Striscia di Gaza
Coordinate: 31°25′N 34°20′E / 31.416667°N 34.333333°E31.416667; 34.333333
Striscia di Gaza | |||||
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Territorio a status conteso | |||||
Motivo del contenzioso | area rivendicata interamente dallo Stato di Palestina come proprio territorio | ||||
Situazione de facto | area governata da Hamas e sottoposta a blocco da Israele ed Egitto | ||||
Posizione dell'ONU | riconoscimento di territorio palestinese occupato e territorio costitutivo dello Stato di Palestina[1] | ||||
Dichiarazione d'indipendenza | 1988, di fatto 2005 | ||||
Governo | repubblica semipresidenziale (de iure, con la Cisgiordania), governo islamico (di fatto) | ||||
Capo di Stato | Mahmūd Abbās (contestato) Aziz Duwaik (nominato da Hamas) | ||||
Capo del governo | Rami Hamdallah (solo de iure, dal 2014) Isma'il Haniyeh (difatti, leader di Hamas con Khaled Meshaal) | ||||
Posizione dello Stato di Palestina/Autorità Nazionale Palestinese/ANP), con sede in Cisgiordania | |||||
Sintesi della posizione | affermazione di semi-occupazione e/o assedio, da parte di Israele, del territorio costitutivo dello stato palestinese; affermazione di governo semi-autonomo del partito Hamas | ||||
posizione di Hamas | |||||
Sintesi della posizione | territorio autonomo assediato da Israele, parte dello Stato di Palestina ma governato da Hamas | ||||
Posizione di Israele | |||||
Sintesi della posizione | territorio indipendente in stato di guerra con Israele, governato dal gruppo di Hamas, considerato terroristico; riconosciuto formalmente come parte dei territori dell'ANP (accordi di Oslo) | ||||
Informazioni generali | |||||
Lingua | arabo | ||||
Capitale/Capoluogo | Gaza (di fatto)[2](400.000 ab. ) | ||||
Area | 360 km² | ||||
Popolazione | 1.645.500 ab. | ||||
Densità | 4570,83 ab./km² | ||||
Continente | Asia | ||||
Valuta | nuovo siclo israeliano |
Col termine striscia di Gaza (in arabo: قطاع غزة, Qiṭāʿ Ghazza; in ebraico: רצועת עזה, Retzu'at 'Azza) si indica un territorio palestinese confinante con Israele ed Egitto nei pressi della città di Gaza.
Si tratta di una regione costiera di 360 km² di superficie popolata da circa 1.760.037 abitanti di etnia palestinese, di cui 1.240.082 rifugiati palestinesi.[1]
Rivendicato dai palestinesi, assieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, come parte dello Stato di Palestina nella regione storico-geografica della Palestina, dal 2007 è governato da Hamas in seguito alle elezioni legislative del 2006 e alla battaglia di Gaza del 2007. Nonostante il ritiro dei militari e dei civili israeliani da Gaza nel 2005, le Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali per i diritti umani, e la maggioranza dei governi e dei giuristi considerano il territorio ancora occupato da Israele, che mantiene sulla striscia un blocco insieme all'Egitto. Israele controlla lo spazio aereo e marittimo della striscia, sei dei sette attraversamenti della frontiera terrestre e il movimento di merci e persone dentro e fuori dalla striscia.[3] La striscia di Gaza rimane quindi al centro del conflitto israelo-palestinese, e di ripetute guerre tra Israele e Gaza scoppiate negli ultimi anni (2008, 2014).
Dal 2012 l'ONU riconosce formalmente la Striscia come parte dello Stato di Palestina, entità statale semi-autonoma. In senso peggiorativo, specie da parte dei sostenitori di Israele, la Striscia di Gaza dal 2006 in poi è talvolta appellata come Hamastan ("terra di Hamas").[4][5][6][7]
Indice
1 Storia
1.1 Dominazione ottomana e britannica (1517-1948)
1.2 Occupazione egiziana (1948-67)
1.3 Occupazione israeliana (1967-1994)
1.4 Controllo dell'ANP (1994-2007)
1.5 Controllo di Hamas (2007-oggi)
2 Controversia sullo status di occupazione
3 Economia
3.1 Blocco economico imposto dallo Stato di Israele
4 Religione
5 Note
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Storia |
Quest'area non è riconosciuta internazionalmente come uno Stato sovrano, ma è reclamata dall'Autorità Palestinese come parte dei Territori palestinesi. Nel gennaio 2006, con una vittoria a sorpresa alle elezioni legislative in Palestina del 2006, Hamas ha ottenuto la maggioranza alla camera.[8] A seguito della battaglia di Gaza del 2007, Hamas ha assunto il governo de facto della Striscia di Gaza.
L'Egitto ha governato la Striscia di Gaza tra il 1948 e il 1967, e oggi controlla la propria frontiera meridionale tra il deserto del Sinai e la Striscia di Gaza, dalla quale è diviso dalla Philadelphi Route. Israele ha governato la Striscia di Gaza dal 1967 al 2005, quando si è formalmente ritirato. Ai sensi degli accordi di Oslo firmati tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Israele mantiene però il controllo militare dello spazio aereo della Striscia di Gaza, delle frontiera terrestre (attraverso la barriera tra Israele e la Striscia di Gaza) e delle acque territoriali, oltre al controllo della sua frontiera, mentre l'altra è controllata dall'Egitto.
Dominazione ottomana e britannica (1517-1948) |
Nel 1517 gli Ottomani conquistano Gaza, e la terranno fino alla Prima guerra mondiale.
Dopo la prima guerra mondiale, Gaza è diventata parte del Mandato britannico della Palestina sotto l'autorità della Società delle Nazioni. Il dominio britannico sulla Palestina si è concluso con la dichiarazione d'indipendenza israeliana nel 1948.
Occupazione egiziana (1948-67) |
Secondo i termini del piano di partizione delle Nazioni Unite del 1947, la zona di Gaza era destinata a diventare parte di un nuovo Stato arabo. Dopo lo scioglimento del Mandato britannico della Palestina, la successiva Guerra arabo-israeliana del 1947-1948 e la dichiarazione d'indipendenza di Israele (maggio 1948), la striscia di Gaza si ritrovò isolata dal restante territorio palestinese, incuneata tra Israele, l'Egitto e con alle spalle il mare. L'Egitto ne assunse quindi l'amministrazione, analogamente a quanto avvenne al resto dell'ipotizzato Stato arabo di Palestina, vale a dire la Cisgiordania, entrata nell'orbita del Regno di Giordania.
La Striscia di Gaza è stata quindi la risultanza di accordi successivi all'armistizio del 1949 tra Egitto e Israele. L'Egitto ha controllato la Striscia dal 1949 (ad eccezione di quattro mesi di occupazione israeliana nel corso della Crisi di Suez del 1956) fino al 1967, senza annetterla formalmente e governandola tramite un'amministrazione militare. Ai rifugiati palestinesi non venne peraltro mai offerta la cittadinanza egiziana.
Occupazione israeliana (1967-1994) |
Israele ha occupato la Striscia di Gaza nel giugno 1967 durante la guerra dei sei giorni. L'occupazione militare è durata per 27 anni, fino al 1994.
Durante il periodo di occupazione Israele ha creato un insediamento, Gush Katif, nell'angolo sud ovest della Striscia, vicino a Rafah e il confine egiziano. In totale, Israele ha creato 21 insediamenti nella Striscia di Gaza, su circa il 20% del totale del territorio. Durante tale periodo l'amministrazione militare è stata anche responsabile per la manutenzione di impianti civili e dei servizi.
Nel maggio 1994, a seguito degli accordi israelo-palestinesi, noti come accordi di Oslo, ha avuto luogo un graduale trasferimento di autorità governative per i palestinesi. Gran parte della Striscia (tranne che per la liquidazione blocchi militari e le zone insediate) passò sotto il controllo palestinese. Le forze israeliane evacuarono Madīnat Ghazza (la città di Gaza) e le altre aree urbane, lasciando l'amministrazione alla nuova Autorità Nazionale Palestinese.
Tuttavia, secondo gli accordi, Israele mantiene il controllo dello spazio aereo, le acque territoriali, l'accesso off-shore marittimo, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale.
Controllo dell'ANP (1994-2007) |
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L'Autorità palestinese, guidata da Yasser Arafat, ha scelto la città di Gaza come la sua prima sede provinciale. Nel settembre 1995, Israele e l'OLP firmarono un secondo accordo di pace che estende l'amministrazione dell'Autorità palestinese alla maggior parte delle città della Cisgiordania. La Pubblica Amministrazione della Striscia di Gaza e Cisgiordania sotto la leadership di Arafat ha visto episodi di cattiva gestione.
Il 14 agosto 2005 il governo israeliano ha disposto l'evacuazione della popolazione israeliana dalla Striscia e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite (piano di disimpegno unilaterale israeliano).
Il 15 agosto ebbe inizio l'operazione "Mano tesa ai fratelli", che tendeva a conseguire pacificamente lo sgombero dei coloni israeliani insediatisi nelle Striscia di Gaza e in alcuni insediamenti della Cisgiordania. I soldati israeliani passarono casa per casa, tentando di convincere i coloni rimasti a partire.
Il governo israeliano ordinò ad ogni colono di nazionalità israeliana di abbandonare gli insediamenti entro la mezzanotte, considerando chiunque fosse rimasto oltre il limite prefissato in condizione di illegalità. Dopo la mezzanotte, il governo concesse due giorni di tolleranza, durante i quali le colonie furono progressivamente circondate da 40.000 militari e poliziotti israeliani.
Tutti i coloni che partirono entro la mezzanotte del 16 agosto, ebbero la possibilità di utilizzare mezzi propri e si videro riconosciuto il diritto all'indennizzo stanziato dal governo. Trascorsi i due giorni di tolleranza, dalla mezzanotte del 17 agosto ebbe inizio l'evacuazione forzata: i militari furono autorizzati ad imballare ed a caricare in container beni e mobili rimasti nelle case. I coloni ancora presenti furono spostati di forza dagli insediamenti.
Nella colonia di Nevé Dekalim, l'insediamento più importante della regione, si sono avuti gli scontri più violenti. Qui vivono più di 2.600 persone. In serata era circondato dalla polizia e dai militari. Secondo fonti da verificare un portavoce dell'esercito, parlando degli elementi israeliani più oltranzisti che rifiutavano di abbandonare il territorio palestinese occupato dal 1967, affermò che «il nostro problema non sono gli abitanti originari ma i militanti contrari all'evacuazione che si sono infiltrati illegalmente a Gaza».
Lo sgombero della Striscia terminò il 22 agosto, con il trasferimento delle ultime famiglie della colonia di Netzarim. I soldati impegnati nell'evacuazione furono trasferiti in Cisgiordania, dove vennero evacuati i coloni di Hamesh e Sa-Nur.
L'11 settembre, con una cerimonia molto sobria svoltasi presso i resti della colonia di Nevé Dekalim, i comandanti militari di Israele ammainarono la loro bandiera a Gaza. Verso sera, lunghe colonne di mezzi militari israeliani abbandonarono la Striscia.
Il 12 settembre 2005 il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese, e gli abitanti ebbero accesso alle aree che erano state loro precedentemente vietate. Alcuni palestinesi diedero fuoco alle sinagoghe abbandonate e ad infrastrutture varie (del valore di circa 10 milioni di dollari), fra cui alcune serre per coltivazioni. Il partito di al-Fatḥ governò in questo modo ufficialmente sulla striscia di Gaza, primo pezzo dello Stato di Palestina.
Controllo di Hamas (2007-oggi) |
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Dopo quasi due anni di controllo da parte di al-Fath, nel 2006 vennero indette nuove elezioni, che si tennero sia nella Striscia di Gaza che negli altri territori palestinesi della West Bank (ovvero la Cisgiordania, che costituisce la parte più estesa e più popolata dei territori palestinesi): secondo l'ONU e gli osservatori internazionali le elezioni furono regolari e furono vinte da Hamas, che con gli altri gruppi politici ad esso legati ottenne circa il 44% dei voti validi, mentre il principale partito rivale, Al-Fatah, che fino a quel momento aveva guidato i palestinesi, ottenne circa il 41%. La distribuzione del voto però era molto differente nei vari territori: le principali basi elettorali di Hamas erano nella Striscia di Gaza, mentre quelle del Fatah erano concentrate in Cisgiordania; questo lasciò subito presagire che, se i due partiti non avessero trovato un compromesso, sarebbe potuta scoppiare una lotta per il controllo dei due territori nei quali ciascuno dei due partiti era più forte e radicato.
Venne formato un governo a guida Hamas al quale Fatah rifiutò di partecipare, ma poiché l'Unione europea, e allo stesso modo gli Stati Uniti, consideravano Hamas un'organizzazione terroristica, interruppero l'invio dei loro aiuti ai territori palestinesi. Durante il giugno del 2007 la tensione tra Hamas e al-Fath, il partito dell'allora presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, che non voleva accettare la "coabitazione" col Governo espresso da Hamas, sfociò in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fecero oltre un centinaio di morti. Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquistò la sede militare dell'ANP arrivando di fatto al controllo dell'intera Striscia di Gaza, uccidendo od espellendo ogni appartenente ad al-Fatḥ.
Iniziò contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vide, da parte israeliana, un embargo verso la Striscia, missioni di guerra e cosiddetti assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi per la sua sicurezza, che causarono però diverse centinaia di morti tra la popolazione della Striscia, e da parte Hamas, il lancio di razzi Qassam e tiri di mortaio dalla Striscia di Gaza, contro installazioni e città israeliane.
Il 1º marzo 2008, l'esercito dello Stato di Israele con l'operazione Inverno caldo invase direttamente l'area con forze blindate ed aeree.
Nell'ambito di una tregua di sei mesi, mediata nel giugno 2008 dall'Egitto, Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Il cessate il fuoco venne contestato da Hamas in quanto riteneva che Israele non ha rispettato la parte centrale dell'accordo, che prevedeva l'alleggerimento del blocco: invece dei 450 camion di aiuti giornalieri previsti, ne venne permesso l'attraversamento dei confini di Gaza al massimo a una settantina, aggravando le condizioni di vita di una popolazione che sopravviveva in gran parte grazie ad aiuti umanitari.
Il 4 novembre ci fu un attacco di Israele dentro il territorio di Gaza che uccise 6 guerriglieri di Hamas, azione che i palestinesi interpretarono come un'aperta violazione della tregua[10]. A metà dicembre, Hamas, per voce del primo ministro del suo Governo a Gaza, ha dichiarato "Non ci sarà nessun rinnovo della tregua senza un alleggerimento dell'assedio". A fronte di una crisi umanitaria interna sempre più grave, e nella speranza di poter trattare con Israele da posizioni di forza, Hamas ha ripreso le ostilità il 19 dicembre con lanci di razzi dalla Striscia, riportando all'attenzione internazionale la situazione della regione.
Dichiarando di voler ripristinare la sicurezza di zone dello Stato di Israele, minacciate dai lanci di razzi di Hamas, il 27 dicembre 2008 i vertici politici israeliani hanno lanciato l'operazione Piombo fuso contro la Striscia, con bombardamenti aerei mirati a colpire le postazioni di lancio dei razzi artigianali Qassam. Secondo fonti israeliane e filo-israeliane i militanti di Hamas, posizionavano tali rampe in prossimità di scuole, abitazioni civili (nonostante l'opposizione dei proprietari delle abitazioni stesse), ospedali[11], sedi televisive[12].
Nonostante la dichiarata intenzione di colpire postazioni di lancio, sedi governative ed altri obiettivi militari, il numero di vittime fra i civili palestinesi è stato alto, anche per via dell'assenza di adeguati rifugi per la popolazione della striscia e per l'elevata densità di popolazione della stessa. Secondo le stime del ministero della salute palestinese, riprese dall'ONU[13], gli attacchi avrebbero causato la morte di 1.380 palestinesi (la maggior parte dei quali civili, di cui circa 400 minori di 14 anni) e il ferimento di 5.380. L'IDF ha dichiarato che sarebbero morte negli attacchi circa 1.100/1.200 persone, ritenendo però che i due terzi di queste fossero miliziani di Hamas[14]. Durante i primi giorni successivi al cessate il fuoco, un medico rimasto anonimo avrebbe confidato al giornalista Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera che le cifre fornite dal governo palestinese avrebbero potuto essere gonfiate con scopo propagandistico e che quindi le vittime sarebbero potute scendere fino a circa 500-600 persone, mentre gli ospedali sarebbero stati in parte inutilizzati[11], ma la notizia di questa stima, giunta in Palestina, è stata smentita sia da fonte palestinese che israeliana[14] né è più stata citata dal Corriere della Sera.
La notte del 3 gennaio 2009 è iniziata l'invasione di terra da parte dell'esercito israeliano; la notte del 12 gennaio 2009, invece, per la prima volta nella storia della Striscia, le truppe israeliane penetrano nella città di Gaza, invadendo la periferia. L'avanzata avviene poche ore dopo che il primo ministro Ehud Olmert aveva messo in guardia i militanti di Hamas contro il "pugno di ferro" che si sarebbe abbattuto su di loro se avessero rifiutato di porre fine alle ostilità. L'inasprirsi del conflitto ha, di fatto, congelato, il difficilissimo processo di pace nella regione. Subito dopo l'inizio dell'operazione "piombo fuso", la diplomazia internazionale si è messa in moto per cercare di rilanciare il dialogo tra le due parti. L'Unione europea, il 15 gennaio 2009, ha approvato una risoluzione in cui viene chiesto il ritiro delle truppe israeliane e l'apertura dei valichi di frontiera per permettere il passaggio degli aiuti umanitari[15].
Controversia sullo status di occupazione |
Ai sensi del diritto internazionale, vi sono alcune leggi di guerra che disciplinano l'occupazione militare, comprese le convenzioni dell'Aja del 1899 e 1907 e la quarta Convenzione di Ginevra.[16] Israele afferma che Gaza non è più territorio occupato, nella misura in cui Israele non esercita un controllo effettivo o ha l'autorità su qualche proprietà o istituzione nella Striscia di Gaza.[17][18] Il Ministro degli Esteri di Israele Tzipi Livni ha dichiarato nel mese di gennaio 2008: "Israele se n'è andato da Gaza. Ha smantellato i suoi insediamenti. Non sono stati lasciati soldati israeliani là, dopo il disimpegno".[19]
Tuttavia, questa visione è contestata poiché Gaza non appartiene a nessuno Stato sovrano e poiché Israele mantiene il controllo delle frontiere terrestri, ad eccezioni di quelle con l'Egitto, di quelle marine e dello spazio aereo. Subito dopo il ritiro nel 2005 di Israele, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmūd Abbās ha dichiarato, "lo status giuridico delle aree previsto per l'evacuazione non è cambiato".[17] Poco dopo, l'avvocato palestinese-americano Gregory Khalil, ha dichiarato: "Israele ancora controlla ogni persona, ogni bene, letteralmente ogni goccia d'acqua che entra o esce dalla Striscia di Gaza. È pur vero che le sue truppe non ci sono più... ma non vi è ancora la possibilità da parte dell'Autorità palestinese di esercitare il controllo".[20] Anche Human Rights Watch ha contestato che l'occupazione sia effettivamente finita.[21][22] L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari mantiene un ufficio su "Territorio palestinese occupato", che comprende la stessa Striscia di Gaza.[23]
Economia |
La produzione economica nella Striscia di Gaza è diminuita di circa un terzo tra il 1992 e il 1996. Questa flessione è stata variamente attribuita alla corruzione e la cattiva gestione da parte di Yasser Arafat, e alle politiche di chiusura di Israele. Un grave effetto negativo sociale di questo rallentamento è stato l'emergere di un alto tasso di disoccupazione. Il numero di residenti di Gaza che vive sotto la soglia di povertà ($ 2 pro capite al giorno) costituisce l'85% della popolazione in seguito all'Operazione Piombo Fuso lanciata nel dicembre 2008 dal governo israeliano.[24]
I coloni israeliani di Gush Katif avevano costruito serre e sperimentato nuove forme di agricoltura. Queste serre inoltre fornivano occupazione a molte centinaia di palestinesi di Gaza. Quando Israele si è ritirato dalla Striscia di Gaza nell'estate del 2005, le serre sono state acquistate con i fondi raccolti da ex Presidente della Banca mondiale, James Wolfensohn, e date al popolo palestinese per iniziare la loro economia. Tuttavia, lo sforzo di miglioramento è stato limitato a causa dello scarso approvvigionamento di acqua, dell'incapacità di esportare prodotti a causa di restrizioni israeliane di confine, e della corruzione dilagante all'interno dell'Autorità palestinese. La maggior parte delle serre sono state saccheggiate o distrutte.[25][26]
I principali partner commerciali della Striscia di Gaza sono Israele, Egitto, e la Cisgiordania. Prima della seconda rivolta palestinese scoppiata nel settembre 2000, circa 25.000 lavoratori dalla Striscia di Gaza, ogni giorno si recavano in Israele per lavoro.[27]
Israele, Stati Uniti, Canada, e l'Unione europea hanno congelato tutti i fondi al governo palestinese dopo la formazione di un governo controllato da Hamas, che ha vinto le elezioni legislative palestinesi del 2006. Infatti Hamas è considerata dalle maggiori democrazie occidentali un'organizzazione terroristica.
I palestinesi e gli organismi internazionali stanno cercando di valutare il danno economico subito dalla Striscia di Gaza dall'inizio dell'offensiva israeliana Piombo fuso (dicembre 2008). Rafiq al-Husayni, consulente del Presidente palestinese Mahmud Abbas, ha stimato che il danno ammonta a $ 2 miliardi di euro. Circa 26.000 palestinesi non possono più vivere nelle proprie case e sono appoggiati in 31 grandi rifugi delle Nazioni Unite. Funzionari egiziani sono preoccupati per l'effetto del conflitto a Gaza sull'industria del turismo. Un calo nella prenotazione di hotel egiziani è stato risentito durante la vacanze di Natale 2008 e Capodanno 2008-2009.[28]
I residenti della Striscia di Gaza, a seguito della massiccia operazione di Israele lanciata nel dicembre 2008 sono stati costretti ad affrontare il peggioramento della situazione economica. Il rifornimento dei prodotti di base è diminuito in maniera significativa da quando le Forze di Difesa di Israele hanno bombardato decine di gallerie di contrabbando. I residenti nella Striscia hanno riferito che un sacco di farina è stato venduto per più di 200 NIS (circa $ 53), rispetto a 100 NIS ($ 26,5) da quando Israele ha iniziato l'Operazione. I prezzi del carburante hanno visto un aumento significativo da quando l'operazione militare è iniziata.[29]
A seguito dell'offensiva israeliana a Gaza nel dicembre 2008, una nuova iniziativa mira ad utilizzare l'offerta pubblica nella Striscia di Gaza al fine di aumentare i fondi necessari per la sua ricostruzione. Diverse organizzazioni arabe e islamiche si sono impegnate per la ricostruzione della Striscia di Gaza, trascurando la conferenza dei donatori svoltasi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, nel mese di febbraio. È stato dichiarato dal promotore dell'iniziativa che l'investimento dei fondi raccolti dalla IPO (offerta pubblica) sarà effettuato solo dopo che il governo a Gaza - vale a dire quello di Hamas – verrà consultato.[30]
Dalla fine dell'Operazione Piombo Fuso e la distruzione di molte gallerie di contrabbando a Rafah, molti dei piccoli investitori nella Striscia sono caduti vittima di un investimento sbagliato, nel migliore dei casi, e di una grande truffa nel peggiore dei casi. L'industria dei tunnel ha prosperato da quando Hamas ha assunto controllo della Striscia di Gaza nell'estate del 2007, come mezzo per raccogliere fondi da parte del pubblico in cambio di un buon profitto.[31]
Il governo di Hamas a Gaza si è impegnato nel febbraio 2009 nella campagna di raccolta di fondi volti a raccogliere $ 25 milioni necessari per ripristinare decine di moschee rovinate dai raid israeliani. I danni alle moschee ammontano a circa $ 25 milioni di euro. 45 moschee sono state completamente distrutte durante la guerra, mentre 55 sono state parzialmente danneggiate.[32]
Nel gennaio 2009, a termine dell'offensiva israeliana a Gaza, circa 50 stazioni televisive in tutto il mondo arabo hanno unito le forze per una speciale trasmissione dedicata alla Striscia di Gaza, con l'obiettivo di raccogliere fondi. Il primo giorno della campagna sono stati raccolti circa mezzo miliardo di dollari da parte dei cittadini del mondo arabo, e dagli arabi e musulmani che vivono all'estero. Il denaro è stato depositato in conti bancari, aperti appositamente per questo scopo.
[33]
Vari elementi nel mondo arabo musulmano hanno utilizzato le reti sociali, i messaggi di testo e volantini per chiedere di boicottare i prodotti americani, come le società McDonald's e Starbucks per protestare contro l'offensiva israeliana a Gaza lanciata nel dicembre 2008. Una vasta campagna è stata lanciata sul social network Facebook per propagare il boicottaggio delle imprese americane che sostengono l'operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Gli organizzatori della campagna sostenevano che se i musulmani di tutto il mondo avessero boicottato i prodotti americani, l'economia statunitense avrebbe perso $ 8,6 miliardi al mese. La campagna di boicottaggio non sembra aver riscontrato un grande successo.[34]
Gli abitanti di Rafah si sono preoccupati fin dall'inizio dell'operazione Piombo Fuso per il rallentamento economico che potrebbe derivare dai danni causati ai tunnel usati per il contrabbando di armi con l'Egitto. Le gallerie sono state infatti una fonte di prosperità per la città di Gaza negli ultimi due anni, e ora c'è grande preoccupazione che le future disposizioni in materia di sicurezza limitino il loro uso. È stato affermato che il reddito creato grazie al contrabbando attraverso i tunnel era di circa $ 30 milioni l'anno fino al 2006 e ha raggiunto $ 650 milioni il primo anno in cui Hamas è salito al potere.[35]
Blocco economico imposto dallo Stato di Israele |
Aprile 2009: Una parte della merce acquistata dai mercanti di Gaza viene trattenuta in magazzini controllati da Israele. Il numero dei beni trattenuti dallo Stato ebraico ha recentemente raggiunto i 1.757 contenitori per un valore di circa $ 100 milioni.[36] Oltre Israele, anche l'Egitto è in parte responsabile ad aggravare la situazione economica dei palestinesi. Le autorità egiziane organizzano a Rafah vendite all'asta di beni sequestrati sul territorio egiziano nella parte palestinese della frontiera. Spesso i commercianti egiziani sono la fonte del contrabbando di merci, e a rimettere sono i mercanti palestinesi che pagano per merci che non riceveranno mai.[37]
Il 1º giugno 2010, il presidente egiziano Hosni Mubarak, in risposta diretta agli eventi per quanto riguarda l'incidente della Freedom Flotilla di Gaza, ha aperto il Valico di Rafah a tempo indeterminato. Come risultato, i camion di aiuti sono entrati a Gaza per tutta la mattinata seguente, inoltre sono stati fatti entrare generatori di energia trasportati dalla Mezzaluna Rossa egiziana, e centinaia di abitanti di Gaza che si trovavano in Egitto[38].
Religione |
Il 99,3% della popolazione è musulmano; lo 0,7% è invece cristiano.[39]
Note |
^ ab Gaza Strip, in UN OCHA.
^ Ramallah (solo formalmente); Gerusalemme Est (autoproclamata)
^ * Andrew Sanger, The Contemporary Law of Blockade and the Gaza Freedom Flotilla, in Yearbook of International Humanitarian Law 2010, vol. 13, Springer Science & Business Media, 2011, p. 429, DOI:10.1007/978-90-6704-811-8_14, ISBN 978-90-6704-811-8."Israel claims it no longer occupies the Gaza Strip, maintaining that it is neither a Stale nor a territory occupied or controlled by Israel, but rather it has 'sui generis' status. Pursuant to the Disengagement Plan, Israel dismantled all military institutions and settlements in Gaza and there is no longer a permanent Israeli military or civilian presence in the territory. However the Plan also provided that Israel will guard and monitor the external land perimeter of the Gaza Strip, will continue to maintain exclusive authority in Gaza air space, and will continue to exercise security activity in the sea off the coast of the Gaza Strip as well as maintaining an Israeli military presence on the Egyptian-Gaza border. and reserving the right to reenter Gaza at will.
Israel continues to control six of Gaza's seven land crossings, its maritime borders and airspace and the movement of goods and persons in and out of the territory. Egypt controls one of Gaza's land crossings. Troops from the Israeli Defence Force regularly enter pans of the territory and/or deploy missile attacks, drones and sonic bombs into Gaza. Israel has declared a no-go buffer zone that stretches deep into Gaza: if Gazans enter this zone they are shot on sight. Gaza is also dependent on Israel for water, electricity, telecommunications and other utilities, currency, issuing IDs, and permits to enter and leave the territory. Israel also has sole control of the Palestinian Population Registry through which the Israeli Army regulates who is classified as a Palestinian and who is a Gazan or West Banker. Since 2000 aside from a limited number of exceptions Israel has refused to add people to the Palestinian Population Registry.
It is this direct external control over Gaza and indirect control over life within Gaza that has led the United Nations, the UN General Assembly, the UN Fact Finding Mission to Gaza, International human rights organisations, US Government websites, the UK Foreign and Commonwealth Office and a significant number of legal commentators, to reject the argument that Gaza is no longer occupied."
* Iain Scobbie, International Law and the Classification of Conflicts, a cura di Elizabeth Wilmshurst, Oxford University Press, 2012, p. 295, ISBN 978-0-19-965775-9."Even after the accession to power of Hamas, Israel's claim that it no longer occupies Gaza has not been accepted by UN bodies, most States, nor the majority of academic commentators because of its exclusive control of its border with Gaza and crossing points including the effective control it exerted over the Rafah crossing until at least May 2011, its control of Gaza's maritime zones and airspace which constitute what Aronson terms the 'security envelope' around Gaza, as well as its ability to intervene forcibly at will in Gaza."
* Michelle Gawerc, Prefiguring Peace: Israeli-Palestinian Peacebuilding Partnerships, Lexington Books, 2012, p. 44, ISBN 978-0-7391-6610-9."While Israel withdrew from the immediate territory, it remained in control of all access to and from Gaza through the border crossings, as well as through the coastline and the airspace. In addition, Gaza was dependent upon Israel for water, electricity sewage communication networks and for its trade (Gisha 2007. Dowty 2008). ln other words, while Israel maintained that its occupation of Gaza ended with its unilateral disengagement Palestinians - as well as many human right organizations and international bodies - argued that Gaza was by all intents and purposes still occupied."
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the World Factbook[collegamento interrotto]
Voci correlate |
- Autorità Nazionale Palestinese
- Blocco della Striscia di Gaza
- Cisgiordania
- Conflitto Israele-Striscia di Gaza
- Conflitto Fatah-Hamas
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