Basilica di Sant'Ambrogio
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Questa voce o sezione sugli argomenti chiese della Lombardia e Milano non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. |
Basilica collegiata abbaziale prepositurale di Sant'Ambrogio | |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Religione | Cristiana cattolica di rito ambrosiano |
Titolare | Ambrogio di Milano |
Arcidiocesi | Milano |
Consacrazione | 386 |
Stile architettonico | Romanico lombardo |
Inizio costruzione | 379 |
Completamento | 1099 |
Sito web | basilicasantambrogio.it |
Coordinate: 45°27′44.73″N 9°10′32.9″E / 45.462425°N 9.175806°E45.462425; 9.175806
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«Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco |
(Sant'Ambrogio di Giuseppe Giusti) |
La basilica di Sant'Ambrogio (basilega de Sant Ambroeus in dialetto milanese), il cui nome completo è basilica romana minore collegiata abbaziale prepositurale di Sant'Ambrogio[1] (nome originario paleocristiano basilica martyrum), è una delle più antiche chiese di Milano e si trova in piazza Sant'Ambrogio. Essa rappresenta ad oggi non solo un monumento dell'epoca paleocristiana e medievale, ma anche un punto fondamentale della storia milanese e della Chiesa ambrosiana. Essa è tradizionalmente considerata la seconda chiesa per importanza della città di Milano.
Indice
1 Storia
2 Descrizione
2.1 Architettura
2.2 Esterno
2.2.1 Facciata e quadriportico
2.3 Interno
2.3.1 Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro
2.3.2 Cripta
2.4 Organo a canne
3 Leggende e tradizioni
4 Abati di Sant'Ambrogio
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Storia |
Edificata tra il 379 e il 386 per volere del vescovo di Milano Ambrogio, fu costruita in una zona in cui erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane. Per questo venne dedicata ai martiri ed era chiamata Basilica Martyrum: lo stesso Ambrogio voleva riporvi tutte le reliquie dei santi martiri Vittore, Nabore, Felice, Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio. Sant'Ambrogio stesso vi venne sepolto (397) e da allora cambiò nome, assumendo quello attuale. La basilica attuale rispetta scrupolosamente la pianta di questa basilica paleocristiana: tre navate absidate, senza transetto, con quadriportico antistante.
Nel 784 l'arcivescovo di Milano Pietro fondò un'abbazia benedettina, approvata da Carlo Magno nel 789. A questa fu aggiunta una canonica, che doveva servire le necessità della comunità laica della città. Il vescovo Angilberto II (824-859) fece aggiungere la grande abside, preceduta da un ambiente sovrastato da volta a botte, sotto il quale si svolgevano le funzioni liturgiche. Nello stesso periodo, il catino dell'abside venne decorato da un grande mosaico ancora esistente[2], il Redentore in trono tra i martiri Protasio e Gervasio e con gli arcangeli Michele e Gabriele, corredato da due episodi della vita di Sant'Ambrogio. A questo periodo risale il campanile di destra (quello più basso) ispirato a quello della Basilica di San Pietro a Roma costruito qualche tempo prima.
Al ciborio, di epoca ottoniana, vennero aggiunti quattro fastigi con timpano, decorati con stucchi nel X secolo ed ancora eccellentemente conservati. Sotto il ciborio venne collocato l'Altare di Sant'Ambrogio, capolavoro dell'oreficeria carolingia, in oro, argento, dorato, pietre preziose e smalti, quale vistoso segnale della presenza delle reliquie dei santi, collocate al di sotto dell'altare stesso e visibili da una finestrella sul lato posteriore.
La basilica ha preso il definitivo aspetto tra il 1088 e il 1099, quando, sulla spinta del vescovo Anselmo III da Rho, venne radicalmente ricostruita secondo schemi dell'architettura romanica. Venne mantenuto l'impianto a tre navate (senza transetto) e tre absidi corrispondenti, oltre al quadriportico, anche se ormai non serviva più a ospitare i catecumeni, ma come luogo di riunione.
Tra il 1128 e il 1144 venne innalzato il secondo campanile, quello più alto a sinistra della facciata, detto dei canonici. Il tiburio fu aggiunto verso la fine del XII secolo ma crollò ben presto (6 luglio 1196): venne subito ricostruito, con la particolare conformazione esterna caratterizzata da gallerie con archetti su due registri sovrapposti.
Il 4 agosto del 1258, divenne teatro della Pace di Sant'Ambrogio, che pose fine alle lotte intestine del Comune di Milano tra nobili (Commune militum) e popolo (Commune populi).
Inizialmente furono i Benedettini ad occuparsi dell'amministrazione della basilica e fu per loro conto che Donato Bramante nel 1492 ottenne l'incarico di progettare la nuova canonica, ricostruendo alcune parti del monastero e risistemando la disposizione delle cappelle nella chiesa. I Benedettini rimasero sino al 1497 quando vennero sostituiti dai Cistercensi dell'abbazia milanese di Chiaravalle che promossero numerose iniziative culturali come ad esempio l'apertura al pubblico della grande biblioteca monastica.
La situazione rimase pressoché invariata sino al 1799 quando, dopo i fermenti della Rivoluzione francese, la Repubblica Cisalpina decise di sopprimere il capitolo della basilica ed instaurarvi un ospedale militare. Al termine della dominazione napoleonica e con la restaurazione austriaca, la chiesa venne riaperta al culto ed il capitolo dei canonici venne ripristinato.
La chiesa venne pesantemente colpita dai bombardamenti anglo-americani del 1943 che distrussero soprattutto la parte esterna del portico, danneggiando la cupola della basilica, il mosaico alle spalle dell'altare ed altre parti esterne della chiesa. Negli anni successivi ebbero inizio i restauri che negli anni '50 riportarono la basilica al suo antico splendore.
Le ricerche archeologiche, collegate ai lavori di scavo per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, nell'area accanto alla basilica, iniziate a partire dal 2005 hanno permesso la scoperta di una novantina di tombe riconducibili al cimitero dei martiri, posto al di fuori delle mura romane, di età tardo romana (IV - V secolo d.C.), ritrovate a circa 3.5-4.0 metri di profondità; si tratta di sepolture povere, senza corredo o strutture tombali, segnalate dalla presenza delle ossa[3].
Descrizione |
Architettura |
Il materiale di costruzione è povero (principalmente mattoni di diversi colori, pietra e intonaco bianco) e la provenienza è locale: con esso si costruiscono anche gli edifici che costellano la campagna dei dintorni.
Rispetto alla chiesa originale paleocristiana del IV secolo, la nuova basilica dell'XI secolo ereditò scrupolosamente la pianta: tre navate absidate senza transetto con quadriportico antistante. La pianta interna della basilica è longitudinale e (se si escludono le absidi) ha le stesse dimensioni del portico antistante.
La Basilica di Sant'Ambrogio appare oggi come un caso isolato di modello per il romanico lombardo, poiché altri esempi uguali (come le cattedrali di Pavia, di Novara e di Vercelli) sono ormai andati distrutti o radicalmente trasformati. Di sicuro fu un esempio per i futuri sviluppi dell'architettura romanica nell'area di influenza lombarda che allora superava i confini regionali odierni, comprendendo anche parti dell'Emilia e del Piemonte.
Pur legata alla tradizione della basilica del IV secolo su cui è stata costruita, Sant'Ambrogio è l'espressione di un intenso rinnovamento architettonico, soprattutto nella concezione dell'illuminazione e dello spazio. Da un lato, infatti, la luce proviene principalmente dai finestroni della facciata, mentre i matronei ne bloccano il passaggio laterale. L'effetto che ne deriva è l'accentuazione delle masse strutturali, soprattutto al fondo, dove maggiore è l'ombra. D'altro canto, lo spazio non è più concepito al modo paleocristiano, in modo unitario e mistico, ma umano e razionale.
Esterno |
Facciata e quadriportico |
La facciata a capanna è larga e schiacciata. Presenta due logge sovrapposte. Quella inferiore ha cinque arcate uguali (di cui solo tre sono visibili in facciata) e si ricongiunge con il perimetro interno del portico, pur avendo queste arcate leggermente più alte, mentre quella superiore ha cinque arcate che scalano in altezza assecondando il profilo degli spioventi. Presenta anche degli archetti pensili, cioè file di piccoli archi a tutto sesto che "ricamano" la cornice marcapiano e gli spioventi.
Il quadriportico antistante aveva un tempo la funzione di raccogliere i catecumeni al cospetto della chiesa. Tuttavia, dai primi anni dell'XI secolo i fedeli venivano ormai battezzati fin dalla nascita, e per questo il suddetto spazio perse la sua funzione originale assumendo un ruolo nuovo, come scoperto dove si radunavano i cittadini per discutere e per assemblee religiose o civili. Dalla loggia superiore della facciata il vescovo dava la sua benedizione ai cittadini, mentre le cariche pubbliche potevano interloquire con la folla.
Vi sono presenti eleganti arcate sostenute da pilastri fiancheggiati da semicolonne. Tutte le membrature del portico sono ben evidenziate, anche coloristicamente. Le arcate hanno doppia ghiera, le cornici sono sorrette da archetti pensili analoghi a quelli della facciata, mentre sottili lesene si profilano sulle superfici superiori, dividendole con regolarità.
Nella decorazione dei capitelli sono combinati elementi pre-romanici (come i motivi a intreccio) a soggetti più originali come rappresentazioni di animali o elementi vegetali, con un accentuato senso del volume. Spesso, sull'angolo del capitello è raffigurata una sola testa, dalla quale escono poi due corpi sui rispettivi lati.
Lungo le pareti è sistemata una nutrita collezione lapidaria, tratta per lo più da ritrovamenti in loco. Sono visibili bassorilievi del basso impero (tra cui uno con scene di vendemmia) e, in alto, frammenti di affreschi di fine secoli XII e XIII; sul fianco sinistro, stemmi e scudi araldici di famiglie gentilizie milanesi, lapidi funerarie di canonici e cortigiani sforzeschi, molte delle quali in origine all'interno della basilica. Tra i due portali centrale e sinistro si trova il sarcofago di Pier Candido Decembrio, del XV secolo.
Nell'estate del 2018, durante lavori di scavo di fronte alla basilica, sono stati rinvenute alcune sepolture integre e con corpi in posizione composta, probabilmente inumati nell'area del cimitero palocristiano dei martiri.
Veduta esterna
Parte superiore della facciata
Interno del nartece
Il sarcofago di Pier Candido Decembrio
L'atrio verso l'ingresso
Capitello con motivi vegetali
Resti di affreschi nell'atrio
Ritrovamenti di sepolture nell'estate del 2018
Il campanile di destra, detto dei monaci, risale al IX secolo e ha l'aspetto austero tipico delle torri di difesa. Quello di sinistra, detto dei canonici, è più alto e risale al XII secolo. La sua ideazione è probabilmente da attribuire allo stesso architetto che ha progettato la basilica, poiché riprende in verticale gli stessi concetti del quadriportico, mentre gli ultimi due piani sono stati aggiunti solo nel 1889. Nella cella è conservato un pregevole concerto campanario di 5 bronzi in tono di Do3 maggiore crescente, fusi nel 1755 dal milanese Bartolomeo Bozzi. I due campanili sono uno degli omaggi più riconoscibili in Italia allo stile transalpino delle doppie torri scalari in facciata, derivato dal Westwerk carolingio.
Concerto del Campanile dei Canonici:
- La campana minore suona un Sol3 crescente ed è stata fusa nel 1755 da Bartolomeo Bozzi (il suo diametro è di 935 mm)
- La seconda campana suona un Fa3 crescente ed è stata fusa nel 1755 da Bartolomeo Bozzi (il suo diametro è di 1052 mm)
- La terza campana suona un Mi3 crescente ed è stata fusa nel 1755 da Bartolomeo Bozzi (il suo diametro è di 1115 mm)
- La quarta campana suona un Re3 crescente ed è stata fusa nel 1755 da Bartolomeo Bozzi (il suo diametro è di 1253 mm)
- Il campanone suona un Do3 crescente ed è stato fusa nel 1755 da Bartolomeo Bozzi (il suo diametro è di 1408 mm)
Sul Campanile dei Monaci è presente una campana fusa nel 1582 (nota Sol3, diametro 956 mm) che suona ogni venerdì alle 3 per l'Agonia del Signore.
Interno |
L'interno venne strutturato secondo le più avanzate novità d'Oltralpe, con l'uso di volte a crociera a costoloni, nelle quali ogni elemento confluisce in una struttura portante apposita, con un'architettura rigorosa e coerente. In sostanza, ogni arco delle volte poggia su un semipilastro o una semicolonna propria, poi raggruppati nel pilastro a fascio, la cui sezione orizzontale non è quindi casuale, ma legata strettamente alla struttura dell'alzato. Le volte delle navate laterali, con campate di dimensioni pari alla metà del lato di una campata nella navata centrale, poggiano su pilastri minori e reggono i matronei. Questi ultimi occupano tutto lo spazio eventualmente disponibile per il cleristorio: lo sviluppo in altezza ne risulta bloccato ma, coerentemente con lo sviluppo complessivo, la luce si tende lungo l'asse maggiore (la stessa forma plastica dei pilastri polistili è subordinata a questa illuminazione bassa) e passa dalle finestre della facciata (qui, peraltro, filtrata dalle logge) e dal tiburio (come detto, successivo).
In corrispondenza del tiburio, nell'ultima campata della navata centrale, si trova il presbiterio con, al centro, l'altare maggiore, realizzato tra l'824 e l'859 da Vuolvino, con prezioso paliotto aureo in rilievo con pietre incastonate su tutti e quattro i lati. L'altare è sormontato dal ciborio[4] coevo, commissionato dall'arcivescovo di Milano Angilberto II, dal quale prende il nome. Esso poggia su quattro colonne in porfido rosso e presenta, sulle quattro facce, bassorilievi raffiguranti Cristo dà il mandato a Pietro e Paolo (lato anteriore), Sant'Ambrogio omaggiato da due monaci alla presenza dei Santi Gervaso e Protaso (lato posteriore), San Benedetto omaggiato da due monaci (lato sinistro) e Santa Scolastica omaggiata da due monache (lato destro).
Nel catino absidale, si trova un mosaico, ricostruito dopo la seconda guerra mondiale riutilizzando i resti di quello precedente distrutto dalle bombe, risalente al IV secolo ma più volte modificato entro il IX secolo. Al centro vi è il Pantocratore tra i santi Gervaso e Protaso e, ai lati, scene della vita di Sant'Ambrogio.
L'interno prima del 1923
L'altare maggiore
Il ciborio e l'abside
Il mosaico absidale
Interno del tiburio
Il pulpito
Affreschi su un pilastro della navata centrale
Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro |
(Vedi anche|Sacello di San Vittore in ciel d'oro)
Una delle opere d'arte paleocristiana più conosciute e sicuramente di alto valore artistico a Milano è indubbiamente il sacello di San Vittore in Ciel d'Oro.
La piccola cappella, ancora oggi visibile, venne costruita tra il 316 e il 328 dal vescovo Materno per riporvi le spoglie del martire Vittore. Qui, secondo la tradizione, sant'Ambrogio attorno al 375 avrebbe posto la salma del fratello Satiro, premortogli. Con la successiva santificazione di Satiro, il piccolo sacello si trasformò sempre più in una piccola chiesa dedicata al suo culto e venne inglobata definitivamente nella Basilica ambrosiana solo nel XV secolo.
La rilevanza e la fama artistica di questo ambiente derivano dalla splendida decorazione a mosaico presente sulle pareti e sul soffitto del sacello che risale alla seconda metà del V secolo. I mosaici raffigurano a sinistra sant'Ambrogio tra san Gervaso e san Protaso, e a destra san Materno tra San Nabore e san Felice. In alto la cupola dorata riporta al centro il mezzo busto di san Vittore. Per quanto riguarda sant'Ambrogio, quello qui presente è uno dei più antichi ritratti conosciuti del vescovo milanese e come tale esso è considerato il più realistico perché vicino temporalmente all'originale.
L'ingresso del sacello
Il mosaico della cupola
I mosaici delle pareti
Il ritratto di Sant'Ambrogio
L'altare
Cripta |
L'attuale cripta, ipogea rispetto all'altare maggiore, venne costruita nella seconda metà del X secolo, durante i lavori di risistemazione dell'area absidale della basilica per meglio accogliere le spoglie dei santi che qui ancora oggi sono venerati: Ambrogio, Gervaso e Protaso.
Tracce di una cripta nella basilica sono riconducibili già all'epoca di Sant'Ambrogio in quanto si sa che fu lo stesso santo milanese nel 386 a prelevare i corpi di San Gervaso e San Protaso dalla loro originaria sepoltura e a tumularli solennemente sotto l'altare della nuova basilica, in un sarcofago di marmi pregiati che egli aveva disposto già per la propria sepoltura. I martiri Gervasio e Protasio erano stati sepolti originariamente nel vicino sacello dei santi Nabore e Felice, all'interno del cimitero ad martyres, sul suolo che sarà poi occupato dalla chiesa di San Francesco Grande (demolita nel XVIII secolo).
Quando sant'Ambrogio morì nel 397 egli stesso venne sepolto di fianco ai due martiri, in una tomba separata, sia perché già in vita aveva goduto di acclarata santità, sia per sottolineare la sua vicinanza ai due santi ai quali egli aveva ridato degna sepoltura.
Delle reliquie si perse in seguito traccia e solo nel IX secolo l'arcivescovo Angilberto II individuò e riconobbe le reliquie e le traslò in un unico sarcofago di porfido, che venne appoggiato sopra le due sepolture precedenti ma con un differente orientamento, anche a seguito degli sviluppi strutturali della basilica.
L'aspetto attuale della cripta è dovuto agli interventi del XVIII secolo promossi dal cardinale Benedetto Erba Odescalchi, arcivescovo milanese, e da quelli ottocenteschi che seguirono al ritrovamento dell'antico sarcofago ed alla ricollocazione dei corpi di Sant'Ambrogio, San Gervaso e San Protaso, all'interno di un vano ricavato sotto il ciborio, dove si trova un'urna d'argento con i corpi dei santi, eseguita nel 1897 da Giovanni Lomazzi su progetto di Ippolito Marchetti.
Sul pavimento della cripta si trova anche una lapide che ricorda il luogo ove originariamente si trovava sepolta santa Marcellina, sorella di Ambrogio le cui spoglie riconosciute dal cardinale Odescalchi nel 1722, vennero traslate in una cappella della navata destra appositamente dedicata.
Organo a canne |
L'organo a canne della basilica di Sant'Ambrogio è stato costruito nel 1951 dalla ditta organaria milanese Balbiani Vegezzi Bossi.
Lo strumento è a trasmissione integralmente elettrica ed è diviso in tre corpi distinti:
- il Positivo Espressivo e il Pedale si trovano nella sesta campata del matroneo di sinistra;
- il Grand'Organo Espressivo si trova nell'ottava campata del matroneo di sinistra;
- l'Espressivo si trova nella settima campata del matroneo di destra.
La consolle, indipendente, si trova nella settima campata del matroneo di sinistra ed ha tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32.
L'Espressivo (III manuale) dell'organo a canne
La consolle dell'organo
Il Grand'Organo espressivo (II manuale)
Il Positivo espressivo (I manuale)
Leggende e tradizioni |
- Nella piazza, sul lato sinistro rispetto alla basilica, esternamente alla recinzione, è presente una colonna, comunemente detta "la colonna del diavolo". Si tratta di una colonna di epoca romana, qui trasportata da altro luogo, che presenta due fori, oggetto di una leggenda secondo la quale la colonna fu testimone di una lotta tra sant'Ambrogio ed il demonio. Il maligno cercando di trafiggere il santo con le corna finì invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver tentato a lungo di divincolarsi, il demonio riuscì a liberarsi e, spaventato, fuggì. La tradizione popolare vuole che i fori odorino di zolfo e che appoggiando l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni dell'inferno. In realtà questa colonna veniva usata per l'incoronazione degli imperatori germanici. Secondo quanto narra Galvano Fiamma, essi giuravano sul messale, ricevevano la corona ferrea e poi abbracciavano questa colonna: "Quando il re dei Romani vuole ricevere la corona del regno italico nella basilica Ambrosiana, l'Imperatore deve andare prima presso la colonna di marmo che sorge presso la basilica Ambrosiana stessa, e uno dei conti di Angera deve presentare all'Imperatore un messale. L'Imperatore giurerà che sarà obbediente al Papa e alla Chiesa Romana nelle cose temporali e spirituali... Quindi l'Arcivescovo o l'Abate di S.Ambrogio deve incoronarlo con la corona ferrea come Re d'Italia. Ciò fatto l'Imperatore deve abbracciare quella colonna dritta di marmo per significare che la giustizia in lui sarà diritta..."
- Su una colonna di granito antico-romana all'interno della Basilica, poggia il Serpente di Mosè, che scappò all'ira iconoclasta del re Ezechia. È una scultura in bronzo (in passato creduta quella originaria di Mosè) donata dall'imperatore Basilio II nel 1007. Al serpente si indirizzano preghiere per scacciare alcuni tipi di malanni e si dice che la fine del mondo verrà preannunciata dalla sua discesa da questa colonna sulla quale è accoccolato.
- Davanti alla basilica, dal 1866, ogni anno si svolge il mercatino delle pulci chiamato la Fiera degli Oh bej! Oh bej! dalle grida dei venditori. Si tiene dal 7 dicembre, giorno del santo patrono, alla domenica successiva, compatibilmente col ponte festivo. Nel 2006 è stato temporaneamente spostato dal Comune al Foro Bonaparte, a seguito dell'inagibilità dell'area usata di solito a causa della presenza di un cantiere per la costruzione di parcheggi sotterranei presso la basilica (progetto, peraltro, fortemente criticato).
- Nella basilica di Sant'Ambrogio è ambientato il primo atto dell'opera di Giuseppe Verdi I Lombardi alla prima crociata.
- La Royce Hall dell'Università della California di Los Angeles (1929) è ispirata alla facciata di Sant'Ambrogio.
Abati di Sant'Ambrogio |
Gli abati della basilica di Sant'Ambrogio hanno la prerogativa di essere abati mitrati e d'essere ancora oggi insigniti d'ufficio dal pontefice, per antichissima concessione mai revocata, del titolo di conti di Limonta e delle Tre Valli che, anche se ignorato dalla repubblica italiana, compete loro ab antiquo, insieme a quello di Eccellenza.
Elenco degli abati della basilica di Sant'Ambrogio di Milano, di cui si abbia ancora memoria:
Benedetto - citato in un documento del luglio 784 che, indirettamente, fornisce anche informazioni sulla fondazione del monastero di Sant'Ambrogio, ufficialmente datata al 23 ottobre 789. Benedetto fu investito della carica di abate di Sant'Ambrogio dall'arcivescovo di Milano Pietro I Oldrati e i beni del monastero furono confermati da Carlo Magno nell'aprile 790 da Worms.- ...
Arialdo da Melegnano (prima del IX sec.)- ...
Andrea (viv. 848)- ...
Pietro II (viv. 885)- ...
Aupaldo (?-964)
- ...
Giovanni d'Arsago (viv. 1149)- ...
Ardengo Visconti (1226-?)- ...
Bonifazio de' Ferrari (1297-?)
Astolfo Lampugnano
Bartrando Lampugnano; anti-abate
- ...
Gregorio (XIII sec.)- ...
Giovanni Visconti (XIV sec.)- ...
Cosmo Miliorato (Cosimo dei Meliorati o Migliorati) (?-1404)[5]
Manfredo della Croce (1405-1425)[6]
Antonio Ricci (abate) (1425-1434)[7]
Facino Stefano Ghilini (1436-1437)
Biagio Ghilini (1440-1471)[8]
- ...
Giovanni Arcimboldi (1484-1488)- ...
Ascanio Maria Sforza (1491-1497)- ...
Bonaventura Castiglioni (?-1553)- ...
Guglielmo Cotta (XVI sec.)- ...
Manfredo dalla Croce (XVI sec.)- ...
Giovanni Castiglioni (m.1717)- ...
Calimero Cattaneo (XVIII sec.)- ...
Gabrio Maria Nava (XVIII-XIX sec.)
Angelo Fumagalli (1773-1809)- ...
Francesco Maria Rossi (? - 1883)- Giuseppe Bordoni (1885 - 1890)
Gerolamo Comi (1890 - 1909)
Carlo Barbavara di Gravellona (1909 - 1947)- ...
Ennio Bernasconi (?-1960)
Luigi Oldani (1960-1976)
Libero Tresoldi (1976-1982)
Franco Verzeleri (1982-1997)- Erminio De Scalzi (1997-2017)
Carlo Faccendini (2017-oggi)
Note |
^ Cattolica, Guida alla Diocesi di Milano, Edizione 2012
^ Il mosaico, insieme alla volta che lo ospita, fu gravemente danneggiato nell'agosto del 1943; durante il tristemente noto bombardamento che distrusse la chiesa, una bomba penetrò nell'abside, danneggiando pesantemente il mosaico che, tuttora, mostra evidenti i segni del restauro operato successivamente
^ Armando Stella Cantiere per i box in Sant'Ambrogio, spuntano le ossa dei martiri romani Corriere della sera, 14 febbraio 2012
^ Sant'Ambrogio a Milano - Interno
^ Franca Petrucci, Manfredo della Croce, su Treccani.it L'Enciclopedia Italiana, Treccani.
^ Benedettino cluniacense qualificato religioso del duca Filippo Maria Visconti, deceduto e sepolto in sant'Ambrogio.
Giulio Ferrario, Monumenti sacri e profani dell'imperiale e reale Basilica di Sant' Ambrogio in Milano, Milano, 1824, p. 179.
^ Alla morte di Antonio Ricci, deceduto nel viaggio a Basilea per un'ambasciata al Re d'Aragona, la successione è lungamente discussa al Concilio di Basilea. Si giunge alla nomina di Facino Stefano Ghilini due anni più tardi.
Massimo Zaggia, Linee per una storia della cultura in Lombardia dall'età di Coluccio Salutati a quella del Valla (PDF), in Carlo Rossi (a cura di), Traditio et renovatio 5, Le strade di Ercole. Itinerari umanistici e altri percorsi, Tarvanuzze - Impruneta (Firenze), Edizioni del Galluzzo, 2010, pp. 102, 104, ISBN 978-88-8450-360-2 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2015).
^ Il Guasco, nelle sue Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e Monferrine, fornisce una data precisa per la sua elezione ad abate fissata al 9 aprile 1440, lo stesso anno è confermato nel libro Delle antichità longobardico-milanesi, mentre Massimo Zaggia in Linee per una storia della cultura in Lombardia lo vuole abate già nel 1437.
Bibliografia |
- Bartholomæo Aresio, Insignis Basilicæ et Imperiali Cœnobis S. Ambrosii Maioris Mediolani Abbatum Chronologica Series, Milano, Typographia Ambrosij Ramellati, 1674. URL consultato il 20 agosto 2016.
- Delle antichità longobardico-milanesi illustrate con dissertazioni dai monaci della congregazione cistercense di lombardia, Milano, 1793. URL consultato il 20 agosto 2016.
- Francesco Guasco, Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e Monferrine dal secolo IX al XX, volume VI, Alessandria, 1930.
- Mauro Tagliabue, Università Cattolica del Sacro Cuore, Cronotassi degli abati di S. Ambrogio nel medioevo 784-1497, Il monastero di S. Ambrogio nel medioevo. Convegno di studi nel XII centenario, 784-1984, Milano, 1988.
- Massimo Zaggia, Università degli Studi di Bergamo, Linee per una storia della cultura in Lombardia da Coluccio Salutati a quella del Valla, a cura di Luca Carlo Rossi, Le strade di Ercole. Itinerari umanistici e altri percorsi. Seminario internazionale per i centenari di Coluccio Salutati e Lorenzo Valla (25, 26 ottobre 2007), SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2010, p. 104. URL consultato il 19 agosto 2016.
- Federica Cengarle e Maria Nadia Covini (a cura di), Il ducato di Filippo Maria Visconti, 1412-1447. Economia, politica, cultura, Firenze University Press, 2015, pp. 324, 330, ISBN 978-88-6655-894-1. URL consultato il 19 agosto 2016.
- Ivan Foletti, Oggetti, reliquie, migranti La basilica ambrosiana e il culto dei suoi santi (386-972), Roma 2018. ISBN: 9788867288465
Voci correlate |
- Piazza Sant'Ambrogio
- Chiostri di Sant'Ambrogio
- Altare di Sant'Ambrogio
- Basiliche paleocristiane di Milano
- Sant'Ambrogio
Altri progetti |
Altri progetti
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- Wikimedia Commons
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Collegamenti esterni |
- Sito ufficiale della basilica, su basilicasantambrogio.it.
- Milano archeologia: La Basilica di Sant'Ambrogio
- Le campane della basilica, su campanariambrosiani.org. URL consultato il 7 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- Il modello 3d della basilica di Sant'Ambrogio sulla galleria di immagini 3d di Google, su sketchup.google.com.
- Immagini panoramiche e 3D della basilica e dell'altare, su milan.arounder.com.
- Tour virtuale 360 gradi Basilica di Sant'Ambrogio, su basilicasantambrogio.it.
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