Karate-dō








Il termine karate-dō si compone delle parole kara, te (karate) e do cioè kara=vuoto, te=mano e do=via in pratica "via della mano vuota".
Il Karate-dō secondo il sensei Gichin Funakoshi è la corretta interpretazione del karate ed il suo giusto impiego; è il cammino per raggiungere il Satori o illuminazione (comprensione del significato oggettivo della vita) attraverso la pratica della difesa a mano nuda.


La via del karate è un percorso per il perfezionamento e l'automiglioramento della tecnica, poiché in tal modo si migliora anche se stessi. Il Karate-dō mira internamente ad allenare la mente e a sviluppare una coscienza chiara cosicché si possa affrontare sinceramente ed autenticamente il mondo.


La mente e la tecnica devono divenire un'unica cosa nel karate-dō, il , la via, è molto più della tecnica, più dell'arte (Jutsu): una via, un lento e misterioso cammino dell'essere verso la propria perfezione, il proprio compimento. Si deve superare lo sport, il fatto fisico e l'arte altrimenti si resta nel contingente, nell'incompiuto, nel superficiale. Il Karate praticato solo come sport ha come obiettivo la vittoria nella gara mentre il karate-dō quello di vittoria nella vita.



Bibliografia |


  • Oscar Masato Higa, Karate-do. La via verso l'armonia totale, Antipodes, 2017, ISBN 978-88-99751-33-3


Voci correlate |



  • Karate

  • Arti marziali

  • Filosofia orientale

  • Genwakai



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