Ferrovia Terni-Sulmona




Coordinate: 42°18′55.45″N 13°15′56.54″E / 42.315403°N 13.265704°E42.315403; 13.265704















































Terni-Sulmona
Mappa ferrovia Terni-Sulmona.png
Inizio Terni
Fine Sulmona
Stati attraversati
Italia Italia
Lunghezza 164 km
Apertura a tratte, dal 1875 al 1883
Gestore
RFI (FS)
Precedenti gestori
Società Meridionale (1875-1905)
FS (1905-2001)
Scartamento 1 435 mm
Elettrificazione no
Note il culmine (989,28 m s.l.m.) si raggiunge presso Sella di Corno

Ferrovie

La ferrovia Terni-Sulmona è una linea ferroviaria italiana che collega due trasversali della rete ferroviaria nazionale, la Roma-Ancona e la Roma-Sulmona-Pescara, e insieme alla Sulmona-Isernia costituisce una dorsale dell'appennino centrale.


Concepita come linea di collegamento dell'Abruzzo interno con Roma e con la costa Adriatica, fu progettata e appaltata con il percorso Pescara-L'Aquila-Rieti-Roma. Solo a lavori iniziati, a causa di ingerenze politiche, una variante in corso d'opera modificò il suo percorso in Terni-Sulmona, riducendo notevolmente la sua importanza (che sin da allora è sempre stata marginale). Il suo percorso finale non è stato dettato da uno studio sistematico, ma dal compromesso tra la fazione sulmonese e la fazione reatino-aquilana,[1] nonché tra interesse pubblico e interesse affaristico privato della società concessionaria,[2] ed è costituito da un tronco del progetto iniziale Pescara-L'Aquila-Roma unito ad un tronco dell'incompiuta Terni-Avezzano-Ceprano.[3]


Il suo percorso si snoda tra Umbria, Lazio ed Abruzzo, all'interno di varie vallate dell'Appennino abruzzese: ha inizio nella stazione di Terni, risale la cascata delle Marmore, dopodiché segue la valle del Velino, toccando Rieti e Antrodoco; da qui si inerpica con forte pendenza sul valico di Sella di Corno, dove raggiunge quasi i 1000 metri, e ne ridiscende raggiungendo L'Aquila; infine segue la valle dell'Aterno fino a terminare nella stazione di Sulmona.


Gestita da Rete Ferroviaria Italiana, che la qualifica come "linea complementare a scarso traffico",[4] è interamente a binario unico e non elettrificata.[5]




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 La nascita come Roma-L'Aquila-Pescara


    • 1.2 La concessione del 1865 e lo stallo


    • 1.3 La concessione del 1870 e l'avvio dei primi lavori


    • 1.4 Il nuovo stallo e l'affacciarsi della Sulmona-Roma


    • 1.5 Il ridimensionamento a Terni-Sulmona e la concessione del 1879


    • 1.6 Conclusione dei lavori e inaugurazione


    • 1.7 Primi anni di esercizio (1883-1888)


    • 1.8 Dal 1888 al dopoguerra


    • 1.9 Tra tentativi di soppressione e di rilancio


    • 1.10 Il terzo millennio


      • 1.10.1 Il collegamento Rieti-Roma


      • 1.10.2 Le fermate urbane dell'Aquila


      • 1.10.3 Il collegamento L'Aquila-Pescara e la bretella


      • 1.10.4 L'elettrificazione






  • 2 Caratteristiche


    • 2.1 Sistema di esercizio


    • 2.2 Percorso




  • 3 Traffico


    • 3.1 Passeggeri


    • 3.2 Merci




  • 4 Note


  • 5 Bibliografia


  • 6 Voci correlate


  • 7 Altri progetti


  • 8 Collegamenti esterni





Storia |































Tratta
Inaugurazione[6]

Pescara–Popoli[7]
1º marzo 1873
Popoli–Sulmona[7]
1º novembre 1873
Sulmona–Molina
1º febbraio 1875
Molina–L'Aquila
10 maggio 1875
L'Aquila–Rocca di Corno
22 giugno 1882
Rocca di Corno–Terni
30 ottobre 1883


La nascita come Roma-L'Aquila-Pescara |


A metà dell'Ottocento l'Abruzzo era ancora sprovvisto di una propria rete ferroviaria, ed erano allo studio varie ipotesi per collegare l'interno della regione al mare Adriatico ma soprattutto a Roma, destinata a diventare la nuova capitale, e a Napoli che era stata la sua capitale fino all'unità d'Italia.[8]




Il progetto iniziale, che prevedeva una linea Pescara-L'Aquila-Rieti-Passo Corese-Roma. Sono tratteggiate le due ipotesi di valico: Pellescritta, meno acclive, e Sella di Corno, più diretta.


Nel 1862 il comune di Rieti si inserì nel dibattito proponendo una linea ferroviaria[9] che sarebbe partita da Castellammare Adriatico (odierna Pescara), sarebbe giunta a L'Aquila seguendo la valle dell'Aterno e, dopo aver valicato l'appennino tra Pellescritta e Posta, sarebbe giunta a Rieti. Da qui, seguendo le valli del Turano e del Farfa, si sarebbe ricollegata con la linea per Roma già in costruzione, presso Passo Corese.[10] Allo scopo di servire anche altri territori circostanti, fu ideato un prolungamento che da Posta avrebbe raggiunto Ascoli e Teramo.[10]


Nel gennaio del 1864 gli amministratori di Rieti illustrarono il progetto ai sindaci di Ascoli, Teramo e L'Aquila, che lo accolsero con interesse.[10] Il 24 gennaio il municipio reatino stanziò quattromila lire per far redigere il progetto nel tratto Rieti-Passo Corese, affidato all'ingegnere Gioacchino Losi del ministero dei Lavori Pubblici, mentre a febbraio il comune dell'Aquila si accollò le spese per la redazione del progetto nel tratto Popoli-Rieti, affidato all'ingegner Guglielmi.[11]


Vista l'imminente discussione di una legge ferroviaria da parte del parlamento, il comune di Rieti inviò a Torino una commissione incaricata di trovare l'appoggio necessario per l'inserimento della linea nel programma del governo, incontrandosi con i deputati Pica e Camerini.[11]



La concessione del 1865 e lo stallo |


La spedizione reatina ebbe successo: infatti la linea venne inclusa nella legge 2279 del 14 maggio 1865, che affidava la sua costruzione in concessione alla società per le Strade Ferrate Meridionali (SFM).[12]


Nella legge, tuttavia, si parlava soltanto di una linea da Pescara a Rieti: non era stato inserito il tronco successivo, da Rieti a Passo Corese, e non c'era nessun'altra indicazione su come la linea avrebbe dovuto proseguire dopo Rieti.[13] Il motivo era che, accanto al tracciato Rieti-Passo Corese previsto inizialmente, si stava facendo strada una proposta alternativa che prevedeva di seguire il percorso Rieti-Terni, e conseguentemente di cambiare del tutto la funzione affidata alla linea: non più collegamento tra l'Abruzzo e Roma, ma collegamento tra l'Abruzzo e le regioni del centro-nord, come Umbria e Toscana.[13] I legislatori, pertanto, lasciarono aperte entrambe la possibilità, evitando di specificare la prosecuzione.


A spingere per il passaggio a Terni erano ovviamente gli amministratori umbri, per una questione "di campanile",[13] ma soprattutto il potente barone peligno Giuseppe Andrea Angeloni, grande proprietario terriero e commerciante di grano, che cercava di imporre questo tracciato per un duplice scopo: la possibilità di smerciare le proprie merci anche al nord[1] e per far sì che la natia Sulmona fosse attraversata da una dorsale nord-sud alternativa a quella tirrenica e adriatica (dorsale che, su spinta dello stesso Angeloni, si realizzò qualche anno più tardi con la realizzazione della Sulmona-Isernia).[1]




Una delle ragioni che favorivano il tratto Rieti-Terni rispetto a quello Rieti-Passo Corese: la possibilità di utilizzarlo come parte di una direttrice Firenze-Napoli che fosse più breve e non attraversasse il confine pontificio (in viola)


Di altro parere erano gli amministratori reatini, i quali sostenevano che proseguire verso Terni avrebbe fatto perdere alla linea il suo scopo,[13] e inoltre avrebbe avuto costi più alti e pendenze molto maggiori (dovendo superare il dirupo delle Marmore);[14] ma d'altra parte non potevano dirsi del tutto contrari, perché essi stessi erano stati promotori di una ferrovia Rieti-Terni, anche se all'interno di un progetto diverso (quello della ferrovia Terni-Rieti-Ceprano, che i reatini stavano cercando di ottenere in contemporanea alla Pescara-Rieti-Roma).[15]


C'erano inoltre ragioni geopolitiche che favorivano l'innesto a Terni: infatti all'epoca Roma apparteneva ancora allo Stato della Chiesa, e la linea Terni-Rieti-Ceprano (di cui la Rieti-Terni faceva parte, insieme alle Rieti-Avezzano e Avezzano-Ceprano di cui all'epoca appariva probabile la costruzione), avrebbe costituito una direttrice nord-sud alternativa a quella passante per Roma, che avrebbe potuto assicurare i collegamenti tra Firenze (capitale del Regno) e Napoli (città più popolosa) anche nel caso in cui un improvviso precipitare dei rapporti diplomatici con il Vaticano avesse reso impraticabile la linea passante per Roma.[16]


Poco dopo l'emanazione della legge, la società costruttrice inviò i propri tecnici ad effettuare sopralluoghi e rilievi, e ad informarsi sulla reperibilità di materiali da costruzione; venne inoltre picchettato il sedime dove sarebbe passata la ferrovia.[17] La sua costruzione sembrava ormai cosa certa, al punto che il comune di Rieti si mise allo studio del luogo più adatto dove collocare la stazione.[18]


L'entusiasmo però sparì rapidamente, perché i lavori tardavano a cominciare,[19] e ben presto divenne chiaro che la SFM non avrebbe adempiuto ai suoi doveri: infatti, nonostante la legge del 1865 obbligasse la società a realizzare la ferrovia entro tre anni,[19] nel 1868 i cantieri non erano neanche stati avviati.[14]


Lo stallo si risolse nel peggiore dei modi: in quello stesso anno, la ferrovia venne consensualmente accantonata.[19] Infatti, una nuova convenzione stipulata il 14 ottobre 1868 tra governo e SFM liberava la società dall'obbligo di costruire la linea, come anche dal pagamento di ogni genere di penale derivante dal mancato rispetto dei termini contrattuali.[19] Di fatto, la costruzione della linea veniva rimandata a tempo indeterminato.[19]




Il capitolato d'appalto della linea Pescara-Rieti (1871)


Il motivo di questa decisione non è ben chiaro:[19] secondo Roberto Lorenzetti, la responsabilità va ricercata nel governo, che sarebbe tornato sui suoi passi per carenza di fondi;[20] al contrario secondo Adriano Cioci la responsabilità va attribuita alla società concessionaria, che avrebbe ritenuto la linea troppo poco redditizia.[21]



La concessione del 1870 e l'avvio dei primi lavori |


La cancellazione della linea suscitò forti proteste da parte degli amministratori aquilani e reatini, che videro vanificati tutti gli sforzi profusi fino a quel momento.[20] Le reazioni furono tali da far tornare sui propri passi tanto la SFM (che presentò ricorso contro il governo per essere riammessa alla costruzione della Pescara-Rieti)[22] quanto lo stesso esecutivo, che infine fu costretto a reinserire la linea nella legge ferroviaria del 28 agosto 1870;[20] la legge stabilì la costruzione del tratto Pescara-L'Aquila entro il gennaio 1874 e del tratto L'Aquila-Rieti entro il settembre 1875.[20]


Questa volta non si trattò di una falsa partenza, e la costruzione della ferrovia venne effettivamente avviata: i lavori iniziarono nel luglio del 1871,[20] nel febbraio del 1873 venne inaugurato il tratto Pescara-Popoli[20] e nel novembre 1873 il tratto Popoli-Sulmona.[6]




L'inaugurazione della stazione dell'Aquila nel 1875


Nel tratto successivo i lavori furono rallentati dal difficile attraversamento delle gole di San Venanzio nonché dalle dispute tra i vari comuni che si contendevano il passaggio della ferrovia;[23] il tratto Sulmona-Molina fu inaugurato nel febbraio 1875 e il tratto Molina-L'Aquila il 10 maggio 1875,[6] con una grande manifestazione di festeggiamento.[24]



Il nuovo stallo e l'affacciarsi della Sulmona-Roma |


I problemi, tuttavia, non erano ancora finiti: infatti, mentre nel tratto Pescara-L'Aquila i lavori erano stati regolarmente avviati (e furono completati con ritardo solo lieve), nel successivo tronco L'Aquila-Rieti non venne aperto nessun cantiere.[23] Questa circostanza non era dovuta a semplici ritardi,[23] ma a una precisa scelta della SFM, che aveva deciso di non costruire quella porzione di linea, venendo meno per la seconda volta agli impegni presi.


Tale scelta era stata causata da una serie di eventi che, nel giro di pochissimi mesi, avevano completamente ribaltato la situazione, modificando radicalmente l'orientamento della SFM e del governo rispetto a quanto stabilito nella legge dell'agosto 1870. Questo ripensamento determinò un nuovo, lungo stallo nella realizzazione dell'opera.




La proposta avanzata da Angeloni e abbracciata dalla SFM nel 1871: arrestare i lavori di costruzione a L'Aquila, rinunciando alla prosecuzione verso Rieti e Passo Corese, e realizzare al suo posto la Roma-Sulmona


A cambiare le carte in tavola era stato innanzitutto il potente barone peligno Giuseppe Andrea Angeloni, senatore nonché grande proprietario terriero e commerciante di grano, che a partire dal 1870 aveva iniziato a perorare una proposta ferroviaria alternativa.[1] La proposta di Angeloni (che ricalcava un progetto studiato da SFM e governo già nel decennio precedente, su spinta dei Torlonia[1]) prevedeva di abbandonare in toto il progetto della linea L'Aquila-Rieti, e di collegare l'Abruzzo a Roma con un'altra ferrovia, che avrebbe unito Roma a Sulmona passando per Tivoli e Avezzano, bypassando quindi sia Rieti che L'Aquila.[1] Angeloni sosteneva che, destinando alla sua proposta i fondi già previsti per le ferrovie Rieti-L'Aquila, Termoli-Campobasso e Campobasso-Benevento, si sarebbe spesa la stessa cifra realizzando però 45 km di rete ferroviaria in più.[1]


La linea Roma-Sulmona proposta da Angeloni suscitò da subito l'interesse del governo, tanto che già nel settembre del 1870 il ministro Giuseppe Gadda incaricò l'ingegnere Coriolano Monti di redigerne il progetto.[25][23]





Il barone Angeloni, sostenitore della Roma-Sulmona e dell'innesto a Terni




L'ingegnere Coriolano Monti, progettista della Roma-Sulmona




A cambiare radicalmente la situazione contribuì anche la geopolitica: infatti la presa di Roma (settembre 1870) impose l'urgenza di collegare tutte le regioni d'Italia alla nuova capitale, e spinse la SFM ad accelerare i progetti per il collegamento Roma-Abruzzo,[26] all'epoca ancora in alto mare. In un primo momento, la società pensò di seguire il progetto originario, cioè costruire la ferrovia Pescara-L'Aquila-Rieti (per la quale aveva già ottenuto la concessione) con la prosecuzione per Passo Corese,[26] ma questa ipotesi si rivelò ben presto impercorribile a causa della frammentazione in cui si trovava la rete ferroviaria nazionale.[26] Infatti la ferrovia Roma-Orte era gestita da un'altra compagnia (la società per le Strade Ferrate Romane), che negò alla SFM l'autorizzazione ad innestare la linea alla stazione di Passo Corese;[26] del resto la legge del 1870 era vaga (dato che parlava di linea Pescara-Rieti senza precisare quale dovesse essere la sua prosecuzione), e non obbligava la Strade Ferrate Romane ad accettare l'innesto.


La SFM, pertanto, decise di cambiare radicalmente strategia: non potendo collegare Roma all'Abruzzo per mezzo della Rieti-Passo Corese, decise di ripiegare sulla principale alternativa possibile, cioè la ferrovia Roma-Sulmona proposta dall'Angeloni.[26] La società, quindi, aveva iniziato a fare pressioni sul governo perché gli assegnasse la concessione necessaria per costruire la Roma-Sulmona, mentre aveva perso ogni interesse nella costruzione della Rieti-L'Aquila: tale linea, privata del ruolo di collegamento verso Roma, perdeva qualsiasi importanza strategica, mantenendo solo un interesse prettamente locale, e l'alto costo di valicare l'appennino non poteva più dirsi giustificato.[2][27] Proprio per questo, nonostante la legge del 1870 obbligasse la società a costruire la Rieti-L'Aquila, i relativi cantieri non erano mai stati avviati; anzi la SFM iniziò a far pressioni per essere liberata da tale obbligo.[26] Il governo tuttavia esitava ad assecondare la SFM, perché non era in fin dei conti contrario a costruire la Aquila-Rieti,[2] e si trovava in evidente imbarazzo nell'accantonare una linea votata dal parlamento per ben due volte.


Quando quanto accaduto divenne di dominio pubblico, gli amministratori reatini protestarono rivolgendosi sia al governo (a cui chiesero di rispettare la volontà del parlamento), sia alla SFM (a cui chiesero di rivedere la propria posizione); quest'ultima tuttavia si dimostrò irremovibile: il direttore tecnico dichiarò che «la società si troverebbe troppo lesa nei suoi interessi se la si volesse costringere a spendere per una ferrovia di interesse molto secondario quale è quella da Aquila a Rieti».[27] La vicenda inoltre diede origine a un'aspra polemica tra le amministrazioni comunali di Rieti e dell'Aquila: i reatini attribuirono la responsabilità del ripensamento agli aquilani, credendo che fossero stati loro a commissionare il progetto di Coriolano Monti per tagliare fuori Rieti;[23] il municipio dell'Aquila in realtà non c'entrava nulla[23] e dimostrò la propria buona fede appellandosi al governo perché il tratto Rieti-L'Aquila fosse costruito.[28]


Strattonato da una parte da SFM e sulmonesi (che ne chiedevano l'accantonamento) e dall'altra da reatini e aquilani (che ne chiedevano la costruzione), il governo stentava a prendere una decisione sul caso; nel frattempo il ministro Giuseppe Devincenzi prendeva tempo, minimizzando l'accaduto e attribuendo il mancato avvio dei cantieri a ritardi nella redazione dei progetti esecutivi.[23][29] Nel 1873 il ministero dei Lavori Pubblici non aveva ancora preso una decisione su cosa fare della linea Aquila-Rieti.[28]



Il ridimensionamento a Terni-Sulmona e la concessione del 1879 |




Il deputato Luigi Solidati Tiburzi


Nella risoluzione dello stallo fu decisiva l'azione del deputato reatino Luigi Solidati Tiburzi, che nel gennaio 1873 portò il tema all'attenzione della camera dei deputati.[28] Nella seduta parlamentare, il Solidati trovò un autorevole alleato nel capo dell'opposizione Agostino Depretis, che dichiarò il proprio appoggio sia alla costruzione della Aquila-Rieti che alla sua prosecuzione dopo Rieti; tuttavia la prosecuzione sostenuta dallo statista era quella verso Terni, e non quella verso Passo Corese che avrebbero voluto reatini ed aquilani.[2]


Questa scelta non fu dettata da reali necessità trasportistiche, ma da una mera questione di strategia politica: infatti con l'innesto a Terni (città sede di importanti industrie belliche) la costruzione della linea si sarebbe potuta giustificare con la sua importanza per la nazione in caso di guerra, una motivazione che difficilmente avrebbe attirato opposizioni in sede di votazione parlamentare; invece con l'innesto a Passo Corese l'approvazione della linea sarebbe stata più difficile, perché non avrebbe avuto nulla di speciale rispetto alle tante linee in attesa di approvazione, invocate dai rispettivi territori per favorire il proprio sviluppo economico.[2]




L'interrogazione del Tiburzi


Il risultato era importante ma tutt'altro che definitivo: l'accordo con Depretis era sancito solo a parole, e da parte del governo pervennero solo generiche assicurazioni;[2] c'era addirittura chi suggeriva al comune di Rieti di rinunciare, e di costruirsi la ferrovia a proprie spese.[30]


Pertanto, per raggiungere l'obiettivo, gli amministratori reatini iniziarono ad adottare una nuova strategia: invece di limitarsi a reclamare quanto sancito dalle leggi del 1865 e 1870 (di fatto superate dai tempi), iniziarono a mettere in campo una serie di azioni "diplomatiche", tese a portare dalla propria parte i personaggi che avrebbero potuto osteggiare la realizzazione della linea, e a smentire le motivazioni che potevano spingere a non costruirla.[31]


Fu così che, nel marzo del 1875, il sindaco di Rieti Lodovico Petrini incaricò ufficialmente Coriolano Monti di redigere un progetto per la linea Rieti-Terni, con il duplice scopo di accaparrarsi il sostegno del progettista (che era stato autore del progetto della linea "avversaria", la Roma-Sulmona) e di trovare una soluzione tecnica accettabile al superamento del dirupo delle Marmore (con il quale diversi ingegneri si erano già misurati senza successo).[31] Il progetto venne completato nel 1877 e nello stesso anno approvato dal ministero dei Lavori Pubblici.[32]


Altrettanto fu fatto per il tronco Rieti-L'Aquila, con il municipio sabino che ne affidò la progettazione all'ingegnere Vincenzo Agamennone[32] allo scopo di smentire i tecnici della SFM, che avevano più volte dichiarato insuperabili le difficoltà tecniche della tratta di valico.[33]


Si cercò inoltre di favorire la linea mobilitando l'opinione pubblica e la stampa,[32][33] nonché chiedendo ad altri enti di appoggiarla e di inviare petizioni al ministero[33] (il comune dell'Aquila cercò addirittura l'appoggio del sindaco di Firenze, sostenendo che la linea avrebbe favorito le relazioni commerciali tra Toscana e Abruzzo[32]).


Nel 1876 la sinistra di Depretis andò al governo e si crearono finalmente le condizioni per dare applicazione all'accordo del 1873. La prima occasione fu mancata: la linea, inizialmente inserita nel disegno di legge del 22 novembre 1877,[32] fu poi esclusa dalla versione finale.[34]


Tuttavia, grazie ad una continua opera di convincimento da parte di Luigi Solidati Tiburzi (che riuscì anche ad ottenere l'appoggio del presidente del consiglio Cairoli),[34] nel giro di pochi mesi si riuscì ad ottenere la definitiva approvazione: la linea fu infatti inserita nella legge n. 5002 del 29 luglio 1879 (promossa dal ministro Baccarini), dove compariva tra le linee di prima categoria, con previsione di spesa di circa 20,8 milioni di lire a carico dello Stato e di circa duecentomila lire a carico di provincia e comuni.[34]




Il problema rimasto irrisolto con il compromesso del 1879: il collegamento con Roma di Rieti e L'Aquila. Si tenterà vanamente di risolverlo con la Passo Corese-Rieti-Ascoli (in rosso) e la Carsoli-L'Aquila-Teramo (in blu).


Con tale provvedimento veniva ufficialmente sancito il compromesso: infatti, se da una parte la legge obbligava la SFM alla costruzione della Terni-L'Aquila (voluta da reatini ed aquilani ma avversata dalla società), dall'altra prevedeva anche la costruzione della Roma-Sulmona (come da tempo chiedevano la SFM e i sulmonesi) che si poneva come principale linea d'accesso all'Abruzzo.


Questo compromesso, se da un lato permise l'arrivo del treno a Rieti, d'altra parte provocò il definitivo affossamento della linea che, prima ancora di nascere, si vedeva profondamente ridimensionata nell'importanza e relegata a ruoli esclusivamente locali. Inoltre nessuno dei due tracciati individuati dalla legge Baccarini risolveva il problema del collegamento di Rieti e L'Aquila con la Capitale: per porre rimedio, le due città chiesero a lungo la costruzione delle ferrovie Rieti-Passo Corese e L'Aquila-Carsoli, ma nessuna delle due venne mai costruita, e ancora nel ventunesimo secolo il problema è sostanzialmente irrisolto e oggetto di accese discussioni. Proprio per questo motivo, già negli anni Trenta lo storico Francesco Palmegiani indicava apertamente il compromesso del 1879 come un errore, definendo la Terni-L'Aquila un «tratto di ferrovia accidentale che da qualcuno si è preteso, in passato, di voler far riconoscere come la via naturale della Sabina e dell'Abruzzo verso Roma» e notando che «se lo Stato avesse obbligato alla Società delle ferrovie romane il raccordo a Fara, non solo la spesa di costruzione della Rieti-Fara sarebbe stata assai minore della Rieti-Terni, ma l'Abruzzo e Rieti avrebbero, fin da allora, economizzato ben 70 km per raggiungere Roma e non si può valutare con quali enormi vantaggi».[35]




Il cantiere per la costruzione di un ponte metallico



Conclusione dei lavori e inaugurazione |


Dopo l'approvazione della legge, la SFM incaricò l'ingegnere Emilio Mentegazza di redigere il progetto definitivo.[34] Il Mentegazza scelse di valicare l'Appennino tramite la Sella di Corno, che rispetto al valico di Pellescritta presentava maggiori pendenze ma permetteva di risparmiare 13 chilometri.[8]




Collaudo di un ponticello


Inoltre accolse una variante chiesta dal Solidati Tiburzi, che prevedeva di piegare verso Contigliano anziché proseguire dritti verso Greccio (poiché, con un modesto allungamento di percorso, permetteva di evitare una zona dell'agro reatino paludosa e soggetta a malaria, nonché di espandere il bacino di utenza della linea anche ai paesi posti lungo le vie Tancia e di Fontecerro).[36]


Il progetto definitivo fu approvato il 23 luglio 1881,[34] e già nei primi mesi dello stesso anno vennero avviati i cantieri.[37]




L'arrivo della prima locomotiva alla stazione di Antrodoco-Borgo Velino


I lavori furono diretti dagli ingegneri capo della SFM Mentegazza, Pagliano, Rodolfo e Rinaldi.[37][38] La loro esecuzione fu divisa in molti piccoli lotti, subappaltati a ditte costruttrici terze che lavoravano in contemporanea;[37] in tal modo i cantieri procedettero rapidamente, nonostante le difficoltà imposte dall'accidentata orografia dei territori attraversati e dalla stagione particolarmente piovosa.[37]


Il primo tratto ad essere completato fu il versante aquilano del valico (L'Aquila-Rocca di Corno, 24 km), che fu inaugurato il 22 giugno 1882.[8] Sulla parte rimanente del tracciato (Rocca di Corno-Terni, 79 km) fu particolarmente rapida l'esecuzione dell'accidentato tratto tra Marmore e Terni, coperto in soli dieci mesi,[8] mentre nel complesso i lavori si conclusero il 14 ottobre 1883, con l'abbattimento dell'ultimo diaframma della galleria Colle Amaro (tra Rocca di Fondi e Rocca di Corno).[8]






Il biglietto d'invito per il treno inaugurale e il manifesto d'indizione dei festeggiamenti da parte del comune di Rieti


La definitiva inaugurazione della linea ebbe luogo il 28 ottobre 1883[38] e fu oggetto di grandi festeggiamenti.


Il treno inaugurale partì da Roma alle 8[39] con a bordo il ministro dei lavori pubblici Francesco Genala, il sottosegretario Correale, alcuni parlamentari, il presidente della SFM Pietro Bastogi con l'intero consiglio di amministrazione, il sindaco di Roma, duca Leopoldo Torlonia,[40] nonché i corrispondenti di ben sessantasei testate giornalistiche (tra le quali il Times, il Daily News di Londra, la Gazzetta di Mosca e l'Evenement di Parigi).[41]






Il treno inaugurale. A destra, il discorso inaugurale del sindaco di Contigliano, nel quale si chiede la costruzione del tratto Rieti-Passo Corese come da progetto iniziale


Il convoglio giunse a Terni alle 10:30, a Rieti alle 12:10 e all'Aquila alle 18, fermando in ogni stazione per i festeggiamenti ed il saluto delle autorità locali.[39] A Rieti si tenne un concerto, lanci di mongolfiere e fuochi d'artificio, mentre a L'Aquila si tenne un banchetto con circa seicento invitati, allestito all'interno della rimessa locomotive e curato dal Gran Caffè Doney di Firenze.[38][42][40]


Per quanto il clima fosse euforico, gli amministratori reatini non mancarono di sottolineare che l'opera andava completata con la costruzione del tratto Rieti-Passo Corese inizialmente previsto.[39]



Primi anni di esercizio (1883-1888) |






Il percorso della linea Terni-Sulmona-Pescara al momento della sua inaugurazione (1883). A destra, dettaglio del nodo di Sulmona.


Nonostante il suo scopo fosse stato nel frattempo modificato, al momento della sua apertura al traffico la linea si trovò effettivamente a rivestire il ruolo per il quale originariamente era stata progettata. Infatti proprio con il completamento della Terni-Pescara, nel 1883, si realizzò per la prima volta il collegamento dell'Abruzzo con Roma, che per alcuni anni fu possibile solo tramite questa ferrovia.


Tuttavia tale primato era destinato a essere temporaneo sin dall'inizio: infatti già dall'accordo del 1879 era chiaro che, nella relazione Abruzzo-Roma, il ruolo di linea principale sarebbe stato ricoperto dalla ferrovia Roma-Sulmona, della quale i cantieri erano già in corso e in fase avanzata.


Oltre che temporanea, tale funzione rimase sempre puramente teorica, perché la linea non riuscì ad assurgere al ruolo di ferrovia a rilevanza nazionale nemmeno nei pochi anni in cui ebbe quella fugace importanza: infatti il servizio viaggiatori venne improntato sin da allora a un'offerta strettamente locale, e non vennero mai istituiti collegamenti diretti per Roma, che la linea era inadatta ad ospitare a causa del passaggio per Terni (il percorso totale Adriatico-Roma sarebbe ammontato a 344 km[43] e il tempo di percorrenza a ben 14 ore[44]). Persino il servizio locale si dimostrò carente: nel primo anno d'esercizio la linea veniva percorsa da appena quattro coppie di treni al giorno,[45] dei quali solo due percorrevano l'intero percorso dall'Adriatico a Terni;[46] Solo su richiesta del comune di Rieti, nel 1884, venne istituita una quinta coppia di treni.[47]






L'assetto definitivo della linea, raggiunto nel 1888 (al momento dell'inaugurazione della Roma-Sulmona che ne fagocita il tratto iniziale). A destra, dettaglio del nodo di Sulmona.


Il 28 luglio 1888 venne inaugurata la ferrovia Roma-Sulmona, la trasversale "concorrente",[46] che divenne la principale linea di accesso all'Abruzzo;[48] la Terni-Pescara perse definitivamente quel ruolo, tra l'altro mai davvero assunto, e fu relegata a un ambito secondario e strettamente locale.[46] Le conseguenze non si limitarono al ruolo ma si estesero anche all'infrastruttura: infatti in tale occasione il tratto di 67 km da Sulmona a Pescara fu scorporato e ceduto alla neonata Roma-Sulmona (che divenne quindi Roma-Sulmona-Pescara), lasciando alla Terni-Sulmona-Pescara solo il tratto Terni-Sulmona;[49] curiosamente il conteggio dei chilometri non venne rivisto e continuò a partire da Pescara (cosicché ancora oggi Sulmona risulta al chilometro 67 anziché al chilometro zero).[48] Inoltre venne operata una radicale riorganizzazione del nodo di Sulmona, con spostamento e ricostruzione della stazione ferroviaria, che comportò la perdita della connessione diretta tra la Terni-Sulmona e la Sulmona-Pescara: nella nuova configurazione, un treno proveniente dall'Aquila non poteva più proseguire per Pescara (se non effettuando un'inversione di marcia), ma solo per Avezzano.[49] Il traffico, mai veramente decollato, perse ogni ulteriore impulso.[46]



Dal 1888 al dopoguerra |




Una locomotiva (FS 850?) ferma alla stazione dell'Aquila nel 1915


Negli anni seguenti, il servizio sulla linea rimase sostanzialmente invariato, e fino agli anni 1920 consistette di cinque coppie di treni al giorno.[50] Di questi, solo due percorrevano l'intero itinerario Terni-Sulmona, mentre gli altri tre percorrevano una parte minore:[46] infatti, sin da allora, si affermò il modello di esercizio che vedeva la linea spezzata in due tronconi (Terni-L'Aquila e L'Aquila-Sulmona) e la maggior parte dei servizi limitati ad uno di essi, o alla relazione ancor più breve Terni-Antrodoco.[50] La SFM, che già aveva costruito la linea malvolentieri, era scarsamente disponibile a migliorare il servizio vista la scarsa redditività che si manifestò da subito: infatti, già all'inizio del Novecento la Terni-Sulmona risultava essere una linea depressa, con un prodotto chilometrico di appena 5172 lire/km.[51]


Il tempo di percorrenza dei treni più veloci, nel 1884, era pari a 1h 23' tra Terni e Rieti, 2h 40' tra Rieti e L'Aquila, e 2h tra L'Aquila e Sulmona; la velocità commerciale era di circa 30 km/h nella prima e nell'ultima tratta, e scendeva addirittura a 23 km/h nella tratta di valico Rieti-L'Aquila,[45] rimanendo sostanzialmente invariata fino agli anni trenta. Nei primi anni di esercizio furono utilizzate locomotive FS 120, poi sostituite dalle FS 851.[8] Nel 1915 il terremoto della Marsica provocò notevoli danni al tratto L'Aquila-Sulmona.[8][46]


Tra gli anni venti e gli anni trenta venne definitivamente consolidato il divario tra la linea e la Roma-Sulmona: infatti quest'ultima fu elettrificata, mentre sulla Terni-Sulmona venne definitivamente soppresso l'unico deposito locomotive di Antrodoco.[46] Tuttavia, in quegli anni, il servizio fu oggetto per la prima volta di qualche miglioramento: nel 1919 venne istituito per la prima volta un servizio diretto L'Aquila-Roma, senza cambio a Terni, che percorreva la distanza in circa 7h 30';[46] inoltre venne aumentata la capillarità del servizio locale, con l'istituzione di una decina di nuove fermate a servizio di piccole località rurali.




Una delle prime automotrici termiche in sosta a Cittaducale negli anni trenta


Successivamente venne apportata una drastica riduzione dei tempi di percorrenza (che furono pressoché dimezzati), dapprima con l'introduzione dei treni leggeri nel maggio del 1932,[52] ma soprattutto con l'immissione in servizio delle automotrici diesel, dette littorine, nell'agosto del 1935: nel tratto Terni-Rieti il treno più veloce passò da 1h 21' a 44' (con un incremento della velocità commerciale da 30 a 56 km/h), nel tratto di valico Rieti-L'Aquila passò da 2h 40' a 1h 26' (da 23 a 44 km/h), tra L'Aquila e Sulmona da 1h 37' a 59' (da 37 a 61 km/h).[53] Inoltre il numero di collegamenti fu quasi raddoppiato, passando da cinque a nove coppie di treni al giorno.[46]


Nel giugno 1939, per la prima volta, la linea fu dotata di un servizio di pregio, con l'istituzione di un rapido L'Aquila-Roma via Terni, che effettuava due sole fermate intermedie a Rieti e Terni riducendo il tempo di percorrenza a sole 3h 30'.[46][54]







Il ponte sul Velino di Rieti distrutto nei bombardamenti del 1944 e quello ricostruito nel 1949


In tale periodo, però, si verificò anche il grave incidente ferroviario di Contigliano (1936), che provocò almeno 15 morti e molti feriti gravi, tra cui l'intera rosa dell'A.S. L'Aquila. I progressi compiuti, inoltre, vennero quasi totalmente perduti con la seconda guerra mondiale: nel 1941 la difficile reperibilità della nafta causò il ritorno della trazione a vapore, e negli anni successivi la ferrovia fu quasi completamente distrutta nel corso di numerosi bombardamenti. Dal 1944 rimase in funzione il solo tratto Rieti-Antrodoco.[8]



Tra tentativi di soppressione e di rilancio |


La percorribilità della linea fu ripristinata nell'immediato dopoguerra, per mezzo di soluzioni provvisorie, che permisero di riaprire all'esercizio prima il tratto Terni-L'Aquila (7 ottobre 1946) e poi il tratto L'Aquila-Sulmona (23 dicembre 1946).[8] Successivamente, grazie agli aiuti del piano Marshall, fu avviata la definitiva riparazione dei danni bellici, con la ricostruzione dei fabbricati e delle opere civili permanenti in luogo di quelle provvisorie. La linea fu ricostruita in modo pressoché identico a com'era prima del conflitto; tra le differenze più significative ci furono il maggiore carico assiale consentito dai ponti a travatura metallica di nuova costruzione, e la ricostruzione in nuovo stile architettonico di alcuni fabbricati viaggiatori, tra cui quelli delle stazioni dell'Aquila e di Piediluco (architetto Roberto Narducci) e di Rieti. All'inizio degli anni cinquanta la linea ferroviaria tornò pienamente operativa.




Una ALn 556 ad un passaggio a livello ad Onna (AQ) negli anni Sessanta


Tuttavia, nel corso del dopoguerra, il fenomeno della motorizzazione di massa ridusse ulteriormente il già scarso afflusso di passeggeri sulla linea. Per tale ragione, durante tutta la seconda metà del Novecento, il destino della linea oscillò più volte tra quello di essere potenziata, per rilanciarla ed aumentarne la frequentazione, e quello di essere soppressa, per risparmiare il costo di un servizio scarsamente utilizzato; tuttavia nessuno dei due propositi fu perseguito fino in fondo con la necessaria incisività, e non si riuscì ad arrivare né all'ammodernamento né alla chiusura.


Negli anni cinquanta il servizio fu potenziato con l'istituzione di numerose relazioni dirette con i grandi centri posti oltre i confini della linea: si tratta delle relazioni L'Aquila-Pescara, L'Aquila-Napoli, Terni-Giulianova e Orte-Sulmona.[46] Ma soprattutto, nel 1959 venne istituito il direttissimo Freccia del Gran Sasso, un collegamento diretto e veloce tra L'Aquila e Roma che, nonostante il percorso molto più lungo, consentiva di raggiungere la capitale nello stesso tempo dell'autolinea: tre ore e mezza dall'Aquila, due ore da Rieti.[55] Tuttavia, in ragione del suo scarso traffico, la linea fu esclusa dal consistente piano di elettrificazioni portato avanti in quegli anni dalle FS, nonostante le richieste in senso contrario dei parlamentari locali; al suo posto, nel piano decennale del 1962 venne previsto il passaggio di tutti i servizi dalla trazione a vapore a quella diesel,[56] che venne completato nel 1959 per i treni passeggeri,[8] e nel 1969 per i treni merci.[57]




La Freccia del Gran Sasso in transito a Roma Nomentana nel 1971, durante una nevicata


Nel 1966 la linea rischiò per la prima volta la soppressione: il ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro prese in considerazione la sua sostituzione con autoservizi, in ragione dello scarso traffico e del fatto che le spese di esercizio della linea superavano di sei volte i proventi, generando una passività di un miliardo e mezzo di lire all'anno;[58] tuttavia, in considerazione dell'attraversamento di tre regioni e di altrettanti capoluoghi di provincia, a differenza di altre ferrovie fu mantenuta[8] e ne venne riconosciuto il ruolo di «collegamento interregionale in un territorio a vocazione rurale servito da una viabilità insufficiente e difficoltosa».[59] Nel 1970 il già grande svantaggio della ferrovia nella relazione Roma-L'Aquila (215 km contro i 145 della strada) aumentò ulteriormente con l'inaugurazione dell'autostrada A24, che abbreviava il percorso a soli 108 km.


Deciso il mantenimento della linea, negli anni settanta venne stanziato un fondo di 14,6 miliardi di lire destinato al rinnovo dei binari, alla sistemazione delle opere d'arte (in particolare la sostituzione dei ponti metallici originari non ricostruiti nel dopoguerra, allo scopo di innalzare il carico assiale sopportato dalla linea) e all'installazione di un sistema di esercizio più economico.[46] Tali interventi, tuttavia, furono eseguiti con estrema lentezza: il primo dei ponti venne varato nel 1981[8] e l'ultimo solo nel 2015,[60] mentre il nuovo sistema di esercizio entrò in funzione solo nel 1993.[8]




Una ALn 668 serie 3300 ferma alla stazione dell'Aquila nel 1996


Sempre negli anni settanta, le automotrici ALn 56 e ALn 556 vennero gradualmente sostituite con le ALn 668 di nuova concezione, che però non apportarono miglioramenti significativi ai tempi di percorrenza, finché nel 1983 vennero introdotte le più potenti ALn 668 serie 3300, realizzate appositamente per le pendenze di questa linea e della Sulmona-Isernia, che permisero di ridurre i tempi di alcuni minuti.[61]


Nonostante ciò, negli anni ottanta la ferrovia rischiò nuovamente la chiusura, poiché il ministro Claudio Signorile la inserì nella lista dei "rami secchi" da sopprimere; tuttavia nel febbraio del 1986 la linea ne venne esclusa e riuscì a salvarsi.[62]


Deciso il mantenimento della linea, vennero eseguiti interventi di ammodernamento più sostanziosi: fu aumentata la sicurezza con l'installazione del sistema automatico di blocco elettrico conta-assi, e furono ridotti i costi di gestione con l'installazione del sistema di Controllo Centralizzato del Traffico, che permise di passare dal sistema di esercizio a Dirigente Unico al più economico sistema del Dirigente Centrale Operativo, che permise di telecomandare tutti gli impianti della linea e di eliminare la necessità dei capistazione e degli ausiliari che precedentemente li manovravano; i lavori furono avviati nel 1989 e terminarono nel 1993.[8] Nel 1987, d'altro canto, fu soppressa la freccia del Gran Sasso, ormai sopraffatta dalla concorrenza dei servizi automobilistici via autostrada.[8]



Il terzo millennio |




Una delle ALn 776 di FCU, che dal 2008 espletano il servizio sulla tratta Terni-L'Aquila, fotografata a Cotilia nel 2017


Negli anni Duemila, in seguito a nuovi tagli al servizio passeggeri e alla definitiva cessazione del traffico merci,[49] circolò nuovamente la voce della soppressione della ferrovia. L'eventualità fu scongiurata grazie all'azione dell'amministrazione provinciale di Rieti, che su idea del consulente Gabriele Bariletti riuscì ad ottenere l'affidamento del servizio passeggeri alla Ferrovia Centrale Umbra[63] (nel 2010 divenuta Umbria Mobilità e nel 2014 Busitalia), azienda che disponeva di una flotta di automotrici da poco omologata per circolare sulla rete RFI,[64] in subappalto per Trenitalia che continuò invece a gestire la relazione L'Aquila-Sulmona;[49] il subentro divenne effettivo dal 15 giugno 2008.


Grazie al cambio di operatore, si verificò un rinnovamento del materiale rotabile (le ALn 668 di Trenitalia lasciarono il passo alle più potenti ALn 776 di FCU), la velocizzazione delle corse e l'introduzione della relazione L'Aquila-Perugia.[49]



Il collegamento Rieti-Roma |



Uno dei treni Rieti-Terni-Roma via Direttissima, istituiti dal 2008, all'arrivo nella stazione Tiburtina


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Lo stesso argomento in dettaglio: Ferrovia Salaria § Il collegamento Rieti-Terni-Roma.

Nel 2006, in seguito al fallimento dell'ennesimo tentativo di costruire la ferrovia Rieti-Roma, iniziò a farsi strada la proposta di collegare le due città per mezzo della ferrovia esistente, passando per Terni e per la Direttissima Roma-Orte,[65] idea che ricevette il supporto della giunta provinciale Melilli e di quella regionale Marrazzo.[66] Così, nel dicembre 2008, venne istituito un treno diretto da Rieti a Roma Tiburtina;[67][68] nel dicembre 2015 è stato istituito un treno di ritorno Roma-Rieti,[60] mentre nel gennaio 2018 è stata istituita una seconda coppia di treni.[69]


Questi collegamenti hanno un tempo di percorrenza che varia da 1h 40' alle 1h 58' e vengono espletati dalle ALn 776 di FCU, unico rotabile diesel a percorrere la Direttissima; tuttavia il miglioramento di frequenza e velocità del servizio è reso difficile dalla mancanza di materiale rotabile più veloce, e dalla saturazione della linea Direttissima, occupata dai treni dell'alta velocità e dai regionali diretti in Umbria.[70][71] L'acquisto di nuovi treni per espletare la relazione, promesso dalla regione Lazio sin dal 2006,[72] è stato infine ufficializzato solo nel contratto di servizio del 2018, che prevede la spesa di 76 milioni di euro per l'acquisto di tre treni bimodali, a doppia alimentazione diesel-elettrica.[73][74] Per consentire la circolazione di tali treni, nel 2015 è stata completata la sostituzione dei ponti metallici iniziata nel 1981, cosa che ha permesso di innalzare il carico assiale della linea a 20 tonnellate per asse.[60]



Le fermate urbane dell'Aquila |



Una delle fermate urbane dell'Aquila realizzate nel 2017


Nel 2009 la linea fu coinvolta nel terremoto dell'Aquila, che provocò lievi danni al tratto L'Aquila-Beffi e il crollo di diversi fabbricati ferroviari,[49] ma evidenziò anche l'importanza della ferrovia, che si rivelò importante per i soccorsi (consentendo l'arrivo nella città di 16 carrozze UIC-X BC provviste di cuccette per il ricovero degli sfollati[75] e dei primi moduli abitativi provvisori[76][77]).


Nel 2011, infatti, il governo stanziò un fondo di 100 milioni di euro per il miglioramento della rete ferroviaria nel cratere sismico.[78] Per volontà del comune dell'Aquila, un quarto della cifra fu dedicata alla realizzazione di quattro fermate suburbane e all'eliminazione di 14 passaggi a livello nel tratto Sassa-San Demetrio, allo scopo di istituirvi un servizio di ferrovia urbana[79][80][81] con frequenza di un treno ogni 40 minuti.[82] Il progetto è volto a compensare il fallimento del progetto della metropolitana leggera ideata prima del sisma, e a collegare le "new town" sorte in periferia dopo il sisma;[83] le fermate sono state inaugurate nel 2017,[84] mentre non sono ancora stati istituiti i servizi suburbani.[85]



Il collegamento L'Aquila-Pescara e la bretella |



Il progetto della bretella e della fermata di Sulmona Santa Rufina


Negli anni 2010 la regione Abruzzo ha espresso la volontà di velocizzare il collegamento ferroviario tra L'Aquila e Pescara e di portare il tempo di percorrenza a 1h 20', tramite l'istituzione di collegamenti diretti (eliminando quindi la rottura di carico e l'attesa della coincidenza a Sulmona), e tramite l'eliminazione del perditempo dovuto all'inversione di marcia nella stazione peligna.[86]


A tale scopo, il governatore Luciano D'Alfonso ha stipulato nel 2014 un contratto con RFI per la realizzazione di una bretella tra i binari della Terni-Sulmona e quelli della Roma-Pescara, poco a nord di Sulmona.[87] Il progetto ha un costo di 11 milioni di euro, finanziati con i fondi del "Masterplan Abruzzo",[88] e prevede la stesura di 550 metri di nuovo binario elettrificato, lungo lo stessa curva dove passava originariamente la ferrovia prima della riorganizzazione del nodo peligno del 1888.[89] In seguito alle proteste dei sulmonesi,[90] è stata annunciata la realizzazione di una nuova fermata lungo la bretella, chiamata Sulmona Santa Rufina, che permetterà ai treni L'Aquila-Pescara di servire anche il territorio peligno.[91][92][93] I lavori sono iniziati nel settembre 2017[90] e l'attivazione della bretella è prevista per il 2021.[94]




I treni Swing impiegati sulla tratta Sulmona-L'Aquila a partire dal 2016


Per svolgere la relazione, la regione ha acquistato quattro treni diesel Swing, che sono entrati in servizio nel 2016, sostituendo le ALn 668 sulla tratta L'Aquila-Sulmona.[95][96]



L'elettrificazione |

In seguito al terremoto di Amatrice del 2016, è stata ulteriormente enfatizzata l'importanza della linea per impedire lo spopolamento del territorio colpito dal sisma: nell'ottobre del 2017 il ministro Graziano Delrio ha annunciato di aver inserito nel contratto di programma con RFI gli interventi di elettrificazione e velocizzazione della Terni-Sulmona, nonché la costruzione della ferrovia Rieti-Passo Corese, allo scopo di istituire collegamenti diretti Roma-L'Aquila che impieghino non più di 2h 15'.[97][98]


Il progetto si compone di due interventi:


  • "opere prioritarie", che consiste nell'elettrificazione della linea e in una prima fase della velocizzazione[99] (che prevede la velocizzazione degli itinerari nei punti di incrocio e piccole varianti di tracciato).[100] Il costo dell'intervento è di 442 milioni di euro, di cui 17 stanziati nel 2017 per redigere il progetto,[99] 75 stanziati nel 2018[99][101][102] e 350 che dovranno essere reperiti nel 2021.[99] Il completamento dei lavori è previsto per il periodo 2022-2026.[100]

  • "completamento", che consiste nella seconda fase della velocizzazione. Il costo dell'intervento è di 559 milioni di euro, da reperire nel periodo 2022-2026.[99]


Caratteristiche |




La galleria "Claudia" nelle Gole di San Venanzio, nei pressi di Castelvecchio Subequo


La linea è interamente a binario unico e non elettrificata.[5]


Attraversando gli Appennini, la ferrovia ha caratteristiche da linea di montagna: sul valico di Sella di Corno infatti si raggiunge una delle pendenze più elevate della rete ferroviaria italiana a scartamento ordinario non a cremagliera (del 35 per mille tra le stazioni di Antrodoco[103] e Sassa Tornimparte[104], che si riduce al 32 per mille solo nel tratto Rocca di Corno-Sella di Corno,[103] prima del culmine); pendenze elevate si raggiungono anche tra Marmore e Terni Cospea (30 per mille[105]). Anche le curve sono solitamente strette: il raggio di curvatura minimo è di 250 metri,[106] e il 49% delle curve non supera i 350 metri di raggio.[107]


Le velocità raggiungibili, conseguentemente, non sono elevate e sulla maggior parte del percorso sono comprese tra gli 80 e i 90 km/h. Il picco massimo (rango C) è di 110 km/h, che si raggiunge nella Piana Reatina, tra Marmore e Contigliano,[108] nonché nella Conca Aquilana, tra L'Aquila e San Demetrio;[109] quello minimo è di 70 km/h, che si raggiunge tra Cittaducale e Rocca di Corno, sul lato laziale del valico[110] (ad eccezione di un breve tratto nei pressi di Molina con limite a 65 km/h[109]). Un'ulteriore limitazione della velocità deriva dai deviatoi in uso nelle stazioni, che consentono una velocità di 30 km/h.[107]




Viadotto sulla Via Tiburtina nelle Gole di San Venanzio


Sulla linea è attivo il sistema di sicurezza automatico del Blocco elettrico conta-assi[111] ed i macchinisti sono supportati dal Sistema di supporto alla condotta.[112]


Per quanto riguarda il peso assiale consentito le tratte Terni-Rieti e L'Aquila-Sulmona rientrano nella categoria C3L (20 tonnellate per asse con limitazione di velocità per treni caricati alla categoria massima), mentre la tratta Rieti-L'Aquila rientra nella categoria "< A" (meno di 16 tonnellate per asse).[113] La sagoma limite è il profilo limite di carico F.S.[114]


Oltre ai due capolinea Terni e Sulmona, le stazioni di Antrodoco e L'Aquila sono le uniche della linea a disporre di una rimessa locomotive[8], che veniva usata per ricoverare i locomotori addizionali da agganciare ai convogli per poter affrontare senza problemi di potenza il valico di Sella di Corno e da rimuovere alla fine del valico. Le stazioni dotate di una piattaforma girevole sono Antrodoco, L'Aquila e Sulmona.[8]


Sono presenti inoltre:



  • trenta gallerie[8], le più lunghe delle quali sono:[115]

    • San Venanzio, lunga 1 018 m e situata tra le progressive chilometriche 80+075 e 81+093;

    • Corfinio (1 335 m), tra i km 81+774 e 83+109;

    • Sant'Angelo (1 156 m), tra i km 216+739 e 217+895;

    • Alveano (1 080 m), tra i km 218,610 e 219,690.



  • 96 passaggi a livello.[8]



Sistema di esercizio |




Il viadotto del Mago, nei pressi della Cascata delle Marmore


L'esercizio è a trazione diesel con treni composti da materiale ordinario o da automotrici.


Il controllo della circolazione dei treni fu a Dirigenza Unica (DU) sino alla fine degli anni ottanta. La linea in questo senso era divisa in due tratti:



  • Terni-Antrodoco, per la quale la sede del DU era a Terni;

  • Antrodoco-Sulmona, la sede del dirigente corrispondente si trovava all'Aquila.


Dagli anni ottanta è esercitata con Controllo Centralizzato del Traffico (CTC)[116] da un Dirigente centrale operativo (DCO) i cui limiti di giurisdizione sono le stazioni porta di Sulmona e Terni. Il DCO aveva sede a L'Aquila fino al settembre del 2017, data in cui è stato spostato a Pescara.[117] Con l'installazione del CTC, tutte le stazioni (ad eccezione di Terni e Sulmona) sono state trasformate in posti periferici (PP) dotati di un Apparato Centrale Elettrico semplificato, impresenziate e telecomandate dal DCO.


L'elenco dei Posti Periferici è il seguente: Raiano, Molina Aterno, Beffi, Fagnano Alto, San Demetrio ne' Vestini, Paganica, L'Aquila, Sassa, Sella di Corno, Rocca di Corno, Rocca di Fondi, Antrodoco centro, Antrodoco-Borgo Velino, Castel Sant'Angelo, Cittaducale, Rieti, Contigliano, Greccio, Marmore e Stroncone.



Percorso |



















































































































































































































































































































































































































Stazioni e fermate


Continuation backward



linea da Ancona


Station on track

231+158

Terni
128 m s.l.m.






Unknown route-map component "CONTgq"

Unknown route-map component "ABZgr"



linee UM per Perugia e RFI per Roma


Small bridge over water



fiume Nera


Stop on track

227+581

Terni Cospea * 1938[118]
125 m s.l.m.


Non-passenger station/depot on track

224+555

P.M. Stroncone * 1996[119]


Unknown route-map component "eHST"

222+866

Stroncone † 2014[120]
239 m s.l.m.


Station on track

215+943

Marmore
374 m s.l.m.


Small bridge over water



fiume Velino


Unknown route-map component "eBHF"

213+393

Piediluco † 1980[121]
374 m s.l.m.


Unknown route-map component "STR+GRZq"



confine Umbria-Lazio


Stop on track

210+440

Labro-Moggio * 1936[122]
374 m s.l.m.


Unknown route-map component "SKRZ-G2BUE"


PL sulla SS 79 bis Ternana


Station on track

204+820

Greccio
376 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"

201+819

Terria * 1935[123] † 2014[120]
374 m s.l.m.


Station on track

198+887

Contigliano
393 m s.l.m.


Stop on track

196+623

Poggio Fidoni * 1937
402 m s.l.m.






Unknown route-map component "exLCONTgq"


Unknown route-map component "eLABZg+r" + Straight track






prosecuzione per Passo Corese e Roma mai realizzata


Small bridge over water

191+700

fiume Velino


Station on track

190+279

Rieti
391 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"



Santa Rufina[124]






Unknown route-map component "exLCONTgq"


Unknown route-map component "eLABZgr" + Straight track






prosecuzione per Avezzano mai realizzata


Station on track

181+182

Cittaducale
401 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"

178+117

Cotilia * 1939[125] † 2014[120]
405 m s.l.m.


Stop on track

175+360

Sorgenti del Peschiera * 1955[126]
409 m s.l.m.


Station on track

172+864

Castel Sant'Angelo
419 m s.l.m.


Stop on track

171+162

Canetra * 1938[127]
420 m s.l.m.


Small bridge over water



fiume Velino


Station on track

167+075

Antrodoco-Borgo Velino
473 m s.l.m.


Small bridge over water



fiume Velino


Stop on track

166+293

Antrodoco Centro * 1956[128]
479 m s.l.m.


Unknown route-map component "SKRZ-G2BUE"

164+841
PL sulla SS4 Salaria







Unknown route-map component "eLABZgl" + Straight track




Unknown route-map component "exLCONTfq"



prosecuzione per Ascoli Piceno e San Benedetto mai realizzata


Small bridge over water



fiume Velino


Station on track

158+364

Rocca di Fondi
685 m s.l.m.


Station on track

152+278

Rocca di Corno
880 m s.l.m.


Unknown route-map component "STR+GRZq"



confine Lazio-Abruzzo


Station on track

147+149

Sella di Corno
989 m s.l.m.


Unknown route-map component "eBHF"

142+742

Vigliano d'Abruzzo † 2014[120]
852 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"

139+721

Scoppito * 1947[129] † 2005[130]
730 m s.l.m.


Station on track

135+863

Sassa-Tornimparte
664 m s.l.m.


Stop on track

134+388

L'Aquila Sassa N.S.I. * 2017[131]


Stop on track

131+008

L'Aquila Campo di Pile * 2017[132]


Unknown route-map component "SKRZ-Au"



Autostrada A24






Unknown route-map component "exLCONTgq"


Unknown route-map component "eLABZg+r" + Straight track






prosecuzione per Carsoli e Roma mai realizzata








Straight track

Unknown route-map component "exSTR+l"

Unknown route-map component "exCONTfq"



linea SIA per Capitignano † 1935 e Giulianova mai realizzata






Unknown route-map component "eKRWg+l"

Unknown route-map component "exKRWgr"



raccordo FS-SIA






Station on track

Unknown route-map component "exKBHFe"

127+930

L'Aquila (RFI) / L'Aquila (SIA)
620 m s.l.m.


Small bridge over water



fiume Aterno


Stop on track

122+227

Bazzano * 2017[132]


Station on track

120+370

Paganica
594 m s.l.m.


Stop on track

117+990

L'Aquila San Gregorio * 2017[131]


Unknown route-map component "eHST"

117+620

San Gregorio * 1938 - † 1962
584 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"



Fossa * 1905[133] † 1964[134]
573 m s.l.m.


Station on track

112+330

San Demetrio de' Vestini
573 m s.l.m.


Unknown route-map component "eHST"



Villa Sant'Angelo * 1920[135] † 2005[130]
557 m s.l.m.


Station on track

106+795

Fagnano-Campana
557 m s.l.m.


Stop on track

101+786

Fontecchio
527 m s.l.m.


Stop on track

98+059

Tione degli Abruzzi * 1936[136]
515 m s.l.m.


Station on track

96+292

Beffi
495 m s.l.m.


Stop on track

91+213

Acciano
468 m s.l.m.


Station on track

86+471

Molina-Castelvecchio Subequo
449 m s.l.m.


Unknown route-map component "SKRZ-Bo"



SS5 Tiburtina Valeria (≈200 m)


Station on track

78+252

Raiano
397 m s.l.m.


Unknown route-map component "SKRZ-Au"



Autostrada A25 - Strada europea E80


Stop on track

71+901

Pratola Peligna Superiore * 1921[137]
289 m s.l.m.






Unknown route-map component "KRW+l"

Unknown route-map component "xKRWgr"










Straight track

Unknown route-map component "exBHF"


Sulmona (vecchia, † 1888)






Unknown route-map component "ABZg+l"

Unknown route-map component "eABZql"

Unknown route-map component "CONTfq"



linea per Pescara






Station on track

67+660

Sulmona * 1888
348 m s.l.m.








Unknown route-map component "CONTgq"

Unknown route-map component "ABZgr"



linea per Roma






Continuation forward



linea per Isernia



Profilo altimetrico


Il percorso della linea parte dalla stazione di Terni (128 m s.l.m.), da dove si dirige verso sud attraversando i quartieri Cardeto e San Martino-Dalmazia per poi raggiungere la zona di Cospea. Qui, dalla Conca ternana, la ferrovia inizia l'ascesa verso l'altopiano reatino, prendendo quota con un largo giro e raggiungendo la pendenza del 30 per mille[105]. Dopo aver raggiunto Stroncone, la linea entra in sei gallerie consecutive, che complessivamente misurano 4,7 chilometri,[42][138] fino a terminare l'ascesa con l'ingresso a Marmore (374 m s.l.m.), sul lato superiore dell'omonima cascata.


Da qui l'orografia si fa più favorevole e il tracciato prevalentemente rettilineo: la linea segue la valle del fiume Velino, superando prima il lago di Piediluco e poi il confine con il Lazio, finché la valle si allarga prendendo il nome di Piana Reatina. Seguendo il suo bordo sud-occidentale, ai piedi dei Monti Sabini, la ferrovia raggiunge Greccio, Contigliano e infine il capoluogo sabino Rieti (391 m s.l.m.). Superata la città, la valle del Velino torna momentaneamente a stringersi, ma dopo aver toccato Cittaducale si riallarga prendendo il nome di Piana di San Vittorino, dove la ferrovia serve le sorgenti del Peschiera e le terme di Cotilia.




Alcuni dei viadotti che sorreggono i ripidi tornanti su cui la linea si avvolge per arrivare alla Sella di Corno


Al termine della pianura, la valle del Velino si fa più stretta e il tracciato della linea più tortuoso, finché ad Antrodoco (473 m s.l.m.) si raggiunge la base del valico appenninico. Il primo tratto è quello con il tracciato più audace e impegnativo: prima ancora di aver lasciato il paese, la ferrovia compie un largo tornante (scavato quasi interamente in galleria) con il quale abbandona il corso del Velino e guadagna la mezzacosta del Monte Giano. Da qui la linea imbocca le gole di Antrodoco, ma per guadagnare quota è costretta ad un secondo e poi ad un terzo tornante, anch'essi quasi per intero su viadotto o in galleria; al termine di questi ultimi, si incontra la stazione di Rocca di Fondi (685 m s.l.m.). Da qui l'ascesa si fa meno tortuosa, anche se il tracciato continua a fare ampio uso di gallerie e muraglioni, e a Rocca di Corno la linea entra in un vasto altopiano pianeggiante; Sella di Corno (989 m s.l.m.) è la prima stazione in Abruzzo nonché il culmine della linea.




La linea nell'altopiano di Sella di Corno, dove si trova il confine Lazio-Abruzzo e il punto di valico


Da qui la linea prosegue in ripida discesa, ma senza particolari tortuosità, fino a tornare in piano presso la stazione di Sassa-Tornimparte (664 m s.l.m.). In totale, nella tratta di valico sono presenti 16 gallerie, lunghe complessivamente circa cinque chilometri,[42] e si raggiunge la pendenza del 35 per mille,[103] tra le più elevate della rete ferroviaria italiana a scartamento ordinario.


Dopo Sassa il tracciato della linea si fa rettilineo e attraversa la conca aquilana, raggiungendo la stazione dell'Aquila (posta a breve distanza dalla fontana delle 99 cannelle). Dopo il capoluogo abruzzese la ferrovia inizia la discesa verso il mare seguendo il corso del fiume Aterno, che lo porta ad attraversare la Valle Subequana. Dopo Molina Aterno la linea entra nelle strette Gole di San Venanzio, dove fa più volte ricorso a gallerie e viadotti, per uscirne a Raiano dove la ferrovia fa ingresso nella Valle Peligna e termina la sua corsa nella stazione di Sulmona (348 m s.l.m.).


Complessivamente la lunghezza della linea è di 163,6 km, dei quali 20,7 in Umbria[139] 63,3 nel Lazio[140] e 79,6 in Abruzzo[141].


Il suo percorso ricalca quello della strada statale 5 Tiburtina Valeria tra Sulmona e Molina Aterno, della statale 261 Subequana tra Molina e San Gregorio (AQ), della statale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico tra San Gregorio e Antrodoco, della statale 4 Salaria tra Antrodoco e Rieti e della recente superstrada SS 79 bis da lì a Terni.



Traffico |




Lo sbocco della galleria Valenza e l'imbocco della galleria Vallerose, sul tratto in ripida salita tra Stroncone e Marmore



Passeggeri |


Sulla tratta Terni-L'Aquila il servizio viaggiatori è espletato dalla Busitalia (ex Umbria Mobilità, in subappalto per Trenitalia), che utilizza automotrici Aln 776, mentre la relazione L'Aquila-Sulmona è espletata da Trenitalia che impiega autotreni Swing.[95][96]


I treni che percorrono la tratta Terni-L'Aquila hanno per destinazione le stazioni di Rieti, L'Aquila e Terni e, più raramente, Antrodoco Centro. In passato erano presenti anche le relazioni L'Aquila-Roma Termini ("Freccia del Gran Sasso", dal 1959[8] fino al 1987), Terni-Pescara (fino al 2000), L'Aquila-Perugia Sant'Anna (dal 2008 fino a pochi anni fa[142]) e Sulmona-Orte[49].


La Terni-Sulmona rappresenta l'unico collegamento su ferro per il reatino, da cui Roma non è direttamente raggiungibile via treno se non con un cambio a Terni o raggiungendo via gomma una stazione della ferrovia Orte-Roma, su cui operano i treni della linea regionale FL1, la più vicina delle quali è quella di Fara Sabina-Montelibretti nella bassa Sabina. Non esistendo una ferrovia da Rieti a Roma, un tratto della Terni-Sulmona dal 2008 è percorso anche dall'unico treno diretto che, di prima mattina, parte da Rieti per Roma Tiburtina passando per Terni ed Orte[143], e dal corrispondente treno diretto di ritorno in tarda serata.[60]



Merci |




Il raccordo ferroviario di Rieti. Sullo sfondo, lo Zuccherificio.


La costruzione della ferrovia ha avuto un ruolo importante nello sviluppo industriale dei territori attraversati. Il traffico merci era fiorente e numerose fabbriche utilizzavano la ferrovia per il trasporto dei beni. Alla linea erano allacciati in più punti dei raccordi a servizio di industrie locali:[8]




  • Terni Cospea, a servizio della ex Polymer, tuttora attivo


  • Rieti, a servizio della ex zona industriale di viale Maraini, smantellato negli anni Novanta. Fu costruito nel 1902[144] a servizio dello Zuccherificio, e nel giugno 1926[144] fu prolungato per servire anche la SuperTessile (stabilimento della SNIA Viscosa). Grazie alla ferrovia, lo zuccherificio reatino poté ampliare l'area di coltivazione delle barbabietole a tutto il territorio attraversato dalla linea, aumentando la sua produzione e migliorando la resa dei terreni (grazie alla rotazione quinquennale che fu possibile introdurre).[145]

  • Rieti - Santa Rufina, a servizio della Bosi legnami, costruito negli anni Sessanta e in seguito smantellato[146]

  • Cittaducale


  • L'Aquila, a servizio della Siemens (ex Italtel)

  • Paganica


  • Pratola Peligna (km 72+158[147]), a servizio del deposito munizioni del Ministero della Difesa (ex dinamitificio Montecatini-Nobel), soppresso nel 2017[148]


Il declino del traffico merci iniziò negli anni Settanta, con la chiusura di alcune delle industrie "pesanti" che storicamente avevano beneficiato del collegamento, come lo Zuccherificio di Rieti, la SNIA Viscosa e la Bosi; il servizio pertanto fu ridotto a due soli treni al giorno sulla tratta Terni-L'Aquila.[46] Nello stesso periodo cessò la trazione a vapore e i servizi merci furono affidati alle D 343. Alla nascita del nuovo nucleo industriale di Rieti non furono presi accordi per il trasporto su ferro delle merci e la maggior parte dei nuovi insediamenti si servì di autotrasportatori.[62] A metà degli anni Ottanta il traffico merci "pesante" sopravviveva quasi solo da e per Rieti;[62] comunque, ancora nel 1992, solo in questa stazione transitavano ogni anno 6,5 milioni di tonnellate per chilometro[149] e il servizio era svolto da due coppie bisettimanali tra Terni e L'Aquila.[46]


Gli ultimi servizi merci, tra Terni e Rieti, sono avvenuti nel 2001. Da allora il traffico merci è assente dalla linea, se non nel breve tratto da Terni Cospea a Terni, che viene ancora utilizzato dalla ex Polymer per il trasporto di lamiere e carri cisterna.[49][57]



Note |




  1. ^ abcdefg Dario Recubini, Le ferrovie nella società abruzzese dell'Ottocento. L'impegno del barone Giuseppe Andrea Angeloni, Pescara, Edizioni Scientifiche Abruzzesi, 2008, ISBN 978-88-95055-09-1.


  2. ^ abcdef Lorenzetti, pag. 47


  3. ^ Aldo Fabriani, LA lunga storia della questione ferroviaria nel Reatino verrà ripercorsa ..., in Il Tempo Rieti, 21 ottobre 2006. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2016).


  4. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria classificazione Commerciale Rete in esercizio (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  5. ^ ab La rete oggi in: Lazio, su Rete Ferroviaria Italiana, dicembre 2014. URL consultato il 31 gennaio 2016. (PDF)


  6. ^ abc Prospetto cronologico dei tratti di ferrovia aperti all'esercizio dal 1839 al 31 dicembre 1926, su trenidicarta.it. URL consultato il 29 maggio 2016.


  7. ^ ab Oggi parte della ferrovia Roma-Pescara.


  8. ^ abcdefghijklmnopqrstu La ferrovia Terni - Rieti - L'Aquila - Sulmona, su Trasporti Pubblici.info. URL consultato il 31 gennaio 2016.


  9. ^ Lorenzetti, pag. 34


  10. ^ abc Lorenzetti, pag. 35


  11. ^ ab Lorenzetti, pag. 36


  12. ^ Lorenzetti, pag. 37


  13. ^ abcd Lorenzetti, pag. 40


  14. ^ ab Lorenzetti, pag. 41


  15. ^ Lorenzetti, capitolo 4 (pagine 66-95)


  16. ^ Colasante, pag. 11


  17. ^ Lorenzetti, pag. 38


  18. ^ Lorenzetti, pag. 39


  19. ^ abcdef De Cenzo, pag. 111, nota a piè di pagina 135


  20. ^ abcdef Lorenzetti, pag. 42


  21. ^ Cioci, pag. 14


  22. ^ De Cenzo, pag. 111, nota a piè di pagina 136


  23. ^ abcdefg Lorenzetti, pag. 44


  24. ^ Linea Terni-L'Aquila-Sulmona - Ideazione e Costruzione, su CVFI. URL consultato il 26 maggio 2018.


  25. ^ De Cenzo, pag. 111, nota a piè di pagina 137, che cita Coriolano Monti, Sopra la nuova strada ferrata da Sulmona a Roma, Firenze, tip. della Gazzetta d'Italia, 1874.


  26. ^ abcdef Palmegiani, pag. 127


  27. ^ ab Lorenzetti, pag. 49-50 (dichiarazioni del direttore tecnico della SFM, riportate nella lettera di Filippo Duprè all'ing. Pasquali)


  28. ^ abc Lorenzetti, pag. 45


  29. ^ Lorenzetti, pag. 46


  30. ^ Lorenzetti, pag. 50


  31. ^ ab Lorenzetti, pag. 51


  32. ^ abcde Lorenzetti, pag. 52


  33. ^ abc Lorenzetti, pag. 53


  34. ^ abcde Lorenzetti, pag. 54


  35. ^ Palmegiani, pag. 129-130


  36. ^ Lorenzetti, pag. 55


  37. ^ abcd Annibale Lanari, Descrizione della linea, in Gazzetta dell'Aquila, 1883., riportato in Linea Terni-L'Aquila-Sulmona - Descrizione della linea, su CVFI. URL consultato il 28 maggio 2018.


  38. ^ abc Lorenzetti, pag. 61


  39. ^ abc Lorenzetti, pag. 62


  40. ^ ab Linea Terni-L'Aquila-Sulmona - L'inaugurazione, su CVFI. URL consultato il 26 maggio 2018.


  41. ^ Le linee transappeniniche, su Archivi e cultura per la memoria storica. URL consultato il 26 maggio 2018.


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  43. ^ Linea Terni-L'Aquila-Sulmona, su CVFI. URL consultato il 28 maggio 2018.


  44. ^ 5 ore tra Roma e Terni (si veda Lorenzetti, pag. 32) più 9 ore tra Terni e Pescara (si veda [1])


  45. ^ ab Orario del maggio 1884, consultato in Linea Terni-L'Aquila-Sulmona - Immagini


  46. ^ abcdefghijklmn Linea Terni-L'Aquila-Sulmona - Esercizio, su CVFI. URL consultato il 28 maggio 2018.


  47. ^ Lorenzetti, pag. 65


  48. ^ ab Colasante, pag. 85


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  50. ^ ab Archivio orari


  51. ^ Colasante, pag. 89


  52. ^ Archivio orari, confronto tra l'orario del 10 febbraio 1932 e quello del 22 maggio 1932


  53. ^ Archivio orari, confronto tra l'orario del 5 novembre 1931 e quello del 20 agosto 1935


  54. ^ Archivio orari, Orario Terni-Sulmona 1° giugno 1939, Orario Ancona-Roma 1° giugno 1939


  55. ^ Orario e tariffe sull'istituendo treno 'Freccia del Gran Sasso', interrogazione a risposta scritta n. 6101 dei deputati Vittorio Giorgi e Spallone al ministro dei trasporti Armando Angelini. In Camera dei Deputati, Atti parlamentari seduta antimeridiana del 9 giugno 1959 (3a legislatura) (PDF), p. 2347.


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  103. ^ abc Fascicolo linea, pag. 108 (pag. 40 del PDF)


  104. ^ Fascicolo linea, pag. 128 (pag. 52 del PDF)


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  109. ^ ab Fascicolo linea, pag. 105 (pag. 35 del PDF)


  110. ^ Fascicolo linea, pag. 104 (pag. 36 del PDF)


  111. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria regimi di circolazione (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  112. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria sistemi tecnologici di sicurezza (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  113. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria codifica peso assiale (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  114. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria codifica per traffico combinato (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  115. ^ Fascicolo linea, pag. 43 (pag. 25 del PDF)


  116. ^ Prospetto Informativo della Rete 2014 - edizione ottobre 2015 - Planimetria sistemi di esercizio (PDF), su Rete Ferroviaria Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  117. ^ RFI - dipartimento di Ancona, Circolare Territoriale 15/2017, su donet.rfi.it, 7 settembre 2017. URL consultato il 9 agosto 2017.


  118. ^ Ferrovie dello Stato, Ordine di Servizio n. 56, 1938


  119. ^ Ferrovia automatizzata, in "I Treni", anno XVII, n. 173 (luglio-agosto 1996), pp. 8-9


  120. ^ abcd RFI - dipartimento di Ancona, Circolare Territoriale 13/2014, su donet.rfi.it, 1º settembre 2014. URL consultato il 5 giugno 2017.


  121. ^ Elencata nell'orario invernale 1979-80 ma non in quello estivo 1980


  122. ^ Non è elencata nell'orario del 4 ottobre 1936; è elencata nell'orario del 1º dicembre 1936.


  123. ^ Non è elencata nell'orario del 14 settembre 1935; è elencata nell'orario del 1º dicembre 1935.


  124. ^ La stazione fu progettata, ma non è mai stata costruita.


  125. ^ Ferrovie dello Stato, Ordine di Servizio n. 106, 1939


  126. ^ Non è elencata nell'orario del 15 novembre 1954 ma lo è nell'orario del 1º marzo 1955


  127. ^ Ordine di Servizio n. 27 del 1938


  128. ^ Non è elencata nell'orario del 1º novembre 1955 ma lo è nell'orario del 3 giugno 1956


  129. ^ Ordine di Servizio n. 85 del 1947


  130. ^ ab È elencata nell'orario valido fino all'11 dicembre 2004; non lo è più nell'orario dell'11 dicembre 2005


  131. ^ ab RFI - dipartimento di Ancona, Circolare Territoriale 8/2017, su donet.rfi.it, 11 giugno 2017. URL consultato il 6 giugno 2017.


  132. ^ ab Rete Ferroviaria Italiana, Circolare territoriale AN 27/2017.


  133. ^ Non è elencata nell'orario del 1º febbraio 1905 ma lo è nell'orario del 25 giugno 1905


  134. ^ È elencata nell'orario del 31 maggio 1964; non lo è più nell'orario del 27 settembre 1964


  135. ^ Non è elencata nell'orario del 1º marzo 1920 ma lo è nell'orario del 1º ottobre 1920


  136. ^ Ordine di Servizio n. 50 del 1936


  137. ^ Non è elencata nell'orario del 1º marzo 1921 ma lo è nell'orario del 1º novembre 1921


  138. ^ Mario Pietrangeli, La ferrovia Terni-L'Aquila-Sulmona, su pietrangeli.myblog.it, 23 giugno 2016. URL consultato il 22 novembre 2016.


  139. ^ Linea ferroviaria Terni - Sulmona (tratta umbra), su TRAIL Umbria, 12 aprile 2010. URL consultato il 1º febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).


  140. ^ Linea ferroviaria Terni - Sulmona (tratta laziale) .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    [collegamento interrotto], su TRAIL Lazio, 15 febbraio 2012. URL consultato il 1º febbraio 2016.



  141. ^ LINEA FS TERNI-RIETI-L'AQUILA-SULMONA, su TRAIL Abruzzo. URL consultato il 1º febbraio 2016.


  142. ^ Scheda della stazione di Rieti - Stazioni del mondo Archiviato il 29 ottobre 2013 in Internet Archive.


  143. ^ Trasporti: diretto Rieti-Roma, lunedì l'inaugurazione, in Il Giornale di Rieti, 13 dicembre 2008. URL consultato il 19 marzo 2016.



  144. ^ Lorenzetti, pag. 49


  145. ^ Massimo Cavoli, Bosi, 30 anni fa l'inchiesta giudiziaria sullo storico crack (PDF), in Il Messaggero edizione di Rieti, 2 novembre 2012, p. 32. URL consultato il 12 febbraio 2017.


  146. ^ Fascicolo linea, pag. 39 (21 del PDF), "Norme da osservare per l'esercizio del raccordo "Militare" allacciato in linea al km 72+158 fra le stazioni di Sulmona e Raiano"


  147. ^ RFI - dipartimento di Ancona, Circolare Territoriale 10/2017, su donet.rfi.it, 27 giugno 2017. URL consultato il 6 giugno 2017.


  148. ^ ROSITANI e SOSPIRI: Norme per la realizzazione del collegamento ferroviario diretto Rieti-Roma (1543), su Camera dei Deputati, 9 settembre 1992. URL consultato il 15 giugno 2016. PDF



Bibliografia |



  • Francesco Palmegiani, Rieti e la Regione Sabina. Storia, arte, vita, usi e costumi del secolare popolo Sabino: la ricostituita Provincia nelle sue attività, Roma, edizioni della rivista Latina Gens, 1932.

  • Silverio Maravalle, La Terni-Sulmona, Roma, Voci della rotaia, 1978.

  • Roberto Lorenzetti, Capitolo 3: "La nuova coscienza della Sabina verso le ferrovie. Dal fallimento della Pescara-Rieti alla costruzione della Terni-Rieti-L'Aquila", in Strade di ferro e territori isolati. La questione ferroviaria in un'area dell'Italia centrale (1846-1960) - una ricerca dell'Archivio di Stato di Rieti, volume 68 di Studi e ricerche storiche, Franco Angeli editore, 1986.

  • Adriano Cioci, La ferrovia Terni-Rieti, L'Aquila-Sulmona, Bastia Umbra, Kronion libri, 1989.

  • RFI, Fascicolo orario 107, su donet.rfi.it, 2003.

  • Stefano De Cenzo, La centralità mancata. La questione ferroviaria in Umbria (1845-1927), Perugia, Giada editore, 2004, ISBN 88-87288-20-8.

  • Domenico Colasante, In treno dal Tirreno all'Adriatico: Storia della ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, Gangemi Editore, 2009. URL consultato il 26 maggio 2016.

  • Serie storica degli Orari Ufficiali FS, consultati sul sito di Fondazione FS Italiane.



Voci correlate |



  • Ferrovie italiane

  • Rete ferroviaria dell'Abruzzo

  • Rete ferroviaria del Lazio

  • Storia delle ferrovie in Italia



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