Violenza




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando il film del 1947, vedi Violenza (film).

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Avvertenza

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La decapitazione di Oloferne in un dipinto di Caravaggio


Con il termine violenza si intende un atto volontario, esercitato da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà[1][2]. Etimologicamente: "che vìola", ciò che oltrepassa il limite della volontà altrui.


La violenza tra gli uomini è un'azione compiuta mediante l'abuso della forza di una o più persone che provoca dolore ad altri individui, anche indirettamente, danneggiando. L'abuso della forza può essere non solo fisico (con o senza armi), ma anche espressione di violenza solo verbale, o psicologica (ricatti, intimidazioni, minacce).




Indice






  • 1 Scopi e finalità


  • 2 Discipline che studiano e analizzano il fenomeno


    • 2.1 Approccio sociologico


    • 2.2 Approccio politologico




  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Voci correlate


  • 6 Altri progetti


  • 7 Collegamenti esterni





Scopi e finalità |




Scene di un'aggressione subìta da una donna, da parte di un uomo.


Col termine violenza si indica comunemente l'azione fisica o psichica esercitata da una persona su un'altra, o su un animale.


La violenza, quindi, non necessariamente implica un danno fisico. Essa può anche avere lo scopo di indurre a un certo comportamento. Alcuni esempi di violenza non fisica:



  • la minaccia;

  • il plagio;

  • l'imposizione d'autorità contro la volontà del soggetto.


La vasta tipologia di azioni del tipo sopra indicato si esprime in un'attività chiamata coercizione o coartazione, in termini immediati, a lunga scadenza, subdolamente, con secondi fini. In tutti questi casi la violenza ha lo scopo di indurre nell'altro comportamenti che altrimenti non avrebbe al fine di danneggiarlo.



Discipline che studiano e analizzano il fenomeno |


Le discipline accademiche che si occupano del fenomeno della violenza sono la psicologia, la sociologia, la scienza politica e la giurisprudenza. L'approccio al fenomeno varia a seconda della disciplina.


Oggi, oltre alle discipline che classicamente si occupano del fenomeno della violenza, esiste una "giovane" scienza applicata, i peace and conflict studies, che si occupa delle varie forme, spiegazioni ed approcci della violenza, cercando di adoperare un ecletticismo scientifico.



Approccio sociologico |


La sociologia attuale analizza varie forme di violenza[3]: la violenza diretta che colpisce in modo diretto, la violenza strutturale che colpisce indirettamente e la violenza culturale che le giustifica.


Uno dei più illustri ricercatori sulle cause della violenza e delle azioni per evitarla è Johan Galtung; secondo il suo metodo Transcend la trasformazione dei conflitti con mezzi pacifici, può avvenire prendendo consapevolezza delle varie forme di violenza in atto ed attraverso un dialogo mediato da persone competenti , andare alla ricerca di soluzioni alternative tra tutti i soggetti coinvolti[4].


La violenza culturale implica violenza simbolica in una cultura che promuove nei propri simboli la violenza diretta.




Rissa tra più uomini



Approccio politologico |


Dal punto di vista politologico viene identificato il monopolio della violenza come potestà esclusiva dell'autorità statale: la sua legittimità trasforma la violenza in monopolio della forza e la sua perdita connota progressivamente lo Stato fallito.


L'unica eccezione è la legittima difesa, che però va valutata e riconosciuta analizzando l'atto caso per caso, in sistemi dove esiste la separazione dei poteri, tipicamente in un tribunale o per lo meno in una sede del potere esecutivo.


Contrapposto a ciò vi è lo stato di natura, in cui la violenza non è prerogativa di un singolo attore, ma di tutti coloro che rivendicano il diritto di "passare all'azione"[5] per conseguire i loro obiettivi[6]. Pertanto lo stato moderno può essere percepito come razionalizzazione degli istinti e della violenza all'interno della società[7].



Note |




  1. ^ violenza - Cerca con Google, su www.google.it. URL consultato il 5 marzo 2017.


  2. ^ violenza in Vocabolario - Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 5 marzo 2017.


  3. ^ Étienne Balibar, Per una fenomenologia della violenza, Lettera internazionale : rivista trimestrale europea. II trimestre, 2007.


  4. ^ Johan Galtung, La trasformazione dei conflitti con mezzi pacifici ,United Nation Disaster Management Training Programme 2000 ,Centro Studi Sereno Regis ,Torino , 2006


  5. ^ Cinzia Rita Gaza, Morire, uccidere. L'essenza della guerra, FrancoAngeli, 2014, p. 127.


  6. ^ La "legittimazione (...) del ricorso alla violenza" è individuata da Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Camerino, 1996, p. 129, in queste parole pronunciate alla Camera dei deputati da Benito Mussolini il 3 gennaio 1925: "Se io avessi fondato una Čeka, l'avrei fondata seguendo i criteri che ho sempre posto a presidio di quella violenza che non può essere espulsa dalla storia. Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che la violenza per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca".


  7. ^ James R. Martel, Divine Violence: Walter Benjamin and the Eschatology of Sovereignty, 041581524X, 9780415815246, Routledge, 2012.



Bibliografia |



  • Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, Einaudi, 1996


Voci correlate |



  • Bullismo

  • Culto della violenza

  • Difesa personale

  • Estetizzazione della violenza

  • Mobbing

  • Nonnismo

  • Nonviolenza

  • Violenza psicologica

  • Violenza sessuale

  • Violenza domestica

  • Violenza contro le donne

  • Violenza contro gli uomini



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |



  • Violenza, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata

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