America Latina




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – "LATAM" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi LATAM (disambigua).
































America Latina

Stati
20 + 2 dipendenze

Superficie
20 086 398 km²

Abitanti
578 297 293

Densità
28,79 ab./km²

Lingue

spagnolo, portoghese, lingue native americane, francese

Fusi orari
da UTC-6 a UTC-2

Nome abitanti
latino-americani[1]

Latin America (orthographic projection).svg
Mappa dei paesi appartenenti all'America Latina

L’America Latina è costituita dai paesi del continente americano che furono colonizzati da nazioni latine, quali Spagna, Portogallo, Francia, e in cui si parlano lingue neolatine, quali lo spagnolo, il portoghese e il francese.[2]


Nella definizione dell'America Latina non ci si limita alla sola connotazione linguistica. Si tiene conto anche delle caratteristiche culturali, etniche, storiche, geografiche, religiose, politiche, sociali ed economiche.


Tali considerazioni sono valide generalmente per paesi indipendenti e autonomi. Per tale ragione è oggetto di discussioni l'appartenenza del territorio francofono del Canada all'America Latina, mentre erroneamente vengono considerati latinoamericani paesi come Belize, Suriname, Grenada, Guyana e .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}altri[Chi?].




Indice






  • 1 Etimologia


  • 2 Stati


  • 3 Storia


    • 3.1 Un'economia in via di sviluppo




  • 4 Cultura


  • 5 Il fenomeno migratorio latinoamericano


    • 5.1 Storia


    • 5.2 Migrazioni interne


    • 5.3 I latinos negli Stati Uniti




  • 6 Note


  • 7 Voci correlate


  • 8 Altri progetti


  • 9 Collegamenti esterni





Etimologia |


Il termine "America Latina" è stato utilizzato per la prima volta il 26 settembre 1856 dallo scrittore colombiano José María Torres Caicedo nel suo poema "Las dos Américas", che sarebbe poi stato pubblicato sulla rivista parigina El Correo de Ultramar il 15 febbraio del 1857.[3]


Il termine fu promosso dall'Impero francese di Napoleone III durante l'invasione francese del Messico (1862-1867) come un modo per includere la Francia tra i paesi che hanno influenza in America, al fine di escludere gli anglosassoni e come termine sostitutivo di Hispanoamérica per diminuire l'importanza della Spagna nel continente e giustificare l'invasione del Messico. Fin dalla sua comparsa, il termine si è evoluto in modo da comprendere una serie di caratteristiche culturali, etniche, politiche, sociali ed económiche che avessero tra loro una qualche similitudine e in contrapposizione alle stesse caratteristiche dell'America anglosassone.[4][5]


L'uso dell'aggettivo "Latino", derivato dal termine "America Latina", ha continuato col tempo ad ampliarsi includendo persone o cose di origine ispanica o di lingua spagnola. Etimologicamente il "Latino" è un gentilizio che in origine indicava un abitante del Lazio regione italiana di cui faceva parte l'antica Roma, che a quei tempi si chiamava Latium. Successivamente, per interessi francesi il significato iniziale fu esteso a tutte le persone che parlavano una lingua derivata dal Latino volgare, vale a dire a quelli che parlavano una lingua romanza, come l'italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno, il galiziano, il catalano e altre.[6][7][8][9]



Stati |


Gli stati considerati parte dell'America Latina sono i seguenti:



























































































































































































Stato
Superficie (km²)
Abitanti
Capitale
Lingua ufficiale
Indipendenza

Argentina Argentina
2 766 890
40 117 096

Buenos Aires

spagnolo
9 luglio 1816 dalla Spagna

Bolivia Bolivia
1 098 581
10 907 778

Sucre
La Paz

spagnolo
lingue amerinde
6 agosto 1825 dalla Spagna

Brasile Brasile
8 514 877
208 494 900

Brasilia

portoghese
7 settembre 1822 dal Portogallo

Cile Cile
756 950
17 224 200

Santiago del Cile

spagnolo
12 febbraio 1818 dalla Spagna

Colombia Colombia
1 141 748
45 925 397

Bogotà

spagnolo
inglese[10]
20 luglio 1810 dalla Spagna

Costa Rica Costa Rica
51 100
4 608 426

San José

spagnolo
1º luglio 1823 dal Messico

Cuba Cuba
109 886
11 239 363

L'Avana

spagnolo
10 ottobre 1868 dalla Spagna

Rep. Dominicana Rep. Dominicana
48 442
9 378 818

Santo Domingo

spagnolo
16 agosto 1865 dalla Spagna

Ecuador Ecuador
272 046
15 007 343

Quito

spagnolo
quechua
10 agosto 1809 dalla Spagna

El Salvador El Salvador
21 040
6 134 000

San Salvador

spagnolo
15 settembre 1821 dalla Spagna

Guatemala Guatemala
108 890
13 276 517

Città del Guatemala

spagnolo
15 settembre 1821 dalla Spagna

Guyana francese Guyana francese[11]
83 534
217 000

Caienna

francese


Haiti Haiti
27 750
9 719 932

Port-au-Prince

francese
creolo haitiano
1º gennaio 1804 dalla Francia

Honduras Honduras
112 492
8 249 574

Tegucigalpa

spagnolo
1º luglio 1823 dal Messico

Messico Messico
1 972 550
112 336 538

Città del Messico

spagnolo
15 settembre 1810 dalla Spagna

Nicaragua Nicaragua
130 373
5 891 199

Managua

spagnolo
1º luglio 1823 dal Messico

Panama Panama
75 517
3 405 813

Panama

spagnolo
3 novembre 1903 dalla Colombia

Paraguay Paraguay
406 752
6 460 000

Asunción

spagnolo
guaraní
14 maggio 1811 dalla Spagna

Perù Perù
1 285 216
29 496 000

Lima

spagnolo
quechua[12]
28 luglio 1821 dalla Spagna

Porto Rico Porto Rico[13]
9 104
3 725 789

San Juan

spagnolo
inglese


Uruguay Uruguay
176 215
3 494 382

Montevideo

spagnolo
25 agosto 1825 dal Brasile

Venezuela Venezuela
916 445
29 105 632

Caracas

spagnolo
5 luglio 1811 dalla Spagna


Storia |





Simón Bolívar, uno dei protagonisti dell'indipendenza dell'America Latina


Nell'America Latina si stabilirono popolazioni provenienti da nord che, già prima del 7000 a.C., iniziarono a coltivare la zucca e altri vegetali come il mais. Alcune di queste popolazioni originarono civiltà complesse e fondarono centri urbani e Stati.


Nell'America del Nord la più antica civiltà fu quella degli Olmechi, alla quale seguirono quelle di Teotihuacan, dei Toltechi e dei Maya e infine, nel XIV secolo d.C., quella degli Aztechi: questi ultimi fondarono un vasto impero nel Messico centrale.


Nell'America Meridionale, popolata più tardi, i primi centri urbani nacquero sulle Ande, dove fiorirono diverse civiltà, tra cui quella di Tiahuanaco e degli Inca.


Lo sviluppo delle civiltà amerindie o precolombiane fu interrotto dall'arrivo degli europei: nel 1492 un navigatore genovese, Cristoforo Colombo, alla ricerca delle Indie, sbarcò in America, convinto d'aver raggiunto la propria meta. Egli chiamò dunque gli abitanti della regione «indiani».


Dopo lo sbarco di Colombo vi furono altre spedizioni, tra cui quella di Hernán Cortés in Messico (1519-1524, conquista della capitale azteca) e di Francisco Pizarro in Perù (1531-1536, conquista della capitale incaica). I territori così conquistati divennero dominio spagnolo: solo il Brasile divenne colonia portoghese e alcune delle isole Antille vennero occupate da francesi, inglesi e olandesi.


La popolazione indigena, già decimata dalle malattie portate dagli europei e massacrata nelle guerre di conquista, fu costretta a lavorare nelle miniere e nelle piantagioni dei conquistatori. Dato che quasi tutti gli indios morirono di fame, fatica e maltrattamenti, molti schiavi neri furono portati dall'Africa a lavorare al posto degli indios.


All'inizio del XIX secolo i discendenti dei coloni spagnoli richiesero e ottennero con una serie di guerre contro la Spagna l'indipendenza dei loro territori. Anche il Brasile divenne indipendente.


L'indipendenza creò però nuovi conflitti: per tutto l'Ottocento e inizio Novecento l'America Latina fu dilaniata da guerre tra i diversi Stati, che impoverirono questi paesi e rafforzarono il potere dell'esercito. Furono perciò frequenti i colpi di Stato, i quali instaurarono più volte dittature militari, tra cui si distinsero quella di Pinochet, di Videla e dei Duvalier.


Dalla fine dell'Ottocento gli Stati Uniti d'America iniziarono a intervenire attivamente nell'America Latina, cercando di impedire la formazione di governi che avrebbero potuto ostacolare i loro interessi nel continente.



Un'economia in via di sviluppo |


La regione è afflitta dai problemi delle società in via di sviluppo: la scarsità di risorse alimentari, servizi sociali e sanitari insufficienti, un forte indebitamento con l'estero e, soprattutto, una diseguale distribuzione della ricchezza.
L'economia è arretrata, nonostante le grandi risorse, soprattutto minerarie e forestali. All'agricoltura e all'allevamento di sussistenza, praticati con mezzi inadeguati, si contrappongono le colture per l'esportazione, a cui sono riservati i maggiori investimenti.


L'industria si limita alla trasformazione dei prodotti agricoli, all'estrazione e alla prima lavorazione dei minerali. Le comunicazioni sono ostacolate dagli sbarramenti montuosi e dalla fitta foresta.


Dal 1961 il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy diede inizio ad un programma di aiuti e di sviluppo per l'America Latina, che prese il nome di Alleanza per il Progresso. Gli Stati Uniti fornirono, nel quadro della realizzazione del programma dell'Alleanza, 20 miliardi di dollari in dieci anni, oltre all'assistenza tecnica ai Paesi dell'America Latina, per promuovere lo sviluppo economico e sociale, come la lotta contro l'analfabetismo. Tuttavia i risultati furono molto modesti per varie cause, in particolare:



  • la mancanza di esperienza dei tecnici e politici americani, che non comprendevano la mentalità ed i costumi dei latino-americani

  • la scarsa volontà dei governi latino-americani che, nonostante avessero approvato il programma proposto, erano restii a promuovere le riforme necessarie, in particolare la riforma agricola.



Cultura |


L'America Latina è conosciuta per le sue musiche ed i suoi balli; ci sono infatti: la salsa, il cha cha cha, il merengue, il rock latino, la danza moderna e molte altre ancora. Questi tipi di balli prevedono specialmente il movimento delle spalle, del bacino e dei piedi.



Il fenomeno migratorio latinoamericano |



Storia |





Favela di Rocinha (Rio de Janeiro, Brasile)


Si può situare l'inizio del fenomeno migratorio contemporaneo partendo dagli anni sessanta, quando a causa delle crisi di alcuni distretti minerari o agricoli dove da tempo vivevano popolazioni numerose si verificò il fenomeno dell'evacuazione di intere regioni. L'abbandono dei campi dovuto all'insufficienza dei redditi o dei salari agricoli fu un fenomeno comune a quasi tutti i paesi latino-americani. Le destinazioni finali di queste migrazioni erano le grandi città, invitanti soprattutto per una certa industrializzazione e lo sviluppo del settore terziario. L'incapacità delle autorità pubbliche di controllare questo fenomeno si dimostrò con la crescita smisurata di quartieri subnormali, chiamati favelas in Brasile, villas miserias in Argentina, ranchitos in Venezuela, tugurios in Colombia, guasmos in Ecuador, casuchas in Repubblica Dominicana, barrios marginales in Perù, callampa a Santiago del Cile e ciudades perdidas in Messico. Questo era il contesto sociale da cui partirono nel secondo dopoguerra la maggior parte dei migranti che avevano come destinazione New York (come i portoricani), Londra (come i giamaicani e gli abitanti delle Barbados), gli stati meridionali degli Stati Uniti (come milioni di messicani) o la Florida, come quasi due milioni di cubani scappati dal regime di Fidel Castro.



Migrazioni interne |


Si sono registrate anche delle migrazioni interne all'area centro americana, caratterizzate dalla ricerca di opportunità di lavoro nel campo dell'industria petrolifera. In Argentina, la presenza dell'industria petrolifera nella zona della Patagonia, l'estrazione del carbone e il conseguente sviluppo economico di isolati nuclei urbani hanno attirato numerosi gruppi di lavoratori con le proprie famiglie.


In qualche caso più limitato si sono registrate anche ondate migratorie per motivi politici. Si può quindi notare un quadro caratterizzato da una spiccata instabilità, anche dovuto a un incessante incremento demografico che continua ancora oggi.



I latinos negli Stati Uniti |


È possibile dire che si è avuto a che fare con una vera e propria rivoluzione sociale e demografica sull'intero scenario americano. A Los Angeles e a Miami i latinos sono attualmente la maggioranza della popolazione e lo spagnolo è la lingua più parlata in interi quartieri di Chicago, Boston e Filadelfia. Verso la fine del 1996 il numero dei latinos superò quello degli afroamericani, divenendo il secondo gruppo etnico presente a New York (anche se già da tempo rappresentavano la maggioranza assoluta nel Bronx). Quattro anni dopo la California diventò il secondo Stato dopo il Nuovo Messico a presentare una società «a maggioranza di minoranza». Le conseguenze di questo fenomeno stanno avendo ripercussioni sulle politiche pubbliche e sull'intera dimensione culturale americana.


I latinos preferiscono stabilirsi nelle grandi aree metropolitane, infatti tutti i principali gruppi si concentrano nelle venti maggiori città del Paese. Los Angeles registra una popolazione salvadoregna maggiore di quella residente a San Salvador e New York un numero di portoricani superiore a San Juan e un numero di dominicani pari a Santo Domingo.



Note |




  1. ^ America Latina, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.


  2. ^ (ES) Latinoamérica, su Diccionario panhispánico de la Real Academia Española.


  3. ^ José María Torres Caicedo, Las dos Américas, in El Correo de Ultramar, 15 febbraio 1857.


  4. ^ Ernesto Bohoslavsky, Qué es América Latina? El nombre, la cosa y las complicaciones para hablar de ellos, Universidad Nacional de General Sarmiento.


  5. ^ América ¿Latina? barriozona.com


  6. ^ Francisco Gimeno MENÉNDEZ: "Situaciones sociolingüísticas dispares en el proceso de formación de las lenguas romances". En Aemilianense: revista internacional sobre la génesis y los orígenes históricos de las lenguas romances, ISSN 1698-7497, Nº. 1, 2004, págs. 171-223.


  7. ^ La civilización latina


  8. ^ "La latinidad y su sentido en América Latina" Manuel Lucena Salmoral ISBN 968-837-093-2


  9. ^ Idiomas, culturas y el mundo


  10. ^ Co-ufficiale nel dipartimento dell'Arcipelago di San Andrés, Providencia e Santa Catalina.


  11. ^ Dipartimento d'oltremare della Francia.


  12. ^ Aymara.


  13. ^ Stato associato agli Stati Uniti.



Voci correlate |



  • America

  • America Settentrionale

  • America Centrale

  • America Meridionale

  • Lingue romanze



Altri progetti |



Altri progetti



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  • Wikivoyage





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Collegamenti esterni |



  • (ES) Parlamento Latinoamericano, su parlatino.org. URL consultato il 23 luglio 2010.

  • (EN) Studi sull'America Latina, su latinamericanstudies.org. URL consultato il 23 luglio 2010.

  • (ES) Paises de America Latina, su tierra.free-people.net.


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