Royal Dutch Shell
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Royal Dutch Shell plc | |
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Sede storica della Shell nel quartiere di Benoordenhout a L'Aia | |
Stato | Paesi Bassi |
Forma societaria | public company |
Borse valori | Euronext: RDSA Euronext: RDSA Borsa di Londra: RDS.A Borsa di Londra: RDS.B |
ISIN | GB00B03MLX29 e GB00B03MM408 |
Fondazione | 1907 |
Sede principale | L'Aia |
Persone chiave | Ben van Beurden AD Jorma Ollila Chairman Jeroen van der Veer Presidente |
Settore | Petrolio, Gas naturale, petrolchimica |
Fatturato | 484,489 miliardi $[1] (2011) |
Utile netto | 30,918 miliardi $[1] (2011) |
Dipendenti | 101.000 |
Slogan | «You can be sure of Shell» |
Sito web | www.shell.com e www.shell.co.uk/ |
La Royal Dutch Shell plc / Koninklijke Nederlandse Shell NV, conosciuta come Shell, è una multinazionale operante nel settore petrolifero, nell'energia e nella petrolchimica. Assieme a BP, ExxonMobil e Total è uno dei quattro principali attori privati mondiali nel comparto del petrolio e del gas naturale. Soprattutto si dedica a tutta la filiera dei prodotti petroliferi, dall'esplorazione fino alla vendita al dettaglio. Le sue attività petrolchimiche sono incentrate nella sussidiaria Shell Chemicals, ma esiste anche un settore dedicato alle energie rinnovabili.
La società opera in oltre 140 paesi del mondo, ma il suo mercato principale sono gli Stati Uniti d'America, in cui opera la sussidiaria Shell Oil Company, con sede ad Houston, nel Texas. La sede mondiale si trova all'Aia, nei Paesi Bassi, dove la compagnia mantiene anche il domicilio fiscale. Le azioni sono trattate principalmente nelle borse di Londra ed Amsterdam. Nel 2004 i ricavi, pari a 268 miliardi di dollari, la rendevano la quarta più grande azienda del mondo per fatturato, mentre i profitti pari a 18,18 miliardi di dollari la rendevano la seconda impresa più redditizia del mondo in termini di profitto lordo.
Indice
1 Storia
2 Origini del nome e del logo
2.1 Evoluzione
3 Attività
3.1 Texaco
3.2 British Gas
4 Proprietà
5 Direttivo
6 Questioni ambientali e contestazioni
6.1 Sud Africa
6.2 Nigeria
6.3 Brent Spar
6.4 Canada
6.5 Irlanda
6.6 Ricategorizzazione di riserve di gas e petrolio
6.7 Sviluppo sostenibile
6.8 Sachalin
7 Annunci di profitti
8 Italia
9 Note
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Storia |
La Royal Dutch/Shell Group venne creata nel 1907. La Reale Compagnia Petrolifera Olandese (nome legale in olandese, N.V. Koninklijke Nederlandsche Petroleum Maatschappij) e la The "Shell" Transport and Trading Company plc, si fusero per competere contro il gigante petrolifero dell'epoca, la Standard Oil. Prima della fusione, il gruppo operava con un numero di accordi azionari e operativi.
La Reale Compagnia Petrolifera Olandese era una compagnia olandese fondata nel 1890 da Jean Kessler, assieme a Henri Deterding e Hugo Loudon, quando la regina dei Paesi Bassi Guglielmina concesse uno statuto reale ad una piccola compagnia di esplorazione petrolifera nota come "Royal Dutch".
La The "Shell" Transport and Trading Company (le virgolette fanno parte del nome ufficiale) era una compagnia britannica fondata nel 1897 da Marcus Samuel e dal fratello Samuel Samuel.
Nel 1919, la Shell prese il controllo della Mexican Eagle Petroleum Company e nel 1921 formò la Shell-Mex Limited che commercializzava prodotti con i marchi "Shell" e "Eagle" nel Regno Unito. Nel 1931, in parte come risposta alle difficili condizioni economiche dell'epoca, la Shell-Mex fuse le attività di marketing nel Regno Unito (e solo li) con quelle della British Petroleum, creando la Shell-Mex and BP Ltd, una società che continuò a stare sul mercato fino a quando i marchi si separarono nel 1975.
Il 28 ottobre 2004 venne annunciato che il gruppo Shell desiderava andare verso una struttura di proprietà unica, creando una nuova parent company che avrebbe dovuto chiamarsi Royal Dutch Shell plc avendo come mercati di quotazione principale quelli di Londra ed Amsterdam e come quartier generale L'Aia nei Paesi Bassi. Dopo l'approvazione degli investitori dei due gruppi (28 giugno 2005), l'unificazione è stata conclusa il 20 luglio 2005. Le quote vennero emesse in rapporto 60/40 per gli azionisti di Royal Dutch. La compagnia formata aveva un valore di 219 miliardi di dollari.
Nella vecchia struttura finanziaria, gli ADR (certificati di titoli azionari) erano scambiati sul New York Stock Exchange sotto RD (Royal Dutch) e SC (Shell).
Origini del nome e del logo |
L'origine del nome Shell è collegata alla ditta The "Shell" Transport and Trading Company. Nel 1833, il padre del fondatore, anche lui chiamato Marcus Samuel, aveva creato una ditta di import-export di conchiglie (in inglese "shell") che vendeva a collezionisti londinesi. Raccogliendo esemplari di conchiglie nella zona del Mar Caspio nel 1892, il giovane Samuel capì che poteva essere conveniente esportare petrolio da lampade dalla regione e commissionò la prima vera petroliera al mondo, la Murex, per entrare in questo mercato. Nel 1897 Samuel incluse la parola "shell" nel nome dell'azienda e ne disegnò il logo, rimasto da allora praticamente lo stesso.[2] Nel 1907 la compagnia possedeva una flotta di petroliere.
L'emblema della Shell è uno dei simboli commerciali più famosi al mondo; è in effetti una conchiglia pettine (Pecten maximus); l'ultima versione del logo fu disegnata da Raymond Loewy e presentata nel 1971.
Evoluzione |
1900
1904
1909
1930
Attività |
Una delle sette sorelle, Royal Dutch/Shell è la prima compagnia petrolifera per reddito e un leader dell'industria petrolchimica e dell'energia solare. Shell ha sei "core business": esplorazione e produzione, gas e energia, downstream, prodotti chimici, energie rinnovabili e commercio/distribuzione e opera in più di 140 paesi del mondo.
L'attività principale di Shell era ed è la gestione di una compagnia petrolifera "integrata verticalmente". Lo sviluppo di un expertise tecnico e commerciale in tutte le fasi di questa integrazione verticale dalla ricerca dei bacini petroliferi (esplorazione) attraverso la estrazione (produzione), il trasporto, la raffinazione e alla fine la distribuzione e la vendita costituiscono le caratteristiche di base del gruppo. Simili competenze sono richieste per le attività legate al gas naturale che è diventato uno dei maggiori settori d'affari di Shell e che contribuisce significativamente ai profitti della compagnia. L'attività nel comparto chimico, che include la produzione e la vendita di prodotti derivati dagli idrocarburi, è stata pure un passo logico conseguente alle attività di raffinazione del greggio. Le attività di Shell Chemicals, che negli ultimi 10 anni è stata profondamente ristrutturata, sono comunque ancora rilevanti per il gruppo.
Negli anni Shell ha a volte cercato di diversificare le proprie attività, andando verso settori anche lontani da quelli legati a petrolio, gas e chimica: ad esempio in quello dell'energia nucleare, (una breve e costosa joint venture con Gulf Oil negli USA), del carbone (Shell Coal è stata a lungo attiva nel mercato con miniere e vendita), metalli (Shell acquisì la compagnia estrattiva olandese Billiton nel 1970) e generazione di energia (una joint venture con Bechtel chiamata Intergen). Comunque nessuna di queste imprese ha avuto grandi successi e sono tutte state accantonate. Negli ultimi anni Shell ha fatto ricerca nel settore delle energie alternative con investimenti nel solare, nell'eolico, nell'idrogeno.
Nel 2001 lancia, prima in Italia e poi nel mondo, la V-Power, la prima benzina a 100 ottani.
Texaco |
Nel 2001, la Federal Trade Commission (FTC) richiese che la Texaco, allo scopo di fondersi con la Chevron Corporation, vendesse 13.000 stazioni di servizio e diverse raffinerie, inclusa la quota di Texaco in Equilon (alla Shell) e in Motiva (tre raffinerie; alla Shell e Saudi Aramco, una joint venture al 50%).
La Shell poté usare in esclusiva negli USA il marchio Texaco fino a tutto il 2004 e, senza esclusiva, fino a tutto il 2006.
British Gas |
Nell'aprile 2015 acquisì British Gas con una operazione da 69 miliardi di dollari, in parte con scambio di azioni, incrementando le proprie riserve di idrocarburi del 25% e la produzione giornaliera del 20%.[3][4]
Proprietà |
Prima della loro fusione il 20 luglio 2005, il gruppo era controllato da due holding, la Royal Dutch Petroleum Company dei Paesi Bassi e la The "Shell" Transport and Trading Company plc del Regno Unito. Queste due società controllavano insieme tutte le compagnie che tuttora operano sui mercati di tutto il mondo, anche se qualcuna di queste ultime (ad esempio, la Shell Canada) hanno anche altri azionisti e sono quotate nei mercati borsistici dei rispettivi paesi. In diversi casi, le compagnie sussidiarie vedono anche la partecipazione dei governi locali.
La quota della Shell in queste sussidiarie era sempre divisa in proporzione 60/40 a favore della Royal Dutch. Anche ora, per ragioni principalmente fiscali, le azioni Shell sono divise in due classi, A e B, che rappresentano le "vecchie" azioni Royal Dutch e Shell.
Anche se entrambe le compagnie avevano i propri organi sociali, il gruppo in effetti era governato da un comitato esecutivo, il "Committee of Managing Directors" (CMD), i cui membri erano i direttori esecutivi delle due società.
Il principale azionista singolo della Royal Dutch Shell è una holding di proprietà della famiglia reale olandese, fondata dalla regina Guglielmina.
Direttivo |
- CEO: Ben van Beurden
- CFO: Simon Henry
Il 4 agosto 2005, il consiglio di amministrazione della Royal Dutch Shell plc annunciò la nomina di Jorma Ollila, al momento presidente e CEO di Nokia, nella successione ad Aad Jacobs come "Non-Executive Chairman" del gruppo. La nomina è effettiva dal primo giugno 2006. Ollila è il primo Chairman di Shell non di nazionalità olandese o britannica.
Questioni ambientali e contestazioni |
Negli anni Shell è stata criticata da gruppi ambientalisti e per la difesa dei diritti umani per alcune questioni, in particolare in Sudafrica e Nigeria.
Sud Africa |
Durante gli anni ottanta Shell fu accusata da attivisti anti-apartheid di sostenere il regime di segregazione razziale continuando ad operare nel paese. Shell fu anche accusata di aver infranto le sanzioni. La compagnia sostenne sempre, diversamente da altre multinazionali che si erano ritirate (ad esempio Mobil), che restare era di maggior aiuto che lasciare il paese.
Nigeria |
Shell opera in joint venture con il governo nigeriano con il nome Shell Petroleum Development Company (SPDC). All'inizio degli anni novanta, l'attivista politico Ken Saro-Wiwa, come presidente del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP) condusse una campagna non-violenta contro i danni ambientali connessi con le attività delle multinazionali petrolifere, incluse Shell e British Petroleum, nella terra degli Ogoni nella zona del delta del fiume Niger. Nel gennaio 1993, il MOSOP organizzò marce pacifiche con circa 300.000 persone - più di metà delle quali Ogoni - in quattro città Ogoni, attirando l'attenzione in tutto il mondo sulla condizione di questo popolo. Nello stesso anno Shell cessò le sue attività nella regione. Il coinvolgimento di Shell in Nigeria venne alla ribalta di nuovo nell'ottobre 1990 quando una pacifica protesta in Unchem intensificò. Ottanta persone furono uccise dalla polizia e 495 case furono distrutte. Shell afferma che aveva solamente chiesto protezione alla polizia. Nel 1995 avvenne l'esecuzione di Ken Saro-Wiwa e di altri otto dissidenti. Durante il processo per alto tradimento, Ken Saro-Wiwa aveva accusato Shell dicendo: "...la guerra ecologica che Shell ha intrapreso ... sarà presto giudicata e il ... crimine della guerra sporca della compagnia contro il popolo Ogoni sarà punito". Si scoprì anche che Shell forniva denaro e rifornimenti all'esercito nigeriano (Sierra Club, Defending Those Who Give The Earth A Voice, 2000). Quando Saro-Wiwa fu giustiziato per imputazioni inventate, la condanna internazionale dei fatti colpì anche Shell.[5]
Shell ha continuato ad essere condannata da gruppi come Christian Aid, che riferisce che, sebbene il gruppo dica di agire con 'onestà, integrità e rispetto per le persone', non abbia "usato la sua influenza in Nigeria per operare cambiamenti nella zona del delta del Niger". (Christian Aid, Behind the Mask). La relazione ha anche trovato prove di mancate bonifiche dopo perdite di petrolio, inquinamento dei fiumi e dei corsi d'acqua così come non completamento dei progetti di sviluppo per la popolazione locale. Nel 2001 uno studio di tali progetti, trapelato al giornale The Economist, diceva che di 81 progetti visitati dai controllori del piano, 20 non esistevano, 36 erano parzialmente completati positivamente e 25 stavano funzionando. Da allora i numeri sono cresciuti.
Brent Spar |
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Shell fu anche criticata da Greenpeace per il progetto di dismettere Brent Spar, una piattaforma di servizio di tipo spar per il trasporto del petrolio situata nel Mare del Nord, facendola affondare. Shell alla fine acconsentì a smontarla e portare i pezzi sulla terraferma in Norvegia, pur avendo continuato a dire che il suo piano originale di affondare la piattaforma era più sicuro e meno pericoloso per l'ambiente.
Canada |
In Canada, Shell Canada chiuse una causa in cui un additivo delle benzine creava problemi al misuratore di carburante, in particolare su vetture DaimlerChrysler.
Irlanda |
In Irlanda Shell ha attirato critiche per il progetto di trasportare, attraverso tubature, del gas naturale dal Corrib Gas Field ad un impianto nel nord della contea di Mayo.
Ricategorizzazione di riserve di gas e petrolio |
Shell attirò critiche nel 2004 da azionisti, analisti finanziari, mass media e dalla Securities and Exchange Commission USA quando dovette eseguire una grande "ricategorizzazione" delle sue riserve di petrolio, ammettendo che una parte significativa delle riserve precedentemente considerate "certe" non soddisfavano a tutti i requisiti richiesti dalle disposizioni ufficiali. Secondo gli ordini della commissione, Shell aveva sovrastimato le riserve certe dichiarate nel Form 20-F (anno 2002) di 4,47 miliardi di barili equivalenti (boe), cioè circa del 23%. L'ordinanza inoltre concluse che Shell aveva sovrastimato anche la misura standard dei cash flow futuri stabiliti in questo documento in circa 6,6 miliardi di dollari. Shell corresse queste stime in un documento del 2 luglio 2004, che riportava il grado di sovrastima dal 1997 al 2002.
L'Annual report and Accounts 2003, uscito in ritardo, affermò di nuovo che le riserve certe erano ridotte a 6,648 milioni di dollari nel 2001 e a 6,469 milioni nel 2002. Questo corrisponde a circa il 13% della quantità stabilita precedentemente. Inoltre, fu chiarito che negli anni precedenti il pagamento del management direttivo era collegato alla quantità di petrolio delle riserve certe.
La controversia sulla sovrastima delle riserve di gas e petrolio di Shell fece dimettere l'allora presidente Sir Philip Watts e fece spostare il CFO, Walter van de Vijver, e altri top manager, responsabili della esplorazione e della produzione.
Sviluppo sostenibile |
Il 17 giugno 2004, il presidente di Shell, Ronald Oxburgh affermò[6] in un'intervista al giornale The Guardian che nei confronti della minaccia del riscaldamento globale, lui era "molto preoccupato per il pianeta". Come rimedio proponeva di rimuovere CO2 dall'atmosfera e di seppellirlo (rimetterlo là da dove proviene). Questa pratica è indicata in inglese con l'espressione "carbon sequestration". I commenti di Lord Oxburgh erano consistenti con l'allineamento di Shell sulla questione dello sviluppo sostenibile, su cui la compagnia ha insistito per migliorare l'immagine dopo l'affare della Brent Spar.
Sachalin |
Sakhalin-II è un progetto riguardante petrolio e gas condotto da Shell sull'isola di Sachalin in Russia che include oleodotti e gasdotti e la costruzione del primo impianto per il trattamento di gas naturale liquefatto in Russia. Il progetto è stato avversato fin dall'inizio per i costi, l'impatto ambientale e sociale. Nell'estate del 2005 “Sakhalin Energy”, l'operatore del progetto raddoppiò la stima dei costi previsti a circa 20 miliardi di dollari e la produzione di gas naturale liquefatto fu rinviata al 2008. Shell espresse “sorpresa” per questo rialzo. Gli errori sulla stima iniziale erano in parte dovuti a ragioni ambientali. I condotti dalle piattaforme all'isola dovettero cambiare tracciato per evitare la zona in cui trovano cibo una specie di balene in pericolo. La popolazione locale dell'isola protestò contro i danni alla pesca e all'allevamento delle renne, le loro attività economiche più importanti.
Le preoccupazioni per l'ambiente e la società giunsero a un punto critico quando alla fine di novembre 2005 il Chief Executive del WWF Robert Napier disse che l'operazione avrebbe avuto un "impatto negativo sulla popolazione e l'ambiente naturale di Sachalin". Questo attacco giunse proprio quando Shell e gli altri partner del consorzio stavano chiedendo finanziamenti per il progetto alla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD). Il WWF disse che Sakhalin-II minacciava la vita marina così come era potenzialmente pericolosa per le comunità locali. La EBRD è vincolata a finanziare solo progetti "eticamente corretti", secondo la carta "Equator Principles". Shell commentò le affermazioni del WWF dicendo che il progetto rispetta le politiche etiche del finanziatore e anche le questioni ambientali e sociali.[7]
Annunci di profitti |
Il 2 febbraio 2006 la compagnia pubblicò i dettagli dei propri profitti, facendo il record del più alto profitto annuale per una compagnia inglese o olandese. Il totale ammonta a 23,5 miliardi di dollari, maggiore di un terzo di quello dell'anno precedente. Questo fece scandalo in Europa, dati gli alti prezzi della benzina, ma la maggior parte di questi profitti era dovuto alla vendita del petrolio estratto ad altri distributori. [2]
Italia |
In Italia operava tramite Shell Italia S.p.A. controllata da Shell Italia Finanziaria S.p.A., parte di Royal Dutch/Shell. La sede principale era a Cusano Milanino in provincia di Milano. Inoltre da anni è fornitore tecnico della Scuderia Ferrari, con la quale ha sviluppato il carburante V-Power. Shell ha ceduto nel luglio 2014 Shell Italia S.p.a. controllante solo la propria rete di stazioni di servizio e di depositi carburanti presenti sul territorio italiano alla Kuwait Petroleum Corporation (Q8). La compagnia rimane presente nel paese con il business dei lubrificanti (Shell Italia Oil Products/S.I.O.P.), Gas&Power (Shell Energy) e la divisione upstream per l'estrazione petrolifera.
La Shell Italia è stata anche la prima azienda a essere pubblicizzata col Carosello.
Note |
^ ab Fourth quarter and full year 2011 results (PDF), shell.com, 2 febbraio 2012. URL consultato il 20 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2014).
^ I 10 loghi più antichi ancora in uso, Il Post, 20 luglio 2014. URL consultato il 20 luglio 2014.
^ Stefano Agnoli, Shell compra Bg group accordo da 69 miliardi di dollari, su Corriere.it, 8 aprile 2015. URL consultato l'8 aprile 2015.
^ (EN) Royal Dutch Shell to buy BG Group in £47bn deal, su BBC News, 8 aprile 2015. URL consultato l'8 aprile 2015.
^ Copia archiviata, su remembersarowiwa.com. URL consultato l'8 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2016).
^ [1]
^ Copia archiviata (PDF), su wwf.org.uk. URL consultato il 23 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2006).
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Royal Dutch Shell
Collegamenti esterni |
Sito ufficiale, su shell.com.
Sito ufficiale, su shell.co.uk.
Canale ufficiale, su YouTube.
(EN) Royal Dutch Shell, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
(EN) Royal Dutch Shell, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Yahoo! - Royal Dutch/Shell Group of Companies Company Profile, su biz.yahoo.com.
- (EN) Profile @ Hoovers, su hoovers.com.
- (EN) Christian Aid Report 'Shell In The Niger Delta' (PDF), su christian-aid.org.uk.
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storia dei loghi shell[collegamento interrotto] (immagine jpeg)- (EN) Film documentario Poison Fire sulle attività illecite di Shell in Nigeria, su youtube.com.
- "SHELL & embargo: ecco come gli olandesi foraggiano l’IRAN"., su piemonte.indymedia.org.
- Shell valuta vendita asset Italia tra cui rete distributori, su it.reuters.com.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 154018141 · ISNI (EN) 0000 0004 0472 6394 · BNF (FR) cb15535644t (data) |
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