Mein Kampf



































La mia battaglia
Titolo originale Mein Kampf

Erstausgabe von Mein Kampf.jpg
Prima edizione di "Mein Kampf" del 1925 esposta al Deutsches Historisches Museum a Berlino
Autore Adolf Hitler
1ª ed. originale 1925
1ª ed. italiana 1934
Genere saggio
Sottogenere politico, autobiografico
Lingua originale tedesco

Mein Kampf (La mia battaglia) è il saggio pubblicato nel 1925 attraverso il quale Adolf Hitler espose il suo pensiero politico e delineò il programma del partito nazionalsocialista sotto forma di un'autobiografia.


Una prima parte del testo venne dettata da Hitler all'amico di prigionia Rudolf Hess, ritenuto da molti il più fedele fra i suoi seguaci[1], durante il periodo di reclusione nel carcere di Landsberg am Lech seguìto al tentativo fallito del colpo di Stato di Monaco[2] del 9 novembre 1923.


Secondo la prefazione dell'edizione italiana edita da Bompiani, il Times, che pubblicò il volume a puntate, lo definì la «Bibbia laica» perché fornisce la giustificazione al credo politico di ogni nazionalsocialista insegnandogli la via della salvezza nazionale[3].




Indice






  • 1 Pubblicazione


  • 2 Analisi


    • 2.1 Antisemitismo e discriminazione




  • 3 Popolarità ed edizioni moderne


    • 3.1 Edizioni italiane


    • 3.2 Edizioni critiche




  • 4 Il seguito


  • 5 Adattamenti artistici


  • 6 Edizioni in italiano


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Pubblicazione |


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«I popoli che combattono per sublimi idee nazionali hanno forza di vita e ricchezza d'avvenire. Tengono nelle proprie mani i loro destini. Non di rado le loro forze, creatrici di comunità, sono valori di portata internazionale, aventi per la convivenza dei popoli effetti più benefici che gli «immortali principii» del liberalismo, i quali intorbidano e avvelenano i rapporti fra le nazioni.
Il fascismo e il nazional-socialismo, intimamente connessi nel loro fondamentale atteggiamento verso la concezione del mondo, hanno la missione di segnare nuove vie ad una feconda collaborazione internazionale. Comprenderli nel loro senso più profondo, nella loro essenza, significa rendere servigio alla pace del mondo e quindi al benessere dei popoli.»


(Adolf Hitler, prefazione scritta per l'edizione italiana, p. 3)

Hitler s'impegnò nella stesura del programma politico, trascritto nel libro da Hess, durante la sua reclusione, iniziata il 1º aprile 1924 per reato d'insurrezione, e successivamente, dopo la sua liberazione il 20 dicembre dello stesso anno, sull'Obersalzberg. Secondo uno studio universitario, basato anche su un racconto di Otto Strasser[4] e pubblicato in associazione col museo commemorativo dell'olocausto degli Stati Uniti[5], nella redazione del Mein Kampf, in particolare nella fase di correzione delle bozze, Hitler fu aiutato dal cappellano del carcere di Landsberg am Lech, Bernhard Stempfle[6][7], che fu vittima di omicidio nella notte dei lunghi coltelli del 1934[8][9] poiché, avendo eliminato verbosità, inesattezze e banalità infantili, avrebbe potuto rivelare le debolezze dell'autore[10].


Il primo volume, intitolato Eine Abrechnung ("Resoconto") fu pubblicato il 18 luglio 1925; il secondo, Die nationalsozialistische Bewegung ("Il movimento nazional-socialista"), l'11 dicembre 1926. Il titolo originale scelto da Hitler era "Quattro anni e mezzo di lotta contro menzogna, stupidità e codardia" ma il responsabile della casa editrice, Max Amann[11], lo convinse, grazie anche alla persuasione del suo comandante di compagnia dei tempi della prima guerra mondiale, a sintetizzarlo in Mein Kampf ("La mia lotta" o "La mia battaglia")[12]. Nel 1930 il libro era venduto al prezzo di 12 reichsmark e veniva stampato nel formato 12 x 18,9 centimetri, lo stesso normalmente adoperato per la Bibbia[2].



Analisi |


Mein Kampf è stato studiato come un'opera di filosofia politica. Per esempio, Hitler rivela il suo odio per ciò che riteneva fossero i due mali gemelli del mondo: comunismo ed ebraismo. Il nuovo territorio di cui la Germania aveva bisogno avrebbe realizzato nella giusta maniera il "destino storico" del popolo tedesco; tale obiettivo, a cui Hitler si riferiva parlando del Lebensraum (spazio vitale), spiega perché Hitler, con modi aggressivi, volle estendere la Germania ad est e, in particolar modo, invadere la Cecoslovacchia e la Polonia, prima ancora di lanciare il suo attacco contro la Russia. Nel libro Hitler sostiene apertamente che in futuro la Germania "dovrà dipendere dalla conquista dei territori ad est a spese della Russia"[13].




Copie esposte a Norimberga al Centro di Documentazione del Congresso dello Stato


Nel corso dell'opera, Hitler evidenzia le sofferenze politiche del cancelliere tedesco nel parlamento della Repubblica di Weimar e inveisce contro gli ebrei e i socialdemocratici, così come i marxisti. Annuncia di voler distruggere completamente il sistema parlamentare ritenendolo per lo più corrotto, sulla base del principio secondo cui i detentori del potere sono opportunisti per natura.


Altri punti salienti del libro sono:



  • la creazione di un socialismo nazionale;

  • la lotta al bolscevismo;

  • l'antisemitismo;

  • la caratterizzazione della razza ariana pura e superiore;

  • l'alleanza con il Regno Unito al fine d'evitare un'eventuale guerra su due fronti.


Hitler si rappresenta come "Übermensch", con riferimento all'opera Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, intendendo con "superuomo" un uomo capace di essere superiore a se stesso e ai propri impulsi e che, quindi, in questa accezione, andrebbe tradotto con un più esplicativo "oltreuomo". Tuttavia lo stesso Nietzsche era stato uno dei più decisi critici tedeschi dell'antisemitismo sviluppatosi nel XIX secolo[2].


Nel Mein Kampf è presente una diffusa enfasi sul cristianesimo quale base ideologica della dottrina di Hitler che paragona l'ascesa del nazismo a quella del cristianesimo originale ed equipara se stesso a Gesù nella sua opposizione alle istituzioni ebraiche[14]; questo sebbene Hitler considerasse privatamente il cristianesimo, specie la Chiesa cattolica, come un male, come si evince dalla Conversazioni a tavola e da una frase dello stesso Mein kampf: «Il cristianesimo è stata la prima religione a sterminare i suoi avversari in nome dell'amore. Il suo segno è l'intolleranza» (si veda anche pensiero religioso di Adolf Hitler).


Mein Kampf fu profondamente influenzato dalle teorie sull'evoluzione di Ernst Haeckel[15].



Antisemitismo e discriminazione |


Nel Mein Kampf, Hitler, basandosi su documenti falsi noti come i protocolli dei Savi di Sion, formula principalmente la tesi del "pericolo ebraico", secondo la quale esiste una cospirazione ebraica con l'obiettivo di ottenere la supremazia nel mondo. Il testo descrive il processo con cui egli diventa gradualmente antisemita e militarista, soprattutto durante i suoi anni vissuti a Vienna; tuttavia le ragioni più profonde del suo antisemitismo rimangono ancora un mistero. Racconta di non aver incontrato alcun ebreo fino al suo arrivo a Vienna e che la sua mentalità era inizialmente liberale e tollerante. Quando s'imbatté per la prima volta nella stampa antisemita, dice lui, la respinse non reputandola meritevole di seria considerazione. Successivamente gli stessi punti di vista antisemiti vennero accettati e divennero cruciali nel suo programma di ricostruzione nazionale della Germania.


Mentre gli storici non concordano sulla data esatta in cui Hitler decise di sterminare il popolo ebraico, pochi collocano questa decisione in data antecedente alla prima metà degli anni 30[16]. Pubblicato per la prima volta nel 1925, il Mein Kampf già esprime quelle idee che accresceranno il risentimento storico di Hitler e le ambizioni per la creazione di un Nuovo Ordine.


Le leggi razziali promulgate da Hitler rispecchiano fedelmente le idee espresse nel Mein Kampf. Nella prima edizione Hitler ha affermato che la distruzione del debole e del malato è molto più umana della loro protezione. A parte ciò, Hitler vede uno scopo nel distruggere "il debole" perché tale azione fornisce, più di ogni altra cosa, lo spazio e la purezza necessaria al forte.



Popolarità ed edizioni moderne |




Edizione olandese del 1939.


Fino all'ascesa al potere di Hitler, avvenuta nel gennaio del 1933, furono vendute 241 000 copie del Mein Kampf; nello stesso anno si raggiunse la cifra del milione che, però, non includeva ancora quelle cedute a titolo gratuito dallo stato nazista ai soldati al fronte e ad ogni nuova coppia di sposi.[17]




Matrimonio tedesco del 1936: l'ufficiale di Stato civile consegna agli sposi una copia di Mein Kampf


Al termine della seconda guerra mondiale, milioni di esemplari di Mein Kampf furono distrutti insieme a molti altri simboli del nazismo. I diritti d'autore di tutte le edizioni di Mein Kampf, a eccezione di quelli inglesi e olandesi, furono attribuiti alla Baviera, e sino al 31 dicembre 2015, ovvero allo scadere dei 70 anni dalla morte dell'autore, quando sono entrati nel pubblico dominio.


Secondo lo storico Werner Maser, Peter Raubal, pronipote di Hitler, avrebbe avuto la possibilità di riappropriarsi dei diritti d'autore, ma quest'ultimo ha dichiarato di non voler avere nulla a che fare con il libro, che potrebbe valere diversi milioni di euro. In Germania è stata a lungo vietata la distribuzione del libro, eccetto che in limitate circostanze in ambito storiografico.[18]


Nella maggior parte dei casi possedere o acquistare il libro è legale, anche se si tratta di copie vecchie, a meno che il suo uso non sia finalizzato a promuovere nuove forme di nazismo. Fino al gennaio 2016[19], quando è stata autorizzata la pubblicazione una volta scaduti i diritti d'autore, non era stata pubblicata un'edizione seriamente commentata del Mein Kampf in tedesco; l'originale rimane comunque consultabile in copie d'antiquariato, nelle biblioteche, su internet e in ristampe prodotte da neonazisti, soprattutto statunitensi.


In Francia, la Corte d'appello di Parigi ha proceduto, dopo un arresto avvenuto l'11 luglio 1979,[20] ad autorizzare la vendita del libro per motivi storici, e con una premessa esplicativa di otto pagine, tuttora il libro è stampato da Les nouvelles éditions latines. Nei Paesi Bassi, la vendita del libro è illegale in ogni caso, ma non il possesso o il prestito e nel 1997 il governo olandese ha spiegato che la vendita di una versione scientificamente annotata potrebbe risultare legale.


Negli Stati Uniti il libro si può acquistare nelle librerie e via internet. Il governo statunitense si impossessò dei diritti d'autore nel 1941, in seguito all'entrata in guerra degli Stati Uniti, come parte del Trading with the Enemy Act, e nel 1979 la Houghton Mifflin acquistò i diritti dal governo statunitense. Ogni anno sono vendute più di 15 000 copie.[21] In Brasile il libro si trova in poche librerie in vendita solo per scopi di ricerca. Nessuna delle maggiori catene di vendita di libri brasiliane ha in vendita l'opera.


In Austria e in Israele il possesso e la vendita di Mein Kampf sono illegali, salvo che per edizioni riservate agli storici e agli ambienti universitari; la prima traduzione del libro in lingua ebraica risale al 1995.[22]


In Cina il Mein Kampf è vietato ed è consultabile per ricerche solo in poche biblioteche.


Nel 1999 il centro Simon Wiesenthal, organizzazione contro l'antisemitismo, è riuscito a fermare le vendite on-line di Mein Kampf in Germania da parte di amazon.com e Barnes & Noble.[23] In Canada il libro è in commercio, tranne che nella catena di librerie Chapters/Indigo.




Copie del Mein Kampf (in alto, con la svastica in copertina) in vendita in una libreria in Indonesia.


Nell'Unione Sovietica il libro fu stampato in un ristretto numero di copie per i membri anziani del PCUS secondo la traduzione in russo di Karl Radek, ma il libro era di fatto proibito. In Russia il Mein Kampf è stato pubblicato tre volte dal 1992 e il testo in russo si può trovare anche su internet. Nel 2006 la Camera Pubblica della Russia ha proposto di vietare le pubblicazioni. Nel 2009 la sezione di San Pietroburgo del ministero russo degli Affari Interni ha chiesto di rimuovere una traduzione del libro da un sito storiografico.[24][25]


Il Mein Kampf è legale da sempre in Svezia (nonostante la Baviera abbia tentato di bloccarne le pubblicazioni) e in India. In quest'ultimo Paese è in commercio dal 1928; la versione più recente è stata stampata dal 1998 in centinaia di edizioni e 100.000 copie vendute al 2010, facendo del libro un best seller nel subcontinente.[26]


Un'edizione in arabo è stata pubblicata da Bisan Publishers in Libano. Una nuova edizione in turco è diventata bestseller in Turchia nel 2005.[27] In Iran, così come anche in tutto il mondo islamico e arabo, il libro è venduto liberamente. Nel 2009 in Giappone è stata stampata una versione manga del libro, con il nome di Mein Kampf (わが闘争 waga tōsō?).[28]



Edizioni italiane |


In Italia il libro venne stampato per la prima volta nel 1934 dalla casa editrice Bompiani, per volontà di Mussolini che ne pagò segretamente i diritti con denaro del ministero degli Esteri.[29] Hitler scrisse perfino una brevissima nota come prefazione all'edizione italiana.[30] Durante i colloqui di Stresa dello stesso anno Mussolini definì il Mein Kampf «un mattone leggibile solo dalle persone più colte e intelligenti».[31] La versione italiana era riassunta nella prima parte, a causa della mole del libro, e integrale nella seconda.[32] Visto il successo Bompiani ne pubblicò numerose ristampe sino al 1943;[33] nel 1938 pubblicò integralmente anche la prima parte, col titolo "La mia vita", nella traduzione di Bruno Revel.[32] La traduzione della prima parte curiosamente fu opera di un autore ebreo, Angelo Treves (all'epoca non erano state promulgate le leggi razziali, che avverranno nel 1938, un anno dopo la morte di Treves), inizialmente anonimo, anche se successivamente il nome del traduttore apparve in un inserto. Essa fu criticata - sia per il metodo in cui fu riassunto il volume, sia per la traduzione letteraria dal tedesco, ritenuta non fedele - da Delio Cantimori (all'epoca intellettuale fascista e in seguito comunista), ritenendo che «una scarsa preparazione linguistica, un'assenza assoluta di preoccupazioni culturali e politiche ha condotto il traduttore-riduttore a rendere un servigio non bello all'autore del libro e al pubblico italiano stesso».[34]


Nel dopoguerra è stato ristampato soltanto venticinque anni dopo la fine della guerra, nel 1970 dalle edizioni Pegaso, nonostante il Land di Baviera avesse cercato di bloccarne la pubblicazione, blocco negato dal tribunale di Bologna[33] (anche se la prima edizione, clandestina, è del 1969 per La Sentinella d'Italia di Monfalcone). Quasi tutte le traduzioni hanno ripreso quella di Treves, modificandola, o utilizzando traduzioni anonime amatoriali; le pubblicazioni sono avvenute specie in case editrici neofasciste come La Bussola di Roma (1971), Homerus di Roma (1971), Campironi di Cologno Monzese (1975), ecc., fino ad essere lungamente e stabilmente pubblicato in versione integrale dalle Edizioni di Ar di Padova[35] (casa editrice legata all'estrema destra e proprietà di Franco Freda), con introduzione apologetica, probabilmente usando sempre la vecchia traduzione di Treves seppur con significativi rimaneggiamenti lessicali. Una nuova traduzione completa, ad opera di Marco Linguardo e Monica Mainardi, è stata stampata dalla casa editrice neofascista Thule Italia di Roma nel 2016.[34] Anche la casa editrice Giangiacomo Feltrinelli Editore ha ripubblicato l'edizione Bompiani.


La prima versione commentata e storicizzata fu del 2002, ristampata nel 2009, per la Kaos Edizioni, a cura e con il commento critico di Giorgio Galli con il titolo Il «Mein Kampf» di Adolf Hitler. Le radici della barbarie nazista; la traduzione è anonima, pur riprendendo alcune parti della versione Bompiani con rielaborazioni, e numerose aggiunte tradotte, forse ad opera dello stesso curatore; un'altra edizione di Mein Kampf, ripresa esatta della traduzione Bompiani, con le note dello storico Francesco Perfetti, è stata allegata, suscitando polemiche da parte di esponenti politici e comunità ebraica, al quotidiano il Giornale nel giugno 2016 come parte di una collana storica sul nazismo di otto volumi; il libro è stato allegato a Hitler e il Terzo Reich. Ascesa e trionfo, un'edizione del classico Storia del Terzo Reich di William Shirer.[36]



Edizioni critiche |


Il 31 dicembre 2015 sono scaduti i diritti d'autore sull'opera, considerati i 70 anni dalla morte di Hitler. L'Institut für Zeitgeschichte di Monaco di Baviera ha pubblicato la prima edizione critica del Mein Kampf, inizialmente sostenuta dal governo bavarese, che poi ha ritirato l'appoggio morale ed economico a inizio 2013, temendo di apparire incoerente con la battaglia costituzionale condotta alla corte di Karlsruhe contro il Partito Nazionaldemocratico di Germania, l'erede ideologico del Partito nazista.
L'edizione critica tedesca si è posta tre obiettivi: verificare la fondatezza storica delle affermazioni di Hitler, ricostruire le sue fonti intellettuali e valutare l'applicazione delle sue idee dopo l'ascesa al potere. Pur non essendo un lavoro storiograficamente innovativo, l'edizione tedesca ha venduto il solo primo anno oltre ottantamila copie[37].


Dopo le tre versioni italiane citate (Bompiani, Kaos e Thule), nell'aprile 2017 è stata pubblicata la prima edizione critica italiana autorizzata del Mein Kampf, a cura di Vincenzo Pinto (edizioni Free Ebrei, casa editrice di ispirazione ebraica), con una nuova traduzione integrale dello stesso Pinto (studioso del nazismo e del libro di Hitler in particolare) e di Alessandra Cambatzu, e il titolo tradotto (La mia battaglia). L'edizione contiene un apparato critico molto corposo a introduzione di ogni capitolo[38].
Altre edizioni critiche di questo tipo sono previste in Francia e Regno Unito.



Il seguito |


Dopo gli scarsi risultati alle elezioni del 1928, Hitler decise di ritirarsi a Monaco per dettare un seguito a Mein Kampf che trattava principalmente di politica estera. Il libro non fu mai pubblicato a causa dello scarso successo iniziale del primo o per la sconfitta elettorale appena patita[39].


Non è stato scoperto fino al 1958 e la prima edizione autorizzata in inglese non è stata pubblicata fino al 2003 (Hitler's Second Book: The Unpublished Sequel to Mein Kampf, ISBN 1-929631-16-2)[40]. In italiano è stato pubblicato nel 2015 per Kaos Edizioni, con il titolo Il secondo libro.



Adattamenti artistici |




  • 1973 Il cabarettista Helmut Qualtiger espone al pubblico vari passaggi del libro (disponibili su CD).


  • 1987 Al teatro di Vienna viene esibito per la prima volta il pezzo teatrale Mein Kampf di George Tabori, che narra gli avvenimenti della vita di Adolf Hitler antecedenti alla Prima guerra mondiale.


  • 1996 L'artista turco-tedesco Serdar Somoncu conduce presentazioni pubbliche con scopo antirazzista leggendo passaggi del libro.



Edizioni in italiano |




  • La mia battaglia, prefazione inedita dell'autore per l'edizione italiana, Milano, Bompiani, 1934.


  • La mia vita, prefazione inedita dell'autore per l'edizione italiana, Milano, Bompiani, 1938.


  • La mia battaglia, Bologna, Pegaso, 1970.


  • La mia battaglia, Roma, La Bussola, 1971.


  • Mein Kampf. (La mia battaglia), Roma, Homerus, 1971.


  • Mein Kampf. (La mia battaglia), Cologno Monzese, I. G. Campironi, 1975


  • Mein Kampf, Monfalcone, Sentinella d'Italia, 1983.


  • Mein Kampf. (La mia battaglia), Varese, La Lucciola, 1991.


  • Mein Kampf, s.l., Il Lumino, 1992.


  • Mein Kampf (la mia battaglia). Questo libro viene ripubblicato oggi affinché l'uomo rifletta, giudichi e non dimentichi gli orrori che da esso scaturirono, Roma, Ers, 2000. ISBN 88-7124-279-3.


  • Il Mein Kampf di Adolf Hitler, a cura di Giorgio Galli, Milano, Kaos, 2002. ISBN 88-7953-113-1.


  • Mein Kampf, 2 voll., Padova, Edizioni di Ar, 2009. ISBN 88-89515-35-X. [Ristampa anastatica dell'ed. Bompiani, Milano, 1941 in due volumi dai seguenti titoli: La mia vita; La mia battaglia]


  • La mia battaglia, Santarcangelo di Romagna, Casini, 2010. ISBN 978-88-6410-021-0.


  • Mein Kampf, introduzione di Francesco Perfetti, Milano, Il Giornale, 2016. [Riproduzione facsimile della terza edizione Bompiani, 1937]


  • Mein Kampf, Massa, Ed. Clandestine, 2016. ISBN 978-88-6596-569-6.


  • Mein Kampf: 2 volumi.



I, Un bilancio, Roma, Thule Italia, 2016. ISBN 978-88-97691-34-1.

II, Il Movimento nazionalsocialista, Roma, Thule Italia, 2016. ISBN 978-88-97691-37-2.


  • La mia battaglia


I, Edizione critica, traduzione di Alessandra Cambatzu e Vincenzo Pinto, a cura di Vincenzo Pinto, Torino, Free Ebrei, 2017. ISBN 978-88-940324-2-0.

II, Analisi, a cura di Vincenzo Pinto, Torino, Free Ebrei, 2017. ISBN 978-88-940324-5-1.



Note |




  1. ^ (EN) Rudolf Hess, History Learning Site. URL consultato il 16 marzo 2014.


  2. ^ abc Mein kampf – Il pensiero di Adolf Hitler, Università di Pisa, 29 marzo 2005. URL consultato il 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2013).


  3. ^ Bompiani, prefazione, p. 2


  4. ^ Otto Strasser, p. 215


  5. ^ Kevin Spicer


  6. ^ Othmar Plöckinger, pp. 133–141


  7. ^ Giorgio Galli, p. 47


  8. ^ La notte dei lunghi coltelli - Nacht der langen Messer, lager.it. URL consultato il 16 marzo 2014.


  9. ^ (EN) Emil Maurice, spartacus.schoolnet.co.uk. URL consultato il 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2012).


  10. ^ Pietro Minto, Mein copyright, rivistastudio.com, 18 giugno 2012. URL consultato il 16 marzo 2014.


  11. ^ Max Amann, olokaustos.org. URL consultato il 16 marzo 2014.


  12. ^ (EN) Richard Cohen, Guess Who's on the Backlist, The New York Times, 28 giugno 1998. URL consultato il 16 marzo 2014.


  13. ^ (EN) Ian Kershaw, Hitler's expansionist aims, su ww2history.com. URL consultato il 16 marzo 2014.


  14. ^ (EN) Richard Steigmann-Gall, The Holy Reich: Nazi Conceptions of Christianity, 1919-1945, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, ISBN 978-0-521-82371-5.


  15. ^ (EN) Richard Webster, Why Freud Was Wrong. Sin, Science and Psychoanalysis, Oxford, Orwell Press, 2005, p. 230, ISBN 978-0-9515922-5-0.


  16. ^ (EN) Cristopher R. Browning, Initiating the Final Solution : the fateful months of September-October 1941 (PDF), Washington, United States Holocaust Memorial Museum, 2003, p. 8.


  17. ^ (DE) Per Hinrichs, Mythos Ladenhüter, Spiegel Online, 25 agosto 2006. URL consultato il 16 marzo 2014.


  18. ^ (EN) Hitler Relative Eschews Royalties, Reuters, 25 maggio 2004. URL consultato il 16 marzo 2014.


  19. ^ ilfattoquotidiano.it, http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/28/mein-kampf-il-libro-di-hitler-torna-in-vendita-meglio-lignoranza-non-aiuta-mai-e-i-tedeschi-hanno-fatto-i-conti-con-la-storia-non-come-litalia/2335855/ Titolo mancante per url url (aiuto).


  20. ^ Istanza giudiziaria e data d'arresto riportata in prima pagina e sul web da un articolo di Pierre Lemieux, intitolato Liberté d'expression absolue, su quebecoislibre.org. URL consultato il 16 marzo 2014., pubblicato su Le Québécois libre, numero 39, del 12 giugno 1999.


  21. ^ (EN) Julia Pascal, Unbanning Hitler, New Statesman, 25 giugno 2001. URL consultato il 16 marzo 2014.


  22. ^ Israeli woman shows the first translation into Hebrew of Adolf Hitler's ‘Mein Kampf' in Jerusalem's Hebrew University-1995


  23. ^ Mein Kampf, Amazon lo blocca in Germania, su repubblica.it, 18 novembre 1999. URL consultato il 16 marzo 2014.


  24. ^ (RU) A well-known historiography web site shut down over publishing Hitler's book, su newsru.com, 8 luglio 2009. URL consultato il 16 marzo 2014.


  25. ^ (RU) Adolf Hitler, Моя борьба, Vyacheslav Rumyantsev. URL consultato il 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2008).


  26. ^ Mein Kampf sales in India


  27. ^ (EN) Hitler book bestseller in Turkey, su news.bbc.co.uk, 18 marzo 2005. URL consultato il 16 marzo 2014.


  28. ^ Giappone: a ruba Mein Kampf di Hitler versione manga, su animeclick.it, 9 settembre 2009. URL consultato il 16 marzo 2014.


  29. ^ Messina Dino, Il Duce ordinò: si stampi il «Mein Kampf», Corriere della Sera, 18 giugno 2004. URL consultato il 16 marzo 2014.


  30. ^ Mein Kampf, Bompiani, 1934, p. 3


  31. ^ Smith. 1983. Mussolini: A Biography. New York: Vintage Books. p172


  32. ^ ab Giorgio Galli, Il Mein Kampf di Adolf Hitler, Kaos Edizioni, 2009


  33. ^ ab Messina Dino, Il Duce ordinò: si stampi il «Mein Kampf», Corriere della Sera, 18 giugno 2004. URL consultato il 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).


  34. ^ ab Un ebreo il primo traduttore di Hitler


  35. ^ Edizioni di Ar, Mein Kampf su Edizioni di AR


  36. ^ Il Giornale vende il Mein Kampf. Ambasciata Israele, «Operazione indecente» Renzi: «Squallido»


  37. ^ [1]


  38. ^ [2]


  39. ^ «La politica estera del Reich comincia da quelle pagine»


  40. ^ "Sud Tirolo agli italiani". Firmato Hitler



Bibliografia |



  • Adolf Hitler, Mein Kampf, Monaco di Baviera, Franz Eher Successori, 1925.

  • Adolf Hitler, La mia battaglia (PDF), XII. edizione, Milano, Bompiani, 12 settembre 1940 [15 marzo 1934]. URL consultato il 27 agosto 2016.

  • (FR) Otto Strasser, Hitler et moi, Parigi, Bernard Grasset, 1940, pp. 248.

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  • (DE) Kurt Halbritter: Adolf Hitlers Mein Kampf. Gezeichnete Erinnerungen an eine große Zeit. 2. Aufl., Hanser, München; Wien 1976, ISBN 3-446-12070-X

  • (DE) Werner Maser: Adolf Hitlers „Mein Kampf“. Geschichte, Auszüge, Kommentare. 8. Auflage, Bechtle, Esslingen 1995, ISBN 3-7628-0409-5


  • Giorgio Galli (a cura di) IL MEIN KAMPF DI ADOLF HITLER. Le radici della barbarie nazista ISBN 88-7953-113-1

  • Giorgio Galli, Hitler e il nazismo magico (PDF), Antipodi Edizioni, 11 ottobre 2002, pp. 149. URL consultato l'11 ottobre 2013.

  • (DE) Barbara Zehnpfennig: Hitlers „Mein Kampf“ – Eine Interpretation 3. Auflage, Fink, München 2006, ISBN 3-7705-3533-2

  • (DE) Othmar Plöckinger, Geschichte eines Buches: Adolf Hitlers "Mein Kampf": 1922-1945, 1ª ed., Oldenbourg, giugno 2006, pp. 641, ISBN 978-3-486-57956-7.

  • (EN) Kevin Spicer, Hitler's Priests. Catholic Clergy and National Socialism, DeKalb, IL, Northern Illinois University Press, 2008, pp. 385, ISBN 978-0-87580-384-5.

  • Adolf Hitler, Mein Kampf. Edizione critica, note e commenti di Francesco Perfetti, Biblioteca storica - Documenti, 2016, pubblicato in allegato nella collana Hitler e il Terzo Reich, a cura di William Shirer, editore Il Giornale



Voci correlate |




  • Nazionalsocialismo

  • Pensiero religioso di Adolf Hitler

  • Propaganda nella Germania nazista

  • Temi propagandistici del nazionalsocialismo

  • Lebensraum

  • Nuovo Ordine

  • Drang nach Osten

  • Fascismo e questione ebraica

  • Razzismo

  • Destra radicale




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Collegamenti esterni |



  • (DE) Deutsches Historisches Museum, su dhm.de.

  • (DE) situazione legale su „Mein Kampf“ dal punto di vista della cancelleria bavarese, su damaschke.de.

  • (EN) Wolfgang Mieder, „... as if I were the master of the situation“ – manipolazioni popolari dal Mein Kampf con molti riferimenti, su deproverbio.com.

  • (DE) sulla reclusione in Landsberg am Lech, su landsberger-zeitgeschichte.de.

  • (DE) Eberhard Jäckel/Ellen Latzin: Adolf Hitler: Mein Kampf (1925/26), in: Historisches Lexikon Bayerns, articolo ricco di riferimenti

  • (DE) Irene Harand (1935): Sein Kampf. Meine Antwort an Hitler. La sua battaglia. La mia risposta ad Hitler (pdf) (PDF), su wissensnavigator.com. URL consultato il 7 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2016).

  • Testo dell'edizione Bompiani del 1934 (versione non integrale), in formato PDF (PDF), su daemuk.ch.

  • Testo dell'edizione Bompiani del 1934 (versione non integrale), in formato HTML, su daemuk.ch.


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