Califfato




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al-Mustaʿṣim è costretto a consegnare il tesoro califfale nelle mani di Hulegu dopo la presa di Baghdad da parte dei Mongoli (illustrazione tratta da Le livre des merveilles, di Marie-Thérèse Gousset).





Abdülmecid II, l'ultimo Califfo della dinastia ottomana


Il califfato è una forma di governo monarchico (inizialmente elettivo, poi assoluto), con una precisa caratterizzazione spirituale religiosa scaturente dalla pretesa di costituire la prosecuzione dell'attività politica, amministrativa e religiosa del profeta Maometto, a capo della quale si trova il califfo.




Indice






  • 1 Etimologia


  • 2 Storia


    • 2.1 Il califfato arabo


      • 2.1.1 Califfato dei Rashidun (632-661)


      • 2.1.2 Califfato omayyade (661-750)


      • 2.1.3 Califfato abbaside (750-1258)




    • 2.2 Califfato fatimide (909-1171)


    • 2.3 Califfato omayyade di Cordoba (929-1031)


    • 2.4 Califfato almohade (1147–1269)


    • 2.5 Il califfato-fantoccio del Cairo e il Califfato ottomano


    • 2.6 Califfato di Sokoto (1804-1903)


    • 2.7 Il "Movimento Khilafat" (1919-24)


    • 2.8 Abolizione del califfato (1924)


    • 2.9 Califfato hascemita sceriffiano (1924-1925)


    • 2.10 Il "califfato" dell'ISIS


    • 2.11 Organizzazione della cooperazione islamica




  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Voci correlate


  • 6 Altri progetti


  • 7 Collegamenti esterni





Etimologia |


Il termine (in arabo: خلافة‎, khilāfa) significa "successione", "luogotenenza", e si riferisce al sistema di governo adottato dal primissimo Islam, il giorno stesso della morte di Maometto, e intende rappresentare l'unità politica e spirituale dei musulmani, ovvero la Umma.


Un sinonimo di califfo - in uso fin dal governo di ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb - è l'espressione "Comandante di credenti" (Amīr al-muʾminīn), successore politico (ma in qualche modo anche spirituale, anche se non religioso di Maometto nella sua funzione di capo della Umma.


La sua istituzione non è prevista dal Corano e neppure dalla Sunna del Profeta Maometto e lo stesso termine "costituzione", o "Rescritto", o "Accordo" (in arabo: صحيفة‎, ṣaḥīfa, lett. "Foglio") di Medina dell'anno 1 dell'Egira, è una traduzione abbastanza impropria per indicare quello che era un semplice accordo firmato tra le varie componenti della città di Yathrib (odierna Medina) per regolamentare la convivenza fra musulmani, ebrei e persino pagani.[1]



Storia |




Il Califfato, 622 - 750

     Espansione sotto Muhammad, 622 - 632

     L'espansione durante il Califfato dei Rashidun, 632-661

     Espansione durante il Califfato degli Omayyadi, 661-750





Il califfato arabo |
























































































Califfato arabo



Umayyad750ADloc.png
Dati amministrativi
Nome completo Califfato arabo
Lingue ufficiali Arabo
Lingue parlate
Arabo, Copto, Greco, Persiano, Aramaico, Berbero, Ebraico, Georgiano
Capitale
Medina (dal 632 al 661)


  • Damasco (dal 661 al 750)


  • Baghdad (dal 750 al 1258)


Altre capitali Sāmarrāʾ
Politica
Forma di Stato Califfato
Forma di governo
Monarchia teocratica
Nascita
632 con Abū Bakr
Causa Morte di Maometto
Fine
1258 con al-Musta'sim
Causa conquista mongola di Baghdad
Territorio e popolazione
Bacino geografico Vicino e Medio Oriente, Penisola Arabica, Africa settentrionale e Spagna
Territorio originale Penisola araba
Economia
Valuta
Dinar, dirham
Commerci con
Vicino e Medio Oriente, India, Impero bizantino, Africa subsahariana, Italia meridionale
Religione e società
Religioni preminenti
Islam sunnita, Islam sciita
Islam ismailita, Kharigismo
Religione di Stato Islam
Religioni minoritarie
Cristianesimo, Ebraismo, Mazdeismo,
Classi sociali Nobiltà ( ashrāf ), élite dominanti ( khaṣṣa ), militari, artigiani e piccola borghesia (ʿāmma), schiavi


Califfato dei Rashidun (632-661) |


Tra il 632 ed 661, oltre i primi quattro califfi "ortodossi" (eletti), gli omayyadi di Siria e abbasidi di Baghdad e Sāmarrāʾ, altri due califfati ebbero modo di sorgere e di affermarsi: dapprima quello sciita-ismailita-fatimide, formalmente un Imamato, i cui califfi regnarono fra il 909 e la consegna a Norandino da parte di Saladino dell'Egitto, della Siria e dell'Arabia, avvenuta nel 1171, poi l'omayyade andaluso, attivo tra il 929 e il 1031, anno in cui a Cordova il potere fu assunto da un consiglio cittadino.



Califfato omayyade (661-750) |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Califfato degli Omayyadi.


Califfato abbaside (750-1258) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Abbasidi e Abbasidi del Cairo.

Il califfato abbaside si concluse nel 1258, anno in cui la capitale Baghdad fu conquistata e devastata dai Mongoli di Hulagu Khan, che, uccidendo l'ultimo abbaside, al-Mustaʿṣim, estinse per sempre il califfato.



Califfato fatimide (909-1171) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Fatimidi.



Mappa del califfato fatimide nella massima estensione nei primi anni dell'XI secolo



Califfato omayyade di Cordoba (929-1031) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Emiri di al-Andalus, Califfato di Cordova e al-Andalus.


Califfato almohade (1147–1269) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Almohadi, Almoradí e Almoharín.



Mappa del Califfato di Cordova circa anno 1000


Seppure non riconosciuto dalle entità politiche e istituzionali, può essere anche ricordato anche il califfato almohade, i cui Sultani impiegavano per sé stessi la dizione di Amīr al-muʾminīn, Comandante dei credenti, un perfetto sinonimo di "Califfo".





Università al-Mustanṣiriyya a Baghdad



Il califfato-fantoccio del Cairo e il Califfato ottomano |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sultanato mamelucco (Il Cairo) e Abbasidi del Cairo.

In realtà un ramo secondario abbaside, sopravvisse, e, dopo una breve presenza ad Aleppo, trovò rifugio al Cairo, sotto la dorata tutela dei Mamelucchi. La conquista del Sultanato da parte del Sultano ottomano Selim II nel 1517 concluse quella funzione di pura e semplice rappresentanza formale. I vincitori trasferirono tutti gli emblemi del potere califfale abbaside, mantello e spada del Profeta (burda) e altri oggetti ancora, ad Istanbul, nella residenza sultanale del Topkapi, il cui titolare agì come califfo dei musulmani sunniti, senza incontrare alcuna contestazione tra i suoi correligionari.


A livello internazionale il titolo di califfo venne ufficialmente utilizzato, e di fatto accettato, anche dalle cancellerie europee, solo a partire dalla firma del Trattato di Küçük Kaynarca del 1774.



Califfato di Sokoto (1804-1903) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Impero Fulani.


Il "Movimento Khilafat" (1919-24) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Caduta dell'Impero ottomano.



La bandiera dell 'Afghanistan tra il 1880 e il 1901.


Fin dal 1919 esisteva comunque un movimento attivo in difesa dell'Impero ottomano e noto appunto col nome di "Movimento Khilafat" (Movimento per il Califfato), nato tra i Musulmani indiani ed appoggiato anche dallo stesso Gandhi, che riconosceva in una istituzione pan-islamica come l'Impero ottomano, l'unico modo per tener testa all'egemonia britannica[2]. Tale movimento fu invece osteggiato dagli Arabi che lo ritennero uno strumento per il mantenimento della supremazia turca. Da parte araba quindi il titolo califfale fu rivendicato da re al-Ḥusayn b. ʿAlī dell'Ḥijāz, leader della Rivolta araba, ma il suo regno venne sconfitto ed annesso nel 1925 all'Arabia Saudita da ʿAbd al-ʿAzīz . Il titolo è da allora vacante.



Abolizione del califfato (1924) |


Il califfato ottomano fu abolito nel 1924 da Mustafa Kemal Atatürk e i suoi poteri furono trasferiti alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia, il parlamento della neonata Repubblica Turca.



Califfato hascemita sceriffiano (1924-1925) |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Regno hascemita del Hijaz.


Il "califfato" dell'ISIS |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Stato Islamico.

Il 29 giugno 2014 l'ISIS, nell'ambito della guerra civile siriana e dell'insurrezione irachena, ha annunciato a Mossul (Iraq) l'istituzione nei territori sotto il proprio controllo di un "califfato", con a capo Abu Bakr al-Baghdadi[3]. A partire da quel momento, il gruppo terroristico ha adottato la dicitura di Stato Islamico[4][5] anche se è diffuso, non solo in ambito arabo, l'acronimo Daesh.



Organizzazione della cooperazione islamica |


Si propone come erede del califfato anche l'Organizzazione della cooperazione islamica (almeno nei territori non russi o cinesi), con il segretario generale eletto (come i califfi rashidun).



Note |




  1. ^ Michael Lecker, The ‘Constitution of Medina’: Muhammad's First Legal Document, in Journal of Islamic Studies, vol. 19, nº 2, 2008, pp. 251–253, DOI:10.1093/jis/etn021. accesso richiede url (aiuto)


  2. ^ Sankar Ghose, Mahatma Gandhi, Allied Publishers, 1991, pp. 124–26.


  3. ^ L’ISIS e la lotta per l’egemonia nel mondo sunnita - GEOPOLITICA.info, su geopolitica.info. URL consultato il 1º maggio 2015.


  4. ^ (EN) Iraq crisis: Isis changes name and declares its territories a new Islamic state with 'restoration of caliphate' in Middle East, independent.co.uk, 29 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.


  5. ^ (EN) This Is What The World's Newest Islamic Caliphate Might Look Like, businessinsider.com, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.



Bibliografia |



  • Sir T.W. Arnold, The Caliphate, Londra, Routledge, 1965 (I ed. 1924).


  • C. A. Nallino, “Appunti sulla natura del «Califfato» in genere e sul presunto «Califfato ottomano»", in: (a cura di M. Nallino), Scritti editi e inediti, 6 volumi, Roma, Istituto per l'Oriente Carlo Alfonso Nallino, III, pp. 234–569.



Voci correlate |



  • Califfo

  • Califfato dei Rashidun

  • Califfato di Cordova

  • Califfato ottomano

  • Califfato abbaside

  • Califfato d'Egitto

  • Costituzione di Medina

  • Emirato

  • Islam

  • Panislamismo



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su califfato


Collegamenti esterni |


  • Califfato, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.

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