Suricata suricatta






















































































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Suricato

Suricatos (Suricata suricatta), parque nacional Makgadikgadi Pans, Botsuana, 2018-07-30, DD 25.jpg


Stato di conservazione


Status iucn3.1 LC it.svg

Rischio minimo[1]



Classificazione scientifica

Dominio

Eukaryota

Regno

Animalia

Sottoregno

Eumetazoa

Superphylum

Deuterostomia

Phylum

Chordata

Subphylum

Vertebrata

Infraphylum

Gnathostomata

Superclasse

Tetrapoda

Classe

Mammalia

Sottoclasse

Theria

Infraclasse

Eutheria

Superordine

Laurasiatheria

Ordine

Carnivora

Famiglia

Herpestidae

Sottofamiglia

Herpestinae

Genere

Suricata

Specie

S.suricatta

Nomenclatura binomiale

Suricata suricatta
Schreber, 1776

Sinonimi

Rhyzaena, Rysaena, Ryzaena, Surricata
S.capensis, S.hahni, S.hamiltoni, S.lophurus, S.namaquensis, S.surakatta, S.tetradactyla, S.typicus, S.viverrina, S.zenik



Areale

Distribution of Suricata suricatta.png


     S.s.suricatta


     S.s.iona


     S.s.marjoriae



Il suricato (Suricata suricatta Schreber, 1776) è una mangusta della famiglia degli Erpestidi, unica specie del genere Suricata (Desmarest, 1804), diffuso nell'Africa meridionale.[1]




Indice






  • 1 Etimologia


  • 2 Descrizione


    • 2.1 Dimensioni


    • 2.2 Caratteristiche craniche e dentarie


    • 2.3 Aspetto




  • 3 Biologia


    • 3.1 Comportamento


    • 3.2 Alimentazione


    • 3.3 Riproduzione




  • 4 Distribuzione e habitat


  • 5 Tassonomia


  • 6 Predatori e malattie


  • 7 Fossili


  • 8 Stato di conservazione


  • 9 Curiosità


  • 10 Note


  • 11 Bibliografia


  • 12 Altri progetti





Etimologia |


Il nome scientifico deriva dal nome comune suricate, di derivazione francese mutuato dall'olandese, utilizzato in Sudafrica per identificare questo piccolo animale insieme all'altro termine meerkat, combinazione delle due parole in lingua Afrikaans meer-, "termite", e -kat, "mangusta".



Descrizione |



Dimensioni |


Mangusta di piccole dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 245 e 290 mm, la lunghezza della coda tra 182 e 235 mm, la lunghezza del piede tra 60 e 68 mm, la lunghezza delle orecchie tra 17 e 21 mm e un peso fino a 915 g.[2]



Caratteristiche craniche e dentarie |


Il cranio è delicato e presenta un rostro sottile, le orbite grandi, le creste sopra-occipitali talvolta poco sviluppate, mentre la cresta sagittale è sempre assente. La camera posteriore della bolla timpanica è ovoidale, grande e rigonfia, la camera anteriore è circa la metà della prima. Le arcate zigomatiche sono sottili, il processo coronoide della mandibola è di lunghezza media, indice di un ridotto sviluppo dei muscoli temporali e masseterici più di qualsiasi altro carnivoro.
Il secondo premolare superiore è di piccole dimensioni, il quarto premolare e il primo molare sono provvisti di una distinta cuspide sul lato interno.


Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

























2
3
1
3
3
1
3
2
2
3
1
3
3
1
3
2
Totale: 36

1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;



Aspetto |


Il corpo è lungo e snello, con arti lunghi e sottili e una coda affusolata. La pelliccia è corta eccetto lungo i fianchi dove i peli raggiungono i 30-40 mm. La testa è larga, gli occhi sono grandi, neri e circondati da un anello scuro, il muso è corto, nero ed appuntito. Il colore della testa è bianco-grigiastro, una sottile striscia scura si estende dalla fronte fino alla base delle orecchie, le quali sono rotonde e nerastre. Le sopracciglia e le guance sono bianche. Le parti dorsali variano considerevolmente attraverso tutto l'areale, dal brunastro al grigio, con striature marroni sulla schiena, la groppa ed i fianchi. I singoli peli hanno la base chiara, due anelli più scuri nella parte centrale e la punta bianco-argentata. Le parti inferiori sono bianche, i peli ventrali sono sparsi e lasciano vedere la pelle scura sottostante, il mento e la gola sono bianco-grigiastri. La coda è lunga poco meno della testa e del corpo, è dello stesso colore del dorso eccetto la punta nerastra, è finemente ricoperta di peli, più lunghi all'attaccatura. I piedi hanno quattro dita, le piante sono provviste di quattro cuscinetti carnosi rigonfi. Gli artigli sono lunghi e ricurvi, quelli delle zampe anteriori raggiungono i 15 mm, quelli posteriori sono circa la metà. Sono presenti un paio di ghiandole anali, la cui secrezione è abbastanza simile nei due sessi. Le femmine hanno tre paia di mammelle addominali. Non è presente dimorfismo sessuale, sebbene i maschi dominanti siano più robusti degli altri membri del gruppo. Il cariotipo è 2n=36 FN=66.



Biologia |



Comportamento |




Individuo nella caratteristica posizione di vedetta


È una specie gregaria, con una sofisticata organizzazione sociale che può coinvolgere anche più gruppi differenti. Questi ultimi contengono solitamente dieci individui, sebbene gruppi fino a 30 non siano rari e sono formati da 1-3 femmine in calore, fino a quattro maschi adulti, diversi piccoli e una dozzina di giovani adulti. Le dimensioni del gruppo rimangono relativamente costanti durante gli anni con frequenti cambiamenti nell'identità dei membri e con la crescente presenza di molti individui non imparentati tra loro. Vi è una gerarchia in entrambi i sessi che aumenta con l'età, tuttavia le femmine possono ottenere il dominio anche attraverso l'eredità, l'esito di sfide con altre pretendenti, l'immigrazione in gruppi senza femmine in calore o formando nuovi gruppi con maschi emigrati da altri gruppi. Le femmine si accoppiano all'interno dei loro gruppi nativi più dei maschi, alcuni individui di entrambi i sessi possono rimanere in gruppo per tutta la loro vita sebbene alcuni si disperdano regolarmente per unirsi ad altri gruppi. I maschi tendono a disperdersi più delle femmine. Gli immigrati talvolta devono insistere per giorni per essere accettati da un gruppo. Le colonie sono territoriali e possono coprire territori di 200-1000 ettari. Le marcature sono frequenti lungo i confini territoriali e sono spesso una risposta alla marcatura dei gruppi adiacenti. Queste vengono effettuate dalla coppia dominante del gruppo. I territori vengono difesi attivamente dai gruppi vicini e durante le schermaglie alcuni esemplari possono essere gravemente feriti o addirittura uccisi. Alcuni membri del gruppo agiscono da sentinelle mentre gli altri cercano cibo, utilizzando luoghi elevati, particolarmente le cime dei termitai, come postazioni di vedetta. Questi doveri vengono condivisi da tutti i membri della colonia sebbene possano variare con lo status sociale.


L'intero gruppo è in costante comunicazione vocale durante il pasto. Sono usate vocalizzazioni complesse per comunicare al gruppo durante la guardia, segnalando quando si è di vedetta e quando è presente un pericolo. Quest'ultimo richiamo varia dal tipo e dall'entità della minaccia. Un ululato squillante induce tutta la colonia a rifugiarsi nelle tane. Possono distinguere un'aquila marziale dal molto simile biancone pettonero, non considerato una minaccia. Il suricato è in grado di determinare in quale direzione correre quando è dato l'allarme, conoscendo esattamente dove sono situate tutte le tane.




Gruppo di suricati


I cuccioli inizialmente non sono in grado di trovarsi le prede da soli ed usano vocalizzazioni per chiedere cibo ad altri. Un tipo di richiamo è emesso continuamente quando sta seguendo qualcuno che sta cercando cibo, un altro più acuto è emesso quando l'individuo adulto trova una preda, possibilmente per attirare la sua attenzione. I più piccoli sono continuamente controllati nelle tane da individui non strettamente imparentati con loro, in una sorta di baby-sitting. Durante questo periodo il baby-sitter rimane nella tana per tutto il giorno rinunciando a cercare cibo, con la conseguenza di una sostanziale perdita di peso. Normalmente le femmine contribuiscono maggiormente dei maschi a questo tipo di assistenza e tra loro solitamente quelle più pesanti. Raramente si tratta di loro parenti.


La densità della popolazione è influenzata dalle precipitazioni e dai predatori e può fluttuare notevolmente. In Sudafrica può variare da 0,95 a 0,32 esemplari per km². È ben adattato sia nel comportamento che fisiologicamente a sopravvivere in ambienti desertici. Si adatta a periodi con bassa disponibilità di cibo e con l'estremo calore del deserto. Il metabolismo è soltanto il 58% di quello che si può trovare in qualsiasi altro mammifero della stessa taglia. Un basso metabolismo abbassa la produzione di calore interno, riduce la richiesta energetica durante il riposo e quindi riduce il tempo richiesto per nutrirsi, limitando la perdita di liquidi attraverso l'evaporazione. Ha un'elevata conducibilità termica con il terreno, favorendo una perdita di calore senza una corrispondente perdita d'acqua e una notevole capacità di dissipare calore attraverso l'evaporazione. A temperature esterne fino a 40 °C, il suricato può resistere fino a 5 ore, ansimando come un cane. Evita tuttavia temperature estreme sia alte che basse. Quando la temperatura si abbassa e il giorno si accorcia, l'animale emerge dalla tana più tardi e termina le attività prima del tramonto. Le rapide perdite di calore notturne vengono evitate rifugiandosi nelle tane dove la variazione di temperatura è minore che sul terreno oppure raggruppandosi con altri membri del gruppo. Quest'ultimo comportamento è particolarmente importante per i cuccioli, più vulnerabili al freddo ed è un mezzo per aumentare la quantità di energia necessaria per il loro sviluppo. Le alte temperature di metà giornata nei mesi di gennaio, febbraio e marzo vengono evitate riposandosi in zone più fresche. Spesso si rotola su terreni più umidi o su rocce più fredde. È un efficiente scavatore, costruisce le proprie tane, le quali hanno solitamente diverse entrate, formando un dedalo di cunicoli. Le entrate hanno un diametro di 15 cm e conducono a cunicoli larghi 7,5 cm che scendono in profondità fino a 1-1,5 m, connettendosi a camere ampie 45 cm ed alte 30 cm. Talvolta condivide i rifugi cono altri mammiferi come la lepre saltatrice del capo, topi del genere Rhabdomys, il criceto dalla coda bianca, il gerbillo dell'Highveld, la procavia del capo, la mangusta grigia del capo e la mangusta rossa.



Alimentazione |




Esemplare mentre sta mangiando una rana


Si nutre di invertebrati, particolarmente di coleotteri ed anche di imenotteri, pupe di insetti, termiti, ortotteri e scorpioni, mentre i rettili, incluse lucertole, gechi, serpenti e anfisbene, sono un importante supplemento durante tutto l'anno. Diversamente dalle altre specie di manguste non cattura grossi roditori, ma soltanto quelli più piccoli durante le grosse esplosioni demografiche. Può occasionalmente nutrirsi anche di uova d'uccello. Ha una rimarchevole abilità nel resistere al morso dei serpenti, potendo tollerare sei volte la quantità di veleno necessario ad uccidere un coniglio, ed è immune al veleno degli scorpioni. Raramente beve acqua, ottenendola piuttosto da prede succulente oppure masticando meloni tsama, frutta o tuberi ricchi di liquidi. Il suricato si ciba di giorno in gruppi compatti, disposti ognuno a 5 m dall'altro, talvolta anche fino a 1 m, coprendo una superficie con un diametro di 20-50 m, fino a 100 m durante la stagione secca. Cerca le sue prede scavando nella sabbia fino a 20 cm di profondità per almeno 5-8 ore al giorno, cambiando zona ogni giorno e ripetendo il percorso soltanto dopo una settimana o più. Due o tre individui possono scavare insieme per stanare grossi gechi. Scontri per il cibo sono molto rari, più frequenti nei periodi più secchi. L'assunzione di alimenti diminuisce in inverno, mentre le femmine ne ingeriscono di più durante i periodi di attività riproduttiva, tra gennaio ed aprile.



Riproduzione |




Cuccioli


La stagione degli accoppiamenti avviene da ottobre a giugno nel Kalahari meridionale, generalmente dopo le piogge torrenziali ma può estendersi negli anni più caldi. La maggior parte dei piccoli nascono tra gennaio e marzo, sebbene possano verificarsi in qualsiasi periodo dell'anno. Gli accoppiamenti non si verificano quando le precipitazioni sono scarse. Solitamente solo il maschio e la femmina dominante si accoppiano, mentre il resto del gruppo si occupa dei cuccioli. Ma in periodi particolarmente produttivi anche i subordinati possono riprodursi ad un ritmo tuttavia più basso. Le femmine raramente si accoppiano prima dei tre anni di vita sebbene siano stati osservati individui accoppiarsi a 14 mesi di età. La femmina dominante produce da una a tre cucciolate di 3-7 piccoli ciascuna. I subordinati invece partoriscono meno frequentemente, ogni parto di 1-8 piccoli alla volta. La gestazione è di circa 60-70 giorni con intervalli tra due parti di 82-90 giorni. I neonati crescono velocemente nel primo mese e dopo un anno raggiungono il 90% del peso di un adulto. La sopravvivenza della prole dipende dallo stato materno, dal sesso del nascituro, dalla perdita notturna di peso, dalle dimensioni della colonia, dalla temperatura esterna diurna e dalle precipitazioni mensili. Le cucciolate possono essere abbandonate durante la siccità mentre le alluvioni sono un potenziale rischio quando queste sono confinate nelle tane. Tra le tre e le cinque settimane di vita i giovani sono particolarmente vulnerabili all'ipotermia, mentre tra i cinque e le dodici settimane alla predazione. L'aspettativa di vita in natura è di 5-15 anni, mentre in cattività può raggiungere i 20 anni.



Distribuzione e habitat |




Alcuni individui nel caratteristico ambiente sudafricano del karoo


Questa specie è diffusa nell'Africa sud-occidentale, dall'estrema parte sud-occidentale dell'Angola attraverso la Namibia e il Botswana fino a tutto il Sudafrica. Potrebbe essere presente anche nelle pianure del Lesotho, sebbene non ci siano osservazioni fino ad oggi.


Vive nelle regioni aride aperte caratterizzate da vegetazione sparsa. Nel Kalahari è presente nelle boscaglie di Acacia, karoo, Highveld e associazioni di Fynbos dove la precipitazione media annuale è inferiore a 600 mm, ed anche in ambienti rocciosi lungo letti di fiumi asciutti. È invece assente nei deserti veri e propri, nelle aree forestali e nelle zone montane. Sono solitamente associati con terreno duro, spesso con substrato roccioso o calcareo.



Tassonomia |


Sono state riconosciute 3 sottospecie:




  • S.s.suricatta: Namibia e Botswana meridionali, Sudafrica;


  • S.s.iona (Cabral, 1971): Angola sud-occidentale;


  • S.s.marjoriae (Bradfield, 1936): Deserto del Namib, Namibia centrale e nord-occidentale.



Predatori e malattie |


I cuccioli sono particolarmente vulnerabili ai predatori sia all'interno delle tane che durante la ricerca di cibo, ma diventano meno vulnerabili dopo il terzo mese di vita. I giovani sono cacciati da serpenti come il cobra del capo, rapaci come l'aquila marziale, l'aquila rapace, il falco giocoliere, il falco lanario e l'astore cantante pallido. Questi predatori sono la causa di circa un quarto di tutti i giovani suricati uccisi. I grandi carnivori, come il leone, la iena macchiata e lo sciacallo dalla gualdrappa sono altre potenziali minacce, come anche il ratele. Tuttavia gruppi di suricati possono aggredire molti predatori come lo stesso cobra del capo, ma anche piccoli rapaci e la volpe del capo.


Nel 2002 è stato riscontrata un'epidemia di tubercolosi in alcuni individui nel Sudafrica. Inoltre sono fortemente soggetti a contagio da toxoplasmosi.



Fossili |


Dettagli sull'evoluzione dei Viverridi in generale è scarsa, in parte perché la famiglia si è sviluppata nelle regioni tropicali del vecchio mondo dove i ritrovamenti di fossili sono inadeguati. Resti di suricati sono stati ritrovati in una grotta del Transvaal, e in depositi calcarei del quaternario presso la Baia di Saldanha. S.major, uno dei primi membri della ramo dei suricati che è intermedio tra S.suricatta e Mungos mungo e non riferibile a nessuna singola specie moderna, è stato ritrovato nei depositi di corniola di Elandsfontein, presso Johannesburg. S.major assomigliava a S.suricatta ma era più grande e possedeva una dentatura differente.



Stato di conservazione |


La IUCN Red List, considerato il vasto areale, la presenza in diverse aree protette e l'assenza di minacce importanti, classifica S.suricatta come specie a rischio minimo (LC).[1]



Curiosità |


Il suricato è divenuto popolare grazie a Timon, personaggio del film Disney, Il Re Leone. Un suricato di nome Billy è il protagonista del film Animals United.


Un'inquietante isola oceanica completamente ricoperta di suricati è sceneggiata nel film Vita di Pi, di Ang Lee (2012).



Note |




  1. ^ abc (EN) Jordan, N.R. & Do Linh San, E. 2015, Suricata suricatta, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2018.2, IUCN, 2018.


  2. ^ Kingdom & Hoffmann, 2013



Bibliografia |



  • van Staaden MJ, Suricata suricatta (PDF), in Mammalian Species, nº 483, 1994, pp. 1-8 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2016).

  • Jonathan Kingdon & Michael Hoffmann, Mammals of Africa. Volume V-Carnivores, Pangolins, Equids and Rhinoceroses, Bloomsbury, 2013. ISBN 9781408122549



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