Massacro di Granada




Coordinate: 37°10′37″N 3°35′24″W / 37.176944°N 3.59°W37.176944; -3.59
Il massacro di Granada avvenne il 30 dicembre 1066 (9 Tevet 4827) quando una folla di musulmani assaltò il palazzo reale di Granada, allora governata dai musulmani di al-Andalus, assassinando Joseph ibn Naghrela,[1] il visir ebreo del sultano ziride Badis ibn Habus, e massacrando gran parte della popolazione ebraica della città.[2][3]



Storia |


Il 30 dicembre 1066 (9 Tevet 4827), una folla di musulmani inferociti, diede l'assalto al palazzo reale dove si era rifugiato Joseph e lo uccise mediante crocifissione. Nel conseguente massacro della popolazione ebraica, molti degli ebrei di Granada vennero assassinati. Nel 1906 la Jewish Encyclopedia affermava che "Più di 1500 famiglie ebree, e oltre 4000 persone, caddero in un solo giorno".[4] L'edizione del 1971 non precisa invece il numero dei morti.[5]


Secondo lo storico Bernard Lewis, il massacro viene "di solito attribuito ad una reazione della popolazione musulmana contro un potente visir, che ostentava la sua appartenenza ebraica."[6]


Lewis scrisse:


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«Particolarmente istruttivo a questo riguardo è un antico poema antisemita di Abu Ishaq, scritto a Granada nel 1066. Questa poesia, che si dice sia stata uno strumento che provocò la rivolta antiebraica dello stesso anno, contiene le seguenti riflessioni:



Ucciderli non è considerata una violazione della fede, violazione sarebbe lasciarli andare avanti.

Hanno violato la nostra alleanza con loro, come si può essere condannati per andare contro i trasgressori?

Come può esistere un qualsiasi patto quando noi siamo insignificanti e loro primeggiano?

Ora siamo umili, nei loro confronti, come se fossimo dalla parte del torto e loro avessero ragione![7]»



Lewis continua: "Diatribe come quelle narrate da Abu Ishaq e massacri come quello di Granada del 1066, sono rari nella storia dell'Islam"[7]


L'episodio fu caratterizzato da un pogrom. Walter Laqueur scrisse: "Gli ebrei non potevano di regola ottenere una carica pubblica (come al solito ci sono le eccezioni), e ci sono stati pogrom occasionali, come ad esempio quello di Granada del 1066."[8]



Note |




  1. ^ Sua moglie riuscì a fuggire a Lucena, portando con sé il figlio Azariah, dove venne aiutata dalla comunità locale. Azariah morì poi in giovanissima età.


  2. ^ Lucien Gubbay, Sunlight and Shadow: The Jewish Experience of Islam, New York, Other Press, 1999, p. 80, ISBN 1-892746-69-7.


  3. ^ Norman Roth, Jews, Visigoths, and Muslims in Medieval Spain: Cooperation and Conflict, Netherlands, E. J. Brill, 1994, p. 110, ISBN 90-04-09971-9.


  4. ^ Granada by Richard Gottheil, Meyer Kayserling, Jewish Encyclopedia. 1906 ed.


  5. ^ Jewish Encyclopedia, edizione del 1971


  6. ^ Bernard Lewis, The Jews of Islam, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1987 [1984], p. 54, ISBN 978-0-691-00807-3, LCCN 8442575, OCLC 17588445.


  7. ^ ab Bernard Lewis, The Jews of Islam, Princeton, Princeton University Press, 1987 [1984], pp. 44–45, ISBN 978-0-691-00807-3, LCCN 8442575, OCLC 17588445.


  8. ^ Walter Laqueur, The changing face of antisemitism: from ancient times to the present day, New York, Oxford University Press, 2006, p. 68, ISBN 978-0-19-530429-9, LCCN 2005030491, OCLC 62127914.



Bibliografia |



  • Munk, Notice sur Abou'l Walid, pp. 94 et seq.;

  • Dozy, R. Geschichte der Mauren in Spanien, German ed., ii. 300 et seq.;

  • Grätz, Geschichte vi. 55 et seq., 415 et seq.;

  • Ersch & Gruber, Encyclopedia section ii., part 31, p. 86.;

  • Medieval Sourcebook: Abraham Ibn Daud: On Samuel Ha-Nagid, Vizier of Granada, 11 Cent, su fordham.edu.


  • Nagdela (Nagrela), Abu Husain Joseph Ibn by Richard Gottheil, Meyer Kayserling, Jewish Encyclopedia. 1906 ed.




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