Terza crociata






























Terza crociata
parte delle Crociate

RichardSaladin.jpg
Riccardo Cuor di Leone in duello con Saladino.
Data
1189 — 1192
Luogo
Vicino Oriente (Anatolia, Levante, Israele)
Esito Il 21 settembre 1192, Riccardo e il Saladino siglarono un accordo, in base al quale i pellegrini cristiani disarmati potevano raggiungere Gerusalemme che tuttavia rimaneva sotto controllo musulmano.
Modifiche territoriali
Regno di Cipro creato da territorio Bizantino
Schieramenti




Crociati:

Arms of the Kingdom of Jerusalem.svg Regno di Gerusalemme
Armoiries Tripoli.svg Contea di Tripoli
Armoiries Héthoumides.svg Regno armeno di Cilicia
Coat of Arms of Prince Bohémond VI of Antioch.png Principato d'Antiochia
Royal Arms of England (1189-1198).svg Regno d'Inghilterra
Arms of the Kings of France (France Ancien).svg Regno di Francia
Shield and Coat of Arms of the Holy Roman Emperor (c.1200-c.1300).svg Sacro Romano Impero




  • Armoiries Gênes.svg Repubblica di Genova



  • Shield of the Republic of Pisa.svg Repubblica di Pisa


Hungary Arms.svg Regno d'Ungheria


Ordini religiosi cavallereschi:


Cross of the Knights Templar.svg Cavalieri Templari
Crux Ordis Teutonicorum.svg Ordine Teutonico
Cross of the Knights Hospitaller.svg Cavalieri Ospitalieri
GA Ordre du Saint-Sépulcre.svg Ordine del Santo Sepolcro
Lazarus cross.svg Cavalieri di San Lazzaro


Cross saint thomas 1236.png Cavalieri di San Tommaso


Musulmani:

Flag of Ayyubid Dynasty.svg Ayyubidi
Flag of Sultanate of Rum.svg Sultanato di Rum


Altri:


Palaiologos-Dynasty-Eagle.svg Impero bizantino
Coat of Arms of the House of Hauteville (according to Agostino Inveges).svg Regno di Sicilia


Isaak Comnenus of Cyprus flag.svg Regno di Cipro
Comandanti




Armoiries de Jérusalem.svg Guido di Lusignano

Armoiries de Jérusalem.svg Enrico II di Champagne
Armoiries de Jérusalem.svg Baliano di Ibelin
Royal Arms of England (1189-1198).svg Riccardo I d'Inghilterra
Arms of the Kings of France (France Ancien).svg Filippo II di Francia
Blason Blois Ancien.svg Tebaldo V di Blois
Holy Roman Empire Arms-single head.svg Federico Barbarossa
Arms of Swabia.svg Federico VI di Svevia
Gules a fess argent.svg Leopoldo V


Armoiries Montferrat.png Corrado del Monferrato


Flag of Ayyubid Dynasty.svg Saladino

Flag of Sultanate of Rum.svg Qilij Arslan II


Altri:
Palaiologos-Dynasty-Eagle.svg Isacco II Angelo
Palaiologos-Dynasty-Eagle.svg Isacco Comneno


Coat of Arms of the House of Hauteville (according to Agostino Inveges).svg Tancredi di Sicilia

Effettivi



8.000 inglesi[1]

2.000 francesi[2]


15.000 tedeschi[3]
20.000-25.000

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La Terza Crociata (1189-1192), conosciuta anche come "Crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di riconquistare Gerusalemme e quanto perduto della Terrasanta al Saladino (Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb). La campagna militare portò i crociati a riprendere il controllo di importanti città come Acri e Giaffa e a fermare l'espansione dei musulmani, tuttavia non riuscirono nell'intento di conquistare la città santa di Gerusalemme che era l'obiettivo emotivo e spirituale della spedizione.


Dopo il fallimento della Seconda Crociata, la dinastia musulmana Zengide, che controllava una Siria unificata, era impegnata in un conflitto con i sovrani fatimidi dell'Egitto. Il condottiero curdo Saladino riuscì ad unificare le due fazioni, siriana ed egiziana, sotto il suo comando e forte di questa unione si scagliò contro gli stati crociati riuscendo a catturare Gerusalemme nel 1187. Spronati dallo zelo religioso, il re Enrico II d'Inghilterra e il re Filippo II di Francia (noto come Filippo Augusto) misero fine al conflitto che li vedeva opposti per impegnarsi a condurre una nuova crociata. Prima che l'impresa avesse avuto inizio, la morte di Enrico avvenuta nel 1189, portò il passaggio del comando del contingente inglese al suo successore, re Riccardo I d'Inghilterra (noto come Riccardo Cuor di Leone, in francese Cœur de Lion). Anche l'anziano imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa rispose alla chiamata alle armi mettendosi alla guida di un possente esercito. Tuttavia Federico affogò mentre tentava di guadare il fiume Göksu, in Asia minore, il 10 giugno 1190 prima di raggiungere la Terra Santa. La sua morte causò un tremendo dolore tra i crociati tedeschi, la cui maggioranza abbandonò l'impresa e fece ritorno nelle proprie terre.


Dopo che i crociati riuscirono a cacciare i musulmani da Acri, Filippo Augusto, insieme al successore di Federico Leopoldo V di Babenberg (noto come Leopoldo il virtuoso), lasciò la Terra Santa nell'agosto del 1191. Il 2 settembre 1192, dopo diversi scontri, Riccardo d'Inghilterra e Saladino stipularono un trattato in cui veniva garantito il controllo musulmano sulla città di Gerusalemme ma, allo stesso tempo, veniva permesso ai pellegrini e ai mercanti cristiani disarmati di visitare la città. Raggiunto questo risultato, Riccardo lasciò la Terra Santa il 9 ottobre. I successi della Terza Crociata permisero ai crociati di mantenere il controllo di diversi territori a Cipro e sulla costa siriana, tuttavia il fallimento nella riconquista di Gerusalemme ebbe come conseguenza la preparazione della Quarta Crociata.




Indice






  • 1 Premesse


    • 1.1 L'unificazione dei musulmani


    • 1.2 Le conquiste del Saladino


    • 1.3 La caduta del Regno Latino




  • 2 I preparativi


  • 3 La Crociata del Barbarossa


  • 4 L'arrivo di Riccardo


  • 5 La battaglia di San Giovanni d'Acri


  • 6 La battaglia di Arsuf


  • 7 La fine della Crociata


  • 8 Sviluppi successivi


    • 8.1 Crociata di Enrico VI




  • 9 Fonti storiografiche


  • 10 Note


  • 11 Bibliografia


  • 12 Voci correlate


  • 13 Altri progetti


  • 14 Collegamenti esterni





Premesse |


Con la fine della seconda crociata, Norandino si era assicurato il controllo di Damasco e aveva unificato la Siria.



L'unificazione dei musulmani |


Desideroso di espandere i propri territori, Norandino aveva esteso le sue mire all'Egitto, dominato dalla dinastia dei Fatimidi. Nel 1163 il curdo Shīrkūh, uno dei generali più fedeli a Norandino, diede inizio ad una campagna militare lungo il Nilo. Al seguito del generale vi era anche il giovane nipote, Saladino.


Minacciato dalle truppe di Shīrkūh, accampate alle porte del Cairo, il visir fatimide Shawar chiamò il re di Gerusalemme Amalrico I in suo soccorso. Amalrico inviò dunque un esercito in Egitto e sfidò Shīrkūh a Bilbeys nel 1164.


Nel tentativo di distogliere l'attenzione dei crociati dall'Egitto, Norandino attaccò il Principato di Antiochia, massacrando molti soldati cristiani e catturando numerosi condottieri crociati, fra cui il principe di Antiochia Rinaldo di Châtillon. Norandino mandò poi gli scalpi dei cristiani uccisi a Shirkuh in Egitto affinché li mostrasse ai soldati di Amalrico. Tali eventi spinsero sia Amalrico che Shirkuh a condurre i loro eserciti fuori dall'Egitto.


Nel 1167, Norandino mandò nuovamente Shirkuh a conquistare l'Egitto. Ancora una volta, Shawar chiamò Amalrico in suo soccorso. Le forze cristiane ed egiziane riuscirono a fermare Shīrkūh, costringendolo a ritirarsi verso Alessandria. Amalrico decise in seguito di rompere l'alleanza con Shawar e di scagliarsi a sua volta contro l'Egitto, ponendo Bilbeys sotto assedio.


Fu così che Shawar si rivolse al suo vecchio nemico Norandino per difendersi dal tradimento di Amalrico. Non disponendo di forze sufficienti per tenere a lungo Il Cairo sotto assedio, Amalrico decise infine di ritirarsi. Nel frattempo, la nuova alleanza aveva permesso a Norandino di estendere il proprio controllo a tutto il Nord della cosiddetta Mezzaluna Fertile e a porre una pesante ipoteca sull'Egitto.



Le conquiste del Saladino |




Saladino, da un codice arabo del XII secolo


Shawar venne condannato a morte per la sua alleanza con i cristiani, mentre Shīrkūh gli succedette in qualità di visir dell'Egitto. Tuttavia, nel 1169, Shīrkūh morì dopo solo alcune settimane di governo. A succedergli fu il nipote Saladino. Norandino morì nel 1174, lasciando il suo impero al figlio undicenne al-Salih Isma'il.
Dopo alterne vicende l'unico uomo che si dimostrò in grado di condurre il jihād contro i Crociati fu Saladino che, controllando l'Egitto e gran parte della Siria, dette inizio alla dinastia degli Ayyubidi (dal nome del padre, Ayyub).


Anche Amalrico morì nel 1174, lasciando il trono di Gerusalemme al figlio tredicenne Baldovino IV, il quale concluse un accordo con Saladino per consentire il libero scambio commerciale tra i territori dei musulmani e quelli dei cristiani. Nel 1176, il principe di Antiochia Rinaldo di Châtillon, liberato dalla sua prigionia, cominciò ad assaltare le carovane che transitavano nella regione della Buqā'ya e, in particolare, una di pellegrini che si recavano a Mecca per il hajj.


Rinaldo estese la sua attività corsara fino al Mar Rosso, con le sue galee che rendevano estremamente rischiosa la navigazione ai musulmani che si recavano alla Città Santa dell'Islam. Le violenze perpetrate contro gli inermi pellegrini suscitò un vivo odio in tutto il mondo musulmano nei confronti di Rinaldo. Baldovino morì nel 1185 e il trono passò a Baldovino V che, al tempo, aveva solo cinque anni: la reggenza fu dunque tenuta da Raimondo III di Tripoli.


L'anno seguente Baldovino VI morì e la Principessa Sibilla di Gerusalemme (sorella di Baldovino IV e madre di Baldovino V) incoronò sé stessa regina e nominò re il suo nuovo marito Guido di Lusignano. Fu proprio in questo periodo che Rinaldo diede l'assalto ad un'altra ricca carovana, facendo prigionieri i suoi componenti. Saladino intimò quindi che i prigionieri venissero liberati e che il carico fosse restituito. Il nuovo re Guido chiese a Rinaldo di rilasciare i prigionieri, ma la richiesta del sovrano rimase inascoltata.



La caduta del Regno Latino |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Hattin.



La battaglia di Hattīn (manoscritto anonimo)


Fu proprio il rifiuto di Rinaldo di Châtillon a dare al Saladino la possibilità di attaccare la città di Tiberiade nel 1187. Il re Guido decise quindi di marciare con il suo esercito fino ai Corni di Hattīn, nei pressi della città di Tiberiade.


L'esercito crociato, vinto dalla sete e demoralizzato, venne massacrato nella battaglia tenutasi nei pressi della città. Guido e Rinaldo, fatti prigionieri, vennero condotti nella tenda del Saladino, dove a Guido venne offerto un calice contenente acqua o, secondo altre fonti, un sorbetto fatto con le nevi del monte Hermon. Ciò stava a significare che Guido era sotto la protezione del Saladino ma Rinaldo, sfinito dalla sete, afferrò impulsivamente il calice di Guido e bevve. Saladino reagì istantaneamente mozzando con la sua stessa spada la testa di Rinaldo, affermando subito dopo di aver in tal modo assolto a un solenne voto da lui fatto subito dopo l'assalto operato dal principe, in un periodo tra l'altro di tregua concordata, ai danni di una carovana di pii musulmani diretti ai riti del pellegrinaggio (hajj) alla Mecca.


Guido, invece, fu inviato a Damasco e fu poi riscattato dal suo popolo. Fu così che, entro la fine dell'anno, Saladino prese San Giovanni d'Acri e Gerusalemme. Secondo la tradizione, papa Urbano III morì il 20 ottobre 1187 alla notizia di questi avvenimenti, dopo però aver scritto l'enciclica Audita tremendi.



I preparativi |




Vicino Oriente, c. 1190. L'impero di Saladino e i suoi vassalli in rosso; territorio preso agli Stati crociati tra il 1187 e il 1189 in rosa. Il verde chiaro indica i territori crociati sopravvissuti alla morte di Saladino


Il nuovo papa, Gregorio VIII, disse che la caduta di Gerusalemme era da considerare come il castigo di Dio per i peccati dei cristiani in Europa. Si decise dunque di preparare una nuova crociata: Enrico II d'Inghilterra e Filippo II di Francia posero fine alla guerra che li vedeva contrapposti ed entrambi imposero sui loro sudditi la Decima del Saladino per finanziare la spedizione. Il solo arcivescovo di Canterbury Baldovino di Exeter, attraversando il Galles, riuscì a convincere 3000 uomini a partire alla volta della Terrasanta (come racconta Giraldus Cambrensis nel suo "Itinerario").


A Gisors il 22 gennaio 1188 il re di Francia Filippo Augusto e il re Enrico II di Inghilterra con Filippo di Fiandra decidono di partire per la crociata.



La Crociata del Barbarossa |




"Morte di Federico di Germania" di Gustave Doré


Anche l'ormai vecchio imperatore Federico Barbarossa decise di rispondere immediatamente all'appello del papa. Egli ricevette la croce nella cattedrale di Magonza il 27 marzo 1188 e fu il primo a partire l'11 maggio 1189 alla volta della Terrasanta, accompagnato da Federico duca di Svevia, suo figlio secondogenito, e da molti vassalli. Federico era riuscito a radunare un esercito così numeroso (valutato in 15.000 uomini, di cui 3.000 cavalieri) che non gli fu possibile trasportarlo via mare, vedendosi perciò costretto ad attraversare l'Asia Minore, passando per l'Ungheria e i Balcani.


L'esercito tedesco attraversò il territorio ungherese senza particolari problemi ed il 23 giugno 1189 entrò nel territorio bizantino, dopo aver superato il Danubio nei pressi di Belgrado. La regione era solo nominalmente sotto il controllo bizantino, ma nella realtà bande di banditi serbi e bulgari dettavano la loro legge. Quando alcune bande attaccarono alcune pattuglie tedesche, che si erano staccate per cercare rifornimenti, i capi tedeschi se la presero direttamente con i bizantini per la mancata protezione.


L'imperatore bizantino Isacco II Angelo stipulò un'alleanza segreta col Saladino, in base alla quale egli avrebbe dovuto impedire il passaggio del Barbarossa, ottenendo in cambio la sicurezza del suo impero. Federico pensò addirittura di attaccare direttamente Costantinopoli, chiedendo aiuto anche alle repubbliche marinare italiane. Alla fine l'imperatore Isacco cedette e permise la traversata dei Dardanelli.


Il 1º marzo 1190 i crociati lasciarono Adrianopoli, dopo essersi fermati per ben quattordici settimane, e raggiunsero Gallipoli il 22 dello stesso mese, questa volta senza particolari incidenti. Federico pretese ed ottenne che l'esercito fosse fatto passare con due sole traversate, temendo brutte sorprese da parte bizantina se in Asia si fossero trovati piccoli gruppi isolati. Inoltratosi in Anatolia, il Barbarossa proseguì per Filadelfia (l'attuale città turca di Alaşehir), al tempo la principale città dell'Asia sotto controllo bizantino.


Il governatore consigliò i tedeschi di accamparsi lontano dalle mura, visto l'ostilità degli abitanti nei loro confronti: gli abitanti, visti i precedenti, si rifiutarono di commerciare con i crociati ed addirittura catturarono alcune pattuglie isolate, che erano in cerca di rifornimenti. Il giorno seguente Federico inviò in città un ambasciatore per chiedere conto del comportamento; il governatore incolpò pochi sconsiderati e chiese misericordia per una città che si trovava sul confine tra cristianità ed Islam, rendendo liberi i prigionieri. Senza dubbio i bizantini erano timorosi della reazione dell'imperatore germanico, anche perché in contemporanea alcuni reparti tedeschi stavano già assaltando le mura cittadine. Questa volta Federico fu comprensivo ed accettò le scuse, anche perché desideroso di entrare quanto prima in territorio nemico.


Il 18 maggio 1190 l'esercito tedesco sbaragliò i turchi presso Konya (Battaglia di Iconium). Tuttavia, il 10 giugno 1190 Federico morì annegato, cadendo da cavallo mentre attraversava il fiume Saleph.
Suo figlio Federico VI di Svevia condusse l'esercito verso il Principato di Antiochia, dove il corpo del Barbarossa fu sepolto nella chiesa di San Pietro. Fu proprio ad Antiochia che gran parte di quel che rimaneva dell'esercito tedesco si disperse. Molti rinunciarono e tornarono in patria, altri furono colpiti da varie malattie, altri ancora, sotto il comando di Federico di Slavonia, arrivarono ad Acri e si unirono alle avanguardie francesi di Enrico di Champagne e normanne di Guglielmo di Sicilia. Tutte queste forze si uniscono a quelle di Guido di Lusignano, che già da alcuni mesi stava assediando la città di Acri.



L'arrivo di Riccardo |




Riccardo I d'Inghilterra (miniatura XIII sec.)


Enrico II morì il 6 luglio 1189, sconfitto da suo figlio Riccardo I e da Filippo III. Riccardo ereditò la corona e subito cominciò a raccogliere fondi per finanziare la crociata. Nel luglio del 1190 riuscì a salpare da Marsiglia alla volta della Sicilia. A governare in Sicilia era re Tancredi, conte di Lecce che era succeduto al defunto Guglielmo II l'anno precedente.


Tancredi fece prigioniera Giovanna d'Inghilterra, moglie di Guglielmo II e sorella di Riccardo. Tuttavia, Riccardo prese la città di Messina il 4 ottobre 1190, ottenendo la liberazione di Giovanna. Poco dopo aver lasciato la Sicilia, la flotta di Riccardo fu messa a dura prova da una violenta tempesta: molte navi andarono perdute, mentre quella che trasportava Giovanna, sorella di Riccardo e vedova di Guglielmo II, e Berengaria di Navarra, promessa sposa di re Riccardo e che trasportava gran parte del tesoro accumulato per finanziare la crociata, fu costretta a trovare un approdo di fortuna nei pressi di Limassol, sull'isola di Cipro.


L'isola nominalmente apparteneva all'impero bizantino, ma da cinque anni si era insediato Isacco Ducas Comneno come usurpatore; si era staccato da Costantinopoli e si atteggiava a sovrano indipendente. Isacco fece arrestare tutti i naufraghi, confiscò tutte le merci e rifiutò le richieste della regina Giovanna, che aveva richiesto di poter far sbarcare qualche uomo per approvvigionamento. Isacco, al contrario, intimò alle due nobildonne di sbarcare e di consegnarsi. Si scoprì poi che l'anti-imperatore Isacco Comneno di Cipro era riuscito ad impadronirsi del tesoro. Riccardo entrò nella città cipriota di Limassol il 6 maggio 1191[4].


Isacco abbandonò la città e si rifugiò nella fortezza di Famagosta, da lì si dimostrò pronto a trattare con Riccardo e promise di restituire a Riccardo le sue ricchezze e di inviare 500 dei suoi soldati in Terrasanta. Una volta tornato a Famagosta, Isacco ruppe il patto e intimò a Riccardo di lasciar l'isola. Il tradimento di Isacco scatenò la reazione di Riccardo, che nel frattempo era stato raggiunto da altri navi crociate e che in pochi giorni conquistò l'intera isola; l'operazione fu compiuta senza grandi problemi entro la fine dello stesso mese di maggio. Isacco fu catturato con la moglie e la figlia e venne portato in catene dinanzi a Riccardo Cuor di Leone, che lo portò con sé come prigioniero quando il 5 giugno salpò per la Terrasanta.



La battaglia di San Giovanni d'Acri |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di San Giovanni d'Acri (1189-1191).



Filippo e Riccardo ricevono le chiavi di Acri dagli assediati (miniatura XIV sec.)


Liberato dal Saladino, Guido tentò di assumere il controllo delle forze cristiane presso Tiro, dove però Corrado del Monferrato riuscì a conservare il suo dominio, anche grazie alla sua abilità mostrata nel difendere la città dagli assalti musulmani. Guido decise dunque di rivolgere la sua attenzione al fiorente porto di Acri, ora nelle mani del Saladino. Guido pose dunque sotto assedio la città, ricevendo anche l'aiuto di Filippo, appena giunto dalla Francia. Le forze dei due, tuttavia, non bastavano a sconfiggere il Saladino.


Riccardo raggiunse Acri l'8 giugno 1191 e dedicò subito molta cura alla costruzione delle armi d'assedio. La città fu poi presa il 12 luglio. Tuttavia, la spartizione del bottino provocò contrasti tra Riccardo, Filippo e Leopoldo V d'Austria (quest'ultimo comandava quel che restava dell'esercito del Barbarossa). Mentre Leopoldo sosteneva che il contributo dato dai tedeschi all'assedio fosse di pari importanza a quello di inglesi e francesi, Riccardo tendeva invece a ridimensionare l'apporto fornito dai tedeschi.


Per giunta, Riccardo e Filippo si trovarono in disaccordo anche su chi dovesse essere l'erede al trono di Gerusalemme. Mentre Riccardo appoggiava Guido, Filippo sosteneva la causa di Corrado. Si decise infine che Guido avrebbe continuato a regnare ma che, dopo la sua morte, la corona sarebbe passata a Corrado. A causa dei contrasti con Riccardo, Filippo e Leopoldo lasciarono la Terrasanta in agosto. Il 20 agosto, quando però fu chiaro che il Saladino non avrebbe rispettato i termini del Trattato di Acri, Riccardo fece sterminare più di 3000 prigionieri musulmani fuori dalle mura di Acri, in modo che il macabro spettacolo fosse visibile anche dall'accampamento del Saladino.



La battaglia di Arsuf |






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Lo stesso argomento in dettaglio: battaglia di Arsuf.



Riccardo e Saladino alla battaglia di Arsuf (Gustavo Doré)


Dopo la presa di Acri, Riccardo poté dedicarsi all'obbiettivo della crociata, ovvero la conquista di Gerusalemme. Tuttavia, il re cristiano si dimostrò alquanto scettico sulle reali possibilità di tale impresa; infatti la Città Santa vantava imponenti fortificazioni (che Saladino, intuendo un prossimo attacco, continuava a migliorare) e la lontananza dalla costa avrebbe giocato un ruolo negativo nella capacità di rifornimento dell'esercito cristiano. Così Riccardo, nonostante le proteste dei suoi nobili, decise che sarebbe stato più prudente assicurarsi alcune città strategiche, come Ascalona e Giaffa, prima di intraprendere una simile impresa.[5] Pertanto i cristiani iniziarono a marciare verso Giaffa dovendo fare i conti con i saraceni che gli impegnarono in numerose sortite, in una delle quali, avvenuta il 3 settembre, lo stesso Riccardo riportò una ferita non grave causata da un giavellotto mentre partecipava all'azione. Il 7 settembre i due eserciti si scontrarono presso la località di Arsuf (30 miglia a nord di Giaffa).[6]


Il Saladino tentò di attirare le forze di Riccardo per poi annientarle facilmente: tuttavia, Riccardo mantenne intatto il suo schieramento fino a quando gli Ospitalieri e i Templari piombarono rispettivamente sul fianco destro e su quello sinistro dell'esercito del Saladino: Riccardo vinse così la battaglia e distrusse il mito dell'invincibilità del condottiero musulmano, conquistandosi un grande prestigio.[7][8]



La fine della Crociata |


Grazie alla vittoria nella battaglia di Arsuf, Riccardo conquistò Giaffa e vi stabilì il suo quartier generale. Si offrì poi di negoziare col Saladino, il quale inviò il fratello Safedino. Le trattative, tuttavia, fallirono e Riccardo marciò su Ascalona. Riccardo richiamò Corrado in suo aiuto: tuttavia Corrado, ancora adirato per l'alleanza del re inglese con Guido, rifiutò. Corrado fu poi assassinato a Tiro, probabilmente per volere dello stesso Riccardo. Re Guido divenne sovrano di Cipro, mentre Enrico II di Champagne divenne il nuovo re di Gerusalemme.


Nel luglio del 1192, il Saladino, alla testa di migliaia di uomini, prese Giaffa. La città venne poi riconquistata il 31 luglio da Riccardo, il quale inflisse una nuova sconfitta al Saladino il 5 agosto. Le notizie dal suo regno, dove suo fratello Giovanni si era alleato con il re di Francia per spodestarlo, lo consigliarono ad intavolare trattative con Saladino per porre fine alla guerra. Riccardo pensò addirittura di dare in sposa sua sorella Giovanna al fratello del Saladino, ma Giovanna si oppose ferocemente.


Il 21 settembre 1192, Riccardo e il Saladino siglarono una tregua di 3 anni, 3 mesi e 3 giorni con la quale si riconosceva il dominio dei franchi sulla zona costiera tra Tiro e Giaffa. Gerusalemme sarebbe rimasta sotto il controllo musulmano, permettendo però ai pellegrini cristiani disarmati di visitare la città. Molti crociati colsero l'occasione per visitare subito i luoghi sacri, ma non Riccardo, a testimonianza del suo parziale fallimento. Fu così che Riccardo lasciò la Terrasanta il 9 ottobre, anche se la sua intenzione era quella di organizzare una nuova crociata quanto prima.



Sviluppi successivi |


Sulla strada di ritorno verso l'Inghilterra, Riccardo venne catturato dal duca Leopoldo d'Austria, il cui orgoglio era stato ferito quando Riccardo aveva strappato il suo vessillo dalle mura di San Giovanni d'Acri. Fu ceduto all'imperatore Enrico VI di Svevia e venne poi rilasciato, dopo 15 mesi, dietro un riscatto di 150.000 marchi. Il re inglese raggiunse la patria nel 1194 dove ricondusse all'obbedienza suo fratello Giovanni d'Inghilterra. Cinque anni più tardi, nel 1199, si recò in Francia per difendere i suoi territori in Aquitania e nel Poitiers dalla minaccia di Filippo Augusto.


Trovò la morte durante l'assedio del castello di Châlus, colpito dalla freccia di una balestra (6 aprile 1199). Saladino morì poco dopo aver firmato il trattato di pace con Riccardo, stroncato da un attacco di febbre a Damasco, mentre si stava recando in pellegrinaggio a La Mecca.



Crociata di Enrico VI |


Nel frattempo l'imperatore Enrico VI di Svevia, che aveva tenuto in prigionia re Riccardo, il 1º agosto 1195 sollecitò il papa a predicare la Crociata. Vi sono vari motivi per una tale azione: un sentimento di devozione ed insieme di penitenza, il mancato adempimento del voto da parte di suo padre, l'imperatore Federico Barbarossa, il mito escatologico dell'Ultimo Imperatore ed infine le sue mire personali verso l'Oriente, Impero bizantino compreso.


L'imperatore riuscì a radunare un grande esercito in Sicilia ed affidò il comando a Corrado di Wittelsbach, arcivescovo di Magonza, con l'intenzione di raggiungerlo in seguito con altri rinforzi. L'esercito imperiale sbarcò a San Giovanni d'Acri e nel settembre 1197 conquistò Sidone e Beirut. Ma quando si venne a sapere della morte dell'imperatore Enrico VI, tutto l'esercito rientrò in patria.


Il sostanziale fallimento della Terza Crociata spinse il nuovo papa Innocenzo III a indire una Quarta Crociata sei anni più tardi[9].



Fonti storiografiche |


Gli eventi della Terza Crociata furono narrati da Giraldus Cambrensis e dal poeta Ambrogio. La spedizione di Federico I Barbarossa è narrata nella Historia de expeditione Federici, redatta da un certo Ansbert. Sul versante bizantino è disponibile la Narrazione cronologica di Niceta Coniate, grande logoteta bizantino, che riporta gli eventi tra il 1118 ed il 1206.



Note |




  1. ^ H. Chisholm, The Encyclopaedia Britannica : A Dictionary of Arts, Sciences, Literature and General Information, 294


  2. ^ J. Phillips, The Fourth Crusade and the Sack of Constantinople, 66


  3. ^ A. Konstam, Historical Atlas of The Crusades, 124


  4. ^ Secondo il testo di Flori, Riccarco sbarcò a Limassol l'8 maggio.


  5. ^ Flori, 2002, p. 126.


  6. ^ Flori, 2002, pp. 128-129.


  7. ^ Flori, 2002, p. 130.


  8. ^ Nella battaglia, Riccardo per la prima volta, impiegò con successo la cavalleria per impedire l'accerchiamento delle forze di fanteria, composta, per la maggior parte, da arcieri e balestrieri.


  9. ^ Jean Flori, Le crociate, Il Mulino, 2011, p.60, ISBN 978-88-15-09090-4



Bibliografia |



  • Steven Runciman, Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005, ISBN 978-88-06-17481-1.

  • Jean Flori, Riccardo Cuor di Leone. Il re cavaliere, Torino, Einaudi, 2002, ISBN 978-88-06-16925-1.


  • Giorgio Ravegnani, Bisanzio e le crociate, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-14956-5



Voci correlate |


  • Leonardo di Reresby


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Collegamenti esterni |






  • Terza crociata, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata


  • (EN) Terza crociata, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata


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