Giovanni da San Giovanni
Giovanni Mannozzi, detto Giovanni da San Giovanni (San Giovanni Valdarno, 20 marzo 1592 – Firenze, 9 dicembre 1636), è stato un pittore italiano.
Indice
1 Biografia
1.1 Origini e apprendistato
1.2 Gioventù
1.3 L'esempio di Caravaggio
1.4 A Roma
1.5 Nel contado toscano
1.6 Nell'orbita dei Medici
2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Altri progetti
Biografia |
Origini e apprendistato |
Di origini faellesi (cognome Mannozzi), Giovanni da San Giovanni era figlio del notaio Giovan Battista di Agnolo, che provò a indirizzarlo verso la carriera notarile, prima, ed ecclesiastica poi. Manifestatasi per la sua predisposizione per la pittura, finì per abbandonare gli studi e trasferirsi sedicenne a Firenze dove, per interessamento del canonico Filippo Del Migliore, amico dello zio paterno Francesco, entrò nella bottega di Matteo Rosselli nel 1608 circa. Pressoché nello stesso periodo frequentò anche Giulio Parigi, architetto di corte, scenografo e incisore, con cui perfezionò l'uso della prospettiva. In particolare fu accanto al Parigi durante l'allestimento degli apparati effimeri per le solenni esequie della regina di Spagna Margherita d'Austria nel 1612[1].
Gioventù |
In quello stesso anno si immatricolò all'Accademia delle Arti del Disegno, concludendo quindi il suo apprendistato. Nel 1615 ricevette la commissione per la sua prima opera pervenutaci, due tele con coppie di Putti che intrecciano ghirlande per il soffitto della galleria di Casa Buonarroti, che furono pagate fino al 1619 da Michelangelo Buonarroti il Giovane[1].
Sempre nel 1615 dipinse i cori angelici nella cupola della chiesa di Ognissanti e, a partire dall'anno seguente, fu coinvolto anche nella decorazione del chiostro principale con una serie di cinque lunette di Storie della vita di san Francesco, che terminò nel 1619, come ricorda la data apposta accanto all'unica sua firma in questo complesso, il San Francesco in adorazione della Vergine. A partire da questi primi lavori si manifesta la sua predilezione per la tecnica dell'affresco[1].
Sempre in questi anni giovanili affrescò alcuni tabernacoli in città e nel contado, tra i quali restano oggi ben conservati quello di via Faenza (originariamente però in via Cennini) e, soprattutto, il grande tabernacolo delle Stinche (entrambi del 1616), che posto su un canto del carcere ritrae Un gentiluomo che distribuisce elemosine ai carcerati[1].
Si tratta di opere dal tratto fresco e agile, che attrassero presto l'interesse della corte medicea. Nel 1616 infatti il granduca Cosimo II de' Medici gli commissionò infatti un'Allegoria di Firenze su una facciata di piazza della Calza, situata proprio in corrispondenza dell'apertura di Porta Romana. dell'opera non rimane che qualche scarsa traccia staccata negli anni cinquanta quando fu sostituita da un rifacimento moderno, però è nota a grandi linee grazie a un disegno preparatorio autografo conservato nel gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi[1].
Contento del risultato, l'anno seguente il granduca lo nominò "familiare di corte" assieme a Jacques Callot e Filippo Napoletano[1].
Il pittore, dalla personalità piena di curiosità e di arguzia, conduceva una vita a Firenze che il l biografo Filippo Baldinucci definì "stravagante": ad un'ossessiva applicazione allo studio del disegno e a letture di poesia e storia si accompagna un apparire trasandato[1].
L'esempio di Caravaggio |
Tra il 1619 e il 1620, in due fasi separate, Donato dell'Antella gli affidò la regia, assieme a Giulio Parigi per la parte architettonica, della decorazione della facciata del palazzo dell'Antella in piazza Santa Croce. Qui riuscì nel giro di appena due anni a realizzare un vasto ciclo, solo in parte conservato, sovrintendendo un pool di colleghi anche più anziani di lui, quali il Passignano e Matteo Rosselli. Il Baldinucci lasciò una dettagliata descrizione degli affreschi e dei loro autori: a Giovanni da San Giovanni spettano alcune Virtù e il Cupido dormiente che citava fedelmente il dipinto del Caravaggio, pezzo forte delle collezioni del committente. Una migliore lettura del ciclo è possibile grazie a un acquerello di sua mano, sempre al GDSU[1].
Un'altra opera di questo periodo è probabilmente il Martirio di san Biagio nella chiesa di Sant'Agnese a Montepulciano, ma originariamente nel tempio di San Biagio, su commissione di Giovanni Battista Nardi[1]. Il pittore ambientò la scena sacra in piazza della Signoria a Firenze, tra la loggia dei Lanzi e l'Ercole e Caco di Baccio Bandinelli.
Al 1620 risalgono le pale della Circoncisione nella chiesa di San Bartolomeo a Cutigliano e la Decollazione del Battista già nella chiesa di San Lorenzo della sua città natale (oggi nel Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie). In queste opere si nota un'accentuazione del chiaroscuro, indotta sicuramente da un primo confronto con le Caravaggio che, quasi certamente, aveva visto unicamente nelle collezioni fiorentine: il Dell'Antella infatti possedeva anche una copia della Decollazione di san Giovanni Battista del Merisi eseguita da Filippo Paladini, da cui Giovanni si ispirò per le figure dei prigionieri nella sua Decollazione[1].
Nel 1621 gli furono pagate due opere per la basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno (Annunciazione e Sposalizio della Vergine, quest'ultima che dovette ripetere due volte su richiesta dei committenti insoddisfatti del troppo realismo del volto della Vergine) e le Storie di sant'Andrea nella cappella Calderini (oggi detta Giugni) in Santa Croce. In quello stesso anno, con l'occasione dell'entrata di Maria Maddalena de' Medici nel convento della Crocetta, gli fu commissionata una cappellina privata nel giardino, dove dipinse tra l'altro la Fuga in Egitto dove insolitamente Maria sta scendendo dall'asino davanti a un'osteria: nel 1788 la cappella interamente trasportata al non lontano spedale di San Matteo, oggi Accademia di Belle Arti. Nell'ovale della volta rappresentò alcuni angeli che si affacciano, influenzati probabilmente da opere di Michelangelo Cinganelli che citano i coevi affreschi romani di Cherubino e Durante Alberti. Infine quell'anno completò la cappella nel palazzo Mainoni-Guicciardini a Vico d'Elsa, con Storie della Vergine che nei paesaggi dimostrano un'influenza romana[1].
Tra il 1620 e il 1622 sono gli affreschi nella cappella Inghirami del Duomo di Volterra e la Sposa novella per don Lorenzo de' Medici oggi alla galleria Palatina, ma originariamente nella villa della Petraia[1].
A Roma |
A questi anni è infatti riferito un viaggio a Roma, assieme a Francesco Furini e all'allievo Benedetto Piccioli. Nel 1622 l'Arciconfraternita di San Giuseppe dei Catecumeni e dei Neofiti gli fece qui affrescare la cappella di San Carlo Borromeo nella chiesa della Madonna dei Monti, che gli furono pagati fino al 1626[1].
Seguirono alcuni lavori per il cardinale fiorentino Giovanni Garzia Mellini, per la chiesa di cui era titolare, i Santi Quattro Coronati (Gloria di santi e storie dei quattro Santi Coronati), e per la sua cappella di famiglia in Santa Maria del Popolo (Storie di san Nicola e Virtù). In queste opere si nota una complessità spaziale chde dimostra l'osservazione delle macchine sceniche di quegli anni e delle chiare tavolozze degli emiliani[1].
Altre opere sono le due lunette firmate nel chiostro di Sant'Andrea delle Fratte (San Francesco di Paola in meditazione e San Francesco di Paola risana una cieca)[1].
Passò poi sotto la protezione del cardinale Guido Bentivoglio e dei suoi familiari, per i quali decorò alcune sale nel palazzo Pallavicini Rospigliosi (già appunto Bentivoglio) a Monte Cavallo[1].
Inoltre dipinse varie commissioni locali, compresi dipinti di genere quali le Burle del pievano Arlotto per il cardinale Francesco Barberini che poi lo donò a Giovan Francesco Grazzini (oggi in collezione Scarsdale, Kedleston Hall, Derbyshire), il Contratto di matrimonio (1627 circa, Galleria nazionale d'arte antica di palazzo Corsini)[1].
Nel 1628 lasciò Roma e di recò a Gualtieri (RE), dove ancora per i Bentivoglio dipinse due grandi scene di Fasti con Ippolito Provenzale nel salone dei Giganti di quello che oggi è il palazzo Comunale[1]; una è perduta e l'altra è notevolmente danneggiata da molteplici manomissioni della parete[2].
Nel contado toscano |
Il rientro in Toscana avvenne, per così dire, in punta di piedi, poiché l'artista non si reinserì immediatamente nel giro di committenze del capoluogo, ma lavorò per alcuni anni nei centri della provincia, a partire proprio dal suo borgo natale, San Giovanni. Qui si dedicò inizialmente a un lavoro nei possedimenti della sua famiglia, nel borgo di Montemarciano, dove affresco un Coro angelico nella cantoria della chiesa di Santa Maria delle Grazie (opera assai ridipinta)[1].
Nel 1629 fu attivo alla badia a Settimo, nei dintorni di Firenze, dove firmò e datò un ciclo di affreschi nella cappella del Santissimo Sacramento (Consegna delle chiavi a Pietro, Ritrovamento del corpo di san Quintino, Martirio dei santi Stefano, Quintino, Lorenzo, Benedetto e Bernardo e Gloria di Dio Padre tra gli Evangelisti), commissionati dall'abate Attilio Bonucci, e alcune decorazioni mal conservate in una sala interna del convento (Estasi di san Bernardo e Madonna col Bambino tra due santi vescovi)[1].
Entro la fine dell'anno dipinse anche le tre lunette con Cristo servito dagli angeli nel deserto nel refettorio della Badia Fiesolana[1].
Nel 1630 rientrò nell'orbita delle commissioni medicee, sebbene ancora nella periferia toscana. Affrescò infatti quattordici lunette nel loggiato esterno del santuario della Madonna di Fontenuova a Monsummano, coi miracoli della miracolosa immagine ivi conservata, alla cui diffusione del culto parteciparono attivamente il granduca e la sua famiglia. L'impresa gli fu pagata fino al 1633, e comprese anche una rappresentazione dell'eucaristia nel lato posteriore dell'altare che guarda al coro, eseguita in appena cinque giornate[1].
Lo stesso anno decorò il cortile di villa il Pozzino, nei pressi di Firenze, per Giovan Francesco Grazzini, che gli richiese un inconsueto ciclo di favole mitologiche licenziose ispirate all'Asino d'oro di Apuleio, corredate da versi satirici composti dallo stesso pittore[1].
Un'altra opera nei dintorni di Firenze è da alcuni considerata gli affreschi nell'oratorio presso la chiesa di Santo Stefano in Pane, e nell'oratorio della villa degli Arcipressi, entrambi commissionati da Luca Mini "provveditore al Guardaroba" della villa medicea della Petraia, ma che la maggior parte degli studiosi riferisce invece a Domenico Pugliani[1].
Lavorò poi a Pistoia (1633), al piano nobile di palazzo Pallavicini Rospigliosi (Storie di santa Caterina, in omaggio probabilmente a Caterina di Vincenzo Rospigliosi)[1].
In quell'anno è documentata anche la sua prima opera fiorentina dal rientro a Roma, gli affreschi nel refettorio di Santa Trinita. Si tratta di tre lunette con Cristo fa arrostire il pesce, Gesù a casa di Marta e Maddalena, Gesù a casa di Marta e Maddalena dopo la resurrezione di Lazzaro, mentre il resto del ciclo fu concluso da Nicodemo Ferrucci e dal frate Jacopo Confortini dopo il suo abbandono, per ragioni ignote: il lavoro si data 1630 al 1631[1].
Nell'orbita dei Medici |
Nel 1633 realizzò quello che è considerato uno dei suoi capolavori, l'affresco della Quiete che pacifica i venti a villa la Quiete, commissionato in tutta probabilità, diversamente da quanto sostiene il Baldinucci, da Cristina di Lorena, il cui nome compare in un curioso anagramma mascherato da inno iscritto su un cartiglio retto da putti in volo[1].
Ancora nel 1634 decorò una villa medicea, quella di Mezzomonte per Giovan Carlo de' Medici, con Ganimede accolto da Giove e Caduta di Ebe[1].
A questi anni sono riferiti anche una serie di dipinti da cavalletto quali il Matrimonio mistico di santa Caterina (galleria Palatina), Venere che pettina Amore e Prima notte di nozze, già nella quadreria di don Lorenzo de' Medici alla villa della Petraia. Inoltre l'artista sperimentò una serei di supperti insoliti come le tegole in terracotta e le stuoie in giunco (Pittura alla Galleria Palatina, e altre piccole opere a soggetto mitologico e veterotestamentarie in gran parte agli Uffizi), per lo più destinate alla decorazione di ville[1].
Nel 1635 l'artista ricevette un ultimo incarico ufficiale, quando Ferdinando II de' Medici gli affidò la soprintendenza per decorare il grande salone detto poi degli Argenti nell'appartamento estivo al piano terra di palazzo Pitti, a celebrazione delle sue nozze con Vittoria della Rovere. L'artista, con una serie di aiuti tra cui il giovane promettente Volterrano, fece in tempo a decorare la volta (Unione allegorica delle case Medici e Della Rovere, Cupido presenta a Marte il marzocco e Flora con le ninfe dell'Arno e il dio Pan) e le pareti est e sud con temi celebrativi di Lorenzo il Magnifico e Casa Medici in generale (Tempo distrugge l'eredità del mondo antico, Distruzione del monte Parnaso e la Fama mostra alla Toscana e alla Munificenza i filosofi esuli)[1].
L'opera, così come un altare nella chiesa di San Felice in Piazza, restarono incompleti per la sua improvvisa morte, il 9 dicembre 1636, e poi compoletate da suoi allievi e colleghi[1].
Fu sepolto nella chiesa di San Pier Gattolino.
La casa natale del pittore si trova a San Giovanni Valdarno in corso Italia 105, e fa parte dell'iniziativa Musei, Case della memoria per la conservazione e diffusione della storia dell'arte toscana. A Firenze resta inoltre una lapide su quella che fu la sua abitazione in via Romana.
Opere |
Angeli in volo che intrecciano ghirlande, 1616-1619 circa, coppia di oli su tela, Firenze, Casa Buonarroti, galleria
Storie della Vergine, Cosimo II, stemma mediceo e ritratti dei committenti, 1616, affreschi, Firenze, cappella Carlini presso la Villa Il Casale
Madonna col bambino tra i santi Antonio, Giuliano e Giuseppe, 1616, affresco, Firenze, tabernacolo in via Faenza, da via Cennini
Gentiluomo che fa l'elemosina ai carcerati e san Lorenzo, 1616 circa, affreschi, Firenze, tabernacolo delle Stinche
Coro di angeli musicanti e le quattro Virtù cardinali, 1616 circa, affreschi, Firenze, chiesa di Ognissanti, cupola del presbiterio- Cinque lunette, 1616-1619, affreschi, Firenze, chiostro di Ognissanti
- San Francesco in adorazione della Vergine col Bambino
- San Francesco ridona la vista a una cieca
- San Francesco libera un'ossessa e miracolo delle formiche
- San Francesco resuscita un bambino caduto in una caldaia bollente
- San Francesco pacifica Arezzo
Allegoria di Firenze, 1616, affresco staccato frammentario, Firenze, depositi della Soprintendenza, già in piazza della Calza
Allegorie, 1619-1620, affreschi, Firenze, palazzo dell'Antella, facciata
Arme dell'Antella con putti, sovrapporta
Cupido dormiente (da Caravaggio), primo registro inferiore
Fedeltà, primo registro inferiore
Cupido abbattuto, primo registro inferiore
Giustizia, secondo ordine
Prudenza, secondo ordine
Donna a cavallo di un'orsa, secondo ordine
Giove coi fulmini, secondo ordine
Ercole e l'idra, secondo ordine
Pittura, terzo ordine
Astronomia, terzo ordine
Meditazione, terzo ordine
Continenza, quarto ordine
Fama, quarto ordine
Benignità, quarto ordine
donna con una corona e una pianta di edificio, quarto ordine
Vecchio con la civetta, quinto ordine
Simbolo di Prudenza ed effigie del senatore Niccolò dell'Antella, quinto ordine
Agilità, quinto ordine
Concordia, quinto ordine
Velocità, quinto ordine
Putti reggifestoni a monocromo
Martirio di san Biagio, 1619, olio su tela, Montepulciano, chiesa di Sant'Agnese
Carità, 1619, affresco, Firenze, ospedale di Santa Maria Nuova, chiostro delle Ossa
Circoncisione, 1620, olio su tela, Cutigliano, chiesa di San Bartolomeo
Decollazione del Battista, 1620, olio su tela, San Giovanni Valdarno, Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie
Sacra Famiglia, 1620 circa, affresco (molto ridipinto), Firenze, via Giovanni Da Verrazzano, tabernacolo
Madonna col Bambino e santi, 1620 circa, affresco (molto deperito), Firenze, Borgo Allegri
Sacra Famiglia con san Giovannino, 1620 circa, affresco (molto ridipinto), Firenze, via di Ripoli, tabernacolo
Storie di sant'Andrea e Virtù cardinali, 1621, affreschi, Firenze, Santa Croce, cappella Riccardi-Calderini (oggi detta Giugni)
Annunciazione, 1621, affresco staccato, San Giovanni Valdarno, Basilica di Santa Maria delle Grazie, scalinata
Sposalizio della vergine (prima versione), 1621, affresco staccato, San Giovanni Valdarno, Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie
Sposalizio della vergine (seconda versione), 1621, affresco staccato, San Giovanni Valdarno, Basilica di Santa Maria delle Grazie, scalinata
Storie della Vegine, santi, profeta Isaia, grottesche e stemmi, 1621, affreschi, Vico d'Elsa, villa Guicciardini, cappella
Riposo in Egitto, Arcangeli, Virtù e altre storie della Vergine, 1621 circa, Firenze, Accademia di Belle Arti, dal monastero della Crocetta
Autoritratto, 1622 circa, affresco su terracotta, Firenze, Uffizi (depositi)
Sposa novella, 1622 circa, olio su tela, Firenze, Galleria Palatina
Storie di san Paolo e allegorie, 1620-25 circa, Volterra, Duomo, cappella Inghirami, volta
Ritratto di frate Lotteringhi della Stufa e di frate Antonio Mannucci, 1621 circa, Firenze, Santissima Annunziata, chiostro grande, peducci
Storie di san Carlo Borromeo, Virtù e Chiamata degli Apostoli, 1622-1623 circa, affreschi, Roma, chiesa della Madonna dei Monti, cappella di San Carlo
Gloria di santi e storie dei quattro Santi coronati, 1623 circa, Roma, basilica dei Santi Quattro Coronati, catino absidale
Annunciazione, 1623-1624 circa, affresco, Roma, basilica dei Santi Quattro Coronati, lato sinistro della navata
Madonna dei sette dolori, 1624 circa, affresco, Roma, basilica dei Santi Quattro Coronati, camera delle reliquie
Storie di san Niccolò da Tolentino e Virtù, 1623-1624 circa, affreschi, Roma, basilica di Santa Maria del Popolo, cappella Mellini
Tre arcangeli, 1623 circa, olio su parete, Roma, chiesa di San Giovanni Crisogono
Carro della Notte, 1622-1624 circa, Roma, palazzo Pallavicini Rospigliosi
Fuga di Enea da Troia, 1622-1624 circa, Roma, palazzo Pallavicini Rospigliosi
Morte di Cleopatra, 1622-1624 circa, Roma, palazzo Pallavicini Rospigliosi
San Francesco di Paola in meditazione, 1625 circa, affresco, Roma, Sant'Andrea delle Fratte, chiostro
San Francesco di Paola risana una cieca, 1625 circa, affresco, Roma, Sant'Andrea delle Fratte, chiostro
Ratto di Europa, di Anfitrite e di Proserpina, 1627 circa, Roma, palazzo Pallavicini Rospigliosi
Perseo con la testa di Medusa, 1627 circa, Roma, palazzo Pallavicini Rospigliosi
Contratto nuziale, 1627 circa, olio su tela, Roma, palazzo Corsini alla Lungara, Galleria nazionale d'arte antica
Burla del pievano Arlotto ai cacciatori, 1627 circa, olio su tela, Derbyshire, Kedleston Hall, collezione Scarsdale
Investitura di Cornelio Bentivoglio a generalissimo di Gregorio XIII, 1628, affresco, Gualtieri, palazzo Bentivoglio
Cori di angeli musicanti, 1629, affreschi, Montemarciano (Terranuova Bracciolini), Santuario della Madonna delle Grazie, cantoria
San Giuseppe col bambin Gesù, 1629, olio su tela, San Giovanni Valdarno, Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie
Storie dei santi Pietro, Quintino, Stefano, Dio Padre in gloria, evangelisti, santi Benedetto e Bernardo, 1629, affreschi, Scandicci, Badia a Settimo, cappella del Santissimo Sacramento
Estasi di san Bernardo e Madonna col Bambino tra due santi vescovi, 1629, affreschi staccati, Scandicci, Badia a Settimo, ex-convento
Refezione di Gesù nel deserto (bozzetto), 1629 circa, olio su rame, Firenze, Galleria Palatina
Gesù nel deserto nutrito dagli angeli, santi Agostino e Bartolomeo, 1629, affreschi, Fiesole, Badia Fiesolana, refettorio
Miracoli della Madonna della Fontenuova, 1630, affreschi, Monsummano Terme, santuario della Madonna della Fontenuova, lunette del porticato esterno
- Maria appare alla pastorella Jacopina Mariotti
- Miracolo del cieco risanato
- Miracolo della fonte
- Progetto di un santuario presentato al granduca
- Posa della prima pietra
- Maria salva un operaio caduto da un'impalcatura della chiesa in costruzione
- Guarigione dell'epilettico
- Guarigione della fanciulla muta
- Pellegrino risanato
- Viandante salvato dai briganti
- Bambino caduto nel fuoco che rimane illeso
- Pescatori salvati da una tempesta nel padule di Fucecchio
- Indemoniato liberato che vomita chiodi
- Guarigione degli infermi con l'olio santo
Madonna della Salute dell'anima (attr.), 1630 circa, affresco, Pescia, tabernacolo
Cristo che regge il calice dell'eucaristia tra due angeli, 1633, affresco, Monsummano Terme, santuario della Madonna della Fontenuova, coro
Storie dall'Asino d'oro, 1630 circa, affreschi, Firenze, villa il Pozzino, cortile
- Favola di Guarino e Corisca
- Apollo che scortica Marsia
- Quattro ninfe che lavano i panni
- Satiri e ninfe
- Marsia travestito da Enone
- Primavera ed Estate
- Scena con zingare e un contadino
- Galatea con due delfini
- Polifemo e Galatea
- Compagnia di cacciatori
- Fantesca che chiede silenzio da una grata
- Maestro di cappella con caramogi
- Donne che si accapigliano e zuffa di ragazzi
- Asino d'oro che raglia con Amore e Psiche
- Psiche scopre Amore che dorme
- Asino d'oro e un viandante a cavallo con dame
- Olimpia
- Villano arrestato da guardie
- Marina
Storie di santa Caterina d'Alessandria e Virtù, 1633, affreschi, Pistoia, palazzo Pallavicini Rospigliosi, cappella
Panorama di Pistoia e angeli in volo, 1633 circa, affresco staccato, Pistoia, Museo civico, dalla chiesa di San Rocco
Storie di san Rocco, 1633 circa, affreschi frammentari, Pistoia, oratorio di San Rocco
La Quiete che pacifica i venti, putti e imprese, 1633 circa, affresco, Firenze, Villa la Quiete, sala delle Quiete
Storie neotestmentarie, 1631-1633, affreschi, Firenze, ex-convento di Santa Trinita, refettorio (oggi Aula Magna della Facoltà di Scienze della Formazione)
Madonna in gloria, Trinità e angeli, centro della volta
Cristo che arrostice i pesci, lunetta
Gesù a mensa in casa di Marta e Maddalena dopo la resurrezione di Lazzaro, lunetta
Cristo in casa di Marta e Maddalena, lunetta
Beato Rodolfo generale, peducci
San Pietro Igneo cardinale, peducci
Beato Bonvisino, peducci
Mito di Psiche e Amore e due Scene con putti, 1630-1631, affreschi, Firenze, palazzo Galli Tassi
Venere e Cupido che piangono Adone morto, 1634 circa, affresco, Firenze, palazzo Amerighi
Ganimede accolto da Giove e Caduta di Ebe, 1634, affreschi, Impruneta, villa di Mezzomonte
San Felice che soccorre san Massimino (col Volterrano), 1635, affresco, Firenze, chiesa di San Felice in Piazza, altare Parigi
Sposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria, 1634 circa, Firenze, Galleria Palatina, da villa La Petraia
Venere che pettina Amore, 1634 circa, olio su tela, Firenze, Galleria Palatina, da villa medicea di Castello
Pittura, 1634 circa, affresco su terracotta, Firenze, Galleria Palatina
Santa Lucia, 1634 circa, affresco su terracotta, Firenze, collezione Gregori
Fama, 1634-1636 circa, affresco, già a Firenze, palazzo Pucci
Donna mora come emblema araldico della famiglia Pucci, 1634-1636, affresco staccato, Firenze, depositi della Soprintendenza, da palazzo Pucci
Notte con l'Aurora e Aurora e Titone, 1634-1636 circa, affreschi staccati, Firenze, Museo Bardini, da palazzo Pucci
Storie mitologiche e veterotestamentarie, 1634-1635 circa, affreschi
Cacciata dal Paradiso terrestre, su terracotta, Firenze, Uffizi
Sansone e Dalila, su terracotta, Firenze, Uffizi
Apollo e Marsia, su terracotta, Firenze, Uffizi
Bacco e Arianna, su terracotta, Firenze, Uffizi
Aurora e il Sonno, su terracotta, Firenze, Uffizi
Ercole e Onfale, su terracotta, Firenze, Uffizi
Ubriacatura di Sileno, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Scena di evirazione, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Apollo e Marsia, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Bacco e Arianna, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Amore e Pan, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Narciso alla fonte, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Susanna e i vecchioni, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Aurora e Titone, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Fetonte e Apollo, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Giudizio di Paride, su stuoia di giunco, Firenze, Uffizi
Venere e Amore, su stuoia di giunco, già a Vienna, collezione Lanckoronsky
Orfeo che libera Euridice, su terracotta, Cambridge (Massachusetts), Fogg Art Museum
Orfeo che libera Euridice, Giudizio di Paride e cornici con Scene mitologiche e mascheroni, 1634-1635, Firenze, palazzo Pucci
Venere e le tre Grazie, 1634-1635, affresco, già a Firenze, palazzo Pucci poi collezione Ciampolini
Celebrazione di Casa Medici, 1635-1636, affreschi, Firenze, palazzo Pitti, Sala degli Argenti
Giunone, Venere e le Parche nell'allegoria dell'Unione delle Case Medici e Della rovere, volta
Cupido presenta a Marte il Marzocco, volta
Flora e Pan con le ninfe dell'Arno, volta
allegorie delle Stagioni e i Mesi, volta
Tempo che distrugge le opere dell'uomo, parete est
Cacciata dei sapienti dal Parnaso, parete est
La Fama mostra alla Toscana i filosofi raminghi, parete est- Monocromi tra cui Apollo e Marsia, Giudizio di Paride, Enea e Creusa (?), Cupido e Apollo che calpesta il serpente Pitone, pareti
Risanamento di una cieca (bozzetto), 1636 circa, olio su tela, Firenze, depositi della Soprintendenza
Angeli che trasportano il corpo di santa Caterina d'Alessandria in volo, 1634-1636 circa, affresco, Firenze, palazzo della Crocetta, sala del Medagliere
Putti danzanti, 1635-1636 circa, affresco su terracotta, Firenze, palazzo Capponi alle Rovinate
Note |
^ abcdefghijklmnopqrstuvwxyzaaabacadae Treccani, Dizionario Biografico
^ Sala dei Giganti, Gualtieri
Bibliografia |
Anna Banti, Giovanni da San Giovanni. Pittore della contraddizione, Sansoni, Firenze 1977.- Silvia Benassai e Mara Visonà, Il Seicento fiorentino intorno a Giovanni da San Giovanni, Centro Di, Firenze 2011. ISBN 8870384949
- Francesco Sorce, MANNOZZI, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 69, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007.
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