Monte Caplone
Monte Caplone | |
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Il monte Caplone sullo sfondo visto da cima Rest di Magasa | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia Trentino-Alto Adige |
Provincia | Brescia Trento |
Altezza | 1 976 m s.l.m. |
Prominenza | 1 234 m |
Catena | Alpi |
Coordinate | 45°48′07.48″N 10°38′28.59″E / 45.802077°N 10.641274°E45.802077; 10.641274 |
Altri nomi e significati | Cablone, Cima del Palù e Cima delle Guardie |
Mappa di localizzazione | |
Monte Caplone | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Orientali |
Grande Settore | Alpi Sud-orientali |
Sezione | Prealpi Bresciane e Gardesane |
Sottosezione | Prealpi Gardesane |
Supergruppo | Prealpi Gardesane Sud-occidentali |
Gruppo | Gruppo del Caplone |
Codice | II/C-30.II-B.4 |
Il monte Caplone (detto anche monte Cablone, Cima del Palù o Cima delle Guardie) è una montagna delle Prealpi Bresciane e Gardesane e con i suoi 1976 metri è la vetta più alta del Parco Alto Garda Bresciano. Situato nel territorio comunale di Magasa, sovrasta gli abitati della val Vestino, e delimita il confine tra la provincia di Brescia e quella di Trento. Sulla vetta si trova un vertice geodetico del servizio di mappatura dell'Istituto Geografico Militare.
Indice
1 Toponimo
2 Natura
3 Cenni storici
4 Accessi
5 Note
Toponimo |
Il toponimo Caplone, secondo alcuni, deriverebbe da un termine sconosciuto risalente alla dominazione dei Galli Cenomani mentre quello di Cima delle Guardie o Guardie riportato nelle carta geografica relativa alla contea di Lodrone del 1700, nell'Atlas Tyrolensis del cartografo Peter Anich, stampato a Vienna nel 1774, o nel catasto tirolese del 1800, ove il monte veniva indicato solamente come monte Guarde, è di chiara etimologia longobarda. Infatti deriverebbe, come il monte Carzen, dalla parola "wurte" che indica un luogo di osservazione o di guardia. La sommità del monte si prestava come luogo strategico per quei soldati che erano intenzionati a controllare movimenti nemici nella val Vestino anche se lo sguardo spazia fino oltre la parte sud del lago di Garda.
Il toponimo Palù è invece un termine assai diffuso nel nord Italia e deriva dal latino "palus" che significa palude o zona umida ma il che non si addice al rilievo brullo e impervio se non per indicare la presenza sui suoi versanti di acqua di sorgente.
Natura |
Con il vicino Monte Tombea è ritenuto un sito di interesse botanico di grande importanza scientifica. Il 6 luglio 1853 il botanico bavarese Friedrich Leybold vi scoprì una specie fino allora sconosciuta. Con la pubblicazione nel 1854 del lavoro di Leybold[1] e della Flora Tiroliae Cisalpinae di Francesco Facchini, pubblicata postuma da Franz Hausmann di Bolzano, il monte Tombea-Caplone divenne una delle mete classiche degli itinerari dei botanici nelle Prealpi. Decantarono la bellezza di questi luoghi l'alpinista John Ball che vi salì poco prima del 1866[2], il naturalista austriaco Joseph Gobanz nel 1867, Vinzenz Maria Gredler con i suoi seminaristi nel 1886, Henry Correvon e Andreas Sprecher von Bernegg, botanici svizzeri, viaggiatori per il Club Alpino Svizzero nel 1911 o Friedrich Morton nel 1961.
Cenni storici |
Nel luglio del 1866 durante la terza guerra di indipendenza fu scalato dai garibaldini del 2º Reggimento Volontari Italiani intenti all'assedio del Forte d'Ampola.
La posizione strategica del Monte costituì, tra il 1897 e il 1914, un punto di osservazione e controllo del confine di stato per le "sezioni di difesa" del III Battaglione, stanziato a Storo, del 2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen" dell'esercito imperiale austriaco 2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen".
Nel 1915, nella prima guerra mondiale, fu dapprima scalato e occupato dal 7º Reggimento bersaglieri e poi fortificato dall'esercito italiano con la costruzione della carrozzabile Tombea-Val Lorina, trincee e posti di osservazione.
Accessi |
L'ascensione alla vetta del Caplone è alla portata di escursionisti dal momento che non vi sono, lungo le vie più semplici di salita, tratti in cui è necessaria attrezzatura alpinistica, fatta salva la presenza di neve la quale si riscontra normalmente nei mesi invernali e sino a primavera.
La via più breve ha inizio a Cima Rest, villaggio caratteristico sopra Magasa sulla strada per Cadria. Si tratta di un percorso che, dopo aver toccato alcune malghe, si innalza ripido sulle pendici del Tombea attraversando boschi e pascoli. A quota 1760 m, il percorso si immette sulla strada militare Tombea-Val Lorina (se si prosegue a sinistra, si raggiunge la cima del Monte Tombea). Seguendo la strada, si tagliano a mezza costa i dirupi sud-orientali del Tombea, attraversando anche una breve galleria scavata nella roccia, arrivando alla Bocca dei Campei (1822 m), da cui si sale in breve alla vetta (nell'ultimo tratto è necessario prestare attenzione al passaggio di alcune roccette, benché facili e non esposte). Il segnavia da seguire è il numero 66, che si sovrappone al numero 444 della SAT nell'ultimo tratto.
Note |
^ Friedrich Leybold, Botanische Skizzen von den Grenzen Südtirols, 1854.
^ John Ball, The Alpine guide, 1866, pagina 485