Scrittura




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Tondo con affresco romano, del 50 circa, di donna con libro e stilo (cosiddetta "Saffo") proveniente da Pompei (Napoli, Museo archeologico nazionale)


La scrittura è la fissazione di un significato in una forma esterna durevole, che nelle scritture alfabetiche diventa rappresentazione grafica della lingua parlata, per mezzo di un insieme di segni detti grafemi che compongono un sistema di scrittura e di lettura. I grafemi denotano sovente suoni o gruppi di suoni. Come il linguaggio parlato, la scrittura è un modo fondamentale di comunicazione umana, ed è il mezzo finora più efficace per la conservazione e la trasmissione della memoria.


In un senso più ampio, si definisce dunque scrittura ogni mezzo che permette la trasmissione durevole di informazioni, che sia o no rappresentazione grafica del parlato, come accade nelle scritture della musica, dell'algebra, della chimica e altri.




Indice






  • 1 Storia


  • 2 Ricostruzione tradizionale e interpretazioni recenti


    • 2.1 Impatto sulla società


    • 2.2 Sistemi logografici, sillabici e alfabetici


    • 2.3 Primati




  • 3 Importanza della scrittura


  • 4 Sistemi di scrittura


  • 5 Scritture non lineari


  • 6 Tecniche moderne di annotazione


  • 7 Filografia


  • 8 Note


  • 9 Bibliografia


  • 10 Voci correlate


  • 11 Altri progetti


  • 12 Collegamenti esterni





Storia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della scrittura.


Ricostruzione tradizionale e interpretazioni recenti |


Tradizionalmente l'inizio della registrazione in forma scritta dei linguaggi verbali è stata collocata dagli storici intorno al 3200 a.C. nella Bassa Mesopotamia dove sarebbe sorta per ragioni di amministrazione, contabilità e commercio. Oggi questo fatto è pensato come il frutto di un processo meno puntuale, meno "fatale". Si sa ormai con certezza che già nel Paleolitico esistevano diversi sistemi per dare consistenza e far perdurare le conoscenze. Si tratta di "scrittura per immagini, senza parole"[1]. La stessa scrittura cuneiforme ha un fortissimo collegamento con le prime registrazioni su sigilli e cretule. Tali sistemi di registrazione rappresentano "il coronamento del processo di specializzazione lavorativa e di spersonalizzazione dei rapporti lavorativi e redistributivi"[2], processo preceduto e provocato dal forte incremento dell'agricoltura, dalla rivoluzione urbana e dal coagularsi di un coordinamento statale per la messa in opera delle canalizzazioni che, con l'impiego di un enorme numero di giornate lavorative, permisero di sfruttare sempre più efficacemente i terreni dell'alluvio mesopotamico.


Non solo si è cercato di rintracciare nel contesto del Vicino Oriente antico le premesse forti della scrittura cuneiforme, ma si è anche indagato su altri centri dove la scrittura si sia potuta sviluppare indipendentemente. Sul fatto che l'America centrale, culla delle civiltà mesoamericane a partire dal 600 a.C., possa essere annoverato tra questi centri c'è un ampio consenso nella comunità scientifica, molto più dubbia è invece la natura delle incisioni Rongorongo rinvenute sull'Isola di Pasqua. Particolarmente fruttuose sono state le intuizioni di Marija Gimbutas e le sue indagini sui sistemi di registrazione su terrecotte in uso nei Balcani già tra il 6000 e il 5000 a.C. (cultura di Vinča), dove però, a differenza che nel Vicino Oriente, la scrittura si sarebbe sviluppata a scopi cultuali, in particolare per i riti legati alla Dea Madre. Tali scritture, precedenti il primo apparire delle cosiddette popolazioni indoeuropee, sono datate tra il 5400 e il 4000 a.C. Sono state avanzate ipotesi secondo cui le forme di registrazione di Vinča avrebbero influenzato la scrittura cuneiforme, mentre più probabile sembra un'influenza diretta sulla Lineare A cretese (II millennio a.C.) e la scrittura sillabica di Cipro.[3][4]



Impatto sulla società |


La scrittura sembra dunque aver avuto diverse origini, tanto in senso geografico quanto in senso funzionale. Il significato antropologico di questa fondamentale "invenzione" è quantomeno ambivalente: da un lato essa rappresenta la radice dei concetti moderni di "universalità", "razionalità" e "scienza" in quanto rende possibile un confronto (articolato come mai prima) tra conoscenze di diversa natura e origine. Dall'altro contiene "elementi angusti di specializzazione e di separazione funzionale"[3], in quanto (così certamente almeno nel Vicino Oriente antico) essa prende piede come strumento di affermazione e realizzazione dei progetti di una specifica classe umana, espressione del polo palatino-templare, che si compone di un clero specializzato (mentre prima il culto era domestico e gestito in casa) e di un potere regale, impegnato a gestire lo sforzo della ridefinizione infrastrutturale della piana alluvionale mesopotamica nel segno di una sempre più forte diseguaglianza sociale. La scrittura, nei tempi della sua piena affermazione, si manifesta dunque come tecnica specializzata di altissimo prestigio, al pari (e anche più) di altre forme di specializzazione (l'artigianato) e in contrapposizione con quel sapere diffuso e senza potere contrattuale che è quello dei coltivatori diretti[5].



Sistemi logografici, sillabici e alfabetici |


Un'altra linea di sviluppo tradizionalmente articolata dagli storici è quella che ordina in serie cronologica i sistemi logografici (ad un segno corrisponde una parola), quelli sillabici (ad un segno corrisponde una sillaba) e quelli alfabetici (ad un segno corrisponde un suono).[6] Questa linea evolutiva va considerata con qualche distinzione: molti segni del sistema logografico egizio dei geroglifici possedevano valenza fonetica[6]; a tutt'oggi, forme di registrazione logografica (come il sistema numerico) non hanno certo perso importanza, mentre cinesi e giapponesi moderni resistono con forza ad adottare sistemi alfabetici, il che, piuttosto che far pensare al timore di rompere con una antichissima tradizione, rinvia ad "una costante per tutte le civiltà dotate di scrittura, e cioè la forte interdipendenza fra scrittura, immaginario e forme della vita materiale"[6].


L'invenzione dell'alfabeto, in questa lettura, non risulta più una conseguenza scontata a partire dalle premesse logografiche e sillabiche, ma un'"emergenza, imprevedibile e feconda", non a caso portata avanti da due popoli, Fenici e Greci, concentrati sul protagonismo commerciale, sulla non territorialità, sul "ruolo di interfaccia fra l'Oriente asiatico e l'Occidente mediterraneo".[7]



Primati |


Come accennato, la ricostruzione tradizionale dell'origine della scrittura individuava la Mesopotamia come fulcro iniziale[8]: l'invenzione della scrittura in quei luoghi, a partire dai sistemi di identificazione (prima il sigillo "come strumento di convalida e garanzia", poi la cretula, un blocco di argilla la cui rottura evidenziava l'effrazione della serratura di un magazzino o l'apertura di un vaso[2]) avrebbe poi sollecitato un simile sviluppo nell'antico Egitto e, 1500 anni dopo, in modi meno definiti, in Cina[8], dove la scrittura era utilizzata come strumento divinatorio[4]. Tale impianto interpretativo, maggioritario negli anni sessanta e di cui è responsabile soprattutto Ignace Jay Gelb (che non considerava i geroglifici maya come una scrittura vera e propria), è stato per lo più abbandonato:



  • i geroglifici maya sono ormai unanimemente considerati una scrittura a tutti gli effetti

  • conoscendo via via meglio la preistoria cinese si tende ad escludere un collegamento con il Vicino Oriente

  • in Egitto certi esempi di scrittura sembrano precedere quella mesopotamica[8]


È insomma possibile che "le scritture sumerica, egizia, cinese e maya siano state tutte create in risposta a esigenze locali e senza che ci sia stata un'influenza da parte di sistemi di scrittura stranieri"[9].



Importanza della scrittura |


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«Senza la scrittura le parole non hanno presenza visiva, possono solo essere "recuperate", "ricordate".»


(Walter Ong)

L'avvento della scrittura, secondo Jack Goody, ha permesso un "addomesticamento del pensiero" tale da consentire processi quali l'astrazione, la formalizzazione, la logica, l'analisi, la classificazione, la sintesi e l'ipotesi (e quindi la formazione di nuove teorie).


Rispetto a culture in cui l'oralità è più diffusa della scrittura, grazie a essa è quindi possibile l'innovazione, l'oggettività e il distacco.


La scrittura ha portato anche a una perdita dell'importanza della memoria, lo dimostra ad esempio il fatto che per i cittadini dei Paesi Occidentali è assai difficile ricordare i nomi degli avi, mentre nelle società a oralità diffusa questa è una forte necessità per dimostrare il possesso di una proprietà.


La lettura, rispetto alla trasmissione orale, è un processo soggettivo che prevede una metabolizzazione privata, riflessiva e libera delle conoscenze (libro come mediatore della conoscenza). Inoltre la scrittura può permettere di legare il pensiero concreto (legato all'esperienza), al pensiero astratto.


Si ritiene che l'avvento della scrittura abbia condotto l'umanità non solo alla letteratura, alla poesia, al progresso ma anche a sentimenti come l'individualismo e il nazionalismo. Una figura come l'artista individuale, il poeta, è impensabile in una società a oralità diffusa; mentre in una società in cui è presente la scrittura il plagio diviene un reato e ciò che si scrive può portare alla censura e alla persecuzione.


Infine senza la scrittura le grandi religioni non avrebbero avuto modo di esistere perché sarebbe stata impossibile la presenza degli intoccabili testi sacri.



Sistemi di scrittura |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema di scrittura.



Alcuni sistemi di scrittura


La scrittura avviene tramite l'uso di un codice, un sistema di scrittura, che consiste di grafemi (segni grafici che rappresentano delle unità linguistiche) e regole per combinarli. Tra le classificazioni dei sistemi di scrittura più largamente condivise c'è quella basata sull'unità linguistica che viene rappresentata dai grafemi del sistema; si possono quindi individuare in linea di massima cinque tipi di sistema:




  • sistemi logografici: dove sono rappresentati morfemi e parole


  • sistemi sillabici e abugida: in cui sono rappresentate le sillabe


  • abjad e alfabeti: nei quali i grafemi rappresentano singoli foni o fonemi.



Scritture non lineari |


Per definizione, sono non lineari le scritture per la cui annotazione non vengono usate delle linee scritte, ma oggi si tende a contestare questo concetto. Sono infatti inclusi in questo gruppo anche vari codici e crittografie, dove solitamente i segni sono comunque normali lettere o numeri, ma con senso alterato.


Anche la scrittura Braille per non vedenti potrebbe venir inclusa tra i normali alfabeti, in quanto a ogni suono corrisponde un apposito segno. Viene invece inclusa nelle scritture non lineari solo in quanto il sostrato (la carta) non viene “scritto” ma “perforato”, per cui delle “linee” non sono possibili.


Analogamente nella scrittura Morse che pure potrebbe rientrare nelle scritture alfabetiche, manca l'azione dello “scrivere” in quanto i segni vengono originati da una “pressione” sul tasto apposito.


Rientra nella categoria anche la comunicazione a mezzo di bandiere usata perlopiù in marina, la più moderna tra le scritture ideografiche. Ma anche in questo caso viene a mancare l'accezione di “scrivere”.


Quella che più si avvicina alla definizione è la scrittura della musica. I segni delle note non si possono definire un alfabeto o dei logografi, ma costituiscono un validissimo mezzo di scrittura. Solo che sono usabili unicamente in musica, non servono cioè per annotare delle parole.


In tutti questi casi si tratta dunque solo di supporti per l'annotazione di certe informazioni, e non di espressioni grafiche del linguaggio. Nell'accezione di scrittura quale mezzo di registrazione storica, cioè per la conservazione di dati, questi sistemi non sono neanche accettabili tra le “scritture".



Tecniche moderne di annotazione |


Come detto sopra, l'uso della scrittura fu il primo modo di comunicazione e, più tardi, il mezzo principale per la registrazione e la conservazione di dati. Oggi sono a disposizione altre possibilità sia di comunicazione sia di testimonianza storica: stenografia, dattilografia, registrazione su nastro magnetico o su supporto digitale certamente non costituiscono una vera e propria scrittura, ma la sostituiscono egregiamente.


Sebbene probabilmente anche i libri verranno sostituiti da archivi elettronici, presumibilmente conterranno delle parti di testo. La notazione elettronica del testo si basa su una codifica di caratteri, dove ogni carattere o segno di interpunzione viene rappresentato da un codice numerico univoco.


Le codifiche storicamente più usate sono ASCII e EBCDIC, che sono però limitate nel numero dei caratteri rappresentabili. Per questo motivo è stata sviluppata la codifica Unicode, oggi usata dalla maggior parte dei sistemi informativi, in grado di rappresentare decine di migliaia di caratteri differenti, potenzialmente tutti quelli esistenti in tutti gli alfabeti vivi o morti che siano.



Filografia |


La filografia (termine composto da philos e graphia: Propr. "amore per la scrittura") è lo studio e collezionismo di tutte le tracce relative alla scrittura, dai caratteri sumeri alle lettere inviate nello spazio, dalle pergamene medievali alla dematerializzazione della parola scritta nei messaggi di posta elettronica e nel linguaggio degli SMS.



Note |




  1. ^ Origini della scrittura, 2002, cit., p. VIII.


  2. ^ ab Liverani, 2009, p. 128.


  3. ^ ab Origini della scrittura, 2002, cit., p. IX.


  4. ^ ab Harald Haarmann, «Modelli di civiltà a confronto nel mondo antico: la diversità funzionale degli antichi sistemi di scrittura», in Origini della scrittura, 2002, cit., pp. 28-55.


  5. ^ Liverani, 2009, p. 110.


  6. ^ abc Origini della scrittura, 2002, cit., p. X.


  7. ^ Origini della scrittura, 2002, cit., p. XI.


  8. ^ abc Jerrold S. Cooper, «Scrivere in cuneiforme: l'origine burocratica della scrittura in Babilonia», in Origini della scrittura, 2002, cit., p. 69.


  9. ^ Jerrold S. Cooper, «Scrivere in cuneiforme: l'origine burocratica della scrittura in Babilonia», in Origini della scrittura, 2002, cit., p. 70.



Bibliografia |



  • AA.VV., Origini della scrittura: genealogie di un'invenzione, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, ed. Bruno Mondadori, 2002, ISBN 88-424-9381-3

  • Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-9041-0.


  • Jack Goody, L'addomesticamento del pensiero selvaggio, Milano, Franco Angeli, 1981 (ed. or. 1977)


  • Giulio Angioni, La scrittura, una fabrilità semiotica, in Fare, dire, sentire. L'identico e il diverso nelle culture, il Maestrale, 2011, 149-169. ISBN 978-88-6429-020-1


  • Walter J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Bologna, il Mulino, 1986 (ed. or. 1982)


  • Giorgio Raimondo Cardona, Antropologia della scrittura, Torino, Loescher, 1981

  • Marcel Cohen, L'écriture, Parigi, Editions sociales, 1953



Voci correlate |



  • Scriptio continua

  • Sistema di scrittura

  • Tavoletta cerata



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |






  • Scrittura, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata

  • I cinesi: i primi inventori al mondo della scrittura?, su versoriente.net.

  • MNAMON - Origini, materiali e tecniche delle antiche scritture del Mediterraneo, su lila.sns.it.


  • Forme mnemotecniche, elementi di proto-scrittura e pittografie, da Shahr-i Sokhta online


  • Scheda sulle scritture mesopotamica ed egiziana su pianetascuola.it


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