Impero anglo-indiano
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Impero anglo-indiano Raj britannico | |||||
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Motto: Heavens' Light Our Guide (La luce del cielo è nostra guida) | |||||
Dati amministrativi | |||||
Nome ufficiale | Indian Empire, British Indian Empire, British Raj | ||||
Lingue ufficiali | Inglese | ||||
Lingue parlate | Inglese, tamil, pashtu, hindi, urdu. | ||||
Inno | God Save the Queen (1858-1901) God Save the King (1901-1947) | ||||
Capitale | Calcutta (1858-1912) | ||||
Altre capitali | Nuova Delhi (1912-1947) | ||||
Dipendente da | Regno Unito | ||||
Politica | |||||
Forma di Stato | Monarchia parlamentare come colonia britannica | ||||
Imperatori d'India | Elenco:
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Nascita | 2 agosto 1858 con Vittoria del Regno Unito | ||||
Causa | Government of India Act 1858 | ||||
Fine | 15 agosto 1947 con Giorgio VI del Regno Unito | ||||
Causa | Indipendenza di India, Pakistan e Birmania | ||||
Territorio e popolazione | |||||
Bacino geografico | Subcontinente indiano | ||||
Territorio originale | Penisola indiana | ||||
Massima estensione | 5 171 061 km² nel 1909-1947 | ||||
Popolazione | 228 003 116 ab. nel 1911 | ||||
Economia | |||||
Valuta | Rupia indiana | ||||
Risorse | Carbone, ferro, calcare, argilla | ||||
Produzioni | Tessuti, ceramiche | ||||
Commerci con | Impero britannico | ||||
Esportazioni | Cotone, tè, sale, frutti tropicali, spezie, zucchero | ||||
Religione e società | |||||
Religioni preminenti | induismo, islamismo | ||||
Religioni minoritarie | buddismo, anglicanesimo, cattolicesimo, sikhismo, zoroastrismo | ||||
Evoluzione storica | |||||
Preceduto da | Impero Moghul Company Raj | ||||
Succeduto da | Birmania Dominion dell'India Dominion del Pakistan | ||||
Con il termine di Impero anglo-indiano oppure Impero indiano (in inglese: British Raj) si indica l'insieme di domini diretti e protettorati che il Regno Unito e i suoi predecessori accumularono e organizzarono nel subcontinente indiano, dal XVII al XX secolo.
Con l'indipendenza concessa nel 1947, grazie alle campagne non violente di Gandhi, sui territori del cosiddetto Raj britannico sorsero gli attuali stati di India, Pakistan (a sua volta diviso dopo l'indipendenza del Bangladesh, nel 1971) e Birmania. Grazie a questi domini, dal tempo della regina Vittoria nel 1858, fino a Giorgio VI nel 1947, i sovrani britannici poterono fregiarsi del titolo di "Imperatori d'India".
Il subcontinente indiano fu il possedimento che più di ogni altro rese l'Impero britannico una superpotenza mondiale; in esso viveva oltre il 75% della popolazione totale dell'impero e fu il principale esportatore di materie prime.
Indice
1 Geografia
2 Inno nazionale e bandiera
3 India britannica e Stati principeschi
3.1 Maggiori province
3.2 Province minori
3.3 Stati principeschi
3.4 Organizzazione
3.5 Governatori generali e viceré dell'India
4 Storia
4.1 Seguito della ribellione del 1857: critiche indiane e risposta inglese
4.2 Cambiamenti economici e tecnologici: 1858-1905
5 Cultura
5.1 Educazione
6 Economia
6.1 Tendenza economia
6.2 Industria
6.3 Ferrovie
6.4 Irrigazione
6.5 Politiche economiche
6.6 Impatto economico
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Geografia |
L'Impero anglo-indiano si estendeva su tutte le regioni macrogeografiche dell'attuale India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Birmania. Inoltre, nelle diverse epoche, esso arrivò ad includere anche la Colonia di Aden (1858 - 1937), il Somaliland (1884 - 1898) e Singapore (1858 - 1867). La Birmania venne separata amministrativamente dall'Impero dal 1937 sino alla dichiarazione d'indipendenza del 1948. Gli Stati della Tregua del golfo Persico erano teoricamente Stati principeschi dell'India britannica sino al 1946 e utilizzavano la rupia come unità monetaria. Dal 1876 l'estensione dell'Impero superava i 5 milioni di km², il più vasto possedimento coloniale europeo in Asia.
Ceylon (oggi Sri Lanka) venne ceduto ai britannici nel 1802 sulla base del trattato di Amiens. Ceylon fu sempre una colonia della corona e non entrò mai a far parte dell'India britannica. I regni di Nepal e Bhutan vennero riconosciuti come Stati indipendenti.[1][2] Il Regno del Sikkim venne fondato nel 1861 tra i britannici e gli abitanti locali, anche se i termini di sovranità rimasero ambigui.[3] Le Maldive furono protettorato britannico dal 1887 al 1965, ma anch'esse non fecero parte dell'India britannica.
Inno nazionale e bandiera |
Come tutte le altre colonie britanniche anche l'Impero indiano adottò come bandiera nazionale l'Union Jack britannica, essa campeggiava su tutti i palazzi istituzionali, le corti di giustizia, i municipi, i forti e i presidi militari e su ogni sede di amministrazione civile o militare. Come colonia, l'Impero indiano possedeva però anche una sua bandiera sul modello Red Ensign su sfondo rosso con la "Stella dell'India" al battente ma essa fu poco utilizzata, favorendo invece il vessillo dei viceré. Fu quest'ultimo infatti a rappresentare l'Impero indiano nelle competizioni sportive - tra cui le Olimpiadi - fino all'ultima partecipazione come colonia britannica a Berlino nel 1936.
L'inno nazionale fu il God Save the King o God Save the Queen già dai tempi del controllo della Compagnia delle Indie orientali, ufficializzato nel 1858 dopo il passaggio dell'amministrazione alla Corona. Dal 1858 al 1901 God Save the Queen in quanto l'imperatrice dell'India fu la regina Vittoria mentre dal 1901 al 1947 fu il God Save the King in quanto i sovrani furono Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI. Il 15 agosto 1947, giorno dell'indipendenza indiana, l'Union Jack venne calata definitivamente, accompagnata dal God Save the King. Fu l'ultima volta in cui la bandiera britannica e l'inno britannico rappresentavano l'India, che perdette da quel giorno l'appellativo di "britannica". Il God Save the King tuttavia rimase "inno reale" per l'India dal 1947 al 1950 e per il Pakistan dal 1947 al 1956. L'Union Jack invece cessò di avere valenza "nazionale" già dal 1947, venendo sostituita dalle bandiere di India e Pakistan.
India britannica e Stati principeschi |
L'Impero indiano britannico era suddiviso in due parti distinte: India britannica e Stati principeschi o Stati nativi. Nell'Interpretation Act del 1889, il parlamento britannico adottò le seguenti definizioni per le due sezioni:
L'espressione "India britannica" indicherà tutti quei territori o luoghi in cui vige la sovranità di Sua Maestà e che sono quindi governati attraverso il Governatore Generale dell'India o un suo subordinato. L'espressione "India" indicherà l'India britannica unitamente agli altri territori dei prìncipi o capi nativi. (52 & 53 Vict. cap. 63, sec. 18)[4]
In generale il termine "British India" è stato usato (e continua ad essere usato) in riferimento alle regioni sotto il controllo della Compagnia delle Indie Orientali dal 1600 sino al 1858.[5] Il termine è stato anche usato per indicare i "Britannici in India".[6]
La sovranità negli oltre 175 Stati principeschi, molti di notevole estensione e rilievo politico, veniva esercitata (in nome della corona britannica) dal governo centrale dell'India britannica per mano del Viceré; i rimanenti circa 500 staterelli indipendenti dipendevano invece dal governo provinciale.[7] In realtà la differenza tra "dominio" e "sovranità" non venne mai completamente definita e questo fu spesso alla base di contrasti tra i locali e l'amministrazione britannica in India. In campo internazionale tuttavia solo il governo britannico dell'India veniva riconosciuto poiché come sopra descritto gli Stati principeschi e gli altri sultanati minori non godevano di una politica estera autonoma essendo questa gestita unilateralmente dal governo britannico in India.[7]
Intorno al 1750, cioè quando ancora la "Compagnia delle Indie" inglese possedeva le basi commerciali nel sub-continente indiano, i territori britannici erano suddivisi in tre vasti distretti o governi generali:
1.- Calcutta Presidency, istituita nel 1700 che si estendeva sulla vasta regione del delta del Gange nel Bengala;
2.- Madras Presidency, istituita nel 1684 e che comprendeva un lungo tratto di costa del Coromandel;
3.- Bombay Presidency, istituita nel 1703 e comprendeva tutte le basi inglesi che si affacciavano sulle coste occidentali indiane fino a Tellicherry.
Con l'inaugurazione di una nuova politica di vere annessioni territoriali e di conquiste militari la Compagnia costituì progressivamente un vero Stato britannico indiano (Raj).
Intorno al 1840 così si può parlare correttamente di "India britannica" a cui si affiancano centinaia di principati vassalli autoctoni, posti sotto la pesante tutela, prima di agenti della compagnia, poi del governo britannico (1858).
I possessi immediati britannici erano:
- A)- Calcutta Presidency con 11 province e 54 distretti -
- 1.- Bengala (1757; Calcutta) con 18 distretti e stati vassalli (Manipur, Tripura, Sikkim, Bhutan, Nepal, ecc.)
- 2.- Behar (1765; Patna) con 6 distretti e il principato di Cutch Behar (1772)
- 3.- Oudh (1771; Garakpore) con 1 distretto e il principato di Oudh (dal 1775 fino al 1856)
- 4.- Allahabad (1775) con 6 distretti e vari principati (Rewa, Benares, Bundelkhand, ecc.)
- 5.- Agra (1803) con 5 distretti e vari principati (Mewat, Bhartpur, Dholpur, ecc.)
- 6.- Delhi (1803) con 6 distretti e vari principati (Moghul Palace - Fort Red, Rewari, Rampur, Chtor)
- 7.- Orissa (1803; Cuttack) con 6 distretti e vari principati (Chota Nagpur, Bharatpur, ecc.)
- 8.- Ajmer (1818) con un distretto ed i vari principati dei Rajput (Jodhpur, Udaipur, Bikaner, ecc.)
- 9.- Gondwana (1818; Jubbolpore) con un distretto e vari principati (Nagpur, Gwalior, Indore, Bhopal, Ratlam, ecc.)
- 10.-Garhwal (1821; Srinagar) con 3 distretti e vari principati (Phulkian states, Tehri Garhwal, Ludhiana, ecc.)
- 11.-Assam (1826; Jorhat) con 1 distretto ed ex principati annessi (1802-1822)
- B)- Madras Presidency con 6 province e 20 distretti -
- 1.- Circars (1759; Vizianagram) con 5 distretti e alcuni principati (Hyderabad, Bijapur, Banganapalli, ecc.)
- 2.- Carnatic (1801; Madras) con 10 distretti e vari principati (Arcot, Pudukkottai, ecc.)
- 3.- Kanara (1801; Mangalore) con 1 distretto
- 4.- Balaghat (1801; Bellary) con 1 distretto
- 5.- Coimbatore (1803) con 2 distretti ed il principato vassallo del Mysore
- 6.- Malabar (1803;Calicut) con 1 distretto e vari principati (Cochin, Travancore, Coorg Mercara, Kerala, ecc.)
- C)- Bombay Presidency con 4 province e 13 distretti -
- 1.- Gujarat (1818; Bombay) con 4 distretti e vari principati (Baroda, Porbandar, Palitana, ecc.)
- 2.- Bijapur (1818) con 5 distretti e vari principati (Janjira, Bhor, Kolhapur, Miraj, ecc.)
- 3.- Kandeish (1818; Nandode) con 3 distretti ed x principato di Yeola
- 4.- Aurangabad (1818) con 1 distretto
I rimanenti territori indiani costituivano il resto dei principati e canati ancora indipendenti.
Maggiori province |
Al XX secolo l'India britannica era composta da otto province, ciascuna amministrata da un proprio Governatore o Luogotenente-Governatore. La tabella seguente indica la loro area la popolazione (ma non include gli stati nativi) al 1907 circa:[8]
Province dell'India britannica[8] | Area (in chilometri quadrati) | Popolazione | Ufficiale capo dell'amministrazione |
---|---|---|---|
Burma | 440.000 km² | 9.000.000 | Luogotenente governatore |
Bengala (inclusi attuali Bangladesh, Bengala Orientale, Bihar e Orissa) | 390.000 km² | 75.000.000 | Luogotenente governatore |
Madras | 370.000 km² | 38.000.000 | Governatore |
Bombay | 320.000 km² | 19.000.000 | Governatore |
Province Unite (attuali Uttar Pradesh e Uttarakhand) | 280.000 km² | 48.000.000 | Luogotenente governatore |
Province Centrali (inclusa Berar) | 270.000 km² | 13.000.000 | Commissario Capo |
Punjab | 250.000 km² | 20.000.000 | Luogotenente governatore |
Assam | 130.000 km² | 6.000.000 | Commissario Capo |
Durante la divisione del Bengala (1905–1911), venne creata la nuova provincia di Assam e Bengala Orientale con a capo un luogotenente governatore. Nel 1911, il Bengala Orientale venne riunito al Bengala, e le nuove province orientali divennero: Assam, Bengala, Bihar e Orissa.[8]
Province minori |
Oltre a quelle sopra citate vi erano molte province minori amministrate da commissari capi:[9]
Provincia minore | Area (in chilometri quadrati) | Popolazione | Ufficiale capo dell'amministrazione |
---|---|---|---|
Provincia della Frontiera del Nord-Ovest | 16.000 km² | 2.125.000 | Commissario Capo |
Balucistan | 46.000 km² | 308.000 | Agente Politico Britannico nel Baluchistan in servizio ex-officio come Commissario Capo |
Coorg | 1.600 km² | 181.000 | Residente Britannico a Mysore in servizio ex-officio come Commissario Capo |
Ajmer-Merwara | 2.700 km² | 477.000 | Agente Politico Britannico nel Rajputana in servizio ex-officio come Commissario Capo |
Isole Andamane e Nicobare | 3.000 km² | 25.000 | Commissario Capo |
Stati principeschi |
Uno Stato principesco, indicato anche coi nomi di "Stato nativo" o "Stato indiano", era uno Stato nominalmente sovrano all'interno del governo britannico in India e come tale non era governato direttamente dai britannici, ma da sovrani locali (maharaja, raja, nababbi, nizam, ecc.). Inizialmente gli agenti britannici della Compagnia delle Indie esercitavano su tali sovrani un controllo essenzialmente militare ed economico. La politica di annessioni, esercitata nella prima metà del XIX secolo dei principati che rimanevano privi di eredi diretti, creò un clima di alta tensione che fu una delle cause della Moti indiani del 1857 - chiamata anche "Mutiny" o "Rivolta dei Sipay", o "Prima guerra d'indipendenza indiana" - e la soppressione della Compagnia come entità politica. Le province e conseguentemente gli Stati indiani vassalli passarono sotto il governo britannico (1859). Ad ogni modo i britannici vi controllavano le risorse militari, gli affari esteri e le comunicazioni. Vi era un totale di 565 Stati principeschi nel subcontinente indiano che divennero poi indipendenti nell'agosto del 1947.[10]
Organizzazione |
Charles Wood, I visconte Halifax, che fu President of the Board of Control della Compagnia delle Indie Orientali dal 1852 al 1855 e che emanò l'Education Dispatch of 1854 modellato sulla politica di educazione britannica in India, fu anche Segretario di Stato per l'India nei primi anni del governo della Corona.
Robert Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury fu Segretario di Stato per l'India in due occasioni prima di prestare servizio come Primo Ministro del Regno Unito per un totale di tredici anni.
Charles Canning, I conte Canning, l'ultimo governatore generale dell'India sotto il governo della Compagnia delle Indie orientali e primo viceré d'India sotto il governo della Corona britannica.
A seguito dei moti indiani del 1857, l'Act for the Better Government of India (1858) apportò dei cambiamenti nel governo dell'India a tre livelli: nel governo imperiale a Londra, nel governo centrale a Calcutta e nei governatorati provinciali.[11]
A Londra venne composto un gabinetto di governo presieduto dal Segretario di Stato per l'India e da quindici membri del Consigli d'India che avessero trascorso almeno dieci anni in India. Anche se il Segretario di Stato comunicava direttamente col governatorato indiano, spesso egli si serviva del proprio Consiglio ma soprattutto in materia economica. Dal 1858 al 1947 vennero nominati ventisette Segretari di Stato per l'India tra i quali ricordiamo Sir Charles Wood (1859–1866), Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury (1874–1878) (poi Primo ministro del Regno Unito), John Morley (1905–1910) (artefice delle Minto-Morley Reforms), E. S. Montagu (1917–1922) (vero artefice delle Montagu-Chelmsford reforms) e Frederick Pethick-Lawrence (1945–1947) (capo di Gabinetto indiano). La grandezza del Consiglio venne ridotta nel corso delle differenti epoche ma i poteri rimasero gli stessi. Nel 1907, per la prima volta, due indiani furono nominati nel Consiglio.[12]
A Calcutta, il Governatore generale rimase a capo del governo indiano e ottenne il titolo di Viceré, in quanto rappresentante effettivo del sovrano britannico che deteneva la sovranità sull'India britannica; egli, ad ogni modo, era responsabile del proprio operato presso il Segretario di Stato a Londra e quindi verso il parlamento inglese. Un sistema di "doppio governo" era già stato del resto messo alla prova dal ministro Pitt con l'India Act del 1784. Il Governatore generale si trovava nella capitale Calcutta, i governatori risiedevano nelle province più importanti (Madras o Bombay) mentre gli ordini venivano impartiti direttamente da Calcutta, dove aveva sede anche il Consiglio. Ad ogni modo il consiglio aveva un valore consultivo sin dalla sua fondazione nel 1858 e le decisioni più importanti venivano ad ogni modo prese dall'esecutivo centrale così come stabilito dall'Indian Councils Act del 1861.
Governatori generali e viceré dell'India |
# | Nome | Immagine | Dal | Al |
---|---|---|---|---|
1 | Charles Canning, I Conte Canning[13] | 1º novembre 1858 | 21 marzo 1862 | |
2 | James Bruce, VIII conte di Elgin | 21 marzo 1862 | 20 novembre 1863 | |
3 | Robert Napier, I barone Napier di Magdala (facente funzioni) | 21 novembre 1863 | 2 dicembre 1863 | |
4 | Sir William Denison (facente funzioni) | 2 dicembre 1863 | 12 gennaio 1864 | |
5 | John Lawrence, I barone Lawrence | 12 gennaio 1864 | 12 gennaio 1869 | |
6 | Richard Bourke, VI conte di Mayo | 12 gennaio 1869 | 8 febbraio 1872 | |
7 | Sir John Strachey (facente funzioni) | 9 febbraio 1872 | 23 febbraio 1872 | |
8 | Francis Napier, X Lord Napier (facente funzioni) | 24 febbraio 1872 | 3 maggio 1872 | |
9 | Thomas Baring, I conte di Northbrook | 3 maggio 1872 | 12 aprile 1876 | |
10 | Robert Bulwer-Lytton, I conte di Lytton | 12 maggio 1876 | 8 giugno 1880 | |
11 | George Robinson, I marchese di Ripon | 8 giugno 1880 | 13 dicembre 1884 | |
12 | Frederick Hamilton-Temple-Blackwood, I marchese di Dufferin e Ava | 13 dicembre 1884 | 10 dicembre 1888 | |
13 | Henry Petty-Fitzmaurice, V marchese di Lansdowne | 10 dicembre 1888 | 11 ottobre 1894 | |
14 | Victor Bruce, IX conte di Elgin | 11 ottobre 1894 | 6 gennaio 1899 | |
15 | George Curzon, I marchese Curzon di Kedleston[14] | 6 gennaio 1899 | 18 novembre 1905 | |
16 | Gilbert Elliot-Murray-Kynynmound, IV conte di Minto | 18 novembre 1905 | 23 novembre 1910 | |
17 | Charles Hardinge, I barone Hardinge di Penshurst | 23 novembre 1910 | 4 aprile 1916 | |
18 | Frederic Thesiger, I visconte Chelmsford | 4 aprile 1916 | 2 aprile 1921 | |
19 | Rufus Isaacs, I marchese di Reading | 2 aprile 1921 | 3 aprile 1926 | |
20 | Edward Wood, I conte di Halifax | 3 aprile 1926 | 18 aprile 1931 | |
21 | Freeman Freeman-Thomas, I marchese di Willingdon | 18 aprile 1931 | 18 aprile 1936 | |
22 | Victor Hope, II marchese di Linlithgow | 18 aprile 1936 | 1º ottobre 1943 | |
23 | Archibald Wavell, I conte Wavell | 1º ottobre 1943 | 21 febbraio 1947 | |
24 | Louis Mountbatten, I conte Mountbatten di Burma | 21 febbraio 1947 | 15 agosto 1947 |
Storia |
Seguito della ribellione del 1857: critiche indiane e risposta inglese |
Rani Lakshmibai, Rani di Jhansi, uno dei principali capi di Moti indiani del 1857, che precedentemente aveva perso il proprio regno come risultato della Dottrina della decadenza inaugurata da James Broun-Ramsay, I marchese di Dalhousie.
La proclamazione "Ai principi, capi e popolo d'India" pubblicata dalla Regina Vittoria il 1º novembre 1858. "Ci impegnamo solennemente a rispettare i territori nativi che noi ci arroghiamo di ritenere soggetti."
Sir Syed Ahmed Khan fondatore del Muhammedan Anglo-Oriental College, poi Aligarh Muslim University, scrisse una delle prime critiche all'azione britannica, Cause dei Moti Indiani.
Souvenir del 1887 consistente in un ritratto della Regina Vittoria come Imperatrice d'India a 30 anni dalla rivolta indiana.
Anche se la grande ribellione indiana del 1857 aveva scosso il governo britannico, non lo aveva disarcionato. Dopo la ribellione, gli inglesi divennero più circospetti ma divenne chiara la necessità di coinvolgere maggiormente gli indiani nell'amministrazione del governo, senza tuttavia concedere loro eccessivo spazio. L'esercito indiano venne completamente riorganizzato e venne privato delle unità di Musulmani e Bramini delle province di Agra e Oudh che erano stati il cuore della ribellione.[15] L'esercito indiano non subì ulteriori cambiamenti sino al 1947.[16] Il censimento del 1861 rilevò che la popolazione di nazionalità inglese in India ammontava a 125.945, di cui 41.862 civili e 84.083 militari.[17] Nel 1880 l'esercito stabile presente in India era composto da 66.000 soldati inglesi, 130.000 soldati indiani e 350.000 soldati indiani negli eserciti degli stati principeschi.[18]
Vennero siglate in questo periodo anche delle leggi che garantirono grandi benefici all'agricoltura ed ai contadini.[16]
Cambiamenti economici e tecnologici: 1858-1905 |
Il Canale di Agra (c. 1873) un anno dopo il suo completamento. Venne chiuso alla navigazione nel 1904 di modo da incrementare l'irrigazione e prevenire carestie.
George Robinson, I marchese di Ripon, il Viceré d'India che istituì il "Famine Code"
Nella seconda metà del XIX secolo, l'amministrazione britannica avviò una vera e propria rivoluzione industriale in India che ebbe grandi effetti sulle economie della stessa India e del Regno Unito.[19], [20] Gran parte dei cambiamenti a livello economico e sociale erano già iniziati prima dei Moti del 1857, quando Lord Dalhousie aveva esportato le tecnologie occidentali nel paese. Collegamenti telegrafici, ferrovie, strade, canali e ponti vennero rapidamente costruite di modo che materie prime, come cotone e tè, potessero essere trasportate in maniera più efficiente ai porti come Bombay e poi esportate nel Regno Unito.[21], [22] I materiali grezzi venivano quindi lavorati e poi ritrasportati in India per essere venduti.[23] L'India veniva sfruttata essenzialmente per il grande bacino di tassazione e per i prodotti agricoli.[24] Nel 1920 venne completata la rete ferroviaria indiana, la più grande al mondo in quel momento, la cui realizzazione era durata oltre 60 anni. Solo il 10% degli incarichi di responsabilità nella società costruttrice furono affidati a cittadini indiani.[25]
Cultura |
Thomas Babington Macaulay (1800-1859) ha presentato la sua interpretazione whiggish della storia inglese come una progressione verso l'alto che porta sempre più libertà e più progresso. Contemporaneamente Macaulay era un riformatore leader coinvolto nella trasformazione del sistema educativo indiano. Lo avrebbe basato sulla lingua inglese in modo che l'India potesse unirsi alla madrepatria in un costante progresso verso l'alto. Macaulay assunse l'enfasi di Burke sul dominio morale e lo implementò in vere e proprie riforme scolastiche, dando all'Impero britannico una profonda missione morale per civilizzare i nativi.
La professoressa di Yale, Karuna Mantena, ha sostenuto che la missione civilizzatrice non è durata a lungo, poiché afferma che i riformatori benevoli sono stati i perdenti nei dibattiti-chiave, come quelli successivi ai Moti del 1857 in India, e lo scandalo della brutale repressione del Governatore Edward Eyre nella ribellione della baia in Giamaica nel 1865. La retorica continuò, ma divenne un alibi per il malgoverno britannico e il razzismo. Non si credeva più che i nativi potessero davvero fare progressi, invece dovevano essere governati con mano pesante, con opportunità democratiche rimandate indefinitamente. Di conseguenza:
I principi centrali dell'imperialismo liberale vennero messi in discussione quando varie forme di ribellione, resistenza e instabilità nelle colonie fecero precipitare una rivalutazione ad ampio raggio ... l'equazione del "buon governo" con la riforma della società indigena, che era al centro di il discorso sull'impero liberale sarebbe soggetto a un crescente scetticismo.[26]
Lo storico britannico Peter Cain ha sfidato Mantena, sostenendo che gli imperialisti credevano davvero che il dominio britannico avrebbe portato ai sudditi i benefici della "libertà ordinata", così la Gran Bretagna avrebbe potuto adempiere al proprio dovere morale e raggiungere la propria grandezza. Gran parte del dibattito si svolse nella stessa Gran Bretagna, e gli imperialisti lavorarono sodo per convincere la popolazione generale che la missione civilizzatrice era ben avviata. Questa campagna servì a rafforzare il sostegno imperiale in patria, e così, dice Cain, a rafforzare l'autorità morale delle élite gentiluomini che governavano l'Impero.
Educazione |
Gli inglesi diedero priorità all'istruzione pubblica in inglese. Durante il periodo della Compagnia delle Indie orientali, Thomas Babington Macaulay aveva reso la scuola insegnata in inglese una priorità per il Raj nella sua famosa minuta sull'educazione del febbraio 1835 e riuscì a mettere in pratica le idee precedentemente avanzate da Lord William Bentinck (il Governatore generale tra il 1828 e il 1835). Bentinck favorì la sostituzione del persiano con l'inglese come lingua ufficiale, l'uso dell'inglese come mezzo di istruzione e l'addestramento degli indiani di lingua inglese come insegnanti. È stato ispirato da idee utilitaristiche e ha chiesto un "apprendimento utile". Tuttavia, le proposte di Bentinck furono respinte dai funzionari di Londra. Sotto Macaulay furono aperte migliaia di scuole elementari e secondarie; in genere avevano un corpo studentesco tutto maschile.
I missionari aprirono le loro scuole che insegnavano il cristianesimo e le 3-R. Bellenoit sostiene che mentre i dipendenti pubblici diventavano più isolati e ricorrevano al razzismo scientifico, le scuole missionarie si impegnavano maggiormente con gli indiani, crescevano sempre più in sintonia con la cultura indiana e si opponevano categoricamente al razzismo scientifico.
Le università di Calcutta, Bombay e Madras furono fondate nel 1857, poco prima della Ribellione. Nel 1890 circa 60.000 indiani si erano immatricolati, principalmente nelle arti e nelle leggi liberali. Circa un terzo entrò nella pubblica amministrazione, e un altro terzo divenne avvocato. Il risultato è stato una burocrazia statale professionale molto ben istruita. Nel 1887 su 21 000 incarichi di servizio civile di medio livello, il 45% era detenuto da indù, il 7% da musulmani, il 19% da eurasiatici (padre europeo e madre indiana) e il 29% da europei. Delle 1000 posizioni di alto livello, quasi tutte erano detenute dai britannici, in genere con una laurea a Oxford. Il governo, spesso collaborando con filantropi locali, aprì 186 università e college di istruzione superiore entro il 1911, immatricolando 36 000 studenti (oltre il 90% uomini). Nel 1939 il numero di istituzioni era raddoppiato e le iscrizioni raggiungevano la cifra di 145 000. Il curriculum seguiva gli standard britannici classici del tipo stabilito da Oxford e Cambridge e poneva in primo piano la letteratura inglese e la storia europea. Tuttavia, negli anni '20 i corpi studenteschi erano diventati focolai del nazionalismo indiano.
Economia |
Tendenza economia |
L'economia indiana è cresciuta di circa l'1% all'anno dal 1880 al 1920 e anche la popolazione è cresciuta all'1%. Tutti e tre i settori dell'economia - agricoltura, manifatturiero e servizi - sono accelerati nell'India postcoloniale. In agricoltura una "rivoluzione verde" ebbe luogo negli anni '70. La differenza più importante tra l'India coloniale e quella postcoloniale era l'utilizzo del surplus di terreno con una crescita guidata dalla produttività usando semi di varietà ad alto rendimento, fertilizzanti chimici e un'applicazione più intensiva dell'acqua. Tutti questi tre input erano sovvenzionati dallo stato. Il risultato non era, in media, nessun cambiamento a lungo termine nei livelli di reddito pro capite, sebbene il costo della vita fosse cresciuto più in alto. L'agricoltura era ancora dominante, con la maggior parte dei contadini al livello di sussistenza. Furono costruiti vasti sistemi di irrigazione, che diedero impulso al passaggio alle colture destinate all'esportazione e alle materie prime per l'industria indiana, in particolare juta, cotone, canna da zucchero, caffè e tè. La quota globale del PIL dell'India scese drasticamente da oltre il 20% a meno di 5 % nel periodo coloniale. Gli storici sono stati amaramente divisi su questioni di storia economica, con la scuola nazionalista (seguendo Nehru) sostenendo che l'India era più povera alla fine del dominio britannico che all'inizio e che l'impoverimento è avvenuto a causa degli inglesi.
Industria |
L'imprenditore Jamsetji Tata (1839-1904) iniziò la sua carriera industriale nel 1877 con la società di filatura, tessitura e produzione dell'India centrale a Bombay. Mentre altri mulini indiani producevano filati grezzi a basso costo (e in seguito tessuti) usando cotone locale di prima scelta e macchinari economici importati dalla Gran Bretagna, Tata riuscì molto meglio importando costosi cotone dalla grana più spessa dall'Egitto e acquistando più complessi macchinari ad alberino dagli Stati Uniti. Stati a girare fili più fini che potrebbero competere con le importazioni dalla Gran Bretagna.
Nel 1890, lanciò piani per spostarsi nell'industria pesante usando i finanziamenti indiani. Il Raj non forniva capitali, ma, consapevole della posizione declinante della Gran Bretagna contro gli Stati Uniti e la Germania nell'industria dell'acciaio, voleva le acciaierie in India. La Tata Iron and Steel Company (TISCO), ora diretta da suo figlio Dorabji Tata (1859-1932), aprì il suo stabilimento a Jamshedpur in Bihar nel 1908. Utilizzò la tecnologia americana.Tata creò le prime acciaierie non britanniche e divenne il principale produttore di ferro e acciaio in India, con 120.000 dipendenti nel 1945. TISCO divenne il simbolo fiero dell'India di competenza tecnica, competenza manageriale, talento imprenditoriale e alti salari per i lavoratori industriali. La famiglia Tata, come la maggior parte dei grandi uomini d'affari dell'India, erano nazionalisti indiani ma non si fidavano del Congresso perché sembrava troppo aggressivo nei confronti del Raj, troppo socialista e troppo solidale con i sindacati.
Ferrovie |
L'India britannica costruì un sistema ferroviario moderno alla fine del diciannovesimo secolo, che era il quarto più grande al mondo. Le ferrovie inizialmente erano di proprietà privata e gestite da amministratori britannici, ingegneri e artigiani. All'inizio, solo i lavoratori non specializzati erano indiani.
La Compagnia delle Indie Orientali (e in seguito il governo coloniale) incoraggiò nuove compagnie ferroviarie sostenute da investitori privati secondo uno schema che avrebbe fornito terra e garantiva un rendimento annuale fino al cinque percento durante i primi anni di attività. Le società dovevano costruire e gestire le linee con un contratto di affitto di 99 anni, con il governo che aveva la possibilità di acquistarle in precedenza.
Due nuove compagnie ferroviarie, la Great Indian Peninsular Railway (GIPR) e la East Indian Railway (EIR) iniziarono nel 1853-54 per costruire e gestire linee vicino a Bombay e Calcutta. La prima linea ferroviaria passeggeri nel nord dell'India tra Allahabad e Kanpur fu aperta nel 1859.
Nel 1854, il governatore generale Lord Dalhousie formulò un piano per costruire una rete di linee di collegamento che collegasse le principali regioni dell'India. Incoraggiati dalle garanzie del governo, gli investimenti fluirono e una serie di nuove compagnie ferroviarie furono istituite, portando a una rapida espansione del sistema ferroviario in India. Alcuni grandi principeschi costruirono i propri sistemi ferroviari e la rete si diffuse nelle regioni che divennero gli stati moderni di Assam, Rajasthan e Andhra Pradesh. Il chilometraggio percorso di questa rete è aumentato da 1.349 chilometri (838 mi) nel 1860 a 25.495 chilometri (15.842 mi) nel 1880, per lo più radiante verso l'interno dalle tre principali città portuali di Bombay, Madras e Calcutta.
La maggior parte della costruzione delle ferrovie era affidata a compagnie indiane controllate da ingegneri britannici. Il sistema era costruito pesantemente, utilizzando un ampio calibro, piste robuste e ponti robusti. Nel 1900 l'India disponeva di una gamma completa di servizi ferroviari con proprietà e gestione diversificate, operanti su reti ampie, a metro e a scartamento ridotto. Nel 1900, il governo prese il controllo della rete GIPR, mentre la compagnia continuò a gestirlo. Durante la Prima guerra mondiale, le ferrovie furono utilizzate per trasportare truppe e granaglie verso i porti di Bombay e Karachi diretti verso la Gran Bretagna, la Mesopotamia e l'Africa orientale. Con la riduzione delle spedizioni di attrezzature e componenti dal Regno Unito, la manutenzione divenne molto più difficile; i lavoratori "strategici" entrarono nell'esercito; i laboratori furono convertiti in artiglieria; alcune locomotive e auto furono spedite in Vicino Oriente. Le ferrovie riuscivano a malapena a tenere il passo con l'aumento della domanda. Alla fine della guerra, le ferrovie si erano deteriorate per mancanza di manutenzione e non erano redditizie. Nel 1923, sia GIPR che EIR furono nazionalizzati. Headrick mostra che fino al 1930, sia le compagnie del Raj sia le compagnie private assumevano solo supervisori europei, ingegneri civili e persino personale operativo, come gli ingegneri ferroviari. La politica del governo richiedeva che le offerte per i contratti ferroviari fossero presentate all'Ufficio India a Londra, escludendo la maggior parte delle ditte indiane. Le compagnie ferroviarie acquistarono la maggior parte del loro hardware e componenti in Gran Bretagna. C'erano officine di manutenzione ferroviaria in India, ma raramente erano autorizzate a fabbricare o riparare locomotive. L'acciaio TISCO non ha potuto ottenere ordini per le rotaie fino all'emergenza bellica.
La Seconda guerra mondiale paralizzò gravemente le ferrovie quando il materiale rotabile fu dirottato verso il Vicino Oriente e le officine ferroviarie furono trasformate in officine di munizioni. Dopo l'indipendenza, nel 1947, quarantadue sistemi ferroviari separati, tra cui trentadue linee di proprietà degli ex Stati principeschi indiani, furono amalgamati per formare un'unica unità nazionalizzata, chiamata Indian Railways. L'India fornisce un esempio dell'impero britannico che versa i suoi soldi e le sue competenze in un sistema molto ben costruito, progettato per ragioni militari (dopo i Moti del 1857), con la speranza che possa stimolare l'industria. Il sistema era sovradimensionato e troppo costoso per la piccola quantità di traffico merci trasportato. Christensen (1996), che guardava alle finalità coloniali, ai bisogni locali, al capitale, al servizio e agli interessi privati-pubblici, concluse che rendere le ferrovie una creatura dello Stato ostacolava il successo perché le spese ferroviarie dovevano passare attraverso il processo di bilancio politico come tutte le altre spese statali. Pertanto, i costi ferroviari non avrebbero potuto essere adattati alle esigenze tempestive delle ferrovie o dei loro passeggeri.
Irrigazione |
Il Raj britannico investì pesantemente in infrastrutture, inclusi canali e sistemi di irrigazione, oltre a ferrovie, telegrafia, strade e porti. Il Canale del Gange raggiunse 350 miglia da Hardwar a Cawnpore e fornì migliaia di chilometri di canali di distribuzione. Nel 1900 il Raj aveva il più grande sistema di irrigazione al mondo. Una storia di successo fu l'Assam, una regione forestata del 1840 che nel 1900 aveva 4 000 000 di ettari coltivati, specialmente nelle piantagioni di tè. In tutto, la quantità di terra irrigata moltiplicata per un fattore di otto. Lo storico David Gilmour dice:
Negli Anni settanta dell'Ottocento i contadini nei distretti irrigati dal Canale del Gange erano visibilmente meglio nutriti, alloggiati e vestiti rispetto a prima; entro la fine del secolo la nuova rete di canali nel Punjab produceva contadini ancora più ricchi.
Politiche economiche |
Nella seconda metà del XIX secolo, sia l'amministrazione dell'India della Corona britannica sia il cambiamento tecnologico avviato dalla rivoluzione industriale ebbero l'effetto di intrecciare strettamente le economie dell'India e del Regno Unito. Di fatto, molti dei principali cambiamenti i trasporti e le comunicazioni (che sono tipicamente associati alla Corona dell'India) erano già iniziati prima dei Moti del 1857. Da quando Dalhousie aveva abbracciato la rivoluzione tecnologica in corso in Gran Bretagna, anche l'India ha visto un rapido sviluppo di tutte quelle tecnologie. Ferrovie, strade, canali e ponti vennero rapidamente costruiti in India ei collegamenti telegrafici furono altrettanto rapidamente stabiliti in modo che le materie prime, come il cotone, dall'entroterra dell'India potessero essere trasportate in modo più efficiente verso i porti, come Bombay, per le successive esportazioni nel Regno Unito. Allo stesso modo, i prodotti finiti di esso sono stati trasportati, altrettanto efficientemente, e venduti nei fiorenti mercati indiani. Grandi progetti ferroviari sono stati avviati nei più importanti posti di lavoro e le pensioni del governo e le pensioni hanno attratto per la prima volta un gran numero di indù delle caste superiori nel servizio civile. Il servizio civile indiano era prestigioso e pagava bene, ma rimase politicamente neutrale. Le importazioni di cotone britannico coprivano il 55% del mercato indiano entro il 1875. La produzione industriale sviluppata nelle fabbriche europee era sconosciuta fino al 1850 quando i primi cotonifici furono aperti a Bombay, ponendo una sfida al sistema di produzione locale basato sulla lavoro familiare
Le tasse in India sono diminuite durante il periodo coloniale per la maggior parte della popolazione indiana; con il gettito fiscale del 15% del reddito nazionale indiano durante i periodi Moghul rispetto all'1% alla fine del periodo coloniale. La percentuale del reddito nazionale per l'economia del villaggio è aumentata dal 44% durante il periodo Moghul al 54% entro la fine del periodo coloniale. Il PIL pro capite indiano è diminuito da $ 550 [chiarificazione necessaria] nel 1700 a $ 520 entro il 1857, anche se successivamente è aumentato a $ 618, entro il 1947.
Impatto economico |
Gli storici continuano a discutere se l'impatto a lungo termine del dominio britannico sia stato quello di accelerare lo sviluppo economico dell'India o di distorcerlo e ritardarlo. Nel 1780, il politico conservatore britannico Edmund Burke sollevò la questione della posizione dell'India: attaccò con veemenza la Compagnia delle Indie Orientali, affermando che Warren Hastings e altri alti funzionari avevano rovinato l'economia e la società indiana. Lo storico indiano Rajat Kanta Ray (1998) condivide questa linea, affermando che la nuova economia portata dai britannici nel XVIII secolo fu una forma di "saccheggio" e una catastrofe per l'economia tradizionale dell'Impero Moghul. Ray accusa i britannici di aver svuotato gli stock alimentari e monetari esistenti e di aver imposto tasse elevate che contribuirono a causare la terribile carestia del Bengala del 1770, che uccise un terzo della popolazione del Bengala.
P.J. Marshall cerca di dimostrare in un suo studio la reinterpretazione del punto di vista secondo cui la prosperità dei Moghul ha lasciato il posto alla povertà e all'anarchia. Sostiene che l'acquisizione britannica non ha fatto brusche interruzioni con il passato, che in gran parte ha delegato il controllo ai governanti regionali Moghul e sostenuto un'economia generalmente prospera per il resto del XVIII secolo. Marshall nota che i britannici entrarono in società con banchieri indiani e aumentarono le entrate attraverso gli amministratori delle tasse locali e mantennero le vecchie tasse dei Moghul.
Molti storici concordano sul fatto che la Compagnia delle Indie Orientali abbia ereditato un oneroso sistema di tassazione che ha coinvolto un terzo dei produttori e di coltivatori indiani. Invece, nel racconto nazionalista indiano, i britannici vengono visti come aggressori che presero il potere con la forza bruta e impoverirono tutta l'India, Marshall presenta logicamente l'interpretazione (sostenuta da molti studiosi in India e in Occidente) che i britannici non avevano il pieno controllo del Paese ma che erano semplici attori in quella che era principalmente un'opera indiana, in cui la loro ascesa al potere dipendeva da una fruttuosa cooperazione con le élites indiane. Marshall ammette tuttavia che gran parte della sua interpretazione è ancora molto controversa tra numerosi storici.
Note |
^ "Nepal." Encyclopædia Britannica. 2008.
^ "Bhutan." Encyclopædia Britannica. 2008.
^ "Sikkim." Encyclopædia Britannica. 2007. Encyclopædia Britannica Online. 5 August 2007 .
^ Imperial Gazetteer of India, vol. IV, 1907, pp. 59–60
^ L'Imperial Gazetteer of India, vol. IV, pubblicato sotto l'autorità dell'India Office, Oxford University Press, 1909, p. 5, afferma: "The history of British India falls, as observed by Sir C. P. Ilbert in his Government of India, into three periods. From the beginning of the seventeenth century to the middle of the eighteenth century the East India Company is a trading corporation, existing on the sufferance of the native powers and in rivalry with the merchant companies of Holland and France. During the next century the Company acquires and consolidates its dominion, shares its sovereignty in increasing proportions with the Crown, and gradually loses its mercantile privileges and functions. After the mutiny of 1857 the remaining powers of the Company are transferred to the Crown, and then follows an era of peace in which India awakens to new life and progress". Si veda anche M.E. Edney, (1997) Mapping an Empire: The Geographical Construction of British India, 1765-1843, Chicago e Londra, The University of Chicago Press, 1997. ISBN 978-0-226-18488-3
^ Imperial Gazetteer of India, vol. II, 1908, pp. 463, 470 ("Before passing on to the political history of British India, which properly begins with the Anglo-French Wars in the Carnatic region ..."), p. 463.
^ ab Imperial Gazetteer of India vol. IV, p. 60
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^ Moore, 2001, pp. 424–426.
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^ Creato conte Canning nel 1859.
^ Oliver Russell, II barone Ampthill fu nei fatti governatore generale nel 1904
^ Spear, p. 147
^ ab Spear, pp. 147–148
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^ Robinson, Ronald Edward, & John Gallagher. 1968. Africa and the Victorians: The Climax of Imperialism. Garden City, N.Y.: Doubleday Copia archiviata (PDF), su home.uchicago.edu. URL consultato il 15 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2009).
^ Stein 2001, p. 259
^ Oldenburg 2007
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^ Oldenburg 2007.
^ Ibidem.
^ Stein 2001, p. 159.
^ Karuna Mantena, "The Crisis of Liberal Imperialism," Histoire@Politique. Politique, culture, société (2010) #11 online p. 3
Bibliografia |
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- Oldenburg, Philip (2007), "India: Movement for Freedom", Encycloipedia Encarta.
Voci correlate |
- Impero britannico
- Vittoria del Regno Unito
- Regno Unito
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Collegamenti esterni |
- British India Website, su sscnet.ucla.edu.
- Images of Empire Library, Bristol, UK, su imagesofempire.com.
The New Student's Reference Work/India (1914)- October Offer regarding India’s constitution, of His Majesty's Government 18 October 1939, su houseofdavid.ca.
- August Offer regarding India’s constitution, of His Majesty's Government 8 August 1940, su houseofdavid.ca.
- British Ruled India (1757-1947) Bibliography of Books Articles and Dissertations Concentrating on 1914-1947, su houseofdavid.ca.
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