Jorge Luis Borges







Jorge Luis Borges nel 1976





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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (IPA: [ˈxorxe ˈlwis ˈborxes], pronuncia[?·info]; Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986) è stato uno scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino.
Le opere di Borges hanno contribuito alla letteratura filosofica e al genere fantasy. Il critico Ángel Flores, primo ad utilizzare l'espressione "realismo magico" per definire quel genere che intende rispondere al realismo e al naturalismo dominante del XIX secolo[1][2], considera come inizio di tale movimento la pubblicazione del libro di Borges Storia universale dell'infamia (Historia universal de la infamia)[2].


È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo, ispirato tra gli altri da Macedonio Fernández, Rafael Cansinos Assens, dalla letteratura inglese (Chesterton, Kipling, Stevenson, Wells, De Quincey, Shaw), da quella tedesca (Schopenhauer, Heine, Kafka) e dal taoismo. Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, in cui ha saputo coniugare idee filosofiche e metafisiche con i classici temi del fantastico (quali: il doppio, le realtà parallele del sogno, i libri misteriosi e magici, gli slittamenti temporali), sia per la sua più ampia produzione poetica, dove, come afferma Claudio Magris, si manifesta "l'incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto"[3].


Oggi l'aggettivo «borgesiano» definisce una concezione della vita come storia (fiction), come menzogna, come opera contraffatta spacciata per veritiera (come nelle sue famose recensioni di libri immaginari, o le biografie inventate), come fantasia o come reinvenzione della realtà.




Indice






  • 1 Biografia


    • 1.1 L'infanzia e il soggiorno europeo


    • 1.2 Gli inizi della carriera letteraria


    • 1.3 La maturità


    • 1.4 Borges e il Premio Nobel


    • 1.5 Gli ultimi anni




  • 2 L'influenza nella cultura moderna


  • 3 Orientamento politico


    • 3.1 Borges e il peronismo


    • 3.2 Il rapporto con la dittatura militare




  • 4 Tematiche[4]


    • 4.1 Temi ricorrenti


    • 4.2 Temi internazionali


    • 4.3 Temi religiosi




  • 5 Opere


    • 5.1 Romanzi


      • 5.1.1 Con Adolfo Bioy Casares




    • 5.2 Raccolte di racconti


      • 5.2.1 Con Adolfo Bioy Casares




    • 5.3 Raccolte di poesie


    • 5.4 Saggi




  • 6 Onorificenze


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia su Borges


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Biografia |



L'infanzia e il soggiorno europeo |


Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque prematuro (all'ottavo mese di gravidanza) nella stessa casa di via Tucumán 840 a Buenos Aires dove era già nata sua madre.[4] Figlio di Jorge Guillermo, avvocato e insegnante di psicologia - in lingua inglese - all'Instituto del Profesorado en Lenguas Vivas e di Leonor Acevedo Haedo. Pochi anni dopo, la famiglia si trasferì nel quartiere Palermo, che diventerà un luogo topico della sua opera. Il futuro scrittore - che sin da piccolo manifestò i sintomi di quella cecità che nei Borges era ereditaria da ben 6 generazioni - venne educato in casa, oltre che dal padre e dalla nonna materna, da un'istitutrice inglese e si rivelò ben presto un bambino precocissimo: a sette anni scrisse il suo primo racconto - La visiera fatal - e a nove tradusse il racconto di Oscar Wilde Il principe felice (pubblicato su El País a firma di Jorge Borges: si ritenne che la traduzione fosse ovviamente del padre). Nel 1908 venne iscritto alla quarta classe elementare della scuola pubblica.[4]


Nel 1914 si trasferì con i genitori, la sorella Norah (nata nel 1901) e la nonna materna - quella paterna li raggiunse in seguito - a Ginevra, dove restò fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il Collège Calvin (rue Theodore de Beze, Ginevra, fondato da Giovanni Calvino nel 1559), fu un periodo di intensi studi (tra cui le lingue latina, francese e tedesca) e ampie letture di autori europei. Nel 1918, dopo la morte della nonna materna, si trasferì con la famiglia dapprima a Lugano e, l'anno successivo, a Maiorca. Qui, prima di trasferirsi a Siviglia e poi a Madrid, scrisse i suoi primi due libri rimasti inediti: uno di poesie (Los ritmos rojos di celebrazione della rivoluzione russa) e uno di prose (Los naipes del tahur, Le Carte del Baro). Nel 1919, durante il soggiorno a Siviglia, per la prima volta venne pubblicata, sul numero 37 della rivista Grecia, una sua poesia, Himno del mar (Inno al Mare).[4]



Gli inizi della carriera letteraria |




Jorge Luis Borges nel 1969




Jorge Luis Borges nel 1940 (foto pubblicata nel 1968)


Il 24 gennaio 1921 fu pubblicato il primo numero della rivista letteraria spagnola Ultra, la quale, come appare evidente dal nome, era l'organo di diffusione del movimento ultraista. Tra i collaboratori più noti si ricordano lo stesso Borges, Rafael Cansinos-Assens, Ramón Gómez de la Serna e Guillermo de Torre che sposerà nel 1928 Norah Borges.[4]


Il 4 marzo 1921 la famiglia Borges - composta dalla nonna paterna, Frances Haslam, che si era unita a Ginevra nel 1916; i genitori, Leonor Acevedo e Jorge Guillermo Borges e la sorella Norah Borges - si imbarcò nel porto di Barcellona sulla nave (la "Reina Victoria Eugenia") che li avrebbe riportati a Buenos Aires.[4]
Al porto li aspettava Macedonio Fernández, la cui amicizia Borges erediterà dal padre. Una volta a Buenos Aires egli scrisse nella rivista Cosmópolis, fondò la rivista murale Prisma (della quale però furono pubblicati solo due numeri) e scrisse anche su Nosotros, diretta da Alfredo Bianchi.[4]


Nel 1922 egli andò a trovare Leopoldo Lugones insieme a Eduardo Gonález Lanuza, per consegnargli il secondo (e ultimo) numero di Prisma. Fonda la prima serie della rivista Proa con Macedonio Fernandez e altri scrittori. Nell'agosto del 1924 seconda serie della rivista Proa con Ricardo Güiraldes, autore di Don Segundo Sombra, Alfredo Brandán Caraffa e Pablo Rojas Paz.
Nel 1931 uscì il primo numero di Sur, rivista fondata e diretta da Victoria Ocampo; in questo primo numero Borges collaborò con un articolo dedicato a Coronel Ascasubi.[4]


Nel 1923, il giorno prima del secondo viaggio in Svizzera, Borges pubblicò il suo primo libro di poesie, Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires), in cui si prefigurava, come disse lo stesso Borges, tutta la sua opera successiva.
Fu un'edizione preparata in fretta e furia in cui erano presenti alcuni refusi ed era priva di prologo. Per la copertina sua sorella Norah realizzò un'incisione, e ne furono stampate all'incirca trecento copie; le poche che ancora si conservano sono considerate dei tesori dai bibliofili: in alcune sono addirittura rinvenibili correzioni manoscritte realizzate dallo stesso Borges. L'unica copia appartenente alla Biblioteca Nazionale Argentina è stata rubata nel 2000 insieme ad altre prime edizioni di Borges.[4]


Più tardi scrisse, tra le altre pubblicazioni, nella rivista Martín Fierro, una delle riviste chiave della storia della letteratura argentina della prima metà del XX secolo.[4]
Nonostante la sua formazione europeista, Borges rivendicò con le tematiche trattate le sue radici argentine, e in particolare "porteñas" (cioè di Buenos Aires), nelle opere come Fervore di Buenos Aires (1923), Luna di fronte (Luna de enfrente) (1925) e Quaderno San Martín (Cuaderno de San Martín) (1929).[4]


Sebbene la poesia fosse uno dei fondamenti della sua opera letteraria, il saggio e la narrativa furono i generi che gli procurarono il riconoscimento internazionale.[4]
Dotato di una vasta cultura, costruì un'opera di grande solidità intellettuale sull'andamento di una prosa precisa e austera, attraverso la quale poté manifestare un distacco talora ironico dalle cose del mondo, senza per questo rinunciare al suo delicato lirismo. Le sue strutture narrative alterano le forme convenzionali del tempo e dello spazio per creare altri mondi di grande contenuto simbolico, costruiti a partire da riflessi, inversioni, parallelismi. Gli scritti di Borges prendono spesso la forma di artifici o di potenti metafore con sfondo metafisico.[4]


Tra i suoi amici di questo periodo si ricordano José Bianco, Adolfo Bioy Casares, Estela Canto e altri, soprattutto nel novero del circolo della rivista Sur, fondata dalla sua amica Victoria Ocampo.[4]




Jorge Luis Borges nel 1963, alle prese con i problemi di vista.




Jorges Luis Borges nel 1951, foto di Grete Stern



La maturità |


Nel 1938 muore il padre, cieco da anni. Con l'aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge Luis 1938 ottenne un posto di aiuto catalogatore alla biblioteca municipale Miguel Cané nel quartiere di Boedo. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un banale trauma in casa, va in setticemia e rischia la vita. Durante la convalescenza, per aver prova di esserne ancora in grado, scrive Pierre Menard, autor del Quijote. Nel 1946 Juan Domingo Perón venne eletto presidente, sconfiggendo così la Unión Democrática. Borges, che aveva appoggiato quest'ultima, manifestò la sua avversione al nuovo governo, tanto che fu costretto ad abbandonare la sua posizione di bibliotecario.[4]


Per questo motivo egli dovette superare la sua timidezza e iniziare a tenere conferenze. Nel 1948 sua sorella Norah e sua madre vennero incarcerate, accusate di aver dato scandalo nella loro vita pubblica. Norah Borges (e la sua amica Adela Grondona) vennero portate al carcere femminile del Buon Pastore, mentre a Leonor Acevedo furono concessi gli arresti domiciliari vista l'età avanzata.[4]


Nel 1950 Borges venne eletto presidente della SADE e, un anno dopo, uscì in Messico Antiguas Literaturas Germánicas (Brume, dei, eroi), scritto in collaborazione con Delia Ingenieros.[4]


In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì dal 1955 fino alle sue dimissioni del 1973, dovute al ritorno al potere proprio di Perón. Lo stesso anno fu eletto membro dell'Accademia argentina delle Lettere.[4]


Nel 1956 divenne professore di letteratura inglese all'Università di Buenos Aires e presidente dell'Associazione degli Scrittori argentini. In questo periodo egli fu molto criticato per la sua adesione al nuovo governo, soprattutto da Ezequiel Martínez Estrada e da Ernesto Sabato. Con quest'ultimo le diatribe proseguirono fino al 1975.[4]


Dagli anni '40, la malattia agli occhi ereditata dal padre, la retinite pigmentosa[5], unita alla forte miopia di cui già soffriva, peggiorò rapidamente e gli provocò una progressiva ipovisione, e Borges divenne completamente cieco alla fine degli anni '60. Questo non rallentò tuttavia la sua creatività letteraria e il suo ritmo di lavoro.[4]


Borges ricevette una gran quantità di riconoscimenti. Tra i più importanti: il Premio Nazionale di Letteratura (1957), il Premio Internazionale degli editori (1961), il premio Formentor insieme a Samuel Beckett (1969), il Premio Miguel de Cervantes insieme a Gerardo Diego (1979) e il Premio Balzan (1980) per la filologia, linguistica e critica letteraria. Tre anni più tardi il governo spagnolo gli concesse la Grande Croce dell'Ordine di Alfonso X il Saggio.


Nel 1967, dopo la fine della ventennale relazione sentimentale e intellettuale con la scrittrice e traduttrice Estela Canto (iniziata nel 1944) sposò Elsa Helena Astete Millán, ma la coppia divorziò dopo soli tre anni, nel 1970.[4]



Borges e il Premio Nobel |


Nonostante il suo enorme prestigio intellettuale e il riconoscimento universale raggiunto dalla sua opera, Borges non fu mai insignito del premio Nobel per la letteratura. Si è sempre ritenuto che la commissione del Premio non abbia mai preso in considerazione l'autore argentino, tuttavia, da alcuni atti recentemente desegretati, si scopre che nel 1967 Borges fu vicino alla vittoria del Nobel, arrivando insieme a Graham Greene sul podio degli autori che contesero l'ambito traguardo col poeta guatemalteco Miguel Ángel Asturias.[6]



Gli ultimi anni |




Borges con Riccardo Campa (Roma, 1983)


Nel 1973, prima della nuova vittoria del peronismo, Borges continuò a ricordare il primo governo di Perón come "gli anni dell'obbrobrio". Nel 1975 morì sua madre, a novantanove anni. A partire da questo momento Borges effettuò i suoi viaggi insieme a María Kodama, una sua ex-alunna, divenuta sua segretaria e infine, a poche settimane dalla morte, sua seconda moglie, sposata per procura in Uruguay.[4]




Tomba di Borges a Ginevra


Morì il 14 giugno 1986, a 87 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato.[4]

Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge semplicemente "Jorge Luis Borges"; più in basso è scritta in inglese antico la frase "And ne forhtedon na" (Giammai con timore), proveniente dal poema epico del X secolo La battaglia di Maldon, insieme a un'incisione circolare raffigurante sette guerrieri che, impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in combattimento e quindi verso la morte. Sotto sono incise una piccola croce del Galles e le date "1899/1986".
Dietro la lapide sono riportati due versi della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr sverthit Gram okk / legger i methal theira bert" (Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra i due), al di sotto dei quali è raffigurato un drakkar vichingo. Più in basso compare la scritta "De Ulrica a Javier Otalora".[4]



L'influenza nella cultura moderna |


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(ES)

«Soy ciego y nada sé, pero preveo
que son más los caminos»


(IT)

«Sono cieco e ignorante, ma intuisco
che sono molte le strade»


(J.L.Borges, The unending rose[7])

Borges ha lasciato la sua grande eredità in tutti i campi della cultura moderna, persino in quella pop, e molti sono gli scrittori che si sono ispirati alle sue opere.[4]


Tra questi ci sono scrittori come Julio Cortázar, Italo Calvino, Osvaldo Soriano, Umberto Eco, Leonardo Sciascia, John Barth, Philip K. Dick, Gene Wolfe, Paul Auster, Roberto Bolaño, Zoran Živković, e Carmelo Bene.


Inoltre Borges ha influenzato anche autori di fumetti come Alan Moore e Grant Morrison (che lo cita indirettamente in un episodio della Doom Patrol), cantautori come Francesco Guccini, Roberto Vecchioni (Il miracolo segreto, ispirato all'omonimo racconto di Borges), Giorgio Gaber (Io se fossi Dio, col riferimento alla "superstizione della democrazia"[8]) ed Elvis Costello, e artisti come Luigi Serafini, autore del Codex Seraphinianus.


Umberto Eco, nel romanzo Il nome della rosa dà il nome di Jorge da Burgos a uno dei protagonisti, bibliotecario cieco, chiarendo poi (nelle "postille") che il nome va riferito esplicitamente a Borges.



Orientamento politico |









«Io sono individualista e, in quanto tale, sono stato antiperonista, come sono anticomunista, come sono antifascista.»


(Jorge Luis Borges[9])

Borges si può considerare un liberal-conservatore[10][11], ma per certi versi anche progressista e non reazionario, ma diffidente nei confronti della democrazia di massa in quanto «abuso delle statistiche» contro l'individuo; nel racconto L'Altro parla di «superstizione della democrazia», che lo porta ad una posizione di elitismo[10]; egli era ostile anche al capitalismo sfrenato, e contemporaneamente al comunismo (sebbene nel 1917 avesse celebrato la rivoluzione d'ottobre[10]), al fascismo e alle dittature (nota la sua avversione, negli anni '30, per il filofascismo e l'antisemitismo della Lega Repubblicana, un partito fondato da Leopoldo Lugones), secondo lui forme di demagogia. Egli criticò il nazismo in alcune opere, simpatizzando con gli ebrei perseguitati (a volte affermando di essere di origine ebraica lui stesso), come ne Il miracolo segreto, presente nella raccolta Finzioni del 1944, con protagonista un immaginario scrittore ebreo che viene fucilato dai tedeschi occupanti a Praga.[10] Talvolta si definì anche anarchico.[12]




Borges ed Ernesto Sabato


Degno di nota il suo rapporto, buono per la parte culturale, conflittuale in politica, con un altro grande scrittore sudamericano del XX secolo, Gabriel García Márquez, amico e sostenitore di Fidel Castro.[13] Borges descrisse sé stesso nel 1960 come un aderente al liberalismo classico[14], nonché un convinto anticomunista (motivo di disputa, talvolta, con la compagna Estela Canto, che era comunista), antifascista[15] e anti-peronista.[14]


Nonostante fosse il favorito d'obbligo di ogni edizione del Premio Nobel per la letteratura dagli anni cinquanta in poi, l'Accademia di Stoccolma non lo premiò mai, preferendogli a volte autori meno conosciuti e popolari. Secondo insistenti voci la ragione andava cercata nelle idee politiche del grande scrittore che, senza mai essere un attivista (si iscrisse soltanto nel 1960, e con intento dichiaratamente "donchisciottesco", al Partito Democratico Nazionale, noto anche come Partito Conservatore, che dopo la fine della coalizione denominata Concordancia aveva però ormai perso ogni centralità), veniva apparentato al conservatorismo e alla destra. Secondo altri la ragione erano le critiche al poeta Artur Lundkvist, membro dell'Accademia. Non gli perdonarono le idee tradizionali, filo-occidentali (seppur amante dell'Oriente), e l'atteggiamento cosmopolita, refrattario al folklore (ma non alla madrepatria) e alle forzature moderniste. Tuttavia non era un nazionalista: in un'intervista concessa al giornalista italiano Toni Capuozzo, Borges afferma che il nazionalismo «è un male» e l'Argentina «un'invenzione».[16]


Dal punto di vista spirituale, Borges è agnostico (talvolta si definì perfino ateo), ma sensibile alle varie suggestioni delle tradizioni religiose (in punto di morte volle parlare con un sacerdote cattolico, pur non convertendosi), che però non influenzano la visione politica, ma solo quella letteraria.[10] Questa indifferenza si ritrova però spesso anche nella maggior parte della vita dello scrittore, in rapporto alla politica e ai problemi dell'attualità, e gli è costata molte critiche.[17][18][19]



Egli disse che









«L'impegno sociale dello scrittore è una bestialità.»


(Jorge Luis Borges[16])


Borges e il peronismo |


Notoria è la sua antipatia viscerale per Juan Domingo Perón e il suo movimento, il Partito Giustizialista del quale vide subito le radici fasciste, al cui regime (periodo da lui chiamato "gli anni dell'obbrobrio") si devono anche l'incarcerazione della madre e della sorella, nonché il temporaneo licenziamento di Borges dalla Biblioteca Nazionale. Diverse tappe della sua carriera pubblica sono segnate dal conflitto col peronismo. Alcune di queste:



  1. il suo reintegro e la sua nomina a Direttore della Biblioteca Nazionale avviene proprio dopo la caduta di Perón (1955)

  2. il rifiuto da parte del quotidiano La Nación di pubblicare una sua poesia (Il Pugnale) di chiaro intento tirannicida.

  3. la sua presidenza dal 1950 al 1953 della Società degli Scrittori Argentini, di cui il regime peronista impose la chiusura; Borges stesso ricorda gli ultimi seminari che poté tenere, di fronte a poliziotti che annotavano i passi salienti delle sue esposizioni.

  4. esplicite dichiarazioni di Borges, che sembrano smentire del tutto il suo appoggio al caudillo, anzi manifestano tutta la sua disapprovazione per il populismo e la demagogia.[20]



Il rapporto con la dittatura militare |




Borges e il dittatore argentino Jorge Rafael Videla


Salutò il governo militare argentino con apprezzamenti, per aver deposto nel 1976 i peronisti e il loro governo populista e corrotto (guidato, dopo la morte di Perón, dalla sua terza moglie Isabelita e da José López Rega, che passò poi subito dalla parte dei militari) con un colpo di Stato apparentemente incruento, definendo la giunta come "un governo di caballeros e di galantuomini"; venne invitato a un incontro a cena con il generale Jorge Rafael Videla nel maggio 1976, con Ernesto Sabato e altri intellettuali.[10] Una delle critiche più feroci riguarda anche un pranzo al tavolo di Augusto Pinochet, il dittatore cileno che rovesciò il governo del socialista Salvador Allende nel golpe cileno del 1973, appoggiato dalla CIA, ma che Borges riteneva avesse evitato il comunismo e il caos nel paese vicino dell'Argentina, sebbene non approvasse la violenza eccessiva del regime. Avvisato della vittoria del Nobel quasi sicura se avesse rinunciato a quel viaggio in Cile per un giro di conferenze e per ritirare una delle sue 23 lauree honoris causa, rispose che allora era "un'ottima idea partire".[13] Pronunciò un discorso a Santiago nel settembre 1976, dove elogiò l'ospitalità del dittatore e, ispirandosi a Machiavelli, parlò del «momento della spada» e dichiarò di preferire «la spada, la spada chiara alla dinamite illegale». Sebbene García Márquez lo difese, parlando di "umorismo di Buenos Aires"[13], lo stesso Borges aveva specificato che «lo dico in modo molto chiaro, sapendo bene quello che dico».[21]


Borges rimase però sconvolto quando scoprì successivamente il comportamento tenuto dai militari argentini contro i dissidenti - i soldati si resero responsabili, in segreto, di torture, sparizioni forzate e 40.000 morti nella cosiddetta "guerra sporca" - per niente "cavalleresco", al punto di definire i generali come "banditi", "folli" e "criminali".[22] Si è detto che due avvocati coinvolti nella difesa di guerriglieri marxisti, una volta, tentarono di investirlo con la macchina mentre attraversava la Avenida 9 de Julio.[13]


Nel 1980 firmò una petizione di sollecitazione a favore dei desaparecidos nel quotidiano Clarín e assunse un netto atteggiamento di opposizione, che veniva tollerato in omaggio alla sua statura intellettuale, e smise anche di scrivere sul quodidiano La Nación, che era vicino al governo, dove fu annunciata la rottura di Borges con i colonnelli. Nel 1982 condannò quindi l'invasione argentina delle Isole Malvinas, ordinata dai generali successori di Videla e si dichiarò pacifista, anche se alcune guerre, in passato, furono da lui ritenute giuste (come la guerra dei sei giorni in cui appoggiò Israele contro i paesi arabi).[16]


Riguardo alla cena con Pinochet, nel 1984 affermò, parafrasando Pablo Neruda, «confesso che ho sbagliato». A un generale, secondo cui anche l'assassinio di 5 colpevoli ogni 100 desaparecidos avrebbe giustificato la morte di 95 innocenti, rispose di farsi ammazzare anche lui, se proprio vuole convincere del suo argomento.[23]


Nel 1985, dopo la fine della dittatura, partecipò quindi come uditore al processo contro la giunta (da cui uscirono le prime condanne e il rapporto Nunca más), ma, già malato, ebbe una forte reazione emotiva e un malore al racconto delle violenze subite da parte di superstiti dei centri di detenzione clandestini, e dovette essere portato fuori a spalla dai presenti; disse in aula: «Questo è troppo per me. È orribile. Non riesco a trattenermi».[13]. Espresse così il suo punto di vista e la sua impotenza nella situazione, in una serie di interviste:






«Ho firmato una dichiarazione di protesta contro le sparizioni, per cui nessuno può associarmi al governo. La mia fama, indubbiamente immeritata, mi dà una certa impunità e penso che sia mio diritto, o mio dovere, usarla. Adolfo Bioy Casares, Ernesto Sabato ed Alicia Jurado (altri intellettuali famosi) possono dire cose che sarebbero pericolose se dette da A, B o Z. (...) Quando vengo a sapere queste cose e se ne parla, io parlo. La gente pensa che quel che ho fatto l'ho fatto tardi. È vero. Ma pensate a me come a un cieco che non legge i giornali e che conosce poca gente. (...) Due madri mi hanno detto che i loro figli sono stati sequestrati e torturati. La mia non è una posizione politica ma etica. Ho da obiettare sulle sparizioni e sulle pratiche clandestine della giustizia. Ma non ho soluzioni da offrire. Può darsi che il governo sia costituito da gente ben intenzionata ma incompetente. Mio nonno e il mio bisnonno erano colonnelli, anche il generale Soler era un mio parente. Ma io sono contro tutto questo. Siamo governati dai militari e sono incompetenti. Se il governo fosse in mano ai dentisti non è detto che sarebbe meglio. O si immagini se fosse in mano ai postini.[13]»



La sua opposizione morale alla dittatura cominciò, come raccontò lui stesso, quando alcune componenti delle Madri di Plaza de Mayo vennero a trovarlo a casa sua raccontandogli la sorte dei loro figli scomparsi.[12] Ai desaparecidos è dedicato un racconto dell'ultima raccolta, Los conjurados (1985).[23]


Nel 1983 Borges manifestò soddisfazione e ottimismo per l'elezione di Raúl Alfonsín, primo Presidente dell'Argentina dopo la fine della dittatura.[24]



Tematiche[4] |



Temi ricorrenti |



  • La metafora

  • I libri (e la biblioteca)

  • L'infinito spaziale e temporale

  • Il labirinto

  • Gli specchi

  • Il doppio

  • Le tigri

  • La rosa

  • Il sogno

  • Gli scacchi

  • Il viaggio

  • I miti nordici

  • I duelli dei malavitosi

  • I temi della colpa, del perdono e del peccato

  • Il paradiso perduto

  • Dio e le Sacre Scritture

  • La forma della spada



Temi internazionali |




Ritratto di Borges ispirato a Il giardino dei sentieri che si biforcano




  • Argentina: è il biografo di Evaristo Carriego, suo amico del quale scrive una biografia immaginaria e fantasiosa; lettore di Leopoldo Lugones, Almafuerte, e altri; vi ambienta: Storia del tango, Il nostro povero individualismo, Horse Cart Inscriptions, Celebrazione del Mostro, Il Sud, The Mountebank


  • Uruguay: vi ambienta "Avelino Arredondo"


  • Israele: due poesie, due viaggi, la ricorrente compiacenza nella possibile (ma discussa) origine da un ceppo di immigrati ebrei lusitani. Un convegno su "Borges en Jerusalem" è stato celebrato nel 1999 e pubblicato nel 2003 dalla Vorvuert - Iberamericana. In generale nutre grande stima e affetto per questa giovane e antica nazione, e per il popolo ebraico in generale.


  • Italia: Borges ha una speciale affinità con la Divina Commedia di Dante Alighieri, soggetto dei Nove saggi danteschi e con Venezia. Alla Divina Commedia è pure liberamente ispirato L'Aleph (l'amore di Dante per Beatrice = l'amore di Borges per Beatriz Viterbo, personaggio ispirato a Estela Canto; un'Opera che contenga tutto, l'Aleph = Divina Commedia). Altra lettura prediletta era Ariosto, il cui italiano ha imparato viaggiando in autobus verso la biblioteca come per Dante. Il suo particolare amore per Dante Alighieri è stato definito dalla critica "dantismo immanente", poiché i riferimenti ai concetti danteschi legati alla tradizione cristiana presenti nell'opera borgesiana si traducono in un'immanenza (come per Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound) che non si risolve necessariamente in una perdita di sacralità (cfr. Lore Terracini e Roberto Paoli; il volume di Riccardo Ricceri è dedicato a Dante e allo specifico tema del dantismo immanente presente nell'opera dello scrittore argentino). Borges faceva spesso notare il legame tra Italia e Argentina, affermando scherzosamente di non potersi sentire davvero argentino in quanto non aveva origini italiane.[25] Borges ammira anche lo scrittore Giovanni Papini, che definisce "ingiustamente dimenticato"[16]


  • Spagna: Borges fa frequenti riferimenti al Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes e allo scrittore del XVII secolo Francisco de Quevedo y Villegas


  • Francia: è influenzato da Léon Bloy (poeta decadente e reazionario di fine Ottocento) e da Marcel Schwob, erudito scrittore di fine Ottocento, autore di Vite immaginarie, fonte d'ispirazione per Storia universale dell'infamia; è un grande estimatore e scrive saggi su Guillaume Apollinaire


  • Germania: ha una speciale affinità con Heinrich Heine, è influenzato da Franz Kafka e Kurd Laßwitz; lettore di Fritz Mauthner, Arthur Schopenhauer; scritti sulla Germania: Deutsches Requiem, Letteratura tedesca nell'età di Bach


  • Regno Unito: studia intensamente la letteratura inglese e anglosassone; è influenzato da Samuel Butler, Gilbert Keith Chesterton, Thomas de Quincey, David Hume, Rudyard Kipling, George Bernard Shaw, Herbert Spencer, Robert Louis Stevenson, Thomas Carlyle, H. G. Wells e Lord Gibbon, il grande storico del XVIII secolo di cui legge e rilegge Declino e caduta dell'Impero Romano; ama la Storia della filosofia di Bertrand Russell[16]




Borges con alcune ammiratrici




  • India: è lo scenario per i racconti: L'uomo sulla soglia, L'accostamento ad Almotasim, Tigri blu


  • Irlanda: è influenzato da Giovanni Scoto Eriugena e Jonathan Swift; traduce Oscar Wilde in spagnolo; scrive pagine critiche su James Joyce; è lo scenario di Tema del traditore e dell'eroe, legge e commenta gli scritti del filosofo idealista George Berkeley, che era anche un vescovo irlandese.


  • Stati Uniti: traduttore di William Faulkner in spagnolo; ha una speciale affinità con il filosofo Ralph Waldo Emerson e Walt Whitman, è influenzato da Edgar Allan Poe e scrive saggi su di lui, su Nathaniel Hawthorne e Ralph Waldo Emerson; vi ambienta Lo spaventoso redentore Lazarus Morell, racconto ispirato da Mark Twain; scrive molte pagine di critica riguardo a diversi film, come Quarto potere ("An Overwhelming Film"); scrive anche una parodia/omaggio dei racconti di Howard Phillips Lovecraft, intitolata There are more things - una citazione dall'Amleto di William Shakespeare.


  • Giappone: vi ambienta il racconto L'incivile maestro di cerimonie Kotsuké no Suké


  • Cina: vi ambienta i racconti Un pirata: la vedova Ching e (in parte) Il giardino dei sentieri che si biforcano.


  • Norvegia e paesi nordici: vi ambienta i racconti Lo specchio e la maschera e Undr, entrambi della raccolta Il libro di sabbia; altri personaggi, come la donna protagonista di Ulrica, il giovane studioso de La corruzione e il vecchio re de Il disco sono nordici, a testimonianza del suo grande amore per la letteratura e il mito di quei paesi.



Temi religiosi |




  • Cristianesimo: influenzato da Léon Bloy; Storia dell'Eternità, Tre versioni di Giuda, I teologi, Il Vangelo di Marco, Un teologo nella morte. L'influenza maggiore gli venne dalla Bibbia (i Vangeli, specialmente Giovanni, Paolo, Giobbe, Qohelet e anche gli apocrifi), che la nonna protestante conosceva a memoria e gli leggeva spesso.


  • Buddhismo: Tema del mendicante e del re, lettura sul Buddhismo in Sette notti.


  • Islam: L'accostamento ad Almotasim, La ricerca di Averroè, Hakim di Merv, il tintore mascherato (ma solo l'ambientazione è islamica, in quanto il credo di Hakim è schiettamente gnostico), La camera delle statue; è stato fortemente influenzato da Le mille e una notte del quale ha anche realizzato diverse traduzioni.


  • Ebraismo: La morte e la bussola, Il Golem, Una difesa della Cabala, Il miracolo segreto, letture sulla Cabala e su Shmuel Agnon.


  • Gnosticismo: alcuni dei suoi primi scritti a imitazione di Emanuel Swedenborg; Una vendicazione del falso Basilide, che soprattutto manifesta l'interesse per le correnti gnostiche ereticheggianti del Cristianesimo primitivo (Carpocrate, Basilide, i nicolaiti, gli anulari), presenti in molti testi già citati.


  • Taoismo: fondamentale retroterra della sua opera, è esplicitamente presente nelle opere ambientate in Cina.

  • Religioni immaginarie: gli eretici di Uqbar in Tlön, Uqbar, Orbis Tertius.



Opere |



Romanzi |



Con Adolfo Bioy Casares |




  • Due fantasie memorabili (Dos fantasías memorables, 1946)


  • Un modello per la morte (Un modelo para la muerte, 1946), trad. it. Un modello per la morte, Pordenone, Studio Tesi, 1991 ISBN 88-7692-273-3


  • Il libro del cielo e dell'inferno (Libro del cielo y del infierno, 1960), a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, Milano, 2011 ISBN 978-88-459-2596-2


  • Cronache di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967), trad. di Francesco Tentori Montalto, Einaudi, Torino, 1975 ISBN 88-06-15161-4



Raccolte di racconti |




  • Storia universale dell'infamia (Historia Universal de la Infamia, 1935), trad. di Mario Pasi, Il Saggiatore, Milano, 1961; trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Adelphi, Milano, 1997 ISBN 88-459-1332-5


  • Finzioni (Ficciones, 1944), trad. di Franco Lucentini, Einaudi 1955 ISBN 88-06-17367-7; trad. di Antonio Melis, Adelphi, Milano, 2003 ISBN 978-88-459-1427-0


  • L'Aleph (El Aleph, 1949), trad. di F. Tentori Montalto, Feltrinelli 1959, Adelphi 1999 ISBN 88-459-1420-8


  • Il manoscritto di Brodie (El informe de Brodie, 1970), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli 1971; trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi 1999 ISBN 88-459-1449-6


  • Il libro di sabbia (El libro de arena, 1975), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli 1977; trad. di Ilide Carmignani, Adelphi 2004 ISBN 88-459-1841-6


  • Libro di sogni (Libro de sueños, 1976), con Roy Bartholomew, trad. di Tilde Riva, Collana La Biblioteca di Babele n.32, Franco Maria Ricci editore, 1985 ISBN 88-216-0232-X; Collana Oscar La Biblioteca di Babele n.6, Mondadori, Milano, 1991; Collana Oscar scrittori moderni, Mondadori, 1998 ISBN 88-04-45552-7; a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.679, Adelphi, Milano, 2015.


  • Venticinque agosto 1983 e altri racconti inediti, trad. di Gianni Guadalupi, F. M. Ricci, 1980; Mondadori 1990 ISBN 88-04-33731-1



Con Adolfo Bioy Casares |




  • Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para don Isidro Parodi, 1942), trad. di Vanna Brocca, Palazzi 1971, Editori Riuniti 1978, Studio Tesi, 1990; trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi 2012 ISBN 978-88-459-2702-7


  • Nuovi racconti di Bustos Domecq (Nuevos cuentos de Bustos Domecq, 1977), trad. di Tilde Riva, Mondadori 1991 ISBN 88-04-34778-3



Raccolte di poesie |




  • Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires, 1923), a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in J.L.Borges, Tutte le opere, vol. primo, Mondadori 1984; a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, 2010, ISBN 978-88-459-2477-4.


  • Luna di fronte (Luna de enfrente, 1925), a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in J.L.Borges, Tutte le opere, vol. primo, Mondadori 1984.


  • Quaderno San Martín (Cuaderno de San Martín, 1929) a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in J.L.Borges, Tutte le opere, vol. primo, Mondadori 1984.


  • L'artefice (El hacedor, 1960), trad. di F. Tentori Montalto, Rizzoli, I ed. 1963; a cura di Tommaso Scarano, Collana Biblioteca n.382, Adelphi, Milano, 1999, ISBN 88-459-1507-7.


  • L'altro, lo stesso (El otro, el mismo, 1964), trad. di F. Tentori Montalto, in J.L.Borges, Tutte le opere, vol. secondo, Mondadori 1985; a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, Milano, 2002, ISBN 88-459-1742-8.


  • Carme presunto e altre poesie (Poemas, 1923-1958), testo originale a fronte, introd. e trad. di Ugo Cianciòlo, Einaudi, Torino, I ed. 1969; Collezione di Poesia n.121, Einaudi, Torino, 1975.


  • Elogio dell'Ombra (Elogio de la sombra, 1969), trad. di Francesco Tentori Montalto, Einaudi, Torino, 1971, ISBN 88-06-14868-0.


  • L'oro delle tigri. Poesie (El oro de los tigres, 1972), testo spagnolo a fronte, traduzione di Juan Rodolf Wilcock e Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli, Milano, I ed. agosto 1974; a cura di Tommaso Scarano, Collana Biblioteca n.465, Adelphi, Milano, 2004, ISBN 88-459-1932-3.


  • La rosa profonda (La rosa profunda, 1975), testo spagnolo a fronte, a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.652, Adelphi, Milano, I ed. 2013; a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in J.L.Borges, Tutte le opere, vol. secondo, Mondadori 1985.


  • La moneta di ferro (La moneda de hierro, 1976), a cura di Cesco Vian, Collana La Scala: il catalogo, Rizzoli, I ed. marzo 1981; testo orig. a fronte, a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.578, Adelphi, Milano, 2008, ISBN 978-88-459-2327-2.


  • La cifra (1981), a cura di Domenico Porzio, Collana I poeti dello Specchio, Mondadori, Milano, I ed. 1982, ISBN 88-04-46950-1.


  • I congiurati (Los conjurados, 1985), a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, Mondadori 1986 ISBN 88-04-42038-3



Saggi |




  • Inquisizioni (Inquisiciones, 1925), trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2001, ISBN 88-459-1628-6.


  • La misura della mia speranza (El tamaño de mi esperanza, 1926), trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, 2007 ISBN 978-88-459-2195-7.


  • L'idioma degli argentini (El idioma de los argentinos, 1928), a cura di Antonio Melis, trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2016 (libro giovanile ripudiato dall'autore).


  • Evaristo Carriego (1930), trad. di Vanna Brocca, Palazzi 1970; trad. di Paolo Collo, Einaudi, Torino 1972, ISBN 88-06-15192-4.


  • Discussione (Discusión 1932), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli, Milano, 1973.


  • Storia dell'eternità (Historia Universal de la Eternidad 1936), traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Il Saggiatore 1962; traduzione di Gianni Guadalupi, Adelphi, Milano 1997 ISBN 88-459-1333-3.

  • (in collaborazione con Adolfo Bioy Casares e Silvina Ocampo), Antologia della letteratura fantastica (Antología de la literatura fantástica 1940), Einaudi, Torino, 2007, ISBN 978-88-06-18635-7.


  • Altre inquisizioni (Otras inquisiciones 1952), trad. di Francesco Tentori Montalto, Feltrinelli 1963, Adelphi 2000 ISBN 88-459-1538-7.


  • Brume, dei, eroi (Literaturas Germánicas Medievales, 1966), in collaborazione con Maria Esther Vazquez, trad. di Gianni Guadalupi e Marcelo Ravoni, Franco Maria Ricci, 1973; col titolo Letterature germaniche medioevali trad. di F. Antonucci, Theoria, 1984; a cura di A. Melis, trad. L. Lorenzini, Adelphi, Milano, 2014.


  • Manuale di zoologia fantastica (El libro de los seres imaginarios 1967) (in collaborazione con Margarita Guerrero), Einaudi, Torino, ISBN 88-06-11452-2.


  • Testi prigionieri (Textos cautivos 1986) (testi apparsi nella rivista El Hogar tra il 1936 e il 1939), trad. di Maia Daverio, Adelphi, Milano, 1998, ISBN 88-459-1386-4.


  • Cos'è il buddismo (Qué es el budismo? 1976), Newton ISBN 88-8289-904-7.


  • Nove saggi danteschi (Nueve ensayos dantescos 1982), trad. di Gianni Guadalupi, Franco Maria Ricci, 1985; a cura di Tommaso Scarano, Adelphi 2001 ISBN 88-459-1653-7.


  • L'invenzione della poesia. Le lezioni americane, a cura di Calin-Andrei Mihailescu, trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Collana Oscar Scrittori Moderni, Mondadori, Milano, 2001, ISBN 88-04-52803-6.


  • Prologhi. Con un prologo ai prologhi (Prólogos con un prólogo de prólogos, 1975), trad. di Cesco Vian, in J.L. Borges, Tutte le opere, vol. secondo, Mondadori 1985; trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi 2005 ISBN 88-459-2025-9.


  • La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura, a cura di Martín Hadis e Martin Arias, trad. Glauco Felici e Irene Buonafalce, Collana Saggi, Einaudi, Torino, 2006, ISBN 978-88-06-18227-4.

    • Dos fantasías memorables e Un modelo para la muerte furono inizialmente pubblicati a proprie spese in un'edizione privata di 300 copie. I primi lavori a stampa commercializzati furono pubblicati nel 1970.




Onorificenze |











Cavaliere dell'Ordine di Bernardo O'Higgins (Cile) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine di Bernardo O'Higgins (Cile)











Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)











Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordre des Arts et des Lettres (Francia)











Gran Cavaliere con Stella dell'Ordine del Falcone (Islanda) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cavaliere con Stella dell'Ordine del Falcone (Islanda)











Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia) - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia)
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
— 27 dicembre 1967[26]










Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia)
— 30 ottobre 1984[27]










Commendatore dell'Ordine del Sole del Perù (Perù) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine del Sole del Perù (Perù)











Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico (Regno Unito)











Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca)











Gran Croce dell'Ordine Civile di Alfonso X il Saggio (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce dell'Ordine Civile di Alfonso X il Saggio (Spagna)
— 1983


Note |




  1. ^ Theo L. D'Haen, "Magical Realism and Postmodernism: Decentering Privileged Centers, 1995.


  2. ^ ab Louis P. Zamora, Wendy B. Faris, Magical Realism: Theory, History and Community, London, Duke University Press, pp. 191–208.


  3. ^ Claudio Magris, Dietro le parole, Garzanti, Milano 1978, pag.136


  4. ^ abcdefghijklmnopqrstuvwxy (ES) Vida y obra de Jorge Luis Borges, monografias.com. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  5. ^ (EN) Jorge Guillermo Borges (1874-1938): Two Notes, business.highbeam.com, 1º luglio 2011. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  6. ^ (EN) Nobel archives show Graham Greene might have won 1967 prize, in theguardian.com, 8 gennaio 2018. URL consultato il 18 gennaio 2018.


  7. ^ J.L.Borges, Tutte le opere, vol. II, Mondadori, Milano 1985, pp. 744-745.


  8. ^ Michela Bonavia (a cura di), Giorgio Gaber, Frammenti di un discorso, 2014, pag. 78


  9. ^ Costanzo Costantini, Borges. Colloqui esclusivi con il grande scrittore argentino, pag. 52


  10. ^ abcdef Un liberale di nome Borges, ideazione.com, maggio/giugno 2006. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  11. ^ Francesco Varanini, Viaggio letterario in America Latina, Ipoc Press, 2010, pag. 108


  12. ^ ab Conversando con Jorge Luis Borges Archiviato il 29 giugno 2015 in Internet Archive.


  13. ^ abcdef Borges. Il poeta contro i generali, corriere.it, 17 agosto 1999. URL consultato il 27 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2014).


  14. ^ ab Edwin Williamson, Borges: A Life, pp. 332–333.


  15. ^ De Costa, René (2000) Humor in Borges (Humor in Life & Letters). Wayne State University Press p. 49 ISBN 0-8143-2888-1


  16. ^ abcde Citato in: Toni Capuozzo, Adios, pag. 142-150


  17. ^ Borges e il Nobel, pfaall.com, 15 giugno 2003. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  18. ^ Borges l'eclettico, letteratura.rai.it. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  19. ^ (ES) Por qué Borges nunca obtuvo el premio Nobel, lanacion.com.ar, 21 agosto 1999. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  20. ^ Fernando Sorrentino, Sette conversazioni con Borges, Milano, Mondadori, 1999.


  21. ^ IL NOBEL NEGATO A BORGES. Dall'ironia crudele su una poesia durante una cena a Stoccolma alle simpatie per Pinochet. Un nuovo libro ripercorre le ragioni dello strano diniego


  22. ^ Borges e la politica, materialismostorico.blogspot.it, 20 gennaio 2014. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  23. ^ ab Videla e quel pranzo con Borges e Sabato


  24. ^ Jorge Luis Borges y la asunción de Raúl Alfonsín Archiviato il 14 luglio 2015 in Internet Archive.


  25. ^ La valigia dell'emigrante, ideazione.com, 5 luglio 2002. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  26. ^ Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, quirinale.it, 27 dicembre 1967. URL consultato il 27 dicembre 2014.


  27. ^ Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana, quirinale.it, 30 ottobre 1984. URL consultato il 27 dicembre 2014.



Bibliografia su Borges |




  • Blanchot Maurice, L'infinito letterario: L'Aleph, in ID Il libro a venire, Torino, Einaudi, 1969

  • Matamoro Blas, Jorge Luis Borges o el juego trascendente, Buenos Aires, Peña Lillo Editor, 1971

  • Monegal Emir Rodriguez, Borges: una biografia letteraria, Milano, Feltrinelli, 1982 (or. ing. 1978)

  • Barrenechea Ana Maria, La expresion de la irrealidad en la obra de Borges, Buenos Aires, Bibliotecas Universitarias & Centro Editor de America Latina, 1984

  • Paoli Roberto, Borges e gli scrittori italiani, Napoli, Liguori, 1997

  • Barili Amelia, Jorge Luis Borges y Alfonso Reyes: la cuestión de la identidad del escritor latinoamericano, México, Fonde de cultura económica, 1999


  • Campa Riccardo, L'ombra etimologia del mondo, Bologna, Il Mulino, 2004


  • Eco Umberto, L'abduzione in Uqbar, in ID Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani, 2004


  • Pauls Alan, El factor Borges, Barcelona, Editorial Anagrama, 2004

  • Porzio Domenico, Jorge Luis Borges, Roma, Studio Tesi, 1992


  • Savater Fernando, Borges, Roma-Bari, Laterza, 2005

  • Manguel Alberto, Con Borges, Milano, Adelphi, 2005

  • Rodríguez Amaya Fabio (a cura di), Reencuentros con Borges. Per speculum in enigmatae, Sestante-Bergamo University Press, 2006

  • Tatián Diego, La conjura de los justos. Borges y la ciudad de los hombres, Buenos Aires, Las cuarenta, 2009

  • Barchiesi María Amalia, Borges y Cortázar: lo fantástico bilingüe, Roma, Aracne, 2009

  • Abraham Carlos, Borges y la ciencia ficción, Granada, Grupo Ajec, 2010

  • Santoro Livio, Una fenomenologia dell'assenza. Studio su Borges, Salerno, Arcoiris, 2011



Voci correlate |



  • La biblioteca di Babele

  • Il giardino dei sentieri che si biforcano

  • Tlön, Uqbar, Orbis Tertius

  • Finzioni

  • Alberto Hidalgo

  • Auguste Blanqui#L'Eternité par les astres



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Collegamenti esterni |



  • (EN) Risorse bibliotecarie su Jorge Luis Borges: tua biblioteca (se impostata) · altre biblioteche Modifica su Wikidata

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  • schegge di Borges frammenti a tema dall'opera di J. L. Borges


  • Un matematico legge Borges, Jorge Luis Borges: I. Scandali della ragione, II. Labirinti dello spirito. Piergiorgio Odifreddi analizza i paradossi e concetti della logica che ricorrono nell'opera e la filosofia di Borges.


  • (EN) Bibliografia di Jorge Luis Borges, in Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.Modifica su Wikidata

  • (ESEN) Internetaleph- Portale dedicato a Jorge Luis Borges. Collegamenti, notizie, letture suggerite, su internetaleph.com.

  • (EN) Poema de Jorge Luis Borges en Buenos Aires, Argentina, 'Fundación mítica de Buenos Aires', su erasmuspc.com (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2011).


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