United States Army Air Forces


















































United States Army Air Forces
Forze aeree dell'esercito degli Stati Uniti

US Army Air Corps Hap Arnold Wings.svg
Emblema delle United States Army Air Forces
Descrizione generale
Attiva 20 giugno 1941 – 18 settembre 1947
Nazione
Stati Uniti Stati Uniti
Servizio United States Army
Tipo forza aerea
Battaglie/guerre seconda guerra mondiale


Comandanti
Degni di nota
Henry H. Arnold, Carl Andrew Spaatz
Simboli

coccarda utilizzata fino al 1941
USAAC Roundel 1919-1941.svg
coccarda 1942-1943 US roundel 1942-1943.svg
coccarda 1943-1947 US roundel 1943-1947.svg
Fonti citate nel corpo del testo

Voci su forze aeree presenti su Wikipedia

Le United States Army Air Forces (abbreviazioni comunemente utilizzate: U.S. Army Air Forces,[1]USAAF)[2] ricoprirono, dal 1941 al 1947, il ruolo di forza aerea degli Stati Uniti d'America. Parti integranti delle forze armate statunitensi durante la seconda guerra mondiale, erano poste alle dipendenze dell'esercito americano. Il 18 settembre 1947, con l'approvazione del National Security Act,[3][4] venne istituito il Dipartimento della Difesa, comprendente le tre forze armate di esercito, marina ed aeronautica la quale ultima venne riconosciuta con la nuova denominazione di United States Air Force.


Lo USAAC, trasformatosi in US Army Air Forces nel giugno 1941, riuscì, con ciò, a garantire una maggior autonomia alla forza aerea ed a fornire una solida struttura di comando alla quale una componente in simile espansione non era assolutamente in grado di rinunciare. Sebbene altre nazioni si fossero già dotate di un'aeronautica autonoma da esercito e marina (si veda l'esempio della Royal Air Force britannica,[5] o della tedesca Luftwaffe),[6] le USAAF non riuscirono a completare il loro processo d'emancipazione prima dell'entrata nordamericana nella seconda guerra mondiale (7 dicembre 1941).




Indice






  • 1 Linea di successione della United States Air Force


  • 2 Genesi di un'arma


    • 2.1 Premesse di contesto storico


    • 2.2 Istituzione delle Army Air Forces




  • 3 Espansione delle Army Air Forces


    • 3.1 Crescita delle USAAF, aerei


    • 3.2 Crescita delle USAAF, personale


    • 3.3 Crescita delle USAAF, infrastrutture


      • 3.3.1 Installazioni






  • 4 Organizzazione ed equipaggiamento


    • 4.1 Struttura di comando


    • 4.2 Gruppi


    • 4.3 Aerei


      • 4.3.1 Bombardieri/cacciabombardieri


      • 4.3.2 Caccia


      • 4.3.3 Osservazione


      • 4.3.4 Trasporto


      • 4.3.5 Addestratori


      • 4.3.6 Supporto, soccorso ed alianti


      • 4.3.7 Elicotteri






  • 5 Impatto della Seconda guerra mondiale


    • 5.1 Pianificazione strategica


    • 5.2 Riepilogo delle operazioni


    • 5.3 Riepilogo statistico della seconda guerra mondiale


    • 5.4 Smobilitazione e indipendenza della forza aerea




  • 6 Cultura delle USAAF


    • 6.1 Uniformi


    • 6.2 Distintivi


    • 6.3 Insegne di reparto




  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Linea di successione della United States Air Force |




  • Aeronautical Division, U.S. Signal Corps  · 1º agosto 1907 – 18 luglio 1914


  • Aviation Section, U.S. Signal Corps  · 18 luglio 1914 – 20 maggio 1918


  • Division of Military Aeronautics  · 20 maggio 1918 – 24 maggio 1918


  • U.S. Army Air Service  · 24 maggio 1918 – 2 luglio 1926


  • U.S. Army Air Corps  · 2 luglio 1926 – 20 giugno 1941

  • U.S. Army Air Forces  · 20 giugno 1941 – 18 settembre 1947


  • United States Air Force  · 18 settembre 1947 – oggi



Genesi di un'arma |



Premesse di contesto storico |


Le radici dell'AAF affondano nella formulazione di una dottrina militare del bombardamento strategico presso la Air Corps Tactical School, supportata dalla cosiddetta Bomber Mafia, da cui trassero linfa propulsiva le argomentazioni a favore di una forza aerea indipendente. Malgrado l'apparenza di resistenza, se non di aperto ostruzionismo, da parte dello stato maggiore dell'esercito (che a dire il vero sostanzialmente era motivata da penuria di risorse finanziarie) l'Air Corps aveva fatto passi da gigante negli anni trenta, sia sul piano organizzativo sia su quello dottrinale. Prendeva piede una strategia che enfatizzava il bombardamento di precisione su obiettivi industriali, eseguito da potenti bombardieri a lungo raggio: profeti di questo nuovo pensiero sarebbero stati gli stessi uomini destinati ad assumere il comando effettivo di tali operazioni.[7]




Anello maschile in oro appartenuto ad un ufficiale dei bombardieri dell'USAAF, con legenda come cornice allo stemma.


Si pose una successiva pietra miliare verso la formazione di una forza aerea separata — dopo la creazione dell'Air Corps risalente all'ormai lontano 1926 — nel marzo 1935, quando il comando di tutte le unità aeree nell'ambito degli Stati Uniti continentali fu accentrato in un solo quartier generale, con la denominazione General Headquarters Air Force (di seguito useremo anche l'abbreviazione GHQ Air Force).[8] Dal 1920, il controllo delle unità di aviazione era stato imperniato sui comandanti delle Corps Areas[9] (una struttura amministrativa delle forze terrestri, per il tempo di pace), seguendo il modello che il generale John Pershing aveva fissato durante la prima guerra mondiale. La GHQ Air Force rappresentava un compromesso tra i fautori dell'aeronautica come realtà strategica di prima grandezza, da un lato, e dall'altro i comandanti di forze terrestri che si battevano per mantenere un Air Corps in posizione ancillare e strumentale alla missione delle forze di terra.[10] La GHQ Air Force organizzò amministrativamente i gruppi da combattimento in una forza d'attacco di tre stormi schierati rispettivamente sulle coste dell'Atlantico, Pacifico e del golfo del Messico. Nel 1940 si compì una divisione delle forze di difesa aeree statunitensi in quattro zone geografiche, e tale divisione sarebbe stata destinata a caratterizzare i futuri sviluppi ordinativi delle forze aeree di Washington.


La GHQ Air Force era poca cosa in confronto alle forze aeree europee. Le linee di comando erano quanto meno difficoltose, posto che la GHQ Air Force controllava solo le sue unità da combattimento, mentre l'Air Corps manteneva la piena competenza in fatto di dottrina, equipaggiamento e addestramento. I comandanti dei Corps Area continuavano a controllare tutte le basi aeree ed il relativo personale logistico. I comandanti della GHQ Air Force e dell'Air Corps, rispettivamente i maggior generali Frank Maxwell Andrews[11]
e Oscar Westover[12], sostenevano concezioni dottrinali inconciliabili sulla direzione che l'arma aerea avrebbe dovuto prendere per fronteggiare le sfide che l'attendevano.[13]



Istituzione delle Army Air Forces |




Il generale Henry H. Arnold, primo comandante USAAF


La probabilità della partecipazione statunitense alla seconda guerra mondiale stimolò la più radicale riorganizzazione di un settore aeronautico mai verificatasi nella storia, sviluppando una struttura che al contempo unificava il comando di tutti gli elementi aerei e vi conferiva totale autonomia a partire dal marzo 1942. Il 20 giugno 1941, in conformità alla United States Department of War of Army Regulation 95-5,[14] il maggior generale Henry H. Arnold,[15]
allora Chief[16] of the Air Corps, assumeva il titolo di Chief of Army Air Forces, istituendo una gerarchia di comando specifica su tutte le componenti aeronautiche militari. L'AAF dipendeva direttamente dall'Army Chief of Staff, generale George C. Marshall.[17]


Arnold e Marshall avevano raggiunto un accordo: l'AAF avrebbe goduto di autonomia nel War Department fino alla fine della guerra, ma in cambio i suoi comandanti avrebbero smesso di fare lobbismo per ottenerne la formale e definitiva indipendenza. Marshall, strenuo sostenitore dell'arma aeronautica, riteneva pacifico il fatto che con ogni probabilità il traguardo dell'indipendenza sarebbe stato conseguito al termine della guerra. Subito dopo l'attacco di Pearl Harbor, a riconoscimento dell'importante ruolo rivestito dall'Army Air Forces, ad Arnold fu assegnato un posto di membro nel Joint Chiefs of Staff, l'organo di pianificazione della strategia statunitense durante la guerra, in modo che gli Stati Uniti avrebbero avuto un rappresentante delle forze aeree nei "tavoli tecnici" intercorrenti con gli alleati britannici al Combined Chiefs of Staff,[18] e di fatto conquistava una posizione di rilievo uguale a quella di Marshall. Benché questo passo non fosse mai stato ufficialmente riconosciuto dalla United States Navy, ed anzi fosse oggetto di aspre diatribe "dietro le quinte" ogni qual volta se ne presentasse l'occasione, nondimeno costituì sul piano pratico un valido presupposto per la futura separazione di quella che sarebbe divenuta l'Air Force.[19]


La GHQ Air Force fu sostituita dall'Air Force Combat Command, e i suoi quattro distretti furono convertiti nel gennaio 1941 in forze aeree contraddistinte da numeri, con un'organizzazione subalterna di 54 gruppi. Sul piano organizzativo, le Army Air Forces nacquero come una catena di comando superiore, ricomprendente Air Force Combat Command ed Army Air Corps, in tal modo portando per la prima volta tutta la branca aerea sotto un comando centralizzato. Tuttavia queste riforme erano solo temporanee, destinate a durare solo nove mesi finché l'apparato bellico aereo si affinava in preparazione della guerra, con un intento di pianificazione centralizzata ed esecuzione decentrata delle operazioni.[17]


L'Executive Order 9082[20] cambiò il titolo di Arnold in "Commanding General, Army Air Forces" il 9 marzo 1942, equiparandolo ai comandanti generali dei nuovi Army Ground Forces[21] e Services of Supply,[22] le altre due componenti dell'US Army. La War Department Circular No. 59[23] dava applicazione all'Executive Order, inteso come un espediente del tempo di guerra destinato a svanire sei mesi dopo la fine del conflitto.[24]


La circolare suddetta, oltre a sciogliere l'Army General Headquarters assegnandone le mansioni addestrative alle Army Ground Forces, riorganizzò le Army Air Forces, eliminando il Combat Command (già GHQAF), trasformando l'Air Corps in una struttura di combattimento non organizzativa, ed abolendo il relativo livello di comando.[25] Al loro posto furono istituite undici forze aeree contraddistinte da numeri (successivamente portate a sedici) e sei comandi principali (che nel gennaio 1943 sarebbero divenuti otto, con le denominazioni di Flying Training [Command], Technical Training, Troop Carrier, Air Transport, Materiel, Air Service, Proving Ground, e Anti-Submarine). Nel luglio 1943 i comandi Flying Training e Technical Training furono unificati con la denominazione di Training Command.


La maggior parte dei membri delle Army Air Forces, comunque, continuavano ad appartenere pure all'Air Corps. Mel maggio 1945, l'88% degli ufficiali in servizio nelle Army Air Forces avevano incarichi nell'Air Corps, e più in generale l'82% degli organici assegnati ad unità e basi AAF erano riconducibili all'Air Corps come unità organizzativa di combattimento.[26]



Espansione delle Army Air Forces |





Le nuove ali dello Zio Sam

Willow Run Factory.jpg

«Nella loro espansione durante la seconda guerra mondiale, le AAF divennero la forza aerea più potente del mondo. Dall'Air Corps del 1939, con 20 000 uomini e 2 400 aerei, alle quasi autonome AAF del 1944, con poco meno di 2,4 milioni di effettivi ed 80 000 velivoli, fu un'espansione di assoluto rilievo. Robert A. Lovett, come Assistant Secretary of War for Air,[27] assieme ad Arnold, era preposto ad una crescita più grande di quella impressa all'esercito terrestre o alla marina militare, benché allo stesso tempo si inviassero unità aeree da combattimento ai vari fronti che lo richiedevano.»


The Evolution of the Department of the Air Force - Air Force Historical Studies Office[28]



L'Air Corps iniziò una rapida espansione nella primavera del 1939 sotto la direzione del presidente statunitense Franklin D. Roosevelt per fornire una forza aerea adeguata alla difesa dell'emisfero occidentale. Un iniziale "programma del gruppo 25",[29] sviluppato nell'aprile del 1939, richiedeva 50 000 uomini. Allo scoppio della guerra (settembre 1939 — ma ricordiamo che gli USA non entreranno effettivamente nel conflitto prima del 1941, in seguito all'attacco di Pearl Harbor) l'Air Corps disponeva ancora solo di 800 aerei da combattimento di prima schiera, dislocati su 76 basi, di cui 21 installazioni principali e depositi.[30]


In conseguenza dei successi tedeschi nella campagna di Francia (1940), vi fu un nuovo impulso nei programmi di ammodernamento, con nuovi obiettivi: 84 gruppi da combattimento, 7 799 aerei da combattimento, un incremento annuo di 30 000 piloti e 100 000 specialisti di aeronautica.[31] Come riflesso di questa politica, al tempo della creazione delle AAF si contavano 156 campi di volo e 152 125 effettivi.[32]


L'invasione dell'URSS per opera dei tedeschi — iniziata appena due giorni dopo la creazione delle Army Air Forces — determinò un ripensamento della strategia e delle politiche difensive statunitensi.[33] L'esigenza di una concreta strategia bellica volta a sconfiggere le potenze dell'Asse impose un ulteriore allargamento e modernizzazione di tutti i servizi militari, comprese le AAF. Per di più, l'invasione fece dell'Unione Sovietica l'ennesimo destinatario del programma Lend-Lease, stimolando, se possibile, una domanda vieppiù imperativa nei confronti della produttività industriale aeronautica USA, peraltro già spinta al limite del parossismo (Willow Run,[34] lo stabilimento riprodotto nel box a margine, generava "un bombardiere all'ora"[35]).[36]





Robert Lovett nel 1951


Una strategia offensiva richiedeva la soluzione di una serie di problemi di grande impegno. Non si trattava "solo" di sviluppare e produrre aerei in proporzioni straordinariamente elevate: le Army Air Forces dovevano istituire una rete logistica globale responsabile del rifornimento, della manutenzione e delle riparazioni indispensabili per conservare l'effettiva operatività di una forza gigantesca; sul piano umano inoltre, si trattava di reclutare e formare il personale, garantendone costantemente salute, benessere psicologico e tenuta del morale. Il processo fu guidato dal ritmo della produzione di aerei, non dal programma addestrativo,[37] e trasse prezioso vantaggio dalla direzione di Robert A. Lovett, neo-nominato (1941) Assistant Secretary of War for Air.[38]


Avvocato e banchiere, Lovett aveva maturato un'esperienza nell'industria aeronautica, che trasferì in realistici obiettivi di produzione e nell'attitudine ad armonizzare i piani delle AAF con quelli dell'esercito facendone una visione unica.[39] Inizialmente Lovett riteneva che la richiesta di Roosevelt, a seguito di Pearl Harbor, di 60 000 aerei entro il 1942 e 125 000 entro il 1943 fosse esageratamente ambiziosa. Tuttavia, cooperando strettamente con Arnold e coinvolgendo la capacità dell'industria automobilistica americana riuscì a sviluppare una produzione di circa 100 000 aerei nel 1944.[40]


Le esigenze logistiche di siffatta macchina bellica vennero soddisfatte con la creazione dell'Air Service Command[41] allo scopo di fornire unità di servizio e 250 depositi negli USA; l'elevazione della Materiel Division[42] allo status di vero e proprio comando per sviluppare ed affidare in appalto aerei, attrezzature e ricambi; e l'Air Technical Service Command per spedire il materiale all'estero.[43] Oltre a trasportare personale e materiali, l'Air Transport Command eseguì consegne di quasi 270 000 velivoli in tutto il mondo, perdendone solo 1 013 nel processo.[44] L'operazione dei depositi in madrepatria fu svolta facendo largo ricorso a più di 300 000 addetti civili alla manutenzione, fra cui molte donne, rendendo in tal modo disponibili quasi altrettanti meccanici militari in zona di combattimento.[45]



Crescita delle USAAF, aerei |
























































































































Tipo di aerei 31 dic 1941 31 dic 1942 31 dic 1943 31 dic 1944 31 ago 1945
Data di massima dimensione
Totale generale 12 297 33 304 64 232 72 726 63 715 Luglio 1944 (79 908)
Aerei da combattimento 4 477 11 607 27 448 41 961 41 163 Maggio 1945 (43 248)
Bombardieri strategici - 3 91 977 2 865 Agosto 1945 (2 865)
Bombardieri pesanti 288 2 076 8 027 12 813 11 065 Aprile 1945 (12 919)
Bombardieri medi 745 2 556 4 370 6 189 5 384 Ottobre 1944 (6 262)
Bombardieri leggeri 799 1 201 2 371 2 980 3 079 Settembre 1944 (3 338)
Caccia 2 170 5 303 11 875 17 198 16 799 Maggio 1945 (17 725)
Ricognitori 475 468 714 1 804 1 971 Maggio 1945 (2 009)
Aerei da supporto 7 820 21 697 36 784 30 765 22 552 Luglio 1944 (41 667)
Aerei da trasporto 254 1 857 6 466 10 456 9 561 Dicembre 1944 (10 456)
Addestratori 7 340 17 044 26 051 17 060 9 558 Maggio 1944 (27 923)
Comunicazioni 226 2 796 4 267 3 249 3 433 Dicembre 1943 (4 267)

FONTE: Army Air Forces Statistical Digest (World War II), Table 84


Crescita delle USAAF, personale |





Army Ground Forces, scudetto da portare sulla spalla dell'uniforme.


Gli enormi incrementi nel numero di macchine, di cui alla sezione precedente, ebbero un ovvio contraltare nella moltiplicazione di effettivi, riflesso del mutamento nelle politiche di reclutamento che avevano governato l'Air Corps fin dal suo debutto, nel 1926. La necessità di annoverare una folta schiera di specialisti di amministrazione e dei servizi tecnici s'incarnò nella fondazione di una Officer Candidate School (scuola ufficiali[46])[47] a Miami Beach e nell'arruolamento diretto di migliaia di professionisti già formati dalla "vita civile".[48] Ciò nonostante, se pur 193 000 nuovi piloti furono acquisiti nelle AAF durante la seconda guerra mondiale, 124 000 altri aspiranti furono scartati in qualche fase del ciclo addestrativo, o perirono in incidenti.[49]




Ottobre 1945. Il generale Brehon B. Somervell (in uniforme, a destra),[50] comandante delle Army Service Forces, riceve la sua terza Distinguished Service Medal.


La "domanda" di nuovi piloti determinò la nascita del programma Aviation Cadet,[51] a cui confluirono così tanti volontari che le AAF crearono un'aliquota di riserva in cui venivano tenuti a disposizione gli aspiranti valutati idonei fino a quando fossero chiamati al servizio attivo, piuttosto che disperderli nella leva generica. Dal 1944 quest'aliquota divenne un'eccedenza, e 24 000 elementi furono inviati alle Army Ground Forces[21] per essere convertiti addestrativamente in fanti, mentre 6 000 andarono alle Army Service Forces.[20][52] Lo standard dei piloti divenne meno selettivo: età minima ridotta (da 20 anni a 18) ed eliminazione del requisito di aver frequentato con profitto almeno due anni di college. Un beneficiario di questi requisiti più bonari sarà Charles Elwood Yeager, destinato a divenire generale delle USAF (oltre che il primo uomo a superare in volo il cosiddetto muro del suono).[53][54]




Una WASP, Elizabeth L. Gardner[55] ai comandi di un Martin B-26 Marauder. (Harlingen Army Air Field, Texas; tra il 1942 ed il 1945)


Per le esigenze degli equipaggi si arrivò a brevettare 43 000 specialisti di bombardamento, 49 000 ufficiali di rotta e 309 000 addetti al tiro con varie armi, molti dei quali erano pure specializzati nell'assolvimento di altre mansioni tipiche di un equipaggio aereo. 7 800 uomini si qualificarono come tecnici di bordo dei B-29, altri 1 000 come operatori radar su bombardieri notturni,[56] e tutti ricevettero un incarico effettivo di combattimento. Almeno 1 400 000 uomini ricevettero addestramento tecnico come meccanici d'aereo, specialisti di elettronica ed altri ruoli tecnici. I servizi di supporto non strettamente legati agli aerei venivano forniti da avieri addestrati dalle Army Service Forces, ma le AAF — precorrendo i tempi della loro futura indipendenza — s'ingerirono progressivamente sempre più nei programmi formativi di tali corsi.[57][58]




Alcuni aviatori neri del 332nd Fighter Group ("Tuskegee Airmen"), impegnati sul fronte italiano (seconda guerra mondiale).


Gli afroamericani rappresentavano il 6% circa dell'organico (145 327 effettivi nel novembre 1943).[59] Nel 1940, su pressioni del Congresso, il generale Arnold acconsentì all'accesso dei neri ai corsi per piloti, ancorché su criteri segregazionisti. Un centro di addestramento sorse presso il Tuskegee Institute in Alabama. Malgrado lo svantaggio — causato dalla politica segregazionista — di non avere quadri esperti quanto quelli delle restanti AAF, i Tuskegee Airmen si distinsero in combattimento con il 332d Air Expeditionary Wing (332nd Fighter Group).[60][61] Il programma di addestramento Tuskegee creò 673 piloti neri di caccia, 253 piloti di Martin B-26 Marauder, e 132 navigatori.[62]


Ma la stragrande maggioranza degli avieri neri non fu neppure sfiorata da tanta gloria. Soprattutto i coscritti, per lo più non furono destinati al volo e neppure alla manutenzione dei velivoli. Il fatto di essere ampiamente relegati a mansioni servili, il governo del personale indifferente (quando non ostile), ed il "morale" a picco ovviamente conseguente condussero a seria insoddisfazione e ad un certo numero di episodi violenti.[63]


L'apporto delle donne alle AAF in tempo di guerra fu coronato da maggior successo. Quasi 40 000 prestarono servizio nel Women's Army Corps (WAC)[64] inquadrate nelle AAF,[65] più di mille entrarono nelle Women Airforce Service Pilots (WASP)[66][67] e 6 500 come infermiere nelle AAF, di cui 500 infermiere di volo.[68] 7 601 donne dell'USAAF erano in missione all'estero nell'aprile 1945, ed erano impegnate in oltre 200 ruoli professionali.[69]






































































































Data Totale USAAF Tot pers. con grado Tot truppa Forza all'estero Pers. con grado all'estero
Truppa all'estero
31 luglio 1939 24 724 2 636 22 088 3 991 272 3 719
31 dicembre 1939 43 118 3 006 40 112 7 007 351 6 656
31 dicembre 1940 101 227 6 437 94 790 16 070 612 15 458
31 dicembre 1941 354 161 24 521 329 640 25 884 2 479 23 405
31 dicembre 1942 1 597 049 127 267 1 469 782 242 021 26 792 215 229
31 dicembre 1943 2 373 882 274 347 2 099 535 735 666 81 072 654 594
31 marzo 1944 (picco dimens.)
2 411 294 306 889 2 104 405 906 335 104 864 801 471
31 dicembre 1944 2 359 456 375 973 1 983 483 1 164,136 153 545 1 010 591
30 aprile 1945 (picco all'estero)
2 329 534 388 278 1 941 256 1 224 006 163 886 1 060 120
31 agosto 1945 2 253 182 368 344 1 884 838 999 609 122 833 876 776

FONTE: Army Air Forces Statistical Digest (World War II), Table 4. I totali del 1939-1940 erano riferiti all'U.S. Army Air Corps[70]


Crescita delle USAAF, infrastrutture |


Le USAAF utilizzavano 156 campi d'aviazione all'inizio del 1941. Un programma di espansione delle basi aeree era stato concepito già nel '39, nel tentativo di stare al passo con l'aumento di organici, reparti ed aerei, e con il ricorso, ove possibile, alle esistenti risorse locali e perfino private. Tuttavia lo scoppiare della guerra e la conseguente espansione assai spinta imposero un ampio ventaglio di infrastrutture negli Stati Uniti continentali (per brevità richiamati anche in sigla: CONUS[71]), tanto per l'attività operativa quanto per quella addestrativa.


Oltre alla costruzione di nuove basi permanenti ed alla creazione di numerosi poligoni per bombardieri e per armi pesanti, le USAAF utilizzarono scuole di volo civili, corsi di formazione presso istituzioni scolastiche ed industriali, ed il decentramento addestrativo dei quadri nelle università. Al principio del 1942 — con un'azione che non andò esente da polemiche — il Technical Training Command delle USAAF iniziò a prendere in locazione hotel commerciali e condomini per alloggiare allievi su vasta scala (solo a Miami Beach si contavano 90 000 posti letto).[72] I contratti di affitto erano stipulati dallo United States Army Corps of Engineers,[73] spesso con canoni di locazione economicamente svantaggiosi per i proprietari degli alberghi, clausole che imputavano alla proprietà il deprezzamento conseguente all'uso dei beni locati, e facoltà per l'amministrazione militare di risolvere il contratto dando un breve preavviso.[74]


Nel dicembre 1943 le USAAF raggiunsero l'apogeo per il tempo di guerra nel numero di basi aeree, 783 negli Stati Uniti continentali.[75]



Installazioni |


Installazioni in area CONUS














































































































































Tipo di infrastruttura 7 dic 1941 31 dic 1941 31 dic 1942 31 dic 1943 31 dic 1944
VE Day[76]

VJ Day[77]
Totale generale installazioni 181 197 1 270 1 419 1 506 1 473
1 377
Basi principali 114 151 345 345 377 356 344
Basi satellite - - 71 116 37 56 57
Campi ausiliari - - 198 322 309 291 269
Campi aerei totali area CONUS 114 151 614 783 723 703
670
Poligoni per bombardieri ed armi pesanti - - ignoto - 480 473 433

Ospedali ed altre infrastrutture possedute
67 46 29 32 44 30 30
Scuole piloti in appalto ignoto ignoto 69 66 14 14 6
Locali amministrativi presi in affitto - - ignoto ignoto 79 109 103
Hotel e appartamenti presi in affitto - - 464 216 75 75 75
Scuole tecniche civili ed industriali - - 66 47 21 17 16
Reparti addestrativi presso università - - 16 234 2 1 1
Depositi logistici specializzati - - 12 41 68 51 43

FONTE: USAF Historical Study No. 69 Development of AAF Base Facilities in the United States, 1939-1945, Chart I, p. 169.

Campi aerei all'estero





































































































Location 31 dic 1941 31 dic 1942 31 dic 1943 31 dic 1944 VE Day
VJ Day
Possedimenti USA 19 60 70 89 130 128
Nord America 7 74 83 67 66 62
Isole atlantiche 5 27 - 20 21 21
Sud America - 27 28 22 32 32
Africa - 73 94 45 31 21
Europa - 33 119 302 392 196
Australia - 20 35 10 7 3
Isole del Pacifico - 21 65 100 57 56
Asia - 23 65 96 175 115
Totale all'estero 31 358 559 751 911
634

FONTE: AAF Statistical Digest, Table 217: Airfields outside Continental US By Location: 1941 to 1945.[78]


Organizzazione ed equipaggiamento |




Propaganda per il reclutamento nelle USAAF.



Struttura di comando |


Verso la fine della seconda guerra mondiale, le USAAF avevano creato le loro 16 "forze aeree numerate" (curiosamente, dalla prima alla quindicesima; poi si "saltava" alla ventesima) distribuite nel mondo intero per condurre la guerra e difendere le Americhe, più una forza generale (Zone of the Interior) nell'area CONUS a supporto della complessiva struttura.[79][80]


Parecchie forze aeree furono create ex novo accompagnando l'espansione del servizio durante la guerra. Alcune originarono dai precedenti comandi (ad esempio, la Eighth Air Force era originariamente l'VIII Bomber Command, e poi la sua designazione diventò United States Strategic Air Forces in Europe)[81] contestualmente all'espansione numerico-organizzativa dei servizi operativi erogati, da cui derivava l'esigenza di strutture gerarchiche più elevate, quali le United States Strategic Air Forces (USSTAF)[82] in Europa e le U.S. Strategic Air Forces in the Pacific[83] per controllare il grandioso complesso bellico. Fu creato un livello organizzativo subordinato (il command) per coordinare partitamente, ai fini del controllo amministrativo, unità dalle funzioni simili (addetti ai "caccia" ed addetti ai bombardieri).


Vi erano poi otto divisions, che rappresentavano un livello di comando aggiuntivo di questa imponente organizzazione, ed avevano la capacità di agire in autonomia, quando le circostanze lo avessero richiesto. Le varie Air Forces e divisions cui abbiamo fatto cenno comprendevano quartier generali amministrativi denominati wings (stormi) e preposti al controllo dei groups (unità operative; verranno descritte in un'altra sezione). Parallelamente all'incremento numerico dei gruppi, si moltiplicò quello degli stormi necessari al loro controllo: ne furono attivati fino a 91, di cui 69 ancora in esercizio alla fine della guerra. Essendo parte dell'Air Service e dell'Air Corps, gli stormi erano stati in precedenza organizzazioni composite, nel senso che si componevano di gruppi con missioni differenti. La maggior parte degli stormi della seconda guerra mondiale, al contrario, erano composti da gruppi assimilabili funzionalmente (definiti come bombardment, fighter,[84]reconnaissance,[85]training, antisubmarine, troop carrier,[86]replacement,[87] o composite).[88]




Un altro manifesto di propaganda: interessante l'erroneo uso della locuzione Air Force (al singolare, laddove è corretto al plurale).


Alcuni organismi di supporto, detti anche commands, rimasero sotto il controllo delle Headquarters Army Air Forces. Furono creati, o espansi da originarie organizzazioni di Air Corps, nel 1941 e nel 1942 per sostenere e rifornire le forze aeree numerate, a cui erano assegnate le unità operative.[89][90]


Tali comandi erano:




  • Antisubmarine Command (AC)


  • Air Technical Service Command (ATSC)


  • Air Transport Command (ATC)


  • Army Air Forces Training Command (AAFTC)


  • Personnel Distribution Command (PDC)


  • Proving Ground Command (PGC)


  • Troop Carrier Command (TCC)


  • School of Applied Tactics (AAFSAT)


Benché ufficialmente l'arma aerea avesse assunto la denominazione di Army Air Forces, colloquialmente l'espressione Air Corps persisteva sia tra le persone comuni sia tra i veterani dell'aviazione, il cui settore rimaneva l'Air Coprs; inoltre, il singolare "Air Force" spesso faceva capolino nell'uso popolare, come riflesso dell'uso della locuzione "Air Force Combat Command" nel 1941-42. Questo uso improprio si affacciò perfino nei manifesti ufficiali pro reclutamento (vedasi immagine a fianco del testo) ed ebbe comunque la sua importanza nel favorire l'idea di un'Air Force intesa come servizio indipendente.



Gruppi |


Il componente principale delle Army Air Forces era il gruppo (group), un'organizzazione di tre o quattro squadroni ed elementi di supporto terrestre organici od aggregati, e che costituiva approssimativamente un equivalente del reggimento delle forze di terra. Le Army Air Forces schierarono fino a 269 gruppi da combattimento durante la seconda guerra mondiale, con un picco di 243 gruppi impegnati in operazioni nel 1945.[88] L'Air Service, ed il suo successore Air Corps avevano costituito 15 gruppi aerei da combattimento,[91] che alla data del 1º gennaio 1940 avevano assunto le seguenti denominazioni:










  • 1st Pursuit Group (Interceptor)[92][93]


  • 2nd Bombardment Group (Heavy)[94][95]


  • 3rd Bombardment Group (Light)[96][97]


  • 4th Composite Group[98]


  • 5th Bombardment Group (Medium)[99]


  • 6th Bombardment Group (Medium)[100]


  • 7th Bombardment Group (Heavy)[101]


  • 8th Pursuit Group (Fighter)[102]







  • 9th Bombardment Group (Medium)[103]


  • 10th Transport Group[104]


  • 16th Pursuit Group (Interceptor)[104]


  • 17th Pursuit Group[104]


  • 18th Pursuit Group (Interceptor)[105]


  • 19th Bombardment Group (Heavy)[106]


  • 20th Pursuit Group (Fighter)[107]





Con la creazione delle forze militari a partire dal primo febbraio 1940, l'Air Corps si espanse da 15 a 30 gruppi. Nel momento in cui gli USA entrarono in guerra, il numero dei gruppi era arrivato a 67, però metà di loro non avevano ultimato il processo organizzativo e non erano idonei al combattimento.[108] Di questi 67 gruppi (completi o in via di perfezionamento), 26 erano da bombardamento: 13 gruppi Heavy Bomb (bombardamento pesante) (B-17 Flying Fortress e B-24 Liberator), ed il resto gruppi Medium e Light (leggeri) (B-25 Mitchell, B-26 Marauder e A-20 Havoc). 26 erano gruppi Pursuit (inseguimento, ribattezzati "gruppi caccia" nel maggio 1942), 9 erano gruppi Observation (rinominati Reconnaissance - ricognizione) e 6 gruppi Transport (che presero il nome di Troop Carrier o Combat Cargo).[88]


Le Army Air Forces subirono una rapida espansione nel primo semestre 1942. La struttura addestrativa disponibile in quel periodo era inadeguata per la formazione di interi reparti, talché si adottò un concetto di addestramento a cascata: istruire nelle scuole militari i quadri che a loro volta avrebbero funto da istruttori nelle rispettive unità di assegnazione. L'Army Air Forces School of Applied Tactics (AAFSAT)[109] fu fondata il 9 ottobre 1942, per fornire l'addestramento. All'inizio del 1944 c'erano 269 gruppi. 136 furono rischierati all'estero, e si iniziò ad organizzare ed addestrare per l'impiego all'estero 77 di quelli che rimanevano ancora negli Stati Uniti. Gli altri 56 svolgevano i ruoli di unità addette alla difesa, di Operational Training Units (OTUs)[110] dedite alla preparazione di nuove unità da combattimento, e di Replacement Training Units (RTUs)[111] per addestrare il personale che sarebbe intervenuto a colmare carenze organiche individuali.[88]


All'inizio del 1944, tutto l'addestramento venne affidato alle unità di stanza nelle basi, e le OTUs e RTUs cessarono di operare, con una riduzione del numero dei gruppi, divenuti 218. Tuttavia, con la formazione ed il dispiegamento dei restanti 25 gruppi, le USAAF crebbero fino alla loro configurazione finale e al momento dello sbarco in Normandia (giugno 1944) 148 gruppi da combattimento lottavano contro la Germania. Verso l'agosto 1945, quando terminarono tutte le operazioni belliche, erano stati schierati 86 gruppi nel Pacifico ed estremo Oriente, ed il resto delle forze era impegnato in servizi di occupazione in Europa o stava per essere rischierato negli Stati Uniti.




Il Northrop P-61 Black Widow, un famoso caccia notturno


Quando furono effettivamente impiegati in azione i bombardieri del tipo B-29 Superfortress, nella struttura USAAF furono implementate unità definite Very Heavy Bombardment ("bombardamento molto pesante"). Nel febbraio 1945, nella loro definitiva struttura organizzativa, le USAAF mettevano in campo 243 gruppi da combattimento, e precisamente:



  • 25 gruppi di bombardieri Very Heavy, 72 Heavy, 20 Medium, e 8 Light;[88]

  • 71 gruppi di caccia;[88][112]

  • 29 gruppi da trasporto (Troop Carrier e Combat Cargo);[88][113]

  • 13 Reconnaissance groups[88] (ricognitori);

  • 5 Composite groups.[88][114]


Dal 7 dicembre 1941 (attacco di Pearl Harbor) al settembre 1945 furono attivi 1226 squadroni da combattimento USAAF.[115] Nel 1945 rimasero attivi 937 squadroni, di cui 872 assegnati ai vari gruppi. 65 squadroni, per lo più costituiti da ricognitori e caccia notturni,[116] non furono assegnati a gruppi, ma formarono speciali unità autonome alle dipendenze di superiori livelli gerarchici.[88]



Aerei |


.mw-parser-output .vedi-anche{border:1px solid #CCC;font-size:95%;margin-bottom:.5em}.mw-parser-output .vedi-anche td:first-child{padding:0 .5em}.mw-parser-output .vedi-anche td:last-child{width:100%}



Magnifying glass icon mgx2.svg
Lo stesso argomento in dettaglio: designazione degli aerei USA.




North American A-36 Apache/Invader


Le USAAF utilizzarono un'estesa varietà di velivoli per adeguarsi all'ampio ventaglio di missioni demandate; annoveravano pure diversi modelli obsoleti (retaggio dell'era Air Corps), con quindici designazioni di tipi.[117]


Quello che segue è un elenco dei tipi di aereo più diffusi nel repertorio USAAF, o di quelli che furono effettivamente usati in combattimento. Alcune varianti, comprese ad esempio quelle adattate al ruolo di foto-ricognizione (contraddistinte dalla sigla "F" nella codifica ufficiale), possono essere registrate e descritte nelle voci particolari che trattano i vari mezzi. Molti aeromobili, e segnatamente quelli da trasporto e da addestramento, vantano numerose denominazioni, conseguenti a differenti dotazioni di propulsori.



Bombardieri/cacciabombardieri |





P-51 Mustang appartenenti al 361st Fighter Group, 1944



  • A-20 Havoc

  • A-24 Banshee

  • A-26 Invader

  • A-36 Apache

  • B-17 Flying Fortress

  • B-18 Bolo

  • B-24 Liberator

  • B-25 Mitchell

  • B-26 Marauder

  • B-29 Superfortress

  • B-32 Dominator

  • B-34 Ventura



Caccia |




Un L-2 con le insegne USAAF





North American O-47



  • P-35

  • P-36 Hawk

  • P-38 Lightning

  • P-39 Airacobra

  • P-40 Warhawk

  • P-47 Thunderbolt

  • P-51 Mustang

  • P-59 Airacomet

  • P-61 Black Widow

  • P-80 Shooting Star


  • Supermarine Spitfire[118]


  • Bristol Beaufighter[119]



Osservazione |




Velivolo da trasporto C-47



  • O-47

  • O-57, poi L-2 Grasshopper

  • O-58, poi L-3 Grasshopper

  • O-59, poi L-4 Grasshopper

  • O-62, poi L-5 Sentinel

  • de Havilland Mosquito



Trasporto |




Aereo da addestramento PT-19



  • C-45 Expeditor

  • C-46 Commando

  • C-47 Skytrain

  • C-54 Skymaster

  • C-56 Lodestar



Addestratori |





UC-64 Norseman



  • AT-6 Texan

  • AT-11 Kansan

  • AT-18 Hudson

  • AT-17 Bobcat

  • AT-21 Gunner

  • BT-13 Valiant

  • PT-13 Kaydet

  • PT-16

  • PT-19



Supporto, soccorso ed alianti |



  • UC-43 Traveler

  • UC-61 Argus

  • UC-64 Norseman

  • UC-72

  • UC-78 Bobcat

  • Airspeed Oxford

  • OA-10 Catalina

  • CG-4 Waco

  • Airspeed Horsa



Elicotteri |


  • R-4 Hoverfly



Impatto della Seconda guerra mondiale |



Pianificazione strategica |





Priorità di bombardamento (evoluzione)

Preinvasion bombing of Pointe du Hoc.jpg


  • 13 agosto 1941: produzione elettrica (AWPD-1)

  • 6 settembre 1942: infrastrutture U-Boot (AWPD-2)[120]

  • 3 settembre 1944: offensiva del petrolio[121]

  • 5 gennaio 1945: aerei a reazione[122]



Il 13 agosto 1941, la Air War Plans Division delle USAAF enunciò il proprio piano per una strategia aerea globale, AWPD-1.[123] Conosciuto ufficialmente come Annex 2, Air Requirements to The Victory Program, un piano di stime strategiche che coinvolgeva l'intero ambiente militare statunitense,[124] lo scritto fu preparato in armonia con le linee strategiche tracciate al principio dello stesso anno nell'accordo ABC–1[125] intercorso con il Commonwealth delle nazioni e con il piano USA denominato Rainbow 5.[126] I suoi dati di stima, malgrado errori di pianificazione da carenza di informazioni accurate sulle condizioni meteorologiche e sul grado d'impegno economico tedesco nella guerra, presentavano un'approssimazione del 2% delle unità e del 5,5% del personale rispettivamente mobilitati nella fase culminante,[127] e preconizzavano esattamente l'intervallo temporale in cui l'invasione Alleata dell'Europa avrebbe avuto luogo.[128]





Henry Stimson nel 1929


L'AWPD-1 richiedeva una difesa aerea dell'emisfero occidentale, una difesa strategica contro il Giappone nel Pacifico, ed il bombardamento strategico della Germania tramite 6 800 bombardieri, identificando 154 obiettivi chiave dell'infrastruttura economica tedesca che esso considerava vulnerabili ad una campagna di bombardamento sostenuta.[129] Una previsione d'impiego di 7 500 aerei, compresi gli intercontinentali B-36[129] (all'epoca ancora in fase di sviluppo), era ampiamente fuori portata pratica per l'industria americana, e quindi fu inserito nell'AWPD-1 un piano provvisorio di attacco alla Germania con 3 800 bombardieri.[129]


AWPD-1 fu approvato dal generale George Mashall e dal Secretary of War Henry Stimson[130] nel settembre 1941.[131] Sebbene la guerra fosse iniziata prima che il piano potesse essere presentato a Roosevelt, divenne la base per impostare la produzione di aerei ed i requisiti di addestramento durante la guerra, ed il concetto di un'offensiva con bombardieri strategici contro la Germania divenne linea politica per il governo USA,[132] in conformità con i capisaldi politico-strategici affermati in Rainbow 5, come il solo mezzo a disposizione degli Stati Uniti per estendere la guerra sul suolo tedesco.[131]


Nel 1942 Roosevelt richiese una revisione dei requisiti aeronautici proposti. L'AWPD-42[133] fu presentato il 6 settembre 1942, e sebbene mai accettato dall'U.S. Navy, le sue stime rivedute (vennero raddoppiati i requisiti di produzione portandoli a quasi 150 000 velivoli di tutti i tipi, compresi quelli della marina e le esportazioni agli alleati) guidarono l'amministrazione Roosevelt nel 1943. La stima fu poi ridotta a 127 000, di cui 80 000 erano aerei da combattimento.


Come il suo predecessore, l'AWPD-42 esponeva un piano strategico per il bombardamento diurno della Germania per opera di bombardieri pesanti senza scorta, ma comprendeva altresì un piano simile per attacchi sul Giappone. Sfortunatamente, il comando bombardieri B-17 dell'U.S. Eighth Air Force aveva messo a segno appena sei missioni quando fu delineato l'AWPD-42, ed il precedente errore di AWPD-1 (ignorare la necessità e la praticabilità di scorte di caccia a lungo raggio) fu ripetuto.


Entrambi i piani implicavano la distruzione dell'aeronautica militare tedesca come requisito propedeutico alle campagne contro obiettivi economici prioritari. AWPD-1 fissò quattro categorie di bersagli in ordine di priorità: impianti di produzione elettrica, trasporti interni, produzione di petrolio e Berlino;[134] AWPD-42, invece, modificò le priorità, mettendo al primo posto i cantieri degli U-Boot, poi i trasporti, la produzione elettrica, la produzione di petrolio e la produzione di gomma.[135]



Riepilogo delle operazioni |


Ecco il riepilogo delle operazioni di USAAF durante la seconda guerra mondiale, dalle autorevoli parole dell'Air Force Historical Studies Office:[28]


«Lo staff di Arnold pose al primo posto delle priorità belliche il lancio di un'offensiva di bombardamento strategico in appoggio alla RAF contro la Germania. Se ne occupò la Eighth Air Force,[136] inviata in Inghilterra nel 1942. Dopo un lento e spesso oneroso sforzo per raggiungere la forza necessaria, ottenuta nel 1944 dopo l'attivazione anche della Fifteenth Air Force[137] dislocata in Italia, il bombardamento strategico alla fine cominciò a portare risultati concreti, ed al termine della guerra l'economia tedesca era stata sconvolta e ridotta sul lastrico.



Le forze aerotattiche appoggiarono le forze terrestri[138] nel Mediterraneo e nel teatri europei,[139] dove i nemici subirono la supremazia aerea[140] Alleata come una frustrazione costante. Nella guerra contro il Giappone, il generale Douglas MacArthur realizzò la sua avanzata attraverso la Nuova Guinea utilizzando la cosiddetta leapfrog strategy,[141] proiettando le sue forze aeree più in profondità ed usando forze anfibie per costituire nuove basi. Le AAF appoggiarono anche le portaerei dell'ammiraglio Chester Nimitz che a loro volta praticavano l'island hopping[141] lungo il Pacifico centrale[142] ed assistettero le forze alleate in Birmania e Cina.




Arnold aveva il controllo diretto della Twentieth Air Force,[143] equipaggiata con i nuovi bombardieri a lungo raggio Boeing B-29 Superfortress, utilizzati per bombardare l'arcipelago giapponese,[144] inizialmente dalla Cina, in seguito dalle Marianne.[145] Devastato dagli attacchi aerei,[146] il Giappone era così indebolito che secondo Arnold per vincere la guerra non sarebbe stato necessario il ricorso alla bomba atomica,[147] e nemmeno alla progettata invasione.[148] Il fatto che i B-29 delle AAF avessero sganciato bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ad ogni modo, mostrò il terrificante potenziale distruttivo che l'aeronautica avrebbe potuto dispiegare in futuro. La Strategic Bombing Survey[149][150]
fu di monito per i capi delle AAF nei dibattiti del dopoguerra sull'unificazione delle forze armate e la strategia nazionale.»




Riepilogo statistico della seconda guerra mondiale |


Le USAAF subirono il 12% delle perdite umane in battaglia registrate dallo US Army (936 000 caduti complessivi). Più di 90 000 avieri morirono in servizio (52 173 uccisi in azione e 37 856 morti al di fuori delle battaglie, tra cui 13 093 in incidenti di volo). Solo le Army Ground Forces lamentarono un più alto sacrificio di vite. 63 209 membri delle USAAF rimasero feriti in azione e più di 21 000 divennero prigionieri di guerra. Rapportati al loro organico, i decessi rappresentarono il 5,1%, contro il 10% del resto dell'esercito.[151]


Il numero totale di velivoli perduti nella seconda guerra mondiale dalle USAAF nel periodo 1941-'45 è stato 65 164 — di cui 43 581 all'estero e 21 583 in "area CONUS";[152][153] gli aerei perduti in combattimento (in ogni parte del mondo) furono 22 498, con 18 418 ammanchi in teatri di guerra anti-germanica, e 4 530 che riguardavano il Pacifico.[154] Le USAAF poterono attribuirsi la distruzione di 40 259 aerei nemici, di cui 29 916 tedeschi (e relativi alleati europei) e 10 343 nel Pacifico.[155]


Il costo della guerra per quanto attiene alle USAAF fu circa 50 miliardi di dollari, ossia circa il 30% del costo di tutto il War Department,[151] con erogazioni di contante da stanziamenti diretti (tra il luglio 1942 e l'agosto 1945) di $ 35 185 548 000.[156]


Le missioni operative svolte dalle AAF nella seconda guerra mondiale furono 2 532 800, di cui 1 693 565 in Europa (e zone strategicamente pertinenti) e 669 235 nel Pacifico o in estremo Oriente.[157]



Smobilitazione e indipendenza della forza aerea |


Con la sconfitta del Giappone, tutto l'apparato militare statunitense iniziò immediatamente una drastica smobilitazione, come aveva fatto al termine della prima guerra mondiale. La smobilitazione si abbatté sulle USAAF almeno con la stessa forza con cui aveva colpito i servizi più vecchi. Furono congedati quadri e truppa, le installazioni vennero chiuse, gli aerei ricoverati in depositi o venduti. Tra agosto 1945 e aprile 1946, la loro forza precipitò da 2,25 milioni di uomini a 485 000; un anno dopo, scese ulteriormente a 304 000. L'elenco degli aerei si accorciò da 79 000 a meno di 30 000. Le installazioni permanenti si ridussero da 783 a 177, appena 21 più del periodo pre-bellico.[158][159]


Nel luglio 1946, le Army Air Forces avevano solo due gruppi pronti per il combattimento, superstiti di una lista di 52 unità attive. Fu così prefigurata una forza di 70 gruppi, l'organico di pace autorizzato, con la riserva e la guardia nazionale[160] a disposizione per il richiamo in servizio attivo nel caso di emergenza. Tuttavia una notevole opposizione alla permanenza di consistenti forze militari in tempo di pace, ed all'onere finanziario di un assetto di quel genere, determinò un taglio alla pianificazione, che si fermò a 48 gruppi.




Il generale Carl Andrew Spaatz


Nel febbraio 1946, il generale Arnold dovette congedarsi per motivi di salute[161] prima di aver potuto raggiungere il traguardo d'indipendenza delle USAAF, in modo che avessero pari dignità con esercito e marina. Il generale Carl Andrew Spaatz[162] sostituì Arnold come il solo altro comandante generale delle USAAF, e presiedette sia alla smobilitazione della più grande forza aerea della storia militare sia alla sua rinascita secondo la visione dei generali Billy Mitchell[163]
ed Arnold.


Arnold lasciava alle USAAF due importanti eredità, basate sulle sue esperienze nella seconda guerra mondiale, che segnarono le USAAF e quella che ne sarà la prosecutrice. La prima era l'esigenza che la squadra di comando del servizio comprendesse ufficiali di collegamento di varie esperienze, al di là dei soli piloti. La seconda era il convincimento che al di là dell'incontrovertibile successo dei metodi addestrativi che avevano accompagnato l'espansione delle Air Forces, gli Stati Uniti non avrebbero più avuto il tempo di mobilitare e formare i componenti della riserva come era avvenuto nel 1940; da ciò scaturiva la (paradossale)[164] necessità che riservisti e Guardia Nazionale fossero immediatamente pronti al servizio in caso di emergenza nazionale.[165]


Spaatz, dal canto suo, si consultò strettamente con il nuovo Army Chief of Staff, generale Dwight D. Eisenhower, e riorganizzò le USAAF in tre comandi principali (Strategic Air Command, Tactical Air Command,[166]
ed Air Defense Command)[167]
che non avrebbero richiesto una seconda ristrutturazione una volta che la forza aerea fosse divenuta indipendente (l'odierna USAF).[168] Ristrutturò anche le componenti della riserva per conformarsi ai concetti di Arnold, compresa la creazione dell'Air National Guard[169]
nell'aprile del 1946.[170]


Seguendo l'immensa espansione in infrastrutture per l'aviazione ed in personale durante la guerra, ed a titolo di riconoscimento della nuova terribile importanza e forza dell'arma aerea, il presidente Harry S. Truman creò il Department of the Air Force nel 1947. Questa legislazione rinominò l'arma azzurra come United States Air Force, elevandola ad un ramo completamente separato delle forze armate USA. L'originaria impostazione dei ruoli del servizio, Executive Order 9877, fu soppiantata il 21 aprile 1948, con l'approvazione da parte del presidente Truman del Key West Agreement,[171]
che tracciava le risorse aeree che ciascuno servizio sarebbe stato autorizzato a mantenere. L'Air Force si vide assegnare il nucleo portante delle dotazioni aeree strategiche, tattiche e di trasporto, ma la materia rimase un "pomo della discordia" fino a buona parte degli anni cinquanta.[172]



Cultura delle USAAF |



Uniformi |




Il maggiore Richard Bong[173] indossa l'Officer's No. 1 Service Dress


I membri delle USAAF portavano un'uniforme di servizio in saia di lana molto simile a quella delle altre forze US Army, con poche modifiche.[174] Gli ufficiali vestivano un'uniforme di servizio chiamata "No. 1", di colore olive drab[175][176] con la "shade No. 51" (ombreggiatura scura), soprannominata "greens", mentre il personale di truppa usava la divisa "Class A" sempre olive drab, ma nella sfumatura "shade No. 54" (ombreggiatura chiara). Nel servizio interno, gli ufficiali per lo più, malgrado che fosse autorizzato l'uso di calzoni nell'ombreggiatura più chiara, portavano pantaloni cachi in cotone chino oppure in lana, che davano una dominanza cromatica rosacea in contrasto con l'ombreggiatura scura No. 51, dal che scaturiva il nomignolo pinks and greens per detta combinazione.[177] Il personale di stanza in Europa era autorizzato a vestire una sorta di corta giacca-giubbetto di lana (shade No. 54 (light OD) M-1944 short dress jacket), soprannominata Ike[178] jacket,[179] in luogo della giubba di lunghezza regolare della divisa ordinaria.




Il generale Eisenhower ("Ike") a Buchenwald nel 1945: indossa un berretto rigido ed il famoso giubbetto corto che prenderà popolarmente il suo stesso nomignolo.


Le camicie, per il personale di qualunque grado, erano o cachi shade No. 1, (variante chiara); shade No. 33 olive drab (variante scura in lana), o in cotone shade No. 50 (variante chiara).[180]
Le cravatte erano degli stessi colori. Le tenute estive e tropicali per tutti i gradi erano cachi. I capi in pelle, scarpe comprese, erano di color russet, e le USAAF divennero note come le "Brown Shoe Air Force" da quando la United States Air Force raggiunse lo status di servizio indipendente.[181]




La "A-2 Flight Jacket"


I copricapo delle uniformi di servizio erano di due tipi, simili a quelli delle forze terrestri dell'esercito, "olive drab" per l'inverno, cachi per l'estate. La bustina, tra gli aviatori comunemente chiamata "berretto da volo", era stata autorizzata per tutti i gradi dai primi anni '30 per favorire l'impiego delle cuffie radiotelefoniche durante le missioni di volo. Il berretto di servizio ovale era munito di un congegno irrigidente a molla, detto grommet (una sorta di cerchio elastico per mantenere la foggia del copricapo) e prima della seconda guerra mondiale i regolamenti sulle uniformi autorizzavano gli ufficiali a rimuovere il "grommet" per consentire l'uso delle cuffie. Questa "moda" divenne assai popolare durante la seconda guerra mondiale poiché distingueva il veterano di combattimenti, tanto che si diceva "un cappello 50-mission crush".[182][183]


La tenuta di volo variava ampiamente a seconda dei teatri operativi e dei tipi di missione. Fin dal 1928 dall'AAC fu adottato materiale aviatorio innovativo: abiti, stivali, caschi in pelle, occhiali e guanti; di tutto ciò, quanto meno un "articolo", la tenuta di volo "Type A-3", fu mantenuto in servizio fino al 1944.[182] Comunque, la A-2 Flight Jacket,[184] divenuta un capo d'ordinanza nel 1931, divenne uno dei più noti simboli dell'USAAF. Realizzate in cuoio marrone foca con fodera beige in cascame di seta, tali giacche erano dotate di colletto da ufficiale da portare "in verticale" (a differenza dei normali reveres delle giacche, sia civili, sia di uniformi), spalline, polsini e "girovita" in maglia di tessuto, chiusura "zip", ed insegne di reparto.[185] L'abbigliamento pesante — giacche da pilota B-3 e B-6 foderate in "montone" (inteso come materiale per confezioni d'abbigliamento), calzoni invernali A-3, e berretti "da mitragliere" B-2; il tutto in shearling (è una varietà pregiata di "montone", nel senso appena precisato) marrone foca — si rivelò inadeguato per le gelide temperature delle missioni ad altissima quota in velivoli non pressurizzati, e fu pertanto integrato da diverse tute da volo "monopezzo" riscaldate elettricamente, prodotte dalla General Electric.


Le uniformi USAAF erano soggette ai regolamenti dell'esercito (Army Regulations, AR), e segnatamente all'AR 600-40,[186] che autorizzava il porto di emblemi, distintivi ed insegne sull'uniforme. I distintivi e le insegne autorizzati saranno trattati in separate sezioni. Per le vaste dimensioni del servizio, si verificò certamente una certa fioritura di varianti "fatte in casa" rispetto all'ufficialità di emblemi, distintivi ed insegne, e naturalmente vi furono, tra gli effettivi, esempi di soluzioni estetiche non autorizzate, specie nelle unità da combattimento dislocate all'estero.



Distintivi |


FONTE: Martin Bowman, USAAF Handbook 1939-1945, p. 156. Riproduzione di un'importante pagina di The Officer's Guide, Military Service Publishing Co., luglio 1943.




Distintivi USAAF (2ª parte)





Flight Surgeon Badge





Glider Pilot Badge





Liaison Pilot Badge





Navigator Badge





Pilot Badge





Senior Balloon Pilot Badge





Senior Pilot Badge





Service Pilot Badge





Technical Server Badge





WASP (Women Service) Pilot Class 43-W-7 1943 Badge







Distintivi USAAF (1ª parte)





Combat (Aircraft) Observer Badge





Aircrew Badge





Balloon Observer Badge





Balloon Pilot Badge





Command Pilot Badge





Flight Engineer Badge





Flight Nurse Badge





Per denotare lo speciale addestramento e le qualifiche necessari ai membri dell'USAAF, durante la seconda guerra mondiale erano autorizzati i seguenti distintivi militari (ufficialmente denominati badges, ma familiarmente e quasi universalmente chiamati wings, ossia "ali").[187]




Le spille-rivetto dette "bunch-clutch"



  • Aerial Gunner Badge

  • Aircraft Observer Badge

  • Aircrew Badge

  • Army Air Force Technician Badge

  • Airship Pilot Badge

  • Balloon Observer Badge

  • Balloon Pilot Badge

  • Bombardier Badge

  • Command Pilot Badge

  • Flight Engineer Badge

  • Flight Instructor Badge

  • Flight Nurse Badge

  • Flight Surgeon Badge

  • Glider Pilot Badge

  • Liaison Pilot Badge

  • Navigator Badge

  • Pilot Badge

  • Senior Balloon Pilot Badge

  • Senior Pilot Badge

  • Service Pilot Badge

  • Technical Observer Badge

  • Women Airforce Service Pilots (WASP) Badge


Questi distintivi di qualificazione aeronautica erano tipicamente indossati nella misura "grande" da tre pollici (76 mm) sull'uniforme di servizio o da volo, ma erano anche autorizzate versioni da due pollici (soprannominate sweetheart wings)[188] per la meno formale camicia. I distintivi erano per lo più in argento sterling, o in bagno d'argento, ed erano applicati alle uniformi con varie soluzioni. Si usavano infatti le tradizionali spille di sicurezza, ma poi si passò anche alle spille "maschio-femmina" del tipo mostrato nell'illustrazione sopra. Molti distintivi USAAF della seconda guerra mondiale divennero obsoleti, essendo stati rimpiazzati da linee più moderne, e di conseguenza non furono più autorizzati sulle uniformi dopo il 1955.[189]




Insegne di reparto |





V for Victory e command arc





V for Victory




La scritta "Berlin" in questo stemma (US Army Berlin)[190] offre un buon esempio di command arc





Le prime insegne di reparto (da portare sulla parte alta della manica delle uniformi, in corrispondenza della spalla) autorizzate per l'Air Corps furono quelle per la General Headquarters Air Force, approvate il 20 luglio 1937.[191] Questo emblema, consistente in un triscele blu sovrapposto ad un cerchio dorato, fu mantenuto anche dopo che, il 20 giugno 1941, la GHQ Air Force si era trasformata in Air Force Combat Command. Il 23 febbraio 1942, vi fu la sostituzione dello stemma della GHQ Air Force con quello dell'AAF ("Hap Arnold Emblem"). La "toppa" da applicare alla manica era opera di un membro della squadra di Arnold, James T. Rawls, e s'ispirava al gesto "V come vittoria" (V sign),[192] reso famoso da Winston Churchill.[193]


L'uso dei contrassegni in questione fu autorizzato per i membri delle forze aeree numerate stanziate all'estero il 2 marzo 1943, e per le rimanenti forze aeree il successivo 25 giugno. La già ricordata disposizione AR 600-40, "Wear of the Service Uniform" ("porto dell'uniforme di servizio") circoscrisse pertanto l'uso degli stemmi applicati sulla manica alle sedici forze aeree (cosiddette numerate). Il Quartermaster Corps,[194] autorità competente per la progettazione e la fornitura di tutte le insegne autorizzate, non permise nuovi simboli per le AAF fino al 28 luglio 1945, quando fu consentito ai membri dei vari comandi il porto di specifici command arcs (delle strisce di stoffa sagomate ad arco) sopra le insegne AAF.


(I simboli delle 16th, 17th, 18th e 19th[195] Air Forces non compaiono in prosieguo poiché si trattava di organizzazioni istituite dopo la seconda guerra mondiale, pertanto si è ritenuto che esulassero dal tema di questa voce. )








Note |




  1. ^ "U.S." è la sigla di "United States".


  2. ^ USAAF è l'acronimo di "United States Army Air Forces".


  3. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Testo delle sezioni 207 e 208 del National Security Act of 1947 autorizzanti la creazione di una forza aerea indipendente, su nationalmuseum.af.mil (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2012).

    • Informazioni sul National Security Act of 1947 nel sito del dipartimento di Stato USA, su state.gov.




  4. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: United States National Guard § Leggi che riguardano la National Guard nelle sue due forme (state e federal).
    .



  5. ^ Nata nel 1918.


  6. ^ Il 26 febbraio 1935, Adolf Hitler ordinò all'asso della prima guerra mondiale Hermann Göring di fondare la Luftwaffe, anche se il trattato di Versailles era ancora in vigore. Nel 1938 la Luftwaffe contava più di 5500 aerei militari.


  7. ^ Shiner, John F. (1997). "The Coming of the GHQ Air Force, 1925-1935", Winged Shield, Winged Sword, pp. 112-113.


  8. ^ General Headquarters Air Force, 1935 (Air Force Historical Studies Office) Archiviato il 30 dicembre 2008 in Internet Archive..


  9. ^ Bibliografia in punto:

    • The Brooklyn Daily Eagle Almanac, Brooklyn, New York: Brooklyn Daily Eagle, 1921, p. 295, OCLC 1586159

    • Matchette, Robert; et al. (1995), Guide to Federal Records in the National Archives of the United States, Washington, D.C.: National Archives and Records Administration

    • Civilian Conservation Corps Legacy, su ccclegacy.org.

    • (EN) Sidney Shalett, Army is Revamped in Economy Drive, in The New York Times, 14 maggio 1946.




  10. ^ Shiner, Winged Shield, Winged Sword, p. 130.


  11. ^ Biographical pamphlet by DeWitt C. Copp.


  12. ^ Biografia dal sito USAF
    .



  13. ^ Shiner, Winged Shield, Winged Sword, pp. 131-133.


  14. ^ Mark Skinner Watson, Chief of Staff: Pre-war Plans and Preparations, "Chapter IX: The Movement Toward Air Autonomy", p. 293.


  15. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • General of the Air Force, Henry H. "Hap" Arnold, United States Air Force (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2009).

    • March Field Air Museum, CA, su marchfield.org.

    • First Motion Picture Unit of WW2, su genordell.com.

    • Annotated bibliography for Henry Arnold from the Alsos Digital Library for Nuclear Issues, su alsos.wlu.edu.




  16. ^ In inglese: "Capo".


  17. ^ abNalty, Winged Shield, Winged Sword, p. 181.


  18. ^ Conference Proceedings of the Combined Chiefs of Staff, 1941-1945, Dwight D. Eisenhower Presidential Library.


  19. ^ Nalty, Winged Shield, Winged Sword, pp. 179-181.


  20. ^ abExecutive Order 9082 Reorganizing the Army and the War Department. February 28, 1942.


  21. ^ abCollegamenti esterni in punto:

    • Origins of the Army Ground Forces General Headquarters, United States Army, 1940-1942, su army.mil.

    • A Short History of the Army Ground Forces, su army.mil.


    • Training in Mountain and Winter Warfare.




  22. ^ US Army in World War II Manpower and Segregation, by Rich Anderson, - Manpower, Replacements, and the Segregated Army.


  23. ^ JSTOR: War Department Reorganization, August 1941 - March 1942.


  24. ^ Correll, John T. "GHQ Air Force", AIR FORCE Magazine, September 2008, Vol. 91 No. 9, p. 68.


  25. ^ Ray S. Cline (1990). Washington Command Post: The Operations Division "Chapter VI: Organizing the High Command for World War II", p. 92.


  26. ^ John T. Correll, But What About the Air Corps?, in Air Force Magazine, Journal of the Air Force Association, luglio 2009., pp. 64-65.


  27. ^ Secretaries of War and Secretaries of the Army: Portraits and Biographical Sketches.


  28. ^ ab The Evolution of the Department of the Air Force, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 6 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2010).


  29. ^ 1628 CONGRESSIONAL INVESTIGATION PEARL HARBOR ATTACK.


  30. ^ Futrell, Robert (1951). USAF Historical Study No. 69: Development of AAF Base Facilities in the United States, 1939-1945, Air Force Historical Research Agency, pp. 2-7.


  31. ^ Wesley F. Craven and James Cate, editors. Army Air Forces in World War II: Vol. I: Plans & Early Operations, January 1939 to August 1942, pp. 105-106.


  32. ^ AAF Statistical Digest, Table 3: Strength of the AAF 1912-1945 Archiviato il 18 maggio 2011 in Internet Archive..


  33. ^ Il ruolo dell'aeronautica si impose come fenomeno di primario rilievo fin dagli esordi della campagna in questione. L'aviazione sovietica fu praticamente annientata nella prima settimana di operazioni: la Luftwaffe, solo nel primo giorno, distrusse più di 1 800 velivoli nemici, quasi tutti al suolo. Nei successivi quattro giorni i sovietici persero il 50% del loro potenziale aereo: l'incredibile cifra di 7 000 aeroplani.


  34. ^ (EN) Jenny Nolan, Willow Run and the Arsenal of Democracy, in The Detroit News, 28 gennaio 1997. URL consultato il 13 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2012).


  35. ^ Strategosinc.com.


  36. ^ Nalty, Winged Shield, Winged Sword, p. 173.


  37. ^ Watson, George M, Jr. (1997). "Building Air Power", Winged Shield, Winged Sword, p. 231.


  38. ^ Truman Library - Robert A. Lovett Oral History Interview.


  39. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, p. 235.


  40. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 233-235.


  41. ^ AIR SERVICE COMMAND UNITS.


  42. ^ Air Force Materiel Command - AFMC.com.


  43. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 246-248.


  44. ^ AAF Statistical Digest, Table 206: AAF Ferrying Operations Jan 42 to Aug 45 Archiviato il 18 maggio 2011 in Internet Archive..


  45. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 248-249.


  46. ^ Occorre peraltro avvertire che il vocabolo inglese officer ha una valenza semantica più ampia dell'italiano "ufficiale", come si nota dalle espressioni police officer, traducibile con "agente di polizia", e non-commissioned officer (NCO), grosso modo equivalente al nostro "sottufficiale".


  47. ^ World War II in Miami-Dade County Archiviato il 10 aprile 2009 in Internet Archive..


  48. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, p. 250.


  49. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, p. 259.


  50. ^ Cenni biografici.


  51. ^ Air Force Fifty, Air Force Association, Turner Publishing Company, 1998, ISBN 1-56311-409-7, 9781563114090, p. 98.


  52. ^ Nalty, Winged Shield, Winged Sword, p. 325.


  53. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, p. 255.


  54. ^ Yeager: An Autobiography, di Chuck Yeager, Leo Janos, Tandem Library Books, 1986, ISBN 0606035095, 9780606035095.


  55. ^ Elizabeth L. Gardner, WASP, Women's Airforce Service Pilot.


  56. ^ Bibliografia sui bombardieri notturni:

    • Guerlac, Henry E. Radar in World War II. Los Angeles: Tomash, 1987.

    • Gunston, Bill. Night Fighters: A Development and Combat History. New York: Charles Scribner's Sons, 1976.

    • Haulman, Daniel L. and William C. Stancik (eds.). Air Force Victory Credits: World War I, World War II, Korea and Vietnam. Maxwell Air Force Base, Alabama: USAF Historical Research Center, 1988.

    • Johnsen, Frederick A. Darkly Dangerous: the Northrop P–61 Black Widow Night Fighter. Tacoma, Washington: Bomber Books, 1981.

    • Maurer, Maurer. Combat Squadrons of the Air Force, World War II Archiviato il 25 marzo 2009 in Internet Archive.. Maxwell Air Force Base, Alabama: USAF Historical Division, 1982.

    • McEwen, Charles McEwen Jr. 422nd Night Fighter Squadron. Birmingham, Alabama: 422nd Night Fighter Squadron Association, 1982.

    • McFarland, Stephen L. Conquering the Night: Army Air Forces Night Fighters at War Archiviato il 25 marzo 2009 in Internet Archive.. 1998. ISBN 0-16-049672-1.

    • McGlashan, Kenneth B, with Zupp, Owen P. Down to Earth: A Fighter Pilot Recounts His Experiences of Dunkirk, the Battle of Britain, Dieppe, D-Day and Beyond. Londra. Grub Street Publishing, 2007. ISBN 1-904943-84-5.

    • Pape, Garry R. and Ronald C. Harrison. Queen of the Midnight Skies: The Story of America's Air Force Night Fighters. West Chester, Pennsylvania: Schiffer, 1992.

    • Rawnsley, C.F. and Wright, Robert. Night Fighter. Londra: Ballantine Books, 1957.

    • Robinson, Anthony. Nightfighter: A Concise History of Nightfighting since 1914. Shepperton, Surrey, UK: Ian Allan, 1988.

    • Sargent, Frederic O. Night Fighters: An Unofficial History of the 415th Night Fighter Squadron. Madison, Wisconsin: Sargent, 1946.

    • Smith, J.R. "Night Fighter- a first-hand account of a P-61 radar observer in World War II China."

    • Uncredited. Pilot's Manual for Northrop P–61 Black Widow. Appleton, Wisconsin: Aviation Publications, 1977.

    • White,E.G., OBE. "Nightfighter Navigator - Recollections of service in the RAF." Archiviato il 28 settembre 2007 in Internet Archive.


    .



  57. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 260-263.


  58. ^ "The US Army Air Forces at war: a statistical portrait of USAAF in World War II", AIR FORCE Magazine, giugno 1935, 1995, Vol. 78 No. 6, p. 36, summarizing AAF Statistical Digest released after World War II.

    Le cifre riportate, per l'esattezza furono:

    • 193 440 piloti;

    • 43 051 specialisti di bombardamento e navigatori "dedicati";

    • 48 870 navigatori in tutte le tre discipline (celestial [1], dead reckoning Copia archiviata (PDF), su irbs.com. URL consultato il 17 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2006)., radar Copia archiviata (PDF), su irbs.com. URL consultato il 1º agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2009).);

    • 309 236 tiratori di varie armi (flexible gunners).




  59. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 160.


  60. ^ Bibliografia in punto:

    • Ravenstein, Charles A. Air Force Combat Wings: Lineage and Honors Histories, 1947–1977 (Washington: USGPO, 1984)

    • Rogers, B. (2006). United States Air Force Unit Designations Since 1978. ISBN 1-85780-197-0

    • World Airpower Journal. (1992). US Air Force Air Power Directory. Aerospace Publishing: London, UK. ISBN 1-880588-01-3


    .



  61. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Joint Base Balad, Iraq - 332d Air Expeditionary Wing, su balad.afcent.af.mil.

    • Joint Base Balad Public News, su balad.afcent.af.mil.

    • 332d Air Expeditionary Wing Fact Sheet, su balad.afcent.af.mil (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2009).


    • 332 AEW Heritage Site, su web.archive.org.
      • Foto, su af.mil (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2009).





  62. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 161.


  63. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 251-252.


  64. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Women in the U.S. Army, su army.mil.


    • WAAC/WAC history and WWII women's uniforms in color — WWII US women's service organizations (WAC, WAVES, ANC, NNC, USMCWR, PHS, SPARS, ARC and WASP)

    • The Women's Army Corps: A Commemoration of World War II Service, su army.mil.


    • Women Veterans Historical Collection - digitized letters, diaries, photographs, uniforms, and oral histories from WACs

    • THE WOMEN'S ARMY CORPS, 1945-1978, su history.army.mil.

    • Papers of Fran Smith Johnson, WAC, Dwight D. Eisenhower Presidential Library, su eisenhower.archives.gov.


    • The Slander Campaign book chapter by Ann Elizabeth Pfau


    .



  65. ^ "Women in the AAF", Army Air Forces in World War II, HyperWar Foundation. URL consultato il 13 maggio 2011., p. 513. 39 323 WACs furono assegnate alle AAF nel gennaio 1945. Circa 1 100 erano afroamericane assegnate a dieci unità AAF "segregate" (con distinzione razziale).


  66. ^ Bibliografia in punto:

    • Granger, Byrd Howell. On Final Approach: The Women Airforce Service Pilots of W.W.II. Falconer Publishing Co., 1991.

    • Haynsworth, Leslie, and David Toomey. Amelia Earhart's Daughters. William Morrow and Company, 1998.

    • Merryman, Molly. Clipped Wings: The Rise and Fall of the Women Airforce Service Pilots. New York University Press, 2001.

    • Schrader, Helena. Sisters in Arms: British and American Women Pilots During World War II. Pen and Sword Books, 2006.


    .



  67. ^ Collegamenti esterni in punto:


    • Wings Across America; a digital video history project, seeking to document the WASPs of World War II.


    • Texas Woman's University: Women Airforce Service Pilots Collection Archiviato il 23 marzo 2009 in Internet Archive. TWU maintains the official WASP archives and includes oral histories, photographs, and other archival collections on the WASP.

    • WASP on the WEB, su wingsacrossamerica.us.

    • Women Airforce Service Pilots (WASP) Remembered by those who knew them, su wwii-women-pilots.org.

    • Nancy Love and the WASP Ferry Pilots of WWII, su sarahbyrnrickman.com.

    • Women in the U.S. Army, su army.mil.


    • PBS American Experience: Fly Girls Website for the PBS documentary on the WASP.


    • Blitzkrieg Baby—Information on WWII U.S. women's service organizations, including uniforms.


    • USAF Museum: Women Pilots in World War II History Archiviato il 18 giugno 2006 in Internet Archive.—Air Force Museum virtual exhibit.


    • Winged Auxiliaries: Women Pilots in the UK and US during World War Two—Draws comparisons between British ATA and American WASP pilots in World War II.


    • Dwight D. Eisenhower Presidential Library's archives — informazioni e documenti sulla WASP Jacqueline Cochran.

    • Thirty-eight women earned their second pair of wings during the WASP program, su wwii-women-pilots.org. URL consultato il 2 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2007).

    • The National WASP WWII Museum, su waspmuseum.org.

    • The account of the discovery of the site of a B-25 crash which killed a WASP pilot; some of her effects were found., su aircraftwrecks.com.




  68. ^ Watson, Winged Shield, Winged Sword, pp. 253-254.


  69. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 158.


  70. ^ AAF Statistical Digest (World War II), table 4: Military Personnel in Continental US and Overseas, By Type of Personnel: Jul 1939 to Aug 1945 Archiviato il 18 maggio 2011 in Internet Archive..


  71. ^ Continental United States - What does CONUS stand for? Acronyms.


  72. ^ Futrell, USAF Historical Study No. 69, p. 112.


  73. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • U.S. Army Corps of Engineers News from around the web, su topix.com.

    • Levees.org - National grassroots group (chapters in LA, CA, FL, IL) holding USACE accountable for its flood protection, su levees.org.

    • Papers of Joseph W. Carlson, Officer with the Army Corps of Engineers at Normandy Base Section (1944), Dwight D. Eisenhower Presidential Library, su eisenhower.archives.gov.

    • Corps Reform Network - A network of grassroots groups working to ensure that Army Corps of Engineers projects are economically and environmentally sound, su corpsreform.org. URL consultato il 13 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).

    • Historic photos of Corps of Engineers lock and dam projects throughout Texas in 1910-20s from the Portal to Texas History, su texashistory.unt.edu.




  74. ^ Futrell, USAF Historical Study No. 69, p. 167.


  75. ^ Futrell, USAF Historical Study No. 69, p. 156.


  76. ^ Giornata della vittoria Alleata in Europa, 8 maggio 1945.


  77. ^ Giornata della vittoria Alleata in Giappone, 15 agosto (o 2 settembre) 1945.


  78. ^ AAF Statistical Digest, Table 217: Airfields outside Continental US By Location: 1941 to 1945 Archiviato il 27 agosto 2008 in Internet Archive..


  79. ^ Bowman, Martin W. (1997). USAAF Handbook 1939-1945, Stackpole Books, ISBN 0-8117-1822-0, p. 16.


  80. ^ (EN) Sixteenth Air Force, su globalsecurity.org. URL consultato il 14 maggio 2011.


  81. ^ (EN) Eighth Air Force, su 8af.af.mil. URL consultato il 13 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2012).


  82. ^ Bibliografia in punto:

    • Office of Air Force History, Air Force Combat Units of World War II (PDF), a cura di Maurer, Maurer, Washington, D.C., U.S. Govt. Print. Off, 1983 [1961], ISBN 0-912799-02-1. URL consultato il 4 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2011).

    • Cees Steijger (1991), "A History of USAFE", Voyageur, ISBN 1-85310-075-7


    .



  83. ^ Army Air Forces in World War II Vol. VII: Services Around the World CHAPTER 17 REDEPLOYMENT AND DEMOBILIZATION.


  84. ^ "Caccia".


  85. ^ "Ricognizione".


  86. ^ "Trasporto truppe".


  87. ^ "Riserva".


  88. ^ abcdefghij(EN) Maurer Maurer, Overview, su Air Force Combat Units of World War II, New York Military Affairs Symposium, 1986. URL consultato il 2 luglio 2008.


  89. ^ Bowman, USAAF Handbook 1939-1945, pp. 17-18.


  90. ^ (EN) Army Air Forces Historical Study No. 13 "The Development of Tactical Doctrines at AAFSAT and AAFTAC (PDF), su afhra.af.mil. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2010).


  91. ^ (EN) Maurer Maurer, Introduction: Air Force Combat Organization:1919-1939, su Air Force Combat Units of World War II, New York Military Affairs Symposium, 1986. URL consultato il 27 febbraio 2009.


  92. ^ "Pursuit" sta per "inseguimento", "interceptor" per "intercettore".


  93. ^ (EN) 1st Operations Group, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).


  94. ^ "Pesante".


  95. ^ (EN) 2nd Operations Group, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2013).


  96. ^ "Leggero".


  97. ^ (EN) 3rd Operations Group, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2016).


  98. ^ Richard L., Jr. Watson, USAF Historical Study 111: Army Air Action in the Philippines and Netherlands East Indies, 1941-1942 (PDF), su afhra.af.mil. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2012)., p. 9.


  99. ^ 5th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2011).


  100. ^ 6th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2011).


  101. ^ 7th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2010).


  102. ^ 8th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).


  103. ^ 9th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2008).


  104. ^ abc(EN) Maurer Maurer, Part 2, su Air Force Combat Units of World War II, New York Military Affairs Symposium. URL consultato il 27 febbraio 2009.


  105. ^ 18th Operations Group, su afhra.af.mil. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2016).


  106. ^ 19th Air Refueling Group, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2011).


  107. ^ 20th Operations Group, Air Force Historical Research Agency. URL consultato il 27 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).


  108. ^ Spaatz, Gen. Carl A. "Strategic Airpower in the European War", Foreign Affairs, April 1946. Spaatz calcolava che i gruppi pronti al combattimento fossero il 43,5 % a fine gennaio 1942.


  109. ^ Bowman, Martin W., USAAF Handbook 1939-1945, ISBN 0-8117-1822-0.


  110. ^ Aeroporti abbandonati e poco conosciuti: Walker Army Airfield / Victoria-Pratt Airfield, Walker KS.


  111. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Aeroporti abbandonati e poco conosciuti: Western Nebraska, su airfields-freeman.com.

    • Nebraska Historical Marker - Bruning Army Airfield, su waymarking.com.

    • Mid-America Feedyard, su midamerica-feedyard.com.




  112. ^ Utilizzavano velivoli P-38 Lightning, P-40 Warhawk, P-47 Thunderbolt, P-51 Mustang, o P-80 Shooting Star.


  113. ^ I quattro gruppi da trasporto Combat Cargo, numerati da 1 a 4, agirono sul fronte sino-birmano e nella Fifth Air Force nel 1944-1945. Due furono poi ridesignati Troop Carrier Groups, entrando a far parte delle USAF.


  114. ^ Erano il 509th Composite Group (B-29/C-54), 28th CG (B-24/B-25), ed i 1st, 2nd and 3rd Air Commando Groups. Gli Air Commando Groups furono istituiti per il servizio sul fronte sino-birmano e nella Fifth Air Force, con uno squadrone Cargo e 2 squadroni caccia ciascuno. Un gruppo da bombardamento medio, il 477th BG, fu convertito in gruppo composito su apparecchi P-47/B-25 nel giugno 1945.


  115. ^ Maurer (1969). USAF Historical Study No. 82: Combat Squadrons of the Air Force, World War II, Air Force Historical Research Agency.


  116. ^ Bibliografia in punto:

    • Guerlac, Henry E. Radar in World War II. Los Angeles: Tomash, 1987.

    • Gunston, Bill. Night Fighters: A Development and Combat History. New York: Charles Scribner's Sons, 1976.

    • Haulman, Daniel L. and William C. Stancik (eds.). Air Force Victory Credits: World War I, World War II, Korea and Vietnam. Maxwell Air Force Base, Alabama: USAF Historical Research Center, 1988.

    • Johnsen, Frederick A. Darkly Dangerous: the Northrop P–61 Black Widow Night Fighter. Tacoma, Washington: Bomber Books, 1981.

    • Maurer, Maurer. Combat Squadrons of the Air Force, World War II Archiviato il 25 marzo 2009 in Internet Archive.. Maxwell Air Force Base, Alabama: USAF Historical Division, 1982.

    • McEwen, Charles McEwen Jr. 422nd Night Fighter Squadron. Birmingham, Alabama: 422nd Night Fighter Squadron Association, 1982.

    • McFarland, Stephen L. Conquering the Night: Army Air Forces Night Fighters at War Archiviato il 25 marzo 2009 in Internet Archive.. 1998. ISBN 0-16-049672-1.

    • McGlashan, Kenneth B, with Zupp, Owen P. Down to Earth: A Fighter Pilot Recounts His Experiences of Dunkirk, the Battle of Britain, Dieppe, D-Day and Beyond. Londra. Grub Street Publishing, 2007. ISBN 1-904943-84-5.

    • Pape, Garry R. and Ronald C. Harrison. Queen of the Midnight Skies: The Story of America's Air Force Night Fighters. West Chester, Pennsylvania: Schiffer, 1992.

    • Rawnsley, C.F. and Wright, Robert. Night Fighter. Londra: Ballantine Books, 1957.

    • Robinson, Anthony. Nightfighter: A Concise History of Nightfighting since 1914. Shepperton, Surrey, UK: Ian Allan, 1988.

    • Sargent, Frederic O. Night Fighters: An Unofficial History of the 415th Night Fighter Squadron. Madison, Wisconsin: Sargent, 1946.

    • Smith, J.R. "Night Fighter- a first-hand account of a P-61 radar observer in World War II China."

    • Uncredited. Pilot's Manual for Northrop P–61 Black Widow. Appleton, Wisconsin: Aviation Publications, 1977.

    • White,E.G., OBE. .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
      "Nightfighter Navigator - Recollections of service in the RAF."[collegamento interrotto]


    .



  117. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 113. Le denominazioni erano: A — Attack; AT — Advanced Trainer; B — Bomber; BT — Basic Trainer; C — Cargo/Transport; CG — Cargo Glider; F — Reconnaissance; L — Liaison; O — Observation; OA — Observation-Amphibian; P — Pursuit; PT — Primary Trainer; R — Rotary wing (helicopter); TG — Trainer Glider; UC — Utility.


  118. ^ Maurer Maurer (1986). Air Force Combat Units of World War II. Spitfire Mk.V equipaggiarono il 4th Fighter Group fino ai primi del 1943; Mk.V e Mk.IX furono i caccia principali del 31st e 52nd FGs fino al 1944.


  119. ^ Maurer Maurer (1969). Combat Squadrons of the Air Force, World War II Archiviato il 1º agosto 2007 in Internet Archive.. Circa 100 Beaufighter equipaggiarono parzialmente quattro squadroni caccia notturni della 12th AF tra 1943 e 1945.


  120. ^ Army Air Forces Aircraft: A Definitive Moment Archiviato il 30 giugno 2008 in Internet Archive..


  121. ^ Office of the Chief Quartermaster, U.S. Army European Theater of Operations, Quartermaster POL Plan for Continental Operation, [document located at:] United States Army Center of Military History, "Regraded UNCLASSIFIED [from SECRET] ... on 011906".


  122. ^ Irving, David (2002 - electronic version) [1989] (pdf). Göring: A Biography. fpp.co.uk: Parforce UK Ltd. p. 666. Goering (fpp) Archiviato il 7 dicembre 2008 in Internet Archive.. Retrieved 3 January 2009.


  123. ^ Bowman, USAAF Handbook 1939-1945, p. 19.


  124. ^ Griffith, Charles (1999). The Quest: Haywood Hansell and American Strategic Bombing in World War II. Air University Press ISBN 1-58566-069-8, p. 66.


  125. ^ Watson, Mark Skinner. "U.S. Army in World War II, Chief of Staff: Pre-war Plans and Preparation," Chapter 12, Coordination with Britain. Disponibile online in: http://www.ibiblio.org/hyperwar/USA/USA-WD-Plans/.


  126. ^ Ronald H. Spector. Eagle Against The Sun. 1985. ISBN 978-0-394-74101-7. p. 59.


  127. ^ Griffith, The Quest, p. 78.


  128. ^ Griffith, The Quest, p. 77.


  129. ^ abcNalty, Winged Shield, Winged Sword, p. 188.


  130. ^ Cenni biografici:

    • Obituary, New York Times, October 21, 1950, su nytimes.com.

    • Henry Stimson Center, su stimson.org. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2006).

    • Hiroshima: diary excerpts, su doug-long.com.

    • Annotated bibliography for Henry Stimson from the Alsos Digital LIbrary, su alsos.wlu.edu.


    • Sherman Genealogy Including Families of Essex, Suffolk and Norfolk, England By Thomas Townsend Sherman


    .



  131. ^ abNalty, Winged Shield, Winged Sword, p. 190.


  132. ^ Bowman, USAAF Handbook 1939-1945, pp. 19-20.


  133. ^ AWPD-42 to Instant Thunder: Consistent, Evolutionary Thought or ...


  134. ^ Griffith, The Quest, p. 67.


  135. ^ Griffith, The Quest, pp. 96-97.


  136. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Sito ufficiale della Eighth Air Force, su 8af.acc.af.mil.

    • Storia della Eighth Air Force sul sito USAF, su 8af.af.mil (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2012).

    • Rapporto tattico di missione della Eight Air Force sull'operazione Shuttle, su american-divisions.com.

    • Stanziamento della Eighth Air Force nel Regno Unito, su ibiblio.org.

    • Museo sulla Eighth Air Force, su mightyeighth.org.

    • La Ruhr - uno dei principali obiettivi dell'8ª USAAF in Europa, 1943–1945, su historisches-centrum.de.

    • Luogo di nascita della Eighth Air Force, su waymarking.com.

    • Mappa degli aeroporti dell'8th Air Force in Inghilterra nel periodo 1942-1945 (PDF), su mediafiles.thedms.co.uk.

    • Equipaggio 21, su myweb.cableone.net.

    • Target For Today - film del 1943 sull'VIII Bomber Command, su youtube.com.




  137. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • La 15th Air Force, su 376hbgva.com. URL consultato il 7 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2005).

    • 2nd Bombardment Group Association, su 2ndbombgroup.org.

    • 301st Bombardment Group Heavy, su 301bg.com.

    • 463rd Bombardment Group Historical Society, su 463rd.org.

    • 461st Bombardment Group Heavy / 764th, 765th, 766th, 767th sqdn, su 461st.org.

    • 483rd Bombardment Group Website, su 483rd.com.

    • Sito web sull'USAAF, su armyairforces.com.

    • Onora tuo padre: un pilota Tuskegee, su josephgomer.com. URL consultato il 7 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2006).

    • Sgt. Coleman D. Moberly, 463rd BG, prigioniero di guerra nello "Stalag Luft I", su merkki.com.

    • 15th Air Force, su frankambrose.com.




  138. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: Close Air Support.
    .



  139. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • L'USAREUR celebra i sessant'anni di attività (riassunto), su 570thusaag.com.

    • Teatro d'operazioni europeo, su ibiblio.org.




  140. ^ Collegamenti esterni in punto:


    • Defense Technical Information Center, Air Target Materials Program Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive.

    • Superiorità aerea nel sito dell'Encyclopedia Britannica, su britannica.com.

    • Dottrine aerospaziali delle Canadian Forces (PDF), su dsp-psd.pwgsc.gc.ca.

    • Col. John A. Warden III. The Air Campaign: Planning for Combat. June 2000., su au.af.mil.

    • Glossario delle definizioni NATO, su web.archive.org.

    • RAND Study of U.S. Fighter Design (PDF), su rand.org.




  141. ^ abGrosso modo: "strategia della cavallina", poiché gli americani, piuttosto che espugnare una per una le varie isolette del Pacifico, scelsero di saltarne alcune, concentrandosi su altre più avanzate; le isole ignorate, finivano poi per cadere per isolamento logistico. Tecnica chiamata talora anche island hopping ("salto dell'isola").


  142. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Central Pacific 1941–1943 nel sito dell'esercito USA, su army.mil.

    • Strategy and Command: The First Two Years, su ibiblio.org.

    • The Official Chronology of the U.S. Navy in World War II, Appendix I, su ibiblio.org.

    • H. P. Willmott, The Barrier and the Javelin: Japanese and Allied Pacific Strategies February to June 1942, Annapolis, Maryland, Naval Institute Press, 1983, ISBN 0-87021-535-3.




  143. ^ Collegamenti esterni in punto:


    • Air Force Magazine, giornale della Air Force Association, agosto 2008.

    • Storia dell'esercito USA: Control of Army Air Operations Overseas, su army.mil.

    • Storia dell'esercito USA: QUADRANT Conference, su army.mil.

    • HistoryNET: "Operazione Matterhorn, su historynet.com.

    • USAAF: Operation Matterhorn, su usaaf.net. URL consultato il 9 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2005).




  144. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: guerra del Pacifico (1941-1945).
    .



  145. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: battaglia di Saipan.
    .



  146. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: bombardamento di Tokyo nella seconda guerra mondiale.
    .



  147. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki § Dibattito sul bombardamento.
    .



  148. ^



    Magnifying glass icon mgx2.svg
    Lo stesso argomento in dettaglio: operazione Downfall.
    .



  149. ^ Traducibile come "indagine sul bombardamento strategico". Bibliografia in punto:

    • Wesley F. Craven and Cate James Lea. The Army Air Forces in World War II. 8 vols. Chicago: University of Chicago Press, 1948–1958. Official AAF history.

    • Lee Kennett. A History of Strategic Bombing. New York: Scribner's, 1982.

    • Alan J. Levine, The Strategic Bombing of Germany, 1940-1945 (1992), su questia.com.

    • Alfred Mierzejewski. The Collapse of the German War Economy, 1944–1945. Chapel Hill: University of North Carolina Press, 1987.

    • United States Strategic Bombing Survey. Over-All Report (European War). Washington: Government Printing Office, 1945.

    • United States Strategic Bombing Survey. The Defeat of the German Air Force. Washington: Government Printing Office, 1947.

    • United States Strategic Bombing Survey. The Effects of Strategic Bombing on German Transportation. Washington: Government Printing Office, 1947.

    • United States Strategic Bombing Survey. The Effects of Strategic Bombing on the German War Economy. Washington: Government Printing Office, 1945.

    • Sir Charles Webster and Noble Frankland. The Strategic Air Offensive against Germany. 4 volumi. Londra: Her Majesty's Stationery Office, 1961. Official British history.


    .



  150. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • U.S. Strategic Bombing Survey (guerra in Europa), su anesi.com.

    • Strategic Bombing Survey (guerra nel Pacifico), su anesi.com.

    • Strategic Bombing Survey (attacchi atomici), su ibiblio.org.

    • Strategic Bombing Survey, su ibiblio.org.

    • Organizzazione dello Strategic Bombing Survey (guerra nel Pacifico) (PDF), su ndl.go.jp.




  151. ^ abWatson, Winged Shield, Winged Sword, p. 268.


  152. ^
    http://boards.history.com/topic/World-War-Ii/Friendly-Fire-Incidentstragedies/520059803[collegamento interrotto] message dated July 12, 2009 Quoting Table 99 of USAAF Statistical Digest.



  153. ^ Il concetto di "area CONUS" era già stato introdotto supra.


  154. ^ "The US Army Air Forces at war: a statistical portrait of USAAF in World War II", AIR FORCE Magazine, June 1995, Vol. 78 No. 6, summarizing AAF Statistical Digest, p. 34.


  155. ^ "The US Army Air Forces at war", p. 33.


  156. ^ AAF Statistical Digest Table 203 Archiviato il 18 maggio 2011 in Internet Archive..


  157. ^ "The US Army Air Forces at war", p. 32.


  158. ^ Wolk, Herman S. (1997). "The Quest for Independence", Winged Shield, Winged Sword, p. 378.


  159. ^ Futrell, USAF Historical Study No. 69, p. 156. Queste installazioni comprendevano basi principali, sotto-basi (satellite), e campi ausiliari.


  160. ^ The National Guard - Sito ufficiale Archiviato il 28 febbraio 2007 in Internet Archive..


  161. ^ Arnold, che sarebbe mancato nel 1950, soffriva di seri problemi cardiaci quanto meno dal 1943. Nel 1946 fu costretto a sospendere un viaggio in Sudamerica dal manifestarsi di un'aritmia tanto grave da obbligarlo, come detto nel testo principale, a lasciare il servizio attivo (ufficialmente nel giugno) di quello stesso anno.


  162. ^ The Spaatz Association: biografia del generale Carl A. Spaatz Archiviato il 9 luglio 2010 in Internet Archive..


  163. ^ Bibliografia in punto:

    • Cooke, James J. The U. S. Air Service in the Great War: 1917-1919. Westport, Conn.: Praeger Publishers, 1996. ISBN 0-275-94862-5.

    • Davis, Burke. The Billy Mitchell Affair. New York: Random House, 1967.

    • Henrotin, Joseph. L'Airpower au 21e siècle: Enjeux et perspectives de la stratégie aérienne. Bruxelles: Emile Bruylant (RMES), 2005. ISBN 2-8027-2091-0.

    • Hurley, Alfred H. Billy Mitchell: Crusader for Air Power (edizione rivista). Bloomington: Indiana University Press, 1975. ISBN 0-253-31203-5, ISBN 0-253-20180-2.

    • Kennett, Lee. The First Air War, 1914–1918. New York: Free Press, 1991. ISBN 0-684-87120-3.

    • Maksel, Rebecca. "The Billy Mitchell Court-Martial". Air & Space, Vol. 24, No. 2, 46-49. Visibile online (dal 28 giugno 2009) al sito http://www.airspacemag.com/history-of-flight/The-Billy-Mitchell-Court-Martial.html.

    • Mitchell, William. Memoirs of World War I: From Start to Finish of Our Greatest War. New York: Random House, 1960.

    • William Sanders, Billy Mitchell's Overt Act (fictional short story in Alternate Generals), Baen, 1998, ISBN 0-671-87886-7.



    Collegamenti esterni in punto:

    • American Airpower Biography: Billy Mitchell, su airpower.maxwell.af.mil.

    • Cooke, James J. Billy Mitchell (2002), su questia.com.




  164. ^ Il concetto stesso di "riserva militare" presuppone un inevitabile tempo di latenza tra attivazione dell'allarme ed effettiva prontezza operativa dei richiamati.


  165. ^ Wolk, Winged Shield, Winged Sword, p. 374.


  166. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Il ponte aereo di Berlino, su afa.org. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2007).

    • North American Aerospace Defense Command, su norad.mil.

    • U.S. Air Force nella guerra di Corea, su korea50.army.mil. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2007).

    • United States Air Forces in Europe (USAFE), su usafe.af.mil.

    • United States Pacific Air Forces (PACAF), su pacaf.af.mil.

    • Superiorità aerea e crisi dei missili di Cuba, su afa.org. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2006).

    • Articoli sulle tattiche di superiorità aerea adottate nella guerra del Vietnam, su afa.org. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2006).

    • Lo 82nd Fighter Group, su vermontel.net. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2011).




  167. ^ Bibliografia e collegamenti esterni in punto:

    • Enciclopedia degli aerei militari di Joe Baugher, su csd.uwo.ca. URL consultato il 14 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2006).

    • Donald, David, "Century Jets - USAF Frontline Fighters of the Cold War".

    • Maurer Maurer, Air Force Combat Units Of World War II, Office of Air Force History, 1983

    • Menard, David W., USAF Plus Fifteen — A Photo History 1947–1962, 1993

    • Martin, Patrick, Tail Code: The Complete History Of USAF Tactical Aircraft Tail Code Markings, 1994

    • Ravenstein, Charles A., Air Force Combat Wings Lineage and Honors Histories 1947–1977, Office of Air Force History, 1984


    --

    • Air Force Historical Research Agency, su afhra.af.mil.

    • Air Force Historical Studies Office, su airforcehistory.hq.af.mil. URL consultato il 14 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2006).

    • Radomes.org - Il museo online dei radar per la difesa aerea, su radomes.org.




  168. ^ Wolk, Winged Shield, Winged Sword, p. 375.


  169. ^ Collegamenti esterni in punto:
    • Sito ufficiale, su ang.af.mil.



  170. ^ Wolk, Winged Shield, Winged Sword, p. 377.


  171. ^ Collegamenti esterni in punto:

    • Sinossi di Forrestal, con inclusa discussione sul Key West, su defenselink.mil.

    • Funzioni delle forze armate e del Joint Chiefs of Staff, 1948, Combined Arms Research Library Digital Library, Fort Leavenworth, KS, su cgsc.cdmhost.com.




  172. ^ Trest, Warren A. and Watson, George M. Jr. (1997). "Framing Air Force missions", Winged Shield, Winged Sword, pp. 418-424.


  173. ^ Cenni biografici:

    • Richard I. Bong Veterans Historical Center, su bvhcenter.org.

    • Richard Bong State Recreation Area, su dnr.wi.gov.

    • Piccola biografia con foto a colori, su acesofww2.com. URL consultato il 24 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2012).

    • Biografia sul sito AcePilots.com, su acepilots.com. URL consultato il 13 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2008).

    • Richard Ira Bong: assi statunitensi della WWII, articolo di Jon Guttman, su historynet.com. URL consultato il 24 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).


    • 248th Hiko Sentai: A Japanese "Hard Luck" Fighter unit {Copyrighted-for reference only, su j-aircraft.com.}

    • Storia dell'USAF. Personaggi: Major Richard Bong, su af.mil (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2012).




  174. ^ Chris McNab, 20th Century Military Uniforms, Grange Books, London, ISBN 1-84013-476-3, 9781840134766. Riporta immagini e descrizioni di uniformi USAAF alle pagine 266, 272, 273 e 275 (quest'ultima è riprodotta, assieme ad altre, anche in copertina).


  175. ^ What Does Olive Drab Mean?, Olive-drab.com, 22 maggio 2008. URL consultato il 15 aprile 2009.


  176. ^ Custom - Federal Standard 595 Fed-Std-595 Color Chart, Chassis-plans.com. URL consultato il 15 aprile 2009.


  177. ^ Bowman, USAAF Handbook 1939-1945, pp. 166-167.


  178. ^ "Ike" era il nomignolo del generale Dwight D. Eisenhower, successivamente divenuto il 34º presidente degli Stati Uniti.


  179. ^ Una pagina USAF sull'Ike jacket.


  180. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 167.


  181. ^ Janet R. Daly-Benarek (1995). The Enlisted Experience: A Conversation With the Chief Master Sergeants of the Air Force. Diane Publishing Company. ISBN 0-7881-2824-8. Per estensione, "brown shoe" si dice di ogni prassi o idea che risalga all'era Army Air Forces.


  182. ^ abBowman, USAAF Handbook, p. 171.


  183. ^ Locuzione che potremmo azzardarci a tradurre con "sformato da 50 missioni".


  184. ^ Web page sul giaccone di volo Type A-2.


  185. ^ Bowman, USAAF Handbook, p. 172.


  186. ^ Army Regulations AR 600.


  187. ^ USAAF Wings.


  188. ^ Sweetheart in inglese è soprattutto un'espressione vezzeggiativa, quale il nostro "tesoro, amore". Potremmo azzardarci a tradurre come "distintivo gingillo", forse.


  189. ^ Gradi e insegne: distintivi militari degli Stati Uniti.


  190. ^ [Collegamenti esterni in punto:

    • Collezione di veicoli militari statunitensi, su usmvc.de.

    • Alleati occidentali a Berlino, su waib.de.

    • Storia delle brigate "Berlino" francesi, americane e britanniche, su western-allies-berlin.com.

    • Museo sugli Alleati di Berlino, su alliiertenmuseum.de.

    • 6941st Guard Battalion - US Army Berlin Brigade, su guardbattalion.de.

    • Ricordi della Berlin Brigade
      [collegamento interrotto], su berlin-brigade.de.


    • BerlinBrigade.com, dedicato a tutti gli uomini che prestarono servizio nella Berlino ovest dal 1945 al 1994


    .



  191. ^ "Up from Kittyhawk", Air Force Magazine Archiviato il 19 ottobre 2010 in Internet Archive..


  192. ^ Iconografia e riferimenti

    • Foto del "V sign":

      • Foto con Churchill (JPG), su number-10.gov.uk.

      • Altra foto con CHurchill (JPG), su number-10.gov.uk.

      • Foto col presidente USA Nixon (JPG), su library.educationworld.net.



    • Il "V sign" nelle notizie:

      • Guardian 6 giugno 2002: In pictures the V sign, su guardian.co.uk.

      • Sky News 18 giugno 2004: OAP fined £100 for V sign, su sky.com. URL consultato il 4 novembre 2009 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2004).

      • BBC 3 aprile 2009: Scottish footballers dropped for V sign, su news.bbc.co.uk.



    • Urban Legends Reference Pages: pluck yew, su snopes.com.




  193. ^ "Army Air Forces World War II Shoulder Sleeve Insignia" USAF Historical Studies Office Archiviato il 30 dicembre 2008 in Internet Archive..


  194. ^ Sito ufficiale del Quartermaster Corps.


  195. ^ US Air Force Historical Research Agency Archiviato il 3 gennaio 2007 in Internet Archive..



Bibliografia |




  • Winged Shield, Winged Sword 1950-1997: A History of the United States Air Force, di Bernard C. Nalty (autore e curatore), The Minerva Group, Inc., 2003, ISBN 1-4102-0902-4, 9781410209023


  • The Army Air Forces in World War II: Combat Chronology, 1941-1945, Di Kit C Carter, Robert Mueller, Pubblicato da DIANE Publishing, 1975, ISBN 1-4289-1543-5, 9781428915435


  • The official guide to the Army Air Forces: AAF.: A directory, almanac and chronicle of achievement, Di United States. Army Air Forces, Pubblicato da Simon and Schuster, 1944, titolo disponibile presso la University of California


  • With courage: the U.S. Army Air Forces in World War II, Bernard C. Nalty, John F. Shiner, George M. Watson, Alfred M. Beck, Air Force History and Museums Program (U.S.), Curatore Alfred M. Beck, DIANE Publishing, 1994, ISBN 0-16-036396-9, 9780160363962


  • Air power history: turning points from Kitty Hawk to Kosovo, di Sebastian Cox, Peter Gray, ISBN 0-7146-5291-1, 9780714652917


  • Technical manual, Numero 445, Autori: United States War Dept, United States Dept. of the Army, Editore U.S. Govt. Prtg. Off., 1943


  • Dictionary of United States Army terms Technical manual, War Department technical manual, Department of the Army technical manual, Editore United States Government Printing Office, 1944, disponibile presso University of Michigan


  • Internationales Wörterbuch der Abkürzungen von Organisationen, Volume 1 di World Guide to Abbreviations: Internationales Wörterbuch Der Abkürzungen Von Organisationen, Paul Spillner, Volume 9 di Handbuch der internationalen Dokumentation und Information, Internationales Wörterbuch Der Abkürzungen Von Organisationen, Paul Spillner, Volume 1 di Internationales Wörterbuch Der Abkürzungen Von Organisationen, Autori Paul Spillner, Klaus Gerhard Saur, Edizione 2, Editore Verlag Dokumentation, 1970, ISBN 3-7940-1098-1, 9783794010981



Voci correlate |



  • Bomber Mafia

  • Guerra industriale

  • Lista delle forze aeree mondiali

  • Produzione di massa

  • Storia militare



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su United States Army Air Forces


Collegamenti esterni |


(EN)




  • ArmyAirForces.com — sito privato, sguardo generico all'USAAF. Include database, storie, dizionari e forum.


    • USAAF air force/division/wing histories — storia di tutte le suddivisioni USAAF.


    • USAAF jargon dictionary — contiene 526 parole e abbreviazioni.


    • USAAF unit search — database di gruppi, squadroni, codici degli squadroni, stazioni e comandanti.


    • USAAF missing air crew report search — database degli aviatori dispersi (missing air crew reports, MACRs) ordinato per numero MACR, data, matricola e gruppo.




  • Allied Fighter Combat Footage — Vista di combattimenti aerei dalla prospettiva dei caccia Alleati

  • Night Fighter by J R Smith, su nightfighter.info.


  • USAAF roll of honour — 1944–1945

  • Air Force History Overview, su af.mil.

  • U.S. Army Air Forces in World War II: Combat Chronology 1941–1945, su airforcehistory.hq.af.mil. URL consultato il 7 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2007).

  • Air Power: The United States Air Force, su centennialofflight.gov. URL consultato il 7 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2007).

  • A Guide to United States Air Force Lineage and Honors, su afhra.maxwell.af.mil. URL consultato il 7 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2009).

  • Army Air Forces Aircraft: A Definitive Moment, su airforcehistory.hq.af.mil. URL consultato il 7 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2007).


  • AAFCollection.info — Manuale di addestramento delle Army Air Forces e class books


  • USAAF.net — Resoconto sull'attività nella seconda guerra mondiale pubblicato dalle Army Air Forces e disponibile nel pubblico dominio.


  • USAAF in WWII — Cronologia dei combattimenti disponibile in formato ZIP.


.mw-parser-output .navbox{border:1px solid #aaa;clear:both;margin:auto;padding:2px;width:100%}.mw-parser-output .navbox th{padding-left:1em;padding-right:1em;text-align:center}.mw-parser-output .navbox>tbody>tr:first-child>th{background:#ccf;font-size:90%;width:100%}.mw-parser-output .navbox_navbar{float:left;margin:0;padding:0 10px 0 0;text-align:left;width:6em}.mw-parser-output .navbox_title{font-size:110%}.mw-parser-output .navbox_abovebelow{background:#ddf;font-size:90%;font-weight:normal}.mw-parser-output .navbox_group{background:#ddf;font-size:90%;padding:0 10px;white-space:nowrap}.mw-parser-output .navbox_list{font-size:90%;width:100%}.mw-parser-output .navbox_odd{background:#fdfdfd}.mw-parser-output .navbox_even{background:#f7f7f7}.mw-parser-output .navbox_center{text-align:center}.mw-parser-output .navbox .navbox_image{padding-left:7px;vertical-align:middle;width:0}.mw-parser-output .navbox+.navbox{margin-top:-1px}.mw-parser-output .navbox .mw-collapsible-toggle{font-weight:normal;text-align:right;width:7em}.mw-parser-output .subnavbox{margin:-3px;width:100%}.mw-parser-output .subnavbox_group{background:#ddf;padding:0 10px}

























.mw-parser-output .CdA{border:1px solid #aaa;width:100%;margin:auto;font-size:90%;padding:2px}.mw-parser-output .CdA th{background-color:#ddddff;font-weight:bold;width:20%}



Controllo di autorità
VIAF (EN) 134812480 · ISNI (EN) 0000 0001 2219 4406





AviazionePortale Aviazione

GuerraPortale Guerra


Wikimedaglia

Questa è una voce di qualità.
È stata riconosciuta come tale il giorno 21 maggio 2011 — vai alla segnalazione.
Naturalmente sono ben accetti altri suggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.

Segnalazioni  ·  Criteri di ammissione  ·  Voci di qualità in altre lingue










Popular posts from this blog

Сан-Квентин

Алькесар

Josef Freinademetz