Esercito di terracotta




















Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an

Dinastia qin, arciere inginocchiato, dal sito del mausoleo di xi'an, 221-206 ac. 04.jpg
Un arciere inginocchiato dell'esercito di terracotta
Localizzazione
Stato
Cina Cina
Scavi
Data scoperta 1974
Mappa di localizzazione

Coordinate: 34°23′06.2″N 109°16′23.2″E / 34.385056°N 109.273111°E34.385056; 109.273111





























UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO

UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità

Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an
(EN) Mausoleum of the First Qin Emperor
Xian museum.jpg
Tipo Culturali
Criterio (i) (iii) (iv) (vi)
Pericolo Non in pericolo
Riconosciuto dal 1987
Scheda UNESCO (EN) Scheda
(FR) Scheda

L'esercito di terracotta è un insieme di statue collocato nel Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an. Si tratta di un esercito simbolico, destinato a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang (260 a.C. - 210 a.C.) nell'Aldilà. Nel 1987 il mausoleo dell'imperatore Qin Shi Huang, di cui l'esercito di terracotta fa parte, è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 Origini


    • 1.2 Scoperta archeologica e fortune mediatiche




  • 2 Descrizione


    • 2.1 Dislocazione dei reperti




  • 3 Ricerche archeologiche


  • 4 Nella cultura di massa


    • 4.1 Film


    • 4.2 Cartoni animati


    • 4.3 Giochi da Tavolo




  • 5 Note


  • 6 Bibliografia


  • 7 Voci correlate


  • 8 Altri progetti


  • 9 Collegamenti esterni





Storia |



Origini |


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Scoperta archeologica e fortune mediatiche |




Lo scopritore del mausoleo, il contadino Yang Zhifa.


Nel marzo del 1974, un contadino di nome Yang Zhifa rinvenne, durante lo scavo di un pozzo, delle fosse sepolcrali contenenti statue in terracotta di soldati in armi con tanto di carri e cavalli.[1] Il fortuito rinvenimento dette origine agli scavi che permisero di rinvenire il mausoleo di Shi Huangdi, sino ad allora ritenuto scomparso.


Nel 1987, l'intero sito del mausoleo venne inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Da allora, le statue dell'Esercito di Terracotta sono state oggetto di numerosi "prestiti museali":



  • nel 1994, dodici esemplari (dieci guerrieri e due cavalli) vennero esposti in due mostre in Italia, a Venezia e Roma.

  • il 9 agosto 2007, venti esemplari dell'esercito sono partiti via camion, assieme a circa un centinaio di altri manufatti, per raggiungere il British Museum di Londra, dove sono stati esposti dal 13 settembre 2007 al 6 aprile 2008.

  • da luglio al 16 novembre 2008, cinque dei guerrieri dell'esercito di terracotta di Qin Shi Huang sono stati esposti a Torino, presso il Museo di antichità.

  • dal 16 aprile al 5 settembre 2010, sono stati esposti nove guerrieri a Milano, presso il Palazzo Reale, nella mostra dal titolo "I due Imperi". Il gruppo era composto da un cavallo, un consigliere, un balestriere e sei lancieri.

  • dal 15 marzo al 17 novembre 2013, circa 200 reperti originali sono stati in esposizione al Museo di Storia di Berna, all'interno della mostra temporanea "Qin – L'imperatore eterno e i suoi guerrieri di terracotta".

  • dal 24 ottobre 2017 al 1º luglio 2018 sono esposti, nella basilica dello Spirito Santo a Napoli, 300 reperti, di cui 170 guerrieri; copie fedeli da calchi sugli originali realizzati in Cina da artigiani che hanno seguito le antiche tecniche realizzative per ottenere un effetto sovrapponibile agli originali. Disposti nella navata centrale della basilica, i 170 guerrieri offrono un colpo d'occhio suggestivo che riproduce l'esatta disposizione osservabile sul sito originario in Cina.



Descrizione |


L'esercito è composto da riproduzioni di guerrieri di terracotta, vestiti con corazze di pietra e dotati di armi, poste di guardia alla tomba dell'imperatore Qin Shi Huang. Di queste statue sono state riportate alla luce circa 8000 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli di terracotta. Si tratta di una replica fedele dall'armata che aveva contribuito a unificare la Cina. Tuttavia, nelle fosse sono state trovate poche armi, poiché furono saccheggiate dai ribelli che si insediarono sul trono imperiale: la dinastia Han. Dalle posizioni delle mani e del corpo delle statue, si possono immaginare le tecniche di combattimento di fanti, alabardieri, arcieri e balestrieri. Si combatteva soprattutto a piedi: i carri e i cavalli servivano per dirigere i movimenti della fanteria. La cavalleria fu introdotta più tardi, per affrontare i guerrieri nomadi che in battaglia utilizzavano appunto i cavalli.


Le statue sorprendono per il loro realismo nei dettagli: la tecnica usata per realizzarle consisteva nel compattare cerchi di argilla per creare un tubo (il torace) e completarle con l'aggiunta di gambe e braccia. La struttura poi si ricopriva di blocchetti di argilla per creare le uniformi e poi la decorata.


Nel 2016 alcuni archeologi hanno avanzato una singolare ipotesi speculativa sulla possibilità che le statue dell'esercito di terracotta possano essere state ispirate dalle statue ellenistiche diffuse in Asia a seguito delle conquiste di Alessandro Magno; spingendosi oltre, alcuni di essi immaginano che artisti greci possano aver aiutato nell'ideazione delle statue e supervisionato alla loro realizzazione. Questa ipotesi renderebbe conto dell'improvvisa apparizione in Cina di statue ad altezza naturale, un prodotto artistico privo di alcun precedente nell'arte cinese, mentre era comune nella Grecia dell'epoca; l'ipotesi è dovuta al ritrovamento, nella provincia, di DNA mitocondriale europeo e di raffinate figurine di uccelli di bronzo realizzate con fusione a cera persa, una tecnica scultorea che era conosciuta nella scultura greca e dell'antico Egitto.[2]



Dislocazione dei reperti |




Modello di carro bronzo


L'Armata di Terracotta è dislocata in 8 fosse scavate circa 2 chilometri ad ovest del sepolcro imperiale:



  • la fossa numero 1 (230×62 metri)[3] contiene quello che viene considerato il corpo d'armata principale: 6000 guerrieri (di dimensioni variabili a seconda del grado) e due carri da guerra, in bronzo dorato, laccato e dipinto, in scala 1:2. Un pozzo secondario contiene fieno per i cavalli, resti di 600-700 cavalli dell'Armata Reale sacrificati e resti di altri animali (alcuni dei quali inumati in bare di terracotta).[4] Dalla fossa 1 dipartono undici corridoi della larghezza di 3 metri, pavimentati di mattoni e coperti da un soffitto di legno, sostenuto da pilastri e travi, coperto da uno strato impermeabilizzante di canne e argilla tappato superiormente da uno strato di terra in modo da superare di 2-3 metri il livello del suolo.[5] In accordo ad una stima ufficiale recente, rimarrebbero ancora 6000 statue da recuperare, tra soldati e cavalli, nella fossa.

  • la fossa numero 2 contiene l'"Armata di Sinistra": 1400 soggetti in tutto, tra cavalieri in sella ai loro destrieri e fantaccini.

  • la fossa numero 3 contiene 68 soldati, un carro e quattro cavalli. Si ritiene possa trattarsi dell'Alto Comando.

  • la fossa numero 4, collocata al centro dello schieramento e quindi destinato all'"Armata Centrale", è vuota.

  • la fossa numero 5 contiene sculture di pietra calcarea: armature a scaglie con elmi, barde ek imbragature per cavalli. Una seconda fossa più a sud (48×12 metri) contiene zoccoli di cavalli di bronzo e un enorme vaso a tripode zhan.

  • la fossa numero 6 contiene diversi personaggi di terracotta e le ossa di una ventina di cavalli immolati.

  • la fossa numero 7 contiene statue di soggetti umani in pose diverse, difficilmente identificabili (prob. barcaioli e pescatori) e sculture di bronzo, a grandezza naturale, di uccelli acquatici.

  • la fossa numero 8, in forma di cratere zhong, contiene cavalli e soggetti umani dei quali otto sono stati identificati, in base agli abiti, come funzionari civili di corte.[6]


Alcune delle statue nelle fosse 1 e 2 recano traccia di un incendio e sono state poi rinvenute tracce di combustione.[7] Si ritiene possa trattarsi della prova archeologica del sacco operato all'Armata da parte di Xiang Yu e del successivo incendio, a seguito del quale il soffitto della camera contenente i soldati è crollato, provocando la distruzione di tutti i reperti, oggi esposti al pubblico a fronte dell'opera di ricostruzione effettuata durante il restauro.



Ricerche archeologiche |









Nella cultura di massa |



Film |



  • La mummia - La tomba dell'Imperatore Dragone (The Mummy: Tomb of the Dragon Emperor), film del 2008 diretto da Rob Cohen, è incentrato sull'esercito di terracotta, che viene riportato in vita.


Cartoni animati |


  • L'episodio 34 della serie televisiva Filmation's Ghostbusters è interamente focalizzato su queste statue di pietra.


Giochi da Tavolo |


  • Il gioco Xi’an, di Marco Legato e Francesco Testini, pubblicato nel 2017 da Pendragon Game Studio, è incentrato sulla costruzione dell’esercito di terracotta.


Note |




  1. ^ Zhang Zhongli (1997), Une des plus importantes découvertes du XXe siècle : Les guerriers et les chevaux en terre cuite des Qin, Beijing, Éditions de la Chine populaire, ISBN 7-80065-592-X.


  2. ^ (EN) Ian Johnston, Ancient Greeks may have built China's famous Terracotta Army – 1,500 years before Marco Polo, in The Independent, 13 ottobre 2016. URL consultato il 15 ottobre 2016.


  3. ^ Ledderose, Lothar (1998), A Magic Army for the Emperor, in AAVV (1998), Ten Thousand Things. Module and Mass Production in Chinese Art, Princeton University Press, 1998, pp. 51-73.


  4. ^ Elisseeff, Danielle (2008), Art et archéologie : la Chine du néolithique à la fin des Cinq Dynasties (960 de notre ère), Parigi, École du Louvre, ISBN 978-2-7118-5269-7, p.197


  5. ^ Portal J [e] Dyan Q (2007), The First Emperor: China's Terracotta Arm, British Museum Press, p. 160–167.


  6. ^ Elisseeff, Op. Cit., p. 195.


  7. ^ (EN) China unearths 114 new Terracotta Warriors, BBC News, 12 maggio 2010. URL consultato il 3 dicembre 2011.



Bibliografia |



  • Elisseeff, Danielle (2008), Art et archéologie : la Chine du néolithique à la fin des Cinq Dynasties (960 de notre ère), Parigi, École du Louvre, ISBN 978-2-7118-5269-7.

  • Ledderose, Lothar (1998), A Magic Army for the Emperor, in AAVV (1998), Ten Thousand Things. Module and Mass Production in Chinese Art, Princeton University Press, 1998, pp. 51–73.

  • Zhang Zhongli (1997), Une des plus importantes découvertes du XXe siècle : Les guerriers et les chevaux en terre cuite des Qin, Beijing, Éditions de la Chine populaire, ISBN 7-80065-592-X.



Voci correlate |


  • Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an


Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Esercito di terracotta


Collegamenti esterni |


  • (EN) Pagina del sito dell'UNESCO relativa al Mausoleo, su whc.unesco.org.

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Controllo di autorità
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