Macerata
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Macerata comune | |||
---|---|---|---|
Localizzazione | |||
Stato | Italia | ||
Regione | Marche | ||
Provincia | Macerata | ||
Amministrazione | |||
Sindaco | Romano Carancini (PD) dal 12-4-2010 (2º mandato dal 15-06-2015) | ||
Territorio | |||
Coordinate | 43°18′00.9″N 13°27′11.89″E / 43.30025°N 13.453303°E43.30025; 13.453303 (Macerata) | ||
Altitudine | 315 m s.l.m. | ||
Superficie | 92,53 km² | ||
Abitanti | 41 776[1](31-12-2017) | ||
Densità | 451,49 ab./km² | ||
Frazioni | Cimarella, Colleverde, Consalvi, Isola di Macerata, Madonna del Monte, Montanello, Montevinci, Piediripa, San Liberato, Santa Maria del Monte, Santo Stefano, Sforzacosta, Valle, Valteia, Villa Potenza | ||
Comuni confinanti | Appignano, Corridonia, Montecassiano, Montelupone, Morrovalle, Pollenza, Recanati, Tolentino, Treia | ||
Altre informazioni | |||
Cod. postale | 62100 | ||
Prefisso | 0733 | ||
Fuso orario | UTC+1 | ||
Codice ISTAT | 043023 | ||
Cod. catastale | E783 | ||
Targa | MC | ||
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) | ||
Cl. climatica | zona D, 2 005 GG[2] | ||
Nome abitanti | maceratesi | ||
Patrono | Giuliano l'ospitaliere | ||
Giorno festivo | 31 agosto | ||
Cartografia | |||
Macerata | |||
Posizione del comune di Macerata nella provincia omonima | |||
Sito istituzionale | |||
Macerata (
Indice
1 Geografia fisica
1.1 Territorio
1.2 Clima
2 Storia
2.1 Origini e primi secoli
2.2 Il Trecento
2.3 Il Quattrocento
2.4 Il Cinquecento
2.4.1 Accademia dei Catenati
2.5 Il Seicento
2.6 Il Settecento
2.7 L'Ottocento
2.8 Il Novecento
2.9 Nuovo millennio
3 Monumenti e luoghi d'interesse
3.1 Architetture religiose
3.2 Architetture civili
3.3 Aree archeologiche
4 Parchi e giardini
5 Società
5.1 Evoluzione demografica
5.2 Etnie e minoranze straniere
5.3 Tradizioni e folclore
6 Cultura
6.1 Istruzione
6.1.1 Istituti scolastici
6.1.2 Biblioteche
6.1.3 Musei
6.2 Media
6.3 Cucina
6.4 Eventi
7 Geografia antropica
7.1 Quartieri
8 Economia
9 Infrastrutture e trasporti
9.1 Ferrovie
10 Amministrazione
10.1 Gemellaggi
11 Sport
11.1 Calcio
11.2 Pallavolo
11.3 Baseball
11.4 Ciclismo
11.5 Altri sport
12 Note
13 Voci correlate
14 Altri progetti
15 Collegamenti esterni
Geografia fisica |
Territorio |
Sorge su di un colle a 315 metri s.l.m. tra la vallata del fiume Potenza a nord e quella del fiume Chienti a sud; è situata a 30 km a ovest del mare Adriatico e a circa 60 km dall'Appennino umbro-marchigiano.
Clima |
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Il clima di Macerata è tipico dell'area collinare dell'interno delle Marche e presenta sia elementi mediterranei che elementi continentali. L'influenza del mare ha il suo peso, trovandosi Macerata a soli 30 km dalla costa, ma un ruolo maggiore nel determinare le condizioni climatiche cittadine va riconosciuto alla seppur modesta altitudine (315 m) e alla relativa prossimità dei rilievi appenninici. L'inverno è solitamente piuttosto freddo e abbastanza piovoso. Le nebbie sono tutt'altro che infrequenti e le nevicate, pur non verificandosi molto spesso, sono a volte assai intense e abbondanti (v. quelle eccezionali del gennaio 2005 e febbraio 2012, con accumuli intorno al metro). Le maggiori precipitazioni nevose si hanno con irruzioni fredde dai vicini Balcani, ossia da est-nord-est. Ma anche perturbazioni da nord o nord-ovest sono in grado di causare cadute di neve, talvolta cospicue. Pure nel pieno dell'inverno non mancano periodi miti e soleggiati, che associati al garbino possono portare a massime intorno ai + 15 / + 20 °C.
Proprio il garbino è forse.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}[senza fonte] il vento in grado di raggiungere le raffiche più violente in città, fin oltre i 100 km/h. Le stagioni intermedie sono in genere ricche di precipitazioni e piuttosto variabili. Nevicate e gelate tardive possono verificarsi fin nel mese di aprile, mentre in autunno non mancano né freddi precoci né scampoli d'estate. La stagione estiva va di norma da giugno a settembre ed è calda e piuttosto soleggiata. L'afa è assai meno intensa e frequente che sulla costa, ma non mancano periodi di caldo molto intenso, con massime che possono toccare e superare in qualche caso i + 40° (se spira il garbino). Anche le minime si mantengono elevate, specie in collina e nel centro della città. I temporali pomeridiano-serali, in genere provenienti dalle zone appenniniche, sono frequenti nelle parentesi estive caratterizzate da spiccata instabilità, le quali in genere diventano più intense e prolungate nel mese di agosto.
Storia |
Origini e primi secoli |
Tra il III e il II sec. a.C. la zona dove sorge la frazione di Villa Potenza fu colonizzata dai Romani, che la chiamarono Helvia Recina. I resti del teatro romano del II secolo d.C. dànno l'idea di una città di medie proporzioni, florida. La prima notizia certa dell'esistenza di Ricina risale al I secolo d.C. da parte di Plinio il Vecchio.[3] L'antica Ricina si trovava lungo la via Salaria Gallica; al tempo dell'alto Impero risalgono i monumenti più importanti, il teatro di 72 metri di diametro era a tre ordini di gradinate e poteva ospitare circa 2.000 spettatori[4], probabilmente era ricoperto di marmi (reimpiegati durante il Medioevo) con capitelli dorici e corinzi. Ancora bene riconoscibili sono: l'orchestra, la cavea e il frontescena in laterizio come prevedeva il teatro romano classico.
Un'antica strada lastricata, il ponte romano sul fiume Potenza e i resti di ville decorate con mosaici pavimentali dànno l'idea dell'importanza del municipio di Ricina che Settimio Severo nel 205 elevò al rango di colonia e ribattezzò col nome di Helvia Recina Pertinax, in onore del suo predecessore l'Imperatore Publio Elvio Pertinace.
Durante il periodo dell'affermazione del cristianesimo, verso il III secolo, vi fu martirizzato il vescovo di Helvia Recina Flaviano. Nel V o VI secolo le invasioni dei Goti costrinsero la maggior parte dei ricinesi a spostarsi sulle colline; nacque così il centro medievale di Macerata. Discussa è l'etimologia del nome: alcuni storici affermano che derivi dalle maceriae dell'antica Helvia Recina; altri sostengono che derivi da macera, parola latina che indica il luogo dove si pone a macerare il lino e la canapa per lavorare poi la fibra tessile. Per molti secoli la città fu divisa in due "poggi", l'uno indipendente, l'altro sotto il controllo dei vescovi di Fermo.
Nel 1138, dopo grandi lotte contro Fermo, Macerata ottiene la franchigia di libero comune. Il 29 agosto 1138 davanti alla pieve di San Giuliano i due poggi si unificarono ed il castello Castrum Maceratae dava il nome al nuovo comune, mentre il Podium Sancti Juliani (la zona della "cocolla" e parte delle "Fosse") portava la tradizione religiosa ed il suo protettore: San Giuliano. Con la nascita del comune libero di Macerata viene creato uno stemma con una macina su uno scudo rosso con sopra una corona regia. La macina era un simbolo mutuato dall'antica Helvia Recina e rappresentava l'operosità dei maceratesi ed anche una peculiarità del territorio, ricco di acque che servivano appunto all'alimentazione di molti mulini. Da ricordare che lo stemma cambiò nel 1570 quando venne aggiunta una croce greca rossa in campo bianco per concessione di papa Pio V, che era grato alla città per la partecipazione di alcuni suoi figli nella lotta contro i Turchi e per ricordare il concorso dei maceratesi alle crociate a partire dal 1188.
Nella lotta tra la Chiesa e l'Impero i maceratesi aderirono al partito ghibellino perché il re Enzo nel 1239 concesse al comune importanti privilegi sui castelli vicini. Successivamente la città passò al partito di parte guelfa e come ringraziamento il pontefice diede carta bianca per l'istituzione di una sede universitaria, (attività didattica iniziata il giorno della festa di San Luca del 1290, Giulioso da Montegranaro I docente); allo stesso momento questo cambiamento di fronte fece irritare i ghibellini che nel 1316 attaccarono la città con un esercito capeggiato da Federico da Montefeltro, che però fu respinto. Dal punto di vista architettonico, si possono ricordare il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Podestà, entrambi costruiti, nel XIII secolo, da Bartolomeo di Bonfiglio da Forlì.
Il Trecento |
Nel 1320 il papa Giovanni XXII punì le città di Fermo e di Recanati, perché avevano partecipato alla lega ghibellina, togliendo alla prima il territorio e alla seconda la sede vescovile, che passò al comune di Macerata. Questo portò sia un aumento della popolazione, allora inferiore a quelle di Fermo e di Ascoli Piceno, sia un aumento dell'importanza politica, grazie alla sua fedeltà alla Chiesa e grazie al fatto che venne scelta come residenza dei rettori e dei vicari della Marca anconitana[senza fonte]. Nel trecento si evidenzia la crisi del giovane regime comunale e si apre l'era delle Signorie. Macerata non fu estranea a tale cambiamento e intorno alla metà degli anni venti del secolo la famiglia Molucci, di fede guelfa, divenne signora della città.
Tale signoria durò fino alla metà del secolo, cioè fino a quando il Papa, dalla sua sede di Avignone, diede mandato al cardinale Egidio Albornoz di riprendere con la forza il potere nella Marca anconitana. La città passò poi alla signoria dei Da Varano di Camerino, la cui spregiudicatezza nelle alleanze portò non pochi guai alla cittadina, che infatti subì l'assedio del 1377 da parte delle truppe del conte Lucio di Landau, il quale però dovette ritirarsi. Il conte Lucio, infatti, marciò alla volta di Macerata. Giunse alla Porta di San Salvatore (Porta Romana) e vi si accampò; Rinaldo da Monteverde si collocò, invece, fuori Porta Mercato: alla difesa della città c'erano Antonio di Guadambio e Bertrando Loctario con cavalieri bretoni. Gli uomini di Lucio di Landau sfondarono le mura in tre punti: i tedeschi furono sopraffatti e respinti con molte perdite. Lucio di Landau ripiegò verso Fermo.
In questi anni furono costruite diverse chiese ed altre opere importanti per la città: Santa Maria della Porta (anche se la parte più antica risale agli anni 990-1000), che la confraternita dei flagellati imbellì con un portale in stile gotico in cotto, San Francesco (1316), Santa Maria alla Pace (1323), edificata per celebrare la pace tra guelfi e ghibellini, e la casa del podestà (1373), costruita in Piazza del Mercato.
Il Quattrocento |
Dopo anni di pace e benessere la città, come tutta la zona circostante, fu occupata da Francesco Sforza nel 1433 che le impose la sua Signoria, che terminò con una serie di battaglie, dal 1443 al 1445, che videro contrapposti gli Sforza da una parte e la Lega Santa, (costituita da papa Eugenio IV, dal duca di Milano e dal re di Napoli) dall'altra.
Gli amministratori della città abilmente presero la palla al balzo e riuscirono ad ottenere l'istituzione permanente della Corte Generale de lo Rectore de Sancta Chiesa; questo volle dire che Macerata divenne ufficialmente capoluogo della Marca Anconitana con il suo cambiamento da città agricola a città politico-burocratica con grande incremento della popolazione (grande immigrazione di notai, magistrati, soldati ed ecclesiastici).
Questo portò anche a ripensare alle misure difensive; per tale motivo si decise di costruire una cinta muraria a "scarpa" (cioè inclinata verso l'esterno) che includesse all'interno la zona di Porta Mercato (piazza compresa) e la zona di Porta Montana; in più si decise di creare nuovi torrioni. La città cambiò assetto in pochi anni: a spese del vescovo, il forlivese Nicolò dall'Aste[5], venne ricostruita la Cattedrale (1459-1464) e furono ristrutturati il già ricordato Palazzo dei Priori e quello della Regione per adibirli a sede del Cardinale Legato, il 15 agosto 1477 si costruì in un solo giorno[senza fonte] la Chiesa Santa Maria della Misericordia, situata vicino al Duomo, definita dai maceratesi la "ciucarella", cioè la piccina.
Dopo l'apparizione della Madonna ad una donna albanese (Macerata è Civitas Mariae) fu costruita, fuori dalle mura, una chiesa denominata Santa Maria alla Fonte del Sabato; insieme ad essa fu costruito un piccolo ospedale e delle casette (odierno quartiere di Corso Cairoli) che potessero ospitare i malati e quelli che erano sospettati di avere la peste e che quindi erano espulsi dalla città. Alla fine del secolo si cominciò a costruire la Torre civica ma i lavori si bloccarono.
Il Cinquecento |
Questo è sicuramente il secolo d'oro per la città; infatti in tali anni a Macerata c'è una fiorente vita sia a livello politico-burocratico sia a livello economico. Nei primi anni del secolo c'era grande pericolo di invasione da parte dei Lanzichenecchi e di altre truppe straniere, così si decise di concludere i lavori alla cinta muraria con uno splendido esempio di sistema bastionato sangallese, che cingeva sia il Borgo Novo (in epoca moderna diventato Corso Garibaldi) sia il Borgo Vecchio (cioè Via Mozzi), tra Porta Montana e Porta Romana, con la costruzione di vari fortini penetrativi verso l'esterno, che permettevano una migliore difesa-offesa. Nei primi anni si decise di ristrutturare la piazza centrale; tali lavori furono affidati in parte a Cassiano da Fabriano, che realizzò la Loggia dei Mercanti, in parte all'architetto della Santa Casa di Loreto Lattanzio Ventura.
Questi ridisegnarono la forma della piazza, che divenne trapezoidale, abbatterono due chiese ed alcune case private, furono edificati il Palazzo Legatizio, il Palazzo allo Studio, quest'ultimo nuova sede universitaria (poi diventata sede del comune), si costruì un nuovo Palazzo comunale e ripresero i lavori per la costruzione della Torre civica, si ricostruì la Strada Grande (poi diventata Via Matteotti) e a fine secolo, vista la mancanza di spazio, si permise la costruzione di abitazioni fuori dalle mura e si ampliò il vecchio Borgo San Giuliano (chiamato anche "Fosse", vista la sua notevole pendenza), si cominciò a costruire fuori porta Romana (poi diventata Corso Cavour) e soprattutto si rivitalizzò la zona creata nel secolo precedente per ospitare i malati di peste, cioè Borgo San Giovanni Battista (poi diventato Corso Cairoli). Gli abitanti di quella zona, chiamata fin da allora "le casette", erano soprattutto contadini locali ed emigrati albanesi.
L'edilizia privata vive un grande periodo; infatti vengono edificati: Palazzo Floriani (1531-1541), Palazzo Ciccolini (1546-1550), il cosiddetto Palazzo dei Diamanti della famiglia Mozzi (1535), Palazzo Marchetti (1560), Palazzo Mozzi (1570), Palazzo Ciccotto Mozzi (1566). Anche per l'edilizia religiosa furono anni irripetibili con le seguenti costruzioni: la chiesa ed il monastero di Santa Croce (1503), la chiesa di Santa Maria delle Vergini (1550-1577), un'opera di Galasso Alghisi da Carpi, le chiese di San Liberato e San Rocco.
Praticamente il secolo si conclude con una città completamente trasformata sia a livello edilizio che a livello urbanistico in senso stretto e soprattutto la città è in netta espansione.
Accademia dei Catenati |
Da ricordare che nel fervore culturale che vide nascere in Italia in questo secolo tante accademie culturali, il 2 luglio 1574 Gerolamo Zoppio - professore di poetica, retorica e filosofia morale nell'Università di Macerata, noto per i suoi studi su Dante e sul Petrarca - fonda l'Accademia dei Catenati che esiste tuttora. Essa prese il nome dalla "cathena d'oro distesa dal cielo in terra" che forma il suo stemma. L'Accademia venne istituita per "lo studio delle belle lettere, delle arti" e per il "ragionare delle scientifiche cose". Di essa hanno fatto parte personalità quali Giovanni Mario Crescimbeni, maceratese, fondatore e custode generale dell'Accademia dell'Arcadia, Torquato Tasso, Terenzio Mamiani, Niccolò Tommaseo, Antonio Rosmini, Massimo D'Azeglio e da ultimo Lino Liviabella, Maria Montessori, Vincenzo Cardarelli, Enrico Medi e Silvio Zavatti. A causa dei rivolgimenti politici e bellici della prima metà del Novecento, l'Accademia cessò per un breve periodo le sue attività, poi riprese negli anni Cinquanta grazie all'impegno di Ferdinando Lori, Mario Moretti e Dante Cecchi.
Il Seicento |
Dopo un secolo d'oro venne un secolo buio. Il papa Clemente VIII, con la bolla De Bono Regimine, accentrò tutto il potere politico-amministrativo a Roma; questo portò alla città una riduzione del territorio da essa controllato, meno peso politico all'interno dello Stato della Chiesa, una regressione a livello economico e demografico.
Sia l'edilizia privata che quella pubblica fecero una brusca frenata con alcune eccezioni come il riassetto della strada nuova (odierno Corso della Repubblica), la costruzione di Porton Pio alla fine del quartiere fuori Porta Romana, l'allargamento della strada che portava al colle di Santa Croce. Nonostante questo si edificarono nuove chiese, quella di San Paolo (1623-1655) e quella di San Giovanni (1600-1655), la chiesa dei Gesuiti.
Il Settecento |
L'accentramento del potere si fece risentire, a distanza di anni, anche a livello di attaccamento al Governo pontificio. Infatti all'interno del ceto borghese, che negli anni si era formato e rinforzato, c'era chi ammirava le prime idee illuministiche che venivano dall'estero, combattute con molta foga dal clero. Tale secolo vide le famiglie nobili, frustrate per l'esclusione dalla vita politica, investire in costruzioni di case e ville lussuose da menzionarne alcune come quella dei conti Bonaccorsi, iniziata nel 1707 e finita nell'arco di 20 anni, Palazzo Asclepi-Salimbeni (1725), quello dei Compagnoni (1736), Palazzo Pellicani (1736) e grazie all'architetto Luigi Vanvitelli si deve Palazzo Torri (1738-1758), sempre di questi anni è l'atipico palazzo Costa (1756) mentre grazie a Giuseppe Valadier si devono l'originale Palazzo De Vico (1793) e il primo esempio di costruzione neoclassica a Macerata cioè Palazzo Ugolini (1793).
L'edilizia religiosa registrò la nascita della chiesa di San Filippo, totalmente barocca, grazie all'architetto romano Giovan Battista Contini, venne ristrutturato il duomo e costruita San Giorgio (1792-1798). Tra il 1767 e il 1774 viene realizzato all'interno del palazzo comunale, affacciato sulla piazza maggiore, il teatro tardobarocco su pianta a campana, che, nel 1884 verrà intitolato al musicista e compositore maceratese Lauro Rossi (1810-1885); il progetto inviato allo scopo dal rinomato specialista Antonio Galli da Bibbiena venne ridotto alle giuste dimensioni del sito disponibile dall'architetto camerale Cosimo Morelli da Imola.
Il secolo si chiuse con l'arrivo dell'esercito napoleonico, che era sceso in Italia ed aveva occupato anche le Marche; l'evento portò grande entusiasmo tra i borghesi e tra alcuni popolani, perché vedevano concretizzate le loro idee di giustizia e di libertà; la città fu aggregata alla Repubblica Romana nel 1798 con il grado di capoluogo del Musone[senza fonte]. Dopo alcuni momenti, vista anche la soppressione degli ordini religiosi e la forte pressione fiscale, l'entusiasmo si trasformò in un forte sentimento di reazione, che nel 1799 sfociò in un duro moto che costrinse le truppe napoleoniche a fuggire dalla città. Queste però tornarono più forti di prima e dopo cinque giorni di battaglia, il 5 luglio, riuscirono a fare una breccia e ad entrare dandosi al saccheggio, alla profanazione di chiese e all'assassinio di circa 360 persone[senza fonte], di cui molte di classi disagiate che abitavano nei quartieri fuori le mura, come le "Fosse" e le "Casette", perché visti come i probabili responsabili dei moti.
L'Ottocento |
Le cannonate francesi, oltre ai morti, provocarono gravi danni a Porta Romana, per cui nella seconda metà dell'Ottocento si decise di sostituire la porta, prima con i due palazzetti neoclassici laterali e poi con una cancellata in ghisa; da quel giorno la zona fu chiamata "i cancelli".
Costituitosi il Regno Italico venne elevata al rango di capoluogo del dipartimento del Musone (1808-1814). Nel maggio del 1815 vide lo sbandamento delle truppe di Gioacchino Murat, battute dagli austriaci nella battaglia di Tolentino. Ci fu poi a Macerata nel giugno 1817 il primo atto patriottico di stampo carbonaro avvenuto in Italia dopo lo sbarco a Pizzo di Murat, il quale però non combatté per l’Italia. Prima ancora dell’emergere di figure come quelle di Mazzini, Garibaldi e Cavour, a Macerata già sorgeva l’idea di un’Italia unita.
Dopo la restaurazione dello Stato Pontificio, il Papa Pio VII aveva concesso l’amnistia ai veterani napoleonici e a coloro che avevano combattuto al fianco di Murat ma questi rimasero comunque insofferenti al nuovo regime.
Verso la fine del 1816 erano iniziati a circolare i propositi per un’insurrezione con gli affiliati delle “vendite” di Fermo e Macerata e il Centro Guelfo di Bologna. Nel 1817 queste trattative si erano intensificate a causa di una grave malattia che aveva colpito il Pontefice e che presagiva la sua morte imminente. Quindi la notte del 23 giugno alcuni congiurati con a capo Luigi Carletti si radunarono nel Convento dei Barnabiti in attesa dell’arrivo dei ribelli dai paesi limitrofi, mentre altri due rivoltosi furono inviati davanti al monastero delle Vergini e a quello di Santa Croce per radunare dalla campagna i contadini che avrebbero contribuito alla rivoluzione. Altri ancora furono mandati incontro ai ribelli che dovevano giungere dai paesi vicini come San Ginesio, Cingoli, Montelupone, Treia, Montolmo, San Giusto, Montecassiano, Civitanova e Morrovalle. Tutti dovevano riunirsi presso il Convento dei Cappuccini vecchi per poi entrare in città.
All’ultima ora però del calcolato contingente si presentarono solo pochi contadini e degli uomini dei paesi limitrofi soltanto quelli di Filottrano e Morrovalle. Ciò accadde perché si era diffuso un clima di demotivazione tra il popolo a seguito della notizia dell’improvvisa guarigione del Papa; inoltre la polizia pontificia aveva numerose spie all’interno dei gruppi di rivoltosi e uno degli ideatori della rivolta, Cesare Giacomini, che ne conosceva bene le dinamiche, consegnò il piano al Delegato Apostolico. Nonostante il fallimento, uno dei rivoltosi ne approfittò per sparare due fucilate contro alcune sentinelle che erano di guardia, senza però ferirle. Al rumore scatenato sopraggiunsero le truppe di carabinieri con il loro capitano e i ribelli decisero di disperdersi.
Dopo quella notte a causa del ritrovamento di numerosi manifesti di rivolta affissi nelle città iniziò una serie di interrogatori, perquisizioni, arresti e processi, che si conclusero nell’autunno del 1818. Dei trentasei imputati tredici furono condannati a morte, dodici alla galera a vita, sette a dieci anni e altri ancora a sette o cinque anni di prigione.[6]
Il pur goffo tentativo, subito represso dalle autorità, rappresentò la voglia di libertà e la presa di coscienza dei propri diritti da parte della popolazione. Nell'ottobre del 1820 cominciarono i lavori di costruzione dello Sferisterio, che serviva da stadio per il gioco del bracciale e altre attività; tale opera, ultimata su progetto dell'architetto Ireneo Aleandri nell'agosto del 1829, fu incastonata perfettamente tra Piazza Mercato, il quartiere le "casette" e la "cocolla"; per costruirla venne abbattuta la Porta Mercato, poi riedificata. Molti maceratesi presero parte nell'Ottocento alle campagne per l'indipendenza dell'Italia. Il 1º gennaio 1849 la città fu interessata dalla venuta di Giuseppe Garibaldi e della sua legione. Nonostante le iniziali riserve dovute alla cattiva fama dei suoi soldati, l’uomo fu accolto calorosamente dai cittadini, sempre più fiduciosi in una cacciata dello straniero. Già dopo pochi giorni infatti la popolazione si dimostrò contrariata dalla partenza dei garibaldini, insistendo per un prolungamento della loro permanenza. Piacque infatti il brio e l’animazione prodotta dalla presenza dei giovani e le botteghe poterono contare sulla richiesta di scarpe e vestiario per i soldati, aumentandone i prezzi. Nello stesso mese cominciò la campagna elettorale, pubblicizzata dal governo della Repubblica con l’eliminazione dell’opprimente tassa sul macinato. I cittadini maceratesi accolsero la pubblicazione dei decreti che sancivano le future elezioni con entusiasmo, votando anche lo stesso Garibaldi che però, con 2069 voti, arrivò solo tredicesimo. I maceratesi infatti preferirono i candidati della propria provincia a lui che invece appoggiava la Repubblica, considerata ancora un salto nel buio. Il 23 gennaio la legione garibaldina ripartì diretta a Rieti, portando con sé un positivo ricordo della cittadina che lo aveva accolto e dedicandole la battaglia del 30 aprile a Porta San Pancrazio.[7]
Tra l’estate e l’autunno 1859 il movimento liberale maceratese andò rafforzandosi a seguito del tentativo di Garibaldi di annettere l’Italia centrale. Questi fu poi bloccato da Vittorio Emanuele II a causa dell’ostilità dei governi toscano e romagnolo. Comunque durante questo periodo i liberali maceratesi avevano guadagnato molti consensi dai cittadini, a partire dalla nobiltà e dalla borghesia fino alle classi più basse, ai preti e parte dell’arma dei carabinieri. A causa del rigido controllo poliziesco del governo papalino l’attività patriottica era limitata a raccolte di fondi e all’allestimento di manifestazioni liberali. Inoltre varie persone provenienti dal territorio maceratese aderirono all’organizzazione “Cacciatori delle Marche”, le cui attività principali consistevano nel salvataggio di persone ricercate dai commissari pontifici, nella partecipazione delle guerre d’indipendenza durante le quali catturarono 300 mercenari papalini dopo la disfatta di Castelfidardo.
Il periodo subito precedente all’adesione al regno di Sardegna fu caratterizzato dal rafforzamento degli apparati militari da parte del comando pontificio, con il conseguente peggioramento delle relazioni fra militari e popolazione anche a causa dell’incapacità del Monsignor Achille Apolloni, delegato apostolico per la città, di gestire la situazione. Macerata infatti ospitava nel 1860 il primo reggimento di linea, uno squadrone di gendarmeria, due di artiglieria e degli squadroni di mercenari Irlandesi al servizio del papa. Proprio questi ultimi furono al centro di alcuni episodi violenti che si susseguirono nell’estate del 1860, incoraggiati dai cattivi rapporti che vi erano fra Maceratesi e militari: dopo aver aggredito due giovani donne, un ristretto numero di mercenari irlandesi si scontrarono con alcuni maceratesi giunti per difendere le ragazze, riuscendo infine a metterli in fuga. La sera del 17 giugno le tensioni fra maceratesi e irlandesi sfociarono in una rissa che riportò due feriti gravi. A seguito di ciò, la guarnigione degli irlandesi lasciò Macerata alla volta di Ancona.[8]
Dopo la battaglia di Castelfidardo, che vide l'esercito del pontefice sconfitto da quello dei Savoia, a Macerata venne istituita una giunta provvisoria di governo (20 settembre 1860) avente l'obiettivo di guidare la città fino al successivo plebiscito del 4 novembre 1860, che portò le Marche ad annettersi al neonato Regno d'Italia. Macerata, tuttavia, forse perché era stata da molto fedele al potere dei Papi, o forse perché fino ad allora aveva sempre tenuto in mano i poteri politici-amministrativi regionali, venne punita. Infatti l'università perse tre facoltà, passate ad Ancona, il Comando militare, anch'esso passato ai dorici e la Corte d'appello del tribunale. Chiaramente questo creò non pochi disagi alla città, che perse di colpo un prestigio esercitato in un piccolo stato e si ritrovò ad essere una piccola città in un grande Stato.
In questo secolo così travagliato occorre ricordare che in città fu costruito il nuovo manicomio in stile neoclassico e in cotto, la Loggia del Grano (1841) e ricostruita la facciata della chiesa di Santa Croce.
Il 9 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II giunse a Macerata accolto da grandi festeggiamenti e dal commissario a capo della città, Luigi Tegas. Le votazioni, riguardanti l’annessione allo Stato liberale o la permanenza nello Stato Pontificio, si svolsero tra il 4 e il 5 novembre di quell’anno. Il voto espresse una pressoché totale aderenza agli ideali del Regno di Savoia: su 4127 voti totali infatti il 99.44% di essi accolse favorevolmente l’annessione al Regno d'Italia. Essa si realizzò il 17 dicembre 1860, con un decreto firmato a Napoli da Vittorio Emanuele II.[9]
Il nuovo Stato non è un sinonimo solo negativo per i maceratesi, che infatti cominciano ad appassionarsi alla nuova vita sociale e alla politica che gli viene offerta. Molti in città non possono votare, visto che il diritto al voto è legato al reddito, e una buona parte che ne ha diritto non vota seguendo il non expedit di papa Pio IX. Occorre però dire che nonostante tutto questo molti si appassionano alla politica e come a livello nazionale anche a livello comunale nascono le prime associazioni di mutuo soccorso, circoli (come quello garibaldino del Giardinetto) e partiti politici: repubblicano (che aveva poco seguito in città), liberale, seguitissimo da molti abitanti del centro e dai borghesi in genere, infine il socialista con i quartieri più popolani attratti da tali idee. I socialisti erano forti soprattutto negli storici quartieri rossi delle "casette", che corrisponde come già detto all'odierno Corso Cairoli, e delle "fosse", cioè Borgo San Giuliano. Con il nuovo arriva anche la tecnologia: l'erogazione dell'energia elettrica, che apre la strada dello sviluppo industriale e la ferrovia, che collega la città ad altri centri.
Il Novecento |
Il secolo si apre con una lenta crescita demografica e con gli abitanti che pian piano incominciano a costruire case private anche fuori dalle mura. Tre quartieri cominciano a formarsi: il primo, di stampo borghese, è quello della zona della stazione, dove vengono edificate le case dei benestanti, un altro quartiere di benestanti è creato vicino a Piazza Dell'Armi (odierno stadio dei Pini) in due punti, uno dietro via Morbiducci (odierno Corso Cavour) ed un altro punto l'odierno viale Carradori, infine è ampliato il quartiere popolare di "Villa Ficana", che sorge sul colle di Santa Croce. Sempre in questi anni si edificano la chiesa dell'Immacolata (1893-1917), situata in Corso Cavour e la chiesa di Corso Cairoli, nominata Sacro Cuore (1909-1913). La Guerra italo-turca rinfocolò gli attriti tra i partiti. che si trovarono alle prese con una grave crisi internazionale.
Anche a Macerata ci furono contrasti tra gli interventisti del partito nazionalista, capeggiato da Mazzantini, e i neutralisti del partito socialista (che in realtà era diviso in due correnti); questa tensione sfociò in un'aggressione da parte dei socialisti ai nazionalisti durante una conferenza pro-intervento di Cesare Battisti. Molti Maceratesi presero parte alla Grande Guerra formando la "Brigata Macerata" di cui facevano parte il 121º Reggimento fanteria "Macerata" e il 122º Reggimento fanteria "Macerata", che si fece segnalare per il grande coraggio con cui andava in battaglia. Dopo la guerra, anche a Macerata, ci furono gravi problemi di ordine pubblico per motivi politici; infatti dopo la marcia su Roma i fascisti anche in città presero il potere e diedero la caccia ai nemici di sempre entrando dentro la sede dei socialisti, bruciando la casa del popolo e devastando alcune osterie del quartiere le "casette". Per fortuna della città due podestà moderati (Benignetti e Magnalbò) evitarono gravi atti di intolleranza da parte delle squadracce, e promossero opere pubbliche. Nonostante questo nel 1926 si tenne in città il Congresso nazionale della FUCI con la partecipazione di monsignor Montini e si verificarono forti contestazioni da parte dei fascisti, preludio alla soppressione dei circoli di Azione Cattolica (1931).
Da menzionare le opere fatte in questi anni: Palazzo delle Poste (1922), Palazzo degli Studi (1931), lo Stadio della Vittoria (1926) dove giocava la Maceratese, l'adiacente Monumento ai Caduti (1928-1932) e con l'abbattimento del Porton Pio si ha la creazione della scenografa Piazza Della Vittoria che servì anche per facilitare la viabilità della zona, Palazzo del Mutilato (1938) infine è da menzionare il Palazzo del fascio (nel ventunesimo secolo vi è il catasto) sito in Piazza Mercato (Piazza Mazzini) appena dietro lo Sferisterio. Nel 1943 dopo la caduta del fascismo molti cittadini scesero in piazza per festeggiare, ma la felicità durò poco visto che l'occupazione nazista arrivò senza remore anche a Macerata. I bombardamenti degli alleati colpirono il quartiere di Corso Cavour (fu distrutta la Caserma Castelfidardo) e quello di Corso Cairoli (vicino c'era il Distretto militare mentre nel ventunesimo secolo è la sede dell'anagrafe e di altri uffici comunali) e non mancarono morti e feriti soprattutto fra le donne. Macerata venne definitivamente liberata il 30 giugno 1944 dai partigiani delle Bande Nicolò del Comandante Augusto Pantanetti.
Da segnalare che a guerra finita fu pestato a morte un noto fascista della città, e dopo averlo trascinato per le vie cittadine attaccato ad un carro trainato dai buoi, fu impiccato a testa in giù vicino allo Sferisterio. L'economia torna a girare soprattutto grazie all'agricoltura, al commercio e al terziario vero motore economico della città nel Novecento. Intorno agli anni cinquanta il problema principale fu quello di trovare un tetto per i moltissimi sfollati così si ampliarono diverse zone (le Casette, le Fosse, Ficana e le Vergini) e si crearono nuovi quartieri popolari come: la Pace, le Casermette (cioè San Francesco), il rione Marche e nei decenni successivi le Due Fonti, Collevario e Colleverde. Negli anni ottanta la città tocca il suo massimo picco demografico grazie anche all'edificazione di case popolari a Piediripa, Sforzacosta e Villa Potenza. Nei primi anni novanta come in gran parte d'Italia arriva una ventata d'immigrazione che non porta grande criminalità soprattutto grazie alla buona integrazione.
Nuovo millennio |
La città è caratterizzata da una certa qualità della vita che la rende una fra le più vivibili grazie anche ai molti punti "verdi" situati in diverse zone: i Giardini Diaz, Villa Lauri, il Sasso d'Italia e vari piccoli spazi verdi che sono presenti in tutti i quartieri cittadini. Nel 2006 sono iniziati i lavori per la realizzazione della galleria di collegamento tra la zona di "Due Fonti" e "Fontescodella"; i lavori sono stati ultimati a fine 2007 e l'apertura è avvenuta nel novembre 2008. Tale opera, la più importante degli ultimi decenni, rende più rapida la viabilità tra la valle del Potenza a quella del Chienti, evitando di attraversare l'area più urbana della città.
Nel 2015 viene riposizionato il prestigioso orologio astronomico sulla facciata della torre civica, accompagnato dal carosello dei Magi che sfilano davanti alla Madonna col Bambino insieme all'angelo.
Nel 2016 viene inaugurato l'Orto dei Pensatori, uno spazio dedicato al festival, teatro e cinema e alla socializzazione, allestito nel cortile delle ex carceri di via Illuminati.
Nel 2018 Macerata viene inclusa nel distretto turistico della Marca Maceratese. Nello stesso anno, nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche, ha avuto luogo un attentato di stampo politico-razziale, con diversi feriti. Sempre nel 2018 si festeggia l'880º anniversario della fondazione della città.
Monumenti e luoghi d'interesse |
Architetture religiose |
- cattedrale di San Giuliano
- basilica di Santa Maria della Misericordia
- chiesa di San Filippo Neri
- chiesa di Santa Maria della Porta
- chiesa di Santa Maria delle Vergini
- chiesa di San Giovanni
- chiesa di Santa Maria della Pace
- chiesa di Santa Maria Immacolata
- chiesa del Sacro Cuore
- chiesa di San Giorgio
- chiesa di San Michele Arcangelo
- chiesa di San Francesco
- chiesa di Santa Madre di Dio
- chiesa di Santa Croce
Architetture civili |
- Sferisterio
- Torre civica e orologio planetario
- Teatro Lauro Rossi
- Loggia dei Mercanti
- Fonte maggiore
- I Cancelli
- Palazzo Buonaccorsi
- Palazzo Compagnoni Marefoschi
Villa Compagnoni delle Lune a Cimarella
Aree archeologiche |
- Helvia Recina
Parchi e giardini |
- Giardini Diaz
- Parco di Fontescodella
Società |
Evoluzione demografica |
Abitanti censiti[10]
Etnie e minoranze straniere |
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2017 la popolazione straniera residente era di 3 792 persone.[11]
Tradizioni e folclore |
Pistacóppi è il nome con cui vengono chiamati i piccioni di Macerata e, come conseguenza, questo è divenuto un soprannome simpatico e scherzoso dei maceratesi. Un altro tradizionale appellativo dei maceratesi è quello di vrugnulù (prugne). Sebbene questi appellativi facciano parte della tradizione orale non mancano pubblicazioni che ne attestano l'uso conclamato (cfr. Mario Affede, "Macerata de li vrugnulù" in Il cuore della Marca, 1979 Edizioni Bolis).
Cultura |
Macerata aderisce all'Associazione delle Città d'Arte e Cultura. La Rassegna di Nuova Musica giunta alla XXX edizione fu fondata da Stefano Scodanibbio ed è uno degli eventi di musica contemporanea più importanti d'Italia. È da segnalare la stagione lirica nell'originale e suggestivo sferisterio che si tiene durante il periodo estivo; il teatro ospita anche la manifestazione musicale Musicultura. L'università è tra le più antiche nel mondo fondata nel 1290 con la lettura dell'editto in tutta la regione da parte di Bartolo da Sassoferrato che annunciava la fondazione di una scuola di diritto nella città. Dal 1965 è attivo il Centro di Studi Storici Maceratesi. Il Centro studi "Carlo Balelli" per la storia della fotografia, fondato nel 2009, ha sede a Macerata e si occupa della valorizzazione dei Fondi Balelli e del patrimonio storico-fotografico della Regione Marche. Da Macerata parte l'annuale pellegrinaggio votivo verso la basilica della Santa Casa di Loreto. A Macerata hanno sede due importanti editori nazionali, Liberilibri e la casa editrice Quodlibet.
Istruzione |
Istituti scolastici |
A Macerata è presente l'Istituto d'istruzione superiore Giuseppe Garibaldi, per la formazione di tecnici e personale per lo sviluppo dell'agricoltura e l'ambiente rurale.
Biblioteche |
Numerose anche le biblioteche esistenti in città:
- Biblioteca comunale Mozzi Borgetti
- Biblioteca statale di Macerata
- Biblioteca storica Cassiano Beligatti
- Biblioteche dell'Università degli Studi di Macerata
- Istituto storico della Resistenza
- Archivio di Stato
Musei |
- Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi
- Museo di storia naturale di Macerata
Palazzo Ricci (in cui è presente la Collezione del Novecento italiano)- Ecomuseo delle case di terra a Borgo Ficana (rappresentazione della vita quotidiana dei contadini)
- Museo tipologico del presepe. Il museo tipologico del presepe è nato nel 1964, ad opera di Domenico Cassese, che nel corso di cinquant'anni ha raccolto nella sua villetta una ricca raccolta di oltre 4.000 pezzi fra personaggi e accessori; è dunque un museo privato, visitabile a richiesta. È esposta al pubblico solo una parte della collezione; l'allestimento occupa quattro sale, nelle due ali dell'edificio[12]. Raccoglie 150 presepi, per un totale di 4000 pezzi circa, prodotti dal Seicento in poi: presepi tipici di varie regioni italiane: presepe calabrese, presepe campano, presepe ligure, presepe marchigiano, presepe pugliese, presepe sardo, presepe siciliano; presepi tipici europei: della Spagna, della Francia, della Polonia e di altre nazioni; presepi tipici di nazioni extraeuropee: Colombia, Brasile, Messico, Perù, Cina, Indocina, Giappone, Ecuador, Nigeria, Kenia, Palestina, Giappone.
Museo del Risorgimento (in allestimento)
Media |
- Quotidiani
- Corriere Adriatico
Il resto del Carlino edizione locale di Macerata
- TV
- Emme TV
- Radio
- Radio Nuova In Blu
- Radio Studio 7
Cucina |
Il piatto tipico maceratese sono i vincisgrassi anche noti anche come "svinci", una sorta di lasagne al forno.[13]. Il piatto connota Macerata e la sua area, tanto che il suo nome è stato adottato dall'omonimo gruppo maceratese di pop demenziale. Invece gli gnocchi o le tagliatelle con la papera sono piatti tradizionali della festa del patrono, San Giuliano.
Eventi |
Lirica | Musica | Cultura | Rievocazioni storiche | Fiere |
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Geografia antropica |
Quartieri |
- Il Centro Storico (Piazza della Libertà)
- Borgo San Giuliano ("Le Fosse")
- Corso Cairoli ("Le Casette")
- Corso Cavour - Piazza Pizzarello
- Due Fonti - Terria - Fontezucca
- Fontescodella - Tribunale
- Rione Marche
- La Pace
- Santa Croce - Borgo Ficana
- Montealbano - Colleverde
- Collevario
- San Francesco - Spalato
- Vergini
- Santa Lucia - Corneto
- Montanello - Madonna del Monte
- Villa Potenza
- Sforzacosta
- Piediripa
Economia |
Da segnalare la presenza di fabbriche di eccellenza in diversi settori, tra cui: moda ed abbigliamento, arredamento, sport e benessere.
Sono presenti nel territorio numerose aziende multinazionali, tra cui Valleverde, Dima Cosmetics, Umana, Eismann, Gi Group, Gruppo FE.MA, Seat Pagine Gialle, Adecco, Om-Network, El.En..
Significativa è anche la presenza di rinomate attività artigianali, come quella della produzione di strumenti musicali a fiato e della tessitura finalizzata alla realizzazione di tappeti e di tanti altri prodotti caratterizzati da motivi artistici pregiati;[14] importanti ed apprezzate sono anche le lavorazioni orafe, della ceramica e del vimini.
Infrastrutture e trasporti |
Macerata ha due uscite della superstrada SS 77 (Macerata ovest per chi proviene da Foligno, Macerata sud per chi proviene da Civitanova Marche) situate a 6 km dalla città ovvero nella frazione di Sforzacosta e nella Zona Industriale di Corridonia. Mentre per andare verso nord, ovvero Recanati, Loreto od un percorso alternativo per Ancona, ci si serve del vecchio tracciato della SS 77 poi declassato a provinciale. Mentre per andare verso sud, ovvero Sarnano ed Ascoli Piceno ci si serve della Strada provinciale 78.
Da anni si parla di realizzare un'"intervalliva", una strada di scorrimento veloce che colleghi la valle del Chienti con la valle del Potenza, fungendo anche da Tangenziale per l'area urbana di Macerata; è in fase di progetto tramite la "Quadrilatero Marche-Umbria", mentre nel novembre del 2008 è stata aperta una galleria di circa 800 m che collega la parte sud con la parte nord della città, il che ha risolto la situazione critica che si creava nel centro della città intasata di veicoli soprattutto quelli pesanti.
Ferrovie |
Il territorio comunale è attraversato dalla ferrovia Civitanova Marche-Fabriano, servita da soli treni regionali.
All'interno del centro abitato sono presenti due stazioni ferroviarie: quella di Macerata, sita a breve distanza dal centro storico, e quella di Macerata Fontescodella, che serve i quartieri occidentali.
Nelle frazioni di Piediripa e di Sforzacosta sono presenti due ulteriori stazioni, rispettivamente denominate Corridonia-Mogliano e Urbisaglia-Sforzacosta.
Amministrazione |
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
1860 | Tommaso Lauri | Sindaco | - | ||
1860 | 1861 | Luigi Tegas | Commissario regio | - | |
1861 | 1865 | Lorenzo Lazzarini Compagnoni | Sindaco | - | |
1865 | Alessandro Tomassini Barbarossa | Sindaco | - | ||
1865 | Giacomo Costa | Sindaco | - | ||
1865 | Tito De Amicis | Commissario regio | - | ||
1865 | 1866 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1866 | 1869 | Carlo Chiappini | Sindaco | - | |
1869 | Piero Giuliani | Sindaco | - | ||
1869 | 1870 | Gaetano Graziani | Sindaco | - | |
1870 | 1871 | Piero Giuliani | Sindaco | - | |
1871 | 1873 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1873 | 1874 | Pierluigi Carlo | Commissario regio | - | |
1874 | 1878 | Nazario Pantaleoni | Sindaco | - | |
1878 | 1879 | Giuseppe Germani | Commissario regio | - | |
1879 | 1882 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1882 | Ghino Valenti | Sindaco | - | ||
1882 | 1884 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1884 | Alfonso Lazzarini | Sindaco | - | ||
1884 | 1885 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1885 | Giovan Battista Bisio | Commissario regio | - | ||
1885 | 1886 | Alessandro Costa | Sindaco | - | |
1886 | 1887 | Alessandro Ridolfi | Sindaco | - | |
1887 | Alessandro Costa | Sindaco | - | ||
1887 | Claudio Quinto Ciccolini | Sindaco | - | ||
1887 | Alessandro Ridolfi | Sindaco | - | ||
1888 | Alessandro Costa | Sindaco | - | ||
1888 | Claudio Sesto Ciccolini | Sindaco | - | ||
1888 | Alessandro Ridolfi | Sindaco | - | ||
1889 | 1897 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1897 | 1899 | Alfonso Lazzarini | Sindaco | - | |
1899 | 1900 | Aristide Bossi | Commissario regio | - | |
1900 | 1901 | Ferdinando Giorgini | Sindaco | - | |
1901 | Felice Mariottini | Sindaco | - | ||
1901 | Vittorio Ballauri | Commissario regio | - | ||
1901 | 1904 | Carlo Giustozzi | Sindaco | - | |
1904 | 1908 | Milziade Cola | Sindaco | - | |
1908 | 1909 | Felice Cassone | Commissario regio | - | |
1909 | 1910 | Ferruccio Micciani | Sindaco | - | |
1910 | 1911 | Giovanni D'Aloe | Commissario regio | - | |
1911 | 1913 | Gustavo Perozzi | Sindaco | - | |
1913 | 1914 | Nicolò Priarolo | Commissario regio | - | |
1914 | 1917 | Diomede Amodei | Sindaco | - | |
1917 | 1918 | Camillo Ferraioli | Sindaco | - | |
1918 | 1919 | Francesco Bourbon Del Monte | Sindaco | - | |
1921 | 1924 | Ettore Ricci | Sindaco | - | |
1924 | 1926 | Lauro Costa | Sindaco | - | |
1926 | Masaniello Roversi | Commissario straordinario | - | ||
1927 | 1936 | Cesare Benignetti | PNF | Podestà | - |
1936 | 1943 | Carlo Magnalbò | PNF | Podestà | - |
1943 | Angelo Trombettoni | Commissario straordinario | - | ||
1943 | Ferdinando Lori | Commissario straordinario | - | ||
1943 | 1944 | Carmine Ferrigno | Commissario straordinario | - | |
1944 | Domenico Fares | Commissario straordinario | - | ||
1944 | Gennaro Ventriglia | Commissario straordinario | - | ||
1944 | Antonio Alfieri | Sindaco | - | ||
1944 | Ferdinando Lori | Sindaco | - | ||
1944 | 1956 | Otello Perugini | Sindaco | - | |
1956 | Franco Micucci Cecchi | Sindaco | - | ||
1956 | 1957 | Elio Ballesi | Sindaco | - | |
1957 | 1964 | Arnaldo Marconi | Sindaco | - | |
1965 | 1967 | Elio Ballesi | Sindaco | - | |
1967 | 1975 | Giuseppe Sposetti | Sindaco | - | |
1975 | 1980 | Ireneo Vinciguerra | Sindaco | - | |
1980 | 1981 | Giuseppe Sposetti | Sindaco | - | |
1981 | 1987 | Carlo Cingolani | Democrazia Cristiana | Sindaco | - |
1987 | 1992 | Carlo Ballesi | Democrazia Cristiana | Sindaco | - |
1992 | 1993 | Carlo Cingolani | Democrazia Cristiana | Sindaco | - |
1993 | Ermete Verrecchia | Commissario prefettizio | - | ||
6 dicembre 1993 | 17 novembre 1997 | Gian Mario Maulo | centro-sinistra | Sindaco | - |
18 novembre 1997 | 13 luglio 1999 | Anna Menghi | centro-destra | Sindaco | - |
14 luglio 1999 | 4 maggio 2000 | Giuseppe Colli | Commissario prefettizio | - | |
5 maggio 2000 | 16 aprile 2010 | Giorgio Meschini | centro-sinistra | Sindaco | - |
17 aprile 2010 | in carica | Romano Carancini | PD | Sindaco | - |
Gemellaggi |
Sheffield, dal 2013
Weiden in der Oberpfalz, dal 1963
Issy-les-Moulineaux, dal 1982
Floriana, dal 2007
Kamez, dal 2010
Sport |
Calcio |
Nel comune sono presenti diverse società calcistiche: la A.C. H.R. Maceratese 2018 che dal 2018/19 milita in Promozione. Era la squadra del quartiere di Villa Potenza, che ha raccolto l'eredità ed il blasone della Maceratese 1922, sodalizio che ha disputato numerosi campionati di Serie C ed uno di Serie B.
Poi c'e la Polisportiva Giovanile Salesiana Robur Macerata 1905, la più antica società calcistica cittadina, che da quest'anno si occupa solo del settore giovanile e della scuola calcio. Altre squadre sono la Cluentina, della frazione Piediripa, che disputa gli incontri del campionato di Prima Categoria allo Stadio dei Pini, il Rione Pace ora Vigor Macerata, fondato nell'omonimo quartiere da cui prendeva nome, gioca in Seconda Categoria; lo Sforzacosta, squadra dell'omonima frazione e l'Atletico Macerata che militano invece in Terza Categoria.
Per quanto riguarda il calcio a 5 in città sono presenti il CUS Macerata C5, che milita in Serie C1, l'Invicta Futsal in Serie C2 e il Macerata C5 che milita in Serie D e anche il calcio femminile con l'Invicta Futsal Macerata in serie C.
Pallavolo |
L'Associazione Sportiva Montalbano Volley è una società pallavolistica maschile con sede a Macerata, fondata nell'omonimo quartiere dal quale prende il nome, che milita nel campionato di Serie A2. La società svolge parte delle attività giovanili nell'impianto di Via F.lli Cervi, nel quartiere di Colleverde Montalbano, mentre la prima squadra disputa gli incontri casalinghi alla Marpel Arena, lo storico Palas di Fontescodella dove l'AS Lube iniziò negli anni '90 la sua avventura pallavolistica, prendendo il titolo in serie C, dalla Azzurra Volley Macerata.
L'Associazione Sportiva Helvia Recina Volley è una società pallavolistica femminile con sede a Macerata che milita nel campionato di Serie B1.
Baseball |
La Macerata Angels Baseball Club è la principale società di Baseball di Macerata, militante nel campionato di Serie A2.
Ciclismo |
Macerata è stata sede di tappa del Giro d'Italia per 4 volte:
1920 5ª tappa Chieti-Macerata, vinta da Leopoldo Torricelli;
1931 3ª tappa Ravenna-Macerata, vinta da Alfredo Binda;
1974 8ª tappa Chieti-Macerata, vinta da Franco Bitossi;
1998 10ª tappa Vasto-Macerata, vinta da Mario Cipollini.
Periodicamente Macerata è tappa della Tirreno-Adriatico.
Altri sport |
Nel rugby è presente l'Amatori Rugby Macerata, fondato nel 2006 che disputa il campionato nazionale di serie C nel girone Marche. Nel softball ha sede in città il Softball Mosca Macerata, fondata nel 1973, che ha al suo attivo diversi risultati importanti, tra i quali citiamo: una Coppa dei Campioni e diversi titoli italiani ed europei. A riguardo della pallacanestro è presente l'A.B.M. Associazione Basket Maceratese che ha militato nel campionato regionale di serie C1 nella stagione 2009/2010. Per il tennis citiamo l'Associazione tennis dilettantistica Claudio e Geo Giuseppucci, che svolge attività in campo regionale e nazionale ed è arrivata, alcuni anni fa, al 18º posto della graduatoria nazionale per società; è insignita della stella d'argento del CONI al merito sportivo.[senza fonte] L'Hockey su prato è nato in città nel 1934, la squadra locale è l'Ass.Ca.Ri.Ma Sez.Hockey.
Note |
^ abDato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2017.
^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012.
^ Naturalis Historia III, 111
^ Helvia Recina - Macerata, su www.archeomarche.beniculturali.it, 3 giugno 2015. URL consultato il 29 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
^ Amico Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Alessandro Mancini, Macerata 1854, Tomo I, p. 139, n. 27.
^ Domenico Spadoni, La cospirazione di Macerata del 1817 ossia il primo tentativo patriottico italiano dopo la Restaurazione, stab. Tipografico Mancini, Macerata, 1895
^ Garibaldi a Macerata nel 1849 diNazareno Cioppettini, Tipografia di San Giuseppe, p. 49-56.
^ Marco Severini, Macerata e l'unità d'Italia, Codex, Milano, 2010
^ Macerata e l'Unità d'Italia, Codex editore, Marco Severini, 2010.
^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
^ Cittadini stranieri. Popolazione residente e bilancio demografico al 31 dicembre 2017 Archiviato il 6 agosto 2017 in Internet Archive..
^ Musei dell'artigianato, Touring Editore, 2003; Qui touring, Touring Club Italiano, 2000 (pagina 80)
^ Gastronomia nel territorio maceratese Archiviato il 10 novembre 2007 in Internet Archive. dal sito del comune
^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, A.C.I., 1985, p. 10.
Voci correlate |
- Miracolo eucaristico di Macerata
- 121º Reggimento fanteria "Macerata"
- 122º Reggimento fanteria "Macerata"
- Accademia dei Catenati
- Provincia di Macerata
- Pio Sodalizio dei Piceni
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikizionario
- Wikimedia Commons
- Wikivoyage
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Macerata
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Collegamenti esterni |
- Sito Università di Macerata, su unimc.it.
- Sito Centro studi "Carlo Balelli" per la storia della fotografia, su centrostudibalelli.it.
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