La (nota)
















Note musicali

Musical note nicu bucule 01.svg

Do | Re | Mi | Fa | Sol | La | Si | (Ut)

Musical note nicu bucule 01.svg

Il la è una nota musicale della scala diatonica fondamentale (l'unica scala priva di diesis e di bemolle, nei suoi diversi sette modi), in particolare è la sesta nota della scala maggiore di Do, ma anche la prima nota (la tonica) della scala minore di La, ossia la scala minore "fondamentale", ed in generale è presente in tutti i 7 modi della scala diatonica fondamentale.


Nella notazione in uso nei paesi di lingua inglese e tedesca, il la corrisponde alla nota A.




Indice






  • 1 La frequenza


    • 1.1 XVII secolo


    • 1.2 XIX secolo


    • 1.3 XX secolo




  • 2 Curiosità


  • 3 Voci correlate


  • 4 Altri progetti





La frequenza |


Il la3 viene in genere usato usata come nota di riferimento e le frequenze di tutte le altre note sono calcolate a partire dal esso. Anche al di fuori dell'ambito musicale, numerose applicazioni tecniche usano il la3 come "frequenza standard", come il monoscopio RAI, che all'occorrenza possono essere usati come diapason.





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La posizione della nota La3 (A4) sul pentagramma in chiave di violino, di contralto, di tenore e di basso





La frequenza del la sopra il do centrale (la3 in Italia, Spagna e Francia, A4 nella notazione scientifica dell'altezza) è definita per convenzione a 440 Hz, valore stabilito dalla conferenza internazionale di Londra del 1939. In precedenza, si usavano spesso le frequenze di 432 hertz e 435 Hz, ma, a seconda del luogo, del periodo e del tipo di musica, il la3 poteva variare tra i 390 e 460 Hz (sol/si): la prima era la frequenza del la utilizzato in Francia e a Roma nel periodo barocco, la seconda era il tono da chiesa veneziano nel XVII secolo.




Frequenza audio a 440 Hz corrispondente al la3



XVII secolo |


Fino al XVII secolo l'intonazione degli strumenti musicali variava molto da paese a paese, a seconda dell'uso che se ne faceva e della scuola di appartenenza dei musicisti. Il la centrale variava quindi da 370 fino 560 hertz.[1] I riferimenti espliciti dell'intonazione con il do centrale a 256 hertz furono fatti dal fisico Joseph Sauveur.[2] Questi, contemporaneo di J.S. Bach, sviluppò un metodo tecnico per determinare l'esatta intonazione di una nota espressa in cicli per secondo. Qualche decennio dopo un suo collega, Ernst Chladni, definì in un libro sulla teoria musicale il do a 256 hertz come un'intonazione scientifica.



XIX secolo |


Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815, al Congresso di Vienna lo Zar Alessandro I chiese un suono più “brillante” e tale richiesta fu supportata poi da tutte le famiglie reali d'Europa[2]. Tale istanza fu osteggiata dai musicisti classici ma la scuola romantica, guidata dal pianista Franz Liszt e dal compositore Richard Wagner sostenne l'intonazione più alta nel periodo tra il 1830 e il 1840[3].


Nel 1859, il governo francese, sotto l'influenza di una commissione di compositori sostenitori del belcanto, uniformò per legge il La a 435 hertz, intonazione tra le più basse del periodo. In seguito, nel 1884, il governo italiano emise un decreto per la normalizzazione del diapason a 432 vibrazioni per secondo, normalizzazione richiesta da Giuseppe Verdi e altri musicisti italiani riuniti al congresso di Milano nel 1881[4][5]. In una lettera alla commissione musicale del governo, riportata nel decreto, Verdi scrisse[6]:


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«Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale, io consigliai venisse seguito l'esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d'Italia, fra le altre a quella della Scala, di abbassare il corista uniformandosi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io aderisco di buon grado. Sarebbe grave, gravissimo errore adottare, come viene da Roma proposto, un diapason di 450. Io pure sono d'opinione con lei che l'abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome la a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un si bemolle a Roma?»



A parte in Italia e Francia, le oscillazioni del diapason variavano non solo da nazione a nazione ma anche da un genere musicale all'altro (musica sinfonica, di teatro, da chiesa). Il "diapason normale" cui si riferisce Verdi è quello conservato al Museo del Conservatorio nazionale di Parigi, mentre il diapason riportato nel decreto italiano ed approvato alla unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, è quello proposto inizialmente dal fisico Sauveur e poi dai suoi colleghi Meerens, Savart e dagli scienziati Montanelli e Grassi Landi.


Un anno dopo il decreto promulgato dal governo italiano sul la a 432 hertz, un congresso a Vienna decretò che non era possibile standardizzare alcuna intonazione e nei teatri europei e statunitensi si continuò a tenere il la a 432-435 cicli per secondo[2].


In Gran Bretagna divenne uno standard l'intonazione con il la a 439 Hz per via di un'errata interpretazione della regola francese[7].



XX secolo |


Nel 1917 l'American Federation of Musicians accettò il la a 440 Hz come intonazione standard[8] e nel 1920 lo fecero anche la Musical Industries Chamber of Commerce e l'American Standards Association[9]. Solo nel settembre 1938, la Commissione Acustica della Radio di Berlino richiese alla British Standard Association di organizzare un congresso a Londra per adottare internazionalmente l'intonazione a 440 Hz della radio tedesca[2].


Questo congresso fu tenuto poco prima della guerra, nel maggio-giugno del 1939 e giunse a un accordo per il La a 440 Hz, molto vicino a quella usata in Gran Bretagna. Questa frequenza fu scelta probabilmente come compromesso tra gli standard precedentemente accettati e le tendenze del momento, che vedeva salire le intonazioni[7].


Nell'ottobre del 1953 fu organizzato un secondo congresso a Londra dall'organizzazione internazionale per la normazione con lo stesso intento di adottare internazionalmente il La a 440 hertz. L'ISO promosse una risoluzione in questo senso perché lo standard rimaneva non rispettato e alcune orchestre tendevano a usare intonazioni più alte[7].


Solamente nel 1971 l'intonazione con il La corista a 440 Hz fu riconosciuta sul piano giuridico da una delegazione nominata dal Consiglio d'Europa a cui si adeguò anche l'Italia.[3]



Curiosità |


È una falsa credenza che il tono di centrale del telefono usi il la3, poiché la sua frequenza è normata a 425 Hz.



Voci correlate |



  • La maggiore

  • La minore



Altri progetti |



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  1. ^ Bencivelli. Da 423 fino a 567 secondo Tuis


  2. ^ abcd Jonathan Tennenbaum, A Brief History of Musical ,Tuning, su schillerinstitute.org. URL consultato il 7 novembre 2013.


  3. ^ ab Riccardo Tristano Tuis, 432 Hertz: La Rivoluzione Musicale – F.A.Q., su 432hertzlarivoluzionemusicale.com. URL consultato il 3 novembre 2013.


  4. ^ Bencivelli


  5. ^ Tale decreto è ora conservato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Tuis


  6. ^ Il disegno di legge per il La di Verdi, MoviSol.org. URL consultato il 3 novembre 2013.


  7. ^ abc(EN) Lynn Cavanagh, A brief history of the establishment of international standard pitch a=440 hertz (PDF), wam.hr. URL consultato il 7 novembre 2013.


  8. ^ Tor Halmrast, Tune in to ISO 16! (PDF), in ISO Focus+, vol. 3, n. 10 Nov-Dic 2012, pp. 25-27.


  9. ^ Colin Dickey, Pitch Battles, in The Believer, vol. 11, n. 1 gen 2013 (archiviato dall'originale urlarchivio richiede dataarchivio (aiuto))urlarchivio richiede url (aiuto).








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