Pola
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Pola città | |||
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(HR) Pula (IT) Pola | |||
Panorama di Pola | |||
Localizzazione | |||
Stato | Croazia | ||
Regione | Istria | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Boris Miletić (DDI) | ||
Territorio | |||
Coordinate | 44°52′N 13°50′E / 44.866667°N 13.833333°E44.866667; 13.833333 (Pola) | ||
Altitudine | 30 e 0 m s.l.m. | ||
Superficie | 51,65 km² | ||
Abitanti | 57 765 (31-03-2011, Censimento 2011) | ||
Densità | 1 118,39 ab./km² | ||
Altre informazioni | |||
Lingue | croato / italiano | ||
Cod. postale | 52100 | ||
Prefisso | 052 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Targa | PU | ||
Nome abitanti | Polesi, Polesani | ||
Cartografia | |||
Pola | |||
Localizzazione della città di Pola nella regione istriana | |||
Sito istituzionale | |||
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«[...] Sì come ad Arli, ove Rodano stagna, |
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto IX, vv. 112-114) |
Pola (AFI: /ˈpɔla/[1]; in croato Pula; in istroveneto Poła; in istrioto Puola; in sloveno Pulj; in tedesco Pola) è una città della Croazia di 57 765 abitanti (al censimento del 2011), la maggiore dell'Istria nonché suo capoluogo storico.
Pola è un importante centro portuale. Tra le attività industriali prevalenti vi sono l'industria alimentare, i cantieri navali e i cementifici. Il monumento più importante è l'Arena, che funge anche da simbolo per la città ed è tra gli anfiteatri antichi di età romana meglio conservati. Pola è sede vescovile con la Diocesi di Parenzo e Pola, suffraganea dell'Arcidiocesi di Fiume.
Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Clima
2 Storia
2.1 Epoca preistorica
2.2 Epoca antica
2.3 Epoca medievale
2.4 Il periodo veneziano (1331-1797)
2.5 Il periodo napoleonico (1797-1814)
2.6 Il periodo austriaco (1814-1918)
2.7 L'appartenenza all'Italia (1918-1943)
2.8 L'occupazione tedesca (1943-1945)
2.9 I 45 giorni dei partigiani titini (1945)
2.10 L'occupazione alleata (1945-1947)
2.11 L'esodo della maggioranza italiana (1946-1947)
2.12 L'appartenenza alla Jugoslavia (1947-1991)
2.13 L'appartenenza alla Croazia (dal 1991)
3 Monumenti e luoghi d'interesse
3.1 Architetture religiose
3.2 Architetture civili
3.3 Architetture militari
3.4 Vie e piazze
3.5 Aree naturali
3.6 Siti archeologici
4 Società
4.1 Evoluzione demografica
4.2 La presenza autoctona di italiani
4.3 Lingue e dialetti
5 Cultura
5.1 Istruzione
5.1.1 Musei
6 Geografia antropica
6.1 Suddivisioni amministrative
6.2 Altre località del territorio
7 Economia
7.1 Industria
7.2 Turismo
8 Infrastrutture e trasporti
8.1 Ferrovie
8.2 Aeroporti
8.3 Mobilità urbana
8.4 Mobilità extraurbana
9 Amministrazione
9.1 Gemellaggi
10 Sport
11 Note
12 Bibliografia
13 Voci correlate
14 Altri progetti
15 Collegamenti esterni
Geografia fisica |
Territorio |
La città si estende su sette colli come Roma, che in questo caso sono Castello, Zaro, San Michel, Castagner, Monte Ghiro, San Martin, Monte Paradiso, nella parte più interna di un vasto golfo.
L'area su cui si estende il comune di Pola misura 51,65 km2, di cui 41,59 km2 di terra e 10,15 km2 di superficie marina, che è costeggiata dagli isolotti disabitati di San Girolamo, di Cosada e Veruda.
Nel punto in cui è sorta la città è stato realizzato un porto ben protetto dalle insenature circostanti, la cui profondità massima è di 38 metri, che è aperto verso nord est grazie a due imbocchi, uno verso il mare e l'altro verso il canale di Fasana.
Clima |
Protetta da nord dalla catena della Alpi, che distano circa 200 km e che ne mitigano le escursioni termiche grazie anche alla presenza del mare, Pola ha un clima subtropicale umido (Classificazione dei climi di Köppen) con temperature gradevoli d'estate e non troppo gelide d'inverno. Le estati sono spesso calde durante il giorno e relativamente fresche alla sera, sebbene sono relativamente comuni picchi di caldo.
L'umidità è consistente, e la temperatura media d'estate è di +23 °C durante luglio e agosto, mentre in inverno di +6 °C durante gennaio e febbraio, con 240 giorni all'anno dove la temperatura è superiore a +10 °C. Ci sono due di venti che soffiano su Pola, la bora, vento catabatico caldo di provenienza est/nord-est che soffia d'inverno con particolare intensità, e lo scirocco, vento caldo proveniente da sud-est che porta piogge. Su Pola soffia anche il Maestrale, vento estivo che spira dal mare verso l'entroterra.
Quelli che seguono sono i dati climatologici salienti di Pola[2][3]:
Mese | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 10,0 | 10,0 | 13,0 | 16,0 | 21,0 | 25,0 | 28,0 | 28,0 | 24,0 | 20,0 | 14,0 | 10,0 | 10,0 | 16,7 | 27,0 | 19,3 | 18,3 |
T. media (°C) | 6 | 6 | 8,5 | 12,0 | 16,5 | 20,5 | 23,0 | 23,0 | 19,5 | 16,0 | 10,5 | 7,0 | 6,3 | 12,3 | 22,2 | 15,3 | 14,0 |
T. min. media (°C) | 2,0 | 2,0 | 4,0 | 8,0 | 12,0 | 16,0 | 18,0 | 18,0 | 15,0 | 12,0 | 7,0 | 4,0 | 2,7 | 8,0 | 17,3 | 11,3 | 9,8 |
Precipitazioni (mm) | 78,0 | 64,0 | 65,0 | 70,0 | 56,0 | 53,0 | 48,0 | 75,0 | 85,0 | 85,0 | 80,0 | 112,0 | 254,0 | 191,0 | 176,0 | 250,0 | 871,0 |
Giorni di pioggia | 12,0 | 12,0 | 12,0 | 13,0 | 13,0 | 13,0 | 10,0 | 11,0 | 11,0 | 12,0 | 13,0 | 13,0 | 37,0 | 38,0 | 34,0 | 36,0 | 145,0 |
Giorni di cielo sereno | 3,0 | 4,0 | 5,0 | 6,0 | 8,0 | 9,0 | 10,0 | 9,0 | 7,0 | 5,0 | 3,0 | 3,0 | 10,0 | 19,0 | 28,0 | 15,0 | 72,0 |
Eliofania assoluta (ore al giorno) | 33 | 40 | 42 | 43 | 53 | 56 | 67 | 64 | 58 | 45 | 30 | 33 | 35,3 | 46 | 62,3 | 44,3 | 47 |
Storia |
Epoca preistorica |
Le prime prove di presenza umana nei pressi di Pola hanno una datazione che si aggira a circa 1 milione di anni fa. Tali testimonianze si riferiscono a fossili di Homo erectus rinvenuti a San Daniele (cro. Šandalja), località poco distante da Pola[4]. Sempre nei dintorni della città istriana, sono state rinvenute delle ceramiche neolitiche databili tra il 6000 e il 2000 a.C., dimostrando la presenza di un insediamento abitato stanziale.
Dell'età del bronzo medio databili tra il 1800 e il 1000 a.C. e appartenenti alla cultura dei castellieri, che si sviluppò in Istria per poi espandersi successivamente in Friuli (chiamati cjastelîr in friulano), Venezia Giulia, Dalmazia, Veneto e zone limitrofe. Gli insediamenti dei castellieri trovati vicino a Pola, che sono chiamati "gradina" (cr. gradište), sono delle tombe a tumulo[5]. Di questa cultura preistorica sono stati trovati oggetti, nei dintorni di Pola, in osso lavorato, oggetti che servivano a lisciare o a perforare vari materiali come ad esempio pelli, aghi per cucire e pendagli in bronzo a spirale[6].
Il tipo di materiale archeologico trovato nei dintorni di Pola dimostra che i castellieri stanziati in questa zona avevano contatti commerciali con diversi insediamenti umani situati lungo le sponde del Danubio[6]. Gli abitanti dell'Istria che vissero nell'età del bronzo hanno poi dato origine agli Illiri, tant'è che sono conosciuti come "proto-illiri"[6].
Epoca antica |
(GRC) «Οἳ μὲν ἐπ' Ἰλλυριοῖο πόρου σχάσσαντες ἐρετμὰ | (IT) «Essi i remi posando in un sassoso |
(Callimaco, traduzione dell'abate Alberto Fortis, 1771. Questo stralcio dell'opera di Callimaco si riferisce a quella leggenda della mitologia greca, mai confermata da prove storiche, che vorrebbe la fondazione di Pola ascritta agli antichi Greci) |
Ceramiche risalenti all'epoca dell'antica Grecia che appartenevano a una statua di Apollo sono state trovate nei dintorni di Pola a testimonianza che i suoi antichi abitanti avessero contatti costanti con la cultura greca[8]. La mitologia greca vorrebbe, senza però che si siano trovate prove storiche, che Pola sia stata fondata da Giasone con il nome di Polai durante il suo tentativo di fuga, il cui percorso si sviluppò anche nel mare Adriatico settentrionale[9].
In età preromana la zona di Pola era popolata dagli Istri, tribù "venetica", che aveva legami con gli Illiri, che è ricordata da Strabone nelle sue opere come una popolazione vissuta in Istria fino al I secolo a.C.[10][11]. In particolare, su Pola, Strabone scrive:
«[...] Dopo il Timavo c'è la costa degli Istri fino a Pola, che fa parte dell'Italia. [...] Sono pertanto i Veneti e gli Istri che popolano la regione oltre il Po fino a Pola» |
(Strabone, Geografia (ΓΕΩΓΡΑΦΙΚΑ), libro V, 1.9) |
Capitale e massimo centro degli Istri era Nesactium, che era situata a una decina di chilometri dal moderno abitato di Pola, e che sua volta era sorta sull'antica capitale dei castellieri già nota come Pola. La penisola istriana venne conquistata dagli antichi Romani nel 177 a.C., dopo di cui iniziò il processo di romanizzazione della regione[11]. La capitale degli istri Nesactium fu ridenominata Alba Julia, fermo restando che restò in uso anche il nome Pola, antico nome usato ai tempi dei castellieri e poi giunto sino a noi. Il centro abitato è stato elevato al rango di colonia intorno al 46 a.C.[11].
Durante la guerra civile romana combattuta durante il triumvirato di Marco Antonio, Marco Emilio Lepido e Ottaviano contro Bruto e Cassio, Alba Julia prese le parti di quest'ultimo. Dopo la vittoria di Ottaviano, Alba Julia fu demolita e poi subito ricostruita con il nome di Colonia Pietas Iulia Pola Pollentia Herculanea, poi semplicemente conosciuta come Pietas Julia , venendo inclusa nella regione augustea della Regio X Venetia et Histria, che nell'insieme formavano l'Italia romana.
A partire da tale data la città crebbe costantemente toccando l'apice con il raggiungimento dei 30.000 abitanti. Alba Julia diventò un importante porto con una vasta sotto la sua amministrazione. Pola fu città fiorente, dotata di prestigiose strutture urbane (fra cui un ampio foro, un arco trionfale, un anfiteatro e due teatri) e ornata di templi a cui si aggiunsero, nei primi secoli dell'era volgare, alcune basiliche cristiane. Numerose epigrafi latine testimoniano la presenza romana e ci offrono un'idea della prosperità raggiunta da questo centro nell'antichità.
Degne di nota sono la costruzione dell'Arena di Pola, che avvenne tra il 27 a.C. e il 68 d.C., quando fu completata, nonché la realizzazione dell'acquedotto, della fognatura e di imponenti mura con dieci porte cittadine, di cui solo tre sono giunte sino a noi, l'Arco dei Sergi, originariamente chiamata Porta Aurea, la Porta Erculea e la Porta Gemina[12]. Durante il principato dell'imperatore Settimio Severo il nome della città fu cambiato in Res Publica Polensis, con un richiamo a Pola, antico nome all'epoca dei castellieri. Nel 326 d.C. a Pola fu giustiziato Crispo, mentre nel 354 d.C. venne ucciso Costanzo Gallo[11].
Epoca medievale |
Sconvolta dalle invasioni barbariche (V secolo), la città entrò, successivamente, nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente (VI secolo)[13]. Pola si costituì in libero comune nel 1177, anche se la città era già nell'ambito della sfera di influenza Repubblica di Venezia, cui doveva pagare un tributo annuale.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente Pola fu conquistata dagli Ostrogoti, divenendo foederate civitatem nel 493 d.C e restandoci nel 538 d.C, quando entrò a far parte della Venetikà, distretto dell'Esarcato d'Italia costituito nel 584 dall'imperatore bizantino Maurizio, scorporandolo dalla precedente eparchia Annonaria. Pola, che rimase nei domini bizantini fino al 751, divenne gradualmente sempre più importante fino a diventare il maggior porto militare dell'Impero bizantino[14]. In tale periodo fu realizzata la Concattedrale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria nello stesso punto in cui in epoca romana sorgeva un tempio dedicato a Giove Conservatore, poi trasformato in una piccola chiesa e infine, nel V secolo, nella moderna basilica, che fu dotata di tre navate, grande il doppio della chiesetta precedente.
Nel 788 Pola entrò a far parte dell'Impero carolingio dopo la conquista della città, che fu opera di Carlo Magno. Il sovrano franco introdusse anche a Pola il sistema feudale entrando nel Regnum Italicum[15].
Il periodo veneziano (1331-1797) |
Pola fu conquistata nel 1148 dalla Repubblica di Venezia, stringendo un'alleanza anche militare nel 1150 e divenendo ufficialmente parte, nel 1331, dei domini marittimi veneziani, che erano chiamati Stato da Mar restandoci per quasi cinque secoli, tranne una breve parentesi avvenuta nel corso del'anno 1192 quando appartenne alla Repubblica di Pisa, fino alla caduta della repubblica veneziana nel 1797 contribuendo a fare la sua fortuna economica[16]. Pola subì poi anche un assedi da parte della Repubblica di Genova, storica nemica dei veneziani, nel 1267, nel 1379 e nel 1397, che però non portò ad annessioni[17]. Analoghe azioni, oltre che dai genovesi, furono compiute dal Regno d'Ungheria e dall'Arciducato d'Austria, attacchi che portarono spesso a distruzioni di parte del centro abitato.
Per la sua posizione strategica Pola fu utilizzata come porto intermedio tra Venezia e l'Oriente. Le galee veneziane provenienti dall'oriente scaricavano a Pola i loro cannoni per ridurre il proprio pescaggio, in considerazione dei bassi fondali del Canal Grande di Venezia. Le galee veneziane nel tragitto inverso, dirette in oriente, sostavano a Pola a caricare i cannoni.
Pola seguì poi la Repubblica di Venezia nel suo lungo e costante declino, che iniziò nel XVI secolo con la colonizzazione europea delle Americhe, da cui seguì la scoperta di nuove rotte commerciali il cui tragitto era esterno al Mar Mediterraneo. La crisi economica di Pola fu accelerata a causa della guerra civile tra le varie famiglie dominanti polesi, tra cui i Sergii.
Questi ultimi, durante il loro periodo di splendore, ridiedero il nome alla Porta Aurea, che divenne Arco dei Sergi. Pola subì in questi secoli anche diverse epidemie, soprattutto di malaria e di tifo, che falcidiò parte della popolazione. Tutti questi eventi portarono la popolazione di Pola a scendere a 3 000 persone verso la metà del XVIII secolo, perlopiù concentrati a est del centro storico, area ora coperta dal Bosco Siana.
Nel 1291 Pola fu compresa nel patriarcato di Aquileia, in seguito soppresso venendo sostituito dal patriarcato di Venezia. Dante Alighieri, durante i suoi viaggi, visitò Pola dedicandole i celebri versi del canto IX della Inferno (vv. 112-114): "[...] Sì come ad Arli, ove Rodano stagna, sì com' a Pola, presso del Carnaro, ch'Italia chiude e suoi termini bagna [...]"[18].
Il periodo napoleonico (1797-1814) |
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797), in seguito al trattato di Campoformio, che avvenne nello stesso anno, gli ex territori della Repubblica di Venezia, un tempo costituiti dal Dogado, dal Stato da Tera e dal Stato da Mar, con quest'ultimo che comprendeva l'Istria, e con essa Pola, nonché la Dalmazia, all'Arciducato d'Austria che, in cambio, riconobbe la Repubblica cisalpina[19].
L'Istria rimase uno dei domini austriaci fino al 1803, quando fu occupata dall'Armée de terre e unita al Regno d'Italia napoleonico. Nel 1809 Pola passò, assieme all'intera Istria, alle Province Illiriche, governatorato dipendente dall'Impero francese. Dopo la sconfitta di Napoleone nella battaglia di Lipsia, e il crollo dell'impero francese, Pola ritornò sotto il dominio dell'Impero austriaco, Stato successore dell'Arciducato d'Austria[20].
Il periodo austriaco (1814-1918) |
Dopo il Congresso di Vienna, Pola, insieme all'Istria, fu assegnata all'Impero austriaco venendo poi inquadrata nella regione amministrativa del Litorale austriaco. Dopo il Ausgleich, ovvero in seguito alla riforma costituzionale promulgata il 12 giugno 1867 dall'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, con la quale l'Ungheria otteneva una condizione di parità con l'Austria all'interno della monarchia asburgica, segnando il passaggio dall'Impero austriaco all'Impero austro-ungarico, Pola, da quel momento segnata sulle cartine austriache con il nome italiano di Pola, rimase sotto il diretto controllo austriaco fino al 1918, quando fu annessa al Regno d'Italia[21].
Sotto la corona austriaca, Pola tornò a prosperare economicamente. Il suo porto divenne il più importante dell'Impero austriaco, tamt'è che fu usato sia come base navale che come cantiere navale. Come base navale diventò la più importante dell'impero, mentre come cantiere divenne uno dei maggiori presenti sulla costa austriaca. Nel 1859 fu scelto come base da Hans Dahlerup, ammiraglio danese al servizio dell'Austria. Successivamente Pola crebbe come importanza anche economica, divenendo un importante centro industriale, riferimento per l'intera zona. Le isole Brioni, situate a nord ovest di Pola, diventarono una rilevante meta turistica tanto da diventare il luogo di villeggiatura della Casa d'Asburgo.
Vero punto di svolta per Pola furono gli eventi i moti del 1848, che portarono anche a Pola importanti venti rivoluzionari, e soprattutto la cessione del Venezia Euganea all'Italia nel 1866 dopo la terza guerra d'indipendenza italiana. L'Impero austro-ungarico, infatti, fece di Pola la propria base navale militare principale, in sostituzione di Venezia. La costruzione dell'Arsenale di Pola fu iniziata nel 1853 insieme a vari potenziamenti del porto, che proseguirono nei decenni successivi. La città divenne quindi ufficialmente sede dell'arsenale della Regia-Imperiale Marina Austro-Ungarica. Nell'arco di meno di mezzo secolo Pola, che nella prima metà dell'Ottocento non arrivava a contare 18 000 abitanti, si trasformò in una vera e propria città arrivando a più di 41 000 verso la fine del secolo.
L'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste. L'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria delineò compiutamente in tal senso questo piano di ampio respiro:
«Sua maestà ha espresso il preciso ordine di opporsi in modo risolutivo all'influsso dell'elemento italiano ancora presente in alcuni Kronländer, e di mirare alla germanizzazione o slavizzazione - a seconda delle circostanze - delle zone in questione con tutte le energie e senza alcun riguardo, mediante un adeguato affidamento di incarichi a magistrati politici ed insegnanti, nonché attraverso l'influenza della stampa in Tirolo meridionale, Dalmazia e Litorale adriatico.» |
(Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971, vol. 2, p. 297.[22].) |
Nel 1909 la lingua italiana venne vietata in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali[23]. Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie. Tale decisione politica provocò anche la scomparsa della tipica parlata di questo territorio, l'Istrioto, sostituita dal dialetto istroveneto, piuttosto simile al triestino.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale Pola fu dichiarata "Zona di guerra"[24] e una parte dei suoi abitanti di etnia italiana venne internata nei Barackenlager della Stiria.
Vi furono molte incursioni italiane, sia aeree, sia di mezzi d'assalto della Regia Marina in una delle quali venne fatto prigioniero e poi giustiziato sul patibolo della città il 10 agosto 1916 il patriota capodistriano Nazario Sauro. Durante la prima guerra mondiale il porto fu la base principale per le corazzata monocalibro e le altre forze navali dell'Imper austroungarico[25].
L'ultima incursione italiana, avvenuta il 1º novembre del 1918 ribattezzata Impresa di Pola, portò all'affondamento della corazzata Viribus Unitis pochi giorni prima della firma dell'armistizio, con gli incursori ignari che poche ore prima l'Austria aveva ceduto la propria flotta agli slavi i quali, una volta costituito un proprio Comitato dipendente da Zagabria, denominato Stato dei Serbi, Croati e Sloveni, tentarono in tutti i modi di opporsi alla volontà della maggioranza della popolazione che voleva l'annessione all'Italia. L'occupazione militare avvenne il 5 novembre 1918, ad opera delle truppe italiane, sbarcate nella vicina Fasana.
L'appartenenza all'Italia (1918-1943) |
Alla fine della Prima guerra mondiale, l'Italia ottenne la sovranità sulla Venezia Giulia e sull'Istria. La città divenne capoluogo della provincia di Pola, a sigla automobilistica PL diventata nel 1930 PO[26] e poi di nuovo PL dal 1930 al 1945.[27]
Dopo un'iniziale flessione dell'economia causata dal cambio di sovranità dovuta anche al ritiro della burocrazia e della presenza militare austro ungarica che forniva lavoro al cantiere navale e alle industrie dell'indotto, che causò anche un calo del numero di abitanti, iniziò una fase di ripresa economica e sociale[28]. In queste terre funzionarono, tra le altre, la scuola elementare Dante, le scuole tecniche, le scuole magistrali, il ginnasio-liceo Carducci, lo stadio Littorio con la squadra del Grion Pola, fondata nel 1918 quando il fascio era ancora un simbolo mazziniano, che si alternò tra la Prima Divisione, Serie B e Serie C. In città si pubblicava Il Corriere Istriano.
Con l'avvento del fascismo, nacquero la casa balilla, i gruppi della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) e dei Gruppi Universitari Fascisti (GUF). Il 1º febbraio del 1927 nasce nell'idroscalo Pier Luigi Penzo a Puntisella la 192ª Squadriglia di bombardamento marittimo della Regia Aeronautica, inquadrata nel 14º Stormo, ma inserita dal 1º luglio 1928 nel XXVII Gruppo ed il 31 dicembre successivo nell’87° Gruppo autonomo.
Il 1º giugno 1931 vi nasce il 30° Stormo bombardamento che rimane fino al 1º luglio 1936. Durante i primi anni dell'appartenenza di Pola all'Italia, soprattutto all'inizio dell'epoca fascista, molti croati decisero di emigrare nel Regno di Jugoslavia a causa della politica di italianizzazione perpetrata dal regime.
Nell'agosto 1933 fu inaugurata la stagione lirica estiva dell'Arena di Pola, curata dall'ing. Gianni Bartoli Della Telve, futuro primo sindaco democratico di Trieste. La prima opera rappresentata fu Nozze istriane di Antonio Smareglia, compositore polese. Le rappresentazioni attirarono spettatori da tutta l'Istria e anche da Trieste via piroscafo. Il 1º giugno del 1939 la Scuola di pilotaggio di 2° periodo viene portata a Puntisella, dove il 1º giugno del 1940 la Scuola di 1° periodo diventa Scuola di 2° periodo e di addestramento idrovolanti.
L'arsenale venne ceduto all'industria privata col nome di "Cantiere Scoglio Olivi" che nel corso degli anni trenta entrò nell'orbita dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico e la funzione militare della città venne rivolta prevalentemente alle scuole e ai centri di addestramento; nella città avevano la loro sede le scuole CREM (Corpo Reali Equipaggi di Marina), il Reggimento San Marco, la scuola sommergibilisti, la scuola nautica della Guardia di Finanza, un gruppo di idrovolanti e poi anche il reparto con una nave in funzione di bersaglio semovente per le esercitazioni degli aerosiluranti di Gorizia.
Il 29 aprile del 1942 nasce una «Sezione Collegamenti II Armata» all'idroscalo di Puntisella con 2 CANT Z.501 ed un CANT Z.506.
A metà aprile 1943 la 149ª Squadriglia era a Puntisella di Pola con 2 CZ 506.
L'occupazione tedesca (1943-1945) |
L'8 settembre 1943 il IX Corpus Sloveno, inquadrato nella IV Armata jugoslava e forte di 50 000 uomini, informato per tempo dell'imminente proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre, attraversò le Alpi Giulie per dilagare nel Carso e nell'Istria, puntando su Gorizia, Trieste, Pola e Fiume, approfittando dello sbandamento delle truppe italiane.
La riconquista del territorio giuliano fu effettuata (9 settembre - 15 ottobre) dalle truppe naziste con l'operazione Wolkenbruch ("Nubifragio"), impiegando tre divisioni corazzate SS e due divisioni di fanteria (una delle quali turkmena), che respinsero il IX Corpus infliggendogli perdite pari a circa 15 000 tra effettivi e fiancheggiatori e distruggendo gli abitati utilizzati dagli jugoslavi come basi di appoggio; l'operazione si concluse il 15 ottobre 1943, consentendo agli Italiani, nel frattempo in fase di riorganizzazione dopo l'8 settembre, di ispezionare almeno parte dei siti nei quali, nel frattempo, erano stati infoibati i connazionali..mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}[senza fonte]
La Provincia di Pola, così come quelle di Trieste, Gorizia, Fiume, nonché quella di Udine e quella autonoma, costituita su terra slovena, di Lubiana, furono incluse nell'Litorale adriatico, costituito il 10 settembre 1943 e comprendente un territorio nominalmente ancora soggetto alla sovranità italiana ma posto sotto amministrazione militare tedesca, affidata al Gauleiter Friedrich Rainer e al suo Gruppenfuhrer SS Odilo Lothar Globocnik (nato a Trieste nel 1904 da famiglia slovena originaria di Tržič – all'epoca chiamata Neumarkt –, nell'Alta Carniola) già Comandante delle SS e della Polizia del distretto di Lublino, ed edificatore di Sobibór e Treblinka, responsabile, tra l'altro, della Risiera di San Sabba. Pola divenne una delle basi della Wehrmacht e degli U-Boot, vista la presenza anche del porto.
Nell'interno, nacquero le prime formazioni partigiane italiane, che combatterono contro l'occupazione nazista, ma dovettero guardarsi anche dai partigiani slavi, ostili agli italiani e fautori della sua annessione alla Jugoslavia. In questo periodo iniziarono i [[massacri delle foibe], ovvero eccidi ai danni di militari e civili, in larga prevalenza italiani, della Venezia Giulia e della Dalmazia[29][30], avvenuti da questo momento in poi fino alla fine della seconda guerra mondiale e poi anche nell'immediato secondo dopoguerra (1943-1945), da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati "foibe".
Il 9 febbraio 1944, verso le 11:30, Pola subì la prima incursione aerea con bombardamento a tappeto. Il primo bombardamento la città lo subì invece nel 1942. Nonostante la massima parte della popolazione riuscisse a salvarsi nei rifugi antiaerei, i morti furono più di settanta, tra cui Aldo Fabbro, venticinquenne polese calciatore del Napoli.
I 45 giorni dei partigiani titini (1945) |
Nella primavera 1945, dopo la ritirata dei tedeschi, Pola fu occupata dai partigiani jugoslavi (5 maggio - 20 giugno). Il Comitato Popolare di Liberazione (CPL) annunciò l'avvenuta annessione alla Jugoslavia. La redazione e la tipografia de Il Corriere Istriano furono utilizzati per stampare Il Nostro Giornale, quotidiano filo-jugoslavo in lingua italiana. In questo periodo iniziarono vere e proprie persecuzioni nei confronti degli autoctoni italiani,[senza fonte] favorendone l'esodo in massa.
L'occupazione alleata (1945-1947) |
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Il 6 giugno 1945, l'accordo Alexander-Tito assegnò Pola come exclave raggiungibile solo via mare all'interno della Zona A della Venezia Giulia, di occupazione alleata, comprendente anche Gorizia, Trieste e Monfalcone. Il resto dell'Istria e Fiume furono invece assegnati all'occupazione militare jugoslava. Il 12 giugno, anziché il 10 come previsto, gli alleati entrarono a Pola. La città attirò rifugiati italiani dal resto dell'Istria, rimasta sotto occupazione jugoslava.
Rinacquero in città tutti i partiti, associazioni, sindacati italiani, già soffocati dal fascismo, e poi repressi dai nazisti e dai titini.
In agosto nacque la sezione della Democrazia Cristiana di Pola, con Attilio Craglietto, già preside del liceo Carducci e fondatore, in maggio, del Comitato Cittadino Polese per difendere l'italianità della città, e con don Edoardo Marzari, già presidente del CLN di Trieste. Vennero fondate anche sezioni del Partito Socialista, del Partito d'Azione, del Partito Liberale.
Il Comitato Cittadino Polese si trasformò in Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e prese contatti con il CLN di Trieste e i giuliani residenti a Roma. Guido Miglia diresse il nuovo quotidiano L'Arena di Pola, contraltare a Il Nostro Giornale. Nacque anche il settimanale Democrazia.
Nei due brevi anni di occupazione alleata Mario Mirabella Roberti, direttore del Museo dell'Istria, riuscì a far ricostruire il Tempio di Augusto e il Duomo, appena prima che la città passasse nuovamente agli jugoslavi.
Il 22 marzo 1946, giunsero in città i commissari (un russo, un francese, un inglese e un americano) della Commissione per lo studio dei confini della Venezia Giulia, emanazione della Conferenza Alleata dei Ministri degli Esteri per la definizione dei confini. Per l'occasione in piazza Foro si confrontarono una manifestazione spontanea della popolazione polese per l'Italia e una manifestazione filo-jugoslava, composta in realtà principalmente di persone venute dai paesi dell'interno della Jugoslavia con pullman organizzati dai comunisti stessi. La polizia del Governo Militare Alleato separò le due fazioni evitando in tal modo lo scontro.
Nel 1946, Carlo Schiffrer pubblicò una Carta dei limiti nazionali italo-jugoslavi, in cui riporta, per la popolazione del vasto distretto di Pola, un totale di 87 787 abitanti, di cui 54 074 (64%) italiani, 27 102 (32%) serbo-croati, 771 sloveni, 1 110 altri stranieri. Nell'area urbana di Pola, quella occupata dagli angloamericani, la popolazione era italiana per quasi il 90%.
L'esodo della maggioranza italiana (1946-1947) |
Alla conferenza di Parigi, già nell'estate 1946 apparve chiaro che il compromesso avrebbe consegnato l'Istria e Pola alla Jugoslavia, Gorizia e Monfalcone all'Italia, mentre Trieste con una fascia di territorio limitrofo sarebbe divenuta Stato indipendente. La popolazione a Pola restò incredula e divisa tra pessimisti, per i quali ormai tutto era perduto, e ottimisti, che non vedevano come, dopo due anni di tutela anglo-americana, la città potesse essere di nuovo abbandonata agli jugoslavi.
Il 26 luglio 1946 il CLN di Pola raccolse 9 496 dichiarazioni familiari scritte, per conto di complessivi 28 058 abitanti su un totale di circa 31 000, di voler abbandonare Pola qualora venisse assegnata alla Jugoslavia. Le firme del CLN di Pola furono citate da De Gasperi nel suo discorso al Palazzo del Lussemburgo a Parigi.
Domenica 18 agosto 1946, alle ore quattordici e quindici minuti, sulla spiaggia di Vergarolla dentro il porto di Pola, dove almeno 2000 Italiani erano confluiti per assistere alle gare della "Coppa Scarioni", organizzate dalla società sportiva e patriottica "Pietas Julia", diverse mine e altri ordigni, forse ventotto, per un totale pari a 9 ton. di tritolo, già disattivate e disinnescate da tre squadre di artificieri inglesi e italiani, scoppiarono improvvisamente. I morti furono almeno centodieci (109 italiani e 1 inglese), ottantadue fra i quali identificati; imprecisato il numero dei feriti; fra le vittime molte donne e bambini, essendo presenti centinaia di famiglie.
L'indagine alleata stabilì che non poteva essersi trattato di un incidente e che gli ordigni erano stati reinnescati, e indizi "gravi e concordanti" additavano l'OZNA come responsabile dell'attentato, ma in seguito nessun tribunale ha mai stabilito ufficialmente che cosa fosse successo. La decisione collettiva dell'esodo qualora la città fosse stata abbandonata agli Jugoslavi era già stata manifestata prima dello scoppio (28.058 firme di Polesani su circa 31.000 abitanti attestavano la volontà di restare italiani, pur se esuli dalla propria terra), ma la decisione finale a Parigi non era ancora definita e i Polesani non avevano abbandonato la speranza di evitare un'occupazione straniera; tuttavia la strage, convinse i polesani che, qualora fossero restati in città, in caso di passaggio alla Jugoslavia, avrebbero corso un serio pericolo. Solo nel 1997, grazie all'interessamento della piccola comunità italiana rimasta a Pola, venne collocato un cippo nel parco del Duomo, con la laconica iscrizione Vergarola - 18.08.1946 - 13 h. - Grad Pula - 1997 - Città di Pola (recando l'orario sbagliato).
Nell'inverno 1946-47, il CNL di Pola convinse il governo italiano a inviare la motonave Toscana e altri sei motovelieri al giorno, per il trasporto delle masserizie della moltitudine in procinto di abbandonare la città. Altri venti vagoni ferroviari al giorno sarebbero partiti da Pola per l'Italia, attraversando tutto il territorio istriano già sotto occupazione jugoslava. Nacque l'ipotesi di far esodare una comunità di coltivatori a Fertilia, in Sardegna, e di ospitare i lavoratori dell'arsenale al porto di Taranto.
Il CLN di Pola trattò con il governo di Alcide De Gasperi anche a proposito della necessità di chiedere l'autodeterminazione per i territori giuliani, al fine di conservare Pola e l'Istria all'Italia. Ma lo Stato italiano non si sentì forse in grado di controllare le condizioni specifiche di eventuali plebisciti, che in Istria, dove era ancora vivo il terrore delle foibe, si sarebbero svolti sotto le minacce e le intimidazioni degli jugoslavi che la occupavano militarmente[senza fonte]. Con ogni probabilità temette inoltre che, giocando la carta del plebiscito, avrebbe perso l'Alto Adige abitato in maggioranza da tedeschi[senza fonte]. Anche il CLN di Trieste fu cauto, e così i giuliani stabilitisi a Roma.
Un'ultima carta, per gli italiani dell'Istria, fu quella proposta dall'avvocato Franco Amoroso, di Parenzo, molto vicino al CLN di Pola, già promotore del plebiscito e spesso non in sintonia con De Berti. Amoroso propose che l'Italia rinunciasse a Gorizia e Monfalcone, e che le offrisse al nascente Territorio Libero di Trieste, a condizione che la Jugoslavia avesse fatto lo stesso con la costa occidentale dell'Istria. Lo Stato libero sarebbe nato in tal modo molto più forte e gli italiani dell'Istria occidentale, costituendo la maggioranza assoluta della popolazione, sicuramente sarebbero rimasti nelle proprie terre. Anche gli italiani già fuggiti sarebbero potuti tornare nei paesi di origine. La proposta non ebbe però seguito.
Il 10 febbraio 1947, giorno della firma del trattato di Pace, Maria Pasquinelli, un'insegnante di origine toscana, uccise il generale inglese Robin de Winton, comandante della guarnigione britannica di Pola. Lo freddò a colpi di pistola fuori dal portone del Governo Militare Alleato, in viale Carrara. In un suo documento, la Pasquinelli si riferì a Nazario Sauro e a Guglielmo Oberdan per giustificare il proprio gesto.
Il 20 marzo 1947 il piroscafo Toscana compì il suo ultimo viaggio, accompagnando le ultime partenze.
Come previsto 28 000 dei 31 000 abitanti di Pola abbandonarono beni e proprietà piuttosto che divenire jugoslavi.
Intanto nelle case rimaste vuote si installarono rapidamente nuovi abitanti sfollati dall'interno della Jugoslavia. Per altri sei mesi, 1 000 "operatori indispensabili" restarono ancora nella città deserta, in attesa del 15 settembre 1947, entrata in vigore del trattato di pace, quando l'abitato doveva venir ceduto definitivamente alla Jugoslavia. L'Arena di Pola terminò le pubblicazioni il 14 maggio, una settimana dopo che una manifestazione di parecchie centinaia di filo-jugoslavi, divenuti ormai la maggioranza nella città, aveva minacciato la redazione. Il giornale si trasferì prima a Trieste e poi a Gorizia, venne spedito per posta ai pochi ultimi italiani rimasti e, successivamente, diventò settimanale. L'ultima autovettura con targa automobilistica italiana fu immatricolata il 28 agosto 1947, con codice PL 3271.[31]
Il comune di Vieste offrì formalmente parte del proprio territorio per consentire agli esuli di Pola di fondare la “Nuova Città di Pola”, ma il progetto non ebbe seguito.[32]
L'appartenenza alla Jugoslavia (1947-1991) |
Alla data di entrata in vigore del trattato di pace, il 15 settembre 1947, il Governo Militare Alleato si trasferì con il piroscafo Pola a Trieste, e la città passò all'amministrazione Jugoslava. A Pola, ormai deserta, rimasero un pugno di italiani.
Per il resto la città venne ripopolata da slavi provenienti da fuori, cambiando il nome ufficialmente in Pula. Molti con carri e povere masserizie percorsero l'intera Jugoslavia per raggiungere la città.
Le famiglie degli italiani "rimasti" hanno dato vita al "Circolo Italiano" (culturale, sociale, ricreativo, sportivo) situato in un grazioso edificio di Via Carrara 1, nel centro storico cittadino di Pola, tuttora molto attivo e da decenni gemellato col Comune di Imola (Bologna).
L'appartenenza alla Croazia (dal 1991) |
Dal 1991, dopo la dissoluzione dello Stato jugoslavo, entrò a far parte della Repubblica croata. La situazione da allora è in gran parte migliorata, molte case e monumenti sono stati restaurati e negli ultimi tempi sono stati aperti nuovamente moderni caffè e negozi.
L'ultimo censimento del 2001, basato sull'uso della lingua, segnala una popolazione totale di 58 594 abitanti e indica che la maggioranza è di lingua croata con l'88,38% della popolazione (51 785 abitanti), seguono minoranze etniche come: 2 856 di lingua italiana (4,87%), 983 di lingua serba (1,68%), 593 di lingua slovena (1,1%), 475 di lingua bosniaca (0,81%) oltre a minoranze meno rilevanti. La città di Pola è oggi ufficialmente bilingue, e sia Pola sia Pula sono nomi ufficiali.
Durante le trattative per l'adesione della Croazia all'Unione Europea molti esuli hanno chiesto al Governo italiano di riaprire la questione degli immobili abbandonati in seguito all'esodo, ma il governo ha ritenuto che la situazione non potesse più essere oggetto di trattative.
La Comunità degli Italiani di Pola ha sede in via Carrara 1, nel centro storico, da sempre il punto di ritrovo per tutti gli italiani del comune. Tale circolo è stato frequentemente e ripetutamente oggetto di vandalismi e tentativi di incendio.[33]
Anche alcuni esuli da Pola hanno continuato a ritrovarsi, in Italia, e hanno costituito un'associazione denominata Libero Comune di Pola in Esilio con un proprio Sindaco e un proprio Consiglio comunale eletti con voto assembleare.
Monumenti e luoghi d'interesse |
Architetture religiose |
- Il Duomo di Pola
- La chiesa della Madonna del Mare, oggi Gospa od Mora, sopra l'Arsenale, a lastre di marmo bianco e rosa, consacrata dagli austriaci nel 1898 come chiesa della marina.
Architetture civili |
L'Arena, simbolo della città, eretta nel I secolo sotto l'imperatore Vespasiano
- Il Tempio di Augusto
- Il teatro romano
- La Facoltà di Filosofia dell'Università di Pola, costruita dagli austriaci nel 1915 come liceo femminile, poi divenuto il ginnasio-liceo "Carducci"* Il porto, tra Punta Cristo e Punta Fisella, con il cantiere navale di Scoglio Olivi
Architetture militari |
- Il Castello, fortezza veneziana che sovrasta l'abitato
- La Porta Aurea (Arco dei Sergii)
- La Porta di Ercole
Vie e piazze |
- La via Sergia, oggi Ulica Sergijevaca, strada principale che porta dall'Arco dei Sergi a piazza Foro
- Piazza Dante Alighieri, oggi Danteov Trg, con la chiesa della Madonna della Misericordia, che dà l'abside alla via Sergia, e il palazzo delle Poste, in stile fascista.
- Viale Carrara, oggi Mate Balote
Aree naturali |
- I Giardini
Siti archeologici |
Nei dintorni di Pola sono presenti alcuni siti archeologici ascritti all'epoca romana e formati perlopiù da resti di ville romane di templi. Lungo i fondali del tratto di mare di fronte alla città è possibile trovare, grazie all'archeologia subacquea, reperti di navi affondate durante la prima guerra mondiale. Nel territorio del vicino comune di Valle sono state scoperte impronte fossili di dinosauri.
Società |
Evoluzione demografica |
Abitanti censiti (migliaia):
L'area metropolitana di Pola raggiunge i 90 000 abitanti circa, con la popolazione residente all'interno dei confini comunali della città che corrisponde (dato del censimento 2011) a 57 765 persone[34]. In particolare, l'area metropolitana di Pola include le municipalità di (nome italiano/nome croato) Barbana/Barban (2 802 abitanti), Fasana/Fažana (3 050 abitanti), Lisignano/Ližnjan (2 945 abitanti), Marzana/Marčana (3 903 abitanti), Medolino/Medulin (6 004 abitanti), Sanvincenti/Svetvinčenat (2 218 abitanti) e Dignano/Vodnjan (5 651 abitanti).
Da notare, nel grafico soprastante, il drastico calo di abitanti di Pola nel 1948, che corrispose all'esodo della maggioranza dell'etnia italiana, che all'epoca costituiva la larga parte dei residenti a Pola: lasciarono infatti Pola 28.058 abitanti (tutti di etnia italiana) su circa 31.000 residenti totali, che furono gradualmente e contestualmente sostituiti da nuovi abitanti di origine slava[35].
La maggioranza dei cittadini di Pola sono croati (rappresentanti il 70,14% della popolazione totale in base al censimento del 2011). Le più consistenti minoranze etniche sono i serbi (6,01%), gli italiani (4,43%), i bosniaci (3,5%) e gli sloveni (0,9%)[34].
La presenza autoctona di italiani |
Nel 1910, ovvero nell'anno successivo al divieto in tutti gli edifici pubblici dell'uso della lingua italiana e a l'estromissione degli italiani dalle amministrazioni comunali, Pola aveva 58 562 abitanti totali, di cui il 45,8% erano italiani, il 15.2% croati, mentre il resto della popolazione era per la maggior parte di etnia tedesca[36].
La città, come la maggior parte dell'Istria, adotta ufficialmente il bilinguismo (italiano e croato), ma la sua attuazione varia a livello comunale.
Nel 1947 il serbo-croato venne imposto quale lingua ufficiale, ma fu con le sollevazioni antitaliane organizzate nel 1953 (crisi italo-jugoslava per la questione di Trieste) che vennero distrutte tutte le scritte, le insegne e i cartelli in italiano, che così scomparvero da Pola.
Dopo anni e numerose richieste, con la protezione delle minoranze garantita dalla Costituzione della Croazia è stato ripristinato in parte il bilinguismo (Grad Pula - Città di Pola); tra le tante iscrizioni sistematicamente bilingui vi sono targhe commemorative dell'uccisione di cittadini polesani e partigiani da parte di fascisti tra 1943 e 1945.
Lingue e dialetti |
% | Ripartizione linguistica (gruppi principali) Fonte: Censimento Croazia 2001 |
---|---|
0,81% | madrelingua bosniaca |
88,38% | madrelingua croata |
4,87% | madrelingua italiana |
1,1% | madrelingua slovena |
1,68% | madrelingua serba |
% | Ripartizione linguistica (gruppi principali) Fonte: Censimento Croazia 2011 |
---|---|
1,30% | madrelingua bosniaca |
88,02% | madrelingua croata |
4,33% | madrelingua italiana |
1,54% | madrelingua serba |
Cultura |
Istruzione |
Musei |
- Museo archeologico dell'Istria (MAI - Arheološki muzej Istre)[37][38]
- Museo d'arte contemporanea dell'Istria[39]
- Gallerie sotterranee Zerostrasse, Carrarina 3[40]
- Kunstkafe Cvajner[41]
- Museo – Galleria "Cuori Sacri" ("Sveta srca")[42]
- Galleria Comunale (opere dalla collezione di Anton Motika)[43]
- Acquario di Pola (Aquarium Pula), all'interno della Fortezza di Verudella[44]
Geografia antropica |
Suddivisioni amministrative |
La città di Pola è divisa in 16 Comitati locali[45] (Mjesni odbori) a cui afferiscono i rioni (četvrti):
- Città Vecchia (Stari Grad)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Città (Grad), San Martino (Sveti Martin), Port'Aurea (Portarata) e Arsenale (Arsenal) - Castagner (Kaštanjer)
a cui afferisce il rione cittadino di: Castagner (Kaštanjer) - Monte Zaro (Monte Zaro)
a cui afferisce il rione cittadino di: Monte Zaro (Monte Zaro) - San Policarpo – Sisplaz (Sv. Polikarp – Sisplac)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: San Policarpo (Sveti Polikarp), Ospedale della Marina (Mornarička bolnica) e Sisplaz (Sisplac) - Veruda (Veruda)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Veruda, Valsaline
e le zone turistiche cittadine di Monsival, Saccorgiana e Verudella - Stoia (Stoja)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Musil, Vergarola, San Pietro (Sveti Petar), Baracche (Barake) e Valcane (Valkane)
e le zone turistiche cittadine di: Valovine e Stoia (Stoja) - Nuova Veruda (Nova Veruda)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Paradiso (Vidikovac)
e le zone turistiche cittadine di: Marina Veruda, Fischerhutte e Bunarina - Siana (Šijana)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Siana (Šijana) e Monteghiro
e i sobborghi Valica – Illiria (Valica-Ilirija), Vidrian (Vidrijan) e Vernal - Stignano (Štinjan)
a cui afferisce il rione cittadino di: Stignano (Štinjan)
e le zone turistiche cittadine di: Puntacristo (Puntakristo), Puntisella (Puntižela), Valdežunac e Camulimenti
e le isole di: San Girolamo (Sv. Jerolim), Cosada (Kozada) e Santa Caterina (Sv. Katarina) - Monte Grande (Veli Vrh)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Grande (Veli Vrh), Paganor e Carsiole (Karšiole)
e il sobborgo turistico di: Vallelunga - Bussoler (Busoler)
a cui afferiscono i sobborghi di: Bussoler (Busoler), Scattari (Škatari), Sichici (Šikići), Valmade, Moteserpo-Comunal (Monteserpo- Komunal), Kaiserwald e Campi d'Altura (Valtursko polje) - Valdibecco (Valdebek)
a cui afferiscono i sobborghi di: Valdibecco (Valdebek) e Dolinka - Arena (Arena)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Arena (Arena), Croatia e Stazione ferroviaria (Kolodvor) - Monteparadiso (Vidikovac)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Monte Rizzi (Monte-rizzi) e Drenovica - Grega (Gregovica)
a cui afferiscono i rioni cittadini di: Pragrande, San Michele (Sveti Mihovil), Ospedale (Bolnica) e Grega (Gregovica) - Monvidal (Monvidal)
a cui afferisce il rione cittadino di: Monvidal
Altre località del territorio |
Il comune di Pola è diviso anche in 3 insediamenti (naselja):
|
Economia |
Industria |
Pola ha un tessuto industriale formato principalmente da cantieristica navale, industrie manifatturiere, industrie alimentari, industrie edili e industrie metallurgiche.
Turismo |
Nei pressi di Pola ci sono numerose aree turistiche lungo la costa adriatica frequentate perlopiù nella stagione estiva, tra cui le isole Brioni, già soggiorno turistico del maresciallo Tito. Pola è una popolare destinazione balneare di livello internazionale che offre servizi di balneazione, pesca, immersione in relitto e vela.
Pola è la destinazione finale dell'itinerario ciclistico EuroVelo 9, che inizia a Danzica, in Polonia lungo il Mar Baltico, continuando attraverso la Polonia, la Repubblica Ceca, l'Austria, la Slovenia e infine la Croazia.
Infrastrutture e trasporti |
La città è servita dall'aeroporto di Pola e dalla stazione di Pola, capolinea della ferrovia Istriana. Il porto è servito da diverse linee di navigazione.
Ferrovie |
Nella città quarnerina è presente la stazione di Pola, stazione ferroviaria capolinea della ferrovia Istriana. Dalla stazione prosegue in direzione sud un raccordo ferroviario per il Cantiere navale di Pola sull'isolotto di Scoglio Olivi, l'unica isola croata collegata alla terraferma per ferrovia.[46]
Aeroporti |
Nella città istriana è situato l'aeroporto di Pola, che è un aeroporto internazionale avente destinazioni dirette principalmente verso altre città dell'Istria. Si compone di due parti: una civile con terminal passeggeri, e una militare, ove è situata la Base aerea 92 di Pola e il 22º stormo dell'aeronautica militare croata, composto dal MiG-21 bis/UM. L'aeroporto di Pola, che nel 1990 ha registrato il suo picco di traffico, con 670.000 passeggeri, per quasi dieci anni, a causa della guerra in Croazia, non ha mai superato nemmeno il decimo di quel record. Tuttavia, da un po' di anni a questa parte, il suo traffico è in continua ascesa, attestandosi nel 2007 a 377.341 passeggeri all'anno.
Dal 2015 Pola è anche presente un idroscalo situato nelle acque marine nei pressi della costa che è adibito a servizio di idrovolanti le cui destinazioni sono Fiume, le isole di Arbe e di Lussino, che sono situate entrambe nel Quarnaro[47][48].
Mobilità urbana |
Pola possedeva un sistema tranviario elettrico che è stato realizzato nel 1904 durante la crescita economica che avvenne nell'epoca austroungarica. Dopo la prima guerra mondiale, durante l'epoca fascista, la necessità di possedere questo tipo di infrastruttura declinò venendo completamente smantellata nel 1934.
Mobilità extraurbana |
Pola il più importante scalo di autobus extraurbani dell'Istria. È situato alla periferia della città poco più a ovest dell'Arena di Pola. Da qui parte un ramificato servizio di linee di autobus cittadini, regionali e internazionali. Pola è sede di diverse aziende di autobus tra cui la compagnia che gestisce le linee urbane di Pola. C'è anche una linea garantita e diretta che collega Pola a Trieste e Venezia, la cui frequenza aumenta durante la stagione primaverile e soprattutto quella estiva.
Amministrazione |
Gemellaggi |
Pola è gemellata con le seguenti città:
Graz, dal 1972 (partnership dal 1961)[49]
Treviri, dal 1971
Imola, dal 1972
Benevento, dal 1977
Verona, dal 1982
Kranj
Cabar, dal 1974
Varaždin, dal 1979
Novorossijsk, dal 1997
Veles, dal 2002
Seghedino, dal 2003
Villefranche-de-Rouergue, dal 2005
Hekinan, dal 2007
Vienna
Pécs
Brno
Užhorod
Sport |
- La città ospita due squadre di calcio, quasi omonime: il Nogometni klub Istra 1961 e il Nogometni klub Istra.
- Il 23 maggio 2004 la 14ª tappa del Giro d'Italia si è conclusa a Pola con la vittoria di Alessandro Petacchi.
Note |
^
Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Pola", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2007, ISBN 978-88-397-1478-7.
^ CLIMATE PULA – Weather, tutiempo.net. URL consultato il 5 marzo 2019.
^ EuroWEATHER – Maximum temperature, Pula/Pola, Croatia – Climate averages, eurometeo.com. URL consultato il 5 marzo 2019.
^ Jadranka Skorin-Kapov, A short historical overview of Istria and, especially, Pula, croatianhistory.net. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ Istria in the Bronze Age (1800-1000 B.C.), istrianet.org. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ abc Tracking the History of the Hillforts in Istria and Slovenia, istrianet.org. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ La parola significa 'cittadina' in greco ed è diminutivo di ἄστυ 'città'.
^ A short historical overview of Istria and, especially, Pula, croatianhistory.net. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ Istria on the Internet – Customs – Legends – Pola, istrianet.org. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ Wilkes, J. J. The Illyrians, 1992,ISBN 0-631-19807-5,page 183,"... We may begin with the Venetic peoples, Veneti, Carni, Histri and Liburni, whose language set them apart from the rest of the Illyrians...."
^ abcd A historical outline of Istria, www2.arnes.si. URL consultato il 6 marzo 2019.
^ Džin, 2009
^ Istria in “Dizionario di Storia” – Treccani
^ Arheoloski muzej Istre, mdc.hr. URL consultato il 7 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2008).
^ Charlemagne – The making of Europe, mhas-split.hr. URL consultato il 27 January 2010.
^ A Historical Outline of Istria
[collegamento interrotto], zrs-kp.si. URL consultato il 27 January 2010. Parametro sconosciutoarchiveurl
ignorato (aiuto)
^ La guerra di Chioggia, arcipelagoadriatico.it. URL consultato il 7 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
^ Adolfo Cecilia, Pola, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
^ Quest'ultimo accordo provocò le proteste di molti patrioti, tra cui Ugo Foscolo, nato sull'isola di Zante, isola facente parte dell'arcipelago delle isole Ionie, che rimase anch'essa sotto il dominio veneziano fino al 1797, i quali accusarono la Francia di commerciare i popoli. In particolare quest'ultimo denunciò gli atti di Bonaparte nel romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis.
La flotta veneziana, oggetto di cessione insieme alla città, costituì il nucleo originario di quella che, nel secolo successivo, fu la flotta dell'impero austriaco.
^ Coordinamento Adriatico - L'istria nel periodo napoleonico 1797-1813, su coordinamentoadriatico.it. URL consultato il 7 marzo 2019.
^ Die postalischen Abstempelungen auf den österreichischen Postwertzeichen-Ausgaben 1867, 1883 und 1890, Wilhelm Klein, 1967
^ Citazione completa della fonte e traduzione in Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Le Lettere, Firenze 2004, p. 69.
^ Dizionario Enciclopedico Italiano (Vol. III, pag. 730), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970
^ Pola
^ Hedley Paul Willmott, First World War, Dorling Kindersley, 2003, pp. 186-187.
^ allaguida.it, http://www.allaguida.it/articolo/targhe-delle-auto-italiane-breve-storia/1552/ Titolo mancante per urlurl
(aiuto).
^ Dall'Annuario Generale 1929 del Touring Club Italiano a pag. 725 è citata Pola (PL). Queste sigle delle targhe furono assegnate nel 1926 con la riforma del Codice della Strada, riforma voluta dal Regime Fascista perché fino al 1925 al posto della sigle c'era un numero di 1 o 2 cifre e Pola aveva il numero 70, quindi l'auto numero 100 di Pola sulla targa era codificata 70-100 (dall'Annuario del Touring del 1923-24 a pag. 165 nel paragrafo Numeri delle targhe d'auto e moto).
^ Summary: Islam in Europe, European Islam, Cser.it. URL consultato l'8 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2009).
^ Pupo, Spazzali, p. 2.
^ Gianni Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria, Mondadori, Milano, 2003, ISBN 88-04-48978-2, pag. 4
^ Tabelle per targhe italiane
^ Da un atto deliberativo del 1947 della Giunta Comunale di Vieste (comune italiano in provincia di Foggia), si evince che Vieste fu l'unico Comune italiano che offrì formalmente la propria disponibilità a cedere parte del proprio territorio per consentire agli esuli di Pola di fondare la “Nuova Città di Pola”. Ulteriori particolari di queste vicende sono state illustrate dallo storico scrittore ed esule fiumano, Prof. Carlo Cesare Montani. Una lapide commemorativa è presente sulle mura del Barbacane, presso la rotonda di Marina Piccola, in direzione Via Pola.
^ Come lamentato in un'interpellanza parlamentare dal presidente dell'Unione Italiana, (e in alcuni casi, come a Parenzo e Rovigno, è stato bruciato il tricolore italiano).
^ ab Censimento Croazia 2011, su dzs.hr. URL consultato il 5 marzo 2019.
^ Istria, 1946: il plebiscito negato (prima parte), su arenadipola.it. URL consultato il 5 marzo 2019.
^ Kocsis, Károly; Az etnikai konfliktusok történeti-földrajzi háttere a volt Jugoszlávia területén; Teleki László Alapítvány, 1993 ISBN 963-04-2855-5
^ http://www.pulainfo.hr/it/kamo-ici/musei-e-gallerie/34/il-museo-archeologico-dell-istria/247/
^ Arheološki muzej Istre: HOME
^ http://www.pulainfo.hr/it/kamo-ici/musei-e-gallerie/34/museo-darte-contemporanea-dellistria/1004/
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^ http://www.pulainfo.hr/it/kamo-ici/musei-e-gallerie/34/kunstkafe-cvajner/336/
^ http://www.pulainfo.hr/it/kamo-ici/musei-e-gallerie/34/museo-galleria-cuori-sacri/1113/
^ http://www.pulainfo.hr/it/kamo-ici/musei-e-gallerie/34/galleria-comunale/337/
^
Aquarium Pula[collegamento interrotto]
^
articoli 82 e 83 dello Statuto della Città di Pola[collegamento interrotto]
^ Pola austro-ungarica, ISBN 978-953-7001-31-5.
^ Fotogalerija : U Pulu iz Splita hidroavionom stigli prvi putnici – GlasIstre.hr, glasistre.hr. URL consultato il 6 marzo 2019 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2015).
^ Timetable – European Coastal Airlines, su ec-air.eu (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2015).
^ città gemellate dal sito di Graz, su graz.at. URL consultato il 19 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2009).
Bibliografia |
- Dario Alberi, Istria, storia, arte, cultura, Lint Editoriale Trieste 2006
- Fabio Amodeo, TuttoIstria, Lint Editoriale Trieste 1998
- Elvino Tomasini, I nerostellati del Grion di Pola, Parma 1980
- Corrado Belci, Quei giorni di Pola, LEG 2007 ISBN 978-88-6102-019-1
- G. La Perna, Pola, Istria, Fiume, Mursia, Milano ISBN 978-88-425-2833-3
- Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, 2003, ISBN 88-424-9015-6.
Voci correlate |
- Diocesi di Parenzo e Pola
- Stazione di Pola
- Rete tranviaria di Pola
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
- Wikivoyage
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Collegamenti esterni |
- (HR, IT, EN) Comune di Pola, su pula.hr.
- Adolfo Cecilia, Pola, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
- (IT, HR) Circolo degli italiani di Pola, su circolo.hr.
- (EN) Foto di Pola, su see-croatia.com.
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