter Anich, stampato a Vienna nel 1774, e nelle carte topografiche della Provincia di Brescia del 1826, il Monte veniva indicato come Monte Garda di chiara etimologia longobarda, infatti deriverebbe dalla parola "wurte" che indica un luogo di osservazione o di guardia, mentre nelle carte austriache del 1878 era nominato Cima Carsine. Secondo il geografo Fausto Camerini il toponimo deriverebbe da garza, il cardo selvatico, mentre per altri dalla parola di origine preindoeurpea "car", che significa zona alta e rocciosa[1].
Cenni storici |
Nei secoli passati il territorio compreso tra il monte Vesta e il monte Carzen fu luogo di confine prima tra il Principato vescovile di Trento, al quale apparteneva la Val Vestino, e la Repubblica di Venezia poi, fino al 1918, tra l'Impero d'Austria e il Regno d'Italia.
Nel 1753, con il Trattato di Rovereto, sottoscritto dal doge veneziano Francesco Loredan e l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, furono delimitati i confini tra i due stati trovando così un definitivo accordo sulle secolari questioni territoriali esistenti fra le opposte comunità. Così sulla sommità del monte Vesta e poco distante a Vesta di Cima furono posti dalla commissione due cippi confinari di pietra che recano scolpita la data 1753. Verso la fine dell'Ottocento il Regno d'Italia per controllare i traffici commerciali fra i due stati, cinse la zona di confine con la Val Vestino con una serie di casermette della Guardia di Finanza e una di queste fu costruita a Vesta di Cima.
Nel luglio del 1866 durante la terza guerra di indipendenza fu scalato da una colonna di garibaldini al comando del maggiore Luigi Castellazzo e da un'altra austriaca comandata dal colonnello Hermann Thour von Fernburg[2].
La posizione strategica del Monte costituì, tra il 1897 e il 1914, un punto di osservazione e controllo del confine di stato per le "sezioni di difesa" del III Battaglione, stanziato a Storo, del 2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen" dell'esercito imperiale austriaco.
Natura |
La zona del monte Vesta-Carzen-Manos fu erborizzata a partire dal 1863 dal botanico don Pietro Porta, allora parroco del villaggio di Bollone e specialista del genere dei Carduus, seguì nel 1867 la spedizione scientifica dello zoologo austriaco Joseph Gobanz e nel 1875 dal malacologo milanese Napoleone Pini.
Poco distante alla malga di Vesta di Cima si trova un ampio stagno, detto localmente "Laghetto di Vesta", usato nei mesi dell'alpeggio come abbeveratoio dal bestiame, che fino a pochi decenni fa si colorava di colore rosso a causa della presenza di minuscoli oligocheti.
Panorama |
Nei giorni sereni si gode un panorama eccezionale; a nord la Val Vestino con il Monte Cingla, Monte Tombea, Cima Rest e il Caplone, la vetta più alta delle prealpi gardesane occidentali e in lontananza si scorge la vetta del monte Adamello con quello che rimane del suo ghiacciaio perenne, a ovest la Cima della Fobbia, il monte Manos e le montagne della Valle Sabbia; a sud il monte Pizzocolo e la zona morenica meridionale del lago di Garda con la città di Peschiera del Garda.
Ad est è invece possibile osservare la Valle del Droanello, il monte Denervo, la zona della Costa e il monte Baldo con la vetta del monte Altissimo di Nago.
Note |
^ Fausto Camerini, Prealpi Bresciane, 2004.
^ Franz Jaeger, Geschichte des K.k. Infanterie-regiments Georg Prinz von Sachsen, NR.11, 1879
Bibliografia |
Vito Zeni, La Valle di Vestino. Appunti di storia locale, Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia, luglio 1993.
Ottone Brentari, Guida del Trentino, pubblicato da Premiato stabil. tipogr. Sante Pozzato, 1902.
John Ball, Alpine Guide, 1866.- Paolo Guerrini, Memorie storiche della diocesi di Brescia, pubblicato da Edizioni del Moretto, 1986.
- Fausto Camerini, Prealpi Bresciane, 2004.