Giovanni delle Bande Nere




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Giovanni delle Bande Nere (disambigua).



















































Giovanni delle Bande Nere

Gian Paolo Pace, detto l'Olmo - Ritratto di Giovanni dalle Bande Nere - 1545.jpg

Gian Paolo Pace detto l'Olmo
Ritratto di Giovanni delle Bande Nere, 1545
olio su tela, Firenze, Galleria degli Uffizi
Condottiero di compagnia di ventura

Stemma


Nome completo
Ludovico di Giovanni de' Medici[1]
Nascita

Forlì, 6 aprile 1498
Morte

Mantova, 30 novembre 1526
Sepoltura

Chiesa di San Francesco (Mantova) (1526-1685)
Cappelle Medicee Firenze (dal 1685)
Luogo di sepoltura

Mantova poi Firenze
Dinastia

Medici
Padre

Giovanni il Popolano
Madre

Caterina Sforza
Consorte

Maria Salviati
Figli

Cosimo I
Religione
cattolica















































Ludovico di Giovanni de' Medici

Bande nere Cristofano dell'Altissimo.jpg

Cristofano dell'Altissimo
Ritratto di Giovanni delle Bande Nere
Firenze, Galleria degli Uffizi
Soprannome Giovanni delle Bande Nere
Il gran diavolo
Cause della morte
Setticemia a causa di ferite d'arma da fuoco
Etnia italiana
Dati militari
Paese servito
Flag of Île-de-France.svg Regno di Francia
Banner of the Holy Roman Emperor with haloes (1400-1806).svg Sacro Romano Impero
Flag of the Papal States (pre 1808).svg Stato Pontificio
Corpo Cavalleria
Anni di servizio
1516-1526
Grado Condottiero di compagnia di ventura
Ferite Ferite alla gamba destra[2]
Guerre

  • Guerra d'Italia del 1521-1526

  • Guerra della Lega di Cognac


Battaglie
  • Battaglia di Vaprio d'Adda

  • Battaglia di Pavia

  • Battaglia di Governolo


  • voci di militari presenti su Wikipedia

    Ludovico di Giovanni de' Medici, detto Giovanni delle Bande Nere o dalle Bande Nere[3] (Forlì, 6 aprile 1498 – Mantova, 30 novembre 1526), è stato un condottiero italiano del Rinascimento.


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    «Faceva più danno alli inimici lui solo che tucto lo exercito.»


    (Giovanni Salviati[4])



    Indice






    • 1 Biografia


      • 1.1 Infanzia e gioventù di Giovanni


      • 1.2 Al servizio del papa


      • 1.3 Ferimento e morte




    • 2 Discendenza


    • 3 Ascendenza


      • 3.1 Linea di successione




    • 4 Le Bande Nere


    • 5 Ritratti


    • 6 Ricerche paleopatologiche


    • 7 Filmografia


    • 8 Note


    • 9 Bibliografia


    • 10 Voci correlate


    • 11 Altri progetti


    • 12 Collegamenti esterni





    Biografia |



    Infanzia e gioventù di Giovanni |


    Discendente da parte di madre del famoso condottiero Muzio Attendolo Sforza[5], era figlio del fiorentino Giovanni de' Medici (detto il Popolano) e di Caterina Sforza, la signora guerriera di Forlì e Imola, una delle donne più famose del Rinascimento, che si era strenuamente difesa da Cesare Borgia nella sua rocca forlivese. Venne chiamato Ludovico in onore dello zio Ludovico il Moro, duca di Milano, ma alla morte del padre, avvenuta quando aveva pochi mesi d'età, la madre gli cambiò il nome in Giovanni. Fu l'ultimo capitano delle compagnie di ventura e assistette al tramonto della cavalleria pesante. Fu ritenuto da Niccolò Machiavelli l'unico capace di difendere gli stati italiani dalla discesa di Carlo V.


    Giovanni passò la propria infanzia in un convento, poiché la madre era prigioniera di Cesare Borgia. Nel 1509 Caterina Sforza morì, ed essendo morto anche Luffo Numai, primo tutore di Giovanni, la tutela del giovane passò al canonico Francesco Fortunati e al ricchissimo fiorentino Jacopo Salviati, marito di Lucrezia de' Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Jacopo Salviati dovette spesso rimediare con la propria autorità e fama alle numerose intemperanze del ragazzo, ma nel 1511 non poté evitargli il bando da Firenze, per l'uccisione di un suo coetaneo in una lite tra bande di ragazzi, bando ritirato l'anno successivo. Quando il Salviati fu nominato ambasciatore a Roma nel 1513 Giovanni lo seguì, e qui fu iscritto nelle milizie pontificie, grazie all'intercessione del Salviati presso papa Leone X, fratello di Lucrezia de' Medici.


    Tuttavia non passava giorno in cui Giovanni non si trovasse in qualche fastidio. Una bravata che lo rese celebre ai tempi fu lo scontro avvenuto sul ponte di Castel Sant'Angelo tra lui e alcuni suoi nuovi amici romani, contro un gruppo di armati più numerosi appartenenti a Camillo Orsini,[6] della famiglia Orsini. Giovanni si scaraventò contro il comandante di quel gruppo detto "Brancaccio" e lo uccise. La notizia fece scalpore in quanto l'ucciso era un uomo abituato alla guerra che aveva servito con diversi capitani: il fatto che Giovanni, nemmeno diciassettenne, lo passasse a fil di spada rese celebre il giovane. Tuttavia Jacopo Salviati decise di allontanare da Roma quel figlioccio mandandolo a Napoli, anche se pur per breve tempo visto che anche a Napoli il comportamento del ragazzo non cambiava. Quindi il Salviati non poté far altro che rimandarlo a Firenze.[7]



    Al servizio del papa |


    Il suo battesimo del fuoco nel nuovo ruolo di soldato papale avvenne il 5 marzo 1516 nella guerra contro Urbino al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali Francesco Maria I Della Rovere si arrese; nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di osservare, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante. Al momento di crearsi una propria compagnia, Giovanni scelse perciò di impiegare cavalli piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, adatti a compiti tattici quali schermaglie d'avanguardia o imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare.


    Un accento particolare fu messo sullo spirito di corpo, allora assai carente. I nuovi venuti ricevevano un addestramento particolare, spesso impartito da Giovanni personalmente; sovente i traditori erano condannati a morte. Nel 1520 sconfisse diversi signorotti ribelli marchigiani, tra i quali Ludovico Uffreducci che restò ucciso in battaglia presso Falerone. Nel 1521 Leone X si alleò con l'imperatore Carlo V contro Francesco I, per consentire agli Sforza di tornare padroni di Milano e per occupare le città perdute di Parma e Piacenza; Giovanni venne assoldato e posto sotto il comando di Prospero Colonna. In quell'anno Giovanni venne in aiuto con le sue truppe alla sorellastra Bianca Riario[8], nata dal primo matrimonio della madre Caterina Sforza con Girolamo Riario, la quale si prese cura di Giovanni al tempo in cui Caterina era prigioniera del papa a Castel Sant'Angelo.


    Bianca, rimasta vedova ed erede di Troilo I nel 1521, era molestata da un parente, Bernardo de' Rossi vescovo di Treviso, che vantava diritti sui beni in San Secondo. Nel 1522 venne affrontato nella battaglia di San Secondo dal de' Medici che occupò le sue terre e restituì la contea alla sorellastra. In quel tempo pare che il condottiero abbia conosciuto una delle sue amanti, Camilla de' Rossi[9], figlia di Troilo I de' Rossi e di Bianca (e quindi sua nipote) in occasione di un soggiorno a Reggio, durante il quale incontrò anche il poeta Pietro Aretino in fuga da Roma, che da allora lo seguì e rimase amico sino alla sua morte a Mantova nel 1526. Partecipò in novembre alla battaglia di Vaprio d'Adda: oltrepassò il fiume controllato dai francesi e li mise in fuga, aprendo la strada per Pavia, Milano, Parma e Piacenza.


    Il 1º dicembre 1521 morì Leone X, e Giovanni per manifestare il lutto fece annerire le insegne, che fino ad allora erano a righe bianche e viola, diventando così famoso presso i posteri come Giovanni delle Bande Nere. Nell'agosto 1523 Giovanni venne ingaggiato dagli imperiali, nel gennaio del 1524 attaccò di notte il campo del francese Cavalier Baiardo, mentre questi dormiva, mettendolo in fuga e facendo prigionieri oltre trecento soldati. Successivamente affrontò gli Svizzeri, la più temuta fanteria dell'epoca, che intanto erano calati dalla Valtellina in aiuto dei francesi; Giovanni li sconfisse a Caprino Bergamasco, costringendo l'armata francese a lasciare l'Italia. Intanto a Roma diviene papa Clemente VII, della famiglia Medici, cugino della madre di Giovanni, Caterina.


    Il nuovo pontefice pagò tutti i debiti di Giovanni, chiedendogli però in cambio di passare con i Francesi. Questo accade nel novembre-dicembre 1524 quando Francesco I entrò nuovamente in Italia per una campagna militare e ritornò in Lombardia schierandosi sotto Pavia, dove subì la celebre cocente sconfitta e la prigionia. La compagnia di Giovanni non partecipò alla battaglia: in una scaramuccia il 18 febbraio 1525 Giovanni "fu da uno archibuso in uno stinco di gamba gravemente ferito"[10]. Spesso vengono confusi i fatti e gli "attrezzi" del febbraio 1525 con quelli del novembre 1526, quando, effettivamente, Giovanni verrà ferito ad una coscia da un colpo di falconetto. Anche Pietro Aretino, nella famosissima e suggestiva lettera (la n. 4 del primo libro) dà la medesima versione: "... ecco (oimè) un moschetto che gli percuote quella gamba già ferita d'archibuso...".


    Giovanni venne subito trasportato a Piacenza, come relaziona Maestro Abramo, il medico inviato dal marchese di Mantova, ma il 7 di marzo[11] Giovanni arrivò nel parmense: "... si fece portare nel parmigiano a i castelli della sorella"[12]. Solo nel mese di maggio Giovanni si recherà a Venezia, dove poté giovarsi, nell'ultima parte della convalescenza, dei benèfici bagni termali della vicina Abano. Le sue Bande Nere in parte lo seguirono, in parte si sciolsero. A Venezia Giovanni avrebbe potuto mettersi al servizio della Serenissima, ma era tipo troppo ribelle e declinò con la frase: «Né a me si conviene per esser io troppo giovane, né ad essa perché troppo attempata».



    Ferimento e morte |





    Governolo, edicola di S. Antonio Abate e, sulla lapide, strada Giovanni delle Bande Nere.





    Mantova, Palazzo di Aloisio Gonzaga con la torre dei Gambulini, dove morì Giovanni delle Bande Nere


    Nel 1526 re Francesco I tornò libero e in maggio, nacque la lega di Cognac contro l'Impero; papa Clemente si schierò con il re Francesco ed a Giovanni fu affidato il comando delle truppe pontificie. Il 6 luglio il capitano generale Francesco Maria I Della Rovere, di fronte alle soverchianti forze imperiali, abbandonò Milano, ma Giovanni rifiutò di ritirarsi e attaccò a Governolo alla confluenza del Mincio col Po, i lanzichenecchi, mercenari tedeschi capeggiati dal generale Georg von Frundsberg scesi in Italia per dare una punizione al papa[13].


    Le truppe germaniche, scese per la valle del Chiese[14], transitarono per lo stato gonzaghesco attraverso la porta di Curtatone del Serraglio, con il consenso del marchese di Mantova Federico II Gonzaga. La sera del 25 novembre, nel corso di un'aspra battaglia nelle vicinanze di Governolo, Giovanni venne colpito alla gamba destra da un colpo di falconetto (probabilmente fornito da Alfonso I d'Este[15]), che gli procurò una gravissima ferita.









    «... Giovanni de' Medici co' cavalli leggieri; e accostatosi più arditamente perché non sapeva che avessino avute artiglierie, avendo essi dato fuoco a uno de' falconetti, il secondo tiro roppe la gamba alquanto sopra al ginocchio a Giovanni de' Medici; del quale colpo, essendo stato portato a Mantova, morì pochi dì poi,...»


    (Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, lib. 17 cap. 16)

    Venne subito trasportato a San Nicolò Po, ma non si trovò un medico e perciò fu trasportato a Mantova presso il palazzo[16] di Luigi Gonzaga[17][18][19], marchese di Castel Goffredo[20], dove il chirurgo Abramo Arié[21], che già lo aveva curato con successo due anni prima, gli amputò la gamba. Per effettuare l'operazione il medico chiese che dieci uomini tenessero fermo Giovanni. Pietro Aretino, testimone oculare, descrisse le sue ultime ore in una lettera a Francesco Albizi:






    ««Neanco venti» disse sorridendo Giovanni «mi terrebbero», presa la candela in mano, nel far lume a sé medesimo, io me ne fuggii, e serratemi l'orecchie sentii due voci sole, e poi chiamarmi, e giunto a lui mi dice: «Io sono guarito», e voltandosi per tutto ne faceva una gran festa.»



    La gangrena fu però inarrestabile e nel giro di pochi giorni lo portò alla morte. Il valoroso condottiero si spense il 30 novembre 1526, e venne sepolto tutto armato nella chiesa di San Francesco a Mantova.[22][23] Giovanni, in agonia, aveva inizialmente pensato di affidare il comando delle truppe a Lucantonio Cuppano, uno dei suoi più fidi soldati o al nipote Pier Maria III de' Rossi di San Secondo Parmense, figlio della sorella Bianca Riario, ma fu tutto inutile: prive del loro capo e del suo carisma, le bande si sciolsero. Sempre Pietro Aretino testimonia:






    «Si mosse a ragionar meco, chiamando Lucantonio con estrema affezione; e dicendo io: «Noi manderemo per lui», «Vuoi tu», disse, «che un par suo lasci la guerra per veder amalati?». Si ricordò del conte di San Secondo, dicendo: «Almen fusse egli qui, che gli restarebbe il mio luogo».»



    E anche Giovan Girolamo de' Rossi, nipote di Giovanni e fratello del conte di San Secondo, conferma:






    «Esso signore le raccomandò nella morte sua al conte Pietromaria Rosso di San Secondo, suo nipote, scrivendo a papa Clemente che non poteva darle più concenevolmente ad altri che a lui, il quale, per essere suo nipote e continovamente nutrito da lui nella guerra, sarebbe da i suoi soldati temuto e amato più d'ogni altro.»



    Dalla chiesa di San Francesco in Mantova[24], nel 1685 il corpo venne traslato[25] e posto nella cripta delle Cappelle Medicee a Firenze, accanto alla moglie Maria Salviati.


    Nel 1857, durante una prima ricognizione delle salme dei Medici, così venne ritrovato il suo corpo:






    «[...] tutte le ossa esistevano, meno quelle delle mani; il teschio era chiuso nell'elmo; lo stinco destro, tagliato dal chirurgo in seguito al colpo d’artiglieria che lo spezzò, ben conoscendosi dalla imperfezione del taglio che quella dovette essere la cagion della morte [...] Erano presso il corpo gli avanzi dell'armatura, in gran parte corrosi
    dall’ossidio, e soltanto vedevasi intatto il pettorale e i pezzi che coprivano il braccio sinistro [...][26]»




    Discendenza |


    Il 15 novembre 1516 sposò Maria Salviati, figlia di Jacopo, con cui ebbe un figlio, Cosimo, destinato un giorno a diventare Granduca di Toscana.



    Ascendenza |




















































































































































































































    Genitori



    Nonni



    Bisnonni



    Trisnonni










    Lorenzo il Vecchio



    Giovanni di Bicci
     

     



    Piccarda Bueri
     

    Pierfrancesco il Vecchio

     


    Ginevra Cavalcanti
    Giovanni
     


     


    ?
     

    Giovanni il Popolano

     


    ?
    ?
     


     


    ?
     
    Laudomia Acciaiuoli

     


    ?
    ?
     


     


    ?
     

    Giovanni delle Bande Nere

     


    Francesco

    Giacomo Attendolo
     


     



    Lucia Terzani
     

    Galeazzo Maria

     



    Bianca Maria Visconti

    Filippo Maria
     


     



    Agnese del Maino
     

    Caterina Sforza

     


    ?
    ?
     


     


    ?
     

    Lucrezia Landriani

     


    ?
    ?
     


     


    ?
     

     


    Linea di successione |


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    Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della famiglia Medici.

    Con Giovanni termina il ramo della famiglia Medici detto Popolano o Trebbio. Il figlio Cosimo sarà il capostipite della linea Granducale.













































































     
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    Ramo Salvestro di Averardo
     
     
     
    Lorenzo
    *1394 †1440
     
       
      Francesco
    *? †?

    Pierfrancesco
    *1430 †1476
     
       
     
    Lorenzo
    *1463 †1503
     
    Giovanni
    *1467 †1498
       
           
     
    Pierfrancesco
    *1487 †1525
    Averardo
    *? †?
    Vincenzo
    *? †?

    Ludovico [Giovanni]
    *1498 †1526
       
         

    Lorenzino
    *1514 †1548

    Giuliano
    *1520 †1588
     
    Linea Granducale
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    Le Bande Nere |






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    Lo stesso argomento in dettaglio: Bande Nere.



    Il monumento a Giovanni delle Bande Nere di Baccio Bandinelli in piazza San Lorenzo a Firenze


    L'origine delle Bande Nere può farsi risalire alle compagnie che il giovane Giovanni de' Medici comandò durante la guerra di Urbino del 1517. Questo breve conflitto fu per Giovanni una "scuola militare" nella quale egli si formò per la fase cruciale delle guerre d'Italia, quella compresa tra il 1521 e il 1527, dove si guadagnò grande fama prima di essere mortalmente ferito a Governolo. Durante questi anni Giovanni e le sue Bande cambiarono ripetutamente campo, passando prima al servizio di Carlo V, poi di Francesco I, poi ancora di Carlo V e quindi nuovamente di Francesco I.


    Ferito alcuni giorni prima della battaglia di Pavia, Giovanni fu portato a Piacenza per esservi curato. Le sue Bande, rimaste senza il loro capitano, nulla poterono contro la massa dei Lanzichenecchi imperiali sortiti dalla città assediata. Nel volgere di breve tempo, sotto la guida di Giovanni, le Bande diventarono una formazione d'élite, con pochi riscontri nel panorama delle compagnie di ventura italiane, di cui costituirono l'ultimo e più importante esempio. Le Bande Nere sopravvissero alla morte di Giovanni per quasi due anni.



    Ritratti |









    «Non mi snudare senza ragione. Non mi impugnare senza valore.»


    (Scritta riportata sulla spada visibile nella statua degli Uffizi)




    Temistocle Guerrazzi, Giovanni delle Bande Nere, agli Uffizi


    Un ritratto di Giovanni delle Bande Nere, dipinto da Gian Paolo Pace, è conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. La genesi dell'opera è piuttosto complessa e per molto tempo si è creduto che il quadro fosse opera di Tiziano.[27] Alla morte del condottiero, Pietro Aretino fece eseguire a Giulio Romano l'impronta del suo volto, in gesso. L'Aretino diede il calco ad Alfonso Lombardi, poiché questi aveva promesso di ricavarne un ritratto, ma ciò non avvenne, e l'impronta tornò tra le mani del suo primo proprietario solo nel 1543.[28]


    Tra la morte del Lombardi e il 1543 la maschera era finita tra le mani di un artista - forse identificabile con il Castelbolognese -, che voleva eseguire un'incisione di cristallo (non sappiamo se vi fosse riuscito). Questi, d'accordo con Aretino, affidò l'incarico del ritratto a Tiziano (1545), che però non lo poté realizzare a causa degli innumerevoli impegni. Per l'Aretino fu una delusione: se ne lamentò in una missiva a Cosimo I de' Medici[29], figlio di Giovanni, e si rivolse infine a Gian Paolo Pace, il quale realizzò l'opera alla fine del 1545, ricevendo i complimenti del committente.[30]


    La statua che lo ritrae seduto in Piazza San Lorenzo a Firenze, invece, fu commissionata da Cosimo I de' Medici a Baccio Bandinelli. Un suo ritratto ottocentesco si trova anche in una nicchia nel lato corto degli Uffizi verso l'Arno, accanto ad altri famosi condottieri fiorentini (Francesco Ferrucci, Pier Capponi e Farinata degli Uberti). Presso il Museo Stibbert di Firenze è visibile il corsaletto funebre di Giovanni delle Bande Nere.[31] La cantante italiana Anna Oxa gli ha dedicato il brano Giovanni.



    Ricerche paleopatologiche |


    Il 19 novembre 2012 è iniziato lo studio dei resti scheletrici di Giovanni e di sua moglie, Maria Salviati. La tomba è stata aperta e i resti studiati nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, nell'ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia e condotta dalla Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa, diretta dal professor Gino Fornaciari e sostenuta dal Dipartimento Radiologico dell'ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, diretto dal dottor Ilario Menchi.[32]


    Le due sepolture di Giovanni delle Bande Nere e di sua moglie vennero ispezionate nel 1948 da Gaetano Pieraccini e, come le altre indagate durante i lavori del 'Progetto Medici', furono danneggiate dall'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 e, per questo, necessitavano di una revisione conservativa[33][34].


    Le indagini effettuate dal paleopatologo Gino Fornaciari dell'Università di Pisa hanno definitivamente accertato che la causa della morte di Giovanni fu la setticemia, causata dal colpo di falconetto che ricevette in battaglia a Governolo il 25 novembre 1526.[35] L'indagine paleopatologica ha confermato che la morte sopraggiunse a seguito della gangrena che rese necessaria l'amputazione della gamba destra.[35] Ciò esclude con certezza scientifica le voci che circolarono al tempo sulla responsabilità del medico ebreo Abram, che eseguì anzi un ottimo intervento su Giovanni, provvedendo a completare la semi-amputazione traumatica causata dal falconetto e a regolarizzare i monconi ossei, arginando la gangrena ma non potendo poi far nulla per la setticemia già avanzata. Le analisi hanno accertato anche lo sviluppo di callo osseo nell'arto destro, come esito a seguito di ferimento l'anno precedente (il 18 febbraio, durante la battaglia di Pavia) per un colpo di archibugio.[35]



    Filmografia |


    Alla figura del condottiero vennero ispirati e girati diversi film:




    • Giovanni dalle Bande Nere, regia di Mario Caserini (1911)


    • Condottieri, conosciuto anche come Giovanni dalle Bande Nere, regia di Luis Trenker e Werner Klingler (1937)


    • Giovanni dalle Bande Nere, regia di Sergio Grieco (1956)


    • Il mestiere delle armi, regia di Ermanno Olmi (2001)



    Note |




    1. ^ Mediateca di Palazzo Medici Riccardi. Giovanni della Bande Nere, Ludovico di Giovanni detto. Archiviato il 6 settembre 2016 in Internet Archive.


    2. ^ Ferite riportate a Pavia nel 1525 e a Governolo nel 1526, che gli causò la morte.


    3. ^ Treccani.it. Mèdici, Giovanni de', detto Giovanni dalle Bande Nere.


    4. ^ Giovanni delle Bande Nere


    5. ^ Marchi, p. 9.


    6. ^ Condottieri di ventura. Giovanni dei Medici. Archiviato il 26 novembre 2016 in Internet Archive.


    7. ^ Vannucci, 1982, p. 109


    8. ^ Marchi, p. 135.


    9. ^ Marchi, p. 139.


    10. ^ G. G. Rossi, Vita di Giovanni de' Medici.


    11. ^ In M. Tabanelli, Giovanni de' Medici dalle Bande Nere.


    12. ^ G. G. Rossi, cit.


    13. ^ Cronaca universale della città di Mantova. Volume II


    14. ^ Marchi, p. 210.


    15. ^ Luciano Chiappini, Gli Estensi, Varese, 1988, p.240.


    16. ^ Il palazzo si trovava in Via del Grifone [1], ora Via Ardigò sede dell'Archivio di Stato.


    17. ^ Roggero Roggeri, Leandro Ventura, I Gonzaga delle nebbie. Storia di una dinastia cadetta nelle terre tra Oglio e Po, Cinisello Balsamo, p.43, 2008.


    18. ^ 1526: Giovanni dalle Bande Nere fu ferito a Governolo


    19. ^ Guido Sommi Picenardi, Castel Goffredo e i Gonzaga, Milano, 1864.


    20. ^ Marchi, p. 212.


    21. ^ Pietro Aretino, Lettere, 1998.


    22. ^ In Storia. Giovanni delle Bande Nere.


    23. ^ Vita di Giovanni de' Medici: celebre capitano delle bande nere.


    24. ^ Giovanni dalle Bande Nere, il giallo del Rinascimento.


    25. ^ Polo museale Firenze. La riesumazione di Giovanni delle Bande Nere e di Maria Salviati.


    26. ^ Sommi Picenardi G., Esumazione e ricognizione delle Ceneri dei Principi Medicei fatta nell'anno 1857. Processo verbale e note, Archivio Storico Italiano Serie V, Tomo I-II, M. Cellini & c., Firenze 1888 in D. Lippi, Illacrimate Sepolture - Curiosità e ricerca scientifica nella storia della riesumazione dei Medici, Firenze, 2006 online.


    27. ^ C. Ricci, Eroi, santi ed artisti, Milano, Hoepli, 1930, pp. 163 e ss.


    28. ^ Come testimoniato da una lettera dell'Aretino a Cosimo I, datata 10 aprile 1543


    29. ^ G. Gaye, Carteggio degli artisti, Firenze, 1840, vol. II, p. 331


    30. ^ C. Ricci, cit., pp. 168-171


    31. ^ Italia discovery. Museo Stibbert.


    32. ^ I segreti di Giovanni delle Bande Nere. L'università riesuma il corpo.


    33. ^ Firenze, riesumato Giovanni delle Bande Nere


    34. ^ Giovanni delle Bande Nere: allo studio i resti del capitano di ventura del '500


    35. ^ abc Giovanni delle Bande Nere: scagionato il chirurgo, fu la setticemia, su paleopatologia.it. URL consultato l'11 marzo 2014.



    Bibliografia |



    • Francesco Gurrieri e Tommaso Gurrieri, Giovanni delle Bande Nere. Nel cinquecentenario della nascita (1498-1526), Firenze, Edizioni Polistampa, 2000, ISBN 88-8304-150-X.

    • Mario Scalini (a cura di), Giovanni delle Bande Nere, Cinisello Balsamo (MI), Silvana Editoriale, 2001.

    • Giorgio Batini, Capitani di Toscana, Firenze, Edizioni Polistampa, 2005, pp. 150–157, ISBN 88-8304-915-2.

    • Giovangirolamo de' Rossi, Vita di Giovanni de Medici detto delle bande nere, a cura di Vanni Bramanti, Roma, Salerno Editrice, 1996, ISBN 88-8402-178-2.

    • Roggero Roggeri e Leandro Ventura (a cura di), I Gonzaga delle nebbie. Storia di una dinastia cadetta nelle terre tra Oglio e Po, Cinisello Balsamo (MI), Silvana Editoriale, 2008, p. 43, ISBN 978-88-366-1158-4.

    • Marcello Vannucci, Giovanni Delle Bande Nere, il "grande diavolo", Roma, Newton & Compton editori, 2004.


    • Guido Sommi Picenardi, Castel Goffredo e i Gonzaga, Milano, 1864. ISBN non esistente.


    • Cesare Marchi, Giovanni dalle Bande Nere, Milano, 1981. ISBN non esistente.

    • Maurizio Arfaioli, The Black Bands of Giovanni. Infantry and Diplomacy During the Italian Wars (1526–1528), 2005, Pisa, Edizioni Plus.

    • Sacha Naspini, Il Gran Diavolo. Giovanni dalle Bande Nere. L'ultimo capitano di ventura. I signori della guerra, 2013, Rizzoli, ISBN 9788817072069

    • Gino Fornaciari, Pietro Bartolozzi, Carlo Bartolozzi, Barbara Rossi, Ilario Menchi, Andrea Piccioli, La riesumazione di Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526): primi risultati paleopatologici, Archivio per l'Antropologia e la Etnologia, 2013, 143: 157-170.

    • Gino Fornaciari, Pietro Bartolozzi, Carlo Bartolozzi, Barbara Rossi, Ilario Menchi, Andrea Piccioli, A great enigma of the Italian Renaissance: paleopathological study on the death of Giovanni dalle Bande Nere (1498–1526) and historical relevance of a leg amputation, BMC Musculoskeletal Disorders, 2014, 15: 301-307.



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    • Giovanni delle Bande Nere (incrociatore)

    • Aloisio Gonzaga

    • Condottiero

    • Medici

    • Rinascimento

    • Soldato di ventura



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    Collegamenti esterni |




    • (EN) Giovanni delle Bande Nere, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata


    • Giovanni delle Bande Nere, su Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata

    • Approfondimento, su condottieridiventura.it.

    • Approfondimenti e Curiosità, su compagniabandenere.it.

    • Progetto Medici sul sito www.paleopatologia.it, su paleopatologia.it.

    • Condottieri di ventura. Giovanni dei Medici, su condottieridiventura.it.


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