Tomba di Dante



















































Tomba di Dante
Dante Alighieri tomb in Ravenna (exterior).jpg
Localizzazione
Stato
Italia Italia
Regione
Emilia-Romagna Emilia-Romagna
Località Ravenna
Indirizzo Via Dante Alighieri, 9
Coordinate
44°24′58.2″N 12°12′03.46″E / 44.416166°N 12.200961°E44.416166; 12.200961Coordinate: 44°24′58.2″N 12°12′03.46″E / 44.416166°N 12.200961°E44.416166; 12.200961
Informazioni generali
Condizioni In uso
Costruzione
1780-1781
Stile neoclassico
Uso mausoleo
Realizzazione
Architetto Camillo Morigia

La tomba di Dante è il sepolcro in stile neoclassico del poeta Dante Alighieri eretto presso la basilica di San Francesco nel centro di Ravenna. Il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della propria esistenza nella città romagnola, morendovi nel 1321. La tomba è monumento nazionale ed attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata "zona dantesca". All'interno dell'area sono compresi la tomba del poeta, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, che ospitano il Museo Dantesco[1]. Nel 2006-07 la tomba è stata sottoposta a un accurato restauro e la facciata è stata completamente ridipinta.




Indice






  • 1 Descrizione


    • 1.1 Esterno


    • 1.2 Interno




  • 2 La vicenda delle spoglie di Dante


  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Altri progetti


  • 6 Collegamenti esterni





Descrizione |



Esterno |


Costruita nel biennio 1780-81 dall'architetto Camillo Morigia su commissione del cardinale legato in Romagna Luigi Valenti Gonzaga e al di sopra della tomba quattrocentesca eretta dal podestà veneto di Ravenna Bernardo Bembo, la tomba, a pianta quadrata, è a forma di tempietto neoclassico coronato da una piccola cupola. Separato dalla strada da una stretta delimitazione, presenta una facciata esterna molto semplice, con una porta sovrastata dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga, e sulla cui architrave è scritto, semplicemente e in latino: Dantis poetae sepulcrum.


A destra del monumento funebre si apre un piccolo giardino. Nel medioevo era un chiostro facente parte dell'attiguo convento di San Francesco, ove si tennero i funerali di Dante ed ove il poeta fu originariamente sepolto. Oggi un solo lato è porticato. È chiamato secondo la tradizione Quadrarco di Braccioforte, perché si ritiene che in quel luogo due persone invocarono, come garante di un loro contratto, il “braccio forte” del Salvatore, la cui immagine era dipinta in loco[2]. Dal 1921 il giardino è chiuso da una cancellata in ferro battuto realizzata dal veneziano Umberto Bellotto.



Interno |




Interno


La tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana con sopra scolpito (sempre in latino) l'epitaffio in versi dettato da Bernardo Canaccio nel 1366):


"Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque

lustrando cecini volverunt fata quousque

sed quia pars cessit melioribus hospita castris

actoremque suum petiit felicior astris

hic claudor Dantes patriis extorris ab oris

quem genuit parvi Florentia mater amoris"


(traduzione: "I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli Inferi) / visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. / Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori / ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, / qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla terra patria, / che generò Firenze, madre di poco amore").


Al di sopra del sepolcro (rimasto praticamente lo stesso quattrocentesco), vi è un pregevole bassorilievo del 1483, opera di Pietro Lombardo, raffigurante Dante pensoso davanti ad un leggio. Ai piedi del sarcofago vi è una ghirlanda in bronzo donata nel 1921 dai reduci della Grande Guerra. Sul soffitto arde perennemente una lampada votiva settecentesca, alimentata da olio d'oliva dei colli toscani che è donato da Firenze ogni anno il 14 settembre (anniversario della morte del poeta). La tradizione si ripete dal 1908[3]. Sulla parete destra, una lapide in marmo ricorda i vari restauri della tomba, e la sua sistemazione con decorazione marmorea nel 1921. Sui pennacchi delle volte dovevano essere raffigurati Virgilio, Brunetto Latini, Cangrande della Scala e Guido Novello da Polenta anche se non vennero mai realizzati.



La vicenda delle spoglie di Dante |




Il tumulo con lapide, che accolse le spoglie di Dante durante la seconda guerra mondiale


Nemmeno da morto Dante poté godere di quella stabilità che aveva tanto vagheggiato negli ultimi, tormentatissimi anni di esilio. Il giorno dopo il decesso, il corpo del poeta fu sepolto nello stesso sarcofago in cui si trova tuttora, ma che era allora posto lungo la strada, all'esterno del chiostro di Braccioforte sopra nominato.


Alla fine del XV secolo il podestà veneto di Ravenna Bernardo Bembo spostò il sepolcro sul lato ovest del chiostro stesso. I fiorentini dopo pochi anni cominciarono a reclamare a Ravenna le reliquie del loro cittadino più illustre. Un "rischio" che parve diventare certezza quando sul soglio pontificio ascesero due papi fiorentini, entrambi della famiglia Medici: Leone X (1513-21) e Clemente VII (1523-34).


Il primo, a seguito di una supplica caldeggiata anche da Michelangelo, concesse nel 1519 ai suoi concittadini il permesso di prelevare le ossa del poeta per portarle a Firenze, ma quando la delegazione toscana aprì il sarcofago le ossa non c'erano più. I frati francescani infatti, poco tempo prima, avevano praticato, dal retrostante chiostro, un buco nel muro e nel sarcofago per "mettere in salvo" i resti del poeta, che consideravano come uno di essi. A nulla valsero le suppliche di restituzione. Lo stesso sarcofago fu poi trasferito nello stesso chiostro e gelosamente sorvegliato: basti pensare che, quando nel 1692 fu effettuata la manutenzione della tomba, gli operai dovettero lavorare sorvegliati dalle guardie.


Le ossa erano state racchiuse nel 1677 in una cassetta (oggi conservata nel museo Dantesco) dal priore del convento Antonio Sarti, e furono rimesse nell'urna originaria solo nel 1781, quando cioè il Morigia costruì l'attuale mausoleo, parte integrante dell'annesso convento. Quando nel 1810 il convento fu nel periodo napoleonico, i frati nascosero nuovamente la cassetta con le ossa, per evitare che le truppe d'occupazione se ne impadronissero e la vendessero come bottino di guerra. Fu murata nell'attiguo oratorio del chiostro di Braccioforte. I frati successivamente lasciarono la città e della cassetta non se ne seppe più nulla.




Cenotafio di Dante a Firenze, eretto nel 1829.


Così, dall'inizio dell'Ottocento, tutti coloro che vennero a Ravenna per rendere omaggio a Dante ignorarono che il suo sepolcro fosse vuoto. Le ossa del sommo poeta furono ritrovate casualmente da un operaio il 27 maggio 1865 durante i lavori di restauro per il VI centenario della sua nascita. Se non finirono in un ossario comune si dovette all'intervento di un giovane studente, Anastasio Matteucci (poi divenuto uno stimato notaio) che lesse e interpretò la dicitura sulla cassetta che iniziava con le parole: ossa Dantis...[4] La salma fu ricomposta, esposta al pubblico per qualche mese in un'urna di cristallo e quindi ritumulata all'interno del tempietto del Morigia, in una cassa di noce protetta da un cofano di piombo.


Durante la seconda guerra mondiale la cassetta fu nuovamente nascosta per evitare che i bombardamenti la distruggessero. Fu prelevata dal tempietto il 23 marzo 1944 e ricollocata il 19 dicembre 1945; durante questo periodo, venne sepolta poco distante dal mausoleo sotto un tumulo coperto da vegetazione, oggi contrassegnato da una lapide. A Firenze, nella speranza che le reliquie fossero restituite, fu eretto nel 1829, in stile anch'esso neoclassico, un grande cenotafio in Santa Croce, raffigurante il poeta seduto e pensoso, innalzato in gloria dall'Italia, mentre la Poesia piange, china sul sarcofago.



Note |




  1. ^ Museo Dantesco, su turismo.ra.it. URL consultato il 15 marzo 2017.


  2. ^ Tomba di Dante e Quadrarco di Braccioforte, su turismo.ra.it. URL consultato il 14 giugno 2016.


  3. ^ Alessandro Luparini, "L'Età napoleonica e l'Ottocento", in Storia di Ravenna, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2016, p. 382.


  4. ^ Giovanni Baldini, Per Dante una Romagna irriverente, in Giornale di massa, Maggio 2015.



Bibliografia |


  • Passerini, Giuseppe Lando, Minutaglia dantesche, Firenze, S. Lapi, 1911 [1897], ISBN non esistente. Ospitato su Archive.org.


Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla tomba di Dante


Collegamenti esterni |


  • Scheda sul sito del comune di Ravenna, su turismo.ra.it.

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