Svastica






La svastika come simbolo indù (࿗).




La svastika (lingua cinese 卐 o 卍 o anche 萬:wàn; giapp. man o manji) apposto sul petto delle statue dei buddha (佛, ) del presente e del futuro presso il tempio di Wannian (万年寺) sul Monte Emei (峨嵋山) in Cina. Nell'ambito del Buddhismo cinese il carattere 卐 o 卍 indica la manifestazione di "tutte le cose" nella coscienza di un buddha.


La svastica (simbolo: 卐 o 卍) è un antico simbolo religioso originario delle culture dell'Eurasia, specialmente quelle di matrice indoeuropea. Rimane un simbolo largamente utilizzato nelle religioni dell'India e della Cina, nonché nello sciamanesimo della Mongolia e della Siberia, e in vari nuovi movimenti religiosi. Il termine italiano ha origine direttamente dal sostantivo maschile sanscrito svastika (devanāgarī स्वास्तिक), che, tra gli altri significati, indica, appunto, in quella lingua il disegno di una croce greca con i bracci piegati ad angolo retto in senso orario.


Come simbolo, generalmente sempre con significati augurali o di fortuna, fu utilizzato da molte culture fin dal Neolitico.


Durante il Primo dopoguerra fu adottato dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Partito nazista) come simbolo dello stesso, finendo per essere inserito nella bandiera ufficiale della Germania nazista. Dopo la seconda guerra mondiale, a seguito del suo utilizzo nella bandiera della Germania nazista, il suo uso in Occidente è oggetto di controversie, venendo spesso considerata come apologia di nazismo.


Il 20 febbraio del 2008 a coronamento di un solenne incontro a Gerusalemme[1] il Gran Rabbinato d'Israele e l'Hindu Dharma Acharya Sabha[2] hanno siglato una dichiarazione comune al cui punto 7 si dà atto che lo svastika è un antico e importante simbolo religioso dell'Induismo, che nulla ha a che fare con il nazismo e che l'utilizzo passato di tale simbolo da parte di questo regime è stato assolutamente improprio[3].




Indice






  • 1 Etimologia


  • 2 La svastika nella cultura religiosa


  • 3 Ritrovamenti archeologici del simbolo


    • 3.1 Alcune testimonianze archeologiche in Italia




  • 4 Da simbolo augurale e solare a emblema nazista


  • 5 Altri utilizzi contemporanei


    • 5.1 Falun Gong


    • 5.2 Arti marziali


    • 5.3 Animazione


    • 5.4 Sanità




  • 6 Curiosità


  • 7 Galleria d'immagini


  • 8 Note


  • 9 Bibliografia


  • 10 Altri progetti





Etimologia |


La parola italiana svastica deriva dalla resa del termine maschile sanscrito, svastika, attestata nella nostra lingua a partire dal 1897. Il termine "svastica" viene indicato in italiano, per errore consolidato, come sostantivo di genere femminile.[4]


In sanscrito tale termine possiede numerosi significati indicando, tra gli altri, un "bardo che dà il benvenuto", "un incrocio di quattro strade", "l'incrociare le mani o le braccia sul petto", "un bendaggio a forma di croce", il "gallo", "un oggetto prezioso a forma di corona triangolare" ma, soprattutto, nel significato di "oggetto propizio" o il disegno/simbolo di una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti.


Il termine sanscrito svastika deriva da svastí (sostantivo neutro; benessere, successo, prosperità) a sua volta composto dal prefisso su- (buono, bene; linguisticamente affine al greco ευ, eu- con lo stesso significato) e da asti (coniugazione della radice verbale as: "essere"). Il suffisso -ka forma un diminutivo, per cui svastika è traducibile letteralmente come "è il bene" o "ben-essere".



La svastika nella cultura religiosa |




La svastika giainista.


La svastica è un simbolo presente in pressoché tutte le culture religiose dell'Eurasia.


Secondo René Guénon, la svastica rappresenta il polo nord, e solo secondariamente il sole quale funzione riflessa del polo. Esso rappresenta il moto di rotazione intorno a un centro o asse immobile (Axis Mundi). Come tale è simbolo della vita, del ruolo vivificante del principio supremo dell'universo, il Dio, in relazione all'ordine del mondo. Esso rappresenta l'attività (il Verbo greco, l'Oṃ indù, il Taiyi, "Grande Uno", cinese) del principio dell'universo nella formazione del mondo.[5] Secondo Guénon, inoltre, la svastica nella sua valenza polare ha lo stesso significato del simbolo cinese di yin e yang, nonché di altri simboli tradizionali del funzionamento dell'universo, quali le lettere Γ (gamma) e G, simbolizzanti il Grande Architetto dell'Universo del pensiero massonico.[6]


L'archeologo russo Gennady Zdanovich, studioso delle più antiche attestazioni del simbolo presso la cultura di Sintashta, identifica la svastica come simbolo di emulazione dell'universo, e specificamente della rotazione delle costellazioni intorno al polo nord celeste, l'Orsa Minore e il Grande Carro.[7] Anche René Guénon sostiene che la svastica sia disegnato dalla rotazione del Grande Carro intorno al polo nord celeste.[8]


Secondo lo studioso Reza Assasi, la svastica rappresenta invece il polo nord eclittico vicino a ζ Draconis, considerando la costellazione del Dragone come uno dei due raggi del simbolo. Assasi sostiene che tale simbolismo è attestato successivamente, nella cultura dell'Iran, come il carro di Mitra trainato da quattro cavalli. Il cosmo era visualizzato come roteante intorno a un centro fisso, in senso orario, trainato da quattro cavalli. Tale nozione fiorì successivamente nel mitraismo romano, e appare nell'iconografia e nelle rappresentazioni astronomiche mitraiche.[9]


Nel Buddhismo cinese il carattere 卐 o 卍 o anche 萬 (wàn, giapp. man) rende il termine sanscrito svastika (reso anche come 塞縛悉底迦 sāifúxīdǐjiā) con il significato di "10.000" ovvero di "miriadi" o "infinito" o "tutte le cose" che si manifesta nella coscienza di un buddha (佛, ); per tale ragione esso è spesso posto nelle statue rappresentanti un buddha sul suo petto all'altezza del cuore.


Nel Buddhismo Zen il carattere 卐 o 卍 rappresenta il 佛心印 (busshin-in) ovvero il "sigillo della mente-cuore del Buddha" trasmesso da patriarca a patriarca nel lignaggio di questa scuola.


In ambito giainista il simbolo dello svastika è uno dei ventiquattro segni propizi ed è simbolo del settimo Arhat e della presente avasarpiṇī. Essa differisce dalla croce diffusa in ambito buddhista, chiamata in lingua giapponese manji, poiché ha i bracci orientati in senso antiorario[10][11].


In ambito induista il simbolo destrorso (卐) è associato con il Sole e con la ruota del mondo che gira intorno ad un centro immobile, e quindi emblema di Viṣṇu (e perciò anche di Kṛṣṇa). La Bṛhat Saṃhitā (VI secolo d.C.; al LV,5) sostiene che lo svastika debba essere apposto all'ingresso dei templi.



Ritrovamenti archeologici del simbolo |




Collana iraniana del primo millennio a.C., Museo nazionale d'Iran.




Elmo greco di tipo frigio con inciso il simbolo della svastica, 350-325 a.C. rinvenuto a Ercolano. Cabinet des Médailles, Parigi.


I primi reperti consistenti facenti uso della "svastica" risalgono al Neolitico, anche se esistono alcuni rari reperti persino risalenti del tardo Paleolitico (nel sito di Mezine, in Ucraina, datati 15,000 anni fa[12]). Il simbolo è stato ritrovato in numerosi frammenti di ceramica nel Khūzestān (Iran) e persino nella scrittura utilizzata dalla Cultura di Vinča nell'Europa neolitica. Altri ritrovamenti risalgono all'Età del bronzo nella zona di Sintashta in Russia e all'Età del ferro nel Caucaso settentrionale e in Azerbaigian[13].



Alcune testimonianze archeologiche in Italia |




Monile etrusco con decorazione a svastiche rinvenuto a Bolsena, VII secolo a.C. Parigi, museo del Louvre.


La lista è solo parziale:


La svastica compare anche in alcune decorazioni dei pavimenti della Reggia di Caserta.



  • Un fregio svasticoide appare su di una terracotta pre-villanoviana conservata al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma.

  • Diversi vasi con raffigurazioni di svastiche databili dal 1000 a.C. sia villanoviane sia sannitiche e lucane sono visibili nel Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale di Padula.

  • Alcune svastiche sono presenti nei mosaici delle ville del sito archeologico di Ercolano (Napoli) e distrutte nell'eruzione vulcanica del 79. Anche a Pompei compare spesso come motivo ornamentale: ve ne sono diverse nella decorazione della volta dell'apodyterium (spogliatoio) delle Terme Stabiane.

  • Diverse svastiche sono presenti nel "Mosaico a cassettoni" della Domus dei Coiedii di Suasa.

  • Una serie di svastiche è scolpita lungo i quattro lati del sarcofago detto di Stilicone, collocato sotto il pulpito della Basilica di Sant'Ambrogio, a Milano.

  • La svastica è motivo ricorrente tra le decorazioni a mosaico della Basilica di San Vitale a Ravenna e nel vicino Mausoleo di Galla Placidia e nel pavimento più antico della Chiesa di San Giovanni Evangelista.

  • La rosa camuna di Carpene (Sellero) presenta una forma a svastica.

  • Sulla pavimentazione di Ostia antica nei pressi delle rovine del teatro è presente una svastica raffigurante il sole.

  • Sul tetto interno del duomo di Reggio Calabria sono incise una serie di svastiche lungo tutti gli infissi.

  • Molte svastiche sono presenti come elementi decorativi e simboli di buon augurio nei mosaici e nei dipinti murali della Villa del Casale di Piazza Armerina in Sicilia.

  • Alcune svastiche sono presenti come elementi decorativi in un mosaico a cassettoni della Domus dei Coiedii a Suasa nelle Marche.

  • È un motivo ornamentale ricorrente sulle ceramiche messapiche prodotte tra la metà del VII e il III secolo a.C. nella regione del Salento (Messapia).

  • Il simbolo è presente sullo scudo di alcuni guerrieri sanniti, in dipinti risalenti al IV secolo a.C.

  • La svastica compare come simbolo decorativo sulle vesti di alcune figure maschili presenti nei mosaici del quartiere ellenistico-romano situato nella Valle dei Templi di Agrigento.

  • La svastica compare come simbolo decorativo sulle vesti femminili nella valle dei templi di Paestum (Salerno).

  • Compare anche come motivo decorativo vascolare su antichi vasi greci.

  • La svastica compare come motivo ornamentale nella pavimentazione a mosaico di un edificio termale romano all'interno della zona archeologica di Velia, l'antica Elea, nel comune di Ascea (Salerno).

  • La svastica compare su pavimenti a mosaico romani conservati al Museo di Santa Giulia di Brescia.

  • Vaso nuragico in Sardegna.

  • Compare sulla pavimentazione di una casa presso il parco archeologico di Sibari (Cs)

  • Compare sull'altare della Chiesa Cattedrale di Santo Stefano Protomartire di Concordia Sagittaria (VE)



Da simbolo augurale e solare a emblema nazista |




La coccarda della finlandese Suomen ilmavoimat usata nel periodo 1918-1945.




La coccarda della lettone Latvijas Gaisa Spēki usata nel periodo 1926-1940.




La svastica nella bandiera nazista.


La "svastica" fu in uso anche presso popolazioni diverse, per esempio presso molte tribù di nativi americani come i Navajo che lo avrebbero però eliminato dalla loro tradizione durante la seconda guerra mondiale rifiutando ogni accostamento con la simbologia nazista[14]. La svastica compare altresì nell'arte popolare dell'Estonia e della Finlandia, mentre presso i Prussiani si suppone che abbia dato il nome al dio-sole Suaixtis.


Negli anni trenta e quaranta del XX secolo la Suomen ilmavoimat, l'aeronautica militare finlandese portava sulla coccarda una svastica di colore azzurro.




Imbarcazione "Gullfoss" (poi dagli anni '70 "Mecca") di Eimskip con svastica sulla prua nel 1968 nel porto di Reykjavík.


In Islanda la società di navigazione Eimskip ha usato ufficialmente la svastica come proprio simbolo fino alla Seconda guerra mondiale, mantendola anche dopo su i propri edifici e imbarcazioni fino a dopo il 2000[15].


La svastica venne altresì riproposta dai teosofi alla fine del XIX secolo. La sua odierna notorietà è, infatti, legata alla sua adozione da parte del partito nazionalsocialista tedesco e, successivamente, del Terzo Reich.


Prima dell'avvento del nazismo, la svastica era già stata utilizzata in Germania dai movimenti che si rifacevano all'ideologia etno-nazionalista Völkisch. Il primo uso documentato come simbolo ariano fu quello di Adolf Lanz che durante un viaggio in India aveva acquistato, nei pressi di Calcutta, un anello che recava inciso l'emblema[16]. Lanz se ne servì per comporre la bandiera del suo Ordo Novi Templi, un'organizzazione parareligiosa che, mescolando esoterismo orientalista e antisemitismo, propugnava le tesi dell'ariosofia e lo sterminio degli ebrei[16]. La bandiera gialla dell'ordine mostrava una svastica rossa attorniata da quattro gigli araldici dello stesso colore[17]. Si tratta del primo uso documentato della svastica come emblema dell'ariosofia[16].


Guido von List adottò la svastica come simbolo del neopaganesimo in Germania, idea seguita dalla Società Thule. Su suggerimento del Dr. Friedrich Krohn della Thule-Gesellschaft[18], Hitler adottò la svastica all'interno di un cerchio come simbolo del partito Nazista nel 1920. I ricercatori francesi Louis Pauwels e Jacques Bergier scrissero ne Il mattino dei maghi (Le Matin des Magiciens, 1962) che Karl Haushofer avrebbe convinto Hitler a scegliere la croce uncinata come simbolo del nazismo. Haushofer, appassionato di cultura giapponese e indiana, tornato a Berlino nel 1918, avrebbe anche fondato la Vril-Gesellschaft, la cui esistenza non è però sostenuta da alcuna fonte storica[19].


Il presentare la svastica da parte dei nazisti come simbolo identificativo scandalizzò vari membri del Collège de sociologie parigino, tra i quali Georges Bataille e Pierre Prévost. Scrive quest'ultimo: «...tanto più che noi tutti[20] provavamo disgusto per tutto ciò che poteva venire dall'hitlerismo. A scandalizzarci in questo movimento era, tra l'altro, l'accaparramento della croce uncinata che evoca l'idea di sacralizzazione. Questo simbolo solare Bataille lo avrebbe adottato volentieri, per il significato eracliteo che gli riconosceva. Ma il movimento hitleriano nella sua totalità era giudicato da lui e da noi tutti come un mostruoso tentativo schiavista, mirante a una ricomposizione "monocefala" della società»[21].



Altri utilizzi contemporanei |



Falun Gong |


Ultimamente, l'uso della svastica è stato ripreso dal movimento Qi gong cinese del Falun Gong, che ne fa un uso di tipo tradizionale, prendendolo dalla tradizione buddhista e mescolandolo con elementi tradizionali cinesi dello yin e yang.



Arti marziali |


La scuola fondamentale di Shorinji Kempo utilizza la svastica come simbolo in Giappone.
Essa è presente anche nel film con Sonny Chiba The Killing Machine.



Animazione |


Alcuni manga giapponesi contengono il simbolo manji, che, ricordando la svastica, viene spesso modificato in quest'ultima nella trasposizione dell'anime rispetto al disegno originale. Alcuni esempi sono:




  • Naruto: il clan Hyuga del Villaggio della Foglia ha sulla fronte il famoso Sigillo degli Hyuga, rappresentato nel manga come una svastica verde disegnata sulla fronte. Nell'animazione il disegno è stato modificato in una croce dello stesso colore.


  • One Piece: il manji rappresenta il simbolo del Jolly Roger della Ciurma di Barbabianca, conosciuto come Edward Newgate. Anche in questo caso il disegno è stato modificato in una croce bianca, sia sulla bandiera che sulla schiena del membro della ciurma Portuguese D. Ace.

  • Nel manga L'immortale il personaggio principale (il cui nome è appunto Manji) reca sulla schiena un manji sinistrorso metà bianco e metà nero.

  • Nel manga di Bleach, quando Ichigo rilascia il Bankai, l'elsa della sua spada è a forma di manji. Inoltre, la parola giapponese "Bankai" è formata da due kanji, di cui il primo è un manji (卍解).

  • In Bem il mostro umano indica il simbolo invincibile.

  • Nel manga di Yu degli spettri un concorrente del torneo per la successione di Genkai ha sulla fronte una svastica. Nell'animazione la svastica non viene censurata o modificata in alcun modo.



Sanità |


In Islanda, paese dove fino a qualche anno fa la compagnia di navigazione Eimskip[22] aveva analogo simbolo, la biancheria dell'ospedale di Reykjavík reca una svastica di buon augurio.



Curiosità |


L'imperatrice Aleksandra Fëdorovna Romanova, imprigionata nella casa Ipat'ev ad Ekaterinburg, prima dell'uccisione tracciò una svastica sull'intelaiatura di una finestra.
Il fatto può trovare spiegazione dall'interesse dell'imperatrice per la teosofia[23].



Galleria d'immagini |




Note |




  1. ^ Cfr. ad esempio qui


  2. ^ Costituito nel 2003, rappresenta il massimo organo dell'Induismo raccogliendo al suo interno tutte le principali rappresentanze di quel mondo religioso.


  3. ^ Cfr. qui


  4. ^ Eliade, M. (2004) Occultismo stregoneria e mode culturali. Saggi di religioni comparate, Sansoni .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    pagina?[senza fonte]



  5. ^ René Guénon e Samuel D. Fohr, Symbols of Sacred Science, Sophia Perennis, 2004, pp. 64–67, 113–117, ISBN 978-0-900588-78-5.


  6. ^ René Guénon e Samuel D. Fohr, Symbols of Sacred Science, Sophia Perennis, 2004, p. 113–117, 130, ISBN 978-0-900588-78-5.


  7. ^ Gennady Zdanovich. "О мировоззрении древних жителей «Страны Городов»". Русский след, 26 June 2017.


  8. ^ René Guénon e Samuel D. Fohr, Symbols of Sacred Science, Sophia Perennis, 2004, p. 113–117, ISBN 978-0-900588-78-5.


  9. ^ Reza Assasi, Swastika: The Forgotten Constellation Representing the Chariot of Mithras (Supplement: Šprajc, Ivan; Pehani, Peter, eds. Ancient Cosmologies and Modern Prophets: Proceedings of the 20th Conference of the European Society for Astronomy in Culture), in Anthropological Notebooks, XIX, nº 2, Ljubljana, Slovene Anthropological Society, 2013, ISSN 1408-032X (WC · ACNP).


  10. ^ Giorgio Nadali, Strano ma sacro: Enciclopedia delle curiosità religiose, vol. 1, Lampi di stampa, 2003, p. 88, ISBN 978-88-488-0235-2. URL consultato il 19 novembre 2018 (archiviato il 20 settembre 2018)., particolare da confrontarsi con la descrizione presentata da i I segreti della religioni (isbn 978-8891176943, anno 2015)


  11. ^ (EN) Manya Koetse, Il Wan’ (卍) non è un simbolo nazista, su whatsonweibo.com, 22 gennaio 2016. URL consultato il 19 novembre 2018.


  12. ^ Mukti Jain Campion, How the world loved the swastika - until Hitler stole it, su bbc.com, 23 ottobre 2014. URL consultato il 14 febbraio 2017. Ospitato su www.bbc.com.


  13. ^
    Cultinfo Department of Culture of Vologda Regional Government[collegamento interrotto]



  14. ^ Dottie Indyke. The History of an Ancient Human Symbol, 2005, da The Wingspread Collector's Guide to Santa Fe, Taos and Albuquerque, Volume 15.


  15. ^ Emilía S. Ólafsdóttir Kaaber, Reykjavík Walks, in URL: http://icelandreview.com/stuff/reviews/2014/08/14/reykjavik-walks


  16. ^ abc Silvia Ronchey, Dalla saggezza al male assoluto: il destino della svastica, in la Repubblica, 5 ottobre 2015. URL consultato il 14 ottobre 2015.


  17. ^ José Manuel Erbez. "Order of the New Templars 1907". Flags of the World, 2001.


  18. ^ Fra le varie fonti: The Unknown Hitler di Wulf Schwartzwaller


  19. ^ Hitler aveva studiato nell'abbazia di Lambach in Alta Austria dove conobbe la svastica con gli uncini piegati. Nella sagrestia, infatti, è presente un cenotafio terminante con lo stemma abbaziale: nell'ovale del blasone si trova una svastica dorata con gli uncini piegati. Lo stemma fu voluto nel 1869 dall'abate di Lambach, padre Theoderic Hagn, forse perché segno dell'incontro tra la croce cristiana e la tradizione religiosa mondiale. (Ecco la svastica che ispirò Hitler, di Vittorio Messori, Il Corriere della sera, 9 luglio 2009, pag. 39.)


  20. ^ Prévost si riferisce ai partecipanti alla conferenza Hitler et l'ordre teutonique.


  21. ^ (da P. Prévost, Pierre Prévost recontre Georges Bataille, Paris 1987, pp. 26 sg., citato in Hitler e l'Ordine teutonico nel testo Il Collegio di Sociologia, pag.285-286)


  22. ^ "Saga Eimskips", in URL Copia archiviata, su eimskip.is. URL consultato il 14 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2017).


  23. ^ King, G., The Last Empress, p.344



Bibliografia |



  • Thomas Wilson, The Swastika: The Earliest Known Symbol, and Its Migrations; with Observations on the Migration of Certain Industries in Prehistoric Times, in Annual report of the Board of Regents of the Smithsonian Institution, Smithsonian Institution", Washington, 1896, pp. 757-1030

  • Aigner, Dennis J. (2000). The Swastika Symbol in Navajo Textiles. Laguna Beach, California: DAI Press. ISBN 0-9701898-0-X.

  • Ernest Klein, Kleins Comprehensive Etymological Dictionary of the English Language, Elsevier, 1971

  • Robert H. Mathews, Mathews' Chinese-English dictionary, Harvard University Press, 1966

  • ManWoman, Gentle Swastika - reclaiming the innocence, Flyfoot press, 2001


  • Umberto Cordier : " Guida ai luoghi misteriosi d'Italia ", Casale Monferrato, PIEMME, 2004

  • Silvia Ronchey, Dalla saggezza al male assoluto: il destino della svastica, in la Repubblica, 5 ottobre 2015. URL consultato il 14 ottobre 2015.



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