Spazio proiettivo




In geometria, lo spazio proiettivo è lo spazio ottenuto da uno spazio euclideo (ad esempio, la retta o il piano) aggiungendo i "punti all'infinito". A seconda della dimensione, si parla quindi di retta proiettiva, piano proiettivo, ecc.


Lo spazio proiettivo è stato introdotto nel XVI secolo per modellizzare lo spazio visto dall'occhio umano, negli studi sulla prospettiva. Dal punto di vista geometrico, è uno spazio che presenta numerosi vantaggi rispetto a quello euclideo o affine: nello spazio proiettivo ci sono meno "casi particolari" da considerare (ad esempio, nel piano due rette si intersecano sempre), e molti concetti profondi vengono espressi in modo più sintetico ed elegante.




Indice






  • 1 Definizioni


    • 1.1 Punti all'infinito


    • 1.2 Rette passanti per l'origine


    • 1.3 Campo arbitrario


    • 1.4 Invarianti




  • 2 Sottospazi


    • 2.1 Definizione


    • 2.2 Formula di Grassmann


    • 2.3 Rette parallele




  • 3 Coordinate omogenee e carte affini


    • 3.1 Coordinate omogenee


    • 3.2 Punti impropri


    • 3.3 Carte e atlante




  • 4 Definizione più astratta


  • 5 Note


  • 6 Voci correlate


  • 7 Collegamenti esterni





Definizioni |



Punti all'infinito |


Sia Rn{displaystyle mathbb {R} ^{n}} mathbb R^n lo spazio euclideo n{displaystyle n}n-dimensionale. Ad esempio, per n=2{displaystyle n=2}n=2 questo è semplicemente il piano cartesiano. Un "punto all'infinito" è la direzione indicata da una retta nello spazio, e da tutte le rette parallele ad essa. Quindi due rette definiscono lo stesso punto all'infinito se e solo se sono parallele.


Lo spazio proiettivo n{displaystyle n}n-dimensionale è l'unione di Rn{displaystyle mathbb {R} ^{n}} mathbb R^n e di tutti i suoi "punti all'infinito".


A questo punto si possono estendere allo spazio proiettivo molti concetti geometrici usuali. Ne risulterà, ad esempio, che due rette di uno stesso piano si intersecano sempre: se hanno la stessa direzione (cioè erano parallele prima dell'ampliamento), il loro punto di intersezione è quello all'infinito.



Rette passanti per l'origine |




Lo spazio proiettivo è lo spazio visto da un occhio.


Una definizione come quella appena data ha però il difetto di trattare i punti all'infinito come "punti speciali", mentre la filosofia della geometria proiettiva è quella di non distinguere questi punti dagli altri in nessun modo. In effetti si può parlare sia di ampliamento proiettivo di uno spazio affine (si ottiene lo spazio proiettivo aggiungendo i punti all'infinito), oppure più facilmente si usa la seguente definizione.


Lo spazio proiettivo n{displaystyle n}n-dimensionale è definito come l'insieme delle rette in Rn+1{displaystyle mathbb {R} ^{n+1}}{mathbb  R}^{{n+1}} passanti per l'origine.


Intuitivamente, è lo spazio che vede un occhio posizionato nell'origine. Questa definizione descrive chiaramente le relazioni con la prospettiva.



Campo arbitrario |


Le definizioni appena date possono essere estese al caso in cui lo spazio di partenza sia uno spazio vettoriale su un campo K{displaystyle K}K arbitrario, come ad esempio quello dei numeri reali o complessi. Questa estensione è utile, perché molti teoremi di geometria proiettiva sono più potenti ed eleganti se il campo base è algebricamente chiuso come i complessi.


Lo spazio proiettivo n{displaystyle n}n-dimensionale su K{displaystyle K}K è definito come l'insieme delle rette passanti per l'origine in Kn+1{displaystyle K^{n+1}}K^{{n+1}}. Cioè,


Pn(K)=Kn+1∖{0}∼{displaystyle mathbb {P} ^{n}(K)={frac {K^{n+1}setminus {0}}{sim }}}{displaystyle mathbb {P} ^{n}(K)={frac {K^{n+1}setminus {0}}{sim }}}

dove {displaystyle sim }sim è la relazione d'equivalenza che identifica due punti se e solo se stanno sulla stessa retta passante per l'origine, cioè se e solo se sono multipli:



v∼w⟺v=kw{displaystyle vsim wLongleftrightarrow v=kw}vsim wLongleftrightarrow v=kw per qualche k∈K,k≠0{displaystyle kin K,kneq 0}{displaystyle kin K,kneq 0}.

Ad esempio, (1,2,−3){displaystyle (1,2,-3)}(1,2,-3) e (−2,−4,6){displaystyle (-2,-4,6)}(-2,-4,6) sono multipli e danno quindi luogo allo stesso punto.


Nel resto di questa voce lo spazio proiettivo è supposto definito in questo modo, dipendente da un campo K{displaystyle K}K.



Invarianti |


Le omografie sono il gruppo fondamentale della geometria proiettiva.[1]


Sono proprietà proiettive:



  • essere sottospazi lineari aventi una certa dimensione,

  • le proprietà di incidenza,

  • il birapporto di quattro punti.


L'assoluto è il cerchio immaginario all'infinito, in coordinate omogenee x12+x22+x32=0,x4=0{displaystyle x_{1}^{2}+x_{2}^{2}+x_{3}^{2}=0,x_{4}=0}x_{1}^{2}+x_{2}^{2}+x_{3}^{2}=0,x_{4}=0, cioè il luogo dei punti ciclici per cui passano tutte e sole le sfere (superfici quadriche sferiche) dello spazio proiettivo.[1]



Sottospazi |



Definizione |


Poiché uno spazio proiettivo è l'immagine di uno spazio vettoriale tramite la proiezione


p:Kn+1→Pn(K){displaystyle p:K^{n+1}to mathbb {P} ^{n}(K)}p:K^{{n+1}}to {mathbb  P}^{n}(K)

indotta dalla relazione di equivalenza, molte nozioni degli spazi vettoriali si trasferiscono senza problemi sullo spazio proiettivo.


Un sottospazio proiettivo di Pn(K){displaystyle mathbb {P} ^{n}(K)}{mathbb  P}^{n}(K) è definito come l'immagine p(W){displaystyle p(W)}p(W) di un sottospazio vettoriale W{displaystyle W}W di Kn+1{displaystyle K^{n+1}}K^{{n+1}} tramite p{displaystyle p} p .


La dimensione del sottospazio proiettivo p(W){displaystyle p(W)}p(W) è definita come


dim⁡p(W)=dim⁡W−1.{displaystyle dim p(W)=dim W-1.}dim p(W)=dim W-1.

In geometria, la codimensione di un sottospazio è generalmente definita come la dimensione dello spazio che lo contiene meno quella del sottospazio: ne segue che W{displaystyle W}W e p(W){displaystyle p(W)}p(W) hanno la stessa codimensione


codimW=n+1−dim⁡W=n−dim⁡p(W)=codimp(W).{displaystyle {rm {codim,}}W=n+1-dim W=n-dim p(W)={rm {codim,}}p(W).}{{rm {codim,}}}W=n+1-dim W=n-dim p(W)={{rm {codim,}}}p(W).

Un iperpiano proiettivo è un sottospazio di codimensione uno.


Dati due sottospazi S{displaystyle S} S e T{displaystyle T} T , è possibile definire i sottospazi intersezione e somma in modo analogo, come immagini tramite p{displaystyle p} p dei sottospazi intersezione e somma in Kn+1{displaystyle K^{n+1}}K^{{n+1}}.



Formula di Grassmann |


Una delle proprietà basilari valide in uno spazio proiettivo, ereditata dagli spazi vettoriali, ma che non è valida in uno spazio affine, è la formula di Grassmann per i sottospazi. Dati due sottospazi S{displaystyle S} S e T{displaystyle T} T , vale cioè l'uguaglianza


dim⁡(S+T)=dim⁡S+dim⁡T−dim⁡(S∩T){displaystyle dim(S+T)=dim S+dim T-dim(Scap T)}dim(S+T)=dim S+dim T-dim(Scap T)

dove si intende che il punto ha dimensione 0 (come sempre) e l'insieme vuoto ha dimensione 1{displaystyle -1} -1 .



Rette parallele |


Come conseguenza della formula di Grassmann, due rette nel piano si intersecano sempre. Infatti


dim⁡(S∩T)=dim⁡S+dim⁡T−dim⁡(S+T)=1+1−dim⁡(S+T)≥0{displaystyle dim(Scap T)=dim S+dim T-dim(S+T)=1+1-dim(S+T)geq 0}dim(Scap T)=dim S+dim T-dim(S+T)=1+1-dim(S+T)geq 0

poiché S+T{displaystyle S+T}S+T ha dimensione al più 2 (ogni sottospazio del piano ha dimensione al massimo 2, e 2 solo se è tutto il piano).



Coordinate omogenee e carte affini |



Coordinate omogenee |


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Lo stesso argomento in dettaglio: coordinate omogenee.

Ogni punto dello spazio proiettivo è una classe di equivalenza di punti in Kn+1{displaystyle K^{n+1}}K^{{n+1}}. Come è usuale in matematica, una classe di equivalenza viene descritta tra parentesi quadre: in questo modo,


[(x0,…,xn)]{displaystyle [(x_{0},ldots ,x_{n})]}[(x_{0},ldots ,x_{n})]

definisce la classe a cui appartiene il vettore (x0,…,xn){displaystyle (x_{0},ldots ,x_{n})}(x_{0},ldots ,x_{n}). Per brevità, tale classe si indica con


[x0,…,xn].{displaystyle [x_{0},ldots ,x_{n}].}[x_{0},ldots ,x_{n}].

Questa espressione fra parentesi quadre definisce le coordinate omogenee del punto. Due vettori di coordinate determinano la stessa classe (cioè lo stesso punto)


[x0,…,xn]=[y0,…,yn]{displaystyle [x_{0},ldots ,x_{n}]=[y_{0},ldots ,y_{n}]}[x_{0},ldots ,x_{n}]=[y_{0},ldots ,y_{n}]

se e solo se sono uno multipli dell'altro, cioè se esiste un k{displaystyle k} k in K{displaystyle K}K tale che yi=kxi{displaystyle y_{i}=kx_{i}}y_{i}=kx_{i} per ogni i{displaystyle i} i .



Punti impropri |


Con le coordinate omogenee è possibile recuperare la definizione originaria di spazio proiettivo come spazio affine a cui si aggiungono dei punti. Basta definire E{displaystyle E}E come il sottoinsieme formato dai punti [x0,…,xn]{displaystyle [x_{0},ldots ,x_{n}]}[x_{0},ldots ,x_{n}] tali che x0≠0{displaystyle x_{0}neq 0}x_{0}neq 0. Ogni punto in E{displaystyle E}E si scrive come


[1,x1,…,xn]{displaystyle [1,x_{1},ldots ,x_{n}]}[1,x_{1},ldots ,x_{n}]

in modo univoco, e quindi tramite la funzione


[1,x1,…,xn]↦(x1,…,xn){displaystyle [1,x_{1},ldots ,x_{n}]mapsto (x_{1},ldots ,x_{n})}[1,x_{1},ldots ,x_{n}]mapsto (x_{1},ldots ,x_{n})

definiamo una corrispondenza biunivoca tra E{displaystyle E}E e lo spazio affine Kn{displaystyle K^{n}}K^{n}. I punti dello spazio proiettivo che non sono in E{displaystyle E}E hanno in questo contesto il ruolo dei "punti all'infinito". Ciascuno di questi punti è del tipo


[0,x1,…,xn]{displaystyle [0,x_{1},ldots ,x_{n}]}[0,x_{1},ldots ,x_{n}]

e la funzione


[0,x1,…,xn]↦[x1,…,xn]{displaystyle [0,x_{1},ldots ,x_{n}]mapsto [x_{1},ldots ,x_{n}]}[0,x_{1},ldots ,x_{n}]mapsto [x_{1},ldots ,x_{n}]

definisce una corrispondenza biunivoca tra i punti all'infinito e lo spazio proiettivo Pn−1(K){displaystyle mathbb {P} ^{n-1}(K)}{mathbb  P}^{{n-1}}(K) di dimensione più piccola di uno. Quindi i "punti all'infinito" ad esempio del piano proiettivo formano una retta proiettiva, detta 'retta all'infinito o retta impropria. In dimensione arbitraria, si parla di iperpiano improprio.



Carte e atlante |


La stessa descrizione è fattibile per ogni i=0,…,n{displaystyle i=0,ldots ,n}i=0,ldots ,n definendo Ei{displaystyle E_{i}}E_{i} come l'insieme dei punti la cui i{displaystyle i} i -esima coordinata è non nulla. Per ogni i{displaystyle i} i si ottiene quindi un differente iperpiano improprio, e una differente carta affine Ei{displaystyle E_{i}}E_{i}.


Il nome "carta" deriva dalla proprietà seguente: l'unione degli Ei{displaystyle E_{i}}E_{i} è tutto lo spazio, quindi le carte "ricoprono" tutto lo spazio proiettivo, mentre ciascuna di esse ne descrive solo una parte, proprio come le carte geografiche.


Agli Ei{displaystyle E_{i}}E_{i} possono essere associate le mappe fi:Ei{displaystyle f_{i}:E_{i}}{displaystyle f_{i}:E_{i}} --> Rn{displaystyle mathbb {R} ^{n}} mathbb R^n , che rendono Pn+1{displaystyle mathbb {P} ^{n+1}}{displaystyle mathbb {P} ^{n+1}} una varietà differenziabile. L'insieme delle coppie


{(E0,f0),…,(En,fn)}{displaystyle {(E_{0},f_{0}),ldots ,(E_{n},f_{n})}}{displaystyle {(E_{0},f_{0}),ldots ,(E_{n},f_{n})}}

è detto atlante affine.


Le mappe fi{displaystyle f_{i}}{displaystyle f_{i}} sono, banalmente, le affinizzazioni degli Ei{displaystyle E_{i}}E_{i}: ad esempio, il punto (x0:x1:...:xn+1)∈E0{displaystyle (x_{0}:x_{1}:...:x_{n+1})in E_{0}}{displaystyle (x_{0}:x_{1}:...:x_{n+1})in E_{0}}, viene mandato tramite f0{displaystyle f_{0}}{displaystyle f_{0}} in (x1/x0,x2/x0,...,xn+1/x0)∈Rn{displaystyle (x_{1}/x_{0},x_{2}/x_{0},...,x_{n+1}/x_{0})in mathbb {R} ^{n}}{displaystyle (x_{1}/x_{0},x_{2}/x_{0},...,x_{n+1}/x_{0})in mathbb {R} ^{n}}



Definizione più astratta |


Lo spazio proiettivo può essere definito in modo analogo a partire da un qualsiasi spazio vettoriale V{displaystyle V} V su un campo K{displaystyle K}K:


Lo spazio proiettivo associato a V{displaystyle V} V è definito come l'insieme delle rette passanti per l'origine in V{displaystyle V} V . Cioè,


P(V)=V∖{0}∼{displaystyle mathbb {P} (V)={frac {Vsetminus {0}}{sim }}}{displaystyle mathbb {P} (V)={frac {Vsetminus {0}}{sim }}}

dove



v∼w⟺v=kw{displaystyle vsim wLongleftrightarrow v=kw}vsim wLongleftrightarrow v=kw per qualche k∈K,k≠0{displaystyle kin K,kneq 0}{displaystyle kin K,kneq 0}.

In questo contesto, la definizione data precedentemente corrisponde al caso in cui V=Kn{displaystyle V=K^{n}}V=K^{n}. In generale, lo spazio V{displaystyle V} V può avere anche dimensione infinita.


Esiste uno strumento simile alle basi che permette di assegnare ad ogni punto di P(V){displaystyle mathbb {P} (V)}{mathbb  P}(V) delle coordinate omogenee, nel caso in cui V{displaystyle V} V abbia dimensione finita n{displaystyle n}n. Come per gli spazi vettoriali, non esiste un modo univoco di assegnare tali coordinate: queste dipendono dalla scelta di un riferimento proiettivo, l'analogo proiettivo delle basi.



Note |




  1. ^ ab Ugo Amaldi, Punti ciclici, Enciclopedia Italiana, 1931.



Voci correlate |



  • Geometria proiettiva

  • Coordinate omogenee

  • Retta proiettiva

  • Piano proiettivo

  • prospettiva (arte)

  • Sfera di Riemann

  • Grassmanniana



Collegamenti esterni |






  • Spazio proiettivo, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata



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