Umberto Bossi




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Umberto Bossi

Umberto Bossi datisenato 2018.jpg



Presidente a vita della Lega Nord
In carica
Inizio mandato
5 aprile 2012
Predecessore

Angelo Alessandri


Segretario federale della Lega Nord
Durata mandato
4 dicembre 1989 –
5 aprile 2012
Predecessore

carica creata
Successore

Roberto Maroni

Segretario nazionale della Lega Lombarda
Durata mandato
12 aprile 1984 –
12 dicembre 1993
Predecessore

carica creata
Successore

Luigi Negri


Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione
Durata mandato
11 giugno 2001 –
19 luglio 2004
Presidente

Silvio Berlusconi
Predecessore

Antonio Maccanico
Successore

Roberto Calderoli


Ministro per le riforme per il federalismo
Durata mandato
8 maggio 2008 –
16 novembre 2011
Presidente

Silvio Berlusconi
Predecessore

Vannino Chiti
Successore

Gaetano Quagliariello


Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato
2 luglio 1987 –
22 aprile 1992
Legislature

X
Gruppo
parlamentare

Lega Lombarda

Circoscrizione

Lombardia

In carica
Inizio mandato
23 marzo 2018
Legislature

XVIII
Gruppo
parlamentare
Lega Salvini Premier - Partito Sardo d'Azione

Circoscrizione

Lombardia

Collegio

Varese

Sito istituzionale


Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato
23 aprile 1992 –
19 luglio 2004
Incarichi parlamentari

Membro

  • Commissione per le relazioni economiche esterne dal 21 luglio 1994 al 15 gennaio 1997

  • Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Cipro dal 17 novembre 1994 all'11 luglio 1995

  • Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Cipro dal 12 luglio 1995 al 15 gennaio 1997

  • Commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione e i mezzi di informazione dal 16 gennaio 1997 al 19 luglio 1999

  • Commissione giuridica e per il mercato interno dal 21 luglio 1999 al 4 ottobre 1999

  • Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Lettonia dal 29 settembre 1999 al 10 giugno 2001

  • Commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia dal 4 ottobre 1999 al 10 giugno 2001

  • Commissione per lo sviluppo regionale dal 21 luglio 2004 al 7 novembre 2006

  • Delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare UE-Moldavia dal 15 settembre 2004 al 18 novembre 2004

  • Commissione per lo sviluppo regionale dall'8 novembre 2006 al 14 gennaio 2007

  • Commissione per lo sviluppo regionale dal 15 gennaio 2007 al 30 gennaio 2007

  • Commissione per lo sviluppo regionale dal 31 gennaio 2007 al 28 aprile 2008

  • Delegazione per le relazioni con la Penisola coreana dal 15 marzo 2007 al 28 aprile 2008


Membro sostituto



  • Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa dal 21 luglio 1994 al 15 gennaio 1997

  • Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale dal 16 gennaio 1997 al 19 luglio 1999

  • Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Cipro dal 16 gennaio 1997 al 19 luglio 1999

  • Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni dal 22 luglio 1999 al 10 giugno 2001

  • Commissione per l'occupazione e gli affari sociali dal 21 luglio 2004 al 26 aprile 2006

  • Commissione per i bilanci dal 31 luglio 2007 al 28 aprile 2008

  • Delegazione per le relazioni con il Consiglio legislativo palestinese dal 25 aprile 2007 al 28 aprile 2008



Durata mandato
29 aprile 2008 –
22 marzo 2018
Legislature

XI, XII, XIII, XIV, XVI, XVII
Gruppo
parlamentare

Lega Nord Padania
Coalizione

Centro-destra

Circoscrizione
IV Lombardia 2 (XIII); III (Lombardia 1) (XIV, XVI, XVII)

Collegio
Milano (XI), 3 - Milano 3 (XIV)

Sito istituzionale


Eurodeputato
Legislature

IV, V, VI
Gruppo
parlamentare

Gruppo del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori

Sito istituzionale

Dati generali
Partito politico

Partito Comunista Italiano (1975-1976)
Lega Lombarda
(dal 1982)
Lega Nord (dal 1989)
Tendenza politica

Indipendentismo padano
Federalismo
Settentrionalismo
Regionalismo
Autonomismo lombardo
Euroscetticismo
Titolo di studio
Perito elettronico
Professione
Giornalista

Umberto Bossi (Cassano Magnago, 19 settembre 1941) è un politico italiano, già ministro, deputato ed europarlamentare, ora senatore della Repubblica, fondatore del movimento politico Lega Nord per l'indipendenza della Padania (di cui è stato segretario federale fino al 5 aprile 2012),[1] è stato Ministro delle Riforme per il Federalismo.


È stato eletto per la prima volta al Senato nel 1987 (X legislatura), fatto per il quale ancora oggi è soprannominato, in lombardo, il Senatùr. Dal 1992 ha ricoperto per sei volte la carica di deputato (XI, XII, XIII, XIV, XVI e XVII) e nuovamente senatore (XVIII). Per tre volte ha ricoperto la carica di parlamentare europeo.


È entrato nel governo per la prima volta nel 2001, quando fu nominato Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione nel Governo Berlusconi II.


Il 5 aprile del 2012, a seguito dello scandalo della distrazione di fondi del partito a favore della sua famiglia,[2][3] ha rassegnato le dimissioni da segretario della Lega Nord, carica che aveva assunto nel 1989. Dopo questi fatti ha ricoperto un ruolo più marginale all'interno del partito, del quale rimane comunque Presidente a vita.




Indice






  • 1 Biografia


    • 1.1 Gli anni giovanili


    • 1.2 Gli inizi dell'impegno in politica


    • 1.3 La Lega Nord


      • 1.3.1 La breve alleanza con Forza Italia (1994)


      • 1.3.2 Gianfranco Miglio consigliere di Bossi


      • 1.3.3 Dall'opposizione al governo


      • 1.3.4 La malattia e il rientro in politica


      • 1.3.5 Manifestazioni leghiste


      • 1.3.6 Le dimissioni da segretario federale della Lega


      • 1.3.7 Il ritorno e la sconfitta contro Salvini




    • 1.4 Vita privata




  • 2 Controversie e procedimenti giudiziari


    • 2.1 ENIMONT


    • 2.2 Fatti di via Bellerio


    • 2.3 Vilipendio alla bandiera


    • 2.4 Vilipendio al Capo dello Stato


    • 2.5 Diffamazione dei magistrati


    • 2.6 Attentato ai diritti politici dei cittadini


    • 2.7 Centomila bergamaschi armati


    • 2.8 Scandalo dei rimborsi elettorali


    • 2.9 Appropriazione indebita




  • 3 Opere su Umberto Bossi


  • 4 Opere


  • 5 Note


  • 6 Bibliografia


  • 7 Voci correlate


  • 8 Altri progetti


  • 9 Collegamenti esterni





Biografia |



Gli anni giovanili |


Nasce da Ambrogio (1900-1989) e Ida Valentina Mauri (1918-2013[4]). Il padre faceva l'operaio tessile a Gallarate, la madre la portinaia. Umberto è il figlio primogenito: dopo di lui nascono Franco (1947) e Angela (1951).


In quegli anni consegue l'attestato di tecnico elettronico presso la scuola per corrispondenza Radio Elettra.[5]
Sul profilo pubblicato tanto sul sito della Camera dei Deputati[6] quanto sul sito ufficiale della Lega Nord Bossi dichiara di essere in possesso del Diploma di maturità scientifica. Questo è quanto scritto sul sito della Lega Nord: «Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di Medicina di Pavia, ove esercita anche la professione di tecnico elettronico applicato alla medicina.»[7]
Cambia mestiere più volte. È lo stesso Bossi a dichiarare: «Ho fatto l'operaio, il perito tecnico, ho lavorato nell'informatica, ho studiato medicina a Pavia, ho insegnato matematica e fisica».[8]



Gli inizi dell'impegno in politica |


Esistono diverse testimonianze della militanza a sinistra di Umberto Bossi negli anni giovanili, anche se non fu un sessantottino. Nei primi anni settanta ha militato, in rapida successione, nel gruppo comunista de il manifesto, nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo, di estrema sinistra, nell'ARCI e nei movimenti ambientalisti.[9]


Nel 1975 risulta iscritto al Partito Comunista Italiano, previo versamento di un contributo d'iscrizione presso la sezione locale di Verghera di Samarate. Dai registri ufficiali dell'organizzazione risulta essere registrato in qualità di medico, pur non avendo mai conseguito il titolo abilitante all'esercizio della professione[10][11] (al riguardo, alcuni articoli giornalistici, suffragati dalla dichiarazione della prima moglie Gigliola Guidali, suggeriscono che avrebbe lasciato credere di svolgere la professione medica per un certo lasso di tempo).[11][12][13][14][15]


Inizialmente negata la militanza comunista, lo stesso ammetterà che per alcuni mesi fra il 1974 e 1975 fu impegnato in un'iniziativa di solidarietà del Partito Comunista Italiano di Verghera di Samarate, collaborando all'organizzazione di una raccolta di fondi a sostegno dei dissidenti di Augusto Pinochet, il generale cileno che aveva instaurato nel Paese una dittatura militare,[10][13] il conferimento della tessera potrebbe essere avvenuto per l'impegno svolto a favore del partito.[16]


Il suo incontro con le idee autonomiste e federaliste avvenne per caso a 38 anni, nel 1979: un giorno, entrando in facoltà a Pavia, notò un avviso dell'Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d'Aosta. Conobbe il leader Bruno Salvadori. Bossi decise immediatamente di unirsi alla sua causa e si attivò per la creazione di una rete di movimenti autonomisti dell'Italia settentrionale. Nello stesso anno conobbe Roberto Maroni, con cui cominciò un lungo sodalizio politico.





L'esperienza discografica

Umberto Bossi a vent'anni, nel 1961.

Umberto Bossi ebbe una breve esperienza come cantautore, col nome d'arte di Donato.
Nel 1961 Bossi partecipò insieme al suo complesso al Festival di Castrocaro dove venne bocciato in semifinale perché «troppo triste».[17]
Accompagnato dall'orchestra di D. U. Mazzucchelli sempre incise nel 1961 per la Caruso, l'etichetta del maestro Vitaliano Caruso, un disco 45 giri con i brani Ebbro (boogie woogie) e Sconforto (rock-slow), dei quali era autore con Mazzucchelli.[18][19]


Bossi è stato anche autore di poesie in dialetto. Una di queste, Scioperu in dur Baset (Sciopero alla Bassetti), fu pubblicata nel gennaio 1982 su Ul bartavèll, rivista politico-culturale varesina. Bossi frequentava gli incontri organizzati dal circolo filologico locale sulla storia e gli idiomi del territorio. In una conferenza, dove parlava di glottologia, conobbe Manuela Marrone, che divenne la sua seconda moglie.



Bossi partecipa, inviato da Salvadori, alle riunioni dell'Unione ossolana per l'autonomia (U.O.P.A.), movimento autonomista della Val d'Ossola. Ispirato dall'attività di tale movimento, nel 1980 Bossi crea la sua prima sigla politica: l'Unione Nord Occidentale Lombarda per l'Autonomia (U.N.O.L.P.A.); sceglie questo acronimo "anche per assonanza con la sigla UOPA"[20].


Insieme con Salvadori e Maroni fonda la società editoriale Nord Ovest, che edita la rivista Nord Ovest: «Mi misi con lui [Salvadori] a fare il giornale, però non avevo ancora deciso di dedicarmi solo al federalismo».[21]


L'8 giugno 1980 Salvadori muore in un incidente automobilistico, lasciando Bossi a ripianare da solo i debiti del giornale. «Mi mancava qualche esame alla laurea, ma decisi di buttare tutta la mia vita per togliermi quel chiodo».[8][22]


Nel 1982 Bossi crea assieme a Roberto Maroni e Giuseppe Leoni la Lega Autonomista Lombarda, di cui viene eletto segretario nazionale. Per diffondere le idee autonomiste crea un nuovo giornale: Lombardia Autonomista. Il primo numero esce nel marzo 1982 come supplemento di Rinascita Piemontese. Bossi si presenta alle elezioni politiche del 1983 in alcune circoscrizioni della Lombardia insieme ad altri autonomisti sotto il simbolo della Lista per Trieste, senza essere eletto (nella circoscrizione Varese-Como-Sondrio ottiene 157 preferenze: «Sapevo che lo facevo solo per portare la valigia e fare esperienza.»[8])


Il 12 aprile 1984 Bossi fonda la Lega Lombarda di cui sarà segretario fino al 1993, prima di dar vita al progetto della Lega Nord e lasciare la Lega Lombarda nelle mani del nuovo segretario Luigi Negri. Firmano l'atto di fondazione, davanti a un notaio di Varese: Umberto Bossi, la sua compagna Manuela Marrone, Pierangelo Brivio, Giuseppe Leoni, Marino Moroni ed Enrico Sogliano. Manuela Marrone mise a disposizione la propria abitazione per le riunioni del movimento[23]. La neonata formazione partecipa alle elezioni europee che si tengono in quell'anno in alleanza con altri movimenti regionali e autonomisti, quali la Liga Veneta, il Partito del Popolo Trentino Tirolese e il Moviment d'Arnàssita Piemontèisa, sotto il nome della coalizione Liga veneta - Unione per l'Europa Federalista. Bossi ottiene 1.630 preferenze.[8]


.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}Alle elezioni amministrative del 1985 la Lega elegge i primi rappresentanti nei comuni di Varese e Gallarate e nella provincia di Varese.[senza fonte] Non ha successo invece alle elezioni regionali. Alle elezioni politiche del 1987 Bossi viene eletto per la prima volta al Senato della Repubblica, fatto che gli valse il soprannome di senatùr ("senatore" in dialetto varesotto).



La Lega Nord |


Alla fine degli anni ottanta, visto anche il progressivo successo della Lega a livello regionale, porta avanti il suo progetto politico di unire i vari movimenti politici autonomisti dell'Italia settentrionale (Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Partito Autonomista Trentino Tirolese, Uniùn Ligure, Lega Emiliano Romagnola, Alleanza Toscana), che si traduce nella creazione dell'Alleanza Nord alle elezioni europee del 1989. Il 4 dicembre di quell'anno Bossi fonda la Lega Nord, di cui è nominato segretario federale al raduno di Pontida[24][25].




Umberto Bossi a Pontida nel 1990


Alle elezioni politiche del 1992 Bossi viene rieletto, questa volta alla Camera, con 240 523 preferenze, una delle cifre più alte di tutta Italia. Il 1992 è anche l'anno in cui esplode Tangentopoli, un evento epocale che vede Bossi inizialmente fra i più convinti sostenitori del "pool di Milano", cioè dei magistrati della Procura meneghina intenti a indagare sui fenomeni di corruzione. Ma anche Bossi in persona e la sua Lega vengono coinvolti nel 1993 per una questione legata a un finanziamento illecito di duecento milioni di lire, ricevuti dagli allora dirigenti del colosso chimico Montedison.[26]
Fino ad allora Bossi sostenne la linea del Pool di Milano, partecipando a una manifestazione con MSI, PDS e Verdi. Emblematica fu, alla Camera dei deputati, l'agitazione di una corda a forma di cappio da parte di Luca Leoni Orsenigo.


Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont, Bossi ammette il finanziamento illecito tramite una tangente ricevuta dalla Montedison[27][28]. Nel 1995 viene condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti a 8 mesi,[29] pena confermata in appello nel 1997[30] e Cassazione l'anno dopo.[28][31].



La breve alleanza con Forza Italia (1994) |




Bossi in canottiera


Nello stesso anno crea al Nord con Forza Italia (partito politico fondato nel 1994 dall'imprenditore milanese Silvio Berlusconi) la coalizione elettorale denominata Polo delle Libertà, che assieme al Movimento Sociale Italiano vince le elezioni.


Il 24 agosto 1994 Bossi appare in TV da Porto Cervo per rilasciare delle dichiarazioni politiche in canottiera.[32] L'inusualità della veste lo renderà molto popolare.[33][34]


Il governo Berlusconi viene sfiduciato il 22 dicembre 1994. In quell'occasione Bossi stacca il suo partito dalla coalizione presentando una mozione di sfiducia.[35] L'atto viene denominato dai mass media "ribaltone".



Gianfranco Miglio consigliere di Bossi |


Nel 1990 cominciò un rapporto di collaborazione tra Umberto Bossi e Gianfranco Miglio, emerito professore dell'Università Cattolica di Milano e insigne studioso dei sistemi politici, convinto federalista. Nel 1992 Miglio fu eletto al Senato come indipendente nelle file della Lega. Il suo impegno politico fu finalizzato all'elaborazione di un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del nord o Padania, del centro o Etruria, del sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale).


Miglio presentò i punti salienti del progetto al congresso del partito ad Assago nel 1993. Il Decalogo di Assago venne fatto proprio dalla Lega Nord solo marginalmente: Bossi preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo Stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. La crepa nei rapporti tra il Profesùr e il Senatùr si acuì dopo le elezioni del 1994, quando Miglio si mostrò contrario sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto.[36] Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (...) Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone».[37]


Il giorno dopo, 16 maggio 1994, Miglio lascia la Lega Nord, a suo avviso responsabile di aver abbandonato la spinta federalista-secessionista per seguire una politica di contrattazione con lo Stato centrale, che di fatto la inserisce pienamente nel sistema di potere partitico “romano”.[38] Di Bossi dice esplicitamente: «Spero proprio di non rivederlo più. (...). Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario».[39] Il giorno stesso Miglio uscì dal gruppo leghista e si iscrisse al Gruppo Misto. Il 1º giugno Miglio fondò un proprio partito, l'«Unione Federalista». Quell'anno il Profesùr pubblicò un libro in cui raccontò l'esperienza appena conclusasi nella Lega (Io, Bossi e la Lega, Mondadori, 1994).



Dall'opposizione al governo |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Indipendentismo padano.



Umberto Bossi nel 1996


Nel 1995 Bossi sceglie come inno della Lega il Va' pensiero di Verdi.[40] Da allora in poi il Va' pensiero viene eseguito in tutte le manifestazioni della Lega.


Bossi porta la Lega alle elezioni politiche del 1996 da sola, senza alleati. I voti salgono al 10,8% a livello nazionale (29% in Veneto, 26% in Lombardia, 18% in Piemonte). Il 15 settembre, forte del consenso elettorale, Bossi, libero dall'agenda del governo e pure da quella dell'opposizione, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po, partendo dalla sua sorgente in Piemonte e arrivando a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi verde in campo bianco, e proclama provocatoriamente l'indipendenza della Repubblica Federale della Padania leggendo una dichiarazione che affermava «Noi Popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale, indipendente e sovrana...».[41]


Nello stesso periodo crea un'assise politica a Mantova denominata Parlamento del Nord (e successivamente Parlamento della Padania) e l'anno successivo porta oltre 6 milioni di persone (cifra dichiarata da organi leghisti) a votare sotto i gazebo per il primo Governo della Padania. Durante questa fase, ritenendo opportuno dar voce e spazio alla cultura padana, fonda alcuni mezzi di comunicazione, come il quotidiano La Padania, Radio Padania e TelePadania. Bossi ricopre l'incarico di direttore politico del quotidiano.


I rapporti con Silvio Berlusconi continuano a essere tesi. Dalle pagine della Padania, il leader di Forza Italia viene accusato di collusione con la mafia.[42]


All'opposizione durante il governo di centro-sinistra (Prodi 1996-98; D'Alema I e bis 1998-2000 e Amato 2000-2001), Bossi riallaccia i rapporti col Polo di centro-destra in occasione delle elezioni regionali del 2000, costituendo l'anno successivo una nuova coalizione chiamata Casa delle Libertà. L'alleanza vince le elezioni politiche del 2001 (13 maggio), anche se i voti della Lega Nord scendono dal 10% al 3,9%.[43] Bossi entra nel governo assumendo l'incarico di Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione.


Umberto Bossi si è sempre schierato contro le adozioni gay. Nel settembre 2000 ha affermato che «la Lega Nord è assolutamente contraria alle adozioni artificiali che fanno parte della famiglia artificiale».[44]



Sempre nel settembre 2000, durante un comizio a Venezia, Bossi affermò:.mw-parser-output .citazione-table{margin-bottom:.5em;font-size:95%}.mw-parser-output .citazione-table td{padding:0 1.2em 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang{vertical-align:top}.mw-parser-output .citazione-lang td{width:50%}.mw-parser-output .citazione-lang td:first-child{padding:0 0 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang td:nth-child(2){padding:0 1.2em}





«I poteri occulti hanno tentato di far passare in Europa, con l'appoggio dei comunisti e delle lobby gay, l'affidamento dei bambini in adozione alle coppie omosessuali. Non abbiamo niente contro gli omosessuali, ma lanciamo un monito alla nuova famiglia Addams. Guai, Europa! Giù le mani dai bambini, sporcaccioni!»




Successivamente Bossi tornò sull'argomento:





«I poteri forti sostengono la famiglia omosessuale. Non possono fare figli, e quindi si scardinano i valori. E la sinistra, i nazisti rossi, non amano la famiglia tradizionale. Alleati con i banchieri e i poteri forti, sognano l'utopia.»



Nei mesi successivi, la Lega Nord raccolse le firme contro il progetto europeo che voleva riconoscere le adozioni per i gay.



La malattia e il rientro in politica |




Umberto Bossi (al centro) nel 2005 al rientro dopo la malattia, parla a un incontro del Movimento Giovani Padani con lui Giancarlo Giorgetti e Rosy Mauro


La mattina dell'11 marzo 2004 è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale; le condizioni cliniche di Bossi destarono notevoli preoccupazioni fin dall'esordio (in urgenza fu portato nell'Ospedale Fondazione Macchi di Varese). Le circostanze in cui si è verificato l'ictus sono, tutt'oggi, fonte di discussioni e varie congetture mai, peraltro, verificate. La riabilitazione lo ha costretto a una lunga degenza ospedaliera presso la clinica Hildebrand di Brissago, nel Canton Ticino in Svizzera tenuta per lungo tempo (ben 51 giorni) segreta[45] e a una faticosa convalescenza, poi conseguentemente a una lunga interruzione dell'attività politica. Gli sono vicini la moglie Manuela e i figli, la segretaria del Sindacato Padano Rosy Mauro, l'allora Presidente della Provincia di Varese Marco Reguzzoni[46].


Nonostante le condizioni di salute (l'emiparesi, conseguenza dell'ictus, gli ha lasciato un braccio indebolito, difficoltà a camminare e parlare da cui non si è mai completamente ripreso) è candidato come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Per il seggio di Strasburgo ha lasciato la carica di deputato italiano.


Lo si rivedrà solo il 19 settembre nella sua casa a Gemonio[47] e tornerà in pubblico gradualmente[48] prima partecipando il 28 febbraio 2005 nella sede della Lega in via Bellerio a Milano all'inaugurazione dell'asilo nido interno,[49] poi il 6 marzo tiene il suo primo comizio dopo l'ictus nella casa dell'esilio di Carlo Cattaneo a Castagnola,[50] quindi il 19 giugno 2005 è in uno dei tradizionali raduni di Pontida[51][52], ma solo dal 15 novembre ritornerà a far politica a Roma ripresentandosi al Senato.[53][54]


Alla manifestazione di Castagnola (che ha fatto discutere nell'ambiente ticinese[senza fonte]) prende parte anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (legato a Bossi da un patto di leale collaborazione chiamato dai media «asse del Nord»), il ministro Roberto Calderoli, il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, il Ministro del Lavoro e politiche sociali Roberto Maroni e una delegazione della Lega dei Ticinesi, movimento politico localista a ispirazione cantonale elvetico guidato dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca[55]. Bossi parlerà tre volte per un totale di 15 minuti[56].


Nella primavera 2006, in occasione delle elezioni politiche, interviene personalmente a comizi e incontri pubblici a sostegno dei candidati leghisti al Parlamento e alle successive elezioni amministrative. Eletto deputato quale capolista della Lega Nord Padania-Movimento per l'Autonomia, rifiuta il posto per rimanere al Parlamento europeo.


Nel 2008 viene rieletto alla Camera e si dimette dal Parlamento Europeo.
Nominato ministro delle Riforme istituzionali nel governo Berlusconi IV, Bossi nel 2009 presenta la legge delega per la riforma del federalismo fiscale.



Manifestazioni leghiste |




Discorso di Bossi alla festa dei popoli padani a Venezia nel 2012


Il 17 settembre del 2006, in occasione del decennale della dichiarazione d'indipendenza della Padania, dal palco galleggiante in Riva degli Schiavoni a Venezia, lancia l'idea di riaprire il Parlamento del Nord, quale punto di contatto fra il cittadino e le istituzioni centrali, e della necessità di un rinnovamento della classe dirigente leghista nella direzione dei giovani.


Il 2 febbraio del 2007 partecipa ai lavori di riapertura del Parlamento del Nord a Vicenza. L'assise padana è tornata a riunirsi mensilmente nella città veneta. Verso la fine dell'agosto 2007, è tornato a far parlare di sé a causa di una esternazione relativa alla protesta fiscale da lui stesso ideata per far cadere il governo Prodi, affermando: "C'è sempre una prima volta per prendere in mano i fucili", ma anche: "Se la Lombardia non paga, l'Italia muore in 5 giorni".


Il 5 gennaio del 2008, Bossi coglie l'occasione d'incontrare il presidente cantonale della Lega dei Ticinesi Giuliano Bignasca, dopo una visita al cardiocentro di Lugano, al fine di discutere delle problematiche politiche dell'area insubre. La riunione si tiene presso il Grott dal Prévat di Bosco Luganese. Alla riunione partecipano anche il Consigliere di Stato ticinese Marco Borradori e il deputato Norman Gobbi. Per la Lega Nord è presente il Presidente della Provincia di Como Leonardo Carioni.




Militanti leghisti assistono al raduno di Pontida nell'aprile 2013


Si parla soprattutto di trasporti e in particolare del prolungamento della NTFA oltre la frontiera e dei progetti per l'aeroporto lombardo della Malpensa. Gli Svizzeri decidono di partecipare con una delegazione della loro Lega alla manifestazione federale dei Lumbard programmata per il 10 febbraio contra la possibilità di declassamento dell'aeroporto e la vendita dell'Alitalia alla compagnia di bandiera francese Air France.


Il 20 luglio 2008, parlando al congresso della Liga Veneta a Padova, citando una traccia dell'inno di Mameli - dove si dice Ché schiava di Roma - punta a tal proposito il dito medio esprimendo il suo dissenso alla schiavitù della Padania. Inoltre, in riferimento anche alla bocciatura del figlio Renzo agli esami di maturità per il secondo anno consecutivo, esorta a una riforma scolastica, da fare dopo quella federalista, dove non sia previsto l'insegnamento da "Gente (gli insegnanti) non dal nord", accusata di "martoriare" gli studenti settentrionali.[57]




Discorso di Bossi alla festa dell' orgoglio leghista di Bergamo


Il 13 settembre 2009 a Venezia, durante la festa dei popoli padani, annuale festa della Lega Nord, durante il comizio davanti a decine di migliaia di militanti, sostenitori e simpatizzanti, dice: "il federalismo non basta più, la Padania un giorno sarà uno stato libero, indipendente e sovrano; saremo liberi con le buone o con le meno buone. I padani non hanno paura del carcere per ottenere la loro libertà!"[58]



Le dimissioni da segretario federale della Lega |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Lega Nord § Il caso Belsito e le dimissioni di Bossi.



Umberto Bossi nel 2013


Il 5 aprile 2012 si dimette da segretario federale del partito dopo l'inchiesta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria dalla quale parrebbe che parte dei soldi della Lega Nord siano stati utilizzati dalla famiglia Bossi[59][60]. Nel corso del medesimo Consiglio Federale durante il quale rassegna le proprie dimissioni, viene nominato Presidente della Lega Nord, succedendo a Angelo Alessandri.
Nel ruolo di Segretario federale, gli succede un triumvirato composto da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago[61], fino alla celebrazione del congresso federale svoltosi nelle giornate di sabato 30 giugno e domenica 1º luglio[62].



Il ritorno e la sconfitta contro Salvini |


Dopo le dimissioni da segretario, Bossi si allontana dalla scena politica diradando le sue apparizioni pubbliche. Dopo quasi un anno di totale scomparsa, ritorna nella scena politica al Raduno di Pontida del 2013.


Candidatosi alle primarie della Lega Nord, il 7 dicembre viene sconfitto dall'avversario Matteo Salvini che ha ottenuto l'82% dei voti.[63]


Alle elezioni politiche del 2018 viene ricandidato dalla Lega al Senato.



Vita privata |


Il 31 agosto 1975 Bossi si sposa con Gigliola Guidali, commessa di Gallarate, sua compagna da cinque anni. Bossi ha 34 anni e non ha, all'epoca, un lavoro fisso. È iscritto alla Facoltà di Medicina dell'Università di Pavia. Nel 1979 i coniugi Bossi hanno un figlio, Riccardo. La moglie dà al marito un ultimatum: un lavoro stabile è necessario per portare avanti la famiglia. Nel 1982, Gigliola Guidali chiede e ottiene la separazione. Più tardi, in un'intervista, raccontò di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore, dicendole «ciao amore, vado in ospedale», senza essersi però mai laureato;[64] al marito mancano infatti sei esami.[65] Nel 1994 Bossi si è sposato in seconde nozze con Manuela Marrone, di origini siciliane,[66] cofondatrice della Lega Lombarda, dalla quale ha avuto tre figli: Renzo (1988) detto, suo malgrado, Il Trota da quando suo padre lo definì così nel 2008 in risposta a chi gli chiedeva se fosse il suo delfino,[67] Roberto Libertà (1990)[68] ed Eridano Sirio (1995).[69] Dal primogenito ha avuto nel 2004 la sua prima nipote.


Numerose polemiche hanno, negli ultimi anni, interessato i familiari di Umberto Bossi:



  • la moglie Manuela Marrone, com'è stato rivelato da Mario Giordano nel suo libro Sanguisughe edito da Mondadori nel 2011, è titolare di una pensione da insegnante dall'età di 39 anni, un fatto ricordato da Gianfranco Fini in televisione il 25 ottobre 2011[70].

  • il fratello Franco Bossi, pur essendo in possesso solo del diploma di licenza media inferiore,[71] ha lavorato dal 2004 al 2009 come assistente parlamentare dell'eurodeputato leghista Matteo Salvini[72];

  • il figlio Riccardo Bossi, primogenito di Umberto Bossi, è stato condannato a Milano per appropriazione indebita aggravata a 1 anno e 8 mesi di carcere per 158.000 euro sottratte ai fondi del Carroccio per spese personali (processo con rito abbreviato). È stato denunciato da vari commercianti per truffa.[73]

  • il figlio Renzo Bossi, secondogenito di Umberto Bossi, a gennaio 2009 venne nominato membro dell'Osservatorio sulla trasparenza e l'efficacia del sistema fieristico lombardo, organismo istituito su iniziativa della Lega.[74] La nomina sollevò un ampio dibattito e aspre polemiche; Vittorio Zucconi su Repubblica definì la nomina nepotista.[75] La polemica più aspra fu legata al suo stipendio di 12.000 euro mensili, notizia in seguito smentita dal presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni[76] e dal capogruppo della Lega Nord alla Camera Roberto Cota.[77] Renzo Bossi, a 21 anni e sei mesi, con 12 893 voti, fu il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia. Nelle elezioni regionali del 2010 infatti venne, infine, candidato nella provincia di Brescia ed eletto nelle liste della "Lega Lombarda - Lega Nord - Padania". Fu componente sia della Commissione I Programmazione e Bilancio sia della Commissione II Affari Istituzionali[78] e percepì un trattamento economico netto mensile tra 9831 e 11 970 euro.[79] Rassegnò le dimissioni irrevocabili da consigliere regionale per motivi personali[80] dopo le inchieste delle procure di Napoli, Milano e Reggio Calabria secondo cui parte dei soldi dei rimborsi elettorali sarebbero stati distratti per pagare alcune spese di familiari o fedelissimi del Senatùr, il giorno 10 aprile 2012. Nel gennaio 2019 dopo 7 anni circa si chiude il processo a carico di Renzo e suo padre, accusati di appropriazione indebita e condannati in primo grado a 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 3 mesi, poiché la IV Corte d’appello di Milano ha disposto il non luogo a procedere in virtù della mancata querela presentata nei loro confronti da parte della vittima ovvero la Lega in base a una norma introdotta dal governo Gentiloni; il Carroccio aveva denunciato solo l'ex tesoriere Francesco Belsito che è così l'unico condannato.

  • il figlio Roberto Bossi, terzogenito di Umberto Bossi, il 2 aprile 2012 venne condannato dal giudice di pace a versare un risarcimento di 3800 euro in favore di un esponente di Rifondazione Comunista per un fatto risalente a marzo 2010; assieme a un amico, aveva preso di mira il militante di sinistra dapprima con offese, e infine lanciandogli contro un gavettone di candeggina.[81] Nel 2018 venne conclusa la condanna per 1 anno e 10 mesi per aver truffato lo stato di 49 milioni di euro



Controversie e procedimenti giudiziari |



ENIMONT |


Il 5 gennaio 1994, al processo ENIMONT[82], Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell'amministratore del movimento Alessandro Patelli[83] relativamente a un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama[84] della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 000 000 di lire, raccolta dagli stessi militanti leghisti, e dopo l'allontanamento dal partito di Patelli, Umberto Bossi è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti[85].



Fatti di via Bellerio |


Per i fatti di via Bellerio del 18 settembre del 1996, quando i leghisti opposero resistenza agli agenti di polizia che cercavano documentazione nella sede della Lega su ordine della magistratura di Verona, Bossi è stato condannato a 4 mesi, 20 giorni in meno rispetto a Roberto Maroni[86].



Vilipendio alla bandiera |


Umberto Bossi è stato in seguito condannato in contumacia, un anno e quattro mesi di reclusione, per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto a una signora che esponeva il tricolore, "Il tricolore lo metta al cesso, signora", nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore"[87]. Il Tribunale di Como concede all'imputato Umberto Bossi, il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale[88].
Il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva[89].


Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi, allora ministro delle Riforme per l'accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006[90].


Grazie alle modifiche intervenute con l'art.5 della Legge 24 febbraio 2006, n. 85 "Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione" che all'art 5 modifica l'art. 292 del Codice Penale "Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato" Bossi, originariamente condannato in via definitiva ad 1 anno e 4 mesi, ha visto la pena commutata nel pagamento di una sanzione di 3000 euro. Aveva inizialmente chiesto che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione aveva rigettato il ricorso confermando la condanna a pagare 3000 euro di multa[91] sebbene poi la sanzione sia stata interamente coperta da indulto.



Vilipendio al Capo dello Stato |


Bossi è stato processato per giudizi sul conto di Oscar Luigi Scalfaro espressi nel 1993; è stato assolto il 7 ottobre 1998 dal Tribunale di Milano, che ha riconosciuto l'insindacabilità delle opinioni espresse[86].


È stato poi condannato a 18 mesi dal tribunale di Bergamo nel 2015 per insulti al presidente Giorgio Napolitano espressi alla festa invernale del Carroccio ad Albino nel dicembre 2011.[92].


Il 12 settembre 2018 è stato condannato dalla Corte suprema di Cassazione ad 1 anno e 15 giorni di reclusione per vilipendio al Presidente della Repubblica[93] nonché al pagamento di una multa di 2.000 euro[94] alla Cassa delle ammende.


In particolare, i fatti contestati risalgono al 29 dicembre 2011, quando ad Albino – in provincia di Bergamo – il fondatore della Lega aveva partecipato alla seconda edizione della festa locale Berghém Frecc organizzata dal Carroccio[95].


In quell'occasione l’ex leader della Lega insultò l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – chiamandolo «terrone»[93] e rivolgendogli il gesto delle corna[94] – ma anche l’allora premier Mario Monti[95]. Tali condotte indussero alcuni cittadini a presentare un esposto alla Procura di Bergamo, competente a procedere contro Bossi[94].


Il legale di Bossi – subito dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Cassazione – ha annunciato che presenterà alla Corte d’Appello di Brescia, in sede di incidente di esecuzione, la problematica che il senatore Bossi, nei tre gradi di giudizio, non è stato difeso da un iscritto all'ordine degli avvocati[96].


Nel settembre 2018 viene condannato a un anno e quindici giorni di carcere per offese al capo dello stato (diede del "terrone" a Giorgio Napolitano).[97][98]



Diffamazione dei magistrati |


Bossi è stato condannato a cinque mesi di reclusione nel novembre 1995 dal tribunale di Brescia, per diffamazione pluriaggravata nei riguardi del sostituto procuratore di Varese, Agostino Abate, insultato in occasione di alcuni comizi. Nel settembre del 1996 era stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Padova per le minacce rivolte alla magistratura in un comizio. Le cause, anche civili, intentate a Bossi dai magistrati sono numerose[86].



Attentato ai diritti politici dei cittadini |


Il 7 maggio del 1999 i giudici della Corte d’Appello di Brescia lo hanno condannato a un anno per istigazione a delinquere ai danni di Gianfranco Fini e di altri esponenti di Alleanza Nazionale. I fatti si riferiscono al 4 agosto del 1995 quando Bossi, nel corso di due comizi a Brembate e ad Albano Sant'Alessandro, nel bergamasco, aveva invitato i leghisti a cercare “casa per casa i fascisti” e aveva specificato che per fascisti intendeva anche gli esponenti di Alleanza Nazionale che aveva definito, tra le altre cose, “il fetore peggiore del Parlamento”[86].



Centomila bergamaschi armati |


Per avere dichiarato che centomila bergamaschi erano pronti con i fucili a fare la secessione, Bossi è stato condannato a un anno di reclusione in primo grado[86].



Scandalo dei rimborsi elettorali |


Nel maggio 2012 Bossi è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano con l'accusa di truffa ai danni dello Stato a causa dello scandalo dei rimborsi elettorali, ossia danaro pubblico utilizzato per esigenze personali (nell'ambito del cosiddetto scandalo Belsito)[99][100][101].


Il 5 febbraio 2015 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova ha chiesto di rinviare a giudizio Bossi e Belsito per truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato (40 milioni di euro). L'inchiesta, da Milano, era stata trasferita a Genova per competenza territoriale.[102] Il 10 luglio 2017 il tribunale di Milano condanna Umberto Bossi a due anni e tre mesi,[103] di reclusione per truffa allo Stato per avere, nel periodo tra il 2008 e il 2010, presentato rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici. Denaro poi utilizzato in gran parte per le spese personali della famiglia Bossi.



Appropriazione indebita |


Il 27 marzo 2017 nel processo "The family" il PM della Procura di Milano Paolo Filippini chiede per Bossi 2 anni e 3 mesi e 700 euro di multa per appropriazione indebita dei fondi del partito; per il figlio Renzo vengono chiesti 1 anni e 6 mesi (l'altro figlio Riccardo con rito abbreviato era stato condannato alla stessa pena), mentre per Francesco Belsito 2 anni e 6 mesi. Bossi senior avrebbe speso 208 000 euro di fondi del partito per sue esigenze personali.[104] Il 10 luglio l'ex leader del Carroccio viene condannato a 2 anni e 3 mesi.[105] Il 23 gennaio 2019 dopo 7 anni circa si chiude il processo per i Bossi poiché la IV Corte d’appello di Milano ha disposto il non luogo a procedere in virtù della mancata querela presentata nei loro confronti da parte della vittima ovvero la Lega in base a una norma introdotta dal governo Gentiloni; il Carroccio guidato da Matteo Salvini aveva denunciato solo l'ex tesoriere Francesco Belsito che è così l'unico condannato.



Opere su Umberto Bossi |



  • 1992, serie TV con Guido Buttarelli nei panni di Umberto Bossi (2015)


Opere |




  • Vento dal Nord, con Daniele Vimercati, Milano, Sperling & Kupfer, 1992. ISBN 88-200-1309-6


  • La Rivoluzione, con Daniele Vimercati, Milano, Sperling & Kupfer, 1993. ISBN 88-200-1569-2


  • Tutta la verità, Milano, Sperling & Kupfer, 1995. ISBN 88-200-1962-0


  • Il mio progetto, Milano, Sperling & Kupfer, 1996. ISBN 88-200-2316-4


  • La rivoluzione del sorriso. Le tappe dell'indipendenza della Padania. 15 settembre 1996-14 settembre 1997, Milano, Editoriale Nord, 1997.


  • Processo alla Lega, con Daniele Vimercati, Milano, Sperling & Kupfer, 1998. ISBN 88-200-2763-1


  • La Lega (1979-1989), Varese, «I Quaderni de la Padania», Editoriale Nord, 1999.



Note |




  1. ^ Statuto Approvato nel corso del Congresso Federale Ordinario del 1 – 2 – 3 marzo 2002 Archiviato il 17 aprile 2012 in Internet Archive.; dal sito ufficiale.


  2. ^ Scandalo Lega, Bossi si dimette. Maroni fischiato: "Bacio di Giuda", in la Repubblica, 5 aprile 2012. URL consultato il 10 aprile 2012.


  3. ^ "'Silvio' e alti Pd bloccarono fascicolo su Bossi jr". Telefonata Belsito-Degrada: "Dal Senatùr soldi in nero a Lega", in Quotidiano Nazionale, 5 aprile 2012. URL consultato il 10 aprile 2012.


  4. ^ Morta Ida Mauri, madre di Umberto Bossi, in ilGiornale.it, 12 gennaio 2013. URL consultato il 12 gennaio 2013.


  5. ^ Mario Pisano, Scuola Radio Elettra. Dichiarata fallita dopo 45 anni di corsi, in Corriere della Sera, 29 dicembre 1995. URL consultato il 10 aprile 2012 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016 Il valore del parametro dataarchivio non combacia con la data decodificata dall'URL: 1º gennaio 2016 (aiuto)).


  6. ^ DATI PERSONALI ed INCARICHI in ATTO nella LEGISLATURA BOSSI Umberto


  7. ^ Chi è Umberto Bossi: breve biografia, in Lega Nord (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2014).


  8. ^ abcd Guido Passalacqua, Il vento della Padania: storia della Lega Nord, 1984-2009, Arnoldo Mondadori Editore, 2009, ISBN 978-88-04-59132-0.


  9. ^ Quando Bossi era il compagno Umberto


  10. ^ ab Umberto Bossi iscritto al Pci, in l'Espresso, 2 dicembre 2010. URL consultato l'11 aprile 2012.


  11. ^ ab Leonardo Facco, Umberto Magno. La vera storia dell'imperatore della Padania, Aliberti editore, 2010, ISBN 978-88-7424-650-2.


  12. ^ 'Umberto? Bugiardo e sfaticato', in la Repubblica, 19 ottobre 1994. URL consultato l'11 aprile 2012.
    «mi raccontò una clamorosa bugia, facendomi credere che si era laureato».



  13. ^ ab Bossi e il Pci. 'Attivista, senza tessera', in La Stampa, 29 settembre 1993. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2009).
    «annuncio alla moglie, poi verificatosi falso, di aver conseguito la laurea in medicina».



  14. ^ Giuseppe Giacovazzo, Se la Lega piange il governo non ride
    [collegamento interrotto], in La Gazzetta del Mezzogiorno. URL consultato l'11 aprile 2012.
    «Tutte le mattina usciva di casa con la classica valigetta marrone da dottore della mutua. Finché un giorno Gigliola lo costrinse a confessare. E fu divorzio.».



  15. ^ Gian Antonio Stella, Bossi, in Europa il fratello e il figlio del Senatùr, in Corriere della Sera, 11 novembre 2004. URL consultato l'11 aprile 2012.
    «Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista ... raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore ("ciao amore, vado in ospedale") senza essersi mai laureato.».



  16. ^ Nelle librerie l’unica biografia di Umberto Bossi
    [collegamento interrotto], in Affaritaliani.it, 16 settembre 2011. URL consultato l'11 aprile 2012.



  17. ^ Esclusivo: la passione segreta del leader leghista, in Epoca (n. 2247), 2 novembre 1993. URL consultato l'11 aprile 2012.


  18. ^ Luis Cabasés, La breve carriera canora di Donato (...alias Bossi) (PDF), in l'Unità, 4 agosto 2009. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).


  19. ^ Claudio Del Frate, "Ho io il 45 giri in cui canta Bossi". Spunta il boogie woogie del Senatur, in Corriere della Sera, 2 aprile 2011. URL consultato l'11 aprile 2012.


  20. ^ Giovanni Polli, La grande storia della Lega: Unolpa, culla del Carroccio, in La Padania, 10 marzo 2012, p. 10.


  21. ^ Guido Passalacqua, Il vento della Padania, Mondadori, pag. 10.


  22. ^ Quando Nord Ovest chiuse, il deficit di bilancio ammontava a una ventina di milioni di lire.


  23. ^ Anni dopo Bossi dirà: «I soldi per fare la Lega li ha messi mia moglie, che ci diede addirittura la prima sede, casa sua, perché non avevamo altro.» (Cfr. La Padania, 4 ottobre 2011).


  24. ^ I raduni di Pontida sono chiamati dal partito "giuramenti", a ricordo del più celebre Giuramento di Pontida tenutosi nel 1167 presso la locale Abbazia di San Giacomo fra le venti città della Lega Lombarda storica.


  25. ^ Guido Passalacqua, Bossi e i suoi lumbard obiettivo dieci per cento, la Repubblica, 17 marzo 1990. URL consultato il 16 dicembre 2010.


  26. ^ Goffredo Buccini, "La tangente alla Lega in via Veneto", in Corriere della Sera, 8 dicembre 1993, p. 2. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016 Il valore del parametro dataarchivio non combacia con la data decodificata dall'URL: 1º gennaio 2016 (aiuto)).


  27. ^ Goffredo Buccini, Il giorno dell'ira di Tonino il duro, in Corriere della Sera, 6 gennaio 1994, p. 2. URL consultato l'11 aprile 2012.


  28. ^ ab Gianluigi Da Rold, Il senatur: quel pm non mi mollava mai, in Corriere della Sera, 6 gennaio 1994, p. 3. URL consultato l'11 aprile 2012.


  29. ^ Gianluca Di Feo, Tutti condannati, da Craxi a Bossi, in Corriere della Sera, 28 ottobre 1995, p. 3. URL consultato l'11 aprile 2012.


  30. ^ Paolo Foschini, Enimont: colpevoli Bossi, Forlani e La Malfa. Assolto Pillitteri, in Corriere della Sera, 8 giugno 1997, p. 14. URL consultato l'11 aprile 2012.


  31. ^ Paolo Foschini, Il giorno dell'ira di Tonino il duro, in Corriere della Sera, 6 gennaio 1994, p. 2. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).


  32. ^ Stefano Marroni, Bossi: 'Silvio ora ha capito...', in la Repubblica, 25 agosto 1994, p. 6. URL consultato l'11 aprile 2012.


  33. ^ Umberto in canottiera fa tendenza tra i fan, in Corriere della Sera, 26 agosto 1994, p. 4. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016 Il valore del parametro dataarchivio non combacia con la data decodificata dall'URL: 1º gennaio 2016 (aiuto)).


  34. ^ Alessandra Longo, Bossi in canottiera ed è subito moda, in la Repubblica, 26 agosto 1994, p. 8. URL consultato l'11 aprile 2012.


  35. ^ Secondo Vittorio Feltri, Bossi, preoccupato «all'idea che Forza Italia gli rubasse consensi al Nord, si lasciò persuadere dal capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, da Rocco Buttiglione e da Massimo D'Alema a uscire dalla maggioranza, a unirsi strategicamente alla sinistra e a mandare in minoranza Berlusconi». Vittorio Feltri, Anche il Nord ostaggio della Lega, in il Giornale, 19 agosto 2011.


  36. ^ Gianna Fregonara, Il silenzio di Miglio fa paura alla Lega, in Corriere della Sera, 15 maggio 1994, p. 3. URL consultato l'11 aprile 2012.


  37. ^ Edoardo Girola, Bossi: Miglio pensa solo alla poltrona, in Corriere della Sera, 16 maggio 1994, p. 2. URL consultato l'11 aprile 2012.


  38. ^ Eric Cò, Che cosa voterò da grande?, Genova, Italian University Press, 2010, ISBN 978-88-8258-758-1.


  39. ^ Miglio: "con Bossi è un amore finito"


  40. ^ Giuseppe Baiocchi, Bossi, Torino, Lindau, 2011.


  41. ^ Dichiarazione di indipendenza e sovranità della Padania, Lega Nord Padania Provincia di Varese. URL consultato il 3 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2012).


  42. ^ «La Fininvest è nata da Cosa Nostra», in un articolo
    [quale?] pubblicato sull'organo ufficiale della Lega Nord il 27 ottobre del 1998.



  43. ^ Dato relativo alla quota proporzionale della Camera dei Deputati.


  44. ^ Bossi: niente adozioni per le coppie gay


  45. ^ La moglie autorizza i medici «Bossi in Svizzera, sta meglio» "Corriere della sera" 24 giugno 2004


  46. ^ Repubblica.it/politica: Il lamento scritto di Bossi una lavagna per dire: "Dolore"


  47. ^ Bossi, primo saluto in pubblico


  48. ^ [1]


  49. ^ Rodolfo Sala, Bossi torna e arringa i leghisti. Meglio la Svizzera, non l'Europa, in la Repubblica, 1º marzo 2005, p. 21. URL consultato il 16 aprile 2012.


  50. ^ La mano tremante, la voce roca l'emozione del condottiero ferito


  51. ^ Bossi ritorna e infiamma Pontida Sapevo che la Ue sarebbe fallita


  52. ^ Centomila a Pontida con Bossi


  53. ^ Il gran ritorno di Bossi a Roma Ora tutti federalisti nella Cdl


  54. ^ Bossi torna al Senato, in la Repubblica. URL consultato il 12 aprile 2012.


  55. ^ Alessandro Trocino, Bossi un anno dopo: padani, sono tornato, in Corriere della Sera, 7 marzo 2005, p. 13. URL consultato il 12 aprile 2012 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016 Il valore del parametro dataarchivio non combacia con la data decodificata dall'URL: 1º gennaio 2016 (aiuto)).


  56. ^ Comizio di Umberto Bossi


  57. ^ Bossi, insulti all'inno e docenti del Sud, in Corriere della Sera, 20 luglio 2008. URL consultato il 12 aprile 2012.


  58. ^ YouTube


  59. ^ Tmnews - Bossi si dimette Archiviato il 7 aprile 2012 in Internet Archive.


  60. ^ Luigi Ferrarella, «Gli manteniamo moglie e figli Se lo sanno i militanti è finito», in Corriere della Sera, 6 aprile 2012. URL consultato il 6 aprile 2012.


  61. ^ Lega: triumvirato è Maroni, Dal Lago, Calderoli Archiviato l'8 marzo 2016 in Internet Archive.


  62. ^ Maroni: "Si riparte, congresso evento storico" giorni contati anche per l'assessore Rizzi


  63. ^ Lega, Matteo Salvini nuovo segretario ANSA.it, 7 dicembre 2013


  64. ^ Dichiarazione dell'ex signora Bossi - Corriere della Sera, su corriere.it.


  65. ^ Giuseppe Baiocchi, Bossi. Storia di uno che (a modo suo) ha fatto la storia, Torino, Lindau, 2011.


  66. ^
    Panorama - Discese in campo: la «Senatura»[collegamento interrotto]



  67. ^ Bossi celebra il federalismo sul Monviso «Renzo delfino? Per ora è una trota»


  68. ^ «" Roberto Libertà debutta nello staff del padre "», Corriere della Sera, 18 maggio 2010


  69. ^ «" Bossi ha deciso: suo figlio si chiamera' Eridano Sirio "», Corriere della Sera, 14 agosto 1995


  70. ^ Ballarò 15 ottobre, Fini: "Moglie di Bossi in pensione a 39 anni" - YouTube


  71. ^ Claudio Del Frate, Una nomina per il fratello di Bossi, scontro a Varese, in Corriere della Sera, 9 febbraio 2003. URL consultato il 10 aprile 2012.


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  • Alessandro Da Rold, Lega SpA. I politici, la famiglia, il malaffare, Napoli, Edizioni Cento Autori, 2013. ISBN 978-88-97121-52-7



Voci correlate |



  • Federalismo

  • Indipendentismo padano

  • la Padania

  • Lega Nord

  • Liga Veneta Repubblica

  • Padania

  • Radio Padania Libera

  • Governo Berlusconi II

  • Governo Berlusconi IV

  • Ministri per le riforme costituzionali della Repubblica Italiana



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Collegamenti esterni |



  • Chi è Umberto Bossi, www.leganord.org. URL consultato il 3 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2007).

  • Umberto Bossi, su Camera.it - X legislatura, Parlamento italiano.

  • Umberto Bossi, su Camera.it - XI legislatura, Parlamento italiano.

  • Umberto Bossi, su Camera.it - XII legislatura, Parlamento italiano.

  • Umberto Bossi, su Camera.it - XIII legislatura, Parlamento italiano.

  • Umberto Bossi, su Camera.it - XIV legislatura, Parlamento italiano.

  • Umberto Bossi, su Camera.it - XVI legislatura, Parlamento italiano.

  • Registrazioni audiovideo integrali di Umberto Bossi su Radio Radicale


  • Umberto Bossi, su Openpolis, Associazione Openpolis. Modifica su Wikidata


















































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