Ozymandias (poesia)



























Ozymandias
(Osimandia)
Titolo originale Ozymandias

Portrait of Percy Bysshe Shelley by Curran, 1819.jpg
Ritratto di Percy Shelley
Autore Percy Bysshe Shelley
1ª ed. originale 1818
Genere sonetto

Lingua originale
inglese

Ozymandias (pronuncia inglese: ˌɒzɪˈmændi.əs[1], in italiano "Osimandia") è un sonetto di Percy Bysshe Shelley scritto nel 1817, pubblicato per la prima volta nella rivista Examiner l'11 gennaio 1818[2]; verrà successivamente inserito nella raccolta dell'autore Rosalind and Helen, a modern eclogue with other poems nel 1819.[3] È uno dei più famosi poemetti dello scrittore romantico,[2] e forse uno degli esempi più illuminanti del filone politico di questo movimento letterario.


In aggiunta alla potenza dei suoi temi ed immagini, la poesia si distingue per il suo virtuosismo nella dizione. Lo schema delle rime del sonetto è insolito[4]: ABAB ACDC EDE FEF [2].




Indice






  • 1 Contenuti


  • 2 Origini


  • 3 Testo


  • 4 La versione di Smith


  • 5 Nella cultura di massa


  • 6 Note


  • 7 Collegamenti esterni





Contenuti |


Il tema centrale di Ozymandias è l'inevitabile declino di tutti gli uomini di potere e degli imperi che hanno costruito, per quanto grandi e potenti potessero essere stati in vita.




La statua di Ramesse II, chiamato Ozymandias, che si pensa ispirò la composizione. Si trovava al British Museum


Ozymandias era infatti un soprannome di Ramesse il Grande, faraone della diciannovesima dinastia dell'Antico Egitto[5].
Il soprannome proviene da una traslitterazione in greco di una parte del nome di regno di Ramesse, User-maat-re Setep-en-re.



Il sonetto interpreta la traduzione di Diodoro Siculo dell'iscrizione alla base della statua, in cui Ramesse solleciterebbe, per aiutare colui che chiedesse di chi fosse e di cosa avesse fatto, di portare come prova la grandezza delle sue opere[6]. Scrive in realtà Diodoro Siculo:


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(GRC)

«Ἐπιγέγραφθαι δ' ἐπ' αὐτοῦ· «Βασιλεὺς βασιλέων Ὀσυμανδύας εἰμί. Εἰ δέ τις εἰδέναι βούλεται πηλίκος εἰμὶ καὶ ποῦ κεῖμαι, νικάτω τι τῶν ἐμῶν ἔργων».»


(IT)

«Si trova scritto su di essa: «Sono Ozymandyas, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese».»


(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, I, 47, 4[7])

Il sonetto celebra l'anonimo scultore e la sua opera artistica, mentre Shelley visita virtualmente le rovine di una potenza passata per trarne una composizione musicale e compatta, imperniata sul racconto di un viaggiatore riguardo lontane e distanti rovine nel deserto. "Le solitarie e piatte sabbie" che si stendono nell'orizzonte, e circondano la statua sradicandola dall'imponente costruzione che Diodoro descrive, suggeriscono probabilmente un vuoto causato da un abuso di potere di cui "nulla accanto rimane"; infatti per quanto grandi siano le opere di Ramesse, il tempo le cancella lentamente, come svanito nel nulla è il suo impero, e Shelley sembra appunto rivolgere lo stesso monito agli imperi a lui contemporanei.[8].



Origini |


Si dice che Shelley avesse preso ispirazione per la sua composizione dall'arrivo a Londra di una grandissima statua di Ramesse II, acquisita per conto del British Museum dall'appassionato italiano Giovanni Belzoni nel 1816.[9]


Gli studiosi Rodenbeck e Chaney, tuttavia,[8] mettono in evidenza che la poesia fu scritta e pubblicata prima dell'arrivo della statua in Gran Bretagna, per cui era impossibile che Shelley l'avesse vista. Ad ogni modo la fama della statua precedette il suo sbarco nel Regno Unito; (Napoleone, per esempio, aveva in precedenza tentato di acquisirla per la Francia) e pertanto avrebbe potuto essere la sua fama o la notizia del suo imminente arrivo a ispirare l'autore.
Altre fonti indicano che invece potrebbe essere stata l'educazione classica (in cui di certo lo studio di Diodoro faceva parte dell'insegnamento del greco) ad ispirare Shelley, ed anche Smith, la cui versione del sonetto è riportata più sotto[8].


Tra i significati arcaici di "to mock" è "fare una imitazione della realtà", ma nel sonetto è il significato più moderno di "ridicolizzare" (specialmente parodiando) ad essere preferito nell'interpretazione.


Il sonetto spesso viene citato o riprodotto scorrettamente[10], in particolare il verso XI dove si legge "Look on my works, ye Mighty, and despair!" il cui "on" viene rimpiazzato con "upon", trasformando il verso decasillabo (pentametro giambico) in un endecasillabo.



Testo |









(EN)

«I met a traveller from an antique land

Who said: Two vast and trunkless legs of stone

Stand in the desert. Near them on the sand,

Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown

And wrinkled lip and sneer of cold command

Tell that its sculptor well those passions read

Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,

The hand that mock'd them and the heart that fed.

And on the pedestal these words appear:

"My name is Ozymandias, king of kings:

Look on my works, ye Mighty, and despair!"

Nothing beside remains. Round the decay

Of that colossal wreck, boundless and bare,

The lone and level sands stretch far away.»


(IT)

«Incontrai un viandante di una terra dell'antichità,

Che diceva: “Due enormi gambe di pietra stroncate

Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là,

Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte,

E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità,

Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava,

Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre,

Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava:

E sul piedistallo, queste parole cesellate:

«Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re[11],

Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»

Null'altro rimane. Intorno alle rovine

Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,

Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.»


(Traduzione di Antonio Taglialatela[12])


La versione di Smith |


A quanto sembra, il sonetto è stato scritto da Shelley in competizione con il suo amico Horace Smith, dato che Smith pubblicò un sonetto un mese dopo quello di Shelley nella stessa rivista.
Il soggetto e la sinossi sono fondamentalmente gli stessi, così come il messaggio. Inizialmente aveva lo stesso titolo dell'altro sonetto, ma più tardi Smith rinominò il proprio con il nome "On A Stupendous Leg of Granite, Discovered Standing by Itself in the Deserts of Egypt, with the Inscription Inserted Below".[13]
Oltre al riferimento nel testo classico, Smith, essendo un appassionato egittologo, potrebbe aver letto della statua nel libro di Richard Pococke, A Description of the East and some other Countries, Volume I, pubblicazione che sarebbe stata molto diffusa tra gli appassionati dell'antico Egitto.[8]









«In Egypt's sandy silence, all alone,

Stands a gigantic Leg, which far off throws

The only shadow that the Desert knows:

"I am great OZYMANDIAS," saith the stone,

"The King of Kings; this mighty City shows

"The wonders of my hand." The City's gone,

Nought but the Leg remaining to disclose

The site of this forgotten Babylon.

We wonder, and some Hunter may express

Wonder like ours, when thro' the wilderness

Where London stood, holding the Wolf in chace,

He meets some fragments huge, and stops to guess

What powerful but unrecorded race

Once dwelt in that annihilated place.»


(Horace Smith[14])


Nella cultura di massa |


Il nome viene anche utilizzato da uno dei personaggi principali della graphic novel Watchmen, di Alan Moore.


Il nome Ozymandias è stato utilizzato per l'episodio 5x14 della serie televisiva Breaking Bad, per il quale è stato utilizzato a fini promozionali una sequenza nel quale l'attore protagonista della serie, Bryan Cranston, legge il sonetto di Shelley.[15] Inoltre, nell'episodio 1x3 della serie televisiva statunitense Il risolutore (The Finder, prodotta nel 2012), con Geoff Stults come protagonista, il nome Ozymandias viene utilizzato come password per l'accesso al computer del co-protagonista Leo Knox, interpretato da Michael Clarke Duncan.


Nel film Cracks (Jordan Scott, 2009) la studentessa Poppy (alias Imogen Poots) - uno dei tanti personaggi femminili che popolano questo lungometraggio - recita a memoria l'intero sonetto di Shelley di fronte alla sua classe.


È infine tema ricorrente ed ispiratore nel lungometraggio Alien Covenant (2017 - Ridley Scott); nella pellicola l'umanoide sintetico David, interpretato da Michael Fassbender, la recita più volte per sottolineare il declino dell'umanità dallo stesso augurato e ricercato.



Note |




  1. ^ Frances Eggleston Blodgett, Andrew Burr Blodgett, A Fifth Reader, Boston, New York, Ginn, 1910, p. 365, OCLC 17638097.


  2. ^ abc RPO Editors, Percy Bysshe Shelley : Ozymandias, su University of Toronto Department of English, University of Toronto Libraries, University of Toronto Press. URL consultato il 18 settembre 2006 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2006).


  3. ^ (EN) Gale, Cengage Learning, A Study Guide for Percy Bysshe Shelley's Ozymandias, Gale, Cengage Learning, 15 settembre 2015, ISBN 9781410336880. URL consultato il 31 luglio 2017.


  4. ^ Shelley's Poetry, su sparknotes.com. URL consultato il 12-07-09.


  5. ^ Luxor Temple: Head of Ramses the Great


  6. ^ Parafrasi libera di Diodoro Siculo RPO Editors, Percy Bysshe Shelley : Ozymandias, su University of Toronto Department of English, University of Toronto Libraries, University of Toronto Press. URL consultato il 18 settembre 2006 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2006).


  7. ^ Diodore de Sicile, Bibliothèque Historique, Livre I. Introduction générale par François Chamoux et Pierre Bertrac. Texte établi par Pierre Bertrac et traduit par Yvonne Verneère, Belles Lettres, Paris 1993, p.202.


  8. ^ abcd Travelers from an antique land, su thefreelibrary.com. URL consultato il 12-07-09., ed anche Edward Chaney, Sites of Exchange: European Crossroads and Faultlines, Rodopi, Amsterdam, New York, M. Ascari and A. CorradoEgypt, 2006., spec. England and America: The Cultural Memorials of Religion, Royalty and Revolution pp. 39-74.


  9. ^ "Colossal bust of Ramesses II, the 'Younger Memnon', British Museum. Accessed 10-01-2008


  10. ^ Donald H Reiman, Powers, Sharon.B, Shelley's Poetry and Prose, Norton, 1977, ISBN 0-393-09164-3.


  11. ^ la traduzione letterale è "re dei re", ma il traduttore riporta re di tutti i re per sottolineare l'affermazione di potenza di Ramesse II; re dei re, tra l'altro, era il titolo del sovrano persiano


  12. ^ Traduzione commentata, su academia.edu. URL consultato il 25-04-13.


  13. ^ Habing, B, Ozymandias - Smith, su PotW.org. URL consultato il 23 settembre 2006.


  14. ^ Ozymandias - Smith


  15. ^ BREAKING BAD - Finale | Ozymandias TRAILER | HD, su youtube.com, 30/lug/2013.



Collegamenti esterni |



  • (EN) Representative Poetry Online: Percy Bysshe Shelley (1792-1822), "Ozymandias" (testo della poesia con delle note)

  • (EN) World Treasures (National Library of Australia), su nla.gov.au.

  • (EN) Approfondimento sul sonetto di Smith, su potw.org.

  • (EN) "Transient Power, Infinite Ideas" di Billy Joe Mills su Urbanagora.com


  • Traduzione commentata.

  • (ITA) La traduzione di Ferdinando Albeggiani su http://www.lieder.net/lieder/get_text.html?TextId=55078




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