Colosseo
.mw-parser-output .nota-disambigua{clear:both;margin-bottom:.5em;border:1px solid #CCC;padding-left:4px}.mw-parser-output .nota-disambigua i{vertical-align:middle}
Amphitheatrum Flavium | |
---|---|
Il Colosseo visto di sera | |
Civiltà | romana |
Utilizzo | anfiteatro |
Epoca | 72 d.C. (costruzione) - 80 d.C. (inaugurazione) - VI secolo d.C. o 523 d.C. (ultimo spettacolo) |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Roma |
Altitudine | 15,32 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 3 357 m² |
Altezza | 48,5 m (altezza attuale) |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Parco archeologico del Colosseo |
Responsabile | Alfonsina Russo |
Visitabile | Sì |
Sito web | colosseo.beniculturali.it |
Mappa di localizzazione | |
Coordinate: 41°53′24.61″N 12°29′32.17″E / 41.890169°N 12.492269°E41.890169; 12.492269
Bene protetto dall'UNESCO | |
---|---|
Patrimonio dell'umanità | |
Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura (EN) Historic Centre of Rome, the Properties of the Holy See in that City Enjoying Extraterritorial Rights and San Paolo Fuori le Mura | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (I)(II)(III)(IV)(V) |
Pericolo | In parte in pericolo |
Riconosciuto dal | 1980 |
Scheda UNESCO | (EN) Scheda (FR) Scheda |
.mw-parser-output .citazione-table{margin-bottom:.5em;font-size:95%}.mw-parser-output .citazione-table td{padding:0 1.2em 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang{vertical-align:top}.mw-parser-output .citazione-lang td{width:50%}.mw-parser-output .citazione-lang td:first-child{padding:0 0 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang td:nth-child(2){padding:0 1.2em}
(LA) «Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma; | (IT) «Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; |
(Profezia di Beda il Venerabile, VIII secolo) |
Il Colosseo, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (italiano: Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, è il più grande anfiteatro del mondo[1], situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 unità, è il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi[2], conosciuto in tutto il mondo come simbolo della città di Roma e uno dei simboli d'Italia.
Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, assieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia e la Basilica di San Paolo fuori le mura, nel 2007 il complesso, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo, a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC).
L'anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. ed inaugurato da Tito nell'80, con ulteriori modifiche apportate durante l'impero di Domiziano nel 90. L'edificio forma un ovale di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 × 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m. La struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ovale e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.
Il nome "Colosseo" si diffuse solo nel Medioevo e deriva dalla deformazione popolare dell'aggettivo latino "colosseum" (traducibile in "colossale", come appariva nell'Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani)[3] o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua bronzea di Nerone che sorgeva nei pressi.[4]
Presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago e il divertimento del popolo.
Anticamente era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è destituita di fondamento[5]. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo della città di Roma e una delle sue maggiori attrazioni turistiche sotto forma di monumento archeologico regolarmente visitabile.
Oggi le sue condizioni di salute destano preoccupazione, visto che studi sulla sua struttura hanno evidenziato oltre 3.000 lesioni e un esteso stato fessurativo[6]. Inoltre, nel 2012 è avvenuta la scoperta di un'inclinazione di 40 cm della struttura, probabilmente a causa di un cedimento della platea di fondazione su cui poggia[7].
Nel 2016 il circuito archeologico del Colosseo, Foro Romano e Palatino ha ottenuto 6 408 852 visitatori, risultando il secondo sito museale statale italiano più visitato, alle spalle del Pantheon[8].
Indice
1 Storia
1.1 Costruzione
1.2 L'epoca imperiale
1.3 Dal Medioevo all'epoca moderna
1.4 Epoca contemporanea: i restauri ottocenteschi
1.4.1 L'intervento di Raffaele Stern
1.4.2 L'intervento di Giuseppe Valadier
1.4.3 I lavori di Gaspare Salvi e Luigi Canina
1.4.4 Il Novecento e i lavori contemporanei
1.5 Origini dell'attuale nome
2 Descrizione dell'edificio
2.1 Struttura
2.2 Facciata esterna
2.3 Cavea e accessi per il pubblico
2.4 Arena e ambienti di servizio sottostanti
2.5 Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo
3 Giochi
4 Visitatori
5 Collegamenti
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Storia |
«Taccia la barbara Menfi il prodigio delle piramidi, né il lavoro degli Assiri esalti più Babilonia; né siano celebrati gli effeminati Ioni per il tempio di Diana; l'altare dei molteplici corni faccia dimenticare Delo; né i Cari portino più alle stelle, con lodi sperticate, il Mausoleo proteso nel vuoto. Ogni opera cede dinanzi all'Anfiteatro dei Cesari, la fama parlerà ormai d'una sola opera al posto di tutte» |
(Marziale, Liber de spectaculis, 1-7-8) |
Costruzione |
La costruzione iniziò nel 72 d.C. sotto l'imperatore Vespasiano, della dinastia flavia. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il provento delle tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.).mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}[senza fonte].
Nel 1813 fu rinvenuto un blocco di marmo reimpiegato in epoca tarda, che recava ancora i fori delle lettere di bronzo dell'iscrizione dedicatoria, in origine posta sopra un ingresso: il testo è stato ricostruito nel modo seguente:
(LA) «Imp(erator)] Caes(ar) Vespasianus Aug(ustus)/ amphitheatrum novum/ ex manubis fieri iussit» | (IT) «L’imperatore Cesare Vespasiano Augusto fece erigere il nuovo anfiteatro con il provento del bottino.» |
(CIL VI, 40454a2.) |
L'area scelta era una vallata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale (lo stagnum citato dal poeta Marziale), fatto scavare da Nerone per la propria Domus Aurea.
Questo specchio d'acqua, alimentato da fonti che sgorgavano dalle fondazioni del Tempio del Divo Claudio sul Celio, venne ricoperto da Vespasiano con un gesto "riparatorio" contro la politica del "tiranno" Nerone, che aveva usurpato il terreno pubblico e lo aveva destinato ad uso proprio, rendendo così evidente la differenza tra il vecchio ed il nuovo principato[senza fonte]. Vespasiano fece dirottare l'acquedotto per uso civile, bonificò il lago e vi fece gettare delle fondazioni, più resistenti nel punto in cui avrebbe dovuto essere edificata la cavea.
Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l'edificio prima di morire nel 79[9]. L'edificio era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due strutture minori o provvisorie di epoca giulio-claudia (l'amphiteatrum Tauri e l'amphiteatrum Caligulae) e dopo 150 anni dai primi anfiteatri in Campania.
Tito aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l'anfiteatro con cento giorni di giochi nell'80[10]. Poco dopo il secondo figlio di Vespasiano, l'imperatore Domiziano, operò notevoli modifiche, completando l'opera ad clipea (probabilmente scudi decorativi in bronzo dorato)[9], aggiungendo forse il maenianum summum in ligneis[11] e realizzando i sotterranei dell'arena: dopo il completamento dei lavori non fu più possibile tenere nell'anfiteatro le naumachie (rappresentazioni di battaglie navali), che invece le fonti riportano per l'epoca precedente.
Contemporaneamente all'anfiteatro furono innalzati alcuni edifici di servizio per i giochi: i ludi (caserme e luoghi di allenamento per i gladiatori, tra cui sono noti il Magnus, il Gallicus, il Matutinus e il Dacicus), la caserma del distaccamento dei marinai della Classis Misenensis (la flotta romana di base a Miseno) adibiti alla manovra del velarium (castra misenatium), il summum choragium e gli armamentaria (depositi delle armi e delle attrezzature), il sanatorium (luogo di cura per le ferite dei combattimenti) e lo spoliarum un luogo in cui venivano trattate le spoglie dei gladiatori morti in combattimento.
L'epoca imperiale |
«Il Colosseo, la più bella rovina di Roma, termina il nobile recinto dove si manifesta tutta la storia. Questo magnifico edificio, di cui esistono solo le pietre spoglie dell'oro e de' marmi, servì di arena ai gladiatori combattenti contro le bestie feroci. Così si soleva divertire e ingannare il popolo romano, con emozioni forti, quando i sentimenti naturali non potevano più avere slancio.» |
(Madame de Staël) |
Nerva e Traiano fecero dei lavori, attestati da alcune iscrizioni[12], ma il primo intervento di restauro si ebbe sotto Antonino Pio[13]. Nel 217 un incendio, innescato presumibilmente da un fulmine, fece crollare le strutture superiori; i lavori di restauro fecero chiudere il Colosseo per cinque anni, dal 217 al 222, e i giochi si trasferirono al Circo Massimo[14]. I lavori di restauro furono iniziati sotto Eliogabalo (218-222) e portati avanti da Alessandro Severo, che rifece il colonnato sulla summa cavea. L'edificio fu riaperto nel 222, ma solo sotto Gordiano III i lavori poterono dirsi conclusi,[15] come sembra anche dimostrare la monetazione di questi due imperatori.[16][17] Un altro incendio causato da un fulmine fu all'origine dei lavori di riparazione ordinati dall'imperatore Decio nel 250.[9]
Dopo il sacco di Roma del 410 ad opera dei Visigoti di Alarico, sul podio che circondava l'arena fu incisa un'iscrizione in onore dell'imperatore Onorio, forse in seguito a restauri. Onorio proibì i ludi gladiatori e da allora fu adibito alle venationes. L'iscrizione fu successivamente cancellata e riscritta per ricordare grandi lavori di restauro dopo un terremoto nel 442[18], ad opera dei praefecti urbi Flavio Sinesio Gennadio Paolo e Rufio Cecina Felice Lampadio. Costanzo II lo ammirò sommamente[19]. Altri restauri a seguito di terremoti si ebbero ancora nel 470[20], ad opera del console Messio Febo Severo. I restauri continuarono anche dopo la caduta dell'impero: dopo un terremoto nel 484 o nel 508 il praefectus urbi Decio Mario Venanzio Basilio curò i restauri a proprie spese[21].
Le venationes proseguirono fino all'epoca di Teodorico. Abbiamo i nomi delle più importanti famiglie senatorie dell'epoca di Odoacre iscritte sui gradus: tale usanza è molto più antica, ma periodicamente i nomi erano cancellati e sostituiti con quelli dei nuovi occupanti (anche a seconda del diverso grado tra clarissimi, spectabilis e illustres), per cui restano solo quelli dell'ultima redazione prima del crollo dell'impero.
Dal Medioevo all'epoca moderna |
Dopo l'abbandono fu adibito nel VI secolo ad area di sepoltura e poco dopo utilizzato come castello. Tra il VI e il VII secolo fu fondata all'interno del Colosseo una cappella oggi nota come chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo[22]. Sotto papa Leone IV fu gravemente danneggiato da un terremoto (847 circa)[9]. Il grande terremoto del 1349 provocò il collasso dell'esterno lato sud, costruito su un terreno alluvionale instabile. A lungo utilizzato come fonte di materiale edilizio, nel XIII secolo fu occupato da un palazzo dei Frangipane, successivamente demolito, ma il Colosseo continuò ad essere occupato da altre abitazioni. I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel XV e XVI secolo per nuove costruzioni, e blocchi caduti a terra furono ancora utilizzati nel 1634 per la costruzione di Palazzo Barberini e nel 1703, dopo un altro terremoto, per il porto di Ripetta.
Benvenuto Cellini, nella sua Autobiografia, raccontò di una spettrale notte tra demoni evocati nel Colosseo, a testimonianza della fama sinistra del luogo.
Nel corso del Giubileo del 1675 assunse il carattere di luogo sacro in memoria dei molti martiri cristiani qui condannati al supplizio. Nel 1744 papa Benedetto XIV vi fece costruire le quattordici edicole della Via Crucis, e nel 1749 dichiarò il Colosseo chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani.
Nel 1787 durante il soggiorno di Goethe a Roma lasciò una descrizione enfatica del monumento visto di notte tra le pagine del suo Viaggio in Italia:
«Incantevole è soprattutto la vista del Colosseo, che di notte è chiuso; all'interno, in una cappelletta, vive un eremita e sotto le volte in rovina si riparano i mendicanti. Essi avevano acceso il fuoco sul terreno del fondo, e un venticello spingeva il fumo sopra tutta l'arena, coprendo la parte bassa dei ruderi, mentre le mura gigantesche torreggiavano fosche in alto; noi, fermi davanti all'inferriata, contemplavamo quel prodigio, e in cielo la luna splendeva alta e serena. A poco a poco il fumo si diffondeva attraverso le pareti, i vani, le aperture, e nella luce lunare sembrava nebbia. Era uno spettacolo senza l'uguale. Così si dovrebbero vedere illuminati il Pantheon e il Campidoglio, il colonnato di S. Pietro e altre grandi vie e piazze. E così il sole e la luna, non dissimilmente dallo spirito umano, hanno qui tutt'altra funzione che in altri luoghi: qui, dove il loro sguardo è fronteggiato da masse enormi, eppure formalmente perfette.» |
(Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia) |
Epoca contemporanea: i restauri ottocenteschi |
Liberato in due grandi riprese, con gli scavi diretti da Carlo Fea, Commissario per le Antichità, nel 1811 e 1812 e con quelli di Pietro Rosa (1874-1875), agli inizi dell'800, oltre ad essere oggetto dei più fantasiosi progetti di riuso fino alla metà del '700, il Colosseo era staticamente compromesso, dopo esser stato per secoli abitato, adibito a luogo di culto cristiano ed utilizzato come cava di travertino. Uno dei principali e più evidenti problemi era l'interruzione brusca dell'anello più esterno nei lati in corrispondenza delle attuali via di San Giovanni in Laterano e via dei Fori Imperiali che furono non a caso oggetto dei restauri più importanti. Il Fea descrisse pure le possibili motivazioni della presenza di fori sulle pietre del monumento interpretandoli come sistema per rimuovere le grappe metalliche che tenevano unite le pietre.[23]
L'intervento di Raffaele Stern |
Dopo l'istituzione di una commissione straordinaria da parte di papa Pio VII, i primi restauri iniziarono dopo il 1806, anno in cui un violento terremoto compromise la statica dei due lati liberi dell'anello più esterno. Il terremoto aveva particolarmente aggravato la situazione del terzo anello sul lato occidentale dove, a causa di conci ormai pericolanti, era richiesto un intervento di emergenza.
Dopo il puntellamento dei conci, furono immediatamente montati i ponteggi per la creazione di uno sperone che facesse da contrafforte. Raffaele Stern escogitò due modalità di intervento da sottoporre al vaglio dell'Accademia di San Luca: "per via di togliere", che consisteva nell'eliminazione della parte di attico e delle arcate del terz'ordine danneggiate, soluzione scartata, e "per via d'aggiungere", poi effettivamente realizzata con l'aggiunta di uno sperone in laterizio.
Le prime due arcate di ogni ordine furono tamponate e lo sperone rustico fu realizzato privo delle forme architettoniche delle arcate esistenti a causa dell'emergenza e della necessità di praticare l'intervento in economia e rapidità. Anche i conci puntellati, caricati successivamente di significato romantico e descritti come bloccati nell'atto della caduta, non sono in realtà che il frutto di un intervento d'emergenza. Stern aveva inizialmente pensato di tinteggiare lo sperone, poi ironicamente chiamato “stampella”, con un intonaco color travertino per evitare l'eccessivo contrasto con le parti autentiche, ma la tinteggiatura non fu mai realizzata.
L'intervento di Giuseppe Valadier |
Giuseppe Valadier, che si era già interessato del Colosseo nel 1815 con un Progetto per chiudere decentemente l'Anfiteatro Flavio mediante cancellate, si occupò nel 1823 del recupero dell'anello perimetrale nel lato verso i fori. La differenza sostanziale fra l'impostazione del restauro di Stern e quello di Valadier è che, mentre il primo fu realizzato sotto il pericolo di un crollo imminente, l'altro poté essere praticato in tutta calma.
Dal punto di vista statico l'intervento consistette in un nuovo sperone, realizzato con arcate identiche alle originali. L'aggiunta, interamente in mattoni, fu costruita utilizzando materiale diverso rispetto all'originale per motivi economici, e non per una volontà di differenziazione, ad eccezione della basi e dei capitelli in travertino, messi in opera in maniera identica agli originali e con lo stesso livello di definizione. Anche in questo caso, per non guastare esteticamente la preesistenza, si progettò una scialbatura color travertino, mai realizzata.
A dieci anni dall'inizio dei lavori, l'opera fu celebrata da Giuseppe Valadier al pari di una nuova architettura in Opere di Architettura ed Ornamento, ove descrisse ed illustrò minuziosamente il cantiere dalla costruzione delle impalcature alla fine del restauro, esaltandolo come una delle sue più grandi realizzazioni.
I lavori di Gaspare Salvi e Luigi Canina |
Dagli anni trenta fino alla conclusione dei lavori avvenuta a metà del secolo, i lavori passarono sotto la direzione di Gaspare Salvi e Luigi Canina.
Il primo intervento di Salvi riguardò la parte più gravemente compromessa dell'intera costruzione rimasta in piedi: il terzo anello sul lato dell'attuale via San Gregorio. Su delle basi in travertino Salvi costruì un completamento con archi in laterizio su imposte di travertino; dagli archi fece partire degli speroni per ricollegare la parte di nuova costruzione alla parte antica, che fu così staticamente assicurata. I nuovi archi sono segnalati da mattoni bipedali disposti radialmente. I riempimenti dei muri radiali sono realizzati in travertino al primo ordine ed in laterizio negli ordini superiori, mentre i pilastri di restauro sono interamente in mattoni. Alla morte di Salvi, Canina assunse la direzione dei lavori, risolvendo sullo stesso lato un problema di strapiombo verso l'interno della parte più alta della costruzione, che fu assicurata con tiranti in ferro ai contrafforti in mattoni di nuova costruzione.
L'ultimo grande intervento fu operato sul lato a nord, verso l'attuale via degli Annibaldi, il più conservato ad eccezione dell'attico, che presentava uno strapiombo di oltre 60 centimetri fuori dall'asse. Era dunque necessario costruire un sostegno per la parte più esterna strapiombante. Fu così costruito verso l'interno un abbozzo di quart'ordine nel secondo anello, in cui furono affondate catene binate per assicurare la parte d'attico non più in asse.
Il Novecento e i lavori contemporanei |
I resti della Meta Sudans, la fontana flavia, furono demoliti definitivamente tra il 1933 e il 1936, insieme ai resti della base del Colosso di Nerone durante i lavori per la costruzione di Via dell'Impero, attuale Via dei Fori Imperiali, voluta da Mussolini.
Fra il 1938 e il 1939 furono completamente scavate le strutture sotterranee dell'arena, in parte alterate dalle ricostruzioni.
Dal 2002 il Colosseo è raffigurato sul rovescio della moneta da 5 centesimi di euro coniata dalla Repubblica Italiana.
Nel 2007 il complesso è stato inserito fra le "Sette meraviglie del mondo moderno". Il Colosseo al giorno d'oggi è la maggiore fonte turistica ed è il simbolo di Roma.[24]
Origini dell'attuale nome |
Nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone in bronzo, dalla quale si dice derivi il nome Colosseo, attestato a partire dal Medioevo e legato anche alle dimensioni colossali dell'edificio.[25]
Dopo l'uccisione di Nerone, la statua fu rimodellata per raffigurare Sol Invictus, il dio Sole, aggiungendo intorno alla testa i raggi della corona solare.[26] Il Colosso fu quindi spostato dalla sua originale collocazione, l'atrio della Domus Aurea per far posto al tempio di Venere e Roma sotto Adriano, nel 126.[27] Il sito del basamento della statua colossale dopo lo spostamento è attualmente segnato da un moderno basamento in tufo.
La colossale statua di Nerone fu abbattuta in età imperiale ed è difficile che se ne serbasse il ricordo nel VI secolo. Il bolognese Armannino Giudice, nel XIV secolo, sosteneva che il Colosseo fosse il principale luogo pagano del mondo. Secondo la sua interpretazione «il Colosseo era diventato la sede di alcune sette di maghi ed adoratori del demonio. A chi si avvicinava era chiesto: "Colis Eum?" (cioè "adori lui?", intendendo il diavolo) a cui bisognava rispondere "Ego Colo"»[28]. Papa Benedetto XIV fece esorcizzare il Colosseo e lo consacrò alla memoria della passione di Cristo e di tutti i santi.
Descrizione dell'edificio |
Struttura |
«Vedo una gran cerchia d'archi, e tutt'intorno giacciono pietre infrante che furono parte un tempo di una solida muraglia. Nelle fessure e sopra le volte cresce una foresta di arbusti, olivi selvatici, e mirti, e rovi intricati, e malerbe confuse... Le pietre sono massicce, immense, e sporgono l'una sull'altra. Vi sono terribili fenditure nelle mura, e ampie aperture da cui si vede il cielo azzurro ...» |
(Percy Bysshe Shelley) |
L'edificio poggia su una piattaforma in travertino sopraelevata rispetto all'area circostante. Le fondazioni sono costituite da una grande platea in tufo[2] di circa 13 m di spessore, foderata all'esterno da un muro in laterizio.
La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, collegati da perni: dopo l'abbandono dell'edificio si cercarono questi elementi metallici per fonderli e riutilizzarli, scavando i blocchi in corrispondenza dei giunti: a questa attività si devono i numerosi fori ben visibili sulla facciata esterna. I pilastri erano collegati da setti murari in blocchi di tufo nell'ordine inferiore e in laterizio superiormente. La struttura era sorretta da volte e archi, sfruttati al massimo per ottenere sicurezza e praticità. All'esterno è usato il travertino, come nella serie di anelli concentrici di sostegno alla cavea. In queste pareti anulari si aprono vari archi, decorati da paraste che li inquadrano. Le volte a crociera (tra le più antiche del mondo romano) sono in opus caementicium e spesso sono costolonate tramite archi incrociati in laterizio, usato anche nei paramenti. I muri radiali, oltre i due ambulacri esterni, sono rafforzati da blocchi di tufo.
Un complesso sistema di adduzione e smaltimento idrico consentiva la manutenzione dell'edificio e alimentava le fontane poste nella cavea per gli spettatori.
Facciata esterna |
La facciata esterna (alta fino a 48,50 m) è in travertino e si articola in quattro ordini, secondo uno schema tipico di tutti gli edifici da spettacolo del mondo romano: i tre registri inferiori con 80 arcate numerate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello (attico) è costituito da una parete piena, scandita da lesene in corrispondenza dei pilastri delle arcate.
Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri (nei riquadri pieni dovevano trovarsi i clipei bronzei), e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium, il telo di copertura che riparava gli spettatori, manovrato da un distaccamento di marinai della flotta di Miseno e probabilmente ancorato a terra alla serie di cippi inclinati che ancora oggi è visibile, in parte, esternamente al limite della platea basamentale in travertino (visibili quelli sul lato verso il Celio).
Al secondo e terzo livello gli archi sono bordati da una parapetto continuo, in corrispondenza del quale le semicolonne presentano un dado come base.
Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli tuscanici, ionici, corinzi e dorici a foglie lisce. I primi tre ordini ripetono la medesima successione visibile sulla facciata esterna del teatro di Marcello.
Le raffigurazioni monetarie ci tramandano la presenza di quattro archi alle terminazioni delle assi dell'ovale della pianta, ornati da un piccolo protiro marmoreo.
Cavea e accessi per il pubblico |
All'interno la cavea con i gradini per i posti degli spettatori era interamente in marmo e suddivisa, tramite praecinctiones o baltea (fasce divisorie in muratura), in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l'aumentare dell'altezza. Il settore inferiore, riservato ai senatori e alle loro famiglie, aveva gradini ampi e bassi che ospitavano seggi di legno (subsellia); sulla balaustra del podio venivano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti inferiori erano riservati.
Seguivano il maenianum primum, con una ventina di gradini di marmo, il maenianum secundum, suddiviso in imum (inferiore) e summum (superiore), ancora con circa sedici gradini in marmo, e infine il maenianum summum, con circa undici gradini lignei all'interno del portico colonnato che coronava la cavea (porticus in summa cavea): i resti architettonici di quest'ultimo appartengono ai rifacimenti di epoca severiana o di Gordiano III. Sui gradini sotto il colonnato prendevano posto le donne, alle quali, da Augusto in poi, fu sempre vietato di mescolarsi ad altri spettatori. Il posto peggiore era sul terrazzo sopra il colonnato, solo con posti in piedi, destinato alle classi infime della plebe.
Verticalmente i settori erano scanditi da scalette e dagli accessi alla cavea (vomitoria), ed erano protetti da transenne in marmo (risalenti ai restauri del II secolo).
Alle due estremità in corrispondenza dell'asse minore, precedute esternamente da un avancorpo, si trovavano due palchi riservati agli alti personaggi ospitati nei due palchi oggi scomparsi. Uno, a forma di "S", era destinato all'imperatore, ai consoli e alle vestali; l'altro al praefectus urbi e a altri dignitari.
Gli spettatori raggiungevano il loro posto entrando dalle arcate loro riservate. Gli Imperatori e le autorità raggiungevano i loro posti fruendo del privilegio di entrare da ingressi riservati, posti sull'asse minore dell'ovale, mentre gli ingressi collocati al centro dell'asse maggiore erano riservati agli attori e ai protagonisti degli spettacoli. Ma il resto del pubblico doveva mettersi in coda sotto l'arcata che mostrava il numero corrispondente alla tessera assegnata. Ciascuna delle arcate per il pubblico era quindi contraddistinta da un numerale, inciso sulla chiave di volta, per consentire agli spettatori di raggiungere rapidamente e ordinatamente il proprio posto. I numeri incisi sulle arcate del Colosseo erano colorati di rosso per essere visibili anche da lontano. Lo hanno rivelato i restauri sponsorizzati dal gruppo Tod's e durante i quali, agendo con la nebulizzazione d'acqua per rimuovere lo sporco e lo smog depositati sul prospetto dell'edificio, sono venute alla luce tracce di colore piccole, ma inequivocabili.[29] Da qui si accedeva a scale incrociate che portavano a una serie simmetrica di corridoi anulari coperti a volta. Immettono ciascuna in un ampio settore comprendente tre cunei, scompartito da pilastri. Il percorso aveva le pareti rivestite in marmo e presentava una decorazione a stucco sulla volta, ancora quella originale di epoca flavia. Il palco meridionale, che ospitava l'imperatore, aveva anche un altro accesso più diretto, attraverso un criptoportico che dava direttamente all'esterno.
Dodici arcate erano riservate ai Senatori e immettevano in corridoi che raggiungevano l'anello più interno: da qui con una breve scala si raggiungeva il settore inferiore della cavea. Anche questi passaggi erano rivestiti di marmo.
Le altre arcate davano accesso alle numerose scale a una o due rampe che portavano ai settori superiori. Le pareti erano qui rivestite di intonaco, anche sulle volte.
Arena e ambienti di servizio sottostanti |
L'arena ovale (86 × 54 m) presentava una pavimentazione parte in muratura e parte in tavolato di legno, e veniva ricoperta da sabbia, costantemente pulita, per assorbire il sangue delle uccisioni. Era separata dalla cavea tramite un alto podium di circa 4 m, decorato da nicchie e marmi e protetto da una balaustra bronzea, oltre la quale erano situati i sedili di rango.
Sotto l'arena erano stati realizzati ambienti di servizio (ipogeo), articolati in un ampio passaggio centrale lungo l'asse maggiore e in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Qui si trovavano i montacarichi che permettevano di far salire nell'arena i macchinari o gli animali impiegati nei giochi e che, in numero di 80, si distribuivano su quattro dei corridoi: i resti attualmente conservati si riferiscono ad un rifacimento di III o IV secolo. Tuttavia è ancora possibile fare un confronto con i sotterranei dell'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, realizzato dagli stessi architetti del Colosseo, in modo da avere un'idea di come potevano essere in epoca romana i sotterranei del Colosseo: a Pozzuoli infatti sono tuttora visibili gli ingranaggi che i Romani utilizzavano per sollevare le gabbie contenenti belve feroci sull'arena.
Le strutture di servizio sottostanti all'arena erano fornite di ingressi separati:
- gallerie sotterranee all'estremità dell'asse principale davano accesso al passaggio centrale sotto l'arena, ed erano utilizzate per l'ingresso di animali e macchinari;
- due ingressi monumentali con arcate sull'asse maggiore davano direttamente nell'arena ed erano destinate all'ingresso dei protagonisti dei giochi (la pompa), gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai sotterranei;
- l'arena era accessibile per gli inservienti anche da passaggi aperti nella galleria di servizio che le correva intorno sotto il podio del settore inferiore della cavea. Alla galleria si arrivava dall'anello più interno, lo stesso che utilizzavano i senatori per raggiungere i propri posti.
Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo |
All'interno del Colosseo è situata la chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo, luogo di culto cattolico. La piccola chiesa è inserita in uno dei fornici dell'anfiteatro Flavio. Venne probabilmente fondata tra il VI e il VII secolo, sebbene le prime notizie certe riguardo la sua esistenza risalgono al XIV secolo[22][30].
La chiesa ha rappresentato da sempre un luogo di culto in memoria dei martiri cristiani che persero la vita all'interno del Colosseo, e fu frequentata da numerosi santi tra cui San Ignazio di Loyola, San Filippo Neri e San Camillo de Lellis. L'archeologo romano Mariano Armellini racconta che la cappella: " … era destinata in origine a guardaroba della compagnia che soleva rappresentare nell'arena dell'anfiteatro il gran dramma della Passione di Gesù Cristo, uso che si mantenne fino ai tempi di Paolo IV"[22][30] .
Nel 1936 il Vicariato di Roma affidò al Circolo San Pietro l'incarico di provvedere all'officiatura della chiesa[22][30]
Giochi |
.mw-parser-output .vedi-anche{border:1px solid #CCC;font-size:95%;margin-bottom:.5em}.mw-parser-output .vedi-anche td:first-child{padding:0 .5em}.mw-parser-output .vedi-anche td:last-child{width:100%}
Il Colosseo ospitava i giochi dell'anfiteatro, che comprendevano: lotte tra animali (venationes), l'uccisione di condannati da parte di animali feroci o altri tipi di esecuzioni (noxii) e i combattimenti tra gladiatori (munera).
Le attività seguivano un programma codificato: la mattina c'erano i combattimenti fra gli animali o fra un gladiatore e un animale, all'ora di pranzo si eseguivano le condanne a morte e solo nel pomeriggio si svolgevano i combattimenti fra gladiatori.
Per l'inaugurazione dell'edificio, l'imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2.000 gladiatori e 9.000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10.000 gladiatori.
Gli ultimi combattimenti tra gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l'anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.
Gli scavi dei collettori fognari del Colosseo hanno restituito resti di scheletri di numerosi animali domestici e selvatici, tra cui orsi, leoni, cavalli, struzzi.
Visitatori |
Nel 2015 il circuito di Colosseo, Foro romano e Palatino è stato visitato da 6.551.046 persone, confermandosi il sito più visitato in Italia.[31][32] Qui di seguito trovate un andamento complessivo del "Circuito archeologico Colosseo, Foro romano e Palatino" degli ultimi diciotto anni, sulla base dei dati dell'ufficio statistico dei beni culturali italiani:[33]
Anno | Visitatori totali | Introiti lordi | Prezzo medio entrata |
---|---|---|---|
2017[34] | oltre 7 milioni | oltre 60 milioni di € | € 9,75 |
2015[35] | 6.551.046[36] | € 57.517.892,00 | € 9,50 |
2014[37] | 6.171.702 | € 41.440.839,00 | € 6,71 |
2013[38] | 5.625.219 | € 39.657.672,00 | € 7,05 |
2008[39] | 4.777.989 | € 32.284.235,70 | € 6,76 |
2003[40] | 3.135.905 | € 18.475.072,00 | € 5,89 |
1998[41] | 2.811.076 | € 11.196.963,23 | € 3,98 |
Collegamenti |
È raggiungibile dalla stazione Colosseo. |
Sarà raggiungibile, al termine dei lavori, dalla stazione Fori Imperiali. |
È raggiungibile dalla fermata Colosseo | del tram 3 |
Note |
^ Colosseum: The Largest Amphitheatre, in Guinnesworldrecords.com, 6 marzo 2013.
^ ab Bianchi Bandinelli e Torelli 1976, Arte romana scheda 99.
^ Giorgio Fabretti e Piero Meogrossi 2009 "Il Cronosseo"
^ Colosseo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.
^ Guida Rapida d'Italia, vol. 4, Touring Club Italiano, 1996.
^ Corriere della Sera, 11 novembre 2011.
^ Corriere della Sera, 12 luglio 2012.
^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017..
^ abcd Richardson 1992.
^ Svetonio, Tito, VII.3; Cassio Dione, LXVI.25.
^ Cfr. la rappresentazione sul monumento degli Haterii.
^ CIL VI, 32254; CIL VI, 32255.
^ Historia Augusta, Antonino Pio, VIII.2.
^ Cassio Dione, LXXIX.25.2-3.
^ Historia Augusta, Eliogabalo, XVII.8; Historia Augusta, Alessandro Severo, XXIV.3; Historia Augusta, Massimino e Balbino, I.4.
^ CNI XII 3 (Martin V); Muntoni 2 (Pius II); Berman 390; apparentemente non pubblicato, ma vedi Gnecchi II, p. 80, 9 (dritto) e Gnecchi III, p. 42 = Toynbee pl. 29, 7 (retro). Vedi anche BMC 156-157 e Cohen 468 per i sesterzi della stessa tipologia (che però datano al 223 d.C.).
Fronte: IMP CAES M AVREL SEV ALEXANDER AVG, busto laureato e drappeggiato di Severo Alessandro a destra.
Retro: PONTIF MAX TR P III COS P P; l'anfiteatro Flavio, è mostrato frontalmente con quattro livelli: il primo con archi, il secondo con archi che contengono statue, il terzo con nicchie che contengono statue e il quarto con finestre quadrate e clipei circolari; in una vista a volo d'uccello si può vedere l'interno con due file di spettatori. All'esterno, a sinistra Severo Alessandro è in piedi e sacrifica su un basso altare; dietro a lui la Meta Sudans e una grande statua del Sole. A destra un edificio a due piani con due timpani e una statua maschile (Jupiter?) accanto.
^ Gnecchi p. 89, 23 and Tav. 104, 6; cf. Cohen 166.
Fronte: IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG, busto laureato con drappo e corazza;
Retro: MVNIFICENTIA GORDIANI AVG, toro che combatte con elefante nel Colosseo visto dall'altro; Colosso di Nerone e Meta Sudans, e Tempio di Venere e Roma, o Ludus Magnus sull'altro lato.
^ CIL VI, 32086; CIL VI, 32087; CIL VI, 32088; CIL VI, 32089.
^ Ammiano Marcellino XVI, 10, 14.
^ CIL VI, 32091; CIL VI, 32092; CIL VI, 32188; CIL VI, 32189.
^ CIL VI, 32094
^ abcd A.A.V.V., La Chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo, Circolo San Pietro, Gennaio 2007.
^ Carlo Fea, Dizionario Biografico degli Italiani. URL consultato il 31 ottobre 2014.
^ Il filo rosso col ministero,i ribassi del 30%, Costruzioni Barozzi e ‘ndrangheta (PDF), su flpbac.it.
^ civesromanussum.blogspot.it, http://civesromanussum.blogspot.it/2010/06/roma-sparita-il-colosso-di-nerone.html Titolo mancante per urlurl
(aiuto).
^ Girolamo, in Hab. c3; Svetonio, Vite dei dodici Cesari, "Vespasiano" 18; Plinio il vecchio l.c.; cfr. Historia Augusta, Commodo, 17; Cassio Dione, Storia di Roma, LXXII, 15
^ Historia Augusta, Adriano, 19
^ Il colosseo nel medioevo tra storia e leggenda, su medioevo.roma.it.
^ Maria Rosaria Spadaccino, Scoperti i numeri incisi sulle arcate del Colosseo, erano rossi, 21 gennaio 2015. URL consultato il 19 maggio 2016.
^ abc M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma, 1891.
^ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Visitatori e introiti dei musei
^ Colosseo, nel 2014 aumentano i visitatori di Fori Imperiali e Palatino, su corrierediroma-news.it.
^ Visitatori e introiti di Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali per anno.
^ http://www.repubblica.it/cultura/2018/01/06/news/franceschini_musei_record-185905229/
^ Visite record per Colosseo e Fori imperiali. Nonostante Marino e Tronca, su www.secoloditalia.it. URL consultato il 9 gennaio 2016.
^ Franceschini: il 2015 è stato un anno record per i musei, su corriere.it. URL consultato il 13 gennaio 2016.
^ Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2014.
^ Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2013.
^ Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2008.
^ Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2003.
^ Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 1998.
Bibliografia |
- Fonti primarie
Cassio Dione Cocceiano, Storia romana
Svetonio, Vite dei dodici Cesari
- Historia Augusta
- Fonti secondarie
- Gabriele Farre, L'Anfiteatro. Logica costruttiva di una tipologia architettonica, Santarcangelo di Romagna (RN), Maggioli Editore, Paesaggio Urbano, n.3/2016, pp. 60–75. ISSN 1120-3544
Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Torino, Utet, 1976.- P. Colagrossi, L'Anfiteatro Flavio nei suoi venti secoli di storia, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1913.
- Ada Gabucci, Filippo Coarelli et al., Il Colosseo, Milano, Electa, 1999. ISBN 88-435-5873-0
Pier Giovanni Guzzo et al. (1986). Il Colosseo. Archeo dossier 21: pp. 1–66.- Roberto Luciani, Il Colosseo, Milano, Fenice 2000, 1993. ISBN 88-415-0409-9
Lawrence Richardson, Jr., s.v. Amphitheatrum Flavium in A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, Baltimore, JHU Press, 1992, pp. 7–8. ISBN 0-8018-4300-6
Voci correlate |
- Arte flavia
- Monete euro italiane
- Colosseo nella pittura
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikiquote
- Wikimedia Commons
Wikiquote contiene citazioni di o su Colosseo
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Colosseo
Collegamenti esterni |
- The Amphitheatre. Logical construction of an architectural typology - L'Anfiteatro. Logica costruttiva di una tipologia architettonica di Gabriele Farre, su academia.edu. URL consultato il 17 marzo 2017.
- Notizie e informazioni sul Colosseo nel sito della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, su archeoroma.beniculturali.it.
- Audioguida tratta da wikipedia sul colosseo Roma, su leaudioguide.net.
- Colosseo al nero, utopie relitti di Enrico Parlato, su museoradio3.rai.it. URL consultato il 17 marzo 2017.
Colosseo - Anfiteatro Flavio su romanoimpero.com
.mw-parser-output .navbox{border:1px solid #aaa;clear:both;margin:auto;padding:2px;width:100%}.mw-parser-output .navbox th{padding-left:1em;padding-right:1em;text-align:center}.mw-parser-output .navbox>tbody>tr:first-child>th{background:#ccf;font-size:90%;width:100%}.mw-parser-output .navbox_navbar{float:left;margin:0;padding:0 10px 0 0;text-align:left;width:6em}.mw-parser-output .navbox_title{font-size:110%}.mw-parser-output .navbox_abovebelow{background:#ddf;font-size:90%;font-weight:normal}.mw-parser-output .navbox_group{background:#ddf;font-size:90%;padding:0 10px;white-space:nowrap}.mw-parser-output .navbox_list{font-size:90%;width:100%}.mw-parser-output .navbox_odd{background:#fdfdfd}.mw-parser-output .navbox_even{background:#f7f7f7}.mw-parser-output .navbox_center{text-align:center}.mw-parser-output .navbox .navbox_image{padding-left:7px;vertical-align:middle;width:0}.mw-parser-output .navbox+.navbox{margin-top:-1px}.mw-parser-output .navbox .mw-collapsible-toggle{font-weight:normal;text-align:right;width:7em}.mw-parser-output .subnavbox{margin:-3px;width:100%}.mw-parser-output .subnavbox_group{background:#ddf;padding:0 10px}
.mw-parser-output .CdA{border:1px solid #aaa;width:100%;margin:auto;font-size:90%;padding:2px}.mw-parser-output .CdA th{background-color:#ddddff;font-weight:bold;width:20%}
Controllo di autorità | VIAF (EN) 295358893 · GND (DE) 4258895-9 |
---|