Niccolò III d'Este
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Niccolò III d'Este | |
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Monumento equestre a Niccolò III d'Este | |
Marchese di Ferrara, Modena e Reggio | |
In carica | 1393 – 1441 |
Predecessore | Alberto V d'Este |
Successore | Leonello d'Este |
Nascita | Ferrara, 9 novembre 1383 |
Morte | Milano, 6 dicembre 1441 |
Sepoltura | Monastero del Corpus Domini |
Luogo di sepoltura | Ferrara |
Dinastia | Este |
Padre | Alberto V d'Este |
Madre | Isotta Albaresani |
Coniugi | Gigliola da Carrara Parisina Malatesta Ricciarda di Saluzzo |
Figli | legittimi: Lucia, Ginevra, Alberto Carlo, Ercole, Sigismondo. Naturali: Ugo, Leonello, Borso, Meliaduse, Alberto, Gurone, Camilla, Isotta, Beatrice, Rinaldo, Bianca Maria |
Religione | Cattolicesimo |
Niccolò III d'Este (Ferrara, 9 novembre 1383 – Milano, 26 dicembre 1441) riuscì ad ampliare la zona di influenza di Ferrara e seppe mediare politicamente fra le potenze allora in lotta in Italia. Di lui si dice che avesse avuto moltissime amanti ed il suo nome è legato alla tragica vicenda di Ugo e Parisina.
Indice
1 Biografia
1.1 L'ascesa al potere
1.2 Le attività politiche
1.3 Le attività amorose e la tragedia di Ugo e Parisina
1.4 La successione
2 Discendenza
3 Ascendenza
4 Onorificenze
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Biografia |
L'ascesa al potere |
Era figlio di Alberto V d'Este e di Isotta Albaresani. Alla morte del padre nel 1393 aveva soltanto dieci anni. Per questo fu nominato un Consiglio di reggenza che avrebbe governato i domini degli Estensi fino alla sua maggiore età. Il Consiglio di Reggenza, sotto la protezione di Venezia doveva risolvere il problema delle pretese di Azzo IX d'Este, discendente da Obizzo II d'Este che contestava il diritto di Nicolò III a salire sul trono perché figlio naturale. Queste pretese venivano avanzate anche se Niccolò III era stato legittimato con una bolla pontificia ed era quindi idoneo alla successione, dato che Ferrara era allora un vicariato papale.[1]
Il pretendente alla successione nel 1395 si era rifugiato nel castello dell'alleato Giovanni da Barbiano e da questo luogo voleva partire in armi verso Ferrara. Il Consiglio di Reggenza pensò di scongiurare questa minaccia proponendo a Giovanni da Barbiano lo scambio fra la testa di Azzo IX e i territori di Lugo e Conselice. Lo scambio avvenne ma la testa consegnata ai ferraresi non fu quella di Azzo ma di un servo sacrificato al suo posto grazie alla somiglianza tra i due. Il servo, rivestito degli abiti del signore fu ucciso e massacrato di botte per renderne difficile il riconoscimento; il suo cadavere fu portato a Ferrara come cadavere di Azzo. I ferraresi però con l'aiuto di Venezia riuscirono ugualmente a sconfiggere Azzo IX nella battaglia di Portomaggiore, che non protrasse nel tempo le sue rivendicazioni e si ritirò nei suoi possedimenti di Este, dove morì di morte naturale nel 1415.
Le attività politiche |
Niccolò riuscì con alcune azioni militari, e grazie ad una politica di mediazione fra le potenze allora in lotta in Italia, l'impero, il papato, Venezia, Milano e Firenze, ad ingrandire i territori soggetti a Ferrara e a liberarsi di un enorme debito contratto con Venezia.
Un'azione conclusa atrocemente fu quella contro Ottobuono de' Terzi, che deteneva Parma ed era noto per la sua ferocia e crudeltà. Niccolò lo fece uccidere in un agguato tesogli a Rubiera, località sulla via Emilia fra Modena e Reggio, dove il Terzi si era recato per incontrarlo. Il cadavere, portato a Modena e dato in pasto al popolo, fu letteralmente fatto a pezzi che furono esposti alle porte della città; si dice che il cuore fosse stato mangiato, mentre la testa fu donata all'acerrimo nemico Pietro Maria I de' Rossi che la espose su di una picca all'ingresso del castello di Felino.[2] Niccolò III non si appropriò di Parma che consegnò invece a Filippo Maria Visconti ottenendone in cambio Reggio, che in passato era già stata dominio degli Estensi.
Le attività amorose e la tragedia di Ugo e Parisina |
Più che per le imprese belliche e politiche Niccolò è ricordato per la sua intensa attività amorosa. Matteo Bandello lo definisce il gallo di Ferrara e scrive: in Ferrara e nel contado non c'era cantone ove egli non avesse alcun figlio bastardo. Fra il popolo era diffuso il detto: di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò.
Si dice che abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota delle quali fu Stella de' Tolomei detta anche dell'Assassino, dalla quale ebbe tre figli: Ugo (1405-1425), Leonello (1407-1450) e Borso (1413-1471). Leonello fu legittimato dal papa Eugenio IV, e quindi reso idoneo alla successione. Il padre gli fece sposare Margherita Gonzaga; grazie a questo matrimonio Niccolò ottenne dai Gonzaga una notevole riduzione dell'enorme debito contratto dagli Estensi per la costruzione del monumentale castello di Ferrara.
Oltre alle innumerevoli amanti Nicolò ebbe tre mogli: Gigliola da Carrara, Parisina Malatesta e Ricciarda di Saluzzo. Nicolò sposò Gigliola da Carrara quando aveva solo tredici anni, ma nonostante l'età, aveva già intrapreso un'attività amatoria intensa tanto che a quindici anni contrasse un male venereo e fu sul punto di morire.
Morta Gigliola da Carrara nel 1416, sposò Laura Malatesta detta Parisina. A questo matrimonio è legata una delle vicende più cruente della storia degli estensi che ha ispirato molta letteratura. Parisina era giovane e, secondo le cronache dell'epoca molto bella; aveva l'età circa dei figli illegittimi più vecchi di Niccolò, tra cui Ugo. Giunta Parisina a Ferrara incontrò Ugo, i due si erano già conosciuti durante le trattative matrimoniali. Approfittando delle numerose assenze da Ferrara di Niccolò, iniziarono una relazione amorosa. Niccolò fu informato della cosa e fece praticare un foro sul soffitto della stanza in cui si incontravano i due amanti, grazie al quale con un sistema di specchi si poteva vedere tutto ciò che accadeva nella camera sottostante. Ebbe così la prova certa del tradimento dei due amanti che furono fatti imprigionare e decapitare.[3] Con una mossa del tutto ipocrita ordinò uguale pena per tutte le donne adultere di Ferrara: una condanna curiosa, vista la sua nota attività sessuale che non faceva certamente distinzione fra donne nubili o sposate. La leggenda vuole che uno specchio esistente nel castello sia quello attraverso il quale il marchese vide il tradimento.
Rimasto nuovamente vedovo, Nicolò dopo due anni sposò Ricciarda di Saluzzo dalla quale ebbe i figli Ercole (1431 - 1505), che diventò poi duca di Ferrara, e Sigismondo.
La successione |
Niccolò si era preoccupato della sua discendenza alla signoria di Ferrara, redigendo a Milano nello stesso giorno della sua morte il 26 dicembre 1441 un testamento che stabiliva l'ordine della successione: prima Leonello, poi i figli legittimi di Leonello e, in mancanza di questi, Ercole e Sigismondo. Nel testamento non indicò il figlio naturale Borso, che invece successe a Leonello.
Fu sepolto inizialmente a Ferrara nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, oggi non più esistente (attualmente la tomba si trova del Monastero del Corpus Domini)[4].
Discendenza |
Niccolò sposò nel 1394 Gigliola da Carrara (1379-1416), dalla quale non ebbe figli.
Nel corso del matrimonio con Gigliola, Niccolò ebbe tre figli dall'amante Stella de' Tolomei:
Ugo (1405 - 1425), condannato a morte dal padre;
Leonello (1407 - 1450), legittimato;
Borso (1413 - 1471), legittimato.
Nel 1418 sposò Parisina che gli diede tre figli:
Lucia (1419-1437), sposò Carlo Gonzaga e morì giovane;
Ginevra (1419-1440), si sposò con Sigismondo Malatesta e forse fu da questi uccisa;- Alberto Carlo (1421) morto dopo pochi mesi.
Nel 1429 sposò Ricciarda di Saluzzo dalla quale ebbe due figli:
Ercole (1431 – 1505), futuro duca di Ferrara;
Sigismondo (1433 – 1507), primo Signore di San Martino, Campogalliano, Castellarano, San Cassiano e Rodeglia.
Niccolò III ebbe molti altri figli illegittimi, tra i quali sono noti:
Meliaduse (1406-1452), avuto da Caterina Abaresani;
Alberto (1415-8 aprile 1502), avuto da Filippa della Tavola;- Gurone (?-1484), avuto da Filippa della Tavola;
- Camilla, sposò Rodolfo IV da Varano, signore di Camerino;
- Isotta (Ferrara, 1425-1456), avuta da Filippa della Tavola;
Beatrice (1427-29 novembre 1497), sposò in prime nozze Niccolò I da Correggio e in seconde Tristano Sforza, figlio naturale di Francesco;- Rinaldo (Ferrara 1435-Ferrara 1503), avuto da Anna de Roberti;
Bianca Maria (18 dicembre 1440-Mirandola, 12 gennaio 1506), sposò Galeotto I Pico, conte sovrano di Concordia e signore della Mirandola.
Ascendenza |
Genitori | Nonni | Bisnonni | ||||||||
Obizzo III d'Este | Aldobrandino II d'Este | | ||||||||
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Alda Rangoni | | |||||||||
Alberto V d'Este | | |||||||||
Lippa Ariosti | Iacopo Ariosti | | ||||||||
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Niccolò III d'Este | | |||||||||
Alberto Albaresani | ... | | ||||||||
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Isotta Albaresani | | |||||||||
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... | | |||||||||
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Onorificenze |
Rosa d'Oro | |
— 1410 |
Note |
^ C.Bassi 2, pp.46,47
^ Pompeo (1781-1851) Litta, Famiglie celebri di Italia. Rossi di Parma / P. Litta. URL consultato il 22 dicembre 2017.
^ C.Bassi 2, p.48
^ La scomparsa chiesa di Santa Maria degli Angeli
Bibliografia |
- Claudio Maria Goldoni, Atlante estense - Mille anni nella storia d'Europa - Gli Estensi a Ferrara, Modena, Reggio, Garfagnana e Massa Carrara, Modena, Edizioni Artestampa, 2011, ISBN 978-88-6462-005-3.
- Ludovico Antonio Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, Sala Bolognese, A.Forni, 1984, SBN ITICCUSBL613056.
- Giovanni Battista Pigna, Historia de principi di Este di Gio. Batt. Pigna, a Donno Alfonso secondo, duca di Ferrara. Primo Volume. Nel quale si contengono congiuntamente le cose principali dalla riuolutione del romano imp. in fino al 1476, Ferrara, Francesco Rossi stampator ducale, 1570, SBN ITICCUBVEE10466.
- Carlo Bassi, Breve ma veridica storia di Ferrara, Ferrara, 2G Libri, 2015, ISBN 88-89248-06-8.
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Niccolò III d'Este
Collegamenti esterni |
(EN) Niccolò III d'Este, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Niccolò III d'Este, su Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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