la Repubblica (quotidiano)








































































































la Repubblica
Repubblica TV
Logo
Stato
Italia Italia
Lingua italiano
Periodicità quotidiano
Genere stampa nazionale
Formato
Berlinese a 6 colonne
Fondatore Eugenio Scalfari
Fondazione 14 gennaio 1976
Inserti e allegati

  • Affari & Finanza

  • D - la Repubblica delle donne

  • Il Venerdì di Repubblica

  • Metropoli


  • R7[1]


  • Viaggi (solo online)

  • Robinson


Sede Via Cristoforo Colombo, 90 - Roma
Editore GEDI Gruppo Editoriale
Tiratura 266 185[2] (giugno 2018)
Diffusione cartacea 177 093[2] (giugno 2018)
Diffusione digitale 46 910[2] (giugno 2018)
Direttore Carlo Verdelli
Vicedirettore Dario Cresto-Dina[3], Giuseppe Smorto[4], Francesco Manacorda[5]
Redattore capo Angelo Aquaro
ISSN 0390-1076 (WC · ACNP)
Distribuzione
cartacea
Edizione cartacea singola copia/
abbonamento
multimediale
Edizione digitale su abbonamento
Canale TV http://video.repubblica.it/
Tablet PC su abbonamento
Smartphone http://m.repubblica.it/
Sito web
www.repubblica.it/
 

la Repubblica è un quotidiano italiano, con sede a Roma, appartenente a GEDI Gruppo Editoriale.


È il secondo quotidiano d'Italia per diffusione totale (cartacea + digitale)[2] e anche per quantità di lettori dopo il Corriere della Sera[6].




Indice






  • 1 Storia


    • 1.1 Fondazione


    • 1.2 Dagli inizi all'affermazione (1976-1986)


    • 1.3 La gara con il Corriere della Sera


    • 1.4 La direzione di Ezio Mauro


    • 1.5 La direzione di Mario Calabresi




  • 2 Variazioni dell'assetto proprietario


    • 2.1 Fondazione


    • 2.2 La "guerra di Segrate"




  • 3 Edizione cartacea


    • 3.1 Rubriche


    • 3.2 Edizioni locali


    • 3.3 Inserti e supplementi




  • 4 Servizi multimediali


  • 5 Iniziative editoriali


  • 6 Direttori


  • 7 Firme attuali


  • 8 Firme del passato


  • 9 Illustratori e vignettisti


  • 10 Finanziamenti pubblici


  • 11 Diffusione


  • 12 Note


  • 13 Bibliografia


  • 14 Voci correlate


  • 15 Altri progetti


  • 16 Collegamenti esterni





Storia |



Fondazione |


Il quotidiano nasce per iniziativa di Eugenio Scalfari, già direttore del settimanale L'Espresso[7]. Il nome viene scelto in omaggio al piccolo giornale portoghese che nel 1974 aveva dato voce alla "rivoluzione dei garofani". Scalfari chiama con sé alcuni colleghi fidati: Gianni Rocca, caporedattore centrale, poi Amedeo Massari direttore amministrativo, Giorgio Bocca, Sandro Viola, Mario Pirani, Rosellina Balbi, Miriam Mafai, Barbara Spinelli, Natalia Aspesi, Corrado Augias, Enzo Golino, Edgardo Bartoli, Fausto De Luca, Enzo Forcella, Orazio Gavioli, Giuseppe Turani[8]. Del gruppo iniziale doveva far parte anche Andrea Barbato con il ruolo di vicedirettore, ma il giornalista lascia alla vigilia del primo numero, essendo stato chiamato alla direzione del TG2 post-riforma. Le vignette satiriche sono affidate alla matita di Giorgio Forattini. La redazione occupa appena quattro stanze, in via Po 12 a Roma, sede anche dell'Espresso.



Dagli inizi all'affermazione (1976-1986) |


La nuova testata di Eugenio Scalfari sceglie di collocarsi nell'area della sinistra laica e riformista. Alla sua sinistra, i quotidiani più letti nell'Italia di metà anni 1970 sono l'Unità e Paese Sera[9]. Inizialmente la Repubblica non intende scontrarsi frontalmente con essi, ma differenziarsi. Vuole infatti essere visto come un "secondo giornale": un quotidiano di approfondimento, per un pubblico che ha già letto altrove i fatti del giorno.


la Repubblica debutta in edicola mercoledì 14 gennaio 1976. Si presenta al pubblico con un formato berlinese, più piccolo di quelli usualmente adottati all'epoca dagli altri giornali nazionali: sei colonne invece delle tradizionali nove; è composto di 20 pagine ed esce dal martedì alla domenica. Al posto della terza pagina tradizionale, la cultura è collocata nel paginone centrale.


Quando il giornale nasce, la messa in pagina non è ancora definita compiutamente; dopo numerosi assestamenti, la griglia raggiunge un'impostazione standard. La pagina, che inizialmente conteneva soltanto testi e titolazioni, inizia a essere movimentata con l'aggiunta di illustrazioni, fotografie e disegni. Il grafico, Franco Bevilacqua, inventa i blocchi prefigurati: l'articolo della Repubblica si compone di testo e fotografie insieme[10].


Durante i primi due anni di vita il quotidiano crea il proprio pubblico, ondeggiando tra la sinistra extraparlamentare e quella riformista[11]. Scalfari coglie la novità rappresentata dal movimento giovanile nelle università; la Repubblica lo aggancia e lo segue da vicino. Il punto di forza del quotidiano sono i commenti, sempre incisivi e schierati: anche le cronache hanno un taglio politico. Alla schiera dei collaboratori si aggiunge Giampaolo Pansa, proveniente dal Corriere della Sera, nel ruolo di inviato speciale a Milano. La sede di Repubblica occupa un piano di un palazzo in piazza Indipendenza di proprietà della famiglia Amodei, editore
del Corriere dello Sport - Stadio, che ha sede e redazione nello stesso edificio.






la Repubblica e il sequestro di Aldo Moro

Aldo Moro3.jpg

Il 16 marzo 1978 il presidente DC Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse. Dopo un mese di prigionia, il 19 aprile i brigatisti fotografano lo statista mentre regge la copia di un quotidiano, come prova che il leader democristiano è ancora in vita[12]; il giornale in questione è proprio la Repubblica, il cui ancora acerbo marchio riceve inaspettatamente un'immediata notorietà[13].



Il 1978 è l'anno della svolta. All'inizio, la vendita media è di 114 000 copie. In marzo l'Italia è sconvolta dal rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, a opera delle Brigate Rosse: durante i cinquantacinque giorni del sequestro la testata di Scalfari appoggia incondizionatamente la linea della fermezza contro le richieste dei brigatisti, mentre segue con attenzione nettamente critica la scelta "trattativista" del PSI di Bettino Craxi[11]. La linea di opposizione al segretario socialista, che sarà il leitmotiv del quotidiano per i successivi dieci anni, è già tracciata. Nello stesso anno appare l'inserto Satyricon: è il primo inserto di un quotidiano italiano dedicato interamente alla satira[14]. Sul finire del '78 la Repubblica arriva a toccare le 140 000 copie.


Nel 1979, con una tiratura media di 180 000 copie, il quotidiano raggiunge il pareggio di bilancio. La foliazione aumenta da 20 pagine a 24. Il giornale decide, per la prima volta, di coprire gli eventi sportivi; a dirigerne l'apposita redazione viene chiamato Gianni Brera. Tra il '79 e il 1980 appare poi la rubrica a disegni Tutti da Fulvia sabato sera, di Pericoli e Pirella. Sempre nell'80 il terrorismo colpisce da vicino la Repubblica: il 7 maggio il cronista Guido Passalacqua viene gambizzato dallo stesso gruppo che il 28 ucciderà Walter Tobagi.


Nel 1981 uno scandalo travolge il quotidiano nazionale più venduto, il Corriere della Sera, che si scopre essere di fatto controllato, sia finanziariamente che editorialmente, dalla loggia P2. Ciò consente alla Repubblica di aumentare il numero dei lettori e di strappare al giornale concorrente alcune firme prestigiose, tra cui quelle di Enzo Biagi e Alberto Ronchey. Scalfari intravede l'opportunità di portare il suo giornale ai primi posti e lancia nuove iniziative per allargarne il bacino d'interesse; tra gli altri, porta la foliazione a 40 pagine, per dare più spazio alla cronaca varia, agli spettacoli e allo sport. La sua testata diventa un "giornale omnibus", ovvero un quotidiano per tutti i tipi di lettori.


Per quanto riguarda la linea politica, il giornale continua ad appoggiare la sinistra riformista; cambiano invece i termini del confronto con i partiti al governo: da una parte permane l'opposizione a Craxi, mentre si registra una maggiore apertura verso Ciriaco De Mita, principale esponente della sinistra democristiana[15]. I risultati non si fanno attendere: nel 1985 la Repubblica vende in media 372 940 copie, circa 150 000 in più della media del 1981[15]. Il quotidiano di Scalfari supera La Stampa divenendo così il secondo quotidiano italiano.





I dieci anni della Repubblica

Giorgio Bocca, Sandro Viola e Bernardo Valli, la Repubblica, 1986.jpg

Giorgio Bocca, Sandro Viola e Bernardo Valli, tre storiche firme della Repubblica, alla festa per il decennale della testata romana.




Nel 1986 la Repubblica compie i suoi primi dieci anni. Per festeggiare l'anniversario esce l'opera Dieci anni 1976/1985: 10 fascicoli in carta patinata, uno per ogni anno, con la riproduzione di molti articoli originali. Il lancio dell'iniziativa editoriale avviene con uno spot pubblicitario che riscuote un buon successo: all'inizio si vede un giovane universitario che acquista il quotidiano in un'edicola. Lo stesso giovane, dieci anni dopo, è diventato un uomo. Stringe in mano lo stesso giornale, ma nel frattempo ha fatto carriera ed è diventato il manager di una grande azienda.



Nel 1986, data del suo decimo compleanno, il giornale romano decide il varo di un settimanale finanziario, un dorso che esce come supplemento tutti i lunedì: Affari & Finanza, diretto da Giuseppe Turani. Il Corriere è sempre più vicino; finalmente, nel dicembre 1986 la Repubblica riesce per la prima volta a superare la testata milanese: 515.000 copie contro le 487.000 del concorrente[16].



La gara con il Corriere della Sera |


Nel gennaio 1987 il quotidiano lancia un gioco a premi: si chiama Portfolio, ed è in pratica una lotteria che si basa sulla Borsa. I lettori sono quindi invogliati a comprare il giornale tutti i giorni per controllare i valori delle azioni. Il gioco si rivela molto più redditizio dei supplementi (che aumentano le vendite solo per uno o due giorni alla settimana): il quotidiano romano guadagna in tre mesi quasi 200 000 copie, sfiorando le 700 000 di vendita media[17]. la Repubblica consolida la sua posizione come primo giornale d'Italia.


Il Corriere della Sera non sta a guardare e risponde colpo su colpo, offrendo un rotocalco in omaggio al sabato (Sette). La replica della Repubblica è Il Venerdì, il cui primo numero esce il 16 ottobre, nello stesso giorno in cui già offre Affari & Finanza. Anche nel 1988 la Repubblica rimane saldamente il primo quotidiano italiano, con una vendita media di 730 000 copie, duecentomila in più del Corriere, fermo a 520 000.[18] La testata di via Solferino riprenderà il primato solo nel 1989 con Replay, un altro gioco a premi.


Con gli anni 1990, nuove iniziative editoriali arricchiscono l'offerta informativa del quotidiano di Scalfari, che inaugura il numero del lunedì acquisendo per 50 milioni di lire il marchio Lunedì di Repubblica, rivista satirica, primo giornale vero/falso edito da Vincenzo Sparagna, già autore di Frigidaire[19]. Il lancio avviene il 10 gennaio 1994: in questo periodo il quotidiano si attesta su una tiratura media di 660 000 copie. Il 1995, oltre a essere l'anno dell'introduzione dei due supplementi Musica! rock & altro e Salute, è anche quello della rivoluzione grafica: viene infatti introdotto il colore per la prima pagina e le inserzioni pubblicitarie.




L'editore Carlo Caracciolo, tra i fondatori della testata, assieme a Enzo Biagi, giornalista della Repubblica per gran parte degli anni 1980.


Il 2 ottobre 1994, durante la fase di passaggio dall'MSI ad AN (iniziata nel gennaio di quell'anno e conclusasi con la svolta di Fiuggi del gennaio 1995), il direttore Eugenio Scalfari pubblicò un articolo di fondo intitolato Lo sdoganamento della destra. Sempre Scalfari schiera il proprio quotidiano su posizioni antitetiche a quelle di Silvio Berlusconi, magnate dei media che entra in politica nello stesso '94; il quotidiano critica in special modo il suo conflitto d'interessi come imprenditore e politico.



La direzione di Ezio Mauro |


Nell'aprile 1996, dopo le elezioni politiche, la direzione della testata passa di mano: Eugenio Scalfari dopo vent'anni lascia il timone a Ezio Mauro (che firma la Repubblica dal 6 maggio), pur continuando a rimanere presente tra le pagine del giornale come editorialista. Il quotidiano mantiene una linea vicina allo schieramento politico del centro-sinistra, anche se non risparmia critiche ai suoi rappresentanti politici e ai partiti che lo compongono (con riguardo sia alla "questione morale" che alla frammentazione delle forze politiche). Con la direzione di Mauro il quotidiano si trasferisce nella nuova sede di via Cristoforo Colombo, all'EUR. Tra le prime novità editoriali vi è l'inserto settimanale femminile D - la Repubblica delle donne (21 maggio). Sempre in maggio, il quotidiano incappa in un infortunio giornalistico: il 30 maggio 1996 viene infatti annunciata e commentata la vittoria di Shimon Peres alle elezioni israeliane, quando ancora lo spoglio non era terminato; alla fine risulterà vincitore Benjamin Netanyahu[20].


Il 1996 è un anno elettorale. Il 5 aprile viene aperta la versione sperimentale del quotidiano sul web[21], in occasione delle consultazioni politiche del 21 aprile. Il sito conta 16-17 000 contatti al giorno. La notte delle elezioni più di 500 000 persone cercano di collegarsi (quando gli utenti Internet in Italia erano tra i 3 e i 4 milioni.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}[senza fonte]). In agosto iniziano i lavori per la realizzazione dell'edizione on-line definitiva.[22] Il 14 gennaio 1997 viene lanciato il sito web del quotidiano (repubblica.it), che si affermerà come principale sito d'informazione italiano con oltre 10 milioni e 600 000 utenti unici[23]: attualmente, il sito contiene tutti gli articoli a partire dal 1984.[24] Sempre nel 1997 nasce l'edizione cartacea locale di Palermo, seguita, tre anni dopo, da quella di Bari.





Ezio Mauro, direttore della Repubblica dal 1996 al gennaio 2016.


Nel 2004, attraverso un processo graduale, il quotidiano inserisce il colore in ogni sua pagina[25]. La decisione smuove tutto il mercato dei quotidiani italiani, spingendo la concorrenza ad adottare delle contromosse; in breve, anche gli altri maggiori quotidiani passano al colore. L'edizione della domenica è arricchita da un'ampia sezione culturale (La Domenica di Repubblica, dal 28 novembre 2004). Nel settembre 2005 viene lanciato il supplemento mensile XL (dedicato al pubblico giovane); nel dicembre 2006 nasce poi Velvet (indirizzato a chi segue la moda).


Nel 2007 accade un fatto insolito nella vita del giornale: la redazione proclama uno sciopero. Insoddisfatti per le condizioni contrattuali e per le relazioni con l'editore, i giornalisti bloccano l'uscita del quotidiano per sette giorni. La Repubblica non può raccontare ai propri lettori il congresso dei Democratici di Sinistra che approva la fondazione del Partito Democratico (19-21 aprile 2007).[26]


Il 19 settembre 2007 il quotidiano si rinnova profondamente, nella grafica e nell'impaginazione. Di fatto, Repubblica si sdoppia in due giornali: uno dedicato alle notizie e un altro (denominato R2) contenente approfondimenti, inchieste e reportage sui principali temi dell'attualità. Il quotidiano, che è sempre stato uno dei maggiori critici di Berlusconi, il leader dello schieramento del centro-destra, accentua la sua avversione nel 2008, anno della sconfitta elettorale del centro-sinistra a opera della coalizione avversaria.


A partire dall'aprile 2008, il sito online viene arricchito da un nuovo motore di ricerca, tramite il quale è possibile ricercare e consultare gli articoli cartacei pubblicati dal 1984 in poi.[27] Sono disponibili anche gli articoli usciti in rete, la cui consultazione è gratuita.[28] Per le pubblicazioni presenti anche sul giornale, è invece richiesto un pagamento prima che essi diventino di pubblico dominio (solitamente nei giorni immediatamente successivi all'uscita dell'articolo).[29]




Stand della «Repubblica» a Roma (2009)


Nella primavera 2009 la Repubblica ospita una lettera aperta di Veronica Lario al marito Silvio Berlusconi. Nella missiva la Lario accusava l'allora premier italiano di frequentare ragazze minorenni. Per il quotidiano è un clamoroso scoop, cui segue una campagna, durata tutta la primavera, sulle frequentazioni segrete di Berlusconi. I risultati sono lusinghieri: aumento delle vendite di 30 000 copie e aumento della pubblicità. Il 2009 è anche l'anno delle «10 domande che non si possono fare a Berlusconi»: Giuseppe D'Avanzo raccoglie un elenco di 10 quesiti, cui il premier evita di rispondere; a fine agosto il premier fa causa alla testata[30], tuttavia il quotidiano continua a pubblicare l'elenco per i successivi sei mesi.


A inizio 2010 il quotidiano si riavvicina nelle vendite allo "storico" concorrente, il Corriere della Sera: dalle 80 000 copie del marzo 2009 il divario è sceso a 30 000 nel marzo 2010[31]. Nel 2011 la Repubblica diventa il primo quotidiano per lettorato, con una quota stimata di 3 milioni e 523 000 lettori, superando il rivale lombardo (3 milioni e 430 000 lettori).


Nel 2015 il giornale è tra i fondatori, assieme ai tedeschi di Die Welt, agli spagnoli di El País, ai francesi di Le Figaro, ai belgi di Le Soir, a Tages-Anzeiger e a Tribune de Genève, della Leading European Newspaper Alliance (LENA), un accordo di collaborazione tra testate europee.[32]



La direzione di Mario Calabresi |


Mario Calabresi subentra a Ezio Mauro come direttore il 15 gennaio 2016, il giorno dopo il 40º anniversario della fondazione quotidiano[33].

Il 22 novembre 2017 viene avviata una ristrutturazione del giornale: la veste grafica viene ampiamente rinnovata. Inoltre viene adottato un nuovo carattere, denominato "Eugenio" (basato sul Bodoni), il cui nome si rifà a quello del fondatore del giornale, Eugenio Scalfari. Viene modificata anche l'organizzazione dei contenuti del giornale cartaceo. Ogni giorno i due argomenti più importanti vengono trattati in prima pagina, seguono la politica e la cronaca.


Il 5 febbraio 2019 Mario Calabresi annuncia la fine della sua direzione per scelta degli editori.[34]



Variazioni dell'assetto proprietario |



Fondazione |





Eugenio Scalfari, fondatore della testata nel 1976 e suo direttore per i successivi vent'anni.


I padri della Repubblica sono quattro: Eugenio Scalfari, Carlo Caracciolo, editore dell'Espresso, Mario Formenton e Giorgio Mondadori, rispettivamente amministratore delegato e presidente dell'Arnoldo Mondadori Editore[35]. Per fondare il quotidiano, Caracciolo e la Mondadori investono 2 miliardi e 300 milioni di lire (metà per ciascuno): il patto è firmato il 30 luglio 1975, il punto di pareggio è calcolato a 150 000 copie[36]. Il consiglio d'amministrazione della società editrice del quotidiano (Gruppo Editoriale L'Espresso) è inizialmente composto da dieci membri: cinque in quota Mondadori e cinque espressi da Caracciolo.


Durante i primi anni la gestione del quotidiano e del settimanale sono unificate. Il 1976 si chiude per la Repubblica con una vendita media di 70 000 copie. Il risultato deludente è compensato dalla tiratura dell'Espresso, che si avvicina a quota 400 000[37]. Nel 1979 si aggiunge ai quattro soci originari la Compagnie Industriali Riunite (CIR) di Carlo De Benedetti, che investe cinque miliardi di lire, corrispondenti a una quota di poco inferiore al 10% del capitale sociale[38].



La "guerra di Segrate" |


Durante gli anni 1980 la CIR di De Benedetti incrementa sempre più la sua quota nel capitale della società editrice della Repubblica, fino a raggiungere il 50%.[39]




L'editore Carlo De Benedetti, azionista di maggioranza della testata (attraverso la CIR) dal 1989.


Nel 1989, convinti che per la crescita del gruppo occorra ampliare il sostegno finanziario, Carlo Caracciolo ed Eugenio Scalfari (principali azionisti del Gruppo Editoriale L'Espresso) vendono tutte le loro quote a Carlo De Benedetti. Questi, già importante azionista della Mondadori, porta il Gruppo L'Espresso in dote alla casa editrice milanese, di cui punta a diventare azionista di maggioranza acquistando i pacchetti in mano agli eredi di Arnoldo Mondadori. Gli sbarra la strada Silvio Berlusconi, aprendo quella che passerà alla storia come la "guerra di Segrate" (il paese alle porte di Milano dove ha sede la Mondadori).


Tra Berlusconi, nuovo patron della Mondadori, e De Benedetti, nasce un contenzioso giudiziario che si conclude, dopo oltre due anni di battaglie finanziarie e legali, nel 1991 con la separazione fra il settore libri e periodici (che va alla Fininvest di Berlusconi), e quello della Repubblica, dell'Espresso e dei quotidiani locali (che va invece al Gruppo Editoriale L'Espresso, di cui la CIR di De Benedetti è azionista di maggioranza).


Negli anni successivi tale controversa operazione finisce al centro di una causa giudiziaria che vede come protagonista Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari con riferimento al giudizio sull'impugnazione del c.d. lodo Mondadori, col quale gli arbitri nominati dai gruppi Fininvest e CIR avevano deciso la controversia in primo grado. Con sentenza del Tribunale civile di Milano del 3 ottobre 2009 viene statuito che la Fininvest deve risarcire alla CIR la complessiva somma di circa 750 milioni di euro per il «danno patrimoniale da perdita di opportunità di un giudizio imparziale» connesso al succitato lodo[40]; il pagamento del risarcimento viene in seguito sospeso fino alla fine del processo d'appello, venendo comunque garantito da una fideiussione bancaria[41]. Il 9 luglio 2011 la Corte civile d'appello di Milano, che aveva ordinato un'ulteriore perizia al fine di stabilire l'importo del risarcimento, condanna la Fininvest al pagamento della sanzione in favore della CIR, che in base alla nuova perizia ammonta a 560 milioni di euro[42].



Edizione cartacea |



Rubriche |




  • L'amaca: Michele Serra commenta un fatto del giorno.


  • Bonsai: rubrica quotidiana a cura di Sebastiano Messina che commenta con ironia i recenti avvenimenti in ambito politico.


  • Carta canta: su Repubblica.it Marco Travaglio metteva a confronto dichiarazioni vecchie e nuove di personaggi politici, mostrandone le incongruenze. La rubrica chiuse nel 2009 quando Travaglio fondò Il Fatto Quotidiano.


  • La Notte dei Gufi: rubrica dell'inserto del lunedì che usa l'alta finanza, l'economia e la bassa politica per staccionare le nuove frontiere della poesia on the road, libera e scalza.


  • Scalfari risponde: rubrica del venerdì nella pagina dedicata alla posta dove il fondatore Eugenio Scalfari rispondeva ai lettori. La rubrica fu chiusa nel 2006.



Edizioni locali |


La Repubblica realizza in dieci diverse località italiane un'edizione locale: a Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Parma (solo online), Roma e Torino.

Inoltre l'inserto locale ligure è lo storico quotidiano socialista genovese Il Lavoro.



Inserti e supplementi |


Attuali



  • Album di Repubblica, inserto speciale del quotidiano.


  • Dcasa, supplemento mensile di D - la Repubblica delle donne dedicato alla casa.


  • Metropoli, settimanale in uscita la domenica a 10 centesimi.


  • R2 Cult, esce il sabato dall'ottobre 2009 al posto di R2, Almanacco dei Libri e R2 Spettacoli. È un inserto di 16 pagine che unisce cultura, tecnologia, spettacolo e tempo libero.

  • Con l'ampia ristrutturazione grafica del giornale avviata nel novembre 2017 cambiano anche gli inserti tematici estraibili:



R Sport e Affari e Finanza (lunedì)

R Salute (martedì)

R Lab (mercoledì)

R Food (giovedì)

Super 8 (venerdì)

R Club e Fuoricampo (sabato)

Robinson (domenica)


La domenica, inoltre, il quotidiano esce in abbinamento gratuito col settimanale L'Espresso, appartenente allo stesso gruppo editoriale.


Chiusi



  • La Domenica di Repubblica, supplemento della domenica. Nasce nel novembre 2004. Constava di 20 pagine dedicate agli approfondimenti sull'attualità, agli spettacoli, agli stili di vita, al tempo libero. Il supplemento, che s'ispira alle edizioni domenicali dei principali quotidiani anglosassoni, è arricchito da numerosi inserti sui temi più svariati. Dal 2016 è stata sostituita da Robinson. È presente un archivio online.


  • L'Almanacco dei libri: nato nel 2004, usciva ogni sabato con 8 pagine di recensioni e classifiche. Non è più pubblicato perché sostituito da R2 Cult.


  • XL: mensile dedicato ai giovani, esordì nell'agosto 2005. Non più pubblicato dal dicembre 2013, è presente solo online.


  • Velvet (dal novembre 2006): altro mensile glamour dedicato alla moda. Non è più pubblicato dal 2012.


  • Diario di Repubblica: bisettimanale (martedì e venerdì) di quattro pagine all'interno del giornale, in cui venivano approfonditi importanti temi del nostro tempo analizzando una parola chiave. Online è presente solo l'archivio.



Servizi multimediali |


Oltre al sito web, alla versione digitale del giornale e alla web tv, il quotidiano è presente con un proprio account automatico su WhatsApp dal 9 gennaio 2015, ma ha raggiunto il limite delle utenze a cui può inviare gli aggiornamenti[43]. La Repubblica ha pure creato il canale su Telegram il 12 marzo 2016; ha poi reso pubblico il canale sul sito il 16 marzo 2016[44].


La Repubblica ha aperto un sito web per le scuole, Repubblica@Scuola, dedicato allo sviluppo del giornalismo giovanile.[45]


Il 27 luglio 2018 viene lanciata una nuova applicazione mobile per smartphone che raggruppa: Repubblica.it (le cui pagine sono aggiornate continuamente); Rep.video (i video della redazione); Rep: (il nuovo servizio di approfondimento); Repubblica+ (il servizio su abbonamento per leggere il giornale online).



Iniziative editoriali |




  • L'enciclopedia di Repubblica: enciclopedia suddivisa in 19 volumi, redatta in collaborazione con la casa editrice UTET e l'Istituto Geografico De Agostini.


  • L'Atlante di Repubblica: volume, a uscita di solito annuale, in cui vengono raccolti i migliori articoli della Repubblica su un argomento particolare.


  • Le Guide di Repubblica: manuali in cui vengono affrontati argomenti di arte, cultura e scienza.


  • la Repubblica Auto: bimestrale dedicato al mondo dei motori.



Direttori |



  • 14 gennaio 1976 – 6 maggio 1996: Eugenio Scalfari

  • 7 maggio 1996 – 14 gennaio 2016: Ezio Mauro

  • 15 gennaio 2016 – 5 febbraio 2019: Mario Calabresi

  • dal 5 febbraio 2019: Carlo Verdelli



Firme attuali |




  • Michele Ainis

  • Natalia Aspesi

  • Emanuela Audisio

  • Corrado Augias

  • Marco Belpoliti

  • Anna Bandettini

  • Alberto Bisin

  • Tito Boeri

  • Carlo Bonini

  • Attilio Bolzoni

  • Giampaolo Cadalanu

  • Filippo Ceccarelli

  • Gianni Clerici

  • Leonardo Coen

  • Piero Colaprico

  • Franco Cordero

  • Pino Corrias

  • Guido Crainz

  • Maurizio Crosetti

  • Alberto D'Argenio

  • Concita De Gregorio

  • Goffredo De Marchis

  • Alessandro De Nicola

  • Ilvo Diamanti

  • Antonio Dipollina

  • Enrico Franceschini

  • Umberto Galimberti

  • Massimo Giannini

  • Miguel Gotor

  • Renzo Guolo

  • Orazio La Rocca

  • Gad Lerner

  • Alessandra Longo

  • Riccardo Luna

  • Curzio Maltese

  • Vito Mancuso

  • Daniele Mastrogiacomo

  • Paolo Mauri

  • Ezio Mauro

  • Alberto Melloni

  • Francesco Merlo

  • Sebastiano Messina

  • Gianni Mura

  • Marino Niola

  • Alessandro Penati

  • Mario Perniola

  • Carlo Petrini

  • Adriano Prosperi

  • Federico Rampini

  • Guido Rampoldi

  • Maurizio Ricci

  • Massimo Riva

  • Gabriele Romagnoli

  • Paolo Rumiz

  • Chiara Saraceno

  • Roberto Saviano

  • Eugenio Scalfari

  • Aldo Schiavone

  • Michele Serra

  • Barbara Spinelli

  • Alberto Statera

  • Roberto Toscano

  • Giuseppe Turani

  • Nadia Urbinati

  • Giovanni Valentini

  • Bernardo Valli

  • Carlo Verdelli

  • Vittorio Zucconi




Firme del passato |




  • Guido Almansi

  • Alberto Arbasino

  • Gianni Baget Bozzo

  • Edgardo Bartoli

  • Edmondo Berselli

  • Giorgio Bocca

  • Gianni Brera

  • Pietro Citati

  • Furio Colombo

  • Giuseppe D'Avanzo

  • Giorgio Dell'Arti

  • Umberto Eco

  • Enrico Filippini

  • Paolo Filo della Torre

  • Mino Fuccillo

  • Andrea Garbarino

  • Orazio Gavioli

  • Alfredo Giuliani

  • Enzo Golino

  • Paolo Guzzanti

  • Miriam Mafai

  • Joaquín Navarro-Valls

  • Piergiorgio Odifreddi

  • Piero Ottone

  • Giampaolo Pansa

  • Mario Pirani

  • Antonio Polito

  • Beniamino Placido

  • Franco Quadri

  • Carla Ravaioli

  • Gianni Rocca

  • Pietro Scoppola

  • Enzo Siciliano

  • Adriano Sofri

  • Luigi Spaventa

  • Tiziano Terzani

  • Marco Travaglio

  • Sandro Viola

  • Giancarlo Zizola




Illustratori e vignettisti |




  • Francesco Tullio Altan

  • Franco Bevilacqua

  • Massimo Bucchi

  • Ellekappa

  • Giorgio Fasan


  • Giorgio Forattini (fino al 1999)


  • Emilio Giannelli (fino al 1991)

  • Mojmir Ježek

  • Roberto Micheli

  • Tullio Pericoli

  • Giuliano Granati




Finanziamenti pubblici |















Anno
Finanziamento
2003 1 351 640,76 €[46]
2004 1 325 982,39 €[47]


Diffusione |


La diffusione di un quotidiano si ottiene, secondo i criteri dell'Ads, dalla somma di: Totale Pagata + Totale Gratuita + Diffusione estero + Vendite in blocco.













































Anno Diffusione digitale Diffusione cartacea Totale diffusione
(cartacea + digitale)
Tiratura
2018
47.908
175 106
223 014
268.918
2017 35 593 175 237 210 830 274 745
2016 30 092 218 930 249 022 316 086
2015 57 611 255 383 312 994 362 170
2014 63 823 301 565 365 388 418 424














































































































Anno

Diffusione
2013 323 469
2012 383 653
2011 438 695
2010 449 238
2009 481 001
2008 518 907
2007 580 966
2006 588 275
2005 587 268
2004 586 419
2003 581 102
2002 579 269
2001 574 717
2000 566 811
1999 562 494
1998 562 857
1997 594 213
1996 575 447
1995 567 538
1994 540 000
1989 627 000
1986 515 000
1985 372 940
1981 220 000
1979 180 000
1978 140 000


Note |




  1. ^ Nato nel dicembre 2010, è un settimanale generalista concepito espressamente per l'iPad. È il primo nel suo genere apparso sul mercato italiano.


  2. ^ abcd Dati giugno 2018 di Accertamenti diffusione stampa


  3. ^ Dario Cresto-Dina come vice direttore vicario di Repubblica, su primaonline.it. URL consultato il 18 febbraio 2018.


  4. ^ È anche responsabile dell'edizione digitale dal 2002. Cfr. Con la nuova organizzazione a Repubblica arriva la nomina a vice direttore di Giuseppe Smor, su primaonline.it. URL consultato il 26 febbraio 2016.


  5. ^ Francesco Manacorda lascia la vice direzione della ‘Stampa’ per curare l’economia a ‘Repubblica’, su primaonline.it. URL consultato il 6 giugno 2016.


  6. ^ Dati Audipress (rilevazione 2015/II)


  7. ^ Un quotidiano con la testata «La Repubblica d'Italia» era già esistito a Roma nell'immediato dopoguerra. Il giornale, però, ebbe vita breve (1947-1949).


  8. ^ Nello Ajello, La prima notte della Repubblica, in la Repubblica, 5 ottobre 1995. URL consultato l'8 luglio 2018.


  9. ^ Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà, Milano, Rizzoli, 2013.


  10. ^ Ad esempio, un articolo con due foto "misura" 60 righe, uno con una foto "misura" 40 righe.


  11. ^ ab La stampa italiana nell'età della TV, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 9.


  12. ^ La fotografia accompagnò il Comunicato n. 7 del 19 aprile 1978.


  13. ^ La fotografia accompagnò il Comunicato n. 7 del 19 aprile 1978, cfr. Quei lunghi 55 giorni della tragedia Moro, in repubblica.it, 14 marzo 1998.


  14. ^ Fu una vera palestra: con Satyricon nacquero Giannelli, Riccardo Mannelli, Vauro, Sergio Staino, Ellekappa.


  15. ^ ab La stampa italiana nell'età della tv, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 28.


  16. ^ Alberto Ferrigolo, Anni 80, l’epoca d’oro per i giornali in Italia, in Reset, 21 maggio 2013. URL consultato il 16 giugno 2018.


  17. ^ La stampa italiana nell'età della tv, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 37.


  18. ^ Giampaolo Pansa, La Repubblica di... cit., pag. 226.


  19. ^ Il Gruppo Editoriale L'Espresso, in un primo momento, aveva denunciato per plagio Sparagna, ma perse la causa: il tribunale riconobbe la legittimità del Lunedì di Repubblica come "testata originale".


  20. ^ Nel nome di Rabin, su ricerca.repubblica.it.


  21. ^
    http://www.repubblica.interbusiness.it[collegamento interrotto], realizzato in collaborazione con Digital e Interbusiness (l'allora divisione internet di Telecom Italia



  22. ^ Coordinano il progetto giornalistico Vittorio Zambardino, Gualtiero Peirce ed Ernesto Assante, il progetto tecnico è supervisionato da Alessandro Canepa.


  23. ^ Report censuario di Nielsen Netratings ottobre 2007.


  24. ^ Archivio storico del 1984 su repubblica.it


  25. ^ Dal 1995 al 2004 il colore era stato adottato solo su singole pagine.


  26. ^ Giampaolo Pansa, La Repubblica, cit., pagg. 315-316. Lo sciopero, iniziato il 17 aprile, venne poi interrotto dopo cinque giorni, il 21 aprile.


  27. ^ Massimo Razzi, Repubblica, la storia in un clic Online l'archivio gratuito dal 1984, su repubblica.it, 24 aprile 2008.


  28. ^ La Repubblica.it rimane gratis, su repubblica.it, 28 settembre 2001.


  29. ^ Facebook e giornali, arrivano le news a pagamento. E c'è anche Repubblica, su repubblica.it, 19 ottobre 2017.


  30. ^ Berlusconi fa causa a repubblica, La stampa. URL consultato il 28 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2009).


  31. ^ Claudio Plazzotta, Corsera tallonato da Repubblica (PDF), in Italia Oggi, 20 aprile 2010, p. 8. URL consultato il 20 aprile 2010.


  32. ^ Accordo di collaborazione tra sette testate europee, in Repubblica.it, 10 marzo 2015. URL consultato il 29 ottobre 2016.


  33. ^ Ezio Mauro lascia la direzione di Repubblica. Arriva Mario Calabresi, su Repubblica.it. URL consultato il 25 novembre 2015.


  34. ^ Finisce la direzione di Mario Calabresi a Repubblica, su Repubblica.it, 5 febbraio 2019. URL consultato il 5 febbraio 2019.


  35. ^ Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà, Milano, Rizzoli, 2013. Pagg. 67-77.


  36. ^ La stampa italiana nell'età della tv, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari, 1994, pag. 8.


  37. ^ Giampaolo Pansa, op.cit., pag. 80.


  38. ^ Giampaolo Pansa, op.cit., pag. 75.


  39. ^ Giampaolo Pansa, La Repubblica di... cit., pag. 220.


  40. ^ Sentenza lodo Mondadori, dalla Fininvest 750 mln di euro di risarcimento alla Cir, in Adnkronos.com, 3 ottobre 2009.


  41. ^ Lodo Mondadori, perizia dal 23 marzo, non pronta prima di luglio, in Reuters.com, 9 luglio 2011. URL consultato il 10 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2011).


  42. ^ Emilio Randacio, Lodo Mondadori, Fininvest condannata dovrà pagare 560 milioni alla Cir, in la Repubblica.it, 9 luglio 2011. URL consultato il 10 luglio 2011.


  43. ^ Repubblica.it sbarca su WhatsApp, su repubblica.it. URL consultato l'8 febbraio 2015.


  44. ^ Repubblica anche su Telegram, su repubblica.it.


  45. ^ Repubblica@SCUOLA, su scuola.repubblica.it.


  46. ^ Finanziamento pubblico 2003 dal sito del Governo italiano


  47. ^ Finanziamento pubblico 2004 dal sito del Governo italiano



Bibliografia |




  • La stampa italiana nell'età della TV a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Laterza, Roma-Bari, 1994. ISBN 88-420-4509-8.


  • la Repubblica - Un'idea dell'Italia (1976-2006) di Angelo Agostini, il Mulino, 2005. ISBN 88-15-10894-7



Voci correlate |



  • D - la Repubblica delle donne

  • Il Venerdì di Repubblica

  • la Repubblica XL

  • Carlo De Benedetti

  • Gruppo Editoriale L'Espresso

  • Compagnie Industriali Riunite



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Collegamenti esterni |






  • Sito ufficiale, su repubblica.it. Modifica su Wikidata


  • (EN) La Repubblica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata

  • Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: la Repubblica (raccolta digitale dal 1976 al 1983)


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