Guardia Nazionale Repubblicana
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Guardia Nazionale Repubblicana | |
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Fregio da berretto[1] | |
Descrizione generale | |
Attiva | 20 novembre 1943 – 1945 |
Nazione | Repubblica Sociale Italiana |
Servizio | Gendarmeria |
Ruolo | Polizia militare e giudiziaria, combattimento |
Dimensione | 140.000 (80 mila nel 1945) |
Guarnigione/QG | Roma[2], poi Brescia |
Battaglie/guerre | Seconda guerra mondiale |
Parte di | |
Esercito Nazionale Repubblicano (dal 15 agosto 1944) | |
Reparti dipendenti | |
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Comandanti | |
Degni di nota | Renato Ricci Benito Mussolini |
Voci su gendarmerie presenti su Wikipedia |
La Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) fu una forza armata (poi ridotta Arma) istituita dalla Repubblica Sociale Italiana l'8 dicembre 1943[3] «con compiti di polizia interna e militare»[4]. Essa nacque per volere di Renato Ricci (ex-presidente dell'Opera Nazionale Balilla poi convertita nella Gioventù Italiana del Littorio).
La GNR era destinata teoricamente ai compiti propri dei Reali Carabinieri (ordine pubblico e controllo del territorio) e della Milizia (nelle sue varie specialità), ma in realtà prese parte soprattutto alla lotta repressiva contro le forze partigiane della Resistenza italiana, partecipando a rastrellamenti e devastazioni accanto alle formazioni tedesche. Alcuni suoi reparti furono utilizzati, sotto comando tedesco, al fronte contro gli Alleati. Svolse anche un ruolo di ordine pubblico contro il banditismo che era diffuso nei territori occupati dell'Italia centrale e settentrionale.
Durante le operazioni di repressione contro i reparti partigiani fu protagonista di rappresaglie contro la popolazione civile, tra i quali l'eccidio di Montemaggio, quello di Scalvaia e quello di Maiano Lavacchio, oltre a cooperare con le forze armate tedesche in molteplici casi, come nella strage di Vallucciole e Stia[5].
Indice
1 Storia
1.1 La nascita della Guardia Nazionale Repubblicana
1.2 La struttura della GNR
1.3 Da Forza armata Arma
1.4 La riorganizzazione del 1944
1.5 Disarmo, deportazione e scioglimento dei carabinieri
1.6 Il nuovo ordinamento della GNR
1.7 Fine della guerra
2 Ordinamento della GNR
2.1 Milizie Speciali della Guardia Nazionale Repubblicana
3 Gradi e insegne di grado
3.1 Ufficiali
3.2 Sottufficiali e truppa
4 Status di legittimi combattenti
4.1 La situazione nel dopoguerra
4.2 Proposte di legge
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
Storia |
La nascita della Guardia Nazionale Repubblicana |
Il 15 settembre 1943 Mussolini diffuse da Radio Monaco l'ordine di ricostituire la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che era stata precedentemente disciolta dal governo Badoglio dopo il 25 luglio 1943, al comando di Renato Ricci.
Le istruzioni che Ricci emanò il 30 settembre di quell'anno furono quindi tese alla ricostituzione delle legioni della MSVN, accanto alla formazione di nuovi reparti di giovani reclute.
I volontari più anziani dovevano formare la Milizia Legionaria, una forza di sicurezza interna con compiti di Polizia civile e militare.
Il disegno di Ricci, sostenuto da Heinrich Himmler, prevedeva la formazione di un esercito di partito che inquadrasse tutte le forze di terra sotto comando unico, sul modello delle SS naziste. Questo progetto fu tuttavia duramente osteggiato dai vertici propriamente militari che avevano aderito alla Repubblica di Salò, come il Maresciallo d'Italia Graziani, capo di stato maggiore generale del ministero della difesa repubblicano e il Generale Canevari, capo di stato maggiore del nuovo Esercito Nazionale Repubblicano fino alla fine dell'ottobre 1943, quando fu sostituito dal Generale Aristide Mischi, che erano orientati all'istituzione di un esercito "nazionale" piuttosto che "politico" e al reintegro delle truppe internate in Germania a seguito dei fatti successivi all'8 settembre.
Rodolfo Graziani si era pronunciato sulla costituzione delle future forze armate della repubblica sociale nel discorso del 1º ottobre 1943 al Teatro Adriano di Roma[6].
Le sue tesi non furono accolte favorevolmente dall'alleato germanico che era teso a supportare le posizioni di Ricci.
Tale opposizione ebbe quindi l'esito di privare la MVSN della parte militare.
Si giunse a una soluzione di compromesso, costituendo da un lato la Guardia Nazionale Repubblicana (il 20 novembre del '43) e dall'altro il "Corpo Camicie Nere" dell'Esercito Nazionale Repubblicano (28 novembre).
La Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) venne costituita con due decreti:
- Decreto Legislativo del Duce n° 913 dell'8 dicembre 1943 - XXII E.F. "Istituzione della «Guardia Nazionale Repubblicana»", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale d'Italia n° 131 del 5 giugno 1944;
- Decreto del Duce n° 921 del 18 dicembre 1943 - XXII E.F. "Ordinamento e funzionamento della Guardia Nazionale Repubblicana", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale d'Italia nº 166 del 18 luglio 1944.
Il comando rimase a Renato Ricci. Come vice comandante venne designato il tenente generale Italo Romegialli e come capo di stato maggiore il tenente generale Nicolò Nicchiarelli. Il nuovo organismo ebbe il rango di Forza Armata, alle dirette dipendenze del Duce della Repubblica Sociale Italiana.
La struttura della GNR |
La GNR era concepita per essere una forza di sicurezza estremamente radicata nel territorio grazie all'unione dei distaccamenti territoriali della Milizia e dell'Arma.
La GNR era progettata per sostituire e inglobare i Reali Carabinieri, la MVSN (con i Battaglioni M e le sue milizie speciali: ferroviaria, portuale, etc.) e la Polizia dell'Africa Italiana (PAI), per prendere il loro posto sul territorio della RSI[7].
Il Comando Generale della GNR era teso a controllare i comandi locali e provinciali, vera spina dorsale della Guardia, i quali avrebbero potuto agire anche di loro autonoma iniziativa.
Organici alla GNR erano i cinque reggimenti di Milizia Difesa Territoriale in Venezia Giulia e le Fiamme Bianche in cui erano inquadrati gli adolescenti (per le leggi in vigore all'ora) dai 14 ai 18 anni (fino al 25 luglio 43 gli appartenenti a questa fascia di età erano inquadrati negli avanguardisti nell'ambito della GIL). Nel 1944 i reparti autonomi furono inquadrati in una divisione antiparacadutisti e contraerea - la divisione Etna - composta anche con reclute giovanissime.
Da Forza armata Arma |
Nonostante la potenziale efficacia operativa del nuovo organismo di sicurezza, Ricci si scontrò con la diffidenza e l'aperta ostilità delle forze germaniche: spesso i comandi tedeschi negarono alla GNR la possibilità di usufruire delle caserme, poste sotto il loro diretto controllo.
I rifornimenti di equipaggiamenti, concessi solo dopo l'intervento personale di Mussolini e del suo ufficiale di collegamento germanico, il colonnello Jandl, si dimostrarono poca cosa, consistendo solo di vecchi fucili.
Il 15 agosto 1944 venne inglobata nell'Esercito Nazionale Repubblicano, come "prima Arma" della Forza armata (similmente quindi allo status dei Carabinieri), anche se continuerà a svolgere compiti di sicurezza dietro le linee del fronte in ausilio alle forze germaniche con il Decreto Legislativo del Duce n° 469 del 14 agosto 1944 - XXII E.F. "Passaggio della G.N.R. nell'Esercito Nazionale Repubblicano".
Il 21 agosto 1944 ne assunse il comando diretto lo stesso Mussolini, mentre Ricci venne posto in riserva.
Il 23 agosto 1944 a Brescia venne costituita la divisione GNR Etna sotto il comando del generale Violante, con funzione anti-parà e anti-aerei.
Con le stesse funzioni si inizierà a costituire una seconda divisione GNR denominata Vesuvio.
La riorganizzazione del 1944 |
L'offensiva degli Alleati che portò allo sfondamento della Linea Gustav mise in evidenza i limiti sia politici sia strutturali della Guardia Nazionale Repubblicana, individuabili proprio in quel presidio del territorio che avrebbe dovuto rappresentare il punto di forza dell'organismo di sicurezza.
Alla fine di giugno la GNR subì una drastica compressione numerica, a causa dello scioglimento dei presidi territoriali e della palese inaffidabilità dei membri provenienti dai carabinieri, che cominciavano a essere disarmati e tradotti in prigionia dalle forze tedesche.
Disarmo, deportazione e scioglimento dei carabinieri |
Il 5 agosto i vertici tedeschi, una volta che ebbero capito che gli elementi della MVSN erano in minoranza e che spesso i carabinieri collaboravano (e in alcuni casi si univano) con la guerriglia partigiana, decisero di procedere con una generale azione di disarmo e cattura dei carabinieri stessi.
La decisione, presa e attuata sotto il diretto controllo tedesco, per quanto largamente prevedibile, ebbe risvolti drammatici: degli 11.000 carabinieri in servizio nell'estate del 1944, circa la metà furono catturati e deportati in Germania.
Dopo il 1º settembre 1944 – quando divenne effettivo il congedo deciso per tutti i carabinieri in servizio (paradossalmente escludendo dal provvedimento quelli deportati in Germania) – appena 1.400 ex carabinieri rimasero in servizio, impiegati nella burocrazia militare.
Il nuovo ordinamento della GNR |
In seguito alla scomparsa dell'Arma dei carabinieri, i reparti della GNR si trovavano a fronteggiare una profonda crisi: 35 000 uomini per i reparti territoriali, 11 000 tra Guardia Giovanile e allievi e meno di 5 000 per le formazioni autonome. Con il nuovo ordinamento cessarono le funzioni di polizia, diventando "prima Arma combattente dell'Esercito repubblicano".
L'indebolimento della GNR non fu solo sul piano numerico ma anche su quello del controllo del territorio: la maggior parte dei presidi territoriali furono sciolti perché presidiati in precedenza da carabinieri ora alla macchia o in Germania. Dal settembre 1944, quindi, la Repubblica Sociale Italiana di fatto non controllava più il territorio in modo radicato ed efficace.
Con gli effettivi risultanti dallo scioglimento dei presidi si poté tuttavia procedere alla profonda riorganizzazione della GNR, tramite[8] potenziamento dei reparti territoriali veri e propri, mentre si sopprimevano le scuole ufficiali e sottufficiali.
Già in precedenza la Guardia Giovanile Repubblicana era stata rinominata in Guardia Giovanile Legionaria, con la trasformazione in battaglioni d'assalto delle legioni e dei centri d'addestramento.
Il reparto di nuova costituzione di maggiore importanza fu la Divisione Etna, che coordinava i reparti impiegati in Germania nella FlaK (la contraerei) e i reparti antipartigiani alle dipendenze del generale tedesco Wolff. Non completò la costituzione invece l'altra unità prevista: la divisione "Vesuvio".
La Divisione Etna assorbì, in seguito, nove dei battaglioni d'assalto giovanili (destinati alla contraerea) e in ottobre cinque reparti operativi, quattro battaglioni d'assalto e il battaglione paracadutisti "Mazzarini".
Gli unici reparti autonomi rimasero la Legione M Guardia del Duce, la Legione Tagliamento Battaglione M, il Gruppo corazzato "Leonessa" e la Legione Carmelo Borg Pisani[9].
Fine della guerra |
Fra il 26 e il 27 aprile 1945 cessava la resistenza dei presidi della GNR rimasti nelle città.
I vari reparti sciolsero tra il 28 aprile e il 5 maggio 1945.
Alla fine del conflitto diverse centinaia di appartenenti alla GNR furono uccisi dalle forze partigiane nel confuso e violento periodo subito successivo al crollo della Repubblica di Salò[10].
Ordinamento della GNR |
- 1 Comando Generale
- 18 Ispettorati Regionali
- 94 Comandi Provinciali
- 94 Legioni (articolati su: raggruppamenti; gruppi di presidi; presidi; distaccamenti)
- 12 battaglioni OP (ordine pubblico)
- 82 compagnie OP (ordine pubblico)
- 5 battaglioni motorizzati
- 3 gruppi squadroni
- 1 scuola centrale (per corsi di perfezionamento)
- 2 scuole Allievi Ufficiali
- 2 scuole Allievi Sottufficiali
- 7 scuole di polizia specializzata
- 1 stabilimento armi e munizionamento
- 4 magazzini vestiario ed equipaggiamento
- 2 depositi vestiario ed equipaggiamento
- 1 banda
Milizie Speciali della Guardia Nazionale Repubblicana |
La GNR ebbe le seguenti Milizie Speciali:
Guardia Nazionale Repubblicana Ferroviaria, che contava 9 legioni.
Guardia Nazionale Repubblicana Portuaria, che contava 3 legioni.
Guardia Nazionale Repubblicana Post-telegrafonica, che contava una trentina di piccoli reparti.
Guardia Nazionale Repubblicana Montagna e Foreste, che contava 7 legioni.
Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera, che contava 5 legioni.
Guardia Nazionale Repubblicana Stradale, che contava alcuni piccoli reparti.
Gradi e insegne di grado |
Le insegne di grado della Guardia Nazionale Repubblicana seguivano i canoni posti dalla "Riforma Baistrocchi" del 1934: per gli ufficiali i gradi venivano mostrati sui paramani, i sottufficiali portavano i distintivi di grado sulle controspalline, i graduati sugli avambracci.
Ufficiali |
Esercito Nazionale Repubblicano | Guardia Nazionale Repubblicana | Insegna di grado |
---|---|---|
Generale | Generale | |
Tenente Generale | Tenente Generale | |
Maggior Generale | Maggior Generale | |
Colonnello | Colonnello | |
Tenente Colonnello | Tenente Colonnello | |
Maggiore | Maggiore | |
Capitano | Capitano | |
Tenente | Tenente | |
Sottotenente | Sottotenente |
Sottufficiali e truppa |
Esercito Nazionale Repubblicano | Guardia Nazionale Repubblicana | Insegna di grado |
---|---|---|
Maresciallo maggiore | Primo aiutante | |
Maresciallo capo | Aiutante capo | |
Maresciallo ordinario | Aiutante | |
Sergente maggiore | Brigadiere | |
Sergente | Vice Brigadiere | |
Caporale maggiore | - | |
Caporale | Milite scelto | |
Appuntato | - | |
Soldato | Milite |
Status di legittimi combattenti |
La situazione nel dopoguerra |
Con la fine della guerra le truppe italiane combattenti al servizio della R.S.I. vennero considerate formate da cittadini italiani militarmente inquadrati che avevano prestato "aiuto militare al nemico" o "aiuto al nemico nei suoi disegni politici" e pertanto responsabili di reati punibili ai sensi del vigente Codice di procedura militare di guerra: con ciò escludendo che tali cittadini potessero essere considerati militari belligeranti, in quanto da considerare piuttosto ribelli nei confronti dello Stato legittimo costituito dal Regno del Sud, rappresentante la continuità legale dello Stato italiano e come tale riconosciuto all'epoca, oltre che dai paesi Alleati, anche dalla totalità delle nazioni neutrali.[11].
Il 7 febbraio 1946, la Corte di cassazione proscioglie da ogni addebito, in blocco, gli ufficiali superiori della Guardia nazionale repubblicana accusati come camicie nere, stabilendo che “sono formazioni di camicie nere con funzioni politico-militari le squadre d'azione di camicie nere (brigate nere) che, giusta decreto istitutivo, rappresentavano la ‘struttura politico-militare del partito', e non già le formazioni della Guardia nazionale repubblicana, modellata sull'ordinamento dell'Arma dei Regi Carabinieri”.[12]
La condizione dei combattenti della RSI venne sanzionata con il decreto legislativo 4 marzo 1948, n. 137. La Corte di Cassazione, anche a Sezioni Unite, ha sempre in tale senso ritenuto legittime una lunga serie di condanne per i delitti di aiuto militare al nemico (art. 51 C. p. mil. guerra) e di aiuto al nemico nei suoi disegni politici (art. 58).
Infine, con la sentenza del 26 aprile 1954 n. 747, il Tribunale supremo militare “riconosceva ai soldati della Repubblica sociale italiana (RSI) la qualifica di militari combattenti”, negandola viceversa ai partigiani (i quali peraltro in quanto appartenenti al Corpo Volontari della Libertà risultano formalmente inquadrati nelle forze armate italiane[13]).
Proposte di legge |
Con esplicito riferimento a tale unica sentenza, nella XIV legislatura del Senato fu presentato il disegno di legge n. 2244 ("Riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana"). Esso sin dalla sua relazione introduttiva – e poi nella relazione all'Assemblea – ruotava intorno al dato formale su cui si fondò la sentenza n. 747 del 1954: le Convenzioni dell'Aja e di Ginevra, in virtù delle quali non si potrebbe prescindere dal “principio dell'eguaglianza tra i belligeranti”, secondo il quale il diritto bellico si applica tanto all'aggressore quanto all'aggredito, ambedue uguali dinanzi alle leggi di guerra.
Il testo, in quanto di fatto poneva le premesse per il paradossale riconoscimento postumo da parte dello Stato Italiano dell'esercito nazionale della RSI che contro di esso aveva combattuto, provocò una sollevazione da parte dell'opposizione politica al governo dell'epoca e da parte dell'ANPI e alla fine fu abbandonato.
Successivamente, partendo da una generica proposta avanzata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, volto a dare un riconoscimento sul modello dei Cavalieri di Vittorio Veneto ai combattenti inquadrati nelle forze dell'Esercito italiano nella 2ª guerra mondiale, nel corso della XVI Legislatura venne presentato il disegno di Legge n. 1360 del 23 giugno del 2008, che assumeva una prospettiva più "paritaria" rispetto a quello presentato nella precedente XIV legislatura, intendendo attribuire indistintamente a tutti i partecipanti alla seconda guerra mondiale - fascisti o meno - “un riconoscimento analogo a quello attribuito dalla legge 18 marzo 1968, n. 263 ai combattenti della guerra 1914-18”. A tal fine, l'articolo 1 della proposta di legge istituisce un nuovo ordine onorifico, l'Ordine del Tricolore, comprendente l'unica classe di cavaliere. La nuova onorificenza sarebbe dovuta essere conferita:
- a tutti coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-45 e invalidi o nelle formazioni armate partigiane o gappiste regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà;
- ai combattenti della guerra 1940-45;
- ai mutilati e invalidi della guerra 1940-45 titolari di pensione di guerra;
- agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o prigionia;
- ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945;
prevedendo la corresponsione di un assegno vitalizio ai superstiti e la compresenza nel consiglio dei reggenti dell'Ordine, accanto ai rappresentanti militari delle Istituzioni repubblicane, delle Associazioni combattentistiche e al presidente dell'ANPI, del presidente dell'Istituto storico della Repubblica Sociale italiana.
Peraltro la stessa Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana, in quanto rivendicante lo status di combattenti "legittimi a differenza dei partigiani", ha dichiarato il proprio disinteresse al disegno di legge[14].
La Proposta di legge, per conseguenza dell'invito alla coerenza rivolto pubblicamente da Dario Franceschini a Silvio Berlusconi a seguito del discorso commemorativo della Resistenza tenuto da quest'ultimo a Onna il 25 aprile, è stata ritirata dal primo firmatario, il deputato Lucio Barani, il 28 aprile 2009.
Note |
^ P.Marzetti, Uniformi e Distintivi dell'Esercito Italiano 1933-1945, Albertelli Editore, Parma 1981.
^ fino al novembre 1943.
^ Il decreto definitivo è stato emesso il 24 dicembre (cfr Giorgio Pisanò, Gli ultimi in Grigioverde, p. 1736) e retrodatato al 20 novembre dello stesso anno (Cfr. Carlo Cucut, Le Forze Armate della RSI, p. 170).
^ Decreto Legislativo del Duce n. 913 e 921, rispettivamente del 24 e del 18 dicembre 1943.
^ La strage di Vallucciole e Stia.
^ Storia Illustrata - la Repubblica di Salò, Ugoberto Alfassio Grimaldi, n° 200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore.
^ Nell'uniforme turchina dei Carabinieri il passaggio nella GNR si limitò ad essere simboleggiato dall'asportazione delle stellette delle regie Forze Armate dai loro alamari.
^ Le Forze Armate della RSI - Pier Paolo Battistelli, Andrea Molinari, p.122.
^ Le Forze Armate della RSI - Pier Paolo Battistelli, Andrea Molinari, p.123.
^ Secondo Giorgio Pisanò i caduti della GNR assommerebbero complessivamente a 6660 fra morti in combattimento e uccisi dopo la fine della guerra. Cfr. op. cit. pp. varie. L'ultimo caduto (n. 6660) è a p. 2267.
^ Art. 5 del Decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1944 n. 159 (sostitutivo di precedente Regio decreto legislativo 26 maggio 1944 n. 134), che punisce a norma delle disposizioni del Codice penale militare di guerra chiunque abbia commesso o commetta delitti contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato, con qualunque forma di intelligenza o corrispondenza o collaborazione col tedesco invasore, di aiuto e di assistenza a essa prestata. In particolare si può citare la sentenza nella massima sede giuridica ammessa nel nostro ordinamento, la risoluzione di un conflitto di giurisdizione, ad opera delle Sezioni Unite penali, che il 7 luglio 1945 (presidente e relatore Aloisi, p.g. con conclusioni conformi Lattanzi), si pronunciarono in senso nettamente contrario al riconoscimento della "belligeranza" delle forze armate fasciste repubblicane.
^ Copia archiviata, su archivioguerrapolitica.org. URL consultato il 21 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015)..
^ Legge del 21 marzo 1958, n. 285 (Riconoscimento giuridico del Corpo volontari della libertà).
^ Congresso nazionale dell'Unione, celebrato a Latina il 3 e 4 aprile 2009.
Bibliografia |
- Nino Arena, RSI: Forze armate della Repubblica sociale italiana: la guerra in Italia 1943, Albertelli editore, 1999.
- Pietro Cappellari, La Guardia della Rivoluzione. La Milizia fascista nel 1943: crisi militare - 25 Luglio - 8 Settembre - Repubblica Sociale, Herald Editore, Roma 2012
Voci correlate |
- Corpo di Polizia Repubblicana
- Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera
- Milizia Difesa Territoriale
- Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
- Esercito Nazionale Repubblicano
Collegamenti esterni |
- Le emissioni postali della G.N.R., su storia-postale-rsi.blogspot.com.
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