Provincia autonoma di Trento




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – "Trentino" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Trentino (disambigua).































































































Provincia autonoma di Trento
Trentino
provincia autonoma
(IT) Provincia Autonoma di Trento
(DE) Autonome Provinz Trient
(LAD) Provinzia Autonoma de Trent
(CIM) Sèlbstendig Provintz vo Tria
(MHN) Autonome Provinz va Trea't









Provincia autonoma di Trento Trentino – Stemma Provincia autonoma di Trento Trentino – Bandiera
(dettagli) (dettagli)

Provincia autonoma di Trento Trentino – Veduta

Palazzo della Provincia, attuale sede dell'amministrazione provinciale.
Localizzazione
Stato
Italia Italia
Regione
Coat of arms of Trentino-South Tyrol.svg Trentino-Alto Adige
Amministrazione
Capoluogo Trento
Presidente
Maurizio Fugatti (Lega)
Lingue ufficiali
italiano, ladino, cimbro, mòcheno
Data di istituzione
1923 come Provincia di Trento
Territorio

Coordinate
del capoluogo

46°04′00″N 11°07′00″E / 46.066667°N 11.116667°E46.066667; 11.116667 (Provincia autonoma di Trento
Trentino
)
Coordinate: 46°04′00″N 11°07′00″E / 46.066667°N 11.116667°E46.066667; 11.116667 (Provincia autonoma di Trento
Trentino
)

Superficie 6 207,12 km²
Abitanti 539 910[2](30-6-2018)
Densità 86,98 ab./km²
Comuni 176 comuni
Province confinanti
Bolzano, Verona, Brescia, Sondrio, Belluno, Vicenza
Altre informazioni
Lingue trentino
Cod. postale 38121-38123 Trento, 38010-38023-38089 provincia
Prefisso
0439, 0461, 0462, 0463, 0464, 0465
Fuso orario UTC+1
ISO 3166-2 IT-TN
Codice ISTAT
022
Targa TN
Inno Inno al Trentino
Cartografia
Provincia autonoma di Trento Trentino – Localizzazione

Provincia autonoma di Trento Trentino – Mappa
Mappa della provincia autonoma di Trento.
Sito istituzionale

La provincia autonoma di Trento (Autonome Provinz Trient[3] in tedesco, Provinzia Autonoma de Trent[4] in ladino, Sèlbstendig Provintz vo Tria[5] in cimbro, Autonome Provinz va Trea't[6] in mocheno, Provincia de Trent[7] in dialetto trentino), comunemente nota come Trentino, è una provincia italiana del Trentino-Alto Adige di 539 910 abitanti[2], con capoluogo Trento. Confina a nord con la provincia autonoma di Bolzano, a est e a sud con le province venete di Belluno, Vicenza e Verona, e a ovest con le province lombarde di Brescia e Sondrio.


Come provincia autonoma del Trentino-Alto Adige, insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, appartiene alla macroarea del Triveneto o delle Tre Venezie, la cui denominazione trae ispirazione dalla Regio X Venetia et Histria in età imperiale romana. La provincia è inoltre una delle tre entità territoriali che, assieme al Tirolo austriaco e all'Alto Adige, costituisce l'Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino.


La regione storico-geografica trentina fu già municipium romano, ducato longobardo e contea carolingia, quindi parte del principato vescovile di Trento in seno al Sacro Romano Impero (secoli XI-XIX), infine per circa un secolo (1815-1918) parte meridionale, linguisticamente romanza, del Tirolo, prima austriaco, poi austro-ungarico. Il territorio annesso al Regno d'Italia nel 1919, secondo quanto stabilito dal Trattato di Saint-Germain-en-Laye stipulato in seguito al primo conflitto mondiale, andò a formare la regione denominata Venezia Tridentina.


In Trentino si parla soprattutto l'italiano, ma è diffuso il dialetto trentino, parlato nei centri principali e nelle valli (dove si possono riscontrare varianti dalle differenze anche piuttosto marcate). Nel territorio sono presenti minoranze linguistiche germanofone (lingua mochena nella valle dei Mocheni e lingua cimbra nel comune di Luserna negli altipiani cimbri) e ladine (Val di Fassa) ufficialmente riconosciute.[8] Al censimento linguistico del 2011 più di settemila abitanti della Val di Non e della Val di Sole si sono anch'essi dichiarati di lingua ladina, ma senza alcun riconoscimento giuridico.[9]




Indice






  • 1 Denominazione


  • 2 Storia


    • 2.1 Dai primi insediamenti all'età romana


    • 2.2 Dall'Alto Medioevo al Principato Vescovile di Trento


    • 2.3 Età napoleonica


    • 2.4 Annessione nella Contea del Tirolo


    • 2.5 Prima guerra mondiale e il Trentino nel Regno d'Italia


    • 2.6 Seconda guerra mondiale e il Trentino nell'Italia repubblicana


    • 2.7 Onorificenze




  • 3 Geografia fisica


    • 3.1 Morfologia


    • 3.2 Sismicità


    • 3.3 Idrografia


    • 3.4 Clima




  • 4 Ambiente naturale


  • 5 Società


    • 5.1 Evoluzione demografica




  • 6 Comuni


    • 6.1 Comuni più popolosi


    • 6.2 Etnie e minoranze straniere




  • 7 Economia


    • 7.1 Agricoltura e allevamento


    • 7.2 Industria


    • 7.3 Settore terziario


    • 7.4 Turismo montano


    • 7.5 Turismo climatico




  • 8 Trasporti e comunicazioni


    • 8.1 Linee stradali


    • 8.2 Linee ferroviarie


    • 8.3 Trasporto pubblico




  • 9 Infrastrutture e trasporti


    • 9.1 Aeroporti




  • 10 Cultura, istruzione e ricerca


    • 10.1 Istruzione e ricerca


    • 10.2 Musei


    • 10.3 Enti e associazioni culturali


    • 10.4 Editoria e mass media


    • 10.5 Cucina


    • 10.6 Religione


    • 10.7 Eventi




  • 11 Lingue e dialetti


    • 11.1 Dialetti trentini e aree culturali


    • 11.2 Le minoranze linguistiche




  • 12 Stemma e gonfalone


  • 13 Amministrazione


    • 13.1 L'autonomia provinciale


    • 13.2 Consiglio provinciale


      • 13.2.1 Gruppi consiliari




    • 13.3 Giunta provinciale


    • 13.4 La suddivisione amministrativa


      • 13.4.1 Comunità comprensoriali (1973 - 2007)


      • 13.4.2 Comunità di valle






  • 14 Vigili del Fuoco Volontari


  • 15 Note


  • 16 Bibliografia


  • 17 Voci correlate


  • 18 Altri progetti


  • 19 Collegamenti esterni





Denominazione |




Il Trentino nella mappa Dominium Venetum in Italia del cartografo Henricus Hondius (1597 – 1651)


Il termine "Trentino" deriva da Tridentum, il nome latino della città di Trento.[10] L'uso del termine "Trentino" nell'accezione oggi in uso compare già nel Seicento.[11] Durante il dominio asburgico la denominazione ufficiale dell'odierna provincia autonoma in italiano era "Tirolo meridionale" o "Tirolo italiano". Allo scoppio delle guerre d'indipendenza italiane le autorità austriache disposero che l'uso della parola Trentino venisse bandita dalle pubblicazioni per essere sostituito dalle denominazioni ufficiali.[12]


Durante l'appartenenza austriaca il territorio abitato dalla popolazione di lingua italiana (indicativamente l'attuale Trentino) veniva talvolta identificato dai tedeschi con l'esonimo Welschtirol[13][14], il corrispettivo di Tirolo italiano, ovvero Südtirol,[15] l'italiano Tirolo meridionale. Tale denominazione veniva strettamente utilizzata per delineare il confine linguistico nel Tirolo.


Oggi negli atti regionali, che per statuto sono redatti in italiano e tedesco, l'istituzione provinciale è denominata "Provincia autonoma di Trento" (in tedesco: Autonome Provinz Trient[16]).



Storia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino.


Dai primi insediamenti all'età romana |




Ricostruzione delle palafitte dell'Età del Bronzo presso il lago di Ledro


Il cambiamento del clima circa 10.000 anni fa, resosi più mite e meno rigido, permise l'insediamento di popolazioni sedentarie nel territorio del Trentino, in particolare in prossimità di corsi d'acqua e piccoli laghi.


All'Età del Bronzo risalgono alcune importanti strutture abitative in legno (palafitte), edificate su pali in legno in prossimità di ambienti lacustri. Scavi archeologici realizzati negli anni trenta nei pressi della sponda meridionale del lago di Ledro, nella località di Molina di Ledro, hanno portato alla luce un importante insediamento che viene fatto risalire a circa 2000 anni prima di Cristo.


Attorno al VI secolo a.C. si insediò nel territorio provinciale, come del resto in buona parte dell'arco alpino centrale ed orientale, la popolazione dei Reti, che si stabilì nelle diverse vallate e in particolare nel Trentino occidentale (reperti importanti sono stati rinvenuti ad esempio a Sanzeno in Val di Non, nell'altopiano della Paganella, a Stenico nelle Giudicarie esteriori). Secondo lo storico romano Tito Livio[17] la popolazione dei Reti era della stessa etnia degli Etruschi, dei quali è accertata la dominazione del vicino Veneto.


I primi contatti fra Reti e Romani risalgono al III secolo a.C., ma solo nel I secolo a.C. iniziò l'espansione romana verso nord. Tra il 50 e il 40 a.C. Tridentum divenne municipium romano e assunse i caratteri del più importante centro economico, commerciale e politico della regione.



Dall'Alto Medioevo al Principato Vescovile di Trento |


In parallelo alla crisi dell'Impero Romano, ormai evidente tra il IV e il V secolo d.C., si assistette a un'ampia evangelizzazione delle vallate del Trentino, in particolare dovuta all'opera di San Vigilio, terzo vescovo di Trento e poi patrono della città, e dei missionari anatolici evangelizzatori dell'Anaunia, Sisinio, Martirio e Alessandro.





Trento, il Castello del Buonconsiglio, residenza dei principi vescovi


Dopo le incursioni dei Goti, una buona parte del Trentino venne inclusa nel Ducato longobardo di Trento retto per primo dal duca Evino († 595), per alcuni aspetti il primo vero fondatore dell'unità territoriale trentina, e poi dal cattolico Gaidoaldo. In seguito il ducato venne conquistato da Carlo Magno (774) assieme al restante regno longobardo. Infine il Trentino venne integrato nel Sacro Romano Impero Germanico nel corso del X secolo per opera degli Ottoni.


Nel 1027 ebbe origine il Principato Vescovile di Trento, quando l'imperatore Corrado II nominò il vescovo di Trento Udalrico II principe del territorio tridentino. Le zone del principato comprendevano il Trentino occidentale e centrale, la parte meridionale dell'attuale Alto Adige, parte del Trentino orientale con esclusione del Primiero e della Valsugana orientale (territori assegnati inizialmente al vescovo di Feltre) e della Val di Fassa (affidata al vescovo di Bressanone). Fu un periodo di prima urbanizzazione del territorio con la fondazione di diversi borghi e centri urbani nell'area atesina.[18]


Un accordo (1339) con il re di Boemia permise al vescovo Nicolò da Bruna, già cancelliere reale, di riorganizzare l'esercito del Principato Vescovile e di dotarsi dello stemma raffigurante l'aquila di San Venceslao, tuttora simbolo della provincia, saldando i legami fra il Trentino e la Boemia.


Il potere temporale del vescovo di Trento venne però via via insidiato dai conti di Tirolo (signori venostani - dal toponimo Tirolo, castello di loro proprietà vicino a Merano), che si assicurarono il controllo delle regioni che corrispondono oggi all'Alto Adige e al Tirolo del Nord, mettendo in discussione l'autorità politica anche del vescovo di Bressanone. A loro volta i conti del Tirolo videro scemare la propria influenza e nel 1363 il castello di Tirolo e tutti i feudi e diritti passarono in eredità agli Asburgo.


Sia il Ducato di Milano che la Repubblica di Venezia in più occasioni tentarono di annettersi territori del Trentino. La Serenissima per circa un secolo riuscì a mantenere il controllo della Vallagarina (1411), in particolare di Rovereto (dal 1416), annettendosi anche Torbole e Riva del Garda (1441). Dopo la battaglia di Agnadello (1509) i Veneziani sconfitti dalla Lega di Cambrai persero i domini trentini.





Tiziano, ritratto del principe vescovo Cristoforo Madruzzo (1539-1567)


Il "rifondatore" del Principato Vescovile tridentino è considerato il cardinale Bernardo Clesio (1514-1539), trentino eletto dopo una serie di tre vescovi tedeschi imposti dall'Impero, principe sensibile alla cultura umanistica, protagonista di una riqualificazione architettonica di Trento e uno dei più importanti organizzatori del Concilio di Trento (1545-1563). A Clesio succedettero al vertice della Chiesa tridentina quattro membri della potente famiglia Madruzzo (i cardinali Cristoforo, Ludovico e Carlo Gaudenzio e il vescovo Carlo Emanuele), che mantennero il Principato Vescovile al centro degli equilibri della Regione per più di un secolo (1539-1658).


Nel XVIII secolo il Principato Vescovile perse gran parte della propria autonomia a favore del Tirolo.




Il Trentino (Territorium Tridentinum) a cavallo tra Sei e Settecento



Età napoleonica |


Gli inizi del XIX secolo furono segnati anche in Trentino dal periodo napoleonico. In seguito alle sconfitte austriache ad opera delle truppe francesi, il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici e quindi la fine del Principato Vescovile di Trento. Tra il 1805 e il 1810 il Trentino venne inglobato nel filo-napoleonico Regno di Baviera, ai termini del Trattato di Presburgo. Nel 1810 il Trattato di Parigi sancì l'annessione di Trento (insieme a Bolzano) al Regno d'Italia napoleonico (dipartimento dell'Alto Adige). Durante l'occupazione franco-bavarese (1814-1815), molti abitanti delle valli trentine si unirono alla ribellione lealista guidata da Andreas Hofer.



Annessione nella Contea del Tirolo |


Con la Restaurazione il Principato Vescovile non venne ricostituito e il Trentino cessò di godere di una propria autonomia, venendo annesso alla Contea del Tirolo, abitata in maggioranza da popolazioni di lingua tedesca, venendo inglobato nella Confederazione germanica.


La dura politica di Restaurazione intrapresa dagli Asburgo portò alla sommossa di Trento del 1848 e suscitò le proteste dei politici trentini, che si rifiutarono di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza italiana. Le istanze per il distacco del Trentino dalla Confederazione germanica e la completa autonomia dal Tirolo vennero però respinte. Il movimento filo-italiano e irredentista si rafforzò, anche in risposta ad una nuova tendenza centralista asburgica e ai tentativi di germanizzazione intensificatisi dopo la sconfitta austriaca di Sadowa. Cesare Battisti fu uno tra i maggiori irredentisti, che sostenevano la necessità dell'annessione del Trentino al Regno d'Italia.



Prima guerra mondiale e il Trentino nel Regno d'Italia |





Campana dei Caduti




Alcuni Kaiserjäger presenziano ad un messa presso il paese di Castellano (Villa Lagarina)


In seguito all'ordine di mobilitazione emanato dall'Imperatore Francesco Giuseppe il 31 luglio 1914, oltre 55.000 trentini furono chiamati a combattere nell'esercito austro-ungarico, prima sul fronte orientale contro russi e serbi (1914-1917) e dal 1915 anche sul fronte meridionale contro il Regno d'Italia, pagando un tributo di sangue pesante: circa 11.000 caduti ed altre migliaia di feriti e prigionieri.[19]


Il territorio del Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro della prima guerra mondiale tra Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico, cosa che causò distruzioni enormi. Decine di migliaia di civili, abitanti dei paesi a ridosso del fronte o comunque sospettabili di possibili connivenze con gli italiani, furono costretti ad abbandonare le proprie case ed evacuati in campi profughi in lontani territori dell'impero austro-ungarico, tra cui Katzenau[20]. Altre migliaia di trentini vennero internati in diverse località in Italia, a seguito delle evacuazioni ordinate dal Regio esercito nei territori occupati del Trentino meridionale dopo i primi mesi di guerra [21]. L'esodo dei trentini assunse nel complesso proporzioni drammatiche. Si calcola che su una popolazione censita nel 1910 di 393.111 abitanti, ben 173.026 vennero allontanati dal Trentino.[22] Nei giorni precedenti al 23 maggio 1915, data della dichiarazione di guerra da parte dell'Italia, i comandi militari austriaci e il Ministero dell'interno fecero scattare il piano di evacuazione del Trentino e del Litorale austriaco, predisposto già da mesi. Il piano prevedeva inizialmente l'evacuazione di 40.000 persone dal Trentino (di cui 10.000 di lingua tedesca[23]).[24]


Nel 1915 viste le necessità di più soldati, l'Austria invitò gli Standschützen del Tirolo e Voralberg, iscritti alle associazioni di tiro al bersaglio (di età inferiore ai 18 e superiore ai 50 anni), a combattere per la difesa del confine meridionale.[19]


Con il trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919) il Trentino in quanto parte del Tirolo a sud dello spartiacque alpino venne annesso al Regno d'Italia. Nacque così la regione della Venezia Tridentina, la cui amministrazione provinciale provvisoria fu affidata al popolare Enrico Conci, già deputato a Vienna.[25] Questa iniziale parentesi liberale fu stroncata con l'avvento del fascismo nel 1922, quando gli organismi di autogoverno trentino vennero soppressi estendendo alla provincia la legge comunale e provinciale italiana in chiave autoritaria, e mortificando qualunque istanza autonomista. La Provincia di Trento fu istituita con Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93 e comprendeva in origine l'intero Trentino-Alto Adige. Furono staccati dal contesto provinciale i distretti giudiziari di Ampezzo e Livinallongo, passati a far parte del territorio della provincia di Belluno. Alcuni aspetti dell'ordinamento asburgico come il sistema catastale-tavolare, l'ordinamento della pubblicità immobiliare basato sui libri fondiari, furono conservati nei territori annessi nel 1919.


Nel 1927 la neoistituita Provincia di Bolzano fu staccata dal Trentino. Nel 1929 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Pedemonte e Casotto, unificandoli tra loro col nome di Pedemonte ed aggregandoli alla provincia di Vicenza. Nel 1934 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Magasa e Valvestino aggregandoli alla provincia di Brescia. Tutti questi comuni hanno chiesto per via referendaria di essere riannessi al Trentino ed è in corso la complessa procedura di riaggregazione col parere favorevole di tutte le parti.



Seconda guerra mondiale e il Trentino nell'Italia repubblicana |


Dopo la caduta di Mussolini, il Trentino assieme all'Alto Adige e alla Provincia di Belluno venne inglobato nella Zona d'Operazione delle Prealpi (10 settembre 1943) con capoluogo Bolzano e sottoposto all'amministrazione militare della Germania nazista, benché formalmente parte della Repubblica Sociale Italiana.


Nelle valli si organizzarono diversi gruppi della Resistenza, a cui le truppe di occupazione naziste reagirono con una sanguinosa repressione, culminata nelle stragi del basso Sarca (28 giugno 1944) e di Malga Zonta (12 agosto 1944). Alle repressioni partecipò anche il corpo di sicurezza trentino (CST), concepito come forza di polizia, ma in realtà impiegato massicciamente fuori provincia (specie nel Bellunese e nel Vicentino) in operazioni antipartigiane e di rappresaglia.


Durante la seconda guerra mondiale Trento fu anche bombardata dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945, per un totale di 80 incursioni che causarono circa 400 vittime e 1792 danneggiamenti di edifici. Durante il primo bombardamento si verificò la strage della Portela, dove vi furono circa 200 morti.[26] Il 2 maggio del 1945 le forze armate tedesche deposero le armi.


Nel secondo dopoguerra, mentre gli altoatesini mirarono al ritorno all'Austria, i trentini chiesero che la regione Trentino-Alto Adige divenisse autonoma in seno all'Italia. Le richieste trentine furono coronate da successo e in base all'Accordo De Gasperi-Gruber (1946) fra il ministro degli Esteri italiano, il trentino Alcide De Gasperi, e quello austriaco Karl Gruber, venne approvato il primo statuto di autonomia e istituita la Regione Trentino-Alto Adige, che distaccò dalla provincia di Trento e aggregò a quella di Bolzano i seguenti 12 comuni, abitati mistilingui con prevalenza dalla minoranza di lingua tedesca: Anterivo, Bronzolo, Cortaccia, Egna, Lauregno, Magrè (dal quale fu successivamente scorporato il comune di Cortina sulla strada del vino), Montagna, Ora, Proves, Salorno, Senale-San Felice e Trodena.




Lo statista trentino Alcide De Gasperi, artefice assieme a Karl Gruber dell'autonomia del Trentino-Alto Adige


Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana trentina e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca in Alto Adige, collaborarono nella gestione dell'ente regionale. Tuttavia, a partire dal 1955, anno in cui si ricostituiva la Repubblica austriaca, decisa a sostenere le rivendicazioni altoatesine, la SVP impostò una politica intransigente nei confronti della popolazione e delle istituzioni italiane in Alto Adige e scelse una linea di scontro nei confronti dell'istituto regionale, percepito come centralista e poco attento alla diversità della minoranza tedesca, anche perché dominato da trentini e altoatesini di lingua italiana. Gli sviluppi di questa politica condussero alla nascita di un movimento terroristico, il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, le cui azioni sconfinarono anche in Trentino (provocandovi tre morti).


Nel 1972, dopo lunghe trattative che coinvolsero anche il governo austriaco, entrò in vigore il secondo statuto di autonomia e gran parte delle competenze del Trentino-Alto Adige vennero trasferite alle due province, che divennero autonome, di fatto ciascuna una piccola Regione, mentre la regione divenne un organo di raccordo fra le politiche del Trentino e quelle dell'Alto Adige, conservando alla regione tra le poche prerogative l'impianto e la tenuta dei libri fondiari. Negli anni immediatamente successivi, a seguito di quegli accordi, vennero attribuite alla due province sempre nuove deleghe di poteri statali, accompagnate da mezzi finanziari, secondo alcuni osservatori, elevati in rapporto alla consistenza della popolazione locale, tanto che le due province vennero a trovarsi avvantaggiate finanziariamente rispetto alle regioni a statuto ordinario confinanti, Lombardia e Veneto. Per questo motivo, anche in vista dell'allora incipiente riforma sul federalismo fiscale, il 30 novembre 2009 il presidente della provincia di Bolzano Luis Durnwalder, il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai e i ministri Giulio Tremonti e Roberto Calderoli siglarono a Milano un'intesa con lo scopo di devolvere nuove competenze alle due province autonome e di far aderire queste due ultime al patto di stabilità.[27] Da allora le due province si fanno carico di finanziare un fondo destinato allo sviluppo dei comuni extraregionali confinanti interessati all'aggregazione al Trentino-Alto Adige.


A partire dagli anni Novanta del XX secolo è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria. Insieme costituiscono la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute talora comprendono anche il Land austriaco del Vorarlberg. Sul piano culturale si assiste in Trentino a una riscoperta delle tradizioni storiche tirolesi, portate avanti dagli Schützen del Tirolo meridionale (a indicare il Trentino come parte sud del Tirolo, in ossequio all'uso storico del tedesco Südtirol).



Onorificenze |











Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile - nastrino per uniforme ordinaria
Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.»
— D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai sensi dell'art.5, comma 5, del D.P.C.M. 19 dicembre 2008.


Geografia fisica |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Trentino.















































Altimetria del Trentino
Fascia altimetrica
m s.l.m.
km²
%
65-500
540
8,50
500-1000
1371
21,66
1000-1500
1733
27,38
1500-2000
1425
22,52
2000-2500
863
13,64
2500-3000
336
5,30
> 3000
62,8
1,01


Il Trentino è situato nel versante meridionale della catena delle Alpi, a contatto con la pianure padana e veneta.


Il territorio della provincia, che si estende per 6207 km², è quasi interamente montuoso. Esso non presenta però caratteri di omogeneità, ma assume invece una certa varietà di forme, nonché di condizioni climatiche ed ambientali.


Il Trentino è formato infatti da diverse vallate prettamente alpine (ad esempio le valli di Sole, Valle di Primiero e di Fiemme), che si aprono ai piedi complessi montuosi più importanti, segnate da un clima piuttosto rigido, dalla presenza di ghiacciai e dall'abbondanza di acque, ma anche da vallate subalpine, altopiani e piccole pianure dal clima submediterraneo, dove è possibile anche la coltivazione dell'olivo (come ad esempio la riviera settentrionale del lago di Garda o la bassa valle del fiume Sarca).



Morfologia |




Cima Carè Alto, Gruppo dell'Adamello




Cima Brenta Alta, Dolomiti di Brenta


Dal punto di vista geologico la Provincia di Trento presenta complessi montuosi di origine diversa. Nel lembo occidentale del Trentino, al confine con la Lombardia, dominano per la loro struttura massiccia, la presenza di nevi perenni (tra le più estese d'Italia) e le loro elevazioni il Gruppo dell'Adamello e il Gruppo della Presanella, formati da diorite tonilica. Attraversando la valle del torrente Noce, si arriva nel settore dominato dal gruppo Ortles-Cevedale. Esso è costituito soprattutto da scisti cristallini ed è caratterizzato da ampi ghiacciai.


In Trentino sono poi presenti diversi gruppi dolomitici, costituiti cioè da dolomia, doppio carbonato di calcio e magnesio. Nella parte occidentale della Provincia, le Dolomiti di Brenta rappresentano l'unico complesso dolomitico situato a ovest del fiume Adige.


Nella parte orientale della Provincia si estendono poi altri gruppi dolomitici, spesso in continuità con il Veneto e il vicino Alto Adige.
Fra questi, basti ricordare la "Regina delle Dolomiti", la Marmolada, l'estrema varietà di forme, paesaggi e guglie delle Pale di San Martino (gruppi condivisi con la provincia di Belluno); il massiccio "castello" del Gruppo del Sella (condiviso con le province di Belluno e Bolzano); i pinnacoli e i campanili del Latemàr e le inconfondibili forme del Sassolungo e del Catinaccio (situati fra Trentino e Alto Adige).


Nel Trentino orientale sono presenti poi la vasta catena montuosa del Lagorai costituita da porfidi ed il massiccio granitico della Cima d'Asta, che rappresentano i territori più incontaminati e selvaggi della Provincia.


Infine, meno elevate ma non meno importanti sono le vette della Paganella e del Monte Bondone, non lontani dal capoluogo, nonché le porzioni trentine delle Prealpi venete, costituite dai settori settentrionali del Monte Baldo, dei Monti Lessini, delle Piccole Dolomiti e del Pasubio, e degli altipiani al confine meridionale con il Veneto.




La punta settentrionale del lago di Garda, il punto più basso del Trentino (65 m s.l.m.)














































































Principali elevazioni del Trentino
Cima
Gruppo
Altezza
in m s.l.m.

Cevedale

Gruppo Ortles-Cevedale
3764

Cima Presanella

Gruppo della Presanella
3556

Carè Alto

Gruppo dell'Adamello
3462

Cima Tosa

Dolomiti di Brenta
3173
Cima Brenta
Dolomiti di Brenta
3154
Catinaccio d'Antermoia

Catinaccio
3002
Piz Boè

Sella
3154
Marmolada

Marmolada
3342

Vezzana

Pale di San Martino
3192

Cimon della Pala
Pale di San Martino
3184
Monte Latemar

Latemar
2846
Cima d'Asta

Cima d'Asta
2847
Cima Cece

Lagorai
2772



Sismicità |


In base alla classificazione sismica italiana il Trentino meridionale è stato classificato come appartenente alla zona sismica 3 (sismicità bassa) e quello settentrionale alla zona sismica 4 (sismicità molto bassa).[28]


In territorio trentino si trovano tuttavia due zone di faglia, quella del monte Baldo e quella delle Giudicarie, che possono provocare terremoti. Il 13 dicembre 1976 lo spostamento della faglia del Monte Baldo provocò a Riva del Garda e Molina di Ledro una scossa di terremoto del 7º grado della scala Mercalli, che danneggiò gravemente i centri storici e rese necessaria l'evacuazione di decine di famiglie.[29] Anche i Lavini di Marco, una distesa di blocchi di roccia calcarea dovuti a delle frane in epoche remote, vengono ricondotti da Dante Alighieri nel suo Inferno a fenomeni tellurici.[30]



Idrografia |




Le Cascate di Nardis (Val di Genova-Val Rendena) in inverno


Il Trentino è caratterizzato da una valle che ne solca la lunghezza, la Valle dell'Adige, da Ala a Salorno, rappresentando quasi una spina dorsale del territorio.


Su essa si innestano diverse valli minori, formate da affluenti dell'Adige, i principali dei quali sono il Noce (affluente da destra presso Zambana, dopo aver percorso le valli di Sole e di Non) e l'Avisio (che solca nell'ordine le valli di Fassa, Fiemme e Cembra e si getta nell'Adige da sinistra, a Lavis). Appartengono al bacino atesino anche il Fersina (percorre la Valle dei Mocheni e la conca di Pergine per poi lambire la città di Trento) e il Leno, che provenendo dalla Vallarsa e dalla valle di Terragnolo confluisce nell'Adige a Rovereto). L'intera porzione sud-occidentale della provincia appartiene invece al bacino del Po: la valle percorsa dal Chiese (affluente dell'Oglio), e quelle percorse dal Sarca (principale immissario del Lago di Garda). A oriente, invece, parte del territorio si colloca nel bacino del Brenta, che nasce dai laghi di Levico e Caldonazzo, percorre la Valsugana e, già in provincia di Vicenza, riceve le acque del Cismòn provenienti dalla valle di Primiero.


Appartengono alla provincia la punta settentrionale del Lago di Garda e numerosi laghi alpini: tra di essi si possono ricordare i laghi di Levico e Caldonazzo in Valsugana, di Toblino, Cavedine e Terlago nella Valle dei Laghi, di Molveno nell'altopiano della Paganella, di Tovel nella Val di Tovel, della Serraia nell'altopiano di Piné, il lago di Cei sopra Rovereto.




Il lago di Molveno dalle Dolomiti di Brenta


Il dislivello fra le valli solcate dai corsi d'acqua minori e le valli principali provoca spesso la formazione di salti, cioè cascate. Molte delle cascate del Trentino presentano questa origine. Fra le principali, le cascate di Nardis e del Làres e in Val di Genova, di Lert e del Ribor in Val di Daone, del Regagnolo in Val di Rabbi, di Fedaia ai piedi della Marmolada, di Sardagna e di Ponte Alto a Trento, la cascata del lupo presso l'altopiano di Piné.



Clima |


Il clima del Trentino può essere definito di transizione tra il clima semicontinentale e quello alpino. Le temperature di gennaio sono comprese dai -5 °C ai -10° mentre in estate sui 25°-30° ed anche più. Pur presentando gran parte del proprio territorio ad un'altitudine media piuttosto elevata (circa il 77% al di sopra dei 1000 m s.l.m., poco meno del 20% al di sopra dei 2000 m s.l.m.), esso non presenta quei caratteri di rigidità propri di altre aree alpine.


A partire dalle fasce altimetriche più basse, il clima può essere suddiviso in quattro grandi aree[31]:




  • area submediterranea - comprende l'area dell'Alto Garda, della Valle del Basso Sarca e della Val d'Adige, soprattutto a sud di Trento. È la parte più bassa e relativamente più mite della regione, con inverni moderatamente freddi e nevosi ed estati piuttosto calde, a parte la zona altogardesana che nei pomeriggi estivi gode della fresca brezza dal lago. La vegetazione è un misto di essenze delle varie fasce altitudinali, in cui si nota in particolare la presenza di olivi sotto i 300m di quota nell'Alto Garda e nella Vallagarina (soprattutto nella parte sud);


  • area subcontinentale - clima di transizione che caratterizza i fondovalle oltre i 400m (ad esempio Valsugana o conca del Lomaso), con inverni più rigidi e nevosi. La vegetazione è costituita soprattutto da castagni, faggi e abeti bianchi;


  • area continentale - nelle vallate alpine (come la val di Fassa, la Val di Sole, la Val Rendena, la conca di Tione o la Valle di Primiero) con inverni rigidi e nevosi ed estati brevi e piuttosto piovose e con vegetazione composta soprattutto da conifere;


  • area alpina - nelle fasce superiori al limite della vegetazione arborea (1800/1900 m s.l.m.), con nevi che permangono a lungo durante l'anno.




Le Dolomiti di Brenta nel Trentino occidentale, inserite nel Parco naturale Adamello-Brenta



Ambiente naturale |




Le Pale di San Martino nel Trentino orientale, comprese nel Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino




Cascata in Val di Saènt (Rabbi), nel Parco nazionale dello Stelvio





Torbole e il lago di Garda


Alcuni fattori, come la densità di popolazione relativamente bassa della Provincia, la presenza di vasti ambienti isolati e ad altimetria piuttosto elevata, l'istituzione di diverse aree naturali protette, un certo grado di rispetto degli abitanti per i luoghi naturali (seppur in pochi casi compromessi da infrastrutture e costruzioni), hanno permesso la conservazione di numerose specie animali e vegetali.


Tra la popolazione faunistica del Trentino, estremamente varia, si possono ricordare alcune specie particolarmente numerose: gli ungulati (cervi, caprioli, camosci, e in misura minore stambecchi), lepri, volpi, scoiattoli, marmotte, galli cedroni.


Il territorio del Trentino è ricoperto per circa il 50% da boschi (circa 300.000 ettari). Nei versanti più elevati esso è composto principalmente da conifere, ma sono presenti anche faggi, aceri, frassini e sorbi.


Tra le iniziative ambientali più importanti portate avanti dalla Provincia autonoma di Trento, va segnalato il Progetto Life Ursus, volto al ripopolamento nel Trentino dell'orso bruno (ursus arctos), il più grande e significativo mammifero delle Alpi.


Agli orsi autoctoni trentini, prossimi all'estinzione, sono stati affiancati una serie di esemplari provenienti dalle foreste della Slovenia. Gli orsi, inseriti in un primo momento nell'area del Parco Adamello Brenta, si sono spostati anche nei territori limitrofi del Trentino occidentale, sconfinando anche in Alto Adige, Austria e Germania.


In Trentino sono state istituite tre aree naturali protette (una nazionale e due provinciali):



  • la parte trentina del Parco nazionale dello Stelvio - nel cuore delle Alpi centrali, esso include il gruppo Ortles-Cevedale e le vallate alpine di Peio e Rabbi, dove sono presenti i due centri visitatori del settore trentino;

  • il Parco naturale Adamello-Brenta - la maggior area protetta del Trentino, interessa ben 39 comuni tra le valli Rendena (che divide i due gruppi montuosi) di Sole, di Non e Giudicarie. I centri visitatori sono situati presso il Lago di Tóvel, a Daone (dedicato alla fauna), a Spormaggiore (dedicato all'orso),

  • il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino - nella parte orientale del Trentino, include il settore trentino delle Pale di San Martino, la parte orientale del Lagorai e la foresta di abeti rossi di Paneveggio. I punti dedicati alla visita si situano a Paneveggio (flora e fauna), in Val Canali (acqua e storia), a San Martino di Castrozza (geologia e vita in alta quota) e a Prà de Madego nel Vanoi (etnografia).


In Consiglio provinciale sono state inoltre avanzate alcune proposte di istituzione di diversi nuovi parchi provinciali[32], mentre recentemente è stata approvata la legge (legge 11/2007[33]) che prevede il riassetto dei parchi trentini la futura istituzione di parchi locali la cui organizzazione può essere determinata dalle nascenti comunità di valle. Le aree individuate come possibili zone per le nuove aree protette provinciali o locali sono il Cadria-Tenno, il Lagorai-Cima d'Asta, il Latemar, il Monte Baldo-Garda trentino, il Monte Bondone e i territori del Pasubio-Piccole Dolomiti-Lessini.



Società |



Evoluzione demografica |


Al 1º gennaio 2013 si contavano 530.308 abitanti, di cui 33.280 stranieri (6,6%). Nello stesso anno i nati vivi sono stati 5.193 (10,3‰), i morti 4.565 (9,1‰), con un incremento naturale di 628 unità (1,2‰). Le famiglie contano in media 2,4 componenti, mentre la nuzialità nel 2005 era di 3,6 matrimoni ogni mille abitanti, dei quali il 57,4% si è svolto con rito religioso.



Comuni |


La Provincia autonoma di Trento è caratterizzata da numerosi comuni di piccolissime dimensioni. Per l'espletamento di numerosi servizi, di cui i comuni non potrebbero farsi carico singolarmente, sono stati istituiti (sotto la presidenza provinciale dell'avvocato Bruno Kessler) prima i comprensori, sostituiti ora dalle più piccole comunità di valle.


A seguito di fusione dei comuni, il numero di comuni è stato ridotto da 223 nel 2009 all'odierno 176. I comuni della provincia sono i seguenti:




  • Ala

  • Albiano

  • Aldeno

  • Altavalle

  • Altopiano della Vigolana

  • Amblar-Don

  • Andalo

  • Arco

  • Avio

  • Baselga di Piné

  • Bedollo

  • Besenello

  • Bieno

  • Bleggio Superiore

  • Bocenago

  • Bondone

  • Borgo Chiese

  • Borgo Lares

  • Borgo Valsugana

  • Brentonico

  • Bresimo

  • Brez

  • Caderzone Terme

  • Cagnò

  • Calceranica al Lago

  • Caldes

  • Caldonazzo

  • Calliano

  • Campitello di Fassa

  • Campodenno

  • Canal San Bovo

  • Canazei

  • Capriana

  • Carano

  • Carisolo

  • Carzano

  • Castel Condino

  • Castelfondo

  • Castel Ivano

  • Castello Tesino

  • Castello-Molina di Fiemme

  • Castelnuovo

  • Cavalese

  • Cavareno

  • Cavedago

  • Cavedine

  • Cavizzana

  • Cembra Lisignago

  • Cimone

  • Cinte Tesino

  • Cis

  • Civezzano

  • Cles

  • Cloz

  • Comano Terme

  • Commezzadura

  • Contà

  • Croviana

  • Daiano

  • Dambel

  • Denno

  • Dimaro Folgarida

  • Drena

  • Dro

  • Faedo

  • Fai della Paganella

  • Fiavè

  • Fierozzo

  • Folgaria

  • Fondo

  • Fornace

  • Frassilongo

  • Garniga Terme

  • Giovo

  • Giustino

  • Grigno

  • Imer

  • Isera

  • Lavarone

  • Lavis

  • Ledro

  • Levico Terme

  • Livo

  • Lona-Lases

  • Luserna

  • Madruzzo

  • Malosco

  • Malé

  • Massimeno

  • Mazzin

  • Mezzana

  • Mezzano

  • Mezzocorona

  • Mezzolombardo

  • Moena

  • Molveno

  • Mori

  • Nago-Torbole

  • Nave San Rocco

  • Nogaredo

  • Nomi

  • Novaledo

  • Ospedaletto

  • Ossana

  • Palù del Fersina

  • Panchià

  • Peio

  • Pellizzano

  • Pelugo

  • Pergine Valsugana

  • Pieve Tesino

  • Pieve di Bono-Prezzo

  • Pinzolo

  • Pomarolo

  • Porte di Rendena

  • Predaia

  • Predazzo

  • Primiero San Martino di Castrozza

  • Rabbi

  • Revò

  • Riva del Garda

  • Romallo

  • Romeno

  • Roncegno Terme

  • Ronchi Valsugana

  • Ronzo-Chienis

  • Ronzone

  • Rovereto

  • Roverè della Luna

  • Ruffré-Mendola

  • Rumo

  • Sagron Mis

  • Samone

  • San Lorenzo Dorsino

  • San Michele all'Adige

  • Sant'Orsola Terme

  • Sanzeno

  • Sarnonico

  • Scurelle

  • Segonzano

  • Sella Giudicarie

  • Sèn Jan di Fassa

  • Sfruz

  • Soraga

  • Sover

  • Spiazzo

  • Spormaggiore

  • Sporminore

  • Stenico

  • Storo

  • Strembo

  • Telve

  • Telve di Sopra

  • Tenna

  • Tenno

  • Terragnolo

  • Terzolas

  • Tesero

  • Tione di Trento

  • Ton

  • Torcegno

  • Trambileno

  • Trento

  • Tre Ville

  • Valdaone

  • Valfloriana

  • Vallarsa

  • Vallelaghi

  • Varena

  • Vermiglio

  • Vignola-Falesina

  • Villa Lagarina

  • Ville d'Anaunia

  • Volano

  • Zambana

  • Ziano di Fiemme




Comuni più popolosi |


Questi sono i dieci più popolosi ordinati per numero di abitanti (dati: Istat 30 giugno 2012):

















































































































Pos.
Stemma
Comune di
Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Altitudine
(m s.l.m.)
Comunità di valle



Trento-Stemma.png


Trento
117.325
157,92
740
194
Territorio della Val d'Adige



Rovereto-Stemma.png


Rovereto
38.939
50,9
755
204

Comunità della Vallagarina



Pergine Valsugana-Stemma.png


Pergine Valsugana
20.818
54,4
380
490

Comunità Alta Valsugana e Bersntol



Arco-Stemma.png


Arco
17.198
63,25
269
91

Comunità Alto Garda e Ledro



Riva del Garda-Stemma.png


Riva del Garda
16.451
42,45
383
70

Comunità Alto Garda e Ledro



Mori (Italia)-Stemma.png


Mori
9.672
34,54
278
204

Comunità della Vallagarina



Ala-Stemma.png


Ala
9.080
119,87
76
180

Comunità della Vallagarina



Lavis-Stemma.png


Lavis
8.773
12,44
700
238

Comunità Rotaliana-Königsberg



Levico Terme-Stemma.png


Levico Terme
7.668
62,88
119
520

Comunità Alta Valsugana e Bersntol

10º

Mezzolombardo-Stemma.png


Mezzolombardo
7.025
13,82
500
227

Comunità Rotaliana-Königsberg


Etnie e minoranze straniere |


Al 1º gennaio 2018 risiedono in Trentino 46.929 stranieri, 473 unità in più rispetto al 1º gennaio 2017 (con un incremento relativo dell’1,0%). Gli stranieri costituiscono l’8,7% della popolazione residente totale, un livello analogo alla media nazionale. In Italia, infatti, gli stranieri sono l'8,6% della popolazione residente, mentre nella provincia di Bolzano sono il 9,1% e nella ripartizione Nord-Est il 10,5%.[1]


Al 1º gennaio 2017 i gruppi più numerosi sono quelli di:




  • Romania Romania 10.258 / 22,08%


  • Albania Albania 5.779 / 12,44%


  • Marocco Marocco 3.820 / 8,22%


  • Ucraina Ucraina 2.549 / 5,49%


  • Moldavia Moldavia 2.520 / 5,42%


  • Macedonia Macedonia 2.465 / 5,31%


(dati: [2] 1º gennaio 2017)



Economia |


Il Trentino è un territorio montano e quindi con molti terreni agricoli idonei ad una ricca agricoltura, ma la sua posizione di passaggio tra l'Italia e le terre del Nord Europa ha sempre favorito i commerci. Nel Medioevo si svilupparono le industrie tessili a Trento e ad Ala e, grazie all'apporto veneziano, l'industria della seta a Rovereto. L'economia del Trentino si basò per secoli anche sulla fornitura di legname pregiato alle terre della pianura padana ed in particolare alla Repubblica di Venezia.


Nel periodo di dominazione asburgica successiva alla perdita del Lombardo-Veneto (1859/1866-1918), il Trentino era la terra più assolata per coltivazioni non possibili nella parte dell'impero posta al suo Nord; il suo clima mite lo rese meta turistica preferita di eminenti personalità dell'impero per soggiorni di vacanza, svago ad Arco, e cure termali a Levico e Roncegno. Tuttavia, a causa del carattere montuoso e dell'isolamento in cui gran parte del suo territorio si trovava, il Trentino rimase una terra povera. Proprio per contrastare l'indigenza don Lorenzo Guetti fondò allo spirare del XIX secolo la prima cooperativa trentina, formula societaria che in Trentino ebbe matrice cattolica e che poi ebbe grande fortuna in Trentino nel secolo successivo.


Una particolarità dell'economia trentina è ancora oggi l'ampiezza del settore cooperativo (oltre 100.000 soci in Trentino[34]), che ha riscontri simili di diffusione solo in Emilia-Romagna; le cooperative trentine sono dette "bianche" perché legate storicamente alla Democrazia Cristiana, in contrapposizione a quelle dell'Emilia-Romagna, legate al Partito Comunista e perciò dette "rosse". Le cooperative trentine sono molto attive nel settore del credito (prima casse rurali, ora banche di credito cooperativo) e della trasformazione dei prodotti agricoli (caseifici sociali, cantine sociali, consorzi ortofrutticoli), meno nel settore della distribuzione commerciale (famiglie cooperative, sindacato agricolo industriale trentino - SAIT), mentre quelle emiliane prediligono altri settori (grande distribuzione, costruzioni edili e stradali, assicurazioni) per cui nel sistema cooperativo, riunificatosi alla fine del XX secolo dopo un cinquantennio di contrapposizione ideologico-politica, diventano complementari. Le cooperative trentine sono riunite nella federazione dei consorzi cooperativi, che vigila sulle singole cooperative.


Il benessere diffuso arrivò negli anni settanta del Novecento insieme al boom del Nordest e all'ampliamento dell'autonomia politica, dovuto alle pressioni dei corregionali dell'Alto Adige e alla capacità dei politici trentini inseriti ai massimi livelli a livello nazionale (soprattutto Flaminio Piccoli e Bruno Kessler).



Agricoltura e allevamento |




Panoramica complesso scolastico dell'Istituto Agrario di S.Michele all'Adige oggi Fondazione Edmund Mach (FEM)


Nonostante le caratteristiche del territorio, prevalentemente montano, il settore agricolo è piuttosto rilevante. Al contrario del vicino Alto Adige, le aziende agricole non sono indipendenti fra loro (struttura del maso chiuso, che pure ha impedito in provincia di Bolzano un eccessivo frazionamento delle proprietà), ma spesso inserite in un'ampia rete di cooperative agricole. Una caratteristica costante è sempre stata il maggior costo dei terreni agricoli, rispetto a terreni ben più produttivi posti nella vicina pianura padana.


In passato l'agricoltura era soprattutto di sopravvivenza, ma dall'ultima parte del Novecento la frutticoltura e la viticoltura hanno assunto una particolare importanza.


Infatti il comparto agricolo più importante è diventato quello frutticolo. La produzione numericamente più rilevante è relativa alle mele (assieme all'Alto Adige viene raggiunta circa il 60% della produzione nazionale con primato anche europeo di produzione), in particolare della varietà Golden Delicious.


Se la produzione di mele, pur presente anche nelle zone pianeggianti, è assolutamente prevalente in tutta la fascia tra i 400 ed i 1.000 metri s.l.m., nelle zone tra i 200 ed i 400 metri è assolutamente prevalente la produzione di un vasto assortimento di uve, in particolare delle varietà adatte a produrre gli spumanti con il metodo classico ed i vini tipici, tanto che le uve sono il prodotto agricolo più significativo dopo le mele, prodotto di alta qualità anche se (diversamente dalle mele) quantitativamente modesta rispetto alla produzione nazionale italiana. Proprio l'aver intrapreso per prima la strada dell'alta qualità del vino e delle grappe, nonché l'esplosione della produzione di spumanti di alta qualità ha reso la viticoltura particolarmente fiorente e redditizia.


La coltivazione dei piccoli frutti (fragole, lamponi, mirtilli e more) è significativa, nonostante sia necessariamente quantitativamente limitata, e peculiare di alcune zone specifiche del Trentino, in particolare la Valle dei Mocheni ed altre zone di montagna.


Alcune aree, come la Val di Gresta, sono interessate dalla coltivazione degli ortaggi (patata, carota, cavolo cappuccio, zucchina, radicchio, sedano, cipolla, ecc.).


Storicamente molto significativo l'allevamento, in passato uno dei mezzi di sostentamento più importanti nelle vallate alpine. Testimonianza di ciò è la presenza in quasi tutto il territorio provinciale di malghe e ricoveri estivi per il bestiame, in parte tuttora utilizzati per la pratica dell'alpeggio. Il settore zootecnico più rilevante è relativo ai bovini da latte, da cui si ricava una grande varietà di prodotti caseari tipici, anche se il settore caseario è meno rilevante che in passato; tuttavia vengono tuttora prodotte varie tipologie peculiari di formaggi, stagionati e freschi. Di particolare pregio il Trentingrana (sotto denominazione della DOP "Grana padano"), il Puzzone di Moena, la Tosèla del Primiero e il Casolet della Val di Sole. Altre leccornie degne di nota del settore alimentare sono la farina di granoturco di Storo, le mele della Val di Non e le produzioni locali di miele e funghi. Infine sulla sponda trentina del Lago di Garda è coltivato l'ulivo: si tratta della punta con la latitudine più elevata all'interno dell'areale di questa pianta, tipicamente mediterranea. Il fatto di essere così settentrionale permette di avere un olio più ricco di polifenoli e clorofilla; questo è il motivo del colore verde di questo olio e del sapore del tutto particolare.


Ci si è resi conto che, non potendo competere con i terreni di pianura con la quantità, era molto più conveniente orientarsi all'alta qualità dei prodotti con una puntigliosa tutela dei marchi dei prodotti locali. Quanto a sviluppo dei marchi di origine e qualità ed alla loro difesa, gli imprenditori trentini e le cooperative agricole o di lavorazione dei prodotti agricoli sono state dei maestri anche per il resto d'Italia, che sta seguendo in ritardo tale politica commerciale.


La Provincia, in ambito agricolo, nell'ottica della valorizzazione dei prodotti, è sempre stata sensibile al tema della produzione sostenibile e naturale e, già dal 2003, ha istituito il Centro di ricerca SafeCrop, Centro per la ricerca e lo sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a basso impatto sull'ambiente e sulla salute del consumatore.


Infine si può notare la ricca produzione di vino tra cui spicca lo spumante Trento DOC.








































Frutticultura[35]
Tipologia
Produzione (q.li)
Mele
4.489.190
Fragole
36.000
Susine
14.500
Ciliegie
10.080
Lamponi
4.852
Ribes
4.859
More
3.274
































Allevamento[35]
Specie
Numero capi
Bovini
45.149
Ovini
20.642
Caprini
5.463
Equini
2.014
Suini
6.354



Industria |


L'industria occupa circa il 30% della popolazione attiva della Provincia, contribuendo per circa un terzo alla ricchezza complessiva prodotta.


Le industrie sono concentrate nella Valle dell'Adige, in Vallagarina e nella Valsugana e sono spesso di piccole-medie dimensioni. Sono attive nei settori tessile, edilizio, della meccanica, del legno e della carta. Un ambito industriale particolarmente importante è relativo alla lavorazione del porfido, principalmente in Val di Cembra e nelle zone limitrofe (comuni di Albiano, Fornace, Civezzano, Lona-Lases, Baselga di Piné).


Molto importante per qualità, immagine, storia e tradizione, è il settore alimentare con numerose cantine (vino) e distillerie tradizionali. Alcune grosse realtà cooperative (come Cavit o Mezzocorona) e altre piccole o medie realtà private (come Marzadro, Ferrari, Villa de Varda, Zeni, Endrizzi, Bertagnolli, Poier) collaborano e contribuiscono per espandere sempre più la tradizione trentina del "bere bene". Ci si è resi conto che, non potendo competere con la quantità, era molto più conveniente orientarsi all'alta qualità dei prodotti con una puntigliosa tutela dei marchi dei prodotti locali, sia con riconoscimenti DOC, DOP e IGP per i vini sia con la riqualificazione di prodotti prima trascurati come le grappe ed i liquori sia con l'introduzione di prodotti nuovi come gli spumanti metodo classico (già prima denominato champenoise). Quanto a sviluppo dei marchi di origine e qualità ed alla loro difesa, gli imprenditori trentini e le cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli sono state dei maestri anche per il resto d'Italia, che sta seguendo in ritardo tale politica commerciale.


L'abbondanza d'acqua, l'orografia del territorio e la presenza di dislivelli molto ampi hanno favorito la produzione di energia idroelettrica (il Trentino detiene una quota tra l'8% e il 10% dell'intera produzione nazionale).



Settore terziario |


Viste le ampie competenze amministrative e le notevoli risorse finanziarie della Provincia autonoma di Trento il settore pubblico svolge un ruolo di primaria importanza, non solo in quanto vengono gestiti a livello provinciale servizi solitamente gestiti dallo stato, ma anche in quanto principale datore di lavoro del Trentino. I dipendenti pubblici in Trentino ammontano a quasi 50.000 persone.[36]


A Trento ha sede ITAS - Istituto Trentino-Alto Adige per assicurazioni, una "società mutua assicuratrice" costituita nel 1821.


Una delle attività economiche più importanti è il turismo, sia estivo che soprattutto invernale, caratterizzato da una notevole varietà e ampiezza nell'offerta turistica.


Secondo le statistiche del 2005, in Provincia sono presenti 1.570 strutture alberghiere, per un totale di 94.162 posti letto; includendo alloggi privati, seconde case e esercizi complementari il Trentino conta 69.737 strutture per 460.235 posti letto complessivi[35].



Turismo montano |




Le Pale di San Martino, il gruppo più esteso delle Dolomiti. Ai piedi del complesso l'abitato di San Martino di Castrozza.


Le principali località turistiche sono centri a carattere montano, caratterizzate dalla presenza di numerosi impianti di risalita, spesso parte di ampi caroselli sciistici, e di strutture per la pratica degli sport invernali.


Il centro più mondano della provincia è Madonna di Campiglio, adagiata a 1.550 metri, sorta in una conca tra le Dolomiti di Brenta e le nevi perenni del gruppo dell'Adamello e del gruppo della Presanella, antica sede di un ospizio medievale dedicato a Santa Maria. A Campiglio (pista 3-Tre) vengono spesso disputate gare di slalom speciale della coppa del Mondo di sci alpino. Accomunato dalla stessa origine, nel Trentino orientale si è sviluppato San Martino di Castrozza, attorniato dai prati un tempo custoditi dall'antico monastero di San Martino e Giuliano e dalle vette del più esteso fra i gruppi dolomitici, le Pale di San Martino. La località, situata nel Primiero, è considerata da molti la zona più bella delle Dolomiti. Sempre nella valle di Primiero è presente un altro borgo storico ricco di fascino, Fiera di Primiero, situato proprio ai piedi del summenzionato massiccio delle Pale.


Da San Martino, valicando il passo Rolle si giunge in val di Fiemme (fra i centri maggiori, Cavalese, Predazzo e Tesero), vallata celebre per le sue estese foreste di abete rosso e nota come importante centro sportivo, soprattutto per lo sci nordico, del quale ha organizzato tre mondiali (1991, 2003 e 2013); a nord di Fiemme si estende la terra dei ladini, la val di Fassa, formata da diversi piccoli centri (i più grandi e forse i più conosciuti sono Moena e Canazei) e scolpita da alcuni fra i più rilevanti gruppi delle Dolomiti (Marmolada, Sella, Catinaccio).


Numerose sono le frazioni adagiate sugli altopiani di Folgaria e Lavarone, antiche comunità di origine cimbra e importanti centri turistici sia estivi che invernali, non lontano dal confine con il Veneto.


Nel Trentino occidentale, le due stazioni di Folgarida e Marilleva, unite al comprensorio del passo del Tonale e al paese di Peio rappresentano i maggiori centri sciistici della val di Sole. Infine, località turistiche di primo piano sono i paesi (Andalo, Molveno e Fai) adagiati tra le pendici della Paganella e il cuore del gruppo dolomitico del Brenta.


Altre zone interessate da impianti di risalita per la pratica dello sci sono l'altopiano di Brentonico, il passo Brocon, la Panarotta e il monte Bondone.


I numerosi valichi alpini lo rendono un'attrattiva per cicloturisti e ciclisti amatori d'estate. Particolarmente famoso è il giro del Sella Ronda con i suoi passi affrontati numerose volte dal giro d'italia professionisti. Vi si tengono annualmente il giro del Trentino, il trofeo Melinda, la maratona delle Dolomiti e diverse gran fondo.



Turismo climatico |




Il paese di Torbole, sulla sponda settentrionale del lago di Garda


Altre mete frequentate sono le stazioni climatiche sorte nei pressi dei diversi laghi della Provincia, apprezzate in particolare dai turisti stranieri. Fra queste, si possono ricordare Riva del Garda e Torbole sulla sponda settentrionale del lago di Garda e i diversi centri della Valsugana nei pressi dei laghi di Levico e Caldonazzo.


Infine, importante è il turismo termale: i centri termali più importanti del Trentino sono Comano, ai piedi del settore meridionale delle Dolomiti di Brenta, Levico e Vetriolo in alta Valsugana, Peio e Rabbi nelle due vallate laterali della Val di Sole. Nel 2007 è stata scoperta un'ulteriore sorgente termale situata a Torbole sul Garda nel territorio del municipio di Arco. Attualmente lo sfruttamento di tale sorgente è ancora in fase di pianificazione ma si prevede comunque la creazione di un polo termale.



Trasporti e comunicazioni |



Linee stradali |




Mappa stradale del Trentino


Il Trentino è terra di attraversamento tra l'area germanica e l'Italia settentrionale.
Gli assi principali di comunicazione stradale sono l'Autostrada A22 del Brennero e la Strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero, che si sviluppano lungo la Valle dell'Adige. La direzione della società Autostrada del Brennero s.p.a. si trova a Trento, in quanto i principali azionisti della Società sono la Regione Trentino-Alto Adige e le due province di Bolzano e Trento.


Poiché l'autostrada si caratterizza per un grande traffico di mezzi pesanti, è obiettivo primario della Provincia e della Regione diminuire pesantemente il traffico su gomma, spostando i veicoli pesanti sulla ferrovia, in futuro potenziata dal tunnel del Brennero tra Alto Adige e Tirolo.


È stata proposta più volte la costruzione sul territorio trentino di un'altra autostrada, l'A31 (detta Valdastico o PiRuBi), che collegherebbe Trento a Vicenza e Rovigo. La realizzazione di questa infrastruttura, già da molti anni interamente realizzata sul territorio veneto sino alla galleria di collegamento al Trentino è fortemente appoggiata dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Vicenza e dall'ANAS, mentre divide popolazione e politica trentina.[37][38]



Linee ferroviarie |





Alstom della ferrovia Trento-Malé-Mezzana


La linea ferroviaria principale è la Ferrovia del Brennero, che collega il Trentino a sud verso la Pianura Padana e a nord verso i Paesi Germanici. È in costruzione un lungo tunnel ferroviario che tra qualche anno renderà possibili velocissimi collegamenti tra la pianura padana e l'area germanica sia per le persone che per le merci, sottopassando il passo del Brennero ad alta velocità.


In Trentino esistono altre due linee ferroviarie: la Ferrovia della Valsugana, che collega Trento a Venezia, e la regionale (a scartamento ridotto) ferrovia Trento-Malé-Mezzana, che mette in comunicazione il capoluogo con le valli del Noce, Non e Sole, ed è in gestione alla società Trentino trasporti.


Nel passato esistevano inoltre diverse altre ferrovie, attivate in era asburgica e poi dismesse: la Ferrovia della Val di Fiemme, che collegava Ora a Predazzo, la Ferrovia dell'Alta Anaunia (Dermulo-Fondo-Mendola), diramazione della tranvia Trento-Malé che raggiungeva il Passo della Mendola, e la Ferrovia Rovereto-Arco-Riva (RAR).



Trasporto pubblico |


Il trasporto pubblico su gomma in tutto il Trentino, urbano a Trento e Rovereto, suburbano ed extraurbano in tutte le valli della provincia è affidato alla società Trentino trasporti, nata dalla fusione delle precedenti aziende "Atesina" e ferrovia Trento-Malé-Marilleva. Trentino trasporti svolge un capillare servizio pubblico raggiungendo anche i paesi più piccoli e isolati dell'intera provincia. La stessa società è concessionaria della linea ferroviaria Trento-Malé-Mezzana. La linea ferroviaria della Valsugana è invece gestita da Trenitalia, benché si discuta da tempo di una sua possibile provincializzazione. La Provincia autonoma di Trento, benché non proprietaria dell'infrastruttura, ha acquistato diversi treni minuetto per questa linea, affidandoli in gestione a Trenitalia.
Un ruolo importante è ricoperto dalla presenza sul territorio delle piste ciclabili che si sviluppano per circa 400 km; il Trentino è attraversato dalla Ciclopista del Sole dove il percorso segue il fiume Adige e da numerosi tracciati che percorrono i fondovalli delle valli trentine.



Infrastrutture e trasporti |



Aeroporti |




L'aeroporto visto dalla Obere Batterie Mattarello del complesso fortificato di Mattarello






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Lo stesso argomento in dettaglio: Aeroporto di Trento-Mattarello.

A Trento esiste anche un aeroporto, che si trova a sud della città, ovvero presso Mattarello. Esso è aperto dal 1969 al traffico aereo turistico nazionale e comunitario, accoglie aerei da turismo, alianti ed elicotteri. L'aeroporto ospita il museo dell'aeronautica Gianni Caproni[39] e la sede del Nucleo Elicotteri della provincia di Trento.[40]



Cultura, istruzione e ricerca |



Istruzione e ricerca |


A Trento è presente l'Università di Trento, istituita per volontà del presidente provinciale Bruno Kessler nel 1962, di medie dimensioni (circa diciassettemila studenti), ma molto attiva a livello internazionale. All'inizio le pur ricche risorse della Provincia non furono in grado di garantirne lo sviluppo, ma poi si riuscì ad accollare tutti gli oneri dell'insegnamento allo Stato, sicché le risorse della Provincia poterono concentrarsi sullo spingerne lo sviluppo e nel finanziare la sola ricerca (tramite l'Istituto Trentino di Cultura, ora denominato Fondazione Bruno Kessler) con maggior larghezza di mezzi rispetto ad altre realtà nazionali.
Sono presenti i dipartimenti di Economia e Management, Giurisprudenza, lettere e filosofia, Ingegneria, Sociologia, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze cognitive (nella sede di Rovereto).


Fu la prima università italiana a istituire corsi di laurea in sociologia, corso di laurea con cui l'università nacque. Secondo l'indagine Censis-la Repubblica del 2012 è seconda per qualità nella classifica degli atenei italiani di medie dimensioni.


La Provincia ha dato vita anche negli anni sessanta ad un importante istituto di ricerca scientifica ed umanistica: l'Istituto Trentino di Cultura (divenuto nel 2007 Fondazione Bruno Kessler), strutturata in due Centri scientifico tecnologici (Materiali e Microsistemi, e Information Technology)(FBK-irst), due centri umanistici, l'Istituto per gli studi storici italo-germanici (FBK-isig) e l'Istituto per le scienze religiose (FBK-isr). Della Fondazione Bruno Kessler (www.fbk.eu) fa parte anche l'ECT*, l'European Center for Theoretical studies in Nuclear Physics and related areas.


A Trento hanno sede infine il Centre for Computational and Systems Biology CoSBi[41], centro bioinformatico di eccellenza scientifica e tecnologica che opera nei settori farmaceutico e nutrigenomico nato dall'accordo siglato tra il governo italiano, la Provincia autonoma di Trento, l'Università di Trento e la Microsoft e il "Centro di Ecologia Alpina" (presso le Viote del Monte Bondone), confluito dal 1º gennaio 2008 nella Fondazione Edmund Mach, che raccoglie l'eredità storica dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, istituto di istruzione secondaria, ricerca e assistenza tecnica in agricoltura.



Musei |





Riva del Garda, piazza III Novembre con la torre Apponale


Nel territorio della Provincia sono presenti numerosi enti museali, che hanno avuto significativo sviluppo nell'ultimo ventennio dai mezzi finanziari della Provincia. Fra i principali:



  • il museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART), inaugurato nel 2002, con sede in corso Bettini a Rovereto. La moderna struttura architettonica è stata progettata da Mario Botta e si inserisce con armonia nel tessuto storico della città. Il MART può vantare una vasta collezione permanente di opere contemporanee e si pone l'obiettivo di assumere una dimensione sempre più internazionale.

  • il MUSE, museo delle scienze di Trento.

  • Il Museo Civico di Rovereto, fondato nel 1851 e tra i più antichi musei italiani;

  • il museo del Buonconsiglio presso l'omonimo castello e il Museo Storico in Trento di via Torre d'Augusto;

  • il museo tridentino di scienze naturali, situato a Trento;

  • il museo dell'aeronautica, dedicato a Gianni Caproni (con sede a Mattarello);

  • il museo degli usi e costumi della Gente Trentina, uno dei maggiori musei etnografici e di cultura materiale dell'intera area alpina, con sede a San Michele all'Adige;

  • il museo storico italiano della Guerra di Rovereto, dedicato alla prima guerra mondiale, ospitato presso il castello della città.

  • il museo geologico delle Dolomiti a Predazzo


Da segnalare inoltre gli istituti di cultura e i musei dedicati alla tre minoranze della Provincia, l'Istitut cultural Ladin "majon di fascegn" in Val di Fassa e il Kulturinstitut Bersntol - Lusérn per la valorizzazione delle minoranze germanofone mòchene e cimbre.



Enti e associazioni culturali |



  • Un importante soggetto culturale operante in Trentino è la Società Alpinisti Tridentini (SAT), fondata in età asburgica (2 settembre 1872). Essa si pone l'obiettivo di promuovere la conoscenza dell'ambiente montano trentino, di mantenere integro il patrimonio naturalistico, di conservare la rete di sentieri e la presenza dei rifugi alpini, di svolgere attività editoriale a carattere scientifico e commemorativo.

  • Nel 1750 fu fondata l'Accademia Roveretana degli Agiati, con sede nel capoluogo della Vallagarina. Questa istituzione culturale, riconosciuta dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria nel 1753, ha aggregato nel corso della storia numerosi studiosi locali e nazionali.

  • Sul territorio della provincia di Trento, oltre che su quello della provincia di Bolzano, è attiva l'Orchestra Haydn.

  • In Trentino è molto radicata la tradizione della musica corale. Sono presenti 181 cori[42] (popolari, polifonici e infantili), riuniti nella Federazione Cori del Trentino. Due fra i più celebri cori maschili italiani sono i prestigiosi Coro della SAT, diretto dal maestro Pedrotti, e Coro della SOSAT.

  • Federazione dei Corpi Bandistici della Provincia di Trento, fondata nel 1951 per coordinare e organizzare i corpi bandistici del Trentino con il fine di migliorare la qualità tecnico-artistica dei loro membri. Conta 82 corpi bandistici e 4 fanfare alpine e 41 bande giovanili.[43]

  • La Welschtiroler Schützenbund ovvero la Federazione delle Compagnie Schützen del Tirolo Meridionale, nata a partire dal 1982, con la rifondazione dell'antica Schützenkompanie Kronmetz/Mezzocorona, oggi conta 24 Compagnie, sparse in tutte il territorio provinciale. Queste compagnie si ispirano alle storiche milizie della Contea del Tirolo, dette appunto Schützen o Sizzeri. Fra le attività intraprese, si ricorda la partecipazione alla processione di San Sebastiano, patrono del Tirolo, il tiro al bersaglio, i fuochi del Sacro Cuore di Gesù, la pulizia di sentieri e vecchie strade militari e il ripristino di trincee della Grande Guerra e della linea di forti denominata Fortezza di Trento.



Editoria e mass media |


Il Trentino, nonostante le piccole dimensioni del suo territorio, è storicamente caratterizzato da una discreta pluralità di pubblicazioni e di mezzi di comunicazione locali.


Nel primo dopoguerra venivano pubblicati tre quotidiani: Il nuovo Trentino, giornale cattolico a lungo diretto da Alcide Degasperi, La Libertà, di ispirazione liberale, e Il Brennero, foglio fascista.


Dalla fine della Seconda guerra mondiale vengono invece pubblicati due quotidiani, L'Adige e il Trentino (entrambi della casa editrice sudtirolese Athesia); a questi si affianca il Corriere del Trentino, edizione locale del Corriere della Sera. La diffusione di quotidiani è decisamente superiore alla media nazionale.


Fra i periodici locali, Vita trentina è il settimanale edito dall'Arcidiocesi di Trento, mentre QuestoTrentino è un quindicinale d'informazione indipendente.


Sono inoltre presenti testate di informazione esclusivamente online, come La Voce del Trentino, Secolo Trentino, Il Dolomiti e Trento Today del gruppo editoriale Citynews.


La Provincia ha inoltre supportato la nascita nel 2000 dell'Osservatorio sui Balcani, con sede a Rovereto, una delle testate giornalistiche italiane più attente all'area dei Balcani e dell'Europa sud-orientale.


Sono presenti numerose reti radiofoniche a carattere regionale (Radio Dolomiti, RTT, Radio Studio Sette) o a dimensione valligiana e comunitaria. Due infine sono le emittenti televisive private: RTTR e Trentino TV (già TCA), che affiancano la sede regionale della RAI di Trento.



Cucina |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti agroalimentari tradizionali del Trentino-Alto Adige.


Religione |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Trento e Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento.

Pur rimanendo una regione con un saldo legame con la tradizione cattolica, il Trentino si sta muovendo lentamente verso un processo di laicizzazione.[44]



Eventi |


Tra gli eventi principali della provincia si cita il festival musicale I Suoni delle Dolomiti, attività che si ripete annualmente da 1996.[45]



Lingue e dialetti |



Dialetti trentini e aree culturali |


Diverse influenze esterne (principalmente venete e lombarde orientali, ma anche tirolesi e ladine) hanno determinato la diffusione in Trentino di dialetti con alcuni caratteri diversi. I dialetti trentini sono sostanzialmente raggruppabili in un'area centrale, un'area occidentale (a influenza lombarda) e un'area orientale (a influenza veneta).


Secondo la partizione linguistica proposta da Cesare Battisti nel 1915[46], è possibile infatti distinguere l'area trentina propriamente detta, che comprende il capoluogo, la Valle dell'Adige, la Valle dei Laghi, le Giudicarie Esteriori, l'altopiano di Pinè e il Perginese; l'area trentina a sostrato ladino, sia nel Trentino occidentale (Valli di Sole e di Non) che in quello orientale (il medio corso dell'Avisio, cioè le valli di Fiemme e Cembra); l'area ad influenza veneta, con una fase feltrina nel Primiero, una fase vicentina nella Valsugana e una fase veronese nella Vallagarina; l'area a influenza lombarda (Giudicarie Interiori e Val di Ledro).



Le minoranze linguistiche |




Il ghiacciaio della Marmolada, in ladino Marmoleda


Nella Provincia sono presenti inoltre tre minoranze linguistiche, le cui lingue sono tutelate dallo statuto di autonomia regionale (art. 102) e da leggi nazionali e provinciali:



  • la lingua ladina viene parlata in Val di Fassa/Val de Fascia (comuni di Campitello di Fassa/Ciampedel, Canazei/Cianacei, Mazzin/Mazin, Moena/Moena, Pozza di Fassa/Poza, Soraga/Sorèga, Vigo di Fassa/Vich), oltre che nei comuni di Livinallongo e Cortina d'Ampezzo (trasferiti dal Trentino al Bellunese nel 1923) e nelle valli di Gardena e Badia in provincia di Bolzano;

  • la lingua mochena nella Valle dei Mocheni/Bersntol (comuni di Frassilongo/Garait, Fierozzo/Gamoà Va Vlarotz e Palù del Fersina/Palae en Bersntol);

  • la lingua cimbra a Luserna, parlata anche in una decina di comuni montani del confinante Veneto.


Alcuni comuni delle province contigue sono di lingua cimbra o di lingua ladina: questo fattore contribuisce alla loro richiesta di unificazione al Trentino. Alcuni comuni hanno già formalizzato la richiesta con un referendum, altri intendono farlo.


Sin dal 2001, in occasione del censimento decennale della popolazione, la popolazione trentina può dichiarare la propria appartenenza a una delle minoranze storiche.
































Minoranza
2001
numero di parlanti[47]
2001
percentuale rispetto alla
popolazione trentina

2011
numero di parlanti[48]
2011
percentuale rispetto alla
popolazione trentina

Ladini
16.462
3,5 %
18.550
3,5 %
Mocheni
2.276
0,5 %
1.660
0,3 %
Cimbri
882
0,2 %
1.072
0,2 %


I ladini della Val di Fassa sono la minoranza riconosciuta più numerosa, seguita dalle comunità germanofone dei Mòcheni e dei Cimbri.


La minoranza non riconosciuta più consistente è quella della Val di Non e Val di Sole. Nel censimento del 2011 infatti più di 8.700 nonesi e solandri si sono autodichiarati di lingua ladina, superando numericamente i ladini fassani.[49] L'appartenenza degli idiomi noneso e solandro al gruppo linguistico retoromanzo rimane oggetto di dibattito linguistico e politico.


Nelle scuole trentine vengono insegnati sin dalla scuola primaria il tedesco e l'inglese.



Stemma e gonfalone |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma della provincia autonoma di Trento e Aquila di San Venceslao.



La bandiera della Provincia Autonoma di Trento, caricata con l'aquila di San Venceslao


Lo stemma ufficiale della Provincia raffigura l'aquila fiammeggiante di San Venceslao, antico simbolo donato dal Re di Boemia Giovanni I al vescovo trentino Niccolò da Bruna come stendardo ufficiale del piccolo esercito del Principato Vescovile di Trento nel 1339.


In base allo statuto di autonomia della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige entrato in vigore nel 1972 (art.3[50]), la Provincia Autonoma di Trento ha anche un gonfalone ufficiale, uguale alla bandiera ma più stretto e più lungo, esposta nei locali pubblici accanto alla bandiera italiana e a quella europea (esso sostituisce la bandiera regionale del Trentino-Alto Adige, usata raramente).


La bandiera è composta da tre strisce orizzontali della stessa dimensione (drappo interzato in fascia), le due più esterne porpora e la centrale bianca, con al centro lo stemma.



Amministrazione |


Gonfalone provinciale


L'autonomia provinciale |


L'autonomia del Trentino si fonda sulle modifiche allo Statuto di Autonomia della Regione Trentino-Alto Adige varate nel 1972: mentre tutte le altre province italiane hanno mere funzioni amministrative, la provincia autonoma di Trento (con quella di Bolzano) ha potere legislativo in molte materie normalmente di competenza statale o regionale.


Particolarmente importanti sono le deleghe in materia di sanità, scuola, formazione, lavoro, trasporti e viabilità. Il finanziamento della provincia deriva dalla trattenuta del 90% delle imposte sui redditi raccolti nel territorio provinciale e da una quota su altri tipi di imposte statali (IVA, tassa di successione).[51][52] Restano a carico dello Stato funzioni come esercito, contributi alla Unione Europea, ambasciate e consolati all'estero, pubblica sicurezza, magistratura e carceri.


Grazie alle notevoli risorse a disposizione, la provincia ha potuto dare sostegno pubblico all'economia, dall'agricoltura al turismo al terziario alla cultura (università) alla cura del territorio (strade, regimentazione delle acque), con un rilevante aumento del reddito. Ne deriva che una parte rilevante della popolazione attiva è impiegata nella pubblica amministrazione e negli enti pubblici.


Viste le maggiori disponibilità finanziarie rispetto alle confinanti regioni a statuto ordinario, sono diversi i progetti di aggregazione di comuni del Veneto e della Lombardia al Trentino. Soprattutto numerosi comuni veneti di confine hanno indetto dei referendum, nella grande maggioranza dei casi ad esito positivo, per richiedere formalmente l'aggregazione al Trentino (richieste su cui il Trentino si è espresso negativamente). Lo Stato italiano ha preso atto dell'iniziativa istituendo con legge statale 23.12.2009 n. 191 (Legge finanziaria 2010) un apposito "Fondo di perequazione e solidarietà per i territori dei Comuni appartenenti alle province di Regioni a Statuto ordinario confinanti con le province di Trento e Bolzano".


È inoltre in corso la procedura costituzionale per il ricongiungimento dei comuni di Pedemonte (VI), Magasa e Valvestino (BS), scorporati dalla provincia di Trento nel periodo fascista senza sentire le popolazioni, rimasti dipendenti dal Trentino per le competenze degli uffici giudiziari e di pubblicità immobiliare (Libri Fondiari e Catasto). Le popolazioni interessate si sono già espresse a favore del passaggio alla provincia autonoma di Trento per via referendaria, così come si sono espressi in senso favorevole sia la Provincia autonoma di Trento, la Regione Trentino-Alto Adige, la Regione Lombardia e la Regione Veneto, mentre uguale parere favorevole alla ricongiunzione o al trasferimento non hanno trovato da parte della Regione Trentino-Alto Adige numerosi altri comuni del Veneto, nonostante il parere positivo delle relative popolazioni in via referendaria e l'espresso assenso della Regione Veneto.



Consiglio provinciale |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio della Provincia autonoma di Trento.

La funzione legislativa spetta al Consiglio provinciale, formato da 35 membri (34 più il presidente della provincia), di cui 1 spettante alla minoranza ladina. L'elezione del Consiglio provinciale avviene con sistema proporzionale e con premio di maggioranza. Il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento unito al Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano forma il Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige. I consiglieri provinciali sono dunque anche consiglieri regionali.



Gruppi consiliari |


Le elezioni provinciali del 27 ottobre 2013 hanno determinato la vittoria di una coalizione di centrosinistra autonomista (58,12%):



Questa la divisione dei 35 seggi provinciali[53][54]:








































Opposizioni
Gruppo
Consiglieri
Progetto Trentino
2
Civica Trentina
2

Forza Trentino
2

Movimento 5 Stelle
1

Lega Nord Trentino
1
Amministrare il Trentino
1
Gruppo Misto
3


























Maggioranza
Gruppo
Consiglieri

Partito Democratico
9

Partito Autonomista Trentino Tirolese
8

Unione per il Trentino
5

Union Autonomista Ladina
1




Giunta provinciale |





Maurizio Fugatti attuale presidente


La funzione esecutiva spetta alla Giunta provinciale, composta dal presidente e da otto assessori, scelti dal presidente fra i consiglieri eletti. Il presidente della Giunta può inoltre nominare personalità non elette in consiglio come assessori esterni.


Il Presidente della Provincia assume inoltre nel corso della legislatura, a rotazione con il collega altoatesino, il ruolo di Presidente del Trentino-Alto Adige.



La suddivisione amministrativa |



Comunità comprensoriali (1973 - 2007) |


L'unità amministrativa dei comprensori fu istituita dalla giunta di Bruno Kessler negli anni settanta, al fine di garantire una maggiore efficienza nell'amministrazione del territorio provinciale, frazionato in 210 comuni, a volte di piccole o piccolissime dimensioni. Non sempre i confini dei comprensori rispettavano una tradizione di collaborazione fra comunità vicine e infatti si sono rivelati spesso strumenti poco efficaci, tranne nei casi in cui includessero una comunità di valle ben definita (Val di Fiemme, Primiero, Val di Sole, Val di Fassa). Inoltre la giunta comprensoriale non era eletta direttamente, ma nominata dalle giunte dei diversi comuni.



Comunità di valle |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Comunità di valle.

Nel 2006 è stata approvata una riforma che prevede l'istituzione di un consiglio delle autonomie e il passaggio all'istituto giuridico delle comunità di valle, più omogenee rispetto ai comprensori[55].


Le nuove comunità di valle hanno più poteri rispetto ai vecchi comprensori: la Provincia infatti ha devoluto ad esse la competenza in diverse materie come le infrastrutture d'interesse locale, determinati servizi pubblici, urbanistica, assistenza ed edilizia scolastica, distribuzione dell'energia, trasporto locale, servizi socio-assistenziali, gestione del ciclo dell'acqua e dei rifiuti[56][57].


Rispetto ai vecchi comprensori, le variazioni territoriali più significative sono l'istituzione di enti autonomi per comunità unite da vincoli storici e geografici come la Val di Cembra, la Valle dei Laghi, l'Altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, l'Altopiano della Paganella e la Piana Rotaliana, prima parte di comprensori più ampi.



Vigili del Fuoco Volontari |


In provincia di Trento (come anche in provincia di Bolzano) sono presenti in ogni comune i Vigili del Fuoco volontari. Essi, in alcuni comuni, sono presenti da più di cento anni e, grazie alla L.R. del 20 agosto 1954 n. 24 ogni comune del Trentino-Alto Adige deve "dotarsi" di uno o più Corpi di Vigili del Fuoco volontari.
In Trentino esistono 239 Corpi di Vigili del Fuoco volontari distribuiti sui 210 comuni (solo il comune di Trento ha 13 Corpi VV.F. Volontari). I Volontari, come dice la parola stessa, prestano la loro opera gratuitamente; i comuni sono tenuti solamente ad acquistare (anche con contributi da parte della Provincia) gli equipaggiamenti e le attrezzature necessari ai Vigili del Fuoco per svolgere i loro compiti.
Grazie alla presenza capillare dei Vigili del Fuoco in Trentino passano pochi minuti dalla richiesta di soccorso all'arrivo delle squadre sul posto.
I Vigili del Fuoco Volontari sono raggruppati in 13 distretti e fanno parte della Federazione dei Vigili del Fuoco Volontari della Provincia Autonoma di Trento.



























































Unione Distrettuale di
n. Corpi

Borgo Valsugana
22

Cles
18

Fassa
6

Fiemme
13

Fondo
21

Giudicarie
40

Val di Sole
14

Mezzolombardo
16

Pergine Valsugana
13

Primiero
5

Riva del Garda
12

Vallagarina
18

Trento
41


Note |




  1. ^ https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Elezioni-2018-Maurizio-Fugatti-proclamato-presidente-della-Provincia-autonoma-di-Trento


  2. ^ abDato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2018.


  3. ^ http://www.elezioni.provincia.tn.it/binary/pat_elezioni/provinciali_2013/Manifesto_mod_7_mocheno_DEFINITIVO.1384182801.pdf PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
    Direzione Generale Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale - AUTONOME PROVINZ TRIENT
    Direzione Generale Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale: proclamazione degli eletti alle elezioni provinciali del 2013



  4. ^ http://www.minoranzelinguistiche.provincia.tn.it/binary/pat_minoranze/news/scheda_minoranze_trentine.1134130361.pdf, pag.1


  5. ^ https://partecipa.tn.it/uploads/rif_statuto/CIMBRO/CIMBRO_Doc_Preliminare_interno.pdf, pag.17


  6. ^ http://www.elezioni.provincia.tn.it/binary/pat_elezioni/provinciali_2013/Manifesto_mod_7_mocheno_DEFINITIVO.1384182801.pdf PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
    Direzione Generale Servizio Segreteria della Giunta ed Elettorale - AUTONOME PROVINZ TREA'T
    General Regiar Kanzlaidinst va de Junta ont van Bol: proclamazione degli eletti alle elezioni provinciali del 2013



  7. ^ La forma in dialetto trentino non riveste ufficialità. Il dialetto trentino non ha inoltre una ortografia propria. La forma Provincia de Trent si trova per esempio in Carmine Abate, Il ballo tondo, Fazi Editore, 2000, pag. 33: Invece: «Piacere, me ciamo Valentini Narciso. Son d'en paesin en provincia de Trent», disse il forestiero deludendo inizialmente un po' tutti. Dunque era un trentino.


  8. ^ APPARTENENZA ALLA POPOLAZIONE DI LINGUA LADINA, MOCHENA E CIMBRA, PER COMUNE ED AREA DI RESIDENZA (CENSIMENTO 2001) (PDF), su minoranzelinguistiche.provincia.tn.it. URL consultato il 1º luglio 2011.


  9. ^ La lingua ladina, su guidedolomiti.com. URL consultato il 1º luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2011).


  10. ^ Micaela Vissani, Regioni d'Italia dall'A alla Z, Giunti 1999, pag. 193


  11. ^ Henricus Hondius, Dominium Venetum in Italia, Henricus Hondius, su gallica.bnf.fr, XVII secolo. URL consultato il 20 febbraio 2017.


  12. ^ Antonio Zieger, Storia della regione tridentina 1, Dolomia, 1981, pag. 344.


  13. ^ (DE) Karl Bier, Der Autonomiekampf der Welschtiroler und die Stellung der deutschen Parteien und Regierungen (PDF), in Veröffentlichungen des Museum Ferdinandeum in Innsbruck, nº 16, Innsbruck, 1938, p. 417.
    «Von den rund 900.000 Einwohnern entfielen über 380.000 auf den Landesteil südlich von Salurn, den die Italiener Trentino, die Deutschen meist Welschtirol bezeichneten.».



  14. ^ Il termine Welsch, derivato da Walhaz, non aveva originariamente connotazione spregiativa. Oggi, soprattutto nella variante sudtirolese Walsch, ha anche una connotazione spregiativa, corrispondente all'appellativo "crucco" per le persone di lingua tedesca.


  15. ^ L'uso istituzionale di Südtirol per la provincia autonoma di Bolzano è molto più recente, risale al 1972.


  16. ^ Sito della provincia autonoma di Trento in tedesco, su deutsch.provincia.tn.it. URL consultato il 9 settembre 2016.


  17. ^ Tito Livio, Storie, V, 33, 11


  18. ^ Hannes Obermair, Una regione di passaggio premoderna? Il panorama urbano nell’area tra Trento e Bolzano nei secoli XII-XIV, in Studi trentini di scienze storiche 1, 84 (2005), pp. 149-162.


  19. ^ ab Il fronte trentino nella prima guerra mondiale (PDF), Rovereto, Museo storico italiano della guerra, settembre 2015. URL consultato l'8 gennaio 2018.


  20. ^ Marco Bellabarba e Gustavo Corni (a cura di), Il Trentino e i trentini nella Grande guerra : nuove prospettive di ricerca, Bologna, Società editrice il Mulino, 2017, p. 11, ISBN 978-88-15-27349-9.


  21. ^ Aldo Miorelli, Trentini internati dall'Italia (1915-1920) (PDF), su museodellaguerra.it, p. 209.


  22. ^ Paolo Piccoli, Armando Vadagnini, Degasperi: un trentino nella storia d'Europa, pag. 103


  23. ^ secondo il censimento austriaco del 1910 http://books.google.it/books?id=PHzM88AB1x0C&pg=PA54&lpg=PA54&dq=trentino+censimento+1910&source=bl&ots=5jjW_0kuUU&sig=ECbqEzjNpc4ylJdrrNkoaWrOQfA&hl=it&sa=X&ei=foi1U-nJOejT7Ab6w4DoAg&ved=0CD4Q6AEwBA#v=onepage&q=trentino%20censimento%201910&f=false nella provincia trentina vi erano circa 11.000-13.000 abitanti di lingua tedesca (circa il 3,5% della popolazione) di conseguenza la provincia venne svuotata del gruppo linguistico tedesco


  24. ^ p. 21 P. Malni, Fuggiaschi. Il campo profughi di Wagna 1915-18, Edizioni del Consorzio Culturale del Monfalconese, 1998.


  25. ^ Regio Decreto Legge 31 agosto 1921 n°1269, trovante concreta applicazione tramite Regio Decreto 19 novembre 1921 n°1746.


  26. ^ Notizie storiche della strage


  27. ^ Il testo dell'Accordo del 2009


  28. ^ Protezione civile - Provincia autonoma di Trento


  29. ^ Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici, note illustrative, foglio 80 Riva del Garda, pag. 117 s.


  30. ^ “Qual è quella ruina che nel fianco

    di qua da Trento l'Adice percosse,

    o per tremoto o per sostegno manco,


    che da cima del monte, onde si mosse,

    al piano è si la roccia discoscesa,

    ch'alcuna via darebbe a chi su fosse;


    cotal di quel burrato era la scesa;”

    (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto XII, vv. 4-10).



  31. ^ classificazione proposta da Aldo Gorfer in Atlante del Trentino. Trento, Panorama, 1988, p.65


  32. ^ Cfr. (PDF) Consiglio della Provincia autonoma di Trento - Disegno di legge 4 ottobre 2004, n. 77: Modificazioni della legge provinciale 6 maggio 1988, n. 18 (Ordinamento dei parchi naturali). Istituzione di nuovi parchi naturali e dei parchi fluviali Archiviato il 9 giugno 2006 in Internet Archive.


  33. ^ Consiglio della Provincia autonoma di Trento - Legge provinciale 23 maggio 2007, n.11 Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette


  34. ^ Federconsumo: .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    Settore Consumo: SAIT IN ASSEMBLEA Dalpalù: "L'unità del sistema più forte dopo la recessione"[collegamento interrotto], 10 giugno 2006



  35. ^ abcProvincia autonoma di Trento - Annuario Statistico 2005 TAV.IX.11, IX.13, IX.15, IX.17, XI.1 Archiviato il 24 maggio 2007 in Internet Archive.


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  46. ^ Cesare Battisti. Il Trentino: cenni geografici, storici, economici: con un'appendice su l'Alto Adige., Novara, Istituto geografico De Agostini, 1915.


  47. ^ TAV. I.5 - APPARTENENZA ALLA POPOLAZIONE DI LINGUA LADINA, MOCHENA E CIMBRA, PER COMUNE ED AREA DI RESIDENZA (CENSIMENTO 2001) Annuario Statistico Provincia autonoma di Trento, 2006


  48. ^
    Censimento della popolazione e delle abitazioni Rilevazione sulla consistenza e la dislocazione territoriale degli appartenenti alle popolazioni di lingua ladina, mòchena e cimbra (dati provvisori)[collegamento interrotto] Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento, Giugno 2012



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    Trentino Corriere Alpi, 30 giugno 2012



  50. ^ Cfr. (PDF) Statuto ufficiale per il Trentino-Alto Adige TITOLO I, Capo I, articolo 3


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  54. ^ Aggiornato al 13 luglio 2018


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Bibliografia |



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    • 2 L'età romana / a cura di Ezio Buchi. - 2000. - 643 p. ISBN 88-15-08080-5

    • 3 L'età medievale / a cura di Andrea Castagnetti, Gian Maria Varanini. - 2004. - 915 p. ISBN 88-15-10298-1

    • 4 L'età moderna / a cura di Marco Bellabarba, Giuseppe Olmi. - 2002. - 1048 p. ISBN 88-15-09043-6

    • 5 L'età contemporanea: 1803-1918 / a cura di Maria Garbari, Andrea Leonardi. - 2003. - 999 p. ISBN 88-15-09578-0

    • 6 L'età contemporanea: il Novecento / a cura di Andrea Leonardi, Paolo Pombeni. - 2005. - 876, [1] p. - Bibliogr.: p. 795-852 ISBN 88-15-10905-6



  • Giovanna Nicoletti (a cura di), Guida ai musei di Trento, Nicolodi, Rovereto, 2003.

  • Lorenzo Baratter, Le Dolomiti del Terzo Reich, Mursia, Milano, 2005.

  • Paolo Cont, Le "Comunità di Valle" e la Vallagarina: la Storia dimenticata, in «Quaderni del Borgoantico», 15, 2014, pp. 88–101.

  • Lia de Finis (a cura di), Storia del Trentino. Trento, Temi - Associazione culturale "Antonio Rosmini", 1996

  • Lia De Finis (a cura di), Percorsi di storia trentina, Trentino cultura - Provincia autonma di Trento

  • Sergio Benvenuti, Storia del Trentino. Trento, Panorama, 1994-1998¹ ISBN 88-87118-41-8

  • Gianni Faustini, Trentino e Tirolo dal 1000 al 1900. Breviario storico dell'autonomia. Trento, Publilux, 1985

  • Gino Tomasi, Aldo Gorfer, Atlante del Trentino. Trento, Panorama, 1988

  • Aldo Gorfer, Le valli del Trentino (Trentino occidentale, Trentino orientale, 2 voll.). Calliano, Manfrini, 1975-77

  • Giovanna Nicoletti (a cura di), Guida ai musei di Trento. Rovereto, Nicolodi, 2003. ISBN 88-8447-081-1


  • Cesare Battisti, Il Trentino - Saggio di Geografia fisica ed antropogeografia, in Opere Geografiche. Lavis, La Finestra, 2005. ISBN 88-88097-92-9

  • Vincenzo Bertazzi, Claudio Tamanini (a cura di), Conoscere il Trentino, Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento.

  • Aldo Stella, Storia dell'Autonomia trentina, Trento, Edizioni U.C.T, 1997

  • Ilaria Ganz, La rappresentanza del Tirolo italiano alla Camera dei deputati di Vienna: 1861-1914, Trento, Società di studi trentini di scienze storiche, 2001, ISBN 88-8133-016-4.



Voci correlate |



  • Dipartimento dell'Alto Adige

  • Presidenti della Provincia autonoma di Trento

  • Inno al Trentino

  • Cucina trentina

  • Armoriale dei comuni della Provincia di Trento

  • Decreto di attuazione degli statuti



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Collegamenti esterni |


  • Provincia autonoma di Trento, Sito ufficiale. URL consultato il 1º ottobre 2015.

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